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Grigio
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 Oggetto del messaggio: la nuova equazione per la stima di vita aliena....
MessaggioInviato: 09/09/2013, 22:14 
la nuova equazione per la stima di vita aliena nell'universo

Fonte di riferimento Blog di Sara Seager

E 'una domanda che affascina gli scienziati e laici allo stesso modo. Una nuova equazione può aiutarci a considerare la possibilità dell'esistenza di altre forme di vita là fuori da qualche parte nell'universo. Pochi, però, hanno cercato di scrivere una equazione per esprimere questa probabilità attraverso i numeri.

Sara Seager del Massachusetts Institute of Technology ha fatto proprio questo.
La sua equazione raccoglie insieme tutti i fattori che potrebbero determinare il numero di pianeti con segni rilevabili di vita che potrebbero essere scoperti nei prossimi anni. I fattori includono il numero di stelle che saranno osservate, la frazione delle stelle con pianeti abitabili, e la frazione di questi pianeti che possono essere osservati. In primo luogo Sara Seager ha presentato in una conferenza all'inizio di quest'anno, l'equazione scritta come N=N*FQFHZFOFLFS che e' stata pubblicata sulla rivista online di Astrobiologia.
Questa non è la prima volta che un astronomo ha applicato tali pensieri in numeri, come riconosce la stessa Sara Seager. Già nel 1961, l'astronomo Frank Drake aveva tenuto una conferenza sulla ricerca di intelligenza extraterrestre scrivendo un elenco dei fattori necessari per stimare il numero di intelligenti civiltà presenti nella galassia. La stringa risultante di fattori è nota come l'equazione di Drake, ed è diventata 'una superstar scientifica.
I fattori di Drake erano:
1: Il numero medio di stelle che si formano ogni anno nella galassia.
2: La frazione di quelle stelle che formano i pianeti.
3: La frazione di questi pianeti che potrebbero ospitare la vita.
4: La frazione di supporto vitale di pianeti che potrebbero ospitare formedi vita.
5: la frazione di questi pianeti viventi che sviluppano forme di vita intelligenti.
6: La frazione di quelle forme di vita intelligenti che sviluppano una tecnologia .
7: La durata media di una specie che comunica; in altre parole per quanto tempo una civiltà sara' in grado di utilizzare la tecnologia in grado di emettere onde Radio, i cui segnali si perdono nello spazio.
Tuttavia, la nuova equazione di Seager soffre molte delle stesse controindicazioni rispetto a quella originale Drake: non abbiamo idea quale valore assegnare alla maggior parte di questi fattori. Allo stesso modo, si potrebbe scrivere una equazione per stimare la probabilità che possa finire di scrivere questo articolo.
Questi fattori potrebbero includere: il numero di computer posseduti in casa che si possono utilizzare per scrivere l'articolo, la frazione di questi computer dotati di un elaboratore di testi, la frazione relativa alla connessione a internet, la quantità di tempo che ho a disposizione, e, naturalmente, se mi sento motivato.
In breve, si può pensare a una "equazione di Drake" per qualsiasi cosa.
Mentre le equazioni di Seager e di Drake sono metodi utili per organizzare i propri pensieri alla ricerca di altre forme di vita, la linea di fondo è che i fattori sono troppo vagamente vincolati per entrambi perche' privi alcun valore quantitativo. L'unico modo per sapere se c'è davvero la vita su altri mondi è quello di progettare e costruire le missioni per l'esplorazione spaziale.
Seager è in prima linea in questo sforzo grazie anche al lancio del telescopio , TESS della Nasa che avverra' intorno al 2017 e che sara' in grado di individuare centinaia di pianeti delle dimensioni della Terra

http://misteroufo.blogspot.it.


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MessaggioInviato: 10/09/2013, 01:49 
secondo queste stime sono di quanto più deleterio vi possa essere. Si mettono paletti senza nemmeno sapere dove e come piantarli... boh...



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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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MessaggioInviato: 10/09/2013, 17:04 
Premesso che non sono io il drake sopra descritto [:D] concordo con Max ed aggiungo , veramente in un anno si formano pianeti stelle e quant,altro. ? Pensare che in un anno possano formarsi tante stelle e pianeti inquieta , mi dà un senso di poca stabilità, è altresì vero che l,umiverso è in continua evoluzione ma lascio le risposte ai competenti.
Detto questo ribadisco la mia posizione : la vita in altri universie pianeti remoti sicuramente esiste , sarebbe troppo egoistico pensare che esistiamo solo noi ... Conosciamo a malapena i nostri pianeti vicini perchè non potrebbero esserci altri pianeti simili alla terra chissa a quali distanze....


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MessaggioInviato: 10/09/2013, 22:14 
Cita:
drake ha scritto:

Premesso che non sono io il drake sopra descritto [:D] concordo con Max ed aggiungo , veramente in un anno si formano pianeti stelle e quant,altro. ? Pensare che in un anno possano formarsi tante stelle e pianeti inquieta , mi dà un senso di poca stabilità, è altresì vero che l,umiverso è in continua evoluzione ma lascio le risposte ai competenti.
Detto questo ribadisco la mia posizione : la vita in altri universie pianeti remoti sicuramente esiste , sarebbe troppo egoistico pensare che esistiamo solo noi ... Conosciamo a malapena i nostri pianeti vicini perchè non potrebbero esserci altri pianeti simili alla terra chissa a quali distanze....



Concordo, per buona parte di ciò che hai scritto...
Come concordo con MaxPower.

Ti confermo (grazie ad una passione decennale) che si forma e si distrugge di tutto, nella nostra galassia, in ogni istante.
Ma nessuna stella, ne pianeta, ne quant'altro si forma in un anno.


I tempi cosmici sono ben diversi dai nostri.
Pianeti e stelle nascono da un processo assai lungo...ma l'Universo è effettivamente assai pericoloso per noi e per la nostra vulnerabilità di esserini microscopici, al cospetto di UNA GALASSIA IN MOVIMENTO. [|)]. (Forse esistono più Universi...ma è ancora un'ipotesi...quindi per ora concedetemi il singolare). [:D]
Tuttavia la vastità degli spazi siderali è tale da abbassare le probabilità di disastro da impatto, o quant'altro...tenendo noi, esserini, relativamente tranquilli nel nostro accogliente "quartierino alla periferia di Milky Way Galaxy"

Nell'equazione di Drake, a mio modo di vedere, c'è un errore di base.
Ma non certo per colpa dello scienziato.
L'errore è considerarla ancora nelle sue originarie incognite.
Tanto di cappello al signor "SETI"...ma le sue ipotesi erano quanto di più all'avanguardia, all'epoca in cui sono state formulate.

Oggi sappiamo:

Riguardo al PUNTO 1, prendere in considerazione tutte le stelle della Via Lattea, non è un parametro utile. Sappiamo OGGI che solo alcune zone dei bracci galattici esterni sono adatte alla vita per come la intendiamo/comprendiamo noi...terrestrucoli.
Drake non lo sapeva, all'epoca.

PUNTO 2
OGGI sappiamo che esistono pianeti attorno a quasi tutte le tipologie di stelle. Parametro inutile.

Tutte le stelle potrebbero avere pianeti orbitanti.
Semplicemente...non lo sappiamo ancora osservare.
Per ora si va esponenzialmente verso un'attribuzione di un sistema planetario ad un numero di stelle probabilmente superiore al 50% di quelle osservate finora.

Pianeta non vuol dire vita...tuttavia.
E anche qui ne sappiamo oggi molto più di quanto ne sapeva Drake quando formulò l'equazione

Tanto che, il PUNTO 6, attribuisce al solo modus vivente corporeo, la possibilità di esistere come "vita".
Quale essere non corporeo (Ad esempio...) potrebbe avere bisogno di "solida" tecnologia?


Il punto 7 è spunto per ricordare che, mooooolto recentemente, si è scoperto che la radiazione cosmica di fondo è pregna di segnali radio. Brevissimi.
Tanto da sembrare "frammenti" di segnali originari che hanno resistito al tempo, allontanandosi dal punto d'emissione per milioni o forse miliardi di anni, mentre, sbriciolandosi nel Cosmo, andavano disperdendosi.
L'argomento è da seguire attentamente nei suoi sviluppi futuri...


Per concludere, a proposito di equazione di Drake, e relativi ammodernamenti...ogni nuova base di calcolo statistico, vale per i tempi in cui viene proposta. IMHO.

E' invece un po' troppo (a mio umile parere) tenuta in considerazione come se fosse attuale, quando le informazioni che l'hanno generata, sono vecchie di decenni.

Ben vengano le Sara Seager, che, come giustamente lei stessa ricorda, si sono succedute negli anni, e ancora lo faranno in futuro.

Tenersi aggiornata, è la priorità basilare della scienza...voglio sperare! [}:)]


Ultima modifica di RigelDiOrione il 10/09/2013, 22:18, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 11/09/2013, 08:01 
Grz Rigel dei tuoi chiarimenti.
Dimenticavo una cosa , per vita ovviamente intendo una qualsiasi forma di vita , non solo quella che abitualmente
Identifichiamo come alieni di due metri che scendono da astronavi come nei film.


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MessaggioInviato: 21/02/2014, 09:33 
I dati delle osservazioni astronomiche nello spettro infrarosso possono essere setacciati alla ricerca di ] I dati delle osservazioni astronomiche nello spettro infrarosso possono essere setacciati alla ricerca di "sfere di Dyson", tecnologie aliene in grado di sfruttare tutta l'energia di una stella, secondo l'ipotesi formulata nel 1959 dal britannico Freeman Dyson. Un primo tentativo condotto recentemente è fallito, ma ora la ricerca si è spostata verso galassie lontane. Questo nuovo approccio attivo, sostenuto dal progetto SETI, consentirebbe di trovare civiltà extraterrestri che non stanno cercando di entrare in contatto con noi

Ma per chi prende la cosa più seriamente, come gli scienziati del progetto Search for Extra-Terrestrial Intelligence, meglio conosciuto con l'acronimo SETI, la questione è invece che un'ipotetica civiltà aliena potrebbe aver cercato un contatto con altre forme di civiltà nel cosmo, tra cui noi. Di conseguenza, i progetti SETI finora si sono basati soprattutto sulla rilevazione di eventuali segnali radio provenienti dall'universo, la forma più probabile di comunicazione con punti molto lontani, almeno secondo il modo di vedere di noi esseri umani.

Ma questa ricerca di segnali radio dallo spazio, il cosiddetto SETI "passivo", non ha ancora dato risultati. E allora, perché non andare in cerca degli alieni in modo “attivo”, senza basarci sull'ipotesi che abbiano cercato un contatto?

L'idea è affascinante, e può essere applicata in modo relativamente semplice, sfruttando i dati di osservazioni astronomiche già disponibili e l'ipotesi formulata alcuni anni fa dal matematico e fisico teorico britannico Freeman Dyson.


Nel 1959, Dyson teorizzò che una civiltà aliena avanzata sarebbe stata in grado di sviluppare la tecnologia necessaria per sfruttare l'energia prodotta dalla propria stella, creando una sorta di sfera, battezzata appunto "sfera di Dyson", che gli astronomi potrebbero rilevare dal calore che produce usando i telescopi per le osservazioni nello spettro infrarosso

Non una sfera solida, però, contro cui potrebbero schiantarsi delle navicelle spaziali, come in una puntata di Star Trek (probabilmente gli sceneggiatori hanno forzato un po' la mano, parendo troppo ghiotto lo spunto narrativo). La sfera di Dyson, come ha avuto modo di spiegare il matematico, sarebbe qualunque struttura in orbita attorno a una stella e in grado assorbirne tutta l'energia.

E si possono dare anche dei numeri, per rendere le previsioni più precise e circostanziate. Secondo le stime di Dyson, una civiltà aliena dovrebbe vivere a una temperatura di circa 27 gradi Celsius. Ora, tutti i corpi caldi emettono radiazione elettromagnetica, e quella corrispondente a 27 gradi è una radiazione infrarossa con una lunghezza d'onda di circa dieci micrometri.

Il problema è che l'atmosfera terrestre emette molta radiazione in questa parte dello spettro elettromagnetico. Così la prima occasione concreta per osservare, in linea teorica, una sfera di Dyson con una strumentazione adatta, si è presentata solo nel 1983, con il lancio dell'Infrared Astronomical Satellite (IRAS), il primo osservatorio spaziale per l'osservazione del cielo in luce infrarossa.

Una nuova via per cercare civiltà alieneUn'illustrazione del satellite per osservazioni spaziali IRAS della NASA, che per primo ha consentito di andare alla ricerca di sfere di Dyson nel cosmo vicino (cortesia NASA)
A dimostrazione del fatto che non si tratta di un'idea da fantascienza, Richard Carrigan, ricercatore emerito del Fermilab di Batavia, nell'Illinois, ha usato i dati di IRAS per andare alla ricerca di eventuali sfere di Dyson nell'universo. Risultato: gli oggetti candidati entro un raggio di qualche centinaio di anni luce sarebbero appena una manciata. Carrigan e colleghi del SETI Institute hanno verificato se da questi oggetti provenivano segnali radio. Nulla di nulla.

L'insuccesso tuttavia non sembra aver dissuaso gli ostinati cercatori di vita aliena. Perché non pensare in grande ed estendere la ricerca oltre i limiti di distanza fissati da Carrigan? Dopotutto, una civiltà aliena potrebbe essere abbastanza evoluta da utilizzare una sfera di Dyson non su una singola stella, ma su un'intera galassia.

L'astrofisico russo Nikolai Kardashev, nel 1964, ha introdotto una classificazione delle ipotetiche civiltà presenti nell'universo secondo la loro capacità di sfruttamento dell'energia. La scala di Kardashev prevede tre tipi di civiltà, a seconda che siano in grado di sfruttare tutte le risorse energetiche di un pianeta (Tipo 1), di una stella (Tipo 2) o di una galassia (Tipo 3). (L'umanità, per la cronaca, è ancora ferma al Tipo 0, essendo in grado di sfruttare solo una minima parte dell'energia del pianeta su cui vive).

È così che un altro ricercatore, Jason Wright, astrofisico della Pennsylvania State University, ha pensato semplicemente di passare dalla ricerca di civiltà di Tipo 2 a quella di civiltà di Tipo 3, sfruttando il telescopio spaziale Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE) per verificare se esistono nello spazio sfere di Dyson che contengono intere galassie.

Purtroppo, nemmeno in questo caso sono emerse prove dell'esistenza delle sfere nella maggior parte delle galassie, senza però una stima percentuale precisa. Ma la strada sembra segnata: l'obiettivo dei prossimi anni è arrivare a valutazioni più accurate, restringendo al 20-30 per cento la frazione di galassie che potrebbero effettivamente contenere sfere di Dyson, e confrontando poi gli eventuali oggetti candidati con le osservazioni effettuate con altri telescopi.

http://www.lescienze.it/news/2014/02/15 ... 21-02-2014


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MessaggioInviato: 21/02/2014, 11:37 
Però cè anche da considerare una cosa.
Non è detto che un pianeta troppo vicino alla sua stella debba essere obbligatoriamente inabitato.
Noi siamo esseri intelligenti che si sono sviluppati SULLA SUPERFICIE del pianeta, per via di un certo tipo di fattori, legati anche alla nostra composizione.
Ma è altrettanto vero che un pianeta molto vicino a una stella possa avere le condizioni per sviluppare vita intelligente "all'interno" del pianeta, vita che sicuramente avrebbe parametri biologici differenti, e potrebbero essere esseri (che cacofonia) che possano reputare il nostro pianeta "inabitabile" per tutta una serie di ragioni legate sia alla distanza dalla stella, sia della gravità etc etc..
Non si può mai escludere questi fattori, se un pianeta può essere buono per noi per essere abitabile potrebbe essere ALTAMENTE TOSSICO per un'altra razza aliena.
Forse è per questo motivo per cui noi non vediamo pianeti presumibilmente "abitati" o "colonizzati" perchè trovare un pianeta con le condizioni perfette a quello natìo sarebbe quasi come indovinare una sequenza di numeri su un numero fantagalattico.



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MessaggioInviato: 21/02/2014, 11:40 
Tuttalpiù aggiungo, sarebbe + facile vedere o tenere sotto controllo un pianeta nel caso disponesse di una stazione orbitante..



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MessaggioInviato: 10/03/2014, 15:58 
Telescopio potentissimo sarà in grado di farlo, grazie ad un metodo basato sul rilevamento di dimeri.
Il James Webb Space Telescope sarà il nuovo telescopio della NASA, il cui lancio è previsto per il mese di ottobre 2018.

NEW YORK (WSI) - Un team di astrobiologi ha pensato ad un nuovo modo per rilevare non solo l'acqua, ma anche la vita aliena su pianeti distanti.

C'è solo un problema, come riporta Science Mag: il telescopio, parte fondamentale del progetto, non sarà pronto prima del 2018.

Questo metodo, descritto da Amit Misra e dai suoi colleghi della University of Washington, dipende dal rilevamento di "dimeri", o molecole che sono accoppiate insieme nell'atmosfera di un esopianeta. In chimica un dimero è un termine generico che si riferisce a qualsiasi composto assemblato da due unità più piccole identiche.

Misra e il suo team sono molto concentrati nella presenza di dimeri di ossigeno. Dal momento che l'ossigeno prende la forma di O2, un dimero di ossigeno in realtà è composto da quattro atomi di ossigeno, ed è scritto come O2-O2.

Quando un pianeta passa davanti alla sua stella, la luce della stella brilla attraverso l'atmosfera del pianeta e continua nello spazio fino a quando ci raggiunge. I dimeri nell'atmosfera assorbono luce come un filtro di colore su una fotocamera, creando così anomalie rilevabili una volta che la pressione del pianeta è almeno a 0,25, ovvero abbastanza per avere acqua liquida.
Quindi se gli astronomi osserveranno un pianeta con un segnale forte di dimero, è probabile che sia una prova convincente che quel pianeta possa avere vita aliena.

Ma qui sta il problema: attualmente non ci sono missioni su pianeti e per questo, dicono i ricercatori, dovremo aspettare il successore del telescopio Hubble, il James Webb Space Telescope, il cui lancio è previsto per il mese di ottobre del 2018.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -anni.aspx

..................[;)]


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