Forse è bene parlare un poco dei Sumeri, i quali mi sembra che siano conosciuti qui solo perché ne ha parlato Sitchin, non perché ci si è preoccupati di conoscere la loro storia, la loro cultura e la loro religione.
Secondo me, Sitchin ha interpretato i miti sumerici a suo piacimento, senza dare minimamente la dimostrazione delle sue interpretazioni.
Innanzitutto i Sumeri non credevano nell'esistenza di dodici pianeti, ma solo di sette.
Questo perché erano solo sette i pianeti che vedevano in cielo, cioè la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno. Non sapevano nulla né di Urano (che a dire il vero è visibile, ma che è sempre stato considerato una stella fissa, perché la sua orbita è troppo lenta per notarne i movimenti attraverso il cielo, fino a quando Herschel non ne scoprì la vera natura), nè di Nettuno, né di Plutone, né della Fascia degli Asteroidi e nemmeno delle varie lune di Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
Il che dimostra che non avevano i telescopi, almeno non ufficialmente. Certo, nulla impedisce di pensare che potessero esserci confraternite segrete di sapienti in possesso di conoscenze scientifiche superiori provenienti da antiche civiltà perdute o dagli alieni (il che spiegherebbe oggetti come la famosa "pila di Babilonia"), ma al momento e in base a ciò che si sa delle tavolette sumeriche, i sacerdoti-astronomi delle città-stato sumeriche conoscevano solo sette pianeti, e non altri.
Il termine "pianeta" significa "vagante", ed è stato inventato per indicare appunto quegli astri che non rimangono fissi nella loro posizione fra le costellazioni, ma si spostano da una costellazione all'altra, come appunto fanno i sette astri sopra citati. Solo di recente, con la nascita dell'astronomia moderna, il termine è passato a significare "astro freddo orbitante attorno a una stella", semplicemente perché le due categorie coincidono quasi perfettamente (a parte il Sole e la Luna).
I Sumeri adoravano gli astri, e vedendo appunto che i sette pianeti erano "liberi" rispetto agli altri astri, pensarono che fossero le divinità supreme, gli Anunnaki, cioè "i figli supremi di Anu", il Dio del Cielo, Essere Supremo dell'Universo.
Un ricordo di questo culto dei sette pianeti esiste ancora oggi in tutto il mondo, grazie alla religione cristiana, che deriva da quella ebraica, che a sua volta deriva in parte da quella sumerico-babilonese: i giorni della settimana, dove ogni giorno è dedicato a uno dei sette pianeti.
E qui entra il discorso riguardo Tiamat.
Tiamat non era un astro, era la divinità primigenia dell'universo, la Grande Dea Madre del cosmo intero, cielo e terra.
In origine, Tiamat era Nammu, la Dea Madre della religione sumerica, il Principio primo di tutte le cose, creatrice del cielo e della terra e madre di uomini e déi.
In seguito arrivarono in Mesopotamia i Babilonesi, che presero il sopravvento sulle città-stato dei Sumeri iniziando l'Impero Babilonese, anche se ne assorbirono la superiore cultura, più o meno come fecero i Romani con i Greci, che vinsero le città-stato dei Greci mentre davano origine all'Impero Romano, ma alla fine la cultura romana fu "grecizzata", così come quella babilonese fu "sumerizzata".
I Babilonesi imposero il culto del loro Dio Marduk, e gli antichi Dei sumerici dovettero passare in secondo piano, e soprattutto la grande Dea Nammu, che divenne la mostruosa Tiamat, una sorta di enorme drago che all'inizio del tempo sorse per prima dalle Acque dell'Abisso Cosmico, generando tutti gli altri Dei, ma poi bramando di sterminarli per un motivo estremamente frivolo: facevano troppo chiasso.
Il giovane Dio Marduk affrontò Tiamat, e la uccise, dopodiché con il suo corpo creò l'universo, tagliandolo in due: con una metà formò la Terra, con l'altra il Cielo. Un mito che si trova anche in altre mitologie sparse per il mondo, e che è un simbolo di come il mondo abbia un'origine divina, e la divinità sia in ogni cosa.
Ogni popolo antico ha miti in cui una divinità originaria crea l'universo, e normalmente lo fa dal proprio corpo.
In questo caso però, è Marduk che, uccidendo Tiamat, crea l'universo. E' un simbolo per indicare che il culto della Grande Dea Madre sumerica era stato sostituito dal culto patriarcale del nuovo Dio, Marduk. Non era il simbolo di un evento cataclismatico cosmico: era il simbolo di un cambiamento religioso, poiché i vincitori impongono sempre la loro religione ai vinti.
Sitchin ha interpretato questo mito in modo "spaziale", cioè del tutto arbitrariamente. Non si è minimamente preoccupato di capire il contesto storico in cui sono nati i miti di cui parla, un errore gravissimo dal punto di vista della ricerca storica.
Si è messo in testa che "Tiamat" sarebbe stato un pianeta posto fra Marte e Giove che sarebbe stato spaccato in due dal suo immaginario Nibiru (identificato con Marduk), e che metà del pianeta avrebbe dato origine alla Terra, e l'altra metà alla Fascia degli Asteroidi... evidentemente gli sembrava che lo spolverio di asteroidi desse l'idea del "cielo".... peccato che non risulta che i Sumeri sapessero qualcosa della Fascia degli Asteroidi, come qualsiasi altro popolo dell'antichità.
Ma ritorniamo ai miti sumerici. Per i Sumeri, gli Dei supremi vivevano presso Anu, il Cielo, e perciò venivano chiamati Anunnaki. Ma non tutti vivevano in cielo, perché presso tutti i popoli antichi politeisti ci sono sempre state due distinte schiere di divinità: gli Dei Superni e gli Dei Inferni, o se preferite, gli Dei Celesti e gli Dei Ctonii. Gli Dei che vivevano nel Cielo e quelli invece che vivevano nel grembo della Terra.
Il guaio è che per i Sumeri, gli Dei che hanno avuto la maggior parte di rapporti con i mortali e la partecipazione nella creazione della civiltà umana sembrano essere più le divinità ctonie, terrene, sotterranee e acquatiche, che quelle celesti. Per esempio, Oannes non è certo una divinità celeste, e del pari Enki, anche se ha a che fare con "gli abissi cosmici".
Gli Dei civilizzatori sembrano avere più a che fare con l'acqua, il mondo sotterraneo, il mare, piuttosto che con il cielo, per i Sumeri.
Che ci siano tracce di interventi alieni nella mitologia mesopotamica, è una vecchia storia. Ci sono troppi racconti di antichi rapporti con esseri non-umani e che d'altra parte non sono neanche identificabili con "gli Dei" come li intendiamo noi, ma che sembrano piuttosto degli "intermediari" fra noi e gli Anunnaki. Ma sinceramente parlando, di tutta la storia raccontata da Sitchin sugli Anunnaki io nella mitologia sumerica finora non ne ho trovato traccia!
E sì che di libri sui Sumeri ne ho letti diversi, e in più ho letto anche i libri di Peter Kolosimo il quale, molti anni prima di Sitchin, aveva dedicato una certa attenzione ai miti mesopotamici, ma senza che fosse arrivato a niente di lontanamente simile alle teorie di Sitchin.
Io quindi dico: invece di partire da dati astronomici veri o presunti, andiamo là dove Sitchin ha fatto nascere le sue teorie, cioè alla mitologia sumerica, e vediamo se veramente la sua interpretazione di tali miti ha una qualche plausibilità.
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Enkidu il 22/04/2012, 19:10, modificato 1 volta in totale.