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 Oggetto del messaggio: L'incidente del Passo Diatlov
MessaggioInviato: 17/12/2011, 19:32 
Nella notte del 2 Febbraio 1959, 9 escursionisti russi morirono misteriosamente in una località di montagna nota come;, Kholat Siakhl, (nella lingua Mansi, una popolazione semi nomade di ceppo ugro finnico che abita la zona da millenni, “Montagna dei Morti”), in circostanze tuttora misteriose e che hanno generato una grande quantità di ipotesi. Da allora, la località è stata ribattezzata Passo Diatlov , dal nome del capo escursionista, Igor Diatlov.

Tutto ebbe inizio quando un gruppo di studenti dell’Istituto Politecnico degli Urali si riunì per partecipare a un’escursione attraverso gli Urali settentrionali a Sverdlovsk oggi Iekaterinburg guidati da un esperto conoscitore della zona, studente pure lui, Igor Diatlov. Del gruppo, oltre a lui, facevano parte Sinaida Kolmogorova, Liudmila Dubinina Aleksandr Kolevatov Rustem Slobodin Iuri Krivoniscenko, Iuri Doroscenko Aleksandr Solotarev , Nikolaj Tibo-Brignol Iuri Iudin

Gli escursionisti volevano raggiungere l’Otorten una montagna dieci chilometri a nord del Kholat Siakhl, seguendo un percorso non facile, ma tuttavia alla portata dei componenti la spedizione, tutti piuttosto esperti.

Il 25 Gennaio, i dieci ragazzi arrivarono in treno a Ivdel nel nord della oblast di Sverdlovsk, , dove noleggiarono un grosso furgone per portarsi a Vijai , ultimo centro abitato sul percorso. Quindi, nella giornata del 27, iniziarono a muoversi sugli sci verso l’Otorten. Il giorno seguente, Iuri Iudin fu costretto a rientrare per motivi di salute. Da quel momento, tutto quello che si sa del gruppo è stato ricostruito da diari e da un rullino fotografico rinvenuto nel sito del loro ultimo accampamento.

Il 31 Gennaio il gruppo arrivò sull’altopiano e costruì un magazzino dove lasciò una scorta di cibo e di equipaggiamento per il ritorno. Il giorno dopo, 1 Febbraio, i ragazzi si avviarono verso il Passo, con l’intenzione, stando a quanto trovato scritto nei diari, di superarlo e di accamparsi per la notte dall’altra parte, ma, a causa del sopraggiungere di una fitta nevicata che ridusse di molto la visuale, persero l’orientamento e deviarono a ovest, verso la cima del Kholat Siakhl. Accortisi dell’errore, decisero di fermarsi ai piedi della montagna.

Alla partenza, Diatlov aveva promesso di inviare un telegramma al loro club sportivo non appena il gruppo fosse tornato a Vijaj, non oltre il 12 Febbraio, ma quando tale data fu superata e il telegramma non ricevuto, nessuno si preoccupò dato che in questo tipo di escursioni rispettare una tabella di marcia non era sempre facile. Solo il 20 Febbraio, e solo su richiesta dei familiari degli escursionisti, la direzione del Politecnico inviò un primo gruppo di volontari, studenti e insegnanti, a cercare i ragazzi scomparsi. Successivamente, vista l’infruttuosità delle ricerche, vennero coinvolti anche la polizia e l’esercito, con l’impiego di aerei ed elicotteri.

Il 26 Febbraio venne finalmente ritrovato il campo, abbandonato, sul Kholat Siakhl. La tenda era strappata e una serie di impronte si allontanava da essa scendendo dal passo verso i boschi vicini, per sparire dopo 500 metri, coperte dalla neve. Da un elicottero venne rilevato qualcosa sotto un pino, e i ricercatori vi diressero per trovare i resti di un fuoco e i primi due cadaveri, quelli di Krivoscenko e di Doroscenko, senza scarpe e in mutande e maglia di lana. Facendo a ritroso il percorso dal pino all’accampamento, vennero ritrovati altri tre corpi, prima Diatlov a 300 metri dal pino, poi la Kolmogorova a 480, e infine, Slobodin a 630 metri, tutti e tre morti in pose che suggerivano stessero facendo ritorno al campo.

Gli altri quattro non furono ritrovati che il 4 Maggio, sotto diversi metri di neve, in una piccola vallata ancora più addentro nel bosco.

L’autopsia non trovò ferite che potessero aver causato la morte, salvo una piccola frattura cranica non fatale sulla Kolmogorova; la conclusione fu che la morte era sopravvenuta per ipotermia. Quando però, in Maggio, furono esaminati gli altri corpi, lo scenario cambiò completamente: Tibò-Brignol aveva il cranio completamente sfondato, Zolotarev e la Dubunina il petto e le costole fratturate. La forza necessaria per provocare quel tipo di lesioni doveva essere stata spaventosa, uno degli esperti forensi la paragonò a quella sviluppata da un incidente automobilistico. Inoltre, i corpi non presentavano ferite esterne, come se fossero stati uccisi da un livello di pressione molto alto, e alla Dubunina era stata asportata la lingua.

Gli escursionisti erano stati costretti a lasciare il campo nella notte, in modo precipitoso: nonostante la temperatura intorno ai trenta gradi sottozero, erano tutti solo parzialmente vestiti, alcuni scalzi, altri avevano i maglioni infilati a rovescio, e tutti gli indumenti apparivano stracciati, tanto che, in un primo momento si ipotizzò che gli escursionisti fossero stati assaliti nella notte dai Mansi per avere invaso il loro territorio, ma l’ipotesi cadde ben presto visto l’assenza di impronte oltre quelle degli escursionisti.

L’inchiesta giunse a queste conclusioni:

1. Sei membri del gruppo erano morti di ipotermia, altri tre per le ferite.

2. Non c’erano segni che suggerissero la presenza di estranei, né sul Kholat Siakhl e nemmeno nelle immediate vicinanze.

3. La tenda era stata strappata dall’interno.

4. I ragazzi erano tutti deceduti fra le sei e le otto ore dopo il loro ultimo pasto.

5. Le tracce visibili non lasciavano dubbi sul fatto che tutti e 9 avessero lasciato il campo a piedi di propria iniziativa.

6. Le ferite e le fratture non potevano essere state provocate da un altro essere umano a causa dell’elevata forza applicata.

7. Furono rilevati alti livelli di radioattività sui vestiti.


Il verdetto finale fu che erano morti per cause sconosciute, la documentazione venne secretata dal KGB, e solo dopo la caduta dell’URSS declassificata, anche se risultò incompleta in molte parti. Alcuni fatti vennero comunque accertati dalla documentazione resa disponibile:

1. Dopo i funerali i parenti affermarono che la pelle dei morti avesse una strana tonalità arancione.

2. Un ex ufficiale dell’esercito, impegnato nelle ricerche, sostenne che il suo dosimetro mostrava un livello di radioattività molto elevato sul Kholat Siakhl. L’dentificazione della fonte risulta mancante dal dossier declassificato, così come non risulta chiaro per quale motivo il personale impegnato nelle ricerche avesse dei dosimetri.

3. Un altro gruppo di escursionisti, circa 50 chilometri a sud del luogo dell’incidente, riportò di avere visto delle strane sfere arancioni nel cielo notturno in direzione nord, e quindi verso il Kholat, il giorno stesso dell’incidente; il fenomeno venne osservato anche a Ivdel e nelle aree circostanti, e si ripeté per tutto il mese di Febbraio e di Marzo, come risulta dalle testimonianze rese da ufficiali dell’Armata Rossa e del servizio meteorologico della zona.

4. Dalle ricostruzioni sembra che le vittime fossero state accecate: il legno acceso sotto il pino era stato realizzato in maniera convulsa, utilizzando per di più grossi tronchi umidi, quando tutt’intorno era pieno di ottima legna da ardere.

5. Nella zona furono rinvenute delle strutture metalliche e una targhetta di identificazione del tipo usato nelle attrezzature militari, il che fa supporre che l’area fosse utilizzata in segreto.

Nel 1967, lo scrittore Iuri Iarovoj (#1070;#1088;#1080;#1081; #1071;#1088;#1086;#1074;#1086;#1081;), che aveva partecipato alle ricerche come fotografo ufficiale, scrisse un racconto ispirato alla vicenda, #1042;#1099;#1089;#1096;#1077;#1081; #1082;#1072;#1090;#1077;#1075;#1086;#1088;#1080;#1080; #1090;#1088;#1091;#1076;#1085;#1086;#1089;#1090;#1080;[1] (Il massimo grado di complessità), ma fu costretto dalla censura sovietica ad omettere tutta una serie di fatti, che finirono con lo stravolgere completamente la narrazione. Iarovoj morì nel 1980, e un misterioso incendio distrusse tutti i suoi archivi, comprese le foto e il manoscritto originale del romanzo.

Nel 1990, ormai prossima la caduta dell’URSS, si cominciò a riparlare della storia, soprattutto sui giornali locali di Sverdlovsk. Il giornalista Anatoli Guscin (#1040;#1085;#1072;#1090;#1086;#1083;#1080;#1081; #1043;#1091;#1097;#1080;#1085;) fu autorizzato a fare ricerche negli archivi della polizia, ma scoprì che diverse pagine erano state sottratte, compreso un misterioso “incartamento” di cui si fa menzione essere stato inviato a Mosca. Il fatto scatenò i cultori degli UFO, del paranormale, i dietrologi di ogni genere, i cacciatori di misteri. Guscin riassunse le sue ricerche nel libro #1062;#1077;#1085;#1072; #1075;#1086;#1089;#1090;#1072;#1081;#1085;#1099; - #1076;#1077;#1074;#1103;#1090;#1100; #1078;#1080;#1079;#1085;#1077;#1081;[2], “Il prezzo del segreto di Stato è nove vite”, che suscitò diverse critiche per via della sua teoria su una misteriosa arma segreta che sarebbe stata sperimentata in quei luoghi e avrebbe causato la morte dei nove ragazzi, ma la pubblicazione del libro suscitò comunque l’interesse dell’opinine pubblica e sciolse qualche lingua rimasta attorcigliata per oltre trent’anni: Lev Ivanov (#1051;#1077;#1074; #1048;#1074;#1072;#1085;#1086;#1074;), l’ufficiale di polizia che diresse l’inchiesta, in un articolo[3]apparso nel Novembre 1990, ammise che non era stata trovata una spiegazione razionale per la morte dei ragazzi, né per l’incidente in sé, così come che gli era stato ordinato dal KGB di archiviare in fretta l’inchiesta e tacere le voci sulle misteriose “sfere arancioni”. Ivanov conclude l’articolo sostenendo la sua persona le convinzione si sia trattato di UFOs.

Nel 2000, una TV locale produsse il film documentario #1055;#1077;#1088;#1077;#1074;#1072;#1083; #1044;#1103;#1090;#1083;#1086;#1074;#1072; (“Passo Diatlov”), seguito da una romanzo, scritto dalla giornalista di Iekaterinburg #1040;#1085;#1085;#1072;#1052;#1072;#1090;#1074;#1077;#1077;#1074;#1072; (Anna Matvejeva) dallo stesso titolo[4], basato in gran parte sui diari delle vittime e su interviste coi membri della squadra di soccorso dell’epoca. Iuri Kuntzevitch (#1070;#1088;#1080;#1081;#1050;#1091;#1085;#1094;#1077;#1074;#1080;#1095;), amico di Diatlov, ha creato, col supporto del Politecnico degli Urali, una fondazione a lui dedicata con lo scopo di convincere le autorità russe a riaprire il caso.

E Iuri Iudin, l’unico sopravissuto della scampagnata, ha dichiarato: “Se avessi la possibilità di rivolgere a Dio una sola domanda, sarebbe ‘Cosa realmente è successo ai miei amici quella notte’?

http://avvenimentimilitariestorici.over ... 42948.html



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MessaggioInviato: 17/12/2011, 19:47 
Mio parere su come possano essersi svolti gli eventi. Gli escursionisti, forse, già durante il giorno o la sera, hanno intravisto delle luci in cielo, ma lontane, non gli dovettero dare troppo peso, e data la tormenta di neve incombente, si accamparono. Non c'era motivo perché qualcuno stesse sveglio, non erano militari in un campo, quindi doveva essere notte e tutti profondamente addormentati quando iniziarono ad udire rumori e vedere bagliori. Ma io sospetto che sia stata una cosa rapida, un bagliore acceccante, e forse anche calore, che li ha svegliati di soprassalto, costringendoli non solo alla fuga precipitosa, ma anche a tagliare le tende per andarsene più velocemente possibile. Forse ci fu anche un forte rumore a terrorizzarli. La luce doveva averli già accecati, ma non del tutto, se poi qualcuno tentò di tornare al campo base, forse ritenendo che la situazione si stesse normalizzando. L'ufo li ha colpiti chiaramente e deliberatamente, asportando anche parti del corpo (una lingua), non solo mentre fuggivano, anzi, c'è motivo di ritenere che abbia dato il colpo mortale, che ignoriamo cosa fosse (forse una bolla di pressione sulla zona? le radazioni possono essere state intense all'inizio per farli scappare), proprio quando i giovani ritenevano il peggio fosse cessato. Alcuni cercarono di accendere un focherello, e anzi ebbero il tempo di farlo, altri si spinsero profondamente nel bosco, altri ancora tornarono sui loro passi. Tutti comunque dovevano già aver ricevuto dosi letali di radiazione. Infatti 3 cadaveri morirono verosimilmente davvero per ipotermia, debilitati dalla radiazione ed impossibilitati a muoversi. Ma gli altri incontrarono una fine ben più atroce e non mi stupirei se ci fosse stato almeno in un caso (prelevamente di un esemplare) di abdution violenta nel caso della donna con la lingua strappata.
Ritengo infine che l'esercito russo avesse captato qualcosa nei propri radar, o perlomeno avesse avvistato qualcosa da agenti locali, ecco il motivo di dosimetri radioattivi e di contatori geiger durante la ricerca.

A voi la parola, concluso solo che questo caso conferma ulteriormente la sensazione di aperta ostilità, o quanto meno indifferenza totale di fronte alla sofferenza pur di raggiungere i loro scopi, degli ufo.



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MessaggioInviato: 18/12/2011, 10:38 
Cita:
Raziel ha scritto:
A voi la parola, concluso solo che questo caso conferma ulteriormente la sensazione di aperta ostilità, o quanto meno indifferenza totale di fronte alla sofferenza pur di raggiungere i loro scopi, degli ufo.


Più che degli UFO semmai dei loro occupanti. In generale sul discorso “UFO ostili sì oppure no”:

La prima considerazione è: oggetti volanti non identificati vengono avvistati da tempo immemore e tuttavia l’umanità è ancora qui, anzi, il fatto che l’umanità sia ancora qui, che gli ET (o EX-T o quel che altro si voglia immaginare) non si siano manifestati in tutti questi secoli o millenni “ufficialmente” in modo plateale e massivo (come dovrebbe avvenire in caso di aperta ostilità), che la presenza di questa “aviazione” sia così discreta fa sì che molti ne deducano addirittura che essa non esista affatto e che non esista una questione ET. Io invece ne deduco che eventuali ET (o altro) o non sono veramente ostili, oppure non è permesso loro di esserlo; in quest’ultimo caso, da chi? Dai terrestri? Non credo proprio; da altri ET, è più probabile. Altre ipotesi plausibili non ne vedo, altrimenti non staremmo qui a parlarne. Quindi o non esistono, oppure se esistono non vogliono o possono essere ostili. Questo come premessa generale. Certo, nulla esclude un’ipotetica attesa di millenni da parte di ipotetici ET prima di scatenare un attacco di massa alla Terra, ma perché aspettare tutto questo tempo? Diventa più difficile da sostenere.

La seconda considerazione è: di avvistamenti di oggetti volanti non identificati ce se sono stati innumerevoli e nella stragrande maggioranza dei casi sono stati neutri, ossia non hanno comportato azioni sui terrestri testimoni, né ostili né di altro tipo. In alcuni casi hanno comportato dei danni ai terrestri, in altri invece sono stati positivi per i terrestri. Questo è ancora più vero se si entra nel dettaglio degli incontri con i presunti occupanti: ci sono stati quelli neutri, quelli sicuramente negativi, ma anche quelli sicuramente positivi. Quindi, se da un lato non si può negare l’atteggiamento negativo, non si può nemmeno dire che è o è stato presente solo ed unicamente l’atteggiamento negativo.

La terza considerazione è: in molte storie riportate dai contattati, emerge la notizia non solo di più specie ET visitanti la Terra, ma anche di una pluralità di fini e di scopi (scientifici, medici, militari, umanitari, culturali, eso - politici, etc) , tra i quali sicuramente spicca negli anni 50-60 (con code fino ai 70) l’intervento massivo a 360 gradi, ossia nei confronti di tutte le potenze nucleari dell’epoca (comprese Francia ed Inghilterra), effettuato sia per ridurre i danni derivanti dalle esplosioni nucleari a cielo aperto, sia per dissuadere da ciò che avrebbe potuto portare ad una terza guerra mondiale (tra terrestri) combattuta senza esclusione di colpi con tutto il potenziale nucleare. Su questo è stato scritto tantissimo ed inoltre ci sono casi e testimonianze molto diversi tra di loro per tipologia e livello culturale delle persone coinvolte, arco temporale e geografico, che però concordano in modo chiaro su questo punto. Quindi eventualmente ci sarebbe stato evitato il peggio, il che comunque lo si voglia vedere non si può certo considerare atto ostile, ma semmai il contrario.

Tutto questo può portare a diversi scenari, ma, se si parte dall’ipotesi dell’esistenza degli ET, secondo me è più semplice e coerente con quanto sopra quello di vedere la Terra oggi trovarsi “giuridicamente” protetta rispetto a possibili interferenze di massa (nel bene o nel male) da parte di civiltà dotate di tecnologia superiore. Questo spiegherebbe sia la mancata “invasione”, sia il fatto che gli ET possano agire, nel bene e/o nel male, solo come infiltrati tra di noi, sia i presunti scontri e scaramucce, qui sulla Terra, tra diverse fazioni ET agenti in incognito per scopi diversi, tra cui anche scopi di “Polizia” inter - planetaria, sia il fatto che non sempre si riesca ad arginare interventi negativi, che comunque non diventano mai di massa.

Di sicuro siamo tutti ancora qui e per quanto mi riguarda, tra i tanti problemi che noi terrestri ci siamo causati e che continuiamo a causarci bovinamente da soli, la demonizzazione del fenomeno UFO (così come anche la sua “angelizzazione”) è l’ultimo dei miei pensieri.


Ultima modifica di quisquis il 18/12/2011, 11:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/12/2011, 22:34 
Il territorio più su di Ivdel, dove si sono recati i ragazzi, è totalmente desolato e innevato,lontanissimo dai centri abitati e caratterizzato da montagne continuative degli Urali.
Sembrerebbe un caso di test militare: negli anni '50 e seguenti,i russi fecero esplodere una 90ina di ordigni atomici in zone isolate dell'Urss.Era interessante studiare gli effetti delle onde sul suolo, i test si svolgevano a quote variabili tra i 700 metri e i 10000 metri.
Il mio punto di vista è che l'onda d'urto abbia investito in pieno la tenda in cui i ragazzi dormivano,i quali assordati,accecati,con fratture soprattutto interne si sono riversati d'improvviso fuori dalla tenda,squarciandola (come viene accennato) con un probabile coltello,scappando sulla neve in tutte le direzioni.
Il test atomico a bassa quota spiega
-la leggera radioattività su uno di essi;
- l'energia da impatto che si riscontra sui corpi e sulle ossature;
- lo strano colorito arancione sulla pelle a seguito di forti radiazioni ionizzanti;
- il perchè fossero svestiti;
- perchè il caso fu secretato dalle autorità russe;
- la presenza di luci rossastre nella zona (gli aerei ricognitivi e l'aereo che prima o poi avrebbe sganciato l'ordigno).
Le uniche anomalie sono quella della lingua (ritengo possibile che un animale della zona se ne sia nutrito,finchè il corpo non ha gelato impedendo a questo di continuare a nutrirsene);l'altra anomalia è il fatto che la popolazione non ha sentito il boato (ma,d'altronde,a quell'epoca i giornali non potevano certo pubblicare notizie di rombi da atomiche).

Adesso,non rompetemi i maroni dicendo ''ma qui,ma tu,ma lì,mavvai,etc. etc. '', perchè sto ipotizzando solo sulla base delle mie conoscenze e dei fatti esposti. [8D]



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MessaggioInviato: 18/12/2011, 23:46 
Sinceramente, lo trovo uno dei casi più misteriosi che abbia mai letto. Ipotesi? Se ne possono fare diverse, e tutte ugualmente valide.... perché sinceramente appare tutto strano e inspiegabile.
Escludo l'ipotesi di un'arma atomica, in quanto nelle vicinanze ci sarebbero stati altri segni, oltre a quello dei cadaveri e del tasso elevato di radioattività, e sicuramente le autorità non avrebbero lasciato le squadre di soccorso avvicinarsi così alla zona (anche se i russi sono famosi per la loro cialtroneria, basti pensare a Cernobyl, la mania della segretezza in quei tempi avrebbe secretato già tutto in partenza, se la causa del massacro degli escursionisti fosse stato un esperimento atomico dell'esercito).
C'è poi il particolare dello schiacciamento operato su tre dei corpi, e la lingua mancante di una di essi. Certamente un animale non avrebbe estratto la lingua dalla donna per lasciare intatto il resto.... mai sentito che un animale si nutra così di un cadavere umano.
La spiegazione più "facile" è quella degli alieni, ma di fatto quando mi trovo di fronte a casi come questo, dico che ogni spiegazione vale l'altra. Non ci sono testimoni, non ci sono spiegazioni. Solo tracce sconcertanti. Si può parlare di alieni "ostili", o perlomeno indifferenti al valore della vita umana, o anche di forze sconosciute, naturali o paranormali o ultradimensionali.
Casi come questo sono meno rari di quel che si pensi, e vanno visti forse proprio per quello che sono: completi misteri. Sono come il caso dell'Uomo Falena, del bosco maledetto della Transilvania, della "Zona del Silenzio" in Messico. Fatti indubitabili, ma avvolti in un mistero tale che neanche l'ipotesi aliena fa luce su di essi. Almeno fino a quando non salteranno fuori nuovi dati.


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indubbiamente l'ipotesi di identfly risolve molti particolari, ma allo stesso tempo ne tralascia altri, ma soprattutto non mi convince perché un conto è vedere qualche luce, un conto addirittura un'esplosione in quota. Per quanto isolata la zona ci sono centri intorno, e soprattutto un'altra squadra di escursionisti a 50 km di distanza, gli stessi che hanno riferito delle luci, avrebbero a maggior ragione visto il lampo della detonazione, per non parlare del boato, e i danni sulla neve sarebbero stati evidentissimi anche a settimane di distanza. Mi da l'idea invece sia stato qualcosa di molto simile come effetti, ma estremamente più concentrato, anche se a dire il vero sembra che i danni siano stati proprio solamente sui corpi, mah... Certo potrebbe essere stato un test militare, ma sinceramente dubito che perfino le forze armate russe possano aver scelto di sperimentare così a caso su un gruppo di studenti, sapendo poi che la notizia avrebbe fatto scalpore, quando potevano farlo (e lo facevano) tranquillissimanete nei campi di concentramento in Siberia.



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Dyatlov Pass incident



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c'è anche in italiano (non solo sottotitolata) una puntata di history channel, credo sia questa...



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da brivido... certo qualcosa DEVE essere successa, anche perché non tutti si portano appresso isotopi radioattivi. Particolarmente macabra è l'assenza della lingua. La pressione per fratturare le costole potrebbe essere causata da un colpo contro un tronco, ma a quale velocità? Mica avevano gli scii.
Troppe cose non tornano

Cita:
Raziel ha scritto:

c'è anche in italiano (non solo sottotitolata) una puntata di history channel, credo sia questa...

??? posta il link



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Cita:
Raziel ha scritto:

Per quanto isolata la zona ci sono centri intorno, e soprattutto un'altra squadra di escursionisti a 50 km di distanza, gli stessi che hanno riferito delle luci, avrebbero a maggior ragione visto il lampo della detonazione, per non parlare del boato, e i danni sulla neve sarebbero stati evidentissimi anche a settimane di distanza.


A quell'epoca la Russia adottava ordigni piccoli,non l'atomica di Hiroshima.Fatta detonare alle 3 del mattino,non la vede e non la sente nessuno.Al massimo possono avvertire un tuono,indebolito molto a causa delle catene montuose che circondano il passo Dyatlov. La neve,sottoposta a esplosione in aria,viene semplicemente compattata verso il basso,non avendo massa vibratoria degna di nota.Diverso è il corpo umano,che soprattutto a livello degli organi interni risente molto della pressione d'aria soprastante.
Non è la prima volta che i russi fanno test senza preoccuparsi delle vite umane,tanto più che quel territorio era deserto ;persino negli anni '60 e '70 mandavano a morire gli astronauti in orbita,nascondendo quei terribili esiti alla popolazione.



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non mi stupirei dei russi, certo no, ma trovo ancora strana questa spiegazione anche se è la migliore tra quelle "normali".
In ogni caso la spiegazione è abbastanza ipotetica, le radiazioni non avrebbero ucciso subito, ma una forte intensità avrebbe senz'altro bruciato la pelle e spinto alla precipitosa fuga, d'altro canto hanno fatto "Troppa" strada (alcuni erano nel mezzo della foresta a 2 km dal campo) perché ci si possa ragionevolmente attendere che i danni dall'onda di compressione (che sarebbe stata modesta, ma se ravvicinata, sufficiente per causare quella tipologia di danni), siano stati immediatamente seguenti. Immaginiamo la scena:
I ragazzi sentono un boato e un'intensissima luce, nel frattempo, ma non se ne accorgono immediatamente, sono irraggiati da massicce dosi di raggi x e gamma. In capo a poche decine di secondi, acceccati e quindi non trovanti l'uscita, iniziano a sentire bruciore alla pelle, quindi rompono le tende e scappano ancora acceccati e assordati. Fin qui, lo scenario è plausibile.
Poi però sarebbero dovuti essere investiti e Tutti dall'onda di pressione, cosa che non è avvenuta, perché alcuni corpi erano intatti (probabilmente morti per le radiazioni e il freddo), e perché hanno fatto, prendendo varie direzioni, parecchia strada.
L'unica alternativa valida che mi viene in mente è che siano stati "finiti", perlomeno alcuni, quelli con i danni interni, da un secondo ordigno più tradizionale, che magari li ha irraggiati nuovamente e più pesantemente ancora, e stavolta la pressione dell'onda d'urto ha svolto il suo compito.

E' uno scenario decisamente cervellotico, ma permette di evitare alieni ed altre motivazioni paranormali, resta il dubbio della lingua mozzata.

Contro un tronco no, ci sarebbero state lesioni cutanei (more per intenderci, da urto, se non lacerazioni) invece assenti. Il video al momento non lo trovo ma è stata pubblicata su una discussione recente...



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Cita:
IdentFlyObj ha scritto:

A quell'epoca la Russia adottava ordigni piccoli,non l'atomica di Hiroshima.Fatta detonare alle 3 del mattino,non la vede e non la sente nessuno.Al massimo possono avvertire un tuono,indebolito molto a causa delle catene montuose che circondano il passo Dyatlov. La neve,sottoposta a esplosione in aria,viene semplicemente compattata verso il basso,non avendo massa vibratoria degna di nota.Diverso è il corpo umano,che soprattutto a livello degli organi interni risente molto della pressione d'aria soprastante.
Non è la prima volta che i russi fanno test senza preoccuparsi delle vite umane,tanto più che quel territorio era deserto ;persino negli anni '60 e '70 mandavano a morire gli astronauti in orbita,nascondendo quei terribili esiti alla popolazione.


Sono d'accordo.
Se si esclude la testimonianza delle luci (che come sempre, va presa con le pinze) la soluzione più logica al caso sarebbe quella di un esperimento militare finito male. Essendo una zona isolata poteva tranquillamente essere utilizzata come campo di prova per nuove armi, e forse non si sapeva che delle persone avevano deciso di effettuare una escursione in quei giorni. Combinato il pasticcio non è restato altro alle autorità che cercare di seppelire il caso.
Non sono un esperto, ma gli effetti riscontrati sui corpi non potrebbero essere ricondotti a qualcosa di simile al fosforo bianco?


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direi più simili a radiazioni intense, inoltre i corpi, e le tende erano radioattivi a quanto pare. Infine non mi stanco di sottolineare che esattamente come se fossero stati esposti ad irraggiamento, essi hanno continuato a girare per un bel po', se fosse stato fosforo bianco sarebbero arsi sul posto o nelle immediate vicinanze.



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il particolare della lingua asportata da uno dei cadaveri è indubbiamente quello che mi da più da pensare.....


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diciamo che tutto il resto anche pare una ricostruzione un po' cervellotica... ma si dirà, sempre meno che invocare la presenza aliena da anni luce di distanza...



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