BRUXELLES - Un uomo da cinque anni in stato vegetativo a causa di un incidente automobilistico ha risposto "sì" e "no" attraverso il pensiero rilevato da una nuova tecnica di risonanza magnetica. Lo ha annunciato un comunicato dell'Università di Liegi segnalando che le conclusioni di questo studio sono state pubblicate oggi dal New England Journal of Medicine. Vengono riportate dichiarazioni di medici che prospettano un possibile impatto di questo studio su problematiche scelte etiche quali l'eutanasia. L'uomo in questione ha 29 anni, vegeta in un imprecisato "paese dell'Europa dell'Est" e non può muoversi né parlare. La sua attività cerebrale è stata monitorata con la moderna tecnica delle immagini da "risonanza magnetica funzionale", l' "Irmf", utilizzata da equipe dell'Università belga e di Cambridge: è emerso che quando al paziente venivano poste domande semplici come "Vostro padre si chiama Thomas?" si attivavano le stesse aree del cervello che si innescano nelle persone sane.

Lo studio è stato condotto su 23 pazienti dichiarati in "stato vegetativo" e in quattro di loro, con questa tecnica, sono stati rilevati "segni di coscienza". "Si potrebbero interrogare sui propri dolori" persone apparentemente in coma, ha suggerito la neurologa belga Audrey Vanhaudenhuyse. La tecnica dell' Irmf potrebbe inoltre "permettere a pazienti di esprimete i propri sentimenti e di rispondere da soli a domande difficili come quelle sull'eutanasia", ha dichiarato Steven Laureys, professore all'Università di Liegi.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 41398.html

Decisamente un gran bel passo avanti.

Bisogna capire perchè gli altri 19 non hanno dato segnali di risposta, in questo modo si potrebbe procedere con lo studio e l'applicazione di tale tecnica di "comunicazione".
Era sbagliato il modo in cui le domande erano poste? Le cellule celebrali erano ormai irreversibilmente danneggiate? E si può dire con certezza che il 100% di coloro che non hanno risposto non avevano neanche la capacità di capire/sentire la domanda?

Ce ne è di strada da fare ancora, purtroppo...

Comunque un gran passo in avanti.

Chiaramente bisognerebbe sapere quale zona del cervello è stata danneggiata in queste persone, ed inoltre bisognerebbe sapere esattamente da quanto tempo sono in stato di coma (e quale coma vegetativo sia in specifico). E' comunque sì un gran progresso.