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Neil Armstrong

15/07/2009, 15:58

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C’è chi ha cessato di dare autografi nel timore che finiscano nelle mani di avidi speculatori, chi si è dedicato alla pittura, chi è diventato senatore, chi si sente protagonista di fenomeni paranormali, chi fa il commentatore tv e chi invece ispira personaggi per romanzi, passa il tempo a scrivere libri, a sognare di tornare nello spazio e parlare di Ufo oppure ha scelto la fede, diventando reverendo per assistere i carcerati bisognosi di attenzioni: questo è avvenuto ai 9 astronauti ancora in vita fra i 12 delle missioni Apollo della Nasa che misero piede sulla Luna.


Neil Armstrong, primo uomo a posare il piede sulla Luna

Il veterano dello spazio che ha timore dei propri autografi è il più famoso: Neil Armstrong, classe 1930, il primo dell'Apollo 11 a toccare la Luna, compiendo «il grande passo per l'umanità». Coperto da premi, fama e riconoscimenti, ma affetto da problemi di salute, Armstrong nel 1994 ha lasciato la moglie Janet con cui era sposato da 38 anni per unirsi con Carol Held Knight, incontrata su un campo di golf. Proprio quell'anno decide di non concedere più autografi, dopo aver scoperto che uno di questi era stato messo all'asta su eBay per 1000 dollari. E' l'inizio di un processo di chiusura in se stesso che lo spinge a rifiutare qualsiasi uso pubblico del suo nome o di cose che gli appartengano, fino al punto da fare causa al barbiere che gli aveva tagliato una ciocca di capelli, trattenendola senza autorizzazione. Corteggiato senza successo da Presidenti Usa e anchorman tv, ha ceduto solo a «60 Minutes» della Cbs per dirsi convinto che «andare su Marte si rivelerà più facile dello sbarco sulla Luna».

A non voler più parlare di spazio invece è Alan Bean, della missione Apollo 12, che da quando ha lasciato la Nasa nel 1981 si è dedicato alla pittura nel suo studio di Houston, in Texas. A chi gli chiede il perché della scelta risponde di voler «aggiungere colori alla Luna» e in effetti i panorami lunari si impongono nelle sue opere, che vanno a ruba fra gli appassionati. Per Edgard Mitchell, veterano di Apollo 14, la vita «dopo Luna» è stata contrassegnata da misteri e avvistamenti di Ufo. I misteri riguardano fenomeni paranormali, dei quali assicura di essere stato protagonista - la prima volta proprio a bordo dell’Apollo - con il risultato di spingerlo a creare l'«Istituto di scienze neoetiche», la cui missione è finanziare ricerche su «eventi della psiche».

Fra gli ex astronauti Mitchell è il più determinato assertore dell'esistenza degli Ufo: afferma che i primi avvestamenti risalirebbero al 1940 e ritiene le prove sull'«esistenza di alieni» talmente solide da includere i «segreti dell'ingegneria sonica» sfruttati tanto dalla Nasa che dall'Air Force per confezionare i propri gioielli. Protagonista di numerosi documentari, si è trovato in competizione con David Scott, già comandante dell’Apollo 15, gettonato commentatore sulla tv britannica, consulente di film sullo spazio del canale Hbo e anche conduttore di programmi. Scott ha però sfruttato meglio le entrate, riuscendo a farsi largo nel mondo della finanza come top manager.

John Young, che camminò sulla Luna il 21 aprile 1972 durante la missione Apollo 16, tornato alla vita civile, è invece diventato un pungente critico degli errori della Nasa, a cominciare dai disastri del Challenger e del Columbia, trasformandosi in una spina nel fianco di molti ex colleghi, con i quali i rapporti sono ormai incrinati. Storia a parte è quella di Charles Duke, l'ex generale dell'aviazione protagonista della missione Apollo 16, che nella sua «seconda vita» ha scelto di intraprendere il percorso della fede, è diventato un «cristiano rinato» e quindi ministro di culto con la missione auto-designata di portare «aiuto e conforto» a chi si trova nelle carceri federali. Lo slancio verso il prossimo ne ha fatto un protagonista degli eventi di beneficienza, ma Duke continua anche a conservare la grinta del militare di razza che i suoi colleghi astronauti apprezzavano. In particolare la dimostra ogni volta che si imbatte con i dubbi sulla verdicità dello sbarco sulla Luna. «Ci siamo stati ben 9 volte, è possibile che siano state tutte un falso?», ribatte, tradendo molta irritazione.

Rispetto agli altri eroi dell'esplorazione della Luna Eugene Cernan, ex comandante di Apollo 17, ha avuto una vita civile assai più prevedibile: l'autobiografia «The Last Man on the Moon» (L'ultimo uomo sulla Luna) e la miniserie tv che vi si è ispirata. Ma niente di più, quanti a interpretare con tale basso profilo proprio la conclusione di una fase dell'esplorazione spaziale. Anche Harrison Schmitt era a bordo dell'ultima missione Apollo 17 e l'ha sfruttata in politica, facendosi eleggere con i repubblicani dal 1977 al 1983 come senatore del New Mexico a Capitol Hill e diventando poi un consulente tecnologico di molti gruppi di interesse che operano a Washington.
MAURIZIO MOLINARI
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