L’Aeronautica Militare Italiana, in special modo il Reparto Generale Sicurezza, si occupa di analizzare le segnalazioni di oggetti volanti non identificati provenienti da civili e militari sul territorio nazionale. Nel corso degli anni, ha periziato e messo agli atti, esclusivamente a livello statistico, circa 450 casi, ma paradossalmente – a livello ufficiale – afferma invece che non ha alcun interesse a pronunciarsi in tema UFO, perché si ritiene non “qualificata a farlo” visto che non studia gli UFO e il suo compito è essenzialmente quello di difendere il nostro spazio aereo da intrusi potenziali.
Allora chi è preposto nel nostro Paese a pronunciarsi su questo tema? Inoltre, ci sono solo circa 450 casi agli atti, oppure qualcuno di “rilevante importanza” è andato perduto?
Anni fa, durante alcune indagini effettuate dal CUN (Centro Ufologico Nazionale), Alfredo Lissoni si recò dal maresciallo – ora in pensione – dei Carabinieri di Imperia, Saverio Puleo, al quale fece vedere alcuni documenti della nostra aeronautica sugli UFO. La sua risposta in merito fu questa: “Guardate, se vi forniscono questo materiale è perché lo hanno già studiato e sanno che non c’è niente di interessante. Le cose importanti non ve le daranno mai“.
Questa affermazione è sintomatica sui dubbi che alcuni addetti ai lavori hanno esternato in merito al libro ‘UFO – i dossier italiani’, scritto dai giornalisti Lao Petrilli e Vincenzo Sinapi ed edito da Mursia Editore nel 2014. Dubbi che non riguardano solo alcune inesattezze presenti nel volume stesso, ma nel fatto che “non tutto è stato scritto”.
Infatti, in casi datati italiani venuti a conoscenza dal CUN – come ad esempio il “caso Istrana” degli anni 80 del Ventesimo secolo, in fondo al modulo militare dell’avvistamento si trova scritta un frase che dice: “distruggere dopo il….“.
Questo significa che molti casi “non presenti” nei dati divulgati da Petrilli e Sinapi, vengono distrutti sistematicamente dopo determinati anni. E ciò è una grave perdita di conoscenza storica, tecnica, militare.
Ma altri casi, invece relativamente recenti e non particolarmente datati, non vengono nemmeno inseriti nei “dossier” divulgati ufficialmente dal Reparto Generale Sicurezza. E questo riguarda un caso che coinvolse il sottoscritto il giorno 30 agosto 2010 a Statte in provincia di Taranto.
Quel giorno, mi trovavo fuori il balcone di casa, posizionato all’ingresso del paese dove risiedo, quando noto nel cielo un oggetto luminoso tipo neon, di colore bianco e di forma apparentemente sferica che si muoveva in modo orizzontale, ad un’altezza dal suolo di circa 900 metri. Non emetteva alcun rumore, la luminosità era fissa e non erano presenti fari anti-collisione. La direzione dell’oggetto era, apparentemente, la zona di Martina Franca. Mi accorsi dell’oggetto alle ore 21:39. Sembrava essere un classico avvistamento di una luce notturna di “bassa importanza”, ma dopo circa due minuti notai sfrecciare, ad un’altezza relativamente bassa e con un forte fragore, un caccia militare che sembrava provenire dalla zona di Gioia del Colle (la linea d’aria di partenza dell’aereo sembrava essere quella). Dopo di che il velivolo militare si diresse nei pressi dell’oggetto e sembrò essere in rotta di collisione con il presunto UFO. Immaginai il peggio, quando improvvisamente il presunto UFO emise un bagliore molto forte paragonabile, per fare un esempio, a quello della “esplosione di una supernova” e, apparentemente, scomparve nel nulla. Dopo di che il caccia, apparentemente partito in azione di “scramble”, si diresse in direzione di Grottaglie scomparendo gradualmente alla vista. L’avvistamento terminò alle ore 20:46.
La segnalazione, purtroppo, non fu comunicata alla locale stazione dei Carabinieri perché tenni in mente le parole dette da un tenente dell’Aeronautica, con cui ebbi un informale colloquio sul tema UFO mentre mi trovavo all’interno di uno stand dell’Aeronautica Militare posizionato in una area della Fiera del Levante di quell’anno.
Oltre ad affermare che “ci sono dei casi che non riusciamo a spiegare in alcun modo“, il tenente mi consigliò di inviare una mail, che il sottoscritto fece, all’Ufficio Pubbliche Relazioni ed “avrei avuto sicuramente una risposta in tempi brevi“. Ma la risposta non arrivò.
Allora mi chiedo, quanti casi, come quello descritto sopra, si sono persi nei meandri del Net aeronautico italiano?
Cita:
https://ufoedintorni.wordpress.com/2015/01/11/ufo-i-casi-scomparsi-negli-atti-dellaeronautica/