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23/01/2010, 11:48

cla67 ha scritto:
passavo di qui soltanto per dire il perchè, secondo me, le teorie di malanaga sono dubbie e le ragioni sono rinchiuse in una semplice ed elementare considerazione:

"ogni uomo ha un anima, ogni animale ha un anima così come, anche, il più insulso degli arbusti ha una sua propria anima"!

rinnegare questo principio?
ognuno ne è libero!



Una considerazione basata sulla fede, amico mio.

23/01/2010, 12:06

Star ^_^ secondo la mia "percezione personale", anima non si lascia coinvolgere dalle esperienze umane nel modo che intendi tu, ma le abbraccia tutte nello stesso modo senza distinzione tra bene o male, giusto o ingiusto e via dicendo, semplicemente perchè l'anima è quella parte di noi che non si trova nell'universo duale. Non è una cosa che si può cedere se lo desideriamo...
Inoltre lei non conosce passioni: se il destino dell'uomo è quello di finire, anima osserverà questa fine e se ne andrà, se il destino dell'uomo è la riscossa, anima osserverà questa riscossa e forse se ne andrà lo stesso. Anima in nessun modo è legata al valore degli uomini, che sono quello che sono solo in virtù di se stessi e basta, nè a quello degli alieni che forse in un certo senso sono "stati giocati" da questo universo senza rendersene inizialmente conto...

Le tue parole però mi hanno ricordato questo video, tratto da un film ingiustamente criticato che io ho amato moltissimo ^_^
Osserva soprattutto la scena finale

23/01/2010, 12:23

cla67 ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:



Però se cerchi qualcosa di più scientifico, potresti indagare sulla coscienza piuttosto che sull'anima:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=1865
Si tratta delle principali "teorie quantistiche della coscienza" sviluppate negli ultimi anni, forse questo punto di partenza ti è più congeniale [:)]


non cercavo qualcosa di "più scientifico" per comprendere le definizioni di coscienza!
passavo di qui soltanto per dire il perchè, secondo me, le teorie di malanaga sono dubbie e le ragioni sono rinchiuse in una semplice ed elementare considerazione:

"ogni uomo ha un anima, ogni animale ha un anima così come, anche, il più insulso degli arbusti ha una sua propria anima"!

rinnegare questo principio?
ognuno ne è libero!

ciao e buona continuazione... a tutti.




Cla, mi spiace che ti sia turbato..

malanga elabora queste idee sull' anima, per spiegare l'insistenza con cui sembrava emergere certe dichiarazioni dagli addotti. sono solo interpretazioni per dare un senso e una collocazione a queste dichiarazioni...
Personalmente io non provo nessun fastidio a prendere in considerazione l'idea di una creazione doppia o multipla e a pensare che uomini o alieni possano essere stai creati o possano aver sviluppato i loro legami con l'universo in modi differenti...
ma la mia opinione personale è che anima sia una parte dell'uomo che si sviluppa e cresce attraverso un processo di graduale acquisizione di coscienza...e finchè siamo nel campo delle opinioni, la mia è valida quanto quella di chiunque altro.
Vale davvero la pena di prendersela per le opinioni altrui?

un saluto [;)]

23/01/2010, 13:38

Blissenobiarella ha scritto:

[:D], no quello mi è chiaro
^_^, mi riferivo proprio ai meandri oscuri e inaccessibili della matematica:

Sì certo,per non perdere il filo bisogna avere una certa infarinatura con la materia [:)]
ma alla fine i calcoli sono a sostegno delle teorie e queste a mio parere "reggono" da sole(Malanga non si inventa niente di nuovo e chi ha conoscenze esoteriche sa!),Malanga da un tono di scientificità al tutto;non vorrebbe essere scambiato per l'ennesimo GURU!!!

Cla67 ha scritto:
non cercavo qualcosa di "più scientifico" per comprendere le definizioni di coscienza!
passavo di qui soltanto per dire il perchè, secondo me, le teorie di malanaga sono dubbie e le ragioni sono rinchiuse in una semplice ed elementare considerazione:

"ogni uomo ha un anima, ogni animale ha un anima così come, anche, il più insulso degli arbusti ha una sua propria anima"!

rinnegare questo principio?
ognuno ne è libero!

Cla67 [:)]dai l'impressione di non aver neanche letto il contenuto dei link di Bliss [8D]
Evidentemente tu conosci la verità,magari ereditata per nascita o per diritto;
di quelle verità che non possono confrontarsi con "congetture teoriche"!!
Tu sai cos'è la coscenza,sai cos'è Anima e sai pure che uomini,animali,insetti,piante ne hanno una [:)]
Da quanto scrivi sulle TEORIE(inutilità) sembrerebbe che tu sia in grado di "vedere" gli esseri ed il creato(tutto) "Oltre la Forma"giungendo così all'essenza della natura delle cose.Complimenti [:)]e grazie per averci fatto partecipi [:D]

23/01/2010, 23:27

Blissenobiarella ha scritto:

Non bisogna però cadere nell'errore di considerare l'anima un' entità a sè. L'anima è una parte della nostra coscienza, un aspetto di ciò che noi siamo e non che abbiamo...


ma la mia opinione personale è che anima sia una parte dell'uomo che si sviluppa e cresce attraverso un processo di graduale acquisizione di coscienza


Secondo San Tommaso d’Aquino l’anima è forma del corpo, in funzione della conoscenza della verità. Ciò che rende l’uomo particolarmente interessante è la sua anima. E l’interesse sta nel fatto che essa è spirito e immagine di Dio.
L’anima è unita alla materia fin dal primo momento della sua esistenza. Solo in un secondo momento inizia a conoscere la verità. L’anima intellettiva non riceve naturalmente per infusione la conoscenza della verità, ma ha bisogno di raccoglierla dalle cose divisibili, per la via dei sensi. L’anima non ha una specie di per sé, il che significa che non è un ente completo e distinto, un’unità autonoma di significato. È solo una parte di quell’ente completo che
è l’uomo. L’uomo infatti è una specie del genere animale, e quindi un ente fisico. Il suo ‘principio formale’ è spirituale, ma resta comunque solo un principio, connaturato a ciò di cui è principio. Per Tommaso, l’anima, pur situata “al confine” tra le creature spirituali e quelle corporee, ha la sua cittadinanza nel mondo fisico. Affermare che l’anima è il ‘principio formale’ dell’uomo significa dire che è principio dominante della stessa natura umana o della sua “essenza”. L’essenza di una cosa è ciò che la cosa è “di per sé”, secondo la propria identità e nella sua distinzione da ogni altra cosa. E per Tommaso, in un certo senso, l’essenza di una cosa costituisce una sorta di capacità o potenza. È la potenza che la cosa ha di essere se stessa, di esercitare il suo essere.
L’anima costituisce la potenza di essere uomo; l’anima, da sola, non fa “essere” tutte le cose.
La natura umana non è qualcosa di aggiunto a qualche tipo di ente più fondamentale. Un essere umano è una “sostanza”. L’anima umana, in quanto “principio formale” dell’uomo, è anche qualcosa di sostanziale.
Egli vede la corporeità della persona umana proprio come un’esigenza dell’anima stessa, e dell’anima appunto in quanto intellettuale e spirituale. L’anima razionale non ha una natura completa in sé, quindi anche se l’anima può sopravvivere alla morte del corpo, l’esistere senza il corpo sarà per essa una condizione fortemente innaturale, violenta.

Tommaso ritiene che la percezione interiore offra un grado molto elevato di certezza sulla propria esistenza, e anche sulla presenza, dentro di sé, di qualche principio o fonte degli atti conoscitivi (l’anima appunto). Al contempo però, tale percezione, basata sulla mera presenza dell’anima, costituisce solo una conoscenza vaga e
confusa della propria natura e di quella dell’anima. La conoscenza esatta della natura dell’anima, e cioè della sua differenza dalle altre cose, richiede un indagine “diligente e sottile”. Citando Agostino, Tommaso precisa che tale indagine non procede come se l’anima fosse assente; è l’anima presente a se stessa che cerca di capire che cosa sia.
Tommaso è ottimista sulla possibilità di raggiungere una vera comprensione della natura dell’anima. Ed è precisamente il fenomeno dell’intendere che rende l’anima comprensibile a sé. "L’anima umana conosce se stessa mediante la propria intellezione, che, essendone l’atto specifico, dimostra perfettamente la sua virtù e natura”.

L’anima è soltanto un soggetto parziale di essere; è naturalmente unita al corpo, in modo da formare un solo ente. Questo perché
la sua attività intellettuale è collegata a quella del senso, il cui soggetto include il corpo.
L’anima “separata dal corpo avrà un altro modo di intendere”. L’anima può esistere senza il corpo e può addirittura intendere.
Soltanto con la risurrezione si può dire però che l’uomo abbia una pienezza di essere e di vita, assolutamente perfetta; e l’immortalità dell’anima, addirittura 'favorisce' e quasi 'esige' la resurrezione. La prospettiva di anime perpetuamente separate risulta talmente innaturale da giudicarsi irragionevole.

Il fine naturale dell’uomo non è di conoscere la verità delle cose corporee. Ma non è neanche di conoscere la verità di se stesso. È di conoscere la verità di Dio, e così amarLo.

23/01/2010, 23:55

^_^...a volte mi sembra che nella fretta di raggiungere il futuro, l'uomo si stia dimenticando di portarsi dietro le cose più preziose.


E' una cosa che fa quasi ridere poi, che proprio quello che avevamo pensato di poterci lasciare alle spalle, ci viene addosso in contro mano [:p]

24/01/2010, 00:21

Messaggio di iLGambero




Non entro nel merito, perché credo che sarebbe un po' come voler convincere un credente a non avere fede.



E' proprio lì il problema. Certe critiche è assolutamente inutile farle, proprio perché è esattamente come il voler convincere i credenti a smettere di aver fede.
Anzi, di fatto è così.
Gran parte delle persone che credono nei contatti con visitatori alieni, di qualsiasi tipo siano, di fatto vivono questa loro fede in senso religioso, non scientifico, e le argomentazioni di tipo scientifico esulano dalla loro mentalità.
Tutto sta nel voler chiarire cosa si intende con "credere". Purtroppo, noi usiamo la parola "credere" con sensi e significati completamente diversi l'uno dall'altro, e questo fa sì che i linguaggi si confondano.
Non c'è un solo linguaggio ufologico, e questo fa sì che persone che credono di parlare delle stesse cose, in realtà parlino di cose completamente diverse.
Io posso usare il verbo "credere" in queste seguenti frasi:
1) Io credo in Dio.
2) Io credo che votando quel partito farò l'interesse del bene della società civile.
3) Io credo che il colpevole del misfatto sia il mio vicino di casa.
4) Io credo di avere digerito male.
Se notate, uso sempre il verbo "credere", ma lo uso con significati completamente diversi.
Nel primo caso intendo una fede profonda sul significato dell'esistenza, qualcosa che può coinvolgere tutto il mio essere e la mia vita.
Nel secondo caso intendo comunque una fede convinta, ma che riguarda scelte di vita che potrebbero anche cambiare con il tempo.
Nel terzo caso intendo una fede basata su sospetti, timori e qualche indizio empirico, che non è ancora una certezza, ma potrebbe diventarlo. E una certezza empirica, non interiore, come nel caso delle mie scelte religiose, o politiche.
Nel quarto caso, la mia fede è semplicemente l'espressione di una sensazione fisica personale.... e potrei continuare con gli esempi.
Ora, io credo che ci siano persone che quando dicono "io credo negli UFO" intendono sia il primo esempio, sia il secondo, sia il terzo, sia il quarto.... solo che forse non sanno rendersi conto della cosa.
Rifletteteci, mettetevi una mano sul cuore, e chiedetevi in cosa consiste il vostro credere....

24/01/2010, 00:36

1) Io non credo in Dio.
2) Io non credo che votando quel partito farò l'interesse del bene della società civile.
3) Io non credo che il colpevole del misfatto sia il mio vicino di casa.
4) Io non credo di avere digerito male.

qual'è la differenza tra credere e non credere?

24/01/2010, 22:22

Blissenobiarella ha scritto:

^_^...a volte mi sembra che nella fretta di raggiungere il futuro, l'uomo si stia dimenticando di portarsi dietro le cose più preziose.


Proprio così.

24/01/2010, 23:00

Blissenobiarella ha scritto:

1) Io non credo in Dio.
2) Io non credo che votando quel partito farò l'interesse del bene della società civile.
3) Io non credo che il colpevole del misfatto sia il mio vicino di casa.
4) Io non credo di avere digerito male.

qual'è la differenza tra credere e non credere?


Da un punto strettamente logico, fra credere e non credere non c'è una sostanziale differenza. La contrapposizione non è tanto fra il credere e il non credere in una determinata cosa, quanto piuttosto fra il credere e il sapere. Nel momento in cui io so che una cosa esiste, o non esiste, e lo so con certezza, non ho più bisogno di credere o di non credere.
Di fatto, il credere è, in tutti i casi, una condizione di ignoranza. Questa è l'unica cosa che accomuna tutte le fedi.
Ma a parte questo, le fedi poi si differenziano.
Anche perché c'è un fattore importantissimo da considerare: la volontà di credere che accompagna una fede. Non tutte le forme di credenze sono accompagnate dalla volontà di crederci.
Mi spiego meglio: se io dico "credo in Dio", significa che voglio credere in Dio, anche se non sono sicuro che esista, ma di fatto voglio vivere come se fosse certo che ci fosse.
In pratica, il credente considera come certamente vero ciò che sa che non è affatto certo, e quindi può non essere vero.
Quindi il credente vive inevitabilmente nel dubbio ma cerca di rendere la sua fede "perfetta", cioè viverla come una forma di conoscenza, anche se non può esserla.
In pratica, vive una contraddizione.
Chi invece crede che sia stato il vicino di casa a rubargli la bicicletta, potrebbe non avere nessuna volontà di credere che le cose siano così. Lascia lo spazio al dubbio e anzi è ben felice forse che qualcuno gli dimostri che non vive vicino a un ladro.
Lo stesso ragionamento lo si potrebbe fare se si rovesciassero le proposizioni, e si ritraesse il caso di un ateo convinto, che sa di non poter dimostrare che Dio non esiste ma vuole vivere come se fosse certo che non esiste, o di un derubato che rifiuta l'idea che il vicino sia un ladro, anche se magari preferirebbe trovare il colpevole vicino a casa sua..... il significato del verbo credere non cambia, solo perché si è aggiunto la negazione "non".
Perché? Non è forse vero che questo non si può dire per altri verbi come "volare" o "camminare", dove aggiungendo la negazione, esprimi una condizione completamente diversa?
La spiegazione è semplice: perché quando noi "non crediamo" in realtà non stiamo smettendo di credere, semplicemente invece crediamo in qualcosa d'altro.
Solo quando sappiamo qualcosa, smettiamo di credere, ma allora non è che "non crediamo", semplicemente sappiamo, e non abbiamo più bisogno di credere in qualcosa.
So che questa disquisizione di filosofia del linguaggio può essere stata ardua, d'altra parte non avevo un modo più semplice per esprimerla....

25/01/2010, 02:22

Ti esprimi sempre molto chiaramente Enkidu ^_^.

Diciamo allora che il credere o il non credere fondano le loro ragioni sul medesimo atto di fede.
Il credere e il non credere richiedono nella stessa misura, un processo di formazione dell'opinione basata non sull'elaborazione dell' informazione allo scopo di conoscere, ma sulla ricerca di corrispondenze emotive allo scopo di compensare un nostro disagio interiore.
L'atto di credere dunque, non è un processo intellettuale e conoscitivo, ma emotivo e compensatorio.
Per poter mettere in opera questa compensazione abbiamo bisogno di attribuire arbitrariamente alle nostre credenze una veridicità assoluta "Io so che è così e basta". Ecco dunque che una credenza può assumere la forma di un sapere che non può essere messo in dubbio...E dal momento che la credenza è un inganno che mettiamo in atto con noi stessi, spesso distinguere tra ciò che sappiamo e ciò che crediamo è un' impresa di difficile attuazione, che richiede la rottura di schemi interiori di cui non siamo consapevoli. Inoltre paradossalmente più una persona è intelligente e abile nel trovare giustificazioni razionali alle proprie credenze, più sarà difficile operare il distinguo.
L'assenza di dubbio riguardo a ciò che riteniamo di sapere, deve sempre metterci in guardia.

Devo concludere così perchè mi stanno esaurendo le batterie del PC.

Se hai tempo e voglia rileggi questa discussione dall'inizio [;)]

25/01/2010, 13:35

Blissenobiarella ha scritto:

Devo concludere così perchè mi stanno esaurendo le batterie del PC.


“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso.” (cf. Fides et ratio).

Spero che il problema del ‘credere’ (religioso o non) non si pensi di risolverlo qui, entro la durata delle batterie di un PC. Vi sono trattati in tema.

Tornando a Malanga.
Poichè, “la mappa non è il territorio” (come ricorda nelle sue conferenze di PNL), il sapere/mappa che ritiene di avere acquisito consultando le vocine (alle quali crede) è tutto da dimostrare che sia modello sufficiente per descrivere il territorio/realtà oggettiva.

Bliss, hai parlato di ‘alta coerenza di risposte concordanti’ nelle affermazioni di ‘anima’ in merito al discorso ‘non tutti hanno l’anima’ (tema preso ad esempio) . Questo sembrerebbe significare un concetto statistico, per cui una percentuale di risposte ha dato conferma ed altre no. Il che già contrasta l’affermazione di Malanga secondo la quale gli addotti in ipnosi dicono tutti le stesse cose. Ho l’impressione che le ipnosi non si vogliono pubblicare tutte per evitare che un attento esame critico evidenzi questo processo di ‘quadratura del cerchio’.



Io SPERO che la ‘teologia di morte’ elaborata da Malanga non porterà ad epiloghi drammatici in stile Heaven’s Gate (California, 1997).

25/01/2010, 13:38

Blissenobiarella ha scritto:
qual'è la differenza tra credere e non credere?


[8D]La stessa tra amare e non amare

Sì vabbè ma cosa c'entra la fede,chi l'ha tirata in ballo??
"Le chiacchiere stanno a zero" direbbe il romano... .
Un utente esprime un personale dilemma(vestito più da critica,malgrado la propria 'non approfondita' conoscenza dei contenuti trattati dall'autore)sulla comprensione di uno studioso(in effetti sarebbe stato più adeguato lamentare i propri dubbi sull'opera piuttosto che sull'autore della stessa,evitando l'oltraggio personale!) che subito saltano fuori i santi la fede e i beati!!
Proprio la fede,intesa così come ne avete scritto,è totalmente esclusa,non contemplata,addirittura abborrita dal chimico-ipnotista.
I lavori di Malanga benchè perfettibili non sono 'per tutti'.

25/01/2010, 15:20

La fede e la ragione, il credere e il sapere sono comunque due cose ben distinte, che si propongono di soddisfare due differenti bisogni umani, e non sono tra di loro interscambiabili. I problemi sorgono quando "si crede di sapere" e "non si sa di credere" [:p].
Per questo, secondo me, è interessante interrogarsi riguardo agli elementi su cui poggiamo le nostre credenze e il nostro sapere.

Tornando a Malanga.
Poichè, “la mappa non è il territorio” (come ricorda nelle sue conferenze di PNL), il sapere/mappa che ritiene di avere acquisito consultando le vocine (alle quali crede) è tutto da dimostrare che sia modello sufficiente per descrivere il territorio/realtà oggettiva.


Sono d'accordo. per questo, non dobbiamo avvicinarsi al lavoro di Malanga pensando che sia la Verità, ma solo quello che è un modello, una teoria che va perfezionandosi man mano che si riescono ad acquisire più informazioni sul fenomeno delle abduction. Per ora il modello fornito da Malanga permette di approfondire alcune conoscenze e di inquadrarle in un quadro coerente...ma come dice ombras senz'altro il modello è perfettibile.





Bliss, hai parlato di ‘alta coerenza di risposte concordanti’ nelle affermazioni di ‘anima’ in merito al discorso ‘non tutti hanno l’anima’ (tema preso ad esempio) . Questo sembrerebbe significare un concetto statistico, per cui una percentuale di risposte ha dato conferma ed altre no. Il che già contrasta l’affermazione di Malanga secondo la quale gli addotti in ipnosi dicono tutti le stesse cose. Ho l’impressione che le ipnosi non si vogliono pubblicare tutte per evitare che un attento esame critico evidenzi questo processo di ‘quadratura del cerchio’.



Tutti gli addotti raccontano le stesse cose...e non solo quelli esaminati da Malanga, proprio tutti. Ovviamente questo non significa che studiando 400 addotti avremmo 400 testimonianze fotocopia, ma che chiedendo informazioni sui "fatti"- luoghi personaggi eventi - delle abduction, otterremo quasi sempre le stesse descrizioni. Il discorso cambia quando si chiede all'addotto di interpretare i fatti, o di esprimere un opinione riguardo ad essi... in questi casi naturalmente non tutti la penseranno allo stesso modo. Quando poi ci sono "le vocine", di mezzo le cose cambiano ulteriormente perchè in quel caso abbiamo a che fare con le interpretazioni che la nostra mente da a cose che non le corrispondono perfettamente e tutto quello che emerge, non va inteso come qualcosa di reale, ma come la rappresentazione di qualcosa che la nostra coscienza non riesce ad afferrare completamente ed esprime attraverso un codice basato sul simbolo .



Malanga non elabora una TEOLOGIA...da parte mia spero che altri non lo facciano per lui

25/01/2010, 16:15

Domanda:

chi viene parassitato, secondo Malanga, lo è anche a livello formale, inteso come piano reale, concreto, fisico, e non solamente a livello "spirituale", giusto?

Scusate, forse può risultare una domanda sciocca, ma sto studiando l'argomento e ho bisogno di risposte veloci e concerete [:D]
Ultima modifica di shantaram il 25/01/2010, 16:30, modificato 1 volta in totale.
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