Una galassia nana oscura è stata individuata a 10 miliardi di anni luce dalla Terra da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), dell'Università di Groningen, nei Paesi Bassi e delle Università della California a Davis e a Santa Barbara, che ne danno notizia in un articolo pubblicato su "Nature" a prima firma dell'italiana Simona Vegetti, attualmente ricercatrice al MIT.
Secondo i modelli di formazione delle galassie, attorno alle galassie principali dovrebbe formarsi un certo numero di galassie satelliti, o galassie nane. Questi oggetti non brillano molto intensamente e solo quelle vicine alla Via Lattea possono essere osservate con relativa facilità. Di fatto a oggi ne sono state osservate una cinquantina nel Gruppo Locale, di cui una trentina in prossimità della nostra galassia.
Il problema è che i modelli di formazione delle galassie prevedono che la sola Via Lattea dovrebbe contare su una "corona" di circa 10.000 simili sottostrutture di piccola massa. Pertanto si ritiene "possibile che molte delle galassie satelliti siano costituite di materia oscura, cosa che le farebbe sfuggire alla rilevazione, ma potrebbe anche esserci un problema relativo al modo in cui pensiamo che si formino le galassie", osserva la Vegetti.
Una galassia oscura nell'universo remoto Cortesia L. J. King (U. Manchester), NICMOS, HST, NASA
Per cercare di chiarire la situazione, e cercare di valutare il modello di formazione delle galassie considerando anche quelle al di là dell'universo vicino, i ricercatori hanno pensato di individuare la presenza di eventuali galassie nane nell'universo lontano, là dove gli strumenti ottici attualmente disponibili non permettono di osservarle direttamente, ma per il cui studio ci si può avvalere delle lenti gravitazionali.
Questa tecnica sfrutta l'allineamento lungo la linea di vista della Terra di due galassie: i raggi di quella più distante vengono deviati dalla galassia più vicina, che in virtù delle leggi della relatività generale agisce appunto come una lente. Analizzando lo schema di deviazione di questi raggi di luce è possibile stabilire se la galassia lontana possiede galassie satelliti e la loro eventuale massa.
In questo studio Vegetti e colleghi hanno utilizzato come lente gravitazionale una galassia molto distante, il sistema JVAS B1938 + 666, capace di magnificare notevolmente le galassie di sfondo, ma proprio per questo piegandone la luce al punto da deformarne l'immagine fino a darle una forma ad anello, noto come anello di Einstein, ossia dando luogo a qualcosa che ricorda un'immagine anamorfica.
Video: Come una lente gravitazionale crea l'anello di Eisntein
Applicando sofisticate tecniche di analisi numerica ai dati rilevati grazie alle osservazioni compiute con il Keck Telescope alle Hawaii, i ricercatori sono riusciti non solo a ricavare un modello della massa della galassia lente, ma anche a mappare le anomalie, dovute a eccessi di massa, nell'anello di Einstein, che hanno attribuito alla presenza di una galassia nana oscura nelle vicinanze - a meno di 600 parsec (2000 anni luce) - della galassia principale.
Questa galassia satellite è interessante perché è stata rilevata in una regione mappata come dotata di un eccesso di massa, pur essendo la galassia nana stessa dotata di una massa limitata, circa 113 milioni di masse solari, inferiore a quella di due altre galassie satelliti rilevate recentemente sempre con il metodo delle lenti gravitazionali.
A questo punto i ricercatori hanno provato a testare su queste galassie lontane l'attuale modello di formazione delle galassie, confrontandone le previsioni con la funzione di massa delle galassie satelliti - ossia il numero atteso di satelliti per una data massa - ricavata dall'osservazione di questa remotissima regione dell'universo, e constatando che la funzione di massa risultante è effettivamente coerente con l'attuale teoria.
I ricercatori hanno ora in programma di usare lo stesso metodo per cercare altre galassie satelliti in ulteriori regioni dell'universo, che a loro avviso potrebbero aiutare a confermare o a mettere in questione le previsioni sul comportamento della materia oscura.
"Ora abbiamo una galassia satellite oscura, ma se non ne trovassimo abbastanza, dovremo cambiare le proprietà della materia oscura", dice la Vegetti. "Oppure, potremmo trovarne tante quante ne vediamo nelle simulazioni, e questo ci direbbe che la materia oscura possiede proprio le proprietà che pensiamo che abbia."
Immagine: 7,69 KBhttp://www.lescienze.it/news/2012/01/19 ... ie-802236/