PAUL DAVIES: "ALLA RICERCA DI TRACCE DI TECNOLOGIA ALIENA"

Paul Davies è uno dei più grandi fisici al mondo, nonchè divulgatore scientifico di numerose trasmissioni televisive ed interviste radiofoniche e sulla stampa.
Laureato presso l'University College di Londra, ha conseguito nel 1970 il prestigioso dottorato di ricerca di fisica presso la suddetta università, con esaminatore il grande astronomo Fred Hoyle di Cambrige.
Dal 2005 è all'interno del programma SETI dal nome "Post-Detection Science and Technology Taskgroup" dell'Accademia Internazione di Astrofisica.
Davies ha sempre avuto una passione per la vita extraterrestre, tanto che pochi mesi fa una sua intervista, apparsa sul settimanale "Sette" del Corriere della Sera (28 ottobre 2010), fece sensazione tra gli addetti ai lavori e appassionati, affermando che gli extraterrestri non solo esistono, ma che (probabilmente) ci sono tracce (presenti e passate) della loro presenza, anche sul pianeta Terra.
Ebbene, il suo pensiero è stato pubblicato integralmente sul sito Acta Astronautica (purtroppo non gratuitamente) dal titolo "Footprints of Alien Technology" (ndr Tracce di Tecnologia Aliena).
Il documento copre una serie di questioni astrobiologiche, come quella di perfezionare la famosa Equazione di Frake Drake.
Paul Davies la definisce come "ricerca di sottili evidenze di forze astro-forensi intelligenti, dopo quelle della scienza penale", ma una rapida ricerca su Google rivela due definizioni esistenti:
1) applicazione dell'evidenza forense dei principi gestionali nell'astrobiologia.
2) la ricerca di spiegazioni astronomiche per eventi storici.
Forse, si poteva utilizzare un termine più consono per evitare confusioni?
Supponendo che non ci sia alcuna particolare ragione che la nostra epoca abbia favorito l'ascesa dell'intelligenza (quella che Milan Cirkovic chiama "fase di transizione astrobiologica"), Davies sostiene che le civiltà extraterrestri si porrebbero ad un ritmo uniforme nel tempo, probabilmente nel passato profondo. Il suggerimento che ne viene fuori è quello che un contatto extraterrestre con la Terra nel lontano passato possa prendere il nome di "Paleo Contatto", se non fosse indelebilmente macchiato con l'associazione degli antichi astronauti.
Questa non è una nuova linea di ragionamento, naturalmente, ma è interessante notare come Paul Davies suggerisca la ricerca di resti non-umani all'interno del Sistema Solare, come recentemente proposto in un documento scritto da Ben McGee.
Davies, nel suo documento, elenca una serie di "tracce" che potrebbero sopravvivere 100 milioni di anni (ma fa notare che "tutte le scommesse sono aperte" quando si tratta di congetturare sui sotto prodotti tecnologici di una civiltà vecchia di almeno 10 milioni di anni):
1) scorie nucleari.
2) processi minerari su larga scala o geo-ingegneria.
3) biotecnologie o una "biosfera ombra".
4) "messaggi in bottiglia" con il codice del DNA.
Sorprendetemente, Davies non conduce la ricerca di segni tecnologici fuori dal Sistema Solare, come quella proposta da Robert A. Freitas (e più recentemente suggerito da Duncan Forgan). Davies sembra, anche, ignorare il suggerimento - apparentemente unico - di Alexey Arkhipov, il quale parla di spazzatura spaziale extraterrestre che potrebbe essere trasmessa su distanze interstellari, come proposto nei documenti "Extraterrestrial Technogenic Component of the Meteoroid Flux", e "On the Possibility of Extraterrestrial-Artefact Finds on Earth".
E' piacevole notare che uno scienziato dalla caratura come Paul Davies approvi la ricerca di manufatti extraterrestri, in particolare all'interno del Sistema Solare che ci ospita.
Possiamo solo sperare che altri scienziati conducano ricerche simili e appoggino Davies.
[align=right]
Fonte: http://centroufologicoionico.blogspot.c ... ce-di.html[/align]