Qui si affrontano discussioni su argomenti riguardanti l'Ufologia moderna, ricerche e misteri.
10/12/2013, 16:08
GLI UFO FILES FASCISTI - PARTE 1
Fonte: http://www.edicolaweb.net/ufost09b.htm
Una serie di documenti anonimi recapitati a varie testate giornalistiche proverebbe che i dischi volanti vennero studiati dai servizi segreti italiani nel Ventennio. E che sia esistito un Majestic 12 fascista nel 1933. Nell'Italia fascista le origini dell'ufologia? Sapevano i gerarchi?
Il fatto che Hitler cercasse di costruire dei dischi volanti (fliegender scheiben) non è una novità: tra il 1942 ed il 1945 gli ingegneri del Terzo Reich realizzarono a Praga, Bremerhaven e nella Polonia occupata dei rivoluzionari aerei discoidali ribattezzati V-7 (Vergeltungswaffe 7, armi di rappresaglia n.7). Dei diversi team all'opera facevano parte alcuni tedeschi, gli ingegneri Klaus Habermohl e Richard Miethe, il pilota Rudolph Schriever e, unico italiano, l'ingegnere del Politecnico di Milano senatore Giuseppe Belluzzo (stranamente citato molto spesso come Alfonso Bellonzo). Furono proprio questi ultimi due a parlarne alla stampa, a guerra finita.
Da allora attorno agli UFO nazisti, i cui prototipi vennero distrutti dai tedeschi sul finire della guerra affinché non cadessero in mani nemiche, è fiorita una ricca mitologia. E una domanda assilla da sempre i ricercatori: come venne ad Hitler l'idea di costruire simili aerei?
Peter Kolosimo, nel volume "Ombre sulle stelle", ipotizza che egli, assistendo al lancio del disco alle olimpiadi di Berlino, sarebbe rimasto affascinato dall'improvvisa accelerazione raggiunta dal piatto, scagliato nel cielo.
Si sarebbe così reso conto che analoghe prestazioni, applicate ad un velivolo, avrebbero potuto garantirgli un'arma di distruzione perfetta.
Altri autori, meno seri e più sensazionalistici quando non addirittura di parte come il neonazista Jan Van Helsing (vero nome Jan Udo Holey), affermano invece che il führer ebbe contatti diretti con extraterrestri, nel caso specifico provenienti da Aldebaran, ai cui mezzi volanti si sarebbe ispirato.
Una recentissima leggenda urbana, veicolata via Internet alcuni mesi fa, afferma addirittura che un disco volante si sarebbe schiantato nel '37 a Czernica in Polonia, in un campo di proprietà dei genitori di Eva Braun!
L'Ufo-crash del '33
Oggi, lasciate da parte leggende e speculazioni, possiamo azzardare una risposta attendibile e documentata: lo studio delle V-7 iniziò dopo che i nazisti ottennero da Mussolini un corposo dossier sui dischi volanti!
Se autentici, nuovi elementi recentemente emersi ci costringono a retrodatare dal '47 al '33 la storia dell'ufologia "di Stato" - quella cioè scritta attraverso commissioni investigative segrete e processi di cover up e debunking -, spostandola dal Nuovo al Vecchio Continente, strappando agli USA il primato di Paese d'origine del fenomeno UFO. Per ricollocare la nascita dell'ufologia direttamente a casa nostra!
Tutto cominciò nel 1996 quando una busta anonima giunse al nostro Roberto Pinotti, in quanto direttore dell'allora "Notiziario UFO"; essa conteneva diversi documenti originali, presumibilmente di epoca fascista, riferiti ad avvistamenti di "aeromobili non convenzionali" (all'epoca la sigla UFO ancora non esisteva) oggi perfettamente identificabili in dischi e sigari volanti; seguirono altri due invii.
Il CUN, all'epoca, decise di tenere prudentemente nel cassetto quella documentazione, per condurre con scrupolo e pazienza tutte le verifiche del caso, le stesse che adesso permettono a chi scrive di attestare l'autenticità di quella documentazione.
Poco tempo prima altro materiale era stato inviato alla redazione del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino, che non lo aveva però preso in considerazione, ritenendolo uno scherzo.
L'anno scorso infine il misterioso mittente, che chiameremo "Mister X" e che si era visto apparentemente ignorato da tutti, inviava da Forlì ad un'altra pubblicazione del settore ulteriore materiale, questa volta in fotocopia a colori. É su quest'ultima documentazione che ci concentreremo.
Il primo invio era composto da due lettere su carta intestata del Senato del Regno e tre telegrammi.
La prima lettera era un bigliettino indirizzato ad un certo De Santi, con cui si trasmetteva una "nota personale riservatissima"; la seconda era la nota stessa, nove punti con cui qualcuno (non sappiamo chi) disponeva che si avvisasse immediatamente un prefetto; si disponesse il recupero di un "aeromobile"; si arrestassero tutti i testimoni dell'evento grazie alla "speciale sezione RS/33 dell'OVRA, presente in ogni capoluogo"; si indirizzasse ogni rapporto all'Ufficio Meteorologico Centrale dell'università La Sapienza di Roma ("esclusiva pertinenza: Gabinetto RS/33"); si impedisse d'ufficio la diffusione della notizia ed anzi si sviasse l'opinione pubblica con la divulgazione, sulla stampa, di "brevissimi articoli in cui il fenomeno era riportato alla sua autentica ed unica natura celeste: meteora, stella cadente, pianeta, alone luminoso, iride, parelio eccetera, secondo il formulario RS/33.FZ.4 precedentemente trasmesso a tutte le Prefetture del Regno con dispaccio apposito".
Ed infine, si disponeva che la trasmissione di rapporti all'Arma Aeronautica venisse autorizzata dal fantomatico Gabinetto RS/33; che venisse escluso ogni altro ente, "compresa la Pontificia Università"; che venisse imputata ogni spesa sostenuta ad un determinato capitolo della Regia Accademia d'Italia.
L'evento cui si riferiva, in maniera quanto mai oscura, la nota top secret sarebbe stato, secondo la rivista di settore che per prima ha divulgato la notizia, un UFO-crash ante litteram, accaduto il 13 giugno del 1933; un successivo esame dei documenti non ha confermato questa tesi, trattandosi piuttosto del recupero di un velivolo atterrato, non necessariamente schiantatosi. Quest'ultimo elemento era ricavabile dal lapidario testo presente nei tre telegrammi, riportanti come intestazione "Ufficio Telegrafico di Milano", come mittente la voce prestampata "Agenzia Stefani - Milano" e come specifica le dizioni "riservatissimo - lampo - priorità su tutte le priorità".
Un primo telegramma, non in possesso degli ufologi ma al quale accennavano gli altri tre dispacci, sarebbe stato spedito alle 7.30, annunziando l'atterraggio dell'aeromobile non convenzionale; un successivo dispaccio, inviato alle ore 16 e siglato - come gli altri due in nostro possesso - dal "Direttore Generale Affari Speciali", suggeriva una versione di comodo da dare in pasto alla stampa, che sarebbe stata sostenuta anche dall'Osservatorio di Milano Brera: l'oggetto atterrato era una meteora. Un successivo telegramma, spedito alle 17.07, riferiva che il Duce in persona aveva ordinato il cover up sulla notizia, il ritiro dei piombi dei giornali, il deferimento al Tribunale di Sicurezza dello Stato per chi avesse parlato; il terzo telegramma inviato da "Mister X" agli ufologi è privo di orario e di destinatari, ma indica la versione ufficiale da pubblicare riferendosi al telegramma inviato alle 16.
Tutti e tre i telegrammi sono siglati dalla stessa mano; la firma semplificata, che pare iniziare con una "f", è la stessa presente su una busta senatoriale dell'epoca fascista inviata nel '96 a Pinotti e riferita presumibilmente a documenti UFO del '36; e compare altresì su una lettera intestata "Agenzia Stefani", recentemente spedita all'altra rivista di settore coinvolta nel caso, forse sempre collegata agli avvistamenti del '36.
Atterraggio in Lombardia?
Risparmierò ai lettori tutto l'iter, indubbiamente noioso, delle ricerche che ho condotto in varie parti d'Italia e che mi hanno permesso di verificare l'attendibilità di questi documenti. Gli interessati potranno leggere tutte le singole fasi di questa indagine in Internet, nel sito de "La Rete" del CUN.
L'elemento interessante di questi primi documenti - ne sono stati spediti altri il 10 settembre 1999 da Cervia ed il 22 novembre da Forlì, sempre alla rivista di settore - è che, de facto, nel 1933, presso l'università La Sapienza di Roma, sarebbe stato istituito un Majestic 12 fascista, che riferiva esclusivamente alle alte gerarchie del Regime (Mussolini, Balbo e Ciano) e che lavorava in stretto contatto con l'OVRA, la polizia segreta fascista comandata da Arturo Bocchini, con diramazioni in tutta Italia e la complicità dei prefetti del Regno.
Le comunicazioni sull'IR-2, recentemente emerse in copia, sarebbero state trasmesse nel '33 dalla sezione milanese dell'Agenzia Stefani, l'ANSA fascista diretta all'epoca da Manlio Morgagni di Forlì (guarda caso, la stessa città da cui sono arrivati oggi molti di questi documenti d'epoca); durante il Ventennio essa svolgeva il compito di controllare ciò che i giornali potevano o non potevano pubblicare (pena l'arresto dei giornalisti, il sequestro dei giornali e persino la chiusura della testata). La Stefani, che aveva la sede centrale a Roma, veicolava ai giornali i dispacci contenenti i testi da pubblicare, utilizzando un proprio Ufficio Telegrafico interno.
Nel caso dei telegrammi del '33, essi erano stati inviati dall'Ufficio Telegrafico della sede Stefani di Milano, non inferiore a Roma per ordine di importanza, in quanto vi risiedeva Morgagni in persona. Da quanto ho potuto appurare, se si trattava di comunicazioni riservate, i testi venivano cifrati usando un codice con sequenze di cinque numeri; il messaggio era telegrafato in codice Morse all'ente destinatario; riportato poi su un prestampato simile ad un telegramma (noto come "dispaccio Stefani"; e dispacci Stefani sono i tre telegrammi del '33), recapitato tramite fattorino e, una volta arrivato a destinazione, inoltrato discretamente all'ufficio interessato attraverso la posta pneumatica (inserito cioè in un cilindro metallico e fatto scorrere lungo un complesso di tubature interne che collegavano i vari uffici della Stefani); il messaggio veniva infine decodificato da un elemento di fiducia. In questo modo la segretezza era completa. Non stupisce dunque che il segreto dell'esistenza del Gabinetto RS/33 sia rimasto tale per oltre mezzo secolo.
I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per ordine dello stesso Morgagni (di cui "Mister X" è forse conterraneo) dalla sede Stefani milanese, sita nello storico palazzo Arese in corso Venezia, ove c'era l'Ufficio Centrale dei servizi commerciali e finanziari ed il "Centro di Ricezione del materiale telefonato (sic) dai corrispondenti".
I tre dispacci davano disposizione ai giornali italiani di minimizzare l'evento UFO, e difatti non abbiamo trovato, sulla stampa dell'epoca da noi consultata in biblioteca (Corriere della sera, Popolo d'Italia), notizia alcuna; non abbiamo peraltro rinvenuto traccia delle eventuali "notizie astronomiche ed atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per razionalizzare l'episodio.
In un primo momento pensai che questa fosse una contraddizione tale da permettere di ipotizzare che i carteggi fossero falsi, sino a che un esperto di storia, il dottor Pietro Basile, mi confermò che, in piena dittatura, non sarebbe stato necessario pubblicare smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto invece, molti anni dopo, con il ridimensionamento del caso Roswell, avvenuto in un regime democratico): in pieno fascismo le notizie "scomode" non venivano pubblicate e basta.
In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un semplice ordine per occultare qualsiasi notizia. Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente accaduto. La notte immediatamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento di prefetti", titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano, la città da cui erano partiti i dispacci Stefani riferiti all'episodio UFO, era stato improvvisamente "nominato nuovo prefetto il questore di Milano".
Questo repentino ed inspiegabile cambio ai vertici era forse motivato dall'esigenza di garantire l'appoggio di uomini di fiducia al neocostituito Gabinetto RS/33? É possibile.
E che esistesse addirittura un rozzo piano d'emergenza volto a sensibilizzare la popolazione lombarda (nella cui terra era forse sceso l'oggetto; i telegrammi partivano difatti da Milano) sembra dimostrato dall'enfatica pubblicazione, cinque giorni dopo, sulla "Cronaca Prealpina" di Varese della notizia di un contatto con gli alieni!
Con un articolo di vent'anni in anticipo sul contattismo, il quotidiano dissertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita degli abitanti di Marte". Non si trattava certamente di un pezzo ufologico, visto che gli UFO all'epoca non esistevano ancora; era invece una serissima intervista ad un contattista ante-litteram, un certo dottor Robinson di Londra, che affermava di comunicare da anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva un'infinità di dettagli.
Al di là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo tradiva chiaramente il tentativo (certamente imposto dal regime, visti i controlli cui erano sottoposti allora i giornali) di veicolare nella popolazione l'idea dell'esistenza degli alieni; ci si rammaricava del fatto che "le esplorazioni del cielo avevano così ingigantito i progressi dell'astronomia in questi ultimi tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico tendeva ora a dimenticare un poco un problema che aveva tanto appassionato le folle per lunghi anni, quello di un collegamento nostro con il pianeta Marte".
Che tutto ciò fosse casuale non pare proprio; sembrava invece di assistere ad uno dei moderni procedimenti di "training", di preparazione delle masse, nell'attesa di un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno poteva prevedere che gli UFO avrebbero continuato a comportarsi elusivamente per molti anni).
Circa i dispacci Stefani, posso dire che un giornalista mi ha confermato l'esistenza, negli anni Trenta, di telegrammi intestati "Agenzia Stefani" e simili per impostazione e composizione a quelli dei files fascisti; inoltre il computo fascista sugli stessi è coerente con la ridatazione mussoliniana (XI° anno dell'Era Fascista); circa la carta senatoriale, essa è di due tipi, una con caratteri di stampa con le "grazie" (gli abbellimenti nelle stanghette), l'altra con le "font" semplici; entrambe queste intestazioni erano in uso in quegli anni, come ho potuto appurare da un confronto con documenti confidenziali di altro genere, datati 1933 e depositati presso il Museo del Risorgimento di Milano; infine, i caratteri della macchina da scrivere utilizzata per la lettera e la "nota", probabilmente una Olivetti, sono dell'epoca; essi sono in parte neri ed in parte rossi. Evidentemente la macchina era difettosa ed il nastro bicolore, già in uso negli anni Trenta, si bloccava a metà del sollevamento.
Il Clan dei professori
Il 10 settembre 1999 "Mister X", infastidito per il poco credito datogli dalla rivista di settore, inviava da Cervia una lettera anonima in cui ribadiva che non intendeva screditare nessuno ma anzi svelare una parte sconosciuta della storia dell'ufologia, e forniva nuovi dati sul Gabinetto RS/33, la cui sigla a suo dire stava per Ricerche Speciali. Esso, sin dalla sua istituzione, sarebbe stato diretto da Guglielmo Marconi, che non avrebbe però mai partecipato alle riunioni del team ed avrebbe anzi chiesto più volte di essere sostituito dall'astronomo Gino Cecchini. Marconi sarebbe stato scelto da Mussolini in persona per la sua provata fede fascista e per il suo prestigio, su consiglio di Giovanni Gentile (quest'ultimo legò il proprio nome alla riforma della scuola; lo stesso fecero altri due membri del Gabinetto RS/33, Bottazzi e Crocco; buona parte dei restanti membri operavano all'interno delle università, segno che potevano agire direttamente sulle nuove leve, condizionando "a monte" la popolazione).
L'MJ-12 fascista fu di fatto diretto da un personaggio che si sarebbe celato sotto lo pseudonimo di "dottor Ruggero Costanti Cavazzani"; con lui lavorarono, nel corso del tempo e per periodi diversi, "i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani, nonché il conte Cozza quale referente organizzativo ed elemento di collegamento logistico con le massime gerarchie del regime: Mussolini, Italo Balbo, Galeazzo Ciano".
Il Gabinetto si sarebbe riunito più volte per accertare la natura degli "aeromobili sconosciuti", ritenuti aerei spia nemici, inglesi o francesi.
Secondo "Mister X", solo in un paio di occasioni ci si sarebbe domandato se non fossero "strumenti di volo interspaziale" (dunque, l'ipotesi extraterrestre era stata in seguito accantonata? Ne dubito). Il Gabinetto avrebbe infine prodotto un dossier di una trentina di pagine che esaminava dettagliatamente tutta la casistica UFO italiana dal '33 al '40. Con lo scoppio della guerra esso sarebbe stato maggiormente militarizzato, collaborando strettamente con i tedeschi, ai quali avrebbe infine passato tutto l'archivio dati. "Mister X", che nella missiva accludeva un ritaglio di giornale senza data sulla scomparsa (a terra) di un aviatore francese in Italia, concludeva asserendo che il Gabinetto aveva raccolto anche alcune fotografie di oggetti volanti non identificati ed un breve filmato realizzato sulle Alpi in occasione di un avvistamento notevole. Queste ultime notizie sarebbero state acquisite dall'ignoto informatore "da altre fonti", non essendo più disponibile l'archivio del Gabinetto RS/33.
Il terzo invio
Recentemente l'anonimo personaggio che sta inviando il materiale ha fatto avere alla rivista di settore altri due documenti. Il primo è un appunto scritto a mano, apparentemente con un pennino d'epoca, su carta della Camera dei Deputati - Tribuna della stampa (un documento analogo è stato recapitato a Pinotti), il secondo è una lettera scritta a macchina su carta intestata dell'Agenzia Stefani. Questo secondo documento riferisce di un "caso Moretti" (forse un UFOtestimone) di cui non si poteva parlare che a quattr'occhi data la "delicatezza" e la "particolarità" della vicenda; indi lasciava intendere che divulgare, a mezzo stampa o per altra via, l'esistenza del Gabinetto RS/33 o parlare (presumibilmente) degli avvistamenti fosse oltremodo pericoloso.
Nel primo caso, perché la Stefani era diventata controllatissima, nel secondo perché dopo che il Gabinetto aveva accettato la collaborazione di elementi "Germanici", per volere del Duce che "aspirava alla reciprocità", su tutta la questione era calata una fortissima censura.
Lo scrivente, che si rivolgeva ad un non meglio identificato Alfredo, si lamentava del fatto che sino a pochi mesi prima la Stefani ricevesse un bollettino ufficioso "meteorologico"; dopo, nemmeno quello. E ricordava che occuparsi di "certe cose" poteva essere oltremodo pericoloso, tant'è che un "caso analogo precedente" di avvistamento UFO si era concluso con il ricovero in manicomio del testimone.
Il documento riportava in calce la stessa sigla presente sui telegrammi del '33.
Anche questo carteggio è assai probabilmente autentico: per lo stile, il linguaggio (si accenna ai tedeschi con l'aggettivo "germanici" ); per la carta intestata, che non ha data ma riporta la dicitura "Agenzia Stefani - Roma (7) Via di Propaganda 27". Ho controllato: la Stefani romana aveva effettivamente sede in via di Propaganda Fide (nome per esteso) al 27; ma sui documenti Stefani (ne ho rintracciato uno del '43, la richiesta di fucilazione di Ciano) l'Agenzia preferiva riportare l'indirizzo "breve", "via di Propaganda n.27", come è nell'X-file fascista.
In ultima analisi, questo documento appare essere una comunicazione privata tra due pezzi grossi della Stefani, uno dei quali - il firmatario - coinvolto sin dall'inizio nel cover up sugli avvistamenti UFO, che si lamentano per essere stati improvvisamente esclusi da tutte le informazioni, dopo l'entrata in gioco dei nazisti.
Quanto alla carta intestata Camera dei deputati, essa era stata scritta tutta a mano, riportava la dicitura "no copia", che appare anche nei telegrammi del '33; era intestata - a mano - come "Gabinetto RS/33" (e poteva dunque essere un memo per il Gabinetto o del Gabinetto, opera di un suo membro), e riportava il nome di un UFOtestimone, certo Tolmini, che compare anche nei carteggi inviati a Pinotti ed è qualificato come uno degli avvistatori degli UFO veneti del '36. Presentava poi un elenco numerato comprendente una relazione introduttiva; la lettura di un "messaggio di Sua Eccellenza"; un ordine del giorno; una "relazione D.S. 4/6" (di De Santi?); la relazione di Tolmini; la lettura di un altro messaggio di un'Eccellenza; una relazione al Duce.
Il tutto doveva essere approntato in triplice copia e spedito all'archivio degli atti del Gabinetto e in copia a Roma e a Milano - su quest'ultimo invio il firmatario doveva essere dubbioso, avendo apposto un punto di domanda - le due città principalmente coinvolte nelle indagini e nel cover up e dove, forse affatto casualmente, avevano sede le due principali Agenzie Stefani.
L'esclusione di Milano, e quindi del referente milanese Manlio Morgagni potrebbe essere la chiave di lettura per l'improvvisa fuoriuscita di questo materiale. Morgagni fu un fedelissimo del Duce sino alla fine; quando Mussolini venne arrestato, Morgagni si suicidò sparandosi alla tempia.
Forse oggi qualcuno intende riabilitarne indirettamente la memoria, declassificando materiale tenuto nascosto negli archivi "perduti" della Stefani.
La sezione RS del SID
L'esistenza di un Gabinetto RS/33 è, per chi scrive e sino a prova contraria, reale e documentata.
Storicamente, sappiamo che vi fu all'interno dei servizi segreti fascisti una Sezione RS, cioè Ricerca e Spionaggio, la cui esistenza è attestata da un documento del 21 febbraio 1944 del Servizio Informazioni Difesa (SID) della Repubblica sociale italiana.
Il rapporto, recuperato più di vent'anni fa dallo studioso Marcello Coppetti (che fu uomo di fiducia del ministro alla Difesa Lagorio e che legò il proprio nome alla tesi degli UFO come armi segrete), riferiva del passaggio di un cilindro volante convesso, che filava a tremila chilometri orari, sulle basi tedesche di Helgoland e Wittenberg il 18 dicembre del '43. L'avvistamento era stato riferito da un agente americano all'"Office Strategic Service" ed intercettato dalle spie fasciste.
Un altro X-file della Sezione RS era datato 30 aprile 1944 e trattava di un UFO che aveva seguito il lancio di un razzo tedesco dal Centro di prova di Kummersdorf, alla presenza del ministro della propaganda Joseph Goebbels, di Himmler e di Kammler. La sequenza era stata filmata ma solo durante la proiezione del film i gerarchi nazisti si erano accorti della presenza dell'intruso.
"Sono state chieste informazioni agli agenti tedeschi in Inghilterra - concludeva il rapporto - e questi hanno risposto che fenomeni simili si presentavano sopra le basi inglesi e che gli Alleati pensavano si trattasse di nuovi ordigni provenienti dalla Germania".
Per inciso, direttore del SID era, in quegli anni, un certo Vittorio Foschini, che fu uomo di fiducia della Stefani e suo corrispondente per l'estero, da Riga, nel '35; forse è sua la firma sui telegrammi e sulle lettere del '33.
L'esperimento Ighina
Dell'episodio dell'atterraggio del '33, peraltro, correva da tempo voce negli ambienti ufologici milanesi, pur se a livello di semplice leggenda urbana.
Tutto era nato nel 1991, quando nel corso di una trasmissione per Radio Ambrosiana Milano chi scrive intervistò il fisico Alfredo Pasolino; quest'ultimo aveva da poco incontrato il professor Luigi Ighina di Imola, uno dei discepoli di Marconi; quest'ultimo gli aveva raccontato che, anni addietro, nel corso di un esperimento con "campi elettromagnetici di luce naturale", lui e Marconi avrebbero abbattuto un disco volante!
La notizia venne presa con distacco dai presenti ma, pur restando a tutt'oggi una leggenda urbana, potrebbe essere in qualche modo collegata al preteso crash del '33.
Sappiamo che il 15 agosto di quell'anno Marconi si trovava a bordo della nave Elettra ancorata a S.Margherita Ligure, per condurre un esperimento di radiotrasmissione (un altro test era stato effettuato un anno prima); è molto facile che la leggenda del disco volante abbattuto sia nata dalla fusione di due episodi, l'esperimento ferragostano ed il recupero del giugno del '33.
Ho chiesto in merito notizie all'anziano professor Ighina, ma ho ricevuto solo risposte confuse; quanto al dott. Pasolino, mi ha recentemente confessato di non rammentare più l'episodio (fortunatamente registrato nelle bobine di Radio Ambrosiana), ammettendo peraltro che sugli esperimenti "spaziali" Marconi ed Ighina avevano concordato un riserbo che avrebbe dovuto durare almeno cinquant'anni, non essendo questa umanità pronta per le loro scoperte.
L'MJ-12 fascista
Sia come sia, a questo punto fu per me necessario cercare prove più concrete non tanto a sostegno dei documenti, che hanno tutti i crismi dell'autenticità, ma del loro contenuto.
Mi sono concentrato allora sui personaggi citati da "Mister X" quali componenti il fantomatico Gabinetto RS/33.
Il solo Marconi è tutto un programma: la sua vita è avvolta nel mistero, come pure la sua morte, avvenuta improvvisa e solitaria nel '37, ufficialmente per un malore; non meno coperti dal riserbo furono i suoi studi, sia per quanto concerne il raggio della morte che le altre armi non convenzionali (ivi compresi i dischi volanti?).
Marconi era, come il Belluzzo delle V-7, Morgagni della Stefani e presumibilmente il mittente di parte degli X-files fascisti, un senatore. Ed un clan senatoriale sembrava dirigere il Majestic 12 fascista; i cui componenti provenivano dagli ambienti scientifici universitari, come il chimico e chirurgo Filippo Bottazzi di Napoli, che negli anni Trenta era membro del comitato direttivo della rivista scientifica internazionale "Scientia", assieme a Vallauri di Napoli (che "Mister X" cita erroneamente come Dallauri), Pirotta e Severi di Roma.
Bottazzi aveva fondato, nel 1925, la Società italiana di biologia sperimentale; aveva poi lavorato per il CNR ed in seguito si era dedicato all'insegnamento, presso l'università di Napoli, sino al 1937. La sua presenza, come chirurgo, in un team di studio sugli UFO spinge ad azzardare che i fascisti non avessero raccolto evidenze fisiche solo sui dischi...
Quanto a Gaetano Arturo Crocco, altro personaggio citato nei files fascisti, era un ingegnere aeronautico di Napoli, fondatore della Società Italiana Razzi (la NASA gli ha dedicato un cratere lunare e tuttora lo commemora nel proprio sito Internet, assieme a Condon!); ha ideato una turbina a gas (Belluzzo studiava invece quelle a vapore, applicabili alle V-7); ha lavorato per la Marina Militare ed ha costruito dirigibili armati con telebombe. Inventore e personaggio versatilissimo, è indubbiamente l'elemento maggiormente interessante di tutto il team: si occupava di "iperaviazione", cioè di viaggio nello spazio con il superamento della barriera del suono. Progettava molto seriamente il sistema per "rendere abitabili Marte e Venere", con l'invio di uomini a bordo di razzi che "utilizzassero l'energia derivante dall'esplosione dei prodotti delle reazioni nucleari, raddrizzando l'asse terrestre per avvicinare alla terra le orbite dei due pianeti" (sembra di sentire la teoria del viaggio intergalattico di Bob Lazar!).
Nella vita di questo bizzarro quanto geniale personaggio c'è però un buco, tra gli anni Trenta e Quaranta (come per Belluzzo); non si sa cosa abbia fatto in quel periodo, e ciò è coerente con la militanza in un ente supersegreto.
Chi scrive sta conducendo ancora indagini sui componenti del Gabinetto RS/33, e dunque il caso è ancora aperto. Ma un ulteriore dato balza all'occhio. Il "clan dei napoletani" ebbe un ruolo di rilievo nelle investigazioni sugli UFO.
Nei documenti del '36 si accenna ad un incontro segreto del Duce con il team UFO; ebbene, la stampa dell'epoca ci conferma che in quella data Mussolini si trovava in Irpina, ufficialmente per incontrare la gente del Meridione; nulla di più facile che, in una pausa tenuta segreta, abbia avuto un abboccamento con Bottazzi, Crocco e Vallauri per discutere degli avvistamenti in Veneto. "Casualmente" nello stesso momento il ministro della propaganda nazista Goebbels visitava Venezia, dunque l'area dei recenti avvistamenti...
Una frase enigmatica
In quest'ottica assume una diversa consistenza il discorso che il Duce tenne diversi anni dopo alla Federazione fascista dell'Urbe, al Teatro Adriano il 23 febbraio 1941.
Il testo, riportato integralmente sul Giornale d'Italia del 25 febbraio 1941, concludeva con una frase sibillina: "É più verosimile che gli Stati Uniti siano invasi, prima che dai soldati dell'Asse, dagli abitanti non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su inimmaginabili fortezze volanti".
Per anni gli ufologi hanno pensato che questa frase, che concludeva di botto il discorso, senza nulla aggiungere o togliere e staccata dal resto, fosse una semplice battuta. Oggi, viene da pensare che avesse altri significati.
É solo un'idea un po' folle, ma il tono dei rapporti e la presenza di chirurghi o biologi nella commissione non dà adito a pensare che i fascisti potessero avere dei resoconti anche su eventuali umanoidi?
Certo, se fosse atterrato un Grigio nell'Italia del '33, la notizia dell'apparizione di una simile "mostruosità" (tale sarebbe stata considerata) non avrebbe potuto essere tenuta nascosta.
Ma ammettiamo che da un UFO fosse sceso un Nordico. Un simile evento non sarebbe stato reinterpretato da fascisti e nazisti come una conferma all'idea bislacca dell'esistenza degli Immortali Ariani (che Hitler mandò a cercare sino nel Caucaso, ove secondo la leggenda avrebbero avuto una occulta dimora)?
Sia come sia, nel suo discorso Mussolini fu, volente o nolente, profeta: l'anno seguente gli UFO si mostrarono in maniera massiccia su Los Angeles e furono fotografati mentre venivano presi di mira dalla contraerea.
IL PARERE DELL'ESPERTO
Intervistato in merito agli X-files di Mussolini il dottor Andrea Bedetti, giornalista di "STOP" e "Historia" ed esperto di storia fascista e nazista, ci ha dichiarato:
"Sulla base dei primi documenti divulgati (le veline del '33, N.d.A.), la prima impressione è stata quella di una "mezza bufala"; non posso però escludere la reale esistenza di un Gabinetto RS/33. Ho consultato la Storia del fascismo di De Felice, la fonte più completa ed attendibile, e non ha trovato traccia di De Santi; ciò non significa che questi non esistesse, anzi, i servizi segreti sceglievano di proposito gli elementi più anonimi e maggiormente manovrabili. Quanto all'OVRA, l'Organizzazione di Vigilanza e Repressione Antifascista o servizio segreto fascista, essa aveva decine di cellule distinte che agivano su specifici argomenti (poteva dunque esservene una per gli aeromobili non identificati); era gente veramente in gamba; riferivano a Mussolini ma solo in parte; chi deteneva tutti i poteri era il capo dell'OVRA Bocchini, che addirittura teneva sotto controllo il telefono del Duce. L'OVRA lavorò molto efficacemente. Nel caso del presunto Gabinetto la documentazione che secondo i documenti andava inoltrata a Mussolini poteva essere senz'altro prima deviata verso il capo dell'OVRA, che decideva se e cosa filtrare. Quanto al periodo, era il migliore per insabbiare eventi di questo tipo. L'arco di tempo compreso fra il '33 ed il '40 vide il massimo consenso al fascismo; fu l'epoca in cui il Duce ebbe un potere assoluto. In più in quegli anni - e fino alla guerra - l'Italia fu all'avanguardia in campo aviatorio; già dopo la Prima Guerra Mondiale i quadri aeronautici americani venivano in Italia ad addestrarsi alla scuola di Italo Balbo (citato negli X-files fascisti, N.d.A.); non mi stupisce affatto, ma ritengo plausibile, l'esistenza di un Gabinetto che studiasse le strane "aeromobili", non con l'intento, tipico di un centro ufologico, di capire se fossero aliene, ma per scoprire come funzionassero quelle macchine volanti. L'Italia aveva il primato assoluto dello spazio aereo, quindi la nascita di un tale Gabinetto non era affatto illogica.
Circa le lettere ed i telegrammi del '33, il modo di scrivere, il lessico, l'impostazione burocratica sono dell'epoca; un eventuale falsario sarebbe dunque padrone del livello lessicale e glottologico di quel periodo. Circa i riferimenti alle disposizioni impartite su carta intestata senatoriale, e all'appunto che un senatore non avesse potere e dunque non comandasse certo il Gabinetto RS/33, è vero che durante il fascismo il potere esecutivo era tutto nelle mani del Governo, ma dobbiamo distinguere tra i senatori "monarchici" ed i senatori fascisti della prima ora; questi ultimi, i "fedelissimi", avevano sì un potere grandissimo. Non comandavano ai prefetti, come si intuisce dalla "nota personale riservatissima", ma potevano comunque "invitarli" ad eseguire determinate disposizioni, il che valeva come un ordine. Del Gabinetto RS/33, nei carteggi si dice che era il Duce in persona che forniva le indicazioni, e dunque comandava ai prefetti. L'eventuale senatore della carta intestata si poteva dunque avvalere di ciò. Il Gabinetto riferiva a Mussolini e, si dice, dopo la guerra tutta la documentazione fu distrutta. Quella ufficiale, presumo, perché tutta quella riservata che il capo dell'OVRA non necessariamente mandò al Duce rimase da qualche altra parte, ed è probabilmente la stessa che sta fuoriuscendo ora. Quanto alla considerazione che i servizi segreti stranieri non abbiamo mai rivelato l'esistenza di tale Gabinetto, non si può escludere che abbiano agito così non perché non ne fossero a conoscenza (perché 'il Gabinetto RS/33 non esisteva') ma perché operarono anch'essi un cover up. In definitiva, non posso escludere che lo scenario delineato in questi documenti potesse esistere proprio nei termini da essi precisati...".
"NEGARE OGNI VERSIONE" È LA PAROLA D'ORDINE
"Il fatto è da attribuirsi esclusivamente ad un fenomeno ottico". Così il Regime insabbiava l'avvistamento dell'aeronave misteriosa del 1936. UFO "ante litteram" durante il fascismo?
Essendone stata destinataria (anonimamente ed in fotocopia) poco prima, nel settembre del 1999 la rivista diretta da un contattista stigmatizzato italiano ha pubblicato alcuni documenti di epoca fascista, apparentemente collegati a manifestazioni ufologiche di quel periodo. Tale testata vi ha dato ampio risalto, affidando le indagini ad uno studioso del fenomeno campano che sostanzialmente ha avanzato le sue riserve sul materiale di cui trattasi.
In linea di principio tale atteggiamento può essere comprensibile, trovandosi di fronte a documenti di difficile autenticazione, pervenuti da una fonte anonima e che tale ha inteso rimanere anche nel caso di successivi invii.
Noi ci siamo mossi sempre in modo diverso. Solo quando gli elementi a nostra disposizione erano tali da essere ritenuti coerenti e fondati su una documentazione di un certo spessore abbiamo espresso notizie e valutazioni. E ciò - se mai ce ne fosse bisogno - spiega la ragione per la quale finora siamo rimasti in silenzio. Noi, che da tempo eravamo a conoscenza della cosa e stavamo effettuando le verifiche più opportune lontano dai riflettori di una facile pubblicità in attesa di fornire dati più credibili.
Ma cominciamo dall'inizio.
Con un normale inoltro postale, e affrancatura da 1850 lire, il 3 febbraio 1996 (indirizzata all'allora recapito personale del sottoscritto, in via Odorico Da Pordenone 36 in Firenze) la rivista del CUN riceve una busta di medio formato contenente una serie di documenti originali. Originali, ripetiamo. Non fotocopie.
In primis, una busta aperta, apparentemente sigillata all'origine, con l'intestazione "Senato del Regno" nella parte posteriore, ove i due lembi incollati presentano entrambi un tratto sinusoidale a penna stilografica a garanzia della chiusura, e la sigla del mittente: la stessa che per due volte, in basso a destra come a sinistra, figura sull'intestazione della missiva, vergata in stampatello sempre con penna stilografica.
Testualmente: "Riservatissimo - a mani di S:E: Galeazzo Ciano". In altri termini, si tratterebbe di materiale inoltrato in via riservata al genero di Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo all'epoca. Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, era in pratica il "numero due" del Regime.
Quindi una lettera autografa scritta a penna stilografica su quattro facciate, su carta intestata dello stesso tipo della busta precedente: "Senato del Regno", con la triplice scritta "Fert" sotto lo stemma sabaudo con ai lati il fascio littorio. La missiva è firmata "Andrea", è indirizzata ad un non meglio identificato "Valiberghi" (?) ed è datata 22 agosto XIV dell'Era Fascista: il 1936.
Poi una cartolina postale in uso presso il Senato del Regno per la corrispondenza in franchigia, con vari appunti scritti sempre con penna stilografica su entrambe le facciate.
Infine un biglietto anch'esso intestato "Senato del Regno" come gli altri sopra menzionati, datato 30.VIII.XIV E.F. (ovvero 8 giorni dopo), sempre vergato in grafia corsiva con stilografica e firmato "Andrea" al pari della lettera.
Pur non essendo specificamente indirizzato a qualcuno, l'autore sembra ragionevolmente rivolgersi alla stessa persona destinataria della missiva del 22 agosto, facendo riferimento allo stesso argomento trattato da quest'ultima.
Il timbro di partenza postale della busta pervenutaci il 3 febbraio 1996 e contenente quanto sopra descritto non risulta purtroppo leggibile.
Ma, meglio del nostro mero elenco, varrà per il lettore la vista di detti documenti, riprodotti dagli originali (ribadiamo: originali) e la lettura della trascrizione che, per maggiore chiarezza, qui riportiamo:
[wbf]SENATO DEL REGNO
22 agosto XIV (1936)
Caro Valiberghi (1)
ti confermo quanto hai saputo da Valminuti (1).
Anche se la Prefettura di Venezia sta attivamente svolgendo indagini, non c'è nulla di chiaro sulla storia della aeronave misteriosa!!
Fu avvistata nella mattina (e non nella serata) di lunedì. Era un disco metallico, netto, lucente, largo dicono dieci o dodici metri.
Dalla base vicina sono partiti due cacciatori, ma anche a 130 km/h non sono riusciti ad accostarlo. Non emetteva alcun suono, e questo farebbe supporre si trattasse di un aerostato. Ma nessuno conosce palloni che volano più veloci del vento. So per certo che è stato veduto da altri piloti d'aviazione, anche da quel Marinelli che ha poi fatto il rapporto che è arrivato a mani di Ciano.
Poi, dopo circa almeno un'ora, dopo che questo forse era passato sopra Mestre, è stato visto (e questo ancora tu non sai) una sorta di lungo tubo metallico, grigio o ardesia. Nel rapporto del confidente S.X. è così raffigurato:
[img]http://www.ufoforum.it/public/data/Sheenky/2013827112316_1.jpg[/img]
Quello che ho indicato in A era descritto come una specie di torpedine aerea, con finestrini ben evidenziati. Da questi pertugi rettangolari partivano luci alterne ora bianche ora rosse. In B sono due "cappelli", due cappelli come da prete: larghi, rotondi, con una cupola al centro, metallici e seguivano la torpedine senza mutare le posizioni relative.
Questi ordigni facevano fumo, bianco e durevole.
La Prefettura ha aperto un'inchiesta, ma puoi immaginare che farà poca strada e avrà l'esito che ebbe quella del '31.
Il Duce ha espresso le sue preoccupazioni, perché dice che se si trattasse di veri aeromobili inglesi o francesi dovrebbe rivedere tutta la sua politica estera. So per certo che ha detto a Starace e altri "Se dispongono di tali ordigni, possiamo aspettarci la guerra a giorni e, questo è peggio, la guerra a modo loro!!"
Posso informarti che sono del tutto infondate le voci che vogliono esplosa l'aeronave. Ti farò avere notizie certe non appena ne disporrò.
Andrea[/f]
[wbf]CAMERA DEI DEPUTATI
Tribuna della Stampa
Per Zoppani (1)
1) Intervenire direttamente -
2) Il Duce - Segreteria particolare 47
Telefonata di Ciano
Avvistata alle ore 15.30 secondo M.F.
oggetto simile a Saturno
L'Aeronautica à distribuito un questionario a tutti i piloti operanti nella zona.
Negare ogni versione. Il fatto è da attribuirsi esclusivamente a un fenomeno ottico.
li Duce segue personalmente l'accaduto.
L'allarme è esteso a tutta la zona aerea del Nord Est.
luce giallo aranciata a tratti bianco intensa
lampi regolari - fumo e scintille -
Sono armati? Sono amici?
Sono già stati visti in altre occasioni?
573
Carati[/f]
[wbf]SENATO DEL REGNO
30. VIII.XIV E.F.
Purtroppo non posso fornirti di fotografie.
Ne sono state scattate almeno una dozzina, ma sono strettamente riservate per il Duce e pochi altri di cui non conosco i nomi. So soltanto che sono fotografie scattate dall'aeroplano che inseguiva l'aeromobile fra Lido e Venezia. Non conosco nessuno che le abbia vedute e dubito che quello che ti ha detto Aldini (1) risponda a verità. Ti ripeto che questo affare è personalmente seguito dal Duce.
Andrea[/wbf]
[wbf]CARTOLINA POSTALE
SENATO DEL REGNO
Telegramma di Boni (1)
I nomi dei testimoni della aeronave di Venezia sono secondo Guglielmi:
Genai - Tolmini - Venanzi - MVSN (2)
Incaricare Zoppani della ricognizione.
Udienza riservata col Duce ore 15.30 del 30 agosto.
SENATO DEL REGNO
Varallo
Aosta-Genova
Segreteria personale
724303[/wbf]
Note:
1. I nomi Valiberghi, Valminuti, Aldini e Boni sono l'interpretazione ritenuta più valida nella difficoltà di decifrare esattamente la scrittura corsiva dei documenti originali.
2. La sigla "MVSN" sta per "Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale".
Il misterioso mittente non si fermava qui.
Infatti, il 19 febbraio 1996, a poco più di tre settimane dal primo invio, da Borgo Maggiore di San Marino ci veniva spedita una busta affrancata con un francobollo italiano da 750 lire, che veniva tuttavia annullata con timbro postale della Repubblica di San Marino. Essa conteneva un telegramma "lampo" (ovvero urgentissimo) inoltrato dalla "Agenzia Stefani" di Milano (l'ANSA dell'epoca) a firma "Antonelli".
Il testo recita:
"DISPONESI ASSOLUTA SEGRETEZZA SU AERONAVE NON QUALIFICATA DI CUI AT RAPPORTO RISERVATO 23/47 STOP SEGUE LETTERA STOP".
Gli enti in indirizzo non sono precisati, ma sul testo si legge la dicitura "Copia", stante a significare che si tratta di un documento d'archivio per memoria di chi si era occupato della questione. Anche in questo secondo caso il modulo per telegramma, dell'Ufficio Telegrafico di Milano, è un originale manoscritto con grafia corsiva vergata a mezzo penna stilografica.
Infine, il 29 marzo 1996, e cioè una quarantina di giorni dopo, ci veniva inoltrata per via postale una terza lettera, stavolta dalla Francia. Sul francobollo francese si intravede il timbro di Parigi.
Come nel caso degli altri due precedenti invii, l'indirizzo del destinatario è dattiloscritto e battuto dalla stessa macchina da scrivere. Quest'ultima missiva conteneva un foglio originale con diverse scritte, annotazioni e disegni, intestato "Camera dei deputati - Tribuna della stampa". L'argomento è inequivocabilmente lo stesso: l'aeronave misteriosa del 1936. Lo si evince da note e schizzi, il tutto come sempre vergato con una stilografica a mano.
L'inoltro di tale materiale di fonte anonima non poteva non indurci, pur nella massima cautela, ad effettuare una serie di verifiche.
In primo luogo, un'analisi contenutistica dei testi veniva sottoposta a piloti ed esperti aeronautici. Ne scaturiva l'opinione che la forma e certe espressioni erano coerenti con il linguaggio in uso negli anni Trenta, come ad esempio l'espressione "cacciatori", antesignana di quella abbreviata "caccia" poi diffusasi con gli anni Quaranta, la "a" accentata invece di "ha". Ma naturalmente tutto ciò non bastava a convincere della eventuale autenticità del materiale, la cui provenienza anonima costituiva un pesantissimo handicap. Ci voleva altro.
Successive e fortunose indagini ci portarono a constatare che anche il quotidiano bolognese "Il Resto del Carlino" aveva ricevuto materiale analogo che però, data la fonte anonima, non era stato preso in considerazione.
Di qui la necessità di affrontare il problema da due diversi punti di vista. Prima, verificando se i fatti in oggetto potevano in qualche modo trovare riscontro nella realtà di eventi dell'epoca in qualche modo documentabili; poi, attraverso specifiche perizie scientifiche sui documenti stessi che, in quanto originali, potevano consentire una "expertise" tecnico-scientifica atta a dichiarare la loro eventuale genuinità a livello di datazione.
E se oggi produciamo il materiale pervenutoci, rompendo infine un silenzio di quasi quattro anni, è perché siamo finalmente giunti a delle conclusioni, sia a livello storico sia di verifica tecnica dei documenti.
GABINETTO RS/33: DAGLI UFO ARRIVÒ IL RAGGIO DELLA MORTE
Il caso dei files fascisti spinge a rivedere parte dell'ufologia di Stato conosciuta ed a riconsiderare molti esperimenti segreti nazi-fascisti.
Proseguono le ricerche sui "files" fascisti. Secondo questa documentazione, recentemente emersa ed inviata a più riviste di settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza di Roma avrebbe segretamente operato un team di scienziati impegnati a capire la natura di strani "velivoli non convenzionali" (che oggi chiamiamo UFO), dopo che uno di essi sarebbe atterrato presumibilmente in Lombardia nel ‘33, recuperato in tutta fretta dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla.
Nel precedente articolo abbiamo sottolineato come tali documenti siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato "Mister X".
É stato "Mister X" - il cui coraggio non possiamo non sottolineare - che ha fatto conoscere alla comunità ufologica italiana l’esistenza del team di studio UFO fascista, noto come "Gabinetto RS/33", che avrebbe avuto come braccio armato la polizia politica segreta di Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.), incaricata di bloccare qualsiasi fuga di notizie; che avrebbe operato con la copertura delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano), delle prefetture, dell'Agenzia di stampa Stefani; che sarebbe stato fondato su proposta di Giovanni Gentile e capitanato nominalmente dal fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente volontario) e "de facto" da un certo dottor Ruggero Costanti Cavazzani (pseudonimo probabilmente ricavato dal cognome di un noto politico popolare filofascista) e dall’astronomo Gino Cecchini (in seguito direttore dell’Osservatorio di Pino Torinese).
Sempre secondo "Mister X", nel 1940 il controllo pressoché totale sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri erano più propensi a credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe passato ai nazisti.
La storia ha inizio
Nei limiti del possibile, abbiamo verificato tutti gli elementi fornitici col contagocce da "Mister X". Impresa non facile, visto che dei componenti il Gabinetto l’Anonimo aveva fornito soltanto i cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per di più). Ma ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le "rivelazioni" altamente credibili.
Vera è la storia che Marconi non partecipò mai alle sedute del Gabinetto; il diario della figlia Degna (abbiamo cercato di contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni fa) riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del mondo, nel corso di una serie di test sulla radiotelegrafia; dunque, non poteva certo essere parte attiva nelle riunioni del Majestic 12 fascista.
Quanto al referente del Duce nel team supersegreto, il "conte Cozza" di cui parla "Mister X", è esistito ed altri non era che il senatore Luigi Cozza, conte e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Credibili anche gli altri membri del Gabinetto RS/33: senatori i burocrati dirigenti, scienziati non troppo in vista (e dunque con garanzia di maggiore riservatezza) i tecnici.
Costoro, per come li ho identificati, erano:
- il chirurgo e biologo sperimentale Filippo Bottazzi dell'università di Napoli;
- l'ingegnere aeronautico Gaetano Arturo Crocco, fondatore della Società Italiana Razzi e teorizzatore della colonizzazione dello spazio;
- il botanico Romualdo Pirotta della Sapienza di Roma (intimo amico di quel professor Filippo Eredia che nel 1946 screditò un'ondata di avvistamenti di "razzi fantasma" sull'Europa);
- il genio matematico Francesco Severi, che fu insegnante alla Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle Scienze;
- Giancarlo Vallauri (che "Mister X" chiama erroneamente "Dallauri"), insegnante di elettrotecnica e ferromagnetismo ed Accademico dei Lincei;
- il chimico Francesco Giordani dell'Università di Napoli;
- un certo Debbasi, più probabilmente Dante De Blasi, medico igienista che insegnò alle università di Napoli e Roma e che nel '42 divenne un accademico pontificio (come Severi).
Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse poi parte attiva, sembra confermare quanto sostenuto da "Mister X", cioè che il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno UFO, o quanto meno, una parte del team. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di un chimico, un biologo ed un medico (ma forse nuovi documenti, magari riferiti ad IR-3, debbono ancora vedere la luce, riservando ulteriori sorprese).
Elemento interessante di questa "UFO-connection" è che il team presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico, chimico-biologico ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre dipendenti de La Sapienza di Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel Comitato Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni Gentile (membro del Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel '33 su un progetto del conte Cozza (del Gabinetto RS) e diretto dal '27 al '37... da Guglielmo Marconi!
Il dato curioso è che a tutt’oggi il CNR, i cui vertici forse qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul fenomeno UFO (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora Ministro alla Difesa Spadolini cercò di incaricare il centro delle ricerche sui dischi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla cui genuinità il CNR espresse forti dubbi, nonostante l’accredito dei militari di Bruxelles.
L’insieme di coincidenze che legano tutti questi personaggi è troppo corposa per essere casuale e gioca a favore dell’autenticità dei fatti.
In alternativa, avevo pensato ad un falso molto ingegnoso ideato da persona particolarmente addentro all’establishment citato, dunque membro egli stesso del CNR, ma era un’ipotesi assai remota, che la perizia sui documenti originali ha allontanato definitivamente. In più, sapevo che di eventi UFO nel ‘33 ve ne furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro di Pinotti (1), che ha scritto:
"É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano Ferrini, allora sedicenne, osserva con molti altri testimoni un 'sigaro volante' che attraversa, apparendo e scomparendo fra le nuvole, tutta la volta del cielo in una trentina di secondi, verso le 14.30, maestoso e velocissimo. ‘Né prima né dopo ho mai visto qualcosa di simile’, ci ha dichiarato il testimone nel 1991."
Il luogo dell’avvistamento? La città di Forlì, curiosamente proprio uno dei luoghi da cui "Mister X" ha spedito parte dei documenti.
Ipotetici scenari
Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è stato il coinvolgimento di Marconi nel Gabinetto RS/33. Un elemento curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui avrebbe - gli storici non sono concordi - costruito sul finire degli anni Trenta un misterioso "raggio della morte" in gradi di paralizzare all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo un caso ma oggi sappiamo, col senno di poi, che questa è una prerogativa degli UFO! E trovare proprio lo scopritore del raggio della morte in una commissione di studio UFO inevitabilmente adombra il sospetto che i fascisti studiassero... retroingegneria aliena!
É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa indagine le combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi diventano oggi giorno sempre più numerose.
Che dire, del raggio della morte? La maggior parte degli storici e degli scienziati pensano fosse una bufala propagandistica messa in giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini dietro questa leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto di costruzione del radar (2); per Antonio Spinosa era invece un’arma in grado di carbonizzare le persone (3); parzialmente scettico si è detto un altro storico, Aurelio Lepre (4), ma un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa diversamente:
"Negli ultimi mesi, negli ultimi anni della vita di Marconi ricorre più di una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio della morte. L'incredibile invenzione è respinta da alcuni, ma trova conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo 1945, più che un'intervista un soliloquio alla presenza di un giornalista, Ivanoe Fossani, nell’isoletta di Trimefione, nel Garda, di fronte a Gargnano. Quella sera, fra tante cose, si parlò anche di Marconi e dei suoi ultimi esperimenti ai quali assistette il duce che disse in proposito: ‘Sulla strada di Ostia, ad Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto. L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’."
Questa versione è stata confermata ad un giornalista anche da Claretta Petacci, che del Duce fu amante e confidente.
Il raggio della morte
Vero o falso? La "leggenda" vuole che Marconi, in crisi esistenziale, rifiutò di cedere ai fascisti il brevetto di un'arma così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre udienza in Vaticano nel '33. Non dimentichiamoci poi che fu Marconi l’ideatore della Radio Vaticana. Con il Pontefice era dunque in strettissimo rapporto). Pochi mesi dopo, prosegue la storia, il fisico moriva improvvisamente, solo e dimenticato (in realtà non era affatto solo; al suo capezzale c'erano il medico e la figlia Degna), portandosi nella tomba i segreti di quest’ipotetica arma.
In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i nazisti, in conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio ancora, grazie ai maneggi della Gestapo.
Solo l'anno scorso si è scoperto, difatti, che Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, spiava il Duce e passava informazioni alla polizia segreta nazista (6); secondo uno studio dello storico Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non si spiegherebbe altrimenti l'episodio che stiamo per raccontare.
Nel libro "Situation red, the UFO siege!" (7) Leonard Stringfield, il primo fra gli ufologi a dare credito, vent'anni fa, alle rivelazioni militari sugli UFO-crashes, cita "en passant" un episodio sbalorditivo.
Scriveva Stringfield nel 1977:
"Secondo una fonte piuttosto attendibile, il figlio di un ex membro del Ministero degli Interni degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne nella città di Essen. Nell'ora di punta del traffico si fermò tutto ciò che era elettrico e meccanico: automobili, autobus, tram, motociclette, orologi. Il padre, che era ad Essen, ricordava che quando il momento di depressione fu al culmine, durante una decina di minuti, le automobili non erano nemmeno in grado di suonare il clacson. A quei tempi la risposta era scontata: una manovra sperimentale delle armi segrete di Hitler! I giornali tedeschi non parlarono dell'episodio, ma i dati informativi che descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a Washington agli enti competenti. Naturalmente il tempo a dimostrato che i tedeschi non possedevano un'arma di tale potenza, altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito disastroso per gli Alleati."
Se questa storia non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò: gli UFO c'entravano solo indirettamente; il black out di Essen era stato realmente causato dal raggio della morte che i nazisti avevano - forse - sottratto ai fascisti.
Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e con certi esperimenti di "radiodisturbo" effettuati dai tedeschi, i più famosi dei quali videro la costruzione di dischi volanti infuocati e radiocomandati (le "feuerball" o palle di fuoco), che interferivano con i radar ed i motori degli aerei (8).
Certo, sappiamo che il raggio della morte, se mai è esistito, non venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci volle troppo tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile tecnologia "avanzata".
Il giorno dopo la caduta degli Dei
Molto probabilmente, lo abbiamo già detto nel precedente articolo, i files fascisti diedero un impulso alla costruzione dei dischi volanti nazisti, le V-7.
Che i tedeschi iniziassero nel 1941 a costruire velivoli discoidali, in tutto e per tutto simili agli UFO, è un dato di fatto confermato pubblicamente, negli anni Cinquanta, da diversi personaggi che presero parte a questi esperimenti; dal pilota Rudolph Schriever, la cui V-7 venne testata a Praga il 14 febbraio 1945, all'ingegnere milanese Giuseppe Belluzzo, che ammise di avere costruito i velivoli discoidali, dal "padre dell'astronautica" Hermann Oberth ad Andreas Epp, ingegnere del Reich che costruì un minidisco a Bremerhaven nel ‘43, con il quale sognava addirittura di colonizzare la Luna e che nel maggio del 1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera di Padova (9).
I diversi autori, come pure gli storici che si sono occupati della vicenda quali Rudolf Lusar (10), concordano nel ritenere che lo sfondamento del fronte russo impedì al Reich di perfezionare quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i dischi volanti nazisti vennero distrutti dai tedeschi o - in minima parte - recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi cinquant'anni, difatti, ne hanno costruito diverse versioni, dai modelli "Rossyia" all'"Ekip", tutte scarsamente funzionanti).
Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste in qualche modo rimase, presso i vertici militari Alleati. E certamente contribuì a diffondere, presso certi strati dell’Intelligence russo-americana, la credenza che gli UFO fossero in realtà prototipi di brevetti nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A cominciare dall’avvistamento di Kenneth Arnold.
Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti, Walter e Reimar Horten, iniziavano a progettare degli ordigni triangolari. Costruirono i primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i successivi sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli UFO terrestri a forma di V, detti "ali volanti" o modelli Horten (11).
Alla fine del conflitto, l’Horten cadde nelle mani degli americani e venne nascosto nella base di Silver Hill, nel Maryland.
Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala volante Northrop, e molti anni dopo lo Stealth. Quando, proprio nel 1947, esplose la mania dei dischi volanti, quei pochi ufficiali dell'Intelligence che erano al corrente di questi progetti, e forse anche dei files fascisti, pensarono che gli UFO altro non fossero che armi segrete. Kenneth Arnold diceva di averne visti nove, di questi ordigni e, sebbene la stampa li raffigurasse circolari e a coda di rondine, avevano la forma di una mezzaluna (basti vedere i disegni originali del pilota americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing Bombers costruiti nella celebre base (ritenuta "degli UFO") di Muroc. L'US Aire Force in seguito fece sparire ogni traccia di questo progetto (12).
Ma c'è una prova, una rarissima fotografia che mostra i nove ordigni tutti in fila.
Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi extraterrestre dei dischi, ma mi induce a riflettere su quanto poco si sappia, a distanza di oltre mezzo secolo, dei maneggi dei governi sui dischi volanti. Alieni e non.
Note e bibliografia:
1. R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori, Milano 1992.
2. U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.
3. A. Spinosa - "Mussolini, il fascino di un dittatore", Mondadori, Milano 1989.
4. A. Lepre - "Mussolini l'italiano", Mondadori, Milano 1995.
5. B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.
6. "La Petaccì spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" del 12-12-99.
7. "Assedio UFO", SIAD, Milano 1978.
8. R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia, Milano 1968.
9. "Gazzettino del lunedì" del 29-5-69.
10. R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag, Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War", Neville Spearman, Londra 1959.
11. H.P. Dabrowskì - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.
12. E. Maloney - "Northrop flying wings", WWIl publications, Corona del Mar 1980.
Altri documenti controllati:
G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia 1942.
M. Coppetti - "UFO arma segreta", Mediterranee, Roma 1978.
M. Franzinelli - "I tentacoli dell'O.V.R.A.", Bollati Boringhieri, Torino 1999.
A. Lissoni - "GLI UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.
U. Maraldi - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani, Milano 1943.
M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.
D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano 1993.
A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in "Giorno" del 23-12-99.
A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona 1984.
TUTTI I PROTAGONISTI, MINUTO PER MINUTO
Alfredo: misterioso personaggio cui è rivolta una lettera Stefani che fa riferimento al Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del giornalista milanese Alfredo Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A. che agiva sotto uno pseudonimo "numerico" (203), come presumibilmente le persone implicate nei files fascisti.
De Santi: è probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli 007 fascisti, uomo di punta per i contatti con le spie naziste; per capire quanto fosse in gamba si pensi che, dopo la guerra, riuscì a spacciarsi per antifascista e venne persino premiato con una medaglia da De Gasperi in persona. Per molti anni si pensò che non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al di là di ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo Petacco, che ha identificato in "De Santis", "Nostromo", "Luigi Grassi", "Grossi" o "David" (tutti pseudonimi) un certo Tommaso David, colonnello di Frosinone fondatore del gruppo spionistico Volpi Argentate ed in seguito capo dei servizi segreti di Salò.
Marconi: credeva negli extraterrestri, ed ha rilasciato al riguardo diverse dichiarazioni; riteneva si potesse comunicare con loro via radio; inoltre, dopo i fatti del ‘33, ebbe
10/12/2013, 16:11
GLI UFO FILES FASCISTI - PARTE 2
UFO NEGLI ANNI TRENTA?
DICEMBRE 1937: STRANI "BOLIDI" NEI CIELI ITALIANI
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H. 35'
POZZY MARKBREITER A.
BAURA (FERRARA)
Il signor A. Pozzy Markbreiter viaggiava in auto nei pressi di Baura (Ferrara). Improvvisamente fu sorpreso da una luce intensa, che gli illuminò vivamente la strada, come per il sopraggiungere di una macchina con i fari abbaglianti accesi. Quale non fu il suo stupore, quando si rese conto che la luce proveniva da sopra la sua testa ed era emanata da due grossi corpi luminosi ed argentei che si muovevano nel cielo l'uno sulla traccia dell'altro. Essi procedevano da sud-est a nord-ovest. Impressionato dalla novità di ciò che accadeva, il Markbreiter segui con lo sguardo le due "cose" fino ad un'altezza di 30/35 gradi sull'orizzonte, da quando gli erano passate sopra la testa.
Non aveva udito alcun rumore che ne segnalasse l'arrivo; i due oggetti erano scivolati via veloci e silenziosi senza creare alcun fenomeno di disturbo.
FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H.35'
CARlOLATO L.
MALO (VICENZA)
Il geometra L. Cariolato di Malo (Vicenza), appassionato di astronomia, ebbe modo di osservare un fenomeno assai insolito. Alle 17.35' vide un oggetto luminoso, che attraversava il cielo in direzione ovest-est ed a sud dal punto di osservazione. Le sue dimensioni erano circa un terzo del diametro lunare. Ciò che colpì il Cariolato fu il comportamento anormale della "meteora": infatti essa si muoveva con una traiettoria parallela all'orizzonte, lasciando dietro di sé una scia lunga e fumosa.
A metà del percorso si scisse in due parti uguali che continuarono la corsa in fila indiana. L'osservatore calcolò l'altezza a circa 25° sull'orizzonte. Un fenomeno simile e con analoghe caratteristiche fu notato quel giorno anche da S.E. E. Montalbetti, arcivescovo coadiutore di Trento.
FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
DON GIOVANNELLA M.
IAVRÈ DI VILLA RENDENA (TRENTO)
Don Giovannella, un sacerdote di Iavrè di Trento, fu testimone del passaggio di un inusitato "bolide".
Il sacerdote, che non seppe precisare l'ora esatta, vide comparire in cielo un corpo luminoso, che lasciava una lunga scia con strie longitudinali e che si dirigeva da ovest ad est. L'oggetto percorreva sull'orizzonte meridionale una traiettoria a bassa altezza ed a quello quasi parallela.
La durata del fenomeno non superò i quindici secondi, eppure in quel periodo tanto breve il "bolide" cambiò alcune volte colorazione.
FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938.
LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
T. GIUSEPPE ITALO
VALMORBIA DI VALLARSA (TRENTO)
Giuseppe Italo T. di Valmorbia (Trento) avvistò, ad una ora che non ricorda esattamente, una "meteora" che si muoveva con un comportamento insolito. Infatti essa attraversava il cielo a quota assai bassa, percorrendo una traiettoria parallela all'orizzonte.
L'avvistamento durò circa dieci secondi.
La "meteora" lasciava dietro di sé una lunga scia, costellata di particelle luminose, che si spegnevano scendendo verso terra.
Prima di scomparire dietro un colle situato a sud-est dell'osservatore, lo strano corpo celeste si suddivise in tre parti che proseguirono il loro cammino in fila indiana.
FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938
IL PRIMO VERO UFO
Abbiamo già segnalato l'esistenza di nove prototipi della "Flying Wing" della Northrop derivata dall"'Horten" nazista, pubblicando la foto dell'intera squadriglia al suolo sulla pista californiana di Muroc Air Field. Nel contempo abbiamo anche suggerito che il primo avvistamento di UFO considerato come tale, quello di Kenneth Arnold del 24 giugno 1947 (che avvistò una formazione in fila indiana di nove aeromobili che "scivolavano in aria come dei piattini lanciati sull'acqua" donde il termine "flying saucers", piatti volanti, subito dopo coniato dai giornalisti), fosse in realtà da collegarsi al volo di questi nove prototipi lungo la costa del Pacifico (dalla California allo Stato di Washington, fino alle zone di Monte Rainier).
La ragione c'era, eccome. infatti il disegno degli oggetti visti da Arnold, realizzato dallo stesso interessato, mostra una forma a falce lunare molto stretta con al centro una carlinga per il pilota: in pratica, la medesima "silhoutte" dell"'ala volante" della Northrop, derivata dall'"Horten" tedesco, realizzata fra il 1946 e il 1947, appunto.
Tutto chiaro? Sì e no.
Sì perché il parallelo è lecito e di per sé fin troppo lampante; no perché anche altri, in USA e in Spagna, avevano denunciato tale palese somiglianza: che da sola, evidentemente, non basta però per concludere che quel che sembra sia davvero come si pensa.
Tanto più che in pratica Arnold aveva completamente finito col "subire", poi, la "ristilizzazione" dei suoi nove "dischi volanti", apparsa in copertina sul mensile FATE della Primavera del 1948, a pochi mesi dall'avvistamento. Per cui, nell'immaginario collettivo, i suoi UFO "a falce" si sono subito dopo trasformati in quelli di FATE. Che si discostano del tutto dalle "Flying Wings", evidentemente.
E allora? Chi ha ragione?
Oggi siamo probabilmente in condizione di dirlo.
Visto che tutto parte da FATE, mediaticamente destinato come pochi giornali a imporre l'avvistamento di Arnold (che poi, anzi, scrisse un libro a quattro mani proprio con il direttore di FATE Ray Palmer, "The coming or the saucers"), dobbiamo chiederci dunque come mai quella copertina fu realizzata in quel modo. E la risposta oggi noi l'abbiamo.
Sì, perché FATE si ispirò chiaramente alle fotografie (pubblicate a quindici giorni di distanza dal "primo" avvistamento di Arnold dal quotidiano "The Arizona Republic") scattate nel cielo di Phoenix (Arizona) dall'occasionale testimone William Rhodes: due scatti, che impressionarono sulla pellicola un UFO: un velivolo semicircolare a forma di "manta" al centro del quale spiccava un punto ventrale (un foro circolare nella struttura? Una carlinga?); ben diverso da quanto Arnold aveva visto, perciò.
E così quello di Rhodes divenne l'UFO di Amold, e venne imposto definitivamente sulla prima (e corretta) versione "a falce".
Si obietterà l'alta velocità calcolata da Arnold per i suoi UFO (ben tre volte superiore a quella delle "ali volanti"); un calcolo in funzione della distanza e delle dimensioni apparenti dei nove oggetti, che può essere giusto ma anche errato, però.
Non c'è evidentemente molto di più da dire, se non che Arnold ha allora avvistato forse non già degli UFO bensì, paradossalmente, proprio le nove "Ali volanti" della Northrop (una delle quali fu usata poi per alcune scene del film di fantascienza di George Pal "La Guerra dei Mondi", in cui sgancia la bomba atomica contro i marziani invasori); e che comunque, nel caso, ciò non cambia assolutamente niente.
Infatti gli UFO sono stati segnalati ben prima del 1947, ovunque.
Chi studia il problema lo sa e lo ha sempre saputo. E così pure non ha mai considerato Kenneth Arnold un feticcio o un'icona da venerare. Perché il primo vero UFO non è in ogni caso suo, certo. È di tutta l'umanità del passato che ha avvistato da sempre, ieri come oggi, questi misteriosi intrusi nei cieli di tutto il mondo.
D'ORDINE DEL DUCE: "TACITARE" I TESTIMONI
Nuove ricerche d’archivio dimostrano in maniera inequivocabile la connection fra Guglielmo Marconi ed i professori del Gabinetto RS/33. Ed intanto si scopre che all’epoca degli avvistamenti UFO il Duce ordinò che sparissero tutti i testimoni. Con le buone o con le cattive...
A seguito del clamore suscitato dai files fascisti su molti media nazionali, ai primi di maggio chi scrive riceveva una richiesta di incontro da un pilota militare di Milano, incuriosito dai carteggi del Gabinetto RS/33.
Al colloquio partecipava anche il collega Gigi Barone, mio braccio destro nella gestione della sezione milanese del CUN.
Il nostro interlocutore, del quale ovviamente rispettiamo la richiesta di anonimato, era non solo un esperto di Intelligence militare, ma anche un appassionato di storia contemporanea e collezionista di documenti del Ventennio. Era dunque in grado di poterci fornire utili indicazioni sui carteggi mussoliniani.
Gli mostrammo i documenti e questi ci confermò l’esattezza di alcune procedure, come ad esempio la dizione "lampo", realmente in vigore presso i militari, come indicazione d’urgenza di un documento; ma rimase scettico sul grado di segretazione dei telegrammi Stefani e della "nota personale" del Senato, etichettati "riservatissimi" e riferiti all’atterraggio di un UFO in Lombardia.
Il nostro interlocutore ci fece notare che per eventi di quel tipo sarebbe stato più appropriato un grado di "copertura" assai più severo, quali "segreto" o "segretissimo", e ci fece presente che, a tutt’oggi, queste classifiche non sono che le più basse, in quanto ne seguono almeno altre dieci ancor più imperscrutabili.
La ruota volante tedesca
Chi scrive, stimolato dalla considerazione, ha deciso di puntare parte delle proprie indagini in quella direzione.
Appariva difatti palese, sulla falsariga di quanto accadde molti anni dopo a Roswell, che le autorità governative inizialmente non avessero valutato appieno l’importanza dell’evento ufologico. E, pur operandone una pronta censura, non avevano adottato misure di segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato invece militarmente imponibile.
In realtà questo atteggiamento un po’ contraddittorio, grazie al quale vi sono state le fughe di notizie che ci hanno permesso di ricostruire la faccenda seppure con 67 anni di ritardo, era stato confermato anche dal fantomatico "Mister X". Egli, in una lettera inviata ad un’altra pubblicazione del settore, dichiaratasi scettica sui files, aveva sottolineato che solo occasionalmente il Gabinetto RS/33 aveva sposato l’oltremodo destabilizzante tesi degli UFO; la credenza dominante era che i "misteriosi velivoli non convenzionali" altro non fossero che armi segrete di qualche potenza straniera. Ma quale?
Il fatto che nei telegrammi Stefani sul recupero di un disco in Lombardia comparisse la dicitura "riservatissimo" anziché "segretissimo" poteva essere spiegato solo con la credenza che l’UFO fosse stato scambiato per un’arma sconosciuta, italiana oppure tedesca.
Per avvallare questa tesi avevo bisogno di prove, che, puntualmente, sono arrivate.
Dopo una massacrante ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto un tomo del 1930, a firma E. Roggiero ed edito per i tipi della milanese Hoepli, dal titolo "Enimmi della scienza moderna". Il volume, che si occupa della tecnologia all’epoca del Fascio, ad un certo momento accenna alla colonizzazione dello spazio, che sarebbe stata resa possibile grazie... ad un disco volante tedesco!
"Il tedesco Nordung propone in un suo libro di impiegare la forza motrice del sole, catturata per mezzo di specchi raccoglitori dei suoi raggi, per innalzare nelle regioni supreme una ruota volante che potrà contenere nel suo interno viaggiatori aerei", commentava brevemente il testo, che però presentava due disegni dell’ordigno, dalla forma inequivocabile.
Essendo il libro del 1930 era chiaro che il prototipo tedesco, in tutto e per tutto simile ad un moderno UFO, fosse antecedente a quella data.
La Regia Aeronautica Militare italiana, che della Germania era buona amica, era certamente al corrente dell’esistenza di questo ordigno; è lecito dedurne che quando l’UFO lombardo atterrò sul nostro suolo, le alte sfere del fascismo che ordinarono il recupero pensassero a qualche prototipo proveniente dalla vicina Germania (in linea d’aria nemmeno troppo distante dall’Alta Italia). Ciò spiegava le procedure di segretezza non particolarmente restrittive, come pure le fughe di notizie.
Non solo. Nello stesso periodo (per la precisione il giorno precedente l’atterraggio lombardo) la rivista "Il Balilla" aveva pubblicato le foto di un curioso prototipo nostrano, l’aeroplano "tubolare" di un certo ingegner Stipa, dalla forma assai dissimile dagli aerei tradizionali.
Forse vi fu chi, trovandosi di fronte al disco della Lombardia, pensò a qualche nuova diavoleria nostrana.
Far sparire i testimoni
La disillusione sarebbe però arrivata da lì a poco, quando i servizi segreti del Duce si sarebbero trovati dinanzi a qualcosa di veramente alieno alla nostra cultura (mai termine fu più appropriato). E lo si ricava dal violento cover up imposto subito dopo: rifusione di piombi giornalistici; completa censura della notizia sulla stampa nazionale; arresto dei testimoni, allerta di tutti gli uomini dell’OVRA lungo tutta la penisola. E soprattutto, pesanti sanzioni e procedimenti contro chi si fosse azzardato a spifferare qualcosa.
E così il prefetto Bruno di Milano veniva tutt’a un tratto "promosso e spostato" e sostituito dal triestino Gaetano Laino; assai più sfortunato tale Moretti, al quale si accenna in una missiva Stefani rilasciata da "Mister X" ed indirizzata ad un certo Alfredo; Moretti presumibilmente fece una brutta fine (nel testo si accenna anche ad un "caso analogo precedente conclusosi col ricovero in manicomio").
Di quest’ultimo, possiamo dire di averlo identificato con buona approssimazione. Si chiamava Ugo Moretti, viveva a Roma, era un giornalista palesemente di regime (e questo spiega come potesse essere al corrente dell’esistenza del Majestic 12 fascista); scriveva per un giornale per ragazzi, intitolato "Anno XII" (poi "Anno XIII").
Evidentemente, pensando di non combinare nulla di male, ebbe a scrivere del Gabinetto RS/33 o degli avvistamenti UFO; che fine fece non lo sappiamo, ma la lettera divulgata da "Mister X" adombra i sospetti più cupi. Se ne doleva, nella missiva, un cronista della Stefani (la cui firma è peraltro la stessa dei telegrammi dell’atterraggio del ‘33 e della lettera a Ciano circa gli avvistamenti veneti del ‘36) a quell’Alfredo, probabilmente un collega di Milano, forse pure egli collaboratore di "Anno XII".
Abbiamo controllato la lista degli "Alfredo" collaboratori di "Anno XII": ne esistevano solo due, uno a Milano, Alfredo Liotto; ed uno a Messina, Alfredo Occhio.
Una brutta fine deve aver fatto anche il pilota francese che sulle Alpi Marittime ebbe a filmare o fotografare un UFO (qui "Mister X" è stato evasivo).
L’anonimo divulgatore dei files fascisti ha difatti inviato ad altra pubblicazione, a mo’ di sfida, un ritaglio di giornale senza data, che smentiva "ipotesi straniere sulla scomparsa di un aviatore".
"In seguito alla scomparsa di un sergente aviatore francese, che non ha fatto ritorno da una gita sulle Alpi Marittime, alcuni giornali stranieri hanno avanzato l’ipotesi che egli, avendo sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in arresto dalle nostre autorità confinarie - riferiva il quotidiano, aggiungendo - siamo in grado di smentire tali voci fantastiche, nessun arresto del genere essendo stato operato dai nostri reparti di frontiera".
"Mister X" chiedeva all’ufologo di "dimostrare a sé qual è la sua stoffa di ricercatore. Dia un’occhiata alla fotocopia dell’articoletto che le invio. È dell’estate del 1933: riesce a scorgere l’anello che lo collega all’affaire del Gabinetto RS/33? La risposta sarà tanto sbalorditiva, inquietante ed intrigante che si complimenterà da solo per esserci riuscito (se ci sarà riuscito...)".
Non ci risulta che il collega scettico ce l’abbia fatta.
Ma noi del CUN, che siamo dei mastini, sì. Ed abbiamo trovato copia della notizia, che altro non è che (guarda caso!) un dispaccio Stefani, apparso sui giornali "L’Italia", "La sera" e "Regime fascista", rispettivamente del 13, 14 e 15 agosto 1933.
Avendo scoperto poi che nel dossier che "Mister X" aveva inviato nel 1996 al "Resto del Carlino" erano elencati tutti gli avvistamenti fra il ‘33 ed il ‘40, compresi i casi fotografici sulle Alpi, era stato sin troppo facile capire quale fosse la "colpa" del misterioso gitante francese scomparso nel nulla: avere documentato il passaggio di un UFO.
A titolo di mera curiosità riporterò infine il fatto che quando Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33, venne per sbaglio abbattuto dalla contraerea italiana durante un volo, vi fu chi insinuò che si fosse trattato di un evento premeditato ordinato segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era palesemente antigermanico.
Curiosamente nei files fascisti si accenna, con rammarico, proprio alla progressiva germanizzazione del Gabinetto RS, con tanto di esclusione degli italiani, a cominciare dai cronisti Stefani.
Altra curiosità, Balbo, sin dal 1932, collaborava gomito a gomito con il professor Filippo Eredia, direttore dell’Ufficio Presagi della Regia Aeronautica (ovvero l’Ufficio Meteo); curiosamente quest’ultimo nel dopoguerra divenne uno dei classici UFOscettici d’ufficio...
La campagna stampa
Ma nelle mie ricerche d’archivio non ho trovato solo traccia delle sparizioni degli UFOtestimoni e dei giornalisti coinvolti negli eventi di quella travagliata epoca; ho trovato anche molte affermazioni che oggi si potrebbero rileggere come un ben preciso progetto di "cover up" portato avanti di pari passo con un apparentemente contraddittorio "training" ufologico, ovvero una progressiva acculturazione delle masse verso l’accettazione dell’idea dell’esistenza degli extraterrestri.
Questo tentativo, messo in atto in questi ultimi anni dagli americani, era forse stato attuato a casa nostra già negli anni Trenta!
Segno forse che la fazione extraterrestrialista del Gabinetto RS/33 premesse per una rivelazione diretta, pur se controllata e centellinata, mentre altri si opponevano.
Non fu soltanto la "Cronaca prealpina" del 20 giugno del ‘33 a riferire, pochi giorni dopo il recupero del disco in Lombardia, dell’esistenza dei marziani; la notizia era stata riportata, in maniera assai più circostanziata, anche sul quotidiano cattolico "L’Italia" del 21 giugno ed era palesemente un "press release", un dispaccio stampa; dunque ripreso da più giornali per ordine del Duce!
Nello stesso periodo diverse pubblicazioni allineate (e quali non lo erano?) avevano cominciato a bombardare i lettori con notizie astronomiche e di vita sugli altri pianeti, come la rivista "Il Balilla" che fra giugno e luglio del ‘33 dedicò all’argomento diversi servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò chiaramente all’esistenza di "uomini su altri mondi"); o come "L’italiano", che nel settembre dello stesso anno pubblicò la notizia che Marte era abitato.
Ma, quasi a voler creare a bell’apposta confusione, da altre parti fioccarono anche le smentite (la rivista "L’Illustrazione italiana" del 3-9-33 pubblicò un romanzo di Lucio D’Ambra, "Angioli della fine di giornata", che derideva la vita negli altri pianeti) e le insinuazioni sull’esistenza di armi segrete, custodite in hangar altrettanto occulti, come il pezzo apparso a pagina tre de "La Stampa" del 17 giugno del 1933 ed intitolato "I rifugi degli aerei, hangars nascosti".
Questa era certamente la fazione militarista (Balbo in testa?) che propagandava il mantenimento della credenza della supremazia aerea dell’Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali "L’ammirazione francese pel successo delle Ali fasciste", apparso su "La Stampa" due giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota UFOtestimone.
Essi non potevano certo tollerare che si mettesse in discussione la nostra supremazia aerea.
Qualsiasi evento contrario andava negato, i testimoni fatti scomparire.
Ma a sparire in quegli anni furono anche i carteggi.
Occultare i documenti
Nei diari di Ciano, che peraltro vanno dal 1939 al 1943, non vi è traccia del Gabinetto RS/33.
Comprensibile, trattandosi di una commissione segreta.
Più facile invece che ve ne fosse accenno in quelli della Petacci, che era solita annotare fedelmente il contenuto di tutte le conversazioni avute con il suo amante, Mussolini.
Tale materiale (due scatoloni contenenti duecento lettere del Duce ed un diario comprendente eventi storici dal ‘33 al ‘45) è stato sequestrato nel 1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono stati secretati dal governo dell’epoca; nonostante le vibrate proteste degli storici (Luciano Garibaldi ed Alessandro Zanella in testa) nonché degli eredi della famiglia Petacci, su quelle carte è calato un incomprensibile velo di segretezza. Una sentenza della Corte di Cassazione del 12 aprile 1956 ha attribuito le carte allo Stato "in quanto contengono riferimenti alla politica estera ed interna in Italia" (e dunque anche alla commissioni segrete!) ed un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30 settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti di stato".
In realtà quel lasso di tempo è già trascorso ed ora sarebbe possibile visionare queste carte interessantissime, che potrebbero forse fornire ulteriori indizi anche a questa intricata vicenda; ma sfortunatamente quando gli storici Garibaldi e Zanella il 18 aprile 1995 hanno rivolto istanze all’Archivio di Stato ed ai ministeri dei Beni Culturali e dell’Interno, si sono sentiti rispondere dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano (PDS) che "le carte contenevano situazioni puramente private di persone, per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor più severa: 70 anni" (avevo avuto conferma dell’esistenza di queste procedure all’epoca delle mie ricerche presso l’Archivio di Stato di Milano).
Garibaldi e Zanella non si sono arresi ed hanno chiesto ripetutamente di visionare dunque i soli diari, rivolgendo ulteriori richieste ai ministri del governo Dini, ma la risposta è stata sempre negativa, l’ultima volta con il pretesto che, a seguito di un’istruttoria (condotta da chi? e quando?) "non erano state individuate notizie attinenti al campo di ricerca degli studiosi"! (Palese bugia. Fonti indipendenti quali lo storico Ricciotti Lazzero confermano che nei diari si trattava addirittura degli accordi segreti con Winston Churchill).
L’esistenza del Gabinetto RS/33 è probabilmente documentata in quelle carte, la cui derubricazione in passato venne caldeggiata, invano, anche dal celebre Enzo Tortora.
Garibaldi e Zanella, che peraltro non si occupano di UFO, hanno dichiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa annotatrice di ogni frase, di ogni parola del suo uomo; confidava al suo diario ciò di cui via via veniva a conoscenza" (e lo passava alla Gestapo, si è poi scoperto...).
Facile che si parlasse anche degli UFO.
Sfortunatamente la ricerca di documenti dell’epoca, indipendenti dai files di "Mister X", è oltremodo spinosa; molti carteggi sono stati confiscati dai vari governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto è andato distrutto nei bombardamenti aerei (come i registri della questura di Milano o dell’aeroporto milanese di Bresso, presumibilmente coinvolti nel recupero UFO del ‘33).
Il Majestic fascista
Ulteriori ricerche, più fortunatamente, mi hanno però permesso di provare in maniera inequivocabile il legame fra Marconi ed il clan dei professori che studiavano gli X-files fascisti.
Di questa insolita connection, occorre dirlo, "Mister X" non ha sinora fornito prove, non ha esibito alcun carteggio dell’epoca; semplicemente, nel settembre dell’anno scorso, aveva inviato all’ufologo scettico - reo di averlo stroncato sulla stampa - una memoria battuta al computer, contenente i nomi dei membri del Gabinetto RS/33.
Nel foglio si leggeva: "Altri componenti furono, nel corso del tempo, i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani".
Bisognava credere alla parola dello scrivente, non esistendo veline dell’epoca.
Negli articoli precedenti avevo poi sottolineato il fatto che due di questi nomi fossero stati scritti in maniera errata: Dallauri per Vallauri e Debbasi per De Blasi (segno che la memoria storica di "Mister X" non era infallibile).
Nuove scoperte mi hanno dato ragione, dimostrando in più che Marconi era effettivamente in relazione con questi personaggi. Vediamo cosa è emerso dalle ricerche sui giornali dell’epoca.
Il 14 agosto 1933, subito dopo la misteriosa scomparsa dell’aviatore francese UFOtestimone, il Gabinetto RS/33 aveva convocato una riunione straordinaria a Roma. La versione ufficiale data alla stampa per quell’incontro al vertice fu di una riunione dei "membri dell’Accademia d’Italia per la divulgazione di una memoria sulla propagazione di microonde a notevole distanza" (ovvero, sulla radiotelegrafia). Ma si parlò, probabilmente, anche del caso fotografico delle Alpi Marittime (non si spiegherebbe altrimenti l’urgenza della riunione, proprio il giorno dopo il fatto).
A riprova che Marconi fosse in stretto contatto con il clan dei professori c’erano gli articoli apparsi sui quotidiani "Il mattino" e "L’Italia" del 15 agosto, che titolavano: "Si è riunita in seduta straordinaria la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della Reale Accademia d’Italia. Erano presenti le LL. EE. Vallauri, vicepresidente, Pirotta, Bottazzi, Severi, De Blasi, Giordani e Crocco. Assistevano anche il vicepresidente anziano Formichi ed il segretario generale Volpe. Presiedeva S.E. Marconi...".
A quali conclusioni giunse, dopo sette anni di studi segreti, il Gabinetto RS/33 non ci è dato di saperlo.
Se fosse ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe di retroingegneria aliena del Ventennio; certo, un’esagerazione, ma comunque stupisce il fatto che uno dei Majestic fascisti, Gaetano Arturo Crocco, caldeggiasse in quegli anni e nell’immediato dopoguerra la possibilità fattiva e a suo dire "dimostrata" di volare nello spazio; come cosa fatta.
Con un sin troppo sospetto ottimismo egli, secondo quanto riferisce lo storico della scienza Franco Fiorio, "dimostrò sin dal 1950 (!) come, mediante uno sfruttamento più efficiente della fusione nucleare, fosse possibile raggiungere velocità quasi-luce e varcare i confini del nostro sistema solare; fino a distanze equivalenti a 34 anni-luce, contenenti circa 480 stelle come il nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema comprendente molti pianeti".
Prima ancora che esplodesse il fenomeno dei dischi volanti, Crocco ne conosceva già un plausibile funzionamento.
Solo per coincidenza? Ne dubito...
FILES FASCISTI, SCOPERTO L'HANGAR DEL DISCO
Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l’autenticità dei documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a tacere una scomoda verità.
Oggi i mass media, brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita "morale" dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati dal nostro Roberto Pinotti nello "Speciale Tg1" andato in onda sabato 30 settembre ed interamente dedicato agli UFO, durante il quale, fra l’altro, l’Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier.
E la rubrica "Tentazioni" de "Il Giorno" ai files fascisti ha dedicato un’intera pagina il 7 settembre scorso, con una dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.
L’UFO nascosto a Vergiate
É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all’alba del 13 giugno del ‘33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in provincia di Varese.
Sono giunto all’identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti.
In primo luogo, la zona dell’atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero partissero dall’Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c’è Sesto Calende, sul fiume Ticino, al confine con Novara.
A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro.
Balbo, lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi).
La storia ufficiale ci dice che Balbo "era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo dell’adiacente Vergiate).
Filippo Eredia, responsabile dell’Ufficio Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest’ultimo divenne, "curiosamente", uno dei più strenui scettici d’ufficio del fenomeno UFO.
Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella zona di Varese.
In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20 giugno, a dare notizia con enfasi dell’esistenza di forme di vita su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella zona la "voce" che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti terrestri.
Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese.
Nel 1950 l’operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s’imbatté, in un bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo di quell’esperienza, Facchini portò sempre sull’addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate.
Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino.
Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l’US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa direzione.
Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio) del disco volante del ‘33; veniva avanzata l’ipotesi di un guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell.
Sin dall’inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino meteo dell’Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso "lampo di luce" schiantatosi nella notte sullo "stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine.
L’unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto gravemente, colpiti... da un unico fulmine!
Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica.
Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi l’atterraggio dell’UFO vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini).
Il caso Moretti
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive che da tempo cercavo.
Un amico militare mi aveva fornito una mappa dell’Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta.
Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia.
Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo.
Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti.
Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi fascisti dicevano che "non si poteva parlare se non a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda"?
Moretti veniva citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista di "Anno XIII").
"Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto", consigliava la missiva.
Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come "funzionario della D.O.", probabilmente della Direzione Operativa.
Cosa aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato?
Aveva incendiato l’hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)!
Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di cancellarne per sempre l’identità (come consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende".
La "conversione" di Moretti dovette avvenire dopo il 1940.
Sino al 6 settembre di quell’anno Aldo Moretti era ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e passasse l’intera documentazione ai nazisti.
Tre anni dopo Moretti decise di ribellarsi. L’incendio del capannone della Siai di Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell’incendio doloso non è dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all’epoca dell’incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo.
Questo materiale è probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia.
Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente" d’Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un "matto" prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"?
Il triangolo del Ticino
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover up UFO dell’età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni.
In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di intensissima attività ufologica.
Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c’è un legame con i fatti del 13 giugno del ‘33?
Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell’occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un incidente alieno.
Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne improvvisamente stravolta.
I dirigenti della Macchi varesina, l’altra società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il 26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l’improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza.
Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa?
Fatto sta che la stampa dell’epoca riferisce che il 17 giugno venivano allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento" della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l’atterraggio UFO, si precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all’improvviso semplicemente visitare l’Ospedale Maggiore di Milano.
Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante?
Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva" alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio ‘33 dedicava la copertina alle "Ali d’Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici").
Il regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant’è che Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo quotidiano "La Sera" pochi giorni dopo l’atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell’alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie istituzioni.
Documenti che scompaiono
Sfortunatamente, hanno lavorato bene.
La caccia ai documenti è un’impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters).
Ancor più drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33.
Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l’estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per sessant’anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare.
Ed è morto a Brescia, nel ‘96, forse l’unico partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia.
I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò niente a nessuno sull’impiego e sulla fine di quelle casse".
Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l’argomento.
"Il 29 aprile del ‘45 - diceva - in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una delle casse con l’archivio segreto di Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano."
Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto in un precedente articolo - che la Repubblica Sociale Italiana aveva un suo "Gabinetto RS" (di cui parla lo scettico Marcello Coppetti nel volume "UFO arma segreta").
"C’erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini, - confessava Gamba - due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse l’ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una di queste due casse. La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del Duce. (10)"
"Ma - informa lo storico Federico Pelizzari - bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte.(11)"
Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di un partigiano?
"Abbandonati sul pavimento - continua Pelizzari - furono trovati documenti di Mussolini degli anni ‘21, ‘25, ‘27, ‘36, ‘40. Dell’altra cassa neppure l’ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici."
É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli discoidali (l’Avro-car statunitense, il Galonska russo)?
"Infine - conclude Pelizzari - la cassa che era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie fasciste..."
Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l’artigiano che aveva ricevuto l’ordine dai fascisti di costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi alla presenza dell’on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti i documenti più segreti del Duce (12).
Tali casse non vanno confuse con l’oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L’Hebdo" sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l’oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come "Mister X" abbia potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di avvalorare...).
Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la cronaca.
Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio all’epoca dei governi de Gasperi (14).
Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi dell’Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche risponde.
Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura? Mistero.
Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate, guarda caso americano... (16).
Il SETI fascista
Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli!
Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l’astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia.
Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l’astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo’ di messaggio intelligente, un po’ come nel film "Contact".
Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote.
Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell’esistenza di comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell’esistenza di questi radiomessaggi!
Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)!
E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l’autorotazione - mediante eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l’improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio.
Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente dell’energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche (18)."
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato alla Reale Accademia d’Italia (di cui fecero in seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. "Nel 1928 - dichiarò il fisico - il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall’ing. Hals, riguardo all’esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le onde causanti l’eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall’orbita della luna. (19)"
Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite.
Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?
Note:
1. "Zic" del 6-9-40. Cfr. anche E. Varalli - "Sesto Calende porto di cielo", Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese 1979.
2. AA.VV - "Ali a Varese", Provincia di Varese, Varese-Milano 1997.
3. "Il cambio della guardia alla Federazione" in "La Sera" 26-6-33. "Il nuovo Segretario Federale di Milano" ne "Il Sole" 25-6-33. "Il saluto del nuovo Segretario Federale" ne "Il Sole" 28-6-33.
4. "Convocazioni di zone" in "La Sera" 17-6-33 p.4.
5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La Sera" 23-6-33 p.2.
6. "Improvvisa visita di Sua Maestà la Regina" ne "Il Sole" 19-6-33.
7. Qualcosa di analogo accadde anche in occasione dei sorvoli UFO di Venezia e Mestre nel ‘36. Dopo che un sigaro volante e due dischi vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il Politecnico", che evidentemente ne era al corrente, prese ad insistere sulla necessità dei rifugi antiaerei.
8. "La Sera" del 17-6-33.
9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno" 25-7-00.
10. "Vi racconto che fine hanno fatto le casse del Duce", di F. Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.
11. Id.
12. "Il falegname che nascose i segreti del Duce" in "Giorno" 17-8-00.
13. "Mussolini, in Svizzera l’oro di Dongo?" in "Giornale di Bergamo" 1-9-00.
14. "Carteggio Churchill-Mussolini: a Palazzo Chigi non c’è", in "Giorno" 29-7-00.
15. Comunicazione personale dell’ANRP all’autore in data 23-6-00.
16. "Stelle e strisce nella villa del Duce" in "Corriere della sera" 7-7-00.
17. A.Mondini - "Storia della tecnica. L’epoca contemporanea", Editrice Torinese, Torino 1980.
18. F. Fiorio - "L’aviazione moderna e il suo futuro spaziale", Vallardi Milano 1967.
19. Scritti di Guglielmo Marconi, a cura della R. Accademia d’Italia, Roma 1941.
Fra le tante leggende urbane veicolate dalla stampa in questi mesi, quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un noto massone italiano, che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti alfabeti extraterrestri, ma è noto che i fascisti combattessero in tutti i modi la Massoneria (cfr. S. Bertoldi - "Camicia nera", Rizzoli, Milano 1994); mai e poi mai un massone dichiarato avrebbe potuto far parte del Gabinetto RS/33.
RETROINGEGNERIA ALIENA NEL VENTENNIO
Il ritrovamento di alcuni progetti cartacei di un disco volante conferma e chiude la vicenda dei "files fascisti".
La saga dei files fascisti va avanti. Alla luce degli ultimi documenti ottenuti da varie fonti, possiamo ora stabilire che, dopo aver ricevuto nel 1938 da Mussolini i files del Gabinetti RS/33, Hitler mise all'opera i propri progettisti per la costruzione dei Fliegende Scheiben (i dischi volanti terrestri) in un'opera di retroingegneria aliena.
Si partiva dai carteggi riguardanti un oggetto finito e si cercava di ricostruirne il funzionamento per mettere a punto dei rivoluzionari aerei discoidali con i quali il führer sperava di spezzare le reni agli Alleati.
Evidentemente non fu possibile ricreare in toto i dischi volanti, sia per il gap tecnologico che ci separa dagli alieni, sia per la mancanza di materie prime (principalmente il combustibile alieno) e leghe che evidentemente costituivano il disco; dopo la guerra a seguito del crash di Roswell, gli americani hanno tentato di replicare lo stesso esperimento, con un margine maggiore di successo ma senza peraltro venire a capo del sistema con cui riprodurre la propulsione aliena.
La svolta definitiva alle nostre ricerche avveniva il 19 gennaio 2001.
Sapevamo che gruppi di ufologi scettici da tempo cercavano di screditare, sia operando in Italia che all'estero, la storia dei files fascisti; il motivo era facilmente comprensibile: dimostrare che esisteva un'ufologia segreta nel Ventennio, dunque assai prima della nascita ufficiale dell'ufologia stessa, significava demolire le teorie scettiche secondo cui gli UFO erano solo un mito socio-psicologico generatosi per le ansie del Dopoguerra, alimentato dalla fantascienza e dalle paure della Guerra Fredda.
Diventava basilare, ai fini della nostra ricerca, individuare dei testimoni, possibilmente di prima mano, o dei protagonisti di quei lontani eventi.
A metà gennaio ricevevamo la lettera di Livio Milani, un ufologo lombardo quarantenne che si era appassionato ai dischi volanti sin da ragazzo e che aveva letto delle nostre ricerche sui files di Mussolini.
Milani sosteneva di avere conosciuto un progettista, deceduto due anni prima, che aveva lavorato presumibilmente per il Gabinetto RS/33. II 19 gennaio lo incontrai, nella sua casa a Maderno, sul Garda. "Conosco personalmente una signora, che abita nel mio paese, il cui padre, anni fa, quando era ancora in vita, mi parlò di un suo progetto di un rotore ad energia elettromagnetica da applicare ad un disco, o piatto volante, come lo chiamava lui - ci raccontava Livio - ho parlato direttamente, diversi anni fa, con questo progettista, D.G. (nominativo in archivio CUN; tacciamo volutamente nomi e località su richiesta della figlia); già all'epoca mi disse di avere progettato un disco volante ma onestamente non gli credetti. Allora io non sapevo nulla e non si sapeva nulla dei cosiddetti files fascisti. Ma qualche tempo addietro, mentre chiacchieravo del più e del meno con la figlia, il discorso cadde sugli UFO. Rievocando il padre morto da poco, la signora, che ha 35 anni, mi disse che D.G. durante la guerra aveva lavorato a Roma presso un Gabinetto che si occupava, in gran segreto, dello studio di nuovi aerei per il Fascismo! Ma anni fa, quando parlavo con D.G., io non lo sapevo affatto! L'uomo era stato molto schivo su quell'argomento; la stessa figlia (che peraltro è la figlia adottiva) non sapeva altro; dopo la guerra D.G. si era trasferito a Milano; negli anni Settanta si era trasferito infine sul Garda, in quelle stesse zone ove si erano consumate le vicende della Repubblica di Salò). Ho chiesto alla figlia se avesse del materiale e lei ha frugato tra le carte del padre e mi ha fornito tutto ciò che aveva: 10 fogli in duplice copia (originali su carta velina e copie carbone) del progetto di un disco volante!"
Il disco ritrovato
Milani mi ha fatto visionare il materiale e mi ha consegnato gli originali, realizzati a matita su carta velina, affinché li studiassimo.
Oltre ai 10 fogli di un metro per 50 cm, abbiamo ricevuto una relazione di dieci pagine, anch'essa in duplice copia e con le annotazioni originali, a mano e a matita, dell'autore.
La documentazione rinvenuta è eccezionale e sembra chiudere definitivamente la vicenda dei files fascisti.
La relazione è datata 12 luglio 1965; i fogli (contenenti 17 disegni) sono antichi ma privi di data; essi mostrano inequivocabilmente il progetto di un disco volante che D.G. evidentemente intendeva depositare all'Ufficio Brevetti di Milano (ma qualcuno o qualcosa evidentemente glielo impedì, e le carte rimasero in soffitta sino alla sua morte).
Sebbene nella lettera di accompagnamento, firmata dal progettista, D.G. dichiarasse di non avere precise nozioni di aeronautica, il suo progetto dimostrava invece un'altissima perizia tecnica ed una precisione certosina tipica degli ingegneri; il progetto era inoltre troppo ben definito per essere considerato solo un modello immaginario; D.G. doveva avere effettivamente lavorato alla costruzione di un disco volante e ne aveva conservato, quanto meno a mente, le specifiche; dopo la guerra aveva cercato di ricostruirne su carta il modello, tentando di attribuirsene la paternità.
Non conosceva il funzionamento dei motori alieni, e dunque aveva inserito dei razzetti; si interrogava poi sul combustibile.
Ma era sin troppo evidente che D.G. aveva lavorato ad un progetto di ingegneria aliena; non voleva essere immischiato nella pericolosa questione dei dischi volanti, e per questo motivo aveva sempre mantenuto il segreto, tenendo persino all'oscuro di tutto la figlia; inoltre, per non svelare il suo passato, aveva deciso di apportare delle vistose correzioni alla relazione da presentare all'Ufficio Brevetti (il che spiega forse perché i carteggi non siano mai stati inoltrati), correzioni visibilissime nella copia autografa in nostro possesso, nella quale D.G., ad un certo momento, sostituiva la denominazione di disco volante con un meno impegnativo "disco-cometa" o "discomet"! In tutti i modi aveva cercato di attribuirsi la paternità dell'invenzione e per questo motivo aveva vistosamente sottolineato i brani in cui asseriva di esserne l'ideatore, non volendo evidentemente che si scoprissero i retroscena della sua militanza fascista (del resto, nel Paese repubblichino ove trascorse gli ultimi anni non trovammo nessuno disposto a parlarci a cuore aperto di quel periodo).
D.G. aveva disegnato peraltro solo l'esterno del disco volante, la corona circolare e le ali; non erano presenti disegni dell'interno; se c'erano, o erano andati perduri o distrutti o sottratti; se non c'erano, era plausibile che D.G. del disco di Vergiate avesse studiato solo l'esterno; lo confermavano del resto i files fascisti, accennando al fatto che i tecnici venissero obbligati a lavorare solo per un tempo relativamente breve ai dischi volanti, chiaramente per frammentare le informazioni ed impedire che il singolo avesse un quadro completo del progetto al quale era distaccato.
Il parere dell'esperto
Ci siamo rivolti al dottor Luis Lopez, fisico ed ingegnere informatico, oltreché esperto di ufologia, per avere un parere tecnico. Sul "discomet" di D.G. Lopez ha dichiarato:
"Il disco, di per sé, potrebbe volare, in quanto si basa su un principio analogo a quello dell'elicottero, ma al contrario: l'elica, anziché all'interno, è posta all'esterno del corpo che deve sollevare; ma ci sono almeno tre difficoltà da risolvere; per prima cosa, il controllo della velocità della corona, onde ridurre al massimo le forze centrifughe che potrebbero andare ad influire sul funzionamento dei servomeccanismi, quali le ali e i propulsori. Altra difficoltà è il controllo dei servomeccanismi stessi dalla cabina dì comando; i meccanismi per i movimenti delle ali (regolazioni angolari, valvole che controllano l'alimentazione del combustibile ai propulsori) sono stati pensati come fissi nella corona, ma azionati da energia elettrica dall'interno del disco. Ulteriore problema è dato dalla velocità della corona; se troppo elevata, creerebbe problemi al contenimento del carburante; la stessa forza potrebbe creare malfunzionamenti ai meccanismi in movimento, montati sulla corona. II prototipo potrebbe alzarsi in volo; compensando gli angoli delle ali con la superficie alare e la potenza dei motori si potrebbe ridurre la velocità della corona. II progettista, però, non tratta del peso e della velocità di rotazione della corona e della potenza dei motori; nello studio queste voci sono lasciate in bianco. E non tratta del sistema di comando della corona circolare, dall'interno del nucleo centrale, per l'apertura e chiusura del carburante e dei tre motori a reazione, per il pompaggio del carburante ai tre motori, per l'accensione e lo spegnimento degli stessi; ciò vale anche per l'apertura e chiusura e il grado di inclinazione voluto delle tre ali, di cui si dice soltanto che può essere controllato mediante un sistema di contatti elettrici (riteniamo che con delle rotelline conduttrici potrebbero trasmettersi dal disco gli impulsi elettrici di comando sulla corona, con un principio analogo a quello usato dai moderni tram). D.G. non ci dice nulla della strumentazione dell'apparecchio; afferma poi che in prossimo futuro il disco potrebbe essere utilizzato per l'astronautica; tutti i sistemi di navigazione spaziale sono effettivamente basati sul principio di spostamento di massa; detto caso il velivolo sarebbe inadeguato ne o spazio in quanto la corona è stata progettata per lavorare con l'aria dell'atmosfera terrestre. Invece i razzetti a reazione montati sullo scafo per il volo orizzontale, potrebbero spingere il velivolo nello spazio, a condizione che i propulsori siano basati sul principio di spostamento di massa. Sulla stabilità ed il rendimento del prototipo non si può dire nulla; ma in linea teorica poteva alzarsi in volo. Abbiamo a che fare peraltro con uno studio di massima, realizzato a grandi linee e basato soltanto su principi conosciuti."
Secondo chi scrive, la relazione autografa di D.G. mostrava diversi aspetti sconcertanti; chiaramente il disco illustrato sulla carta, se mai era stato costruito o meglio ricostruito, non aveva mai raggiunto la fase finale del volo; per questo alcune specifiche tecniche - di volo - non erano state indicate; chiaro che nel 1985 D.G. aveva lavorato "a memoria", senza avere i mezzi economici e tecnici per realizzare un prototipo; si era sicuramente ispirato al disco di Vergiate e ne aveva realizzato una versione "domestica" (e forse un po' ingenua), con razzetti, basata peraltro su alcune peculiarità, come la corona circolare rotante per l'attrito o la grande velocità stimata, palesemente desunte da un processo di retroingegneria aliena (in quanto tipiche della casistica ufologica); la sua relazione, peraltro, a volte appariva volutamente fumosa e poco tecnica, stesa con un linguaggio dilettantesco (al punto da fare sospettare che si avesse a che fare con il solito inventore improvvisato, condizionato dall'immaginario sui dischi volanti); dall'altra certi riferimenti tecnici, ma soprattutto la precisione ed il dettaglio dei disegni acclusi smentivano la prima impressione, come pure l'asserzione che il nostro uomo non avesse cognizioni aeronautiche (su quest'ultimo punto fu concorde con noi un esperto di astronautica al quale mostrammo i disegni).
Questa apparente contraddizione poteva risolversi in un unico modo: D.G. non fidandosi di nessuno, aveva scientemente steso una relazione generica per timore che il brevetto gli venisse illegalmente sottratto dall'Ufficio di Milano (siamo a conoscenza di casi analoghi); la paura, peraltro, dovette prevalere, data a posta in gioco ed i personaggi che una simile invenzione avrebbe smosso; lo dimostra il fatto che D.G. improvvisamente e nonostante il lavoro certosino, decidesse di nascondere il brevetto, chiudere in soffitta la relazione, addirittura trasferirsi di città e non fare mai più parola con nessuno, nemmeno con la figlia, della "sua" invenzione; sino a che, ormai anziano, stanco e prossimo alla morte, si lasciò andare ad alcune confidenze con un amico appassionato di dischi volanti. Cosa era accaduto a D.G. durante il suo soggiorno milanese, per costringerlo a nascondere per sempre il brevetto del disco volante italiano?
Forse non lo sapremo mai; siccome l'ufologia è una materia costantemente in progress e la ricerca prosegue ogni giorno che passa, è auspicabile che in futuro noi si riesca a risolvere anche questo specifico mistero; tutte le notizie sulla vita "segreta" di D.G. sembrano andate distrutte, perdute tra i bombardamenti romani e gli incendi degli archivi; ci resta una testimonianza indiretta che ci conferma la sua appartenenza ad un Gabinetto segreto; se e quando potremo dimostrare definitivamente la collaborazione di D.G. al Gabinetto RS/33 il cerchio si sarà chiuso.
Con
10/12/2013, 16:15
LO STRANO CASO DEL MESSAGGIO DELL'ALIENO VRILLON
Fonte:
http://www.ilnavigatorecurioso.it/29/08 ... o-vrillon/Che la televisione sia il più potente mezzo di informazione, capace di influenzare e determinare la pubblica opinione, lo hanno capito bene sia i politici, che cercano di lucrare consenso elettorale occupando costantemente le più svariate trasmissioni, sia i poteri che agiscono ‘dietro le quinte’, che con l’aiuto del piccolo schermo cercano di tenere a bada le società occidentali.
Per tale ragione, non sorprenderebbe se eventuali intelligenze extraterrestri scegliessero proprio la televisione per lanciare un messaggio alla popolazione terrestre, oppure per inaugurare con essa un primo contatto.
Un assaggio di qualcosa del genere è riportato nelle cronache del 1977, quando nel tardo pomeriggio del 26 novembre, durante la messa in onda del notiziario dell’emittente inglese TV England Southern Television, un segnale pirata di provenienza sconosciuta si inserisce nella trasmissione ufficiale.
Il segnale conteneva la strana voce di un essere definitosi Vrillon, rappresentante del Comando Galattico di Ashtar. Il messaggio, il lingua inglese, conteneva 600 parole, con una durata di circa 6 minuti.
Il segnale ‘prese possesso’ di 5 ripetitori monitorati, come consuetudine, dall’IBA (Independent Broadcasting Authority), spingendo la trasmissione a distanze importanti, fino a raggiungere città come Andover, Londra, Newbury, Oxford, Reading, Southhampton e Winchester.
I tecnici dell’Autority, quando si accorsero della trasmissione pirata, cercarono di individuarne la fonte e di schermare la fonte, fallendo in entrambi gli obiettivi. Il segnale pirata cessò subito dopo che il messaggio fu consegnato, poco prima della fine di un cartone animato Looney Tunes.
Più tardi, in serata, la Southern Television si scusò con il pubblico per quello che fu descritto come ‘un’interruzione audio’, mentre le autorità pubbliche che indagarono sull’accaduto la definirono ‘una trasmissione mascalzona’, della quale non ne fu mai scoperta l’origine.
Intanto, il messaggio procurò un certo allarme tra la popolazione. Come ebbe a dichiarare un portavoce della polizia ai giornalisti, le persone presero molto sul serio il messaggio di Vrillon: “La gente era preoccupata e spaventata”. La notizia trovò una grande eco nei giornali di tutto il mondo, con numerosi giornali americani che rilanciarono la notizia appresa dai colleghi inglesi.
La domenica successiva all’evento, l’IBA si affrettò a dichiarare che si era trattato di una bufala, senza, tuttavia, riuscire a spiegare da parte di chi e con quali mezzi tecnici. Fu la stessa IBA a dire che per realizzare lo scherzo sarebbe stato necessario avere una notevole capacità tecnologica.
Ma cosa disse Vrillon?
Vrillon, sedicente appresentante del Comando Galattico di Ashtar, lanciò un messaggio che invitava alla pace tra i popoli, al cambio di mentalità e alla messa in guardia contro poteri oscuri che cercano di ‘succhiare’ l’energia dell’umanità.
Alieno o non alieno, con il senno di poi, il messaggio divulgato nel 1977, epurato dagli aspetti mitologici, è sorprendentemente attuale e, per certi aspetti, fortemente profetico dei tempi che viviamo. Come ha scritto un utente di youtube nel suo commento al video, bufala o non bufala, è un consiglio ‘maledettamente positivo’, soprattutto per la crescita della nostra consapevolezza interiore.
Tuttavia, dando un’occhiata alla situazione attuale del pianeta, il messaggio di Vrillon è stato del tutto ignorato. Ma cosa conteneva il messaggio. Ecco la trascrizione integrale del comunicato pirata:
“Questa è la voce di Vrillon, un rappresentante del Comando Galattico di Ashtar, che vi parla. Per molti anni ci avete visto come luci nei cieli. Vi parliamo ora in pace e in saggezza, come abbiamo fatto con i vostri fratelli e sorelle, dappertutto, sul vostro pianeta Terra.
Noi veniamo ad avvertirvi sul destino della vostra razza e del vostro mondo, di modo che possiate comunicare ai vostri simili il percorso che dovrete intraprendere per evitare i disastri che minacciano il vostro mondo, e gli esseri sugli altri mondi intorno a voi. Questo affinché possiate condividere il grande risveglio del pianeta che passerà nella nuova Era dell’Acquario.
La nuova era può essere un grande momento di pace e sviluppo per la vostra razza, ma solo se i vostri governanti sono informati delle forze maligne che possono oscurare i loro giudizi. Resta qui ancora e ascolta, dato che questa occasione può non tornare più. Tutte le vostre armi di malvagità devono essere rimosse.
Il momento dei conflitti è ora passato, e la razza della quale fate parte può procedere alle piu’ alte fasi della sua evoluzione se mostrerete di esserne degni. Avete tempo ma breve per imparare a vivere insieme nella pace e nella benevolenza. Piccoli gruppi dappertutto sul pianeta stanno imparando questo ed esistono per passare alla luce dell’alba della nuova era di tutti voi.
Siete liberi di accettare o rifiutare i loro insegnamenti, ma soltanto coloro che impareranno a vivere nella pace passeranno ai più alti regni di sviluppo spirituale. Ascolta ora la voce di Vrillon, rappresentante del Comando Galattico di Ashtar che vi parla. Siate consapevoli che ci saranno molti falsi profeti e guide che operano nel vostro mondo.
Succhieranno la vostra energia – l’energia che voi chiamate denaro – usandola per fini diabolici, dandovi in cambio avanzi senza valore. Il vostro Divino sé superiore vi proteggerà. Dovete imparare ad essere sensibili alla voce della Verità dentro di voi che può dirvi cos’è la verità e cos’è la confusione, il caos e la menzogna. Imparate ad ascoltare la voce della verità al vostro interno, vi guiderà sul sentiero dell’evoluzione. Questo è il nostro messaggio per i nostri cari amici.
Vi abbiamo guardato crescere per molti anni, cosi come voi avete guardato le nostre luci nei cieli. Ora voi sapete che noi siamo qui, e che ci sono miriadi di esseri intorno e sulla terra più di quanti i vostri scienziati ammettano. Noi siamo profondamente interessati a voi e al vostro sentiero attraverso la luce e faremo di tutto per aiutarvi.
Non abbiate paura, cercate solo di conoscervi e vivere in armonia al passo del vostro pianeta. Noi del Comando Galattico di Ashtar, vi ringraziamo per la vostra attenzione. Stiamo ora lasciando i vostri piani d’esistenza. Possiate essere Benedetti dall’amore e dalla Verità suprema dell’Universo”.
Una bufala ben riuscita?
L’Independent Broadcasting Authority ha sempre sostenuto la tesi della bufala. Nonostante fosse necessario un considerevole know-how tecnico, l’IBA spiegò che a quel tempo l’antenna televisiva UHF di Hannington era uno dei pochi ripetitori in grado di ricevere un segnale ricevuto da un altro trasmettitore, piuttosto che essere alimentato direttamente via cavo.
Di conseguenza, era vulnerabile a qualsiasi tipo di intrusione, così come ad un segnale di potenza relativamente bassa generata da una fonte vicina al ripetitore, consentendo ad trasmissione non autorizzata di essere amplificata e ritrasmessa in una zona più ampia.
Un portavoce della Southern Television confermò che un mistificatore di nome ‘Robert’, utilizzò il ripetitore di Hannington per inviare il messaggio pirata. Dopo 26 anni di indagini (e non sono pochi), nel 2003 i militari del Regno Unito confermarono che si trattava di uno scherzo e che il responsabile fosse un tale di nome Robert Delora.
Possibilisti
Come è facile immaginare, la trasmissione divenne immediatamente nota in tutto l’ambiente ufologico mondiale, valutando la possibilità che il messaggio fosse realmente trasmesso da un’entità aliena.
Due giorni dopo la pubblicazione della notizia sul Times, una lettera al direttore pubblicata il 30 novembre 1977 chiedeva “come la IBA, o chiunque altro, può essere così sicura che si tratti di una bufala”?
Nello stesso periodo, un editoriale pubblicato sul giornale americano The Register Guard commentava che “nessuno sembra considerare che ‘Asteron’ potrebbe essere reale. Dal 1985 in poi, la storia di Vrillon entrò ufficialmente nella ‘mitologia urbana’, tramandando l’inesistenza di qualsiasi spiegazione della trasmissione.
Alcuni hanno fatto notare la curiosa coincidenza con il segnale ‘WOW’, rilevato il 15 agosto dello stesso anno. un forte segnale radio a banda stretta che venne rilevato dal dottor Jerry R. Ehman il 15 agosto 1977 lavorando al progetto SETI con il radiotelescopio Big Ear dell’Università dello Stato di Ohio.
Il segnale non proveniva dalla Terra o dal Sistema Solare. Esso durò 72 secondi e non venne mai più rilevato. Ehman, controllando i tabulati stampati dai computer del radiotelescopio, stupito dall’evidente origine interstellare del segnale, lo cerchiò sulla stampa e scrisse a fianco il commento “Wow!”. Quel commento dette il nome del segnale.
Qualche temerario si è spinto oltre, intravedendo un parallelo tra il contenuto del messaggio di Vrillon e il discorso di insediamento tenuto dal neoeletto papa Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978. Tutto ruoterebbe attorno alla frase “Non abbiate paura”, diventato lo slogan del pontificato di Karol Wojtyla.
10/12/2013, 16:19
1998: IL COLONNELLO PHILIP CORSO
Fonte: http://www.edicolaweb.net/ufost23a.htm
Sollecitati da più parti, pubblichiamo in esclusiva il testo dell'intervento effettuato nel 1998 dall'autore di "IL GIORNO DOPO ROSWELL" nel corso del VI Simposio Mondiale sugli Oggetti Volanti Non Identificati e i Fenomeni Connessi di San Marino sul tema: "UFO: le risposte".
Trascrizione della registrazione di Gaetano Anaclerio - CUN Puglia
Riprese Video di Alessandro Sacripanti - CUN Lazio
Adattamento del testo di Roberto Pinotti
Traduttore - Cercheremo di fare una traduzione estemporanea ma fedele di quello che Philip Corso oggi ha da dire. Seduti a questo tavolo in questo momento siamo accanto a Philip Corso e a Paola Harris che ha scritto la prefazione al suo libro "Il giorno dopo Roswell", noi che facciamo parte della redazione di "Notiziario UFO" con a destra Roberto Pinotti che conoscete tutti. Facciamo un'introduzione (seguono parole in inglese al Colonnello Corso).
Philip Corso - lo parlo poco l'italiano ma se qualche ragazzo desidera confrontarsi con me per qualche ragione, io sono disponibile.
Traduttore - Il Colonnello Corso in questo momento si è rivolto ai giovani del pubblico in quanto a suo tempo (durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale) è stato di stanza qui in Italia al comando di contingenti costituiti per lo più da soldati giovanissimi, dai diciassette - diciotto anni in su, in tempo di guerra, e c'è sempre stato da parte sua un rapporto estremamente alla luce del sole con loro e di aperto confronto, tant'è che ha sempre detto loro: "Se avete qualcosa da dire, venitemelo a dire in faccia e subito!". Come dicono gli americani, "right now!".
Philip Corso - Questo si può fare anche in italiano.
[Applausi]
Roberto Pinotti - Il Colonnello Corso verrà adesso tradotto "in consecutiva", In altri termini le sue parole saranno quindi esposte via via al pubblico necessariamente non "in simultanea" dal traduttore, che presenterà, traducendolo e spiegandolo al contempo frase dopo frase, quanto il Colonnello andrà a dirci. Prego.
Traduttore - Secondo il Colonnello, il precedente intervento di questo Simposio sottintende una ricerca eccezionale. Sono emersi alcuni elementi, alcune componenti di una ricerca scientifica che soltanto chi fosse stato in grado a suo tempo di essere all'interno di certe situazioni tecnologiche del Pentagono, come nel suo caso, avrebbe potuto sapere. Per esempio, è stato menzionato il fatto che degli uomini possono attraversare i muri. Questo, dice, è esattamente quello che è successo in quello che è stato definito l'esperimento Philadelphia. Sul "Philadelphia Experiment" soltanto da poco tempo, dopo la pubblicazione del suo libro, il Colonnello Corso ha ricevuto un'ampia documentazione da parte di uno degli scienziati militari che all'epoca parteciparono a questo esperimento e che è un uomo della sua stessa età. Questa è la prima volta che viene fatta menzione di questo aspetto. Quello che accadde allora, dice, fu per tentare di trovare una tecnologia che impedisse ai Nazisti di continuare a minare la superficie del mare, e quindi per tentare di modificare lo stato, ovvero la composizione molecolare di una nave in maniera tale che non venisse colpita dalle mine. Corso, al Pentagono, ha discusso questo aspetto con l'Ammiraglio che era incaricato di questo progetto. La Marina costruì tre grandi generatori elettromagnetici. Quello che successe fu che la nave fu istantaneamente spostata (ovvero teletrasportata) rispetto alla posizione in cui si trovava, cioè da un porto a un altro. Non era assolutamente, secondo quello che è stato sempre ricordato dalla letteratura ufologica, il cacciatorpediniere Eldridge, si trattava di un'altra unità. La nave fu spostata di parecchie miglia rispetto a dove si trovava. E quando gli elettromagneti furono spenti tornò esattamente al posto di partenza. E ancora c'è chi si chiede per quale ragione non lo stiano facendo adesso. La ragione è perché tutto l'equipaggio fu annientato. Infatti alla fine si trovarono uomini che erano praticamente rimasti come fusi, all'interno della struttura, con le lamiere della nave; perfino, appunto, nelle paratie. Quindi la sperimentazione cessò.
II Colonnello ha della documentazione. (Corso fa però un cenno come per impedire al traduttore di continuare sull'argomento).
In rapporto alle "abductions" sono anche stati menzionati in precedenza gli impianto nasali. La nostra scienza, al momento attuale, conosce la presenza di un'apertura, qui, a quest'altezza [indicando il centro della fronte, ndr], che è connessa direttamente con il cervello, la zona del cervello che produce e costruisce le emozioni. E all'epoca in cui Corso era il Direttore del Reparto Tecnologia nel Settore Ricerca e Sviluppo della Divisione Tecnologia Straniera in USA venne in possesso di uno di questi impianti. Così in effetti quello che è stato probabilmente soltanto supposto invece è proprio la realtà, ed è quello che già esisteva anni fa.
Perciò egli comprende l'atteggiamento dei giovani, perché non hanno vissuto quello che lui ha dovuto vivere per cinquant'anni per via di queste cose. Adesso comincerà invece, dopo questa breve introduzione, a entrare nel merito di quello che ha da dirci.
Nel 1947 il Colonnello Corso era appena tornato dall'Italia; aveva fatto la campagna d'Africa, nel Nord Africa, poi lo sbarco in Sicilia, a Salerno e ad Anzio; aveva quindi partecipato alla battaglia di Cassino e in quella occasione è stato dalla parte degli Italiani. Dopo l'8 Settembre il Contingente Italiano era schierato con gli Alleati a Cassino, e operava praticamente assieme alla V Armata Americana. Quando i Tedeschi si resero conto che le loro linee stavano cedendo, cominciarono a sferrare degli attacchi con armi automatiche e mitragliatrici e diversi battaglioni di fanteria furono mandati contro di noi, ma non fecero un passo avanti. Questo grazie anche al nuovo Esercito Italiano, a fianco del quale lui è fiero di essere stato in quell'occasione.
[Applausi]
E fu dopo la battaglia di Cassino che lui venne insignito della croce di guerra dal Reggente Umberto di Savoia. Un'onorificenza che non era mai stata elargita a un militare non italiano. Il Dipartimento della Difesa statunitense gli ha concesso la possibilità di continuare a portare questa onorificenza sulla sua divisa.
Ma torniamo a dove eravamo rimasti. Egli fece rientro in USA nel febbraio del 1947. Appena arrivato al Pentagono non gli piacque affatto l'atmosfera che vi trovò, così chiese di avere un altro incarico e gli chiesero se avrebbe avuto piacere di andare a Fort Riley in Kansas come poi fece. Fu un bel viaggio. All'epoca aveva il grado di Maggiore ed era ufficiale di picchetto, con la diretta responsabilità delle sentinelle in servizio notturno. Era luglio. In seguito è stato scritto nel suo libro che si trattava del 6 di luglio, ma per la precisione quando l'abbiamo chiesto al Colonnello Corso egli afferma di non ricordare esattamente il giorno, e dunque la data del 6 di luglio secondo noi potrebbe essere dovuta al co-autore del suo libro. Comunque erano i primi di luglio del 1947. I suoi uomini detenevano anche il controllo di un'area, di un caseggiato che all'epoca era ancora adibito a stalla. Ciò in quanto in pratica avevano ancora i cavalli, e si trattava di un reparto veterinario. Quello che va detto è che quella sera era arrivato del materiale molto delicato e che quindi era tutto quanto sistemato in quella parte specifica del caseggiato in questione. C'era un sergente di guardia che lui conosceva molto bene. Questo sergente Brown lo invitò ad entrare, dicendogli "Vuole vedere quello che c'è dentro?". È entrato in questo ambiente con la sua torcia tascabile e all'interno c'erano sei casse di legno, approssimativamente di un metro e ottanta per sessanta-settanta centimetri. E di queste sei casse, una sembrava chiaramente essere stata aperta in precedenza, ed era ricoperta da un telone verdastro, del tipo, appunto, di quelli militari. Corso sollevò il telo e il coperchio di legno. Illuminò così la parte alta di questo contenitore e vide un corpo. Inizialmente pensò che si trattasse di un bambino perché il corpo era molto piccolo. Poi, guardando lo ancora meglio, notò che la testa era grande, molto grande rispetto alle dimensioni del corpo. Due occhi praticamente a mandorla, molto grandi. Ed era un essere deceduto, ovviamente. Lunghe braccia, lunghe gambe, e un corpo esile. Corso rimase di stucco quando lo vide. Beninteso, aveva già fatto due campagne di guerra, e ciò non gli fece impressione, però (fa un gesto con la mano come per indicare un conato di vomito, ndr).
Dopo una quindicina di secondi, Corso richiuse il coperchio, uscì fuori e disse al sergente: "Adesso, tu non dirai mai niente di tutto ciò , anzi, scordati di quello che hai visto". Il sergente gli disse a quel punto che il materiale era pervenuto da una base del New Mexico; l'informazione veniva dagli autisti che avevano effettuato il trasporto. Naturalmente molte persone gli hanno chiesto per quale ragione un carico così delicato dovesse vere viaggiato per via terrestre anziché aerea. I generali che all'epoca erano al cornando dei vari reparti dell'Aeronauica e dell'Esercito - perché all'epoca le varie armi erano ancora suddivise tra loro - ritenevano che trasporti delicati, partire da quelli provenienti dalle installazioni nucleari, dovessero essere effettuati per via di superficie, altrimenti poteva succedere qualcosa di irreparabile. Sei di questi corpi quindi furono trasportati via terra in tre diversi furgoni, su autocarri.
Perché l'idea era che se per caso uno di questi avesse slittato o fosse andato fuori strada, comunque ve ne erano altri due; con l'aereo, se invece fosse precipitato, sarebbero andati distrutti tutti.
Alcuni giorni dopo altri giunsero alla base di Fort Riley e gli parlarono della cosa. Lo stesso sergente Brown gli disse quindi che era stata data ufficialmente la notizia che c'era stato un UFO crash.
Al Quartier Generale egli venne così informato del fatto che c'era stato un incidente con un oggetto, un UFO, a Roswell. Ed essendo stato addestrato al massimo livello di efficienza da parte dei Servizi Segreti, dell'Intelligence USA, l'idea dominante in lui era quella di immagazzinare qualunque tipo di informazione in una zona del cervello per praticamente dimenticarla fino al momento in cui non avesse potuto ottenere delle prove o controprove in merito.
Dieci anni dopo fu posto al comando del Poligono Missilistico di White Sands nello Stato del New Mexico e alcuni agenti della Polizia di Stato del New Mexico vennero a trovarlo e gli chiesero - durante questa conversazione - se era interessato a vedere il posto, il "crash site", il luogo dove era avvenuto l'incidente. Per ironia della sorte la sua prima visita a Roswell, nel posto dove era avvenuto lo schianto dell'UFO, avvenne addirittura sotto la scorta della Polizia Militare.
Laggiù si era nel deserto, in terra da pascolo; non c'era nulla, nessun segnale, nessun segno nella vegetazione che facesse pensare a un UFO crash. Corso prese comunque per buona la parola di quegli agenti. Lo stesso giorno, tornando al Quartier Generale, ebbe ulteriori conferme da parte dei proprietari terrieri della zona. Dopo per quattro anni il Colonnello operò nella VII Armata di stanza in Germania e poi tornò di nuovo negli Stati Uniti come Ispettore Generale dell'Esercito. Al suo ritorno incontrò subito il Generale Trudeau. Si erano già conosciuti in passato e lui accettò immediatamente l'incarico che gli offrì il Generale di diventare suo assistente speciale. E gli disse Trudeau: "Guarda, fai in modo di andare a occuparti tu delle cose più importanti, perché gli altri tanto non capiscono". Si erano conosciuti in quanto il Generale Trudeau era stato a capo dell'Intelligence dell'Esercito e si erano incontrati spesso alla Casa Bianca quando lui era stato assegnato allo staff di Eisenhower; rimanendo quattro anni al servizio dello Stato Maggiore di Eisenhower. Il Generale Trudeau gli portò degli archivi. Erano tre - come dire - contenitori di grandi dimensioni, all'interno dei quali c'era - disse Trudeau - tutta quanta la documentazione che avrebbe fatto parte del nascente gruppo della Divisione Tecnologia Straniera. In quegli archivi c'erano anche i congegni e gli oggetti provenienti dal crash di Roswell. In effetti a Roswell, secondo le sue informazioni, ci furono due diversi incidenti: un oggetto praticamente esplose, si distrusse in mille pezzi. Lo scienziato canadese Wilbert Smith gli disse una volta che questo oggetto potrebbe avere impattato contro un muro elettromagnetico e che la struttura molecolare e forse atomica dell'oggetto si distrusse. Può succedere.
E in realtà successe. Questa però è una storia che tutti ormai conosciamo, come l'allora responsabile del controspionaggio dell'Esercito USA. Il Settore Ricerca e Sviluppo dipendeva da altre strutture logistiche, non era indipendente. Era una struttura secondaria. E fu per ciò che Corso riuscì a compattare tutte le iniziative relative, le varie attività di questo nuovo organismo affidatogli da Trudeau. Trudeau gli diede il compito di esserne il responsabile, lo nominò capo del Divisione Tecnologia Straniera. Era in realtà un nome di copertura, perché "foreign technology" voleva dire in effetti avere la possibilità di studiare apparentemente, e anche ispezionare, vere armi straniere ultrasofisticate, sì; ma non solo. Così per esempio ci si occupava di uranio e tecnologie nucleari provenienti da altri Paesi, come la Svizzera. A quel punto però Trudeau gli disse: "Guarda, non è che sei incaricato soltanto della tecnologia straniera di questo mondo; ciò vale anche per quella di altri mondi".
Ci sono alcuni che chiedono: "Colonnello, ma lei è stato partecipe del 'cover up'?" Certo, molto del suo lavoro era segreto ma quello non era "cover up". Corso e suoi allora non si occupavano di rivelazioni, non avevano nessun tipo di autorità per diffondere queste informazioni. La questione si poneva piuttosto in rapporto le lotte intestine tra la CIA, il Governo e il Pentagono; solo loro sapevano di cosa si trattava e quali erano veramente i loro avversari. Se si fosse scoperto che cosa stavano facendo, avrebbero tolto loro tutti i fondi, e a questo punto non sarebbero mai arrivati lontano; ma probabilmente neanche loro sapevano poi quello che stavano facendo; tutto era tenuto segreto. Solo alcuni alti ufficiali sapevano, non esisteva nessuna documentazione scritta, c'erano soltanto delle comunicazioni verbali.
Molta gente, in conseguenza di questa situazione di silenzio e di segretezza, da trentacinque anni mi chiede: "Colonnello, perché non ha parlato prima?". La decisione fu del Generale Trudeau e del Colonnello Corso: non avrebbero parlato perché avrebbero dato adito a reazioni del tipo di quella che vediamo oggi; e si è riusciti così a mantenere il segreto.
Quindi cominciò la fase dello sviluppo. A novantadue anni il Generale Trudeau è morto, e prima di morire gli ha detto: "Guarda, è ora che io ti sollevi dal vincolo di segretezza". Da allora avvenne poi anche qualcos'altro, che coinvolse il suo nipotino. Il suo nipote più grande un giorno gli domandò: "Nonno, cosa hai fatto tu durante la guerra?"; quello più piccolo, invece, dopo avere visto il film di Spielberg "E.T. l'extraterrestre" gli chiese: "Nonno, ma che tu per caso hai mai visto il nonno di E.T.?". Colpito, Corso rispose: "Sì, guarda; forse sì". Poi disse: "Forse è il caso che io cominci a scriverne; non ne avevo l'intenzione, ma almeno, almeno potrò lasciare agli altri qualcosa; un legato per i più giovani". E così nacque l'idea, e poi ci pensò su per fame proprio un libro. Le memorie sono una cosa, un libro è tutt'altro. Gli sarebbe piaciuto fare di più, anche se certe volte pensa tra sé e sé: "Mah, forse avrei preferito non scriverlo, per lo meno se non fosse stato scritto mi sarei risparmiato dei problemi".
Quando vede i tanti ragazzi che per esempio sono presenti a questa conferenza, li compara ai suoi nipoti, che lo hanno sollecitato moltissime volte chiedendogli: "Nonno, ma per quale motivo non ci hai raccontato prima tutto questo?" E adesso è soddisfatto: e proprio per le domande che gli vengono poste dai giovani di diciotto - diciannove anni, quelli che più di altri vogliono sapere. Vari ragazzi a Pescara, dove siamo stati in precedenza, lo hanno circondato per parlargli e di loro il Colonnello ha poi detto: "lo dovevo andare sul palco, ma ho preferito continuare a parlare con quei ragazzi". Bisogna capire che lui ha la mentalità del militare, quella tipica di un comandante di battaglione con millecinquecento uomini dall'età media di diciannove anni. In guerra nessuno sotto i suoi ordini è comunque caduto nel panico. Ha combattuto ed è magari caduto, ma non è precipitato nel panico. Quindi quando il Colonnello sente fare, da parte soprattutto della stampa, certe affermazioni rispetto agli UFO secondo cui questi potrebbero generare il panico, egli afferma che oggi ciò è del tutto falso.
[Applausi]
Il Colonnello Corso è contento di aver potuto ricordare tutto questo, e che qualcuno lo ha aiutato a ricordare. Come capo della Divisione Tecnologia Straniera le sue istruzioni prevedevano di trovare laboratori e industrie che potessero elaborare in pratica certe conoscenze a loro disposizione. Proprio per questo sia molto chiaro a tutti voi che Corso e i suoi non sapevano assolutamente di che cosa si trattava, nella maggioranza dei casi; c'era soltanto una sensazione, una percezione, che si trattasse di qualcosa di molto importante. Quindi la decisione della Divisione fu comunque quella di dare materiale alle industrie. Ogni contratto prevedeva che loro inviassero ai contrattori del materiale in copia e che, alla fine del contratto, quando era stata sviluppata - diciamo - la fase iniziale del progetto, tutto poi ritornasse a loro, a fronte del pagamento. La condizione era comunque che il materiale diventasse di dominio pubblico. Solo così veniva inviato ulteriore materiale. Fu applicato questo tipo di meccanismo, di agganciamento e di successivo sganciamento nei confronti delle varie industrie, per quanto concerne dati e materiali. In USA c'è una causa in corso tra l'"American Computer Company" e la "Bell", che equivale alla nostra "Telecom". Gli operatori della "Bell" svilupparono i transistor nella metà degli anni Cinquanta; l'"American Computer Company" ha dichiarato che questo è falso perché in realtà fu l'Esercito a consegnare alla "Bell" i transistors; e il Presidente dell'"American Computer Company", Schumann, sta usando le uniche prove disponibili a disposizione per perorare la propria causa. Sono informazioni che Corso ha ottenuto confidenzialmente. Fu Corso, personalmente, che consegnò alla "Bell" i materiali reperiti a Roswell riferiti alla tecnologia dei transistor e dei circuiti integrati. Dice comunque che qualunque cosa accada a livello legale non lo coglierà impreparato. La sua posizione è già spiegata direttamente nel suo libro. C'erano anche le fibre ottiche: quando egli prese in mano un groviglio di fibre ottiche non sapeva neanche di che cosa si trattava; poi, stringendole un giorno a pugno, constatò che però cominciavano a illuminarsi, e a diventare luminescenti.
Passando ad altro, c'è chi dice che gli extraterrestri erano in grado di guidare con le dita le loro navi; certo, bisogna rendersi conto del fatto che ogni polpastrello di una mano umana possiede ottomila terminazioni nervose.
[Il traduttore, interrotto, parla quindi con Corso lontano dal microfono, ndr]
Rispetto a questa enorme quantità di connessioni nervose che partono dalle dita poi il tutto finisce direttamente, attraverso frequenze elettromagnetiche, nel cervello. C'era poi un pezzo di metallo che intrigava parecchio il Gen. Trudeau, che gli disse al riguardo: "Senti, prenditi anche i migliori scienziati tedeschi e anche ovviamente quelli americani, tutto il personale che vuoi". Era un pezzo di metallo di queste dimensioni [con le dita traccia un rettangolo di circa cm. 10x5, ndr]: ma il problema era che gli atomi di questo metallo erano allineati diversamente da tutto quello che noi conoscevamo, tant'è che non si poteva graffiare, piegare o bruciare. Circa questo pezzo di metallo - dopo i primi studi - il commento da parte di Trudeau fu: "Questo è molto più importante di tutto quello che noi abbiamo a Los Alamos". Con questo metallo potremmo costruire delle navi spaziali leggere come delle piume e impenetrabili dal punto di vista della loro sicurezza. Circa poi sistema propulsivo, il problema è che non compresero assolutamente come diavolo funzionasse. Fu un fallimento. Nondimeno, lo studio dei reperti tecnologici del crash di Roswell creò anche dei problemi seri. Dei medici che li stavano esaminando da vicino, lo fecero senza le dovute cautele ed ebbero la sventura di perdere la vista.
Concludendo, sul piano etico per tutti questi anni Corso ha pensato in particolare a un aspetto, di cui ha fatto solo parzialmente menzione nel libro: la direttiva primaria del suo lavoro e della sua Divisione era infatti di determinare la possibilità di trasformare dati e reperti tecnologici in termini tecnici, e quindi di costruire delle armi da questi materiali; armi di distruzione di massa, chiaramente non tese ad aiutare l'umanità. Furono così sviluppati congegni micidiali caratterizzati dalla tecnica laser. E indubbiamente non si trattò della migliore applicazione di tecnologie extraterrestri da cui avremmo potuto ricavare il meglio. Comunque, quando nel 1961 il Colonnello si trovò sulla scrivania in ufficio il referto autoptico di uno degli alieni di Roswell, comprese meglio la portata di quanto era accaduto nel 1947. Oggi egli desidera solo riportare alla luce il più possibile di quanto ha vissuto durante la sua carriera militare, per mettere a disposizione di tutti fatti e informazioni di interesse comune. Un grazie a Paola Harris e all'organizzazione del Simposio e un saluto a tutti.
Powered by phpBB © phpBB Group.
phpBB Mobile / SEO by Artodia.