In principio furono i meteoriti. Le rocce arrivate dallo spazio avrebbero sparso sulla Terra i semi che permisero alla vita di sbocciare, circa 3,5 miliardi di anni fa. L'origine «aliena» della vita è ben più di un'ipotesi affascinante. Dai ghiacci dell'Antartide sono riaffiorati antichissimi frammenti fossili del Sistema Solare, contenenti le molecole organiche che avrebbero «impollinato» la Terra e innescato il processo da cui si sono evoluti gli organismi viventi. «Abbiamo le prove per ritenere che gli ingredienti della vita siano potuti piovere dal cielo». Parola di Sandra Pizzarello, 78 anni, italiana d'origine, statunitense d'adozione, diventata «biochimica extraterrestre» quasi per caso E oggi considerata un’autorità del settore. Nessuno meglio di lei sa far parlare i «sassi». Dall'ultimo meteorite finito tra le sue mani - denominato «Grave Nunataks 95229» e scoperto in Antartide nel 1995 - è riuscita a «spremere» l'azoto, elemento imprescindibile per la vita, onnipresente nelle cellule, dal Dna alle proteine. Era il tassello mancante del puzzle. «Abbiamo analizzato un meteorite primitivo, appartenente alla famiglia dei condriti carbonacei: era sepolto sotto la neve ed è rimasto incontaminato», racconta la scienziata nel laboratorio dell'Arizona State University, dov'è professore emerito. «Abbiamo sottoposto la polvere a temperature e pressioni elevate, ma neanche troppo, mimando così possibili condizioni della Terra primordiale - spiega, dopo l’annuncio sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” -. È scaturita un' enorme quantità di ammoniaca, formula chimica NH3, un composto senza il quale non si sarebbero formate le molecole organiche nel brodo primordiale». Nessun dubbio che gli atomi di azoto contenuti nell' ammoniaca siano di proprietà del meteorite: sulla Terra non esistono isotopi uguali. Generazioni di ricercatori hanno sbattuto la testa sulla difficoltà di spiegare la presenza dell'azoto in quello scenario semi-apocalittico che vide nascere il primo organismo unicellulare: un pianeta caldissimo, coperto da una cappa di gas irrespirabile, bombardato da una raffica di asteroidi. Sandra Pizzarello ce l'ha fatta, all'apice di un'avventura umana e professionale che sembra un film (di fantascienza) per l'Italia. Nata a Venezia nel 1933 (di cognome da ragazza faceva Fabbri), laureata in biochimica all'Università di Padova, iniziò a lavorare in un'azienda farmaceutica. Poi arrivarono il matrimonio e i figli. Quattro. E Sandra lasciò tutto per fare la mamma. «Sono stata a casa 15 anni. Quando mio marito trovò un impiego negli Usa, ci trasferimmo e decisi di rimettermi in carreggiata - racconta -. Per stare al passo mi specializzai in un settore nuovo. La Nasa finanziava ricerche sul meteorite di Murchison, caduto in Australia nel 1969. Vinsi l'assegno. In Italia non sarei mai riuscita a rientrare nell'università». È l'«American dream» che si realizza. Sandra Pizzarello diventa una pioniera. Studiando il celebre meteorite, getta le basi dell'esobiologia, la teoria della provenienza extraterrestre dei mattoni della vita. «Le ricerche provarono che nel cosmo si possono formare molte molecole prebiotiche. Nel Murchison ne abbiamo individuate più di 5 mila, tra cui numerosi amminoacidi terrestri, come la glicina, l'alanina e l'acido glutammico - spiega -. Tuttavia nessuna di queste mostrava un particolare vantaggio evolutivo». Per un certo periodo gli scienziati hanno quindi aggirato lo scoglio dell'azoto (a cui il meteorite Murchison non dava contributi), ipotizzando che l'atmosfera della Terra primordiale fosse ricca d'ammoniaca. «Il famoso “Esperimento Miller”, alla fine degli Anni 50, dimostrò che si possono creare amminoacidi a partire da semplici composti chimici immersi in una soluzione gassosa riducente, formata da metano, ammoniaca, idrogeno e vapore acqueo, e attraversati da una scarica elettrica - prosegue la scienziata -. Oggi, però, i geologi sono più propensi a ritenere che l'atmosfera della Terra neonata fosse neutra, tendente all'ossidante». Se cadono, così, le ipotesi che, nelle giuste condizioni, anche meteoriti come il Murchison avrebbero potuto accedere la scintilla della vita, i reperti rinvenuti in Antartide - immacolati e completamente diversi dal sasso australiano, perché ricchissimi di azoto cosmico - riaprono invece la partita. Sono la prima evidenza che l'impatto delle rocce spaziali - tra 4.4 e 2.7 miliardi di anni fa - abbia sprigionato l'agente mancante per avviare le reazioni chimiche necessarie. Rilanciando la teoria che siamo tutti un po' extraterrestri. «Ma c'è ancora tanto da scoprire», confessa Sandra Pizzarello. A 78 anni la «Signora delle meteoriti » non è stanca: «Ho voglia di divertirmi ». E torna a immergersi nelle sue ricerche.
da tutto scienze del 09 03 2011
|