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Test atomici e terremoti
II 23 settembre 1969, la Cina fece esplodere una bomba termonucleare sotterranea in un poligono nella parte occidentale del paese. Il 28 settembre, un terremoto colpì lo stato di Vittoria, nell'Australia sud-orientale. Le scosse furono accompagnate da una serie di boati e da apparizioni di luci verdi nel cielo. Il 28 e 30 maggio 1970 vi furono test nucleari, ed il 31 maggio la città di Chimbote, in Per`, fu devastata da un terremoto che uccise 60.000 persone. Il 27 luglio 1976, gli USA fecero esplodere una carica da 20-150 chilotoni nel sottosuolo del Nevada. Il giorno seguente, la città di Tang-shan (Cina) e 800.000 persone furono distrutte da un sisma che fu valutato di magnitudine 8,2 nella scala Richter.
Il 13 e 15 settembre avvennero test nucleari sotterranei, il 16 settembre un terremoto (7,7 Richter) rase al suolo la città iraniana di Tabas, con 25.000 morti. Il 5 novembre 1988 la Francia realizzò nelle acque dell'atollo di Mururoa un'esplosione nucleare di 50 chilotoni. Il giorno successivo, un violento terremoto (7,6 Richter) sconvolse la provincia cinese dello Yunnan, facendo circa 600 vittime. Il 24 novembre dello stesso anno, la Francia eseguì un'identica esplosione. Un terremoto (6 Richter) colpì il Canada e gli Stati Uniti del Nord-Est il giorno seguente; mentre il 26 novembre ancora una volta una provincia cinese, Qin-ghai, fu scossa da un sisma. E ancora: il 4 dicembre 1988, l'URSS fece detonare una bomba nucleare di potenza stimata fra i 20 ed i 150 chilotoni in una base del circolo polare artico. Il 7 dicembre, l'Armenia fu squassata da un terremoto (6,9 Richter) che uccise 60.000 persone e lasciò mezzo milione di senzatetto. Il 22 gennaio 1989, una esplosione sperimentale (20-150 chilotoni) fu effettuata nel Kazakistan nordorientale; il giorno successivo il terremoto nel Tajikistan sovietico fece più di 200 morti. Il 23 giugno 1992, gli americani fecero scoppiare l'ennesima bomba nucleare sotterranea; il 28 giugno, due terremoti di insolita violenza (7,4 e 6,5 Richter) colpirono il sud della California.
Curiose coincidenze? Per molti sismologi la risposta è sicuramente sì. Riley Geary, del Caltech, dichiara che i dati non rivelano un legame tra esplosioni e sismi17, e per Robert-Carmichael, geologo della lowa University, l'ipotesi di un nesso causale tra bombe sotterranee e terremoti, è "una frode scientifica, paragonabile alla magia o all' astrologia".
Eppure altri dati, del tutto scientifici, indicano che questo legame è molto più che una fantasia o una superstizione. Il professor Gary T. Whiteford, docente di geografia all'Università di Brunswick in Canada, ha scoperto che i terremoti con magnitudine da 6 a 6,5 Richter sono più che raddoppiati da quando hanno avuto inizio i test nucleari sotterranei. Infatti, tali sismi furono 1.164 fra il 1900 ed il 1949; sono saliti a 2.844 tra il 1950 ed il 1988. Un significativo aumento è registrato anche per i sommovimenti tellurici di magnitudine compresa tra 6,5 e 7 Richter: furono 1.110 nel periodo 1900-1949; se ne contarono 1.465 tra il 1950 ed il 1988. Tali incrementi si sono verificati in tutte le zone particolarmente sismiche del globo. Ad esempio: la percentuale di tutti i terremoti (superiori o pari a 5,8 Richter) nelle Isole Aleutine era di 3,31 nel tempo precedente gli esperimenti nucleari americani nel Nevada. Tale percentuale salì fino al valore di 12,57 nel periodo dei test. Le isole Salomone e Nuova Bretagna (Oceano Pacifico) erano sismicamente tranquille nella prima metà del nostro secolo: la percentuale dei terremoti era di 2,98. Nell'epoca delle bombe nucleari francesi a Mururoa questo valore è quasi quintuplicato: 10,08. Anche l'isola di Vanuatu ha pagato un pesante tributo alla grandeur nucleare francese. La sua percentuale di terremoti era di 3,36 nell'arco di tempo 1900-1949; nel periodo seguente contrassegnato dai test, tale cifra è balzata a 9,30. Nell'isola Novaya Zemlya non avvennero mai violenti terremoti nel primo cinquantennio del secolo; da quando vi fu costruita una base per esperimenti nucleari sovietici, si sono avute sei scosse telluriche di grandezza pari o superiore a 5,8 Richter.
In una visione globale si può rilevare che, nei primi cinquanta anni di questo secolo, sono stati registrati 3,419 terremoti di magnitudine uguale o superiore a 6 Richter, con una media di 68 all'anno. Dal 1950 al 1989, i terremoti in questione sono stati 4.963, con una media di 127 all'anno: il valore è quasi raddoppiato.
Il professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei cosiddetti "terremoti assassini" (killer quakes), cioè sismi che provocano almeno 1.000 vittime. "Nel corso di 37 anni di sperimentazione nucleare, venti dei trentadue terremoti assassini, ovvero il 62,5%, avvennero lo stesso giorno o entro quattro giorni dal test". Dati allarmanti provengono anche da uno studio di due scienziati giapponesi, Shigeyoshi Matsumae e Yoshio Kato, della Tokai University di Tokio: "Fenomeni anomali meteorologici, terremoti e la variazione dell'asse terrestre sono notevolmente correlati ai test atmosferici e sotterranei. Essi hanno causato un aumento della temperatura dell'esosfera terrestre da 100 a 150 gradi, che cresce in modo abnorme immediatamente dopo un test nucleare. Ad esempio, è stato scoperto che la temperatura assoluta salì da 70 ad 80 gradi dopo un test sovietico che fu rilevato dalla stazione d'osservazione da Uppsala, il 23 agosto 1975. Similmente, un continuo e drastico rialzo della temperatura fu osservato in occasione di una fitta serie di sei esplosioni sperimentali avvenute tra il 18 ed il 29 ottobre 1975". E concludono: "La temperatura dell'atmosfera è cambiata dai test nucleari, un cambiamento che neppure il sole potrebbe produrre. Si può facilmente immaginare quali effetti abbia tutto ciò sulle condizioni meteorologiche della terra".
Ovviamente, il potere negò sempre che le esplosioni atmosferiche potessero avere simili conseguenze: "Due scienziati dell'Ufficio Meteorologico di Washington hanno portato a termine una loro inchiesta sugli effetti delle esplosioni delle bombe A sull'evoluzione del tempo. Essi escludono che le particelle radioattive liberate dall'esplosione possano comportarsi, nella libera atmosfera, come nuclei di condensazione, e quindi non si può avere un aumento della piovosità. Essi non ammettono minimamente che i residui delle esplosioni proiettati nell'alta atmosfera possano portare ad una diminuzione d'intensità nella radiazione solare e tanto meno che gli scoppi possano influenzare dinamicamente l'oceano d'aria".
È fin troppo facile supporre che il potere negherebbe ogni credibilità ad altre gravissime conclusioni cui giunge lo studio di Matsumae e Kato. Tipo: "Le esplosioni nucleari spostano l'asse di rotazione terrestre". I due ricercatori nipponici notano infatti che test nucleari di almeno 150 chilotoni fanno slittare sensibilmente la posizione dell'asse polare. Questo spostamento provoca una variazione nella durata della rotazione del nostro pianeta, che è nell'ordine del centesimo di secondo, ma rivela come l'intervento umano possa interferire con realtà vecchie di milioni di anni e di dimensione planetaria.
Le osservazioni scientifiche di ricercatori indipendenti dimostrano chiaramente che le esplosioni nucleari sperimentali hanno causato danni rilevanti all'equilibrio della struttura stessa del nostro pianeta. Diversi scienziati, tuttavia, lo escludono, soprattutto per il motivo che le energie sviluppate dagli scoppi termonucleari sarebbero troppo esigue e troppo brevi.
Eppure i fatti sono ben evidenti. Come si può negare un legame causale quando, anche all'analisi statistica, esso è più che verosimile? Come interpretare questa miopia scientifica? Prima di tutto, occorre non tenere in alcun conto le opinioni di chi ha interesse a negare i pericoli nucleari. Non si può prestare nessuna fiducia, ad esempio, a quei due scienziati dell'Ufficio Meteorologico di Washington citati poc'anzi, perché essi lavoravano per lo stesso governo che voleva a tutti i costi i test nucleari. Essi non esponevano un parere motivato da ricerche scientifiche libere, ma servivano a tranquillizzare l'opinione pubblica
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