IL PROGETTO "ORION"
Articolo di Fabio Feminò
Come tutti gli appassionati di ufo ormai sanno, una hacker di nome Gary McKinnon sostiene di avere avuto accesso a files ultra segreti della NASA che dimostrerebbero l'esistenza di un'intera flotta di astronavi parcheggiate in prossimità del nostro pianeta.
"E vidi quella che presumibilmente era la terra, in toni di grigio. L'emisfero terrestre occupava circa due terzi dello schermo, e fra le sommità dell'emisfero e il fondo dell'immagine c'era un classico oggetto a forma di sigaro, ma con cupole geodetiche sopra, sotto, da ogni lato, e immagino anche dall'altra parte. Aveva l'estremità lievemente appiattite. Non c'erano riferimenti alle dimensioni dell'oggetto e l'immagine sembrava ripresa da un satellite. Proprio in quel momento di gloria qualcuno alla NASA scoprì cosa stessi facendo fui disconnesso."
Immagini simili sarebbero state prese anche dall'astronomo dilettante di John Leonard Walson.
Di solito la comunità ufologica ha presunto che la NASA stesse cercando di nascondere l'esistenza di astronavi aliene nei nostri cieli. Eppure, le affermazioni di McKinnon e Walson sembrerebbero corroborate da recenti rivelazioni su un progetto risalente addirittura agli anni 50 per costruire proprio una flotta di veicoli del genere, munito di propulsione atomica. Questi veicoli erano totalmente differenti da quelli descritti da McKinnon e Walson. Tuttavia, come vedremo nella seconda parte dell'articolo, esiste un possibile collegamento fra le due cose. Non necessariamente la spiegazione sta negli ufo. Come scrisse una volta Sir Arthur C. Clarke, " se alzate gli occhi al cielo abbastanza a lungo, prima o poi vedrete un'astronave. Ma sarà delle nostre!".
Verso Marte, su un'atomica
Fin dagli anni 50, è noto negli ambienti scientifici che nessuno potrà mai andare su Marte o su altri pianeti senza razzi molto grossi e molto veloci, altrimenti sorgeranno problemi insolubili per quanto riguarda l'approvvigionamento di aria, acqua, cibo e la stessa salute fisica e mentale degli astronauti, che resterebbero esposti ai raggi cosmici fino ad avere il 40% di probabilità di ammalarsi di cancro. Altri dicono che raggi cosmici colpirebbero il 40% delle cellule cerebrali, riducendo gli astronauti alla demenza. L'unica soluzione finora escogitata e l'utilizzo di un'astronave a energia atomica.
" Più energia per unità di propellente" scrisse Robert Zubrin della Martin Marietta Aerospace, " e meno propellente necessiterà di essere trasportato. I propulsori atomici ingabbiano 1 milione di volte più energia per unità di massa dei migliori combustibili chimici".
L'8 febbraio 2006 gli spettatori della BBC hanno potuto assistere al documentario To Mars by A-Bomb, dove veniva svelata che la prima astronave atomica era stata concepita mezzo secolo fa. Era denominata Orion. Gli studi in merito furono condotti anche dal noto professore Freeman Dyson. Fino a qualche tempo fa, c'erano pochissime fonti di informazioni non segrete, tra cui un volume del 1974, The curve of binding Energy: a journey into the awesome and alarming world of Theodore B. Taylor, di John McPhee, e un fascicolo del Journal of the British Interplanetary Society datato agosto 1979. Ma soprattutto, il figlio di Dyson, George, un tempo ambientalista convinto, ne ha narrato la storia completa nel libro Project Orion: the true story of the atomic spaceship, Henry Holt & Company, 2003.
" Sono cresciuto con una tremenda curiosità per questo progetto" dice George Dyson. " Immaginate essere un bambino e sentire che tuo padre sta lavorando a un'astronave, ma che non può parlartene perché è un segreto".
Per dirla in breve, la versione base dell'astronave, alta solo 50 o 60 m e a forma di pallottola, avrebbe potuto portare in orbita la sua intera massa e un carico utile di centinaia o migliaia di tonnellate, cioè enormemente più dell'intera ISS, in una botta sola. E che botta: una serie di esplosioni atomiche come propulsione.
Quando tutto ebbe inizio
L'idea nacque nel 1957, ad opera del dottor Theodore B. Taylor, uno specialista in armi nucleari che allora lavorava per la General Atomics, una branca della General Dynamics. Le bombe atomiche sarebbero state sganciate il dietro l'astronave. L'esplosione sarebbe stata assorbita da un potentissimo ammortizzatore, una lastra rotonda del diametro di 40 m, quasi uguale all'altezza, e avrebbe spinto il veicolo per ogni dove. A bordo, centinaia di persone, che grazie alla lastra spessa interi metri di puro acciaio avrebbero sentito solo scossoni, senza avvertire neanche l'onda di calore. Inoltre, avrebbero goduto di cabine singole e docce calde. E cos'avrebbe fatto questo leviatano, una volta giunto presso altri pianeti? Avrebbe compiuto un atterraggio "morbido" sempre a colpi di bombe. Oppure, come l'Enterprise, avrebbero abitato senza atterrare, e in mancanza di teletrasporto, usato navette.
Il primo ad aver pensato a un simile metodo di propulsione, a dire il vero, era stato Stanislaw Ulam fin dal 1946. Più tardi, nel 1955, Ulam e Cornelius Everett descrissero un veicolo a forma di disco, con circa 50 bombe a bordo. Ma aveva un difetto fatale: le esplosioni non erano ammortizzate, producendo un'accelerazione di 10.000 g che avrebbe spalmato sulle pareti qualsiasi essere vivente. Taylor cominciò a pensare di metterci ammortizzatori, e così, " nel novembre 1957" scrive George Dyson, " tutto ebbe inizio da un saggio intitolato Note on the possibility of nuclear propulsion of a very large vehicle at greater then escape velocities. Il nuovo progetto fu chiamato Orion senza motivo particolare. Per tenerlo segreto, fu suggerito di riferirsi con nome O'Ryan".
Freeman Dyson, che non aveva una specifica esperienza di bombe, entrò nel progetto solo qualche tempo dopo, restandone affascinato.
" A quel tempo, quando pensavo al volo spaziale, mi tornava sempre in mente l'enorme cannone di Jules Verne. I razzi non c'entravano niente. Nella guerra dei mondi di Wells, i marziani non arrivavano con razzi. Giungevano con proiettili d'artiglieria".
Ma chi diavolo poteva finanziare un'idea simile? All'inizio, con qualche briciola, fu l'ARPA, l'agenzia di progetti segreti del Pentagono, oggi DARPA. Nel 1958 dopo aver stilato un Feasibility Study of a Nuclear Bomb Propelled Space Vehicle, la cosa fu passata all'Air Force, che versò qualche altro milione di dollari. Secondo lo storia ufficiale, il progetto fallì per l'impossibilità di cederlo alla NASA.
" Eravamo noi contro i razzi di Wernher von Braun" racconta Freeman Dyson. " Una volta presa la decisione di procedere con l'Apollo e il Saturn V, restammo tagliati fuori".
Il prezzo di una missione
Intervistato nel documentario della BBC, Sir Arthur C. Clarke afferma "Freeman Dyson è uno dei pochi autentici geni che abbia mai conosciuto. Orion non era una follia. Poteva funzionare. La questione non era se potessimo costruirlo, ma se dovessimo farlo". Clarke, co-autore della sceneggiatura di 2001 Odissea nello spazio, racconta che nelle prime versioni anche l'astronave Discovery avrebbe dovuto funzionare secondo il principio di Orion... Ma gli esperti di effetti speciali non sapevano come fare le esplosioni.
E il fallout radioattivo durante il decollo?
" A quell'epoca USA e Russia stavano testando enormi bombe nell'atmosfera, qualcosa come un centinaio di megatoni all'anno. Noi calcolammo che avremmo aggiunto solo l'1% della radioattività già esistente. E a quei tempi si pensava anche di poter costruire testate atomiche "pulite"".
Inoltre, oggi non si possono nemmeno immaginare le strane cose che in passato faceva venire in mente la potenza dell'atomo. Negli anni 50 gli americani scavarono un pozzo, misero una bomba atomica in fondo, lo coprirono con un coperchio di acciaio massiccio pesante tonnellate. Pum! Nessuno lo rivide mai più. In seguito calcolarono che era stato scagliato nello spazio a sei volte la velocità di fuga. Pensate: il primo oggetto costruito dall'uomo a lasciare il pianeta Terra non fu lo Sputnik, ma un tombino.
In un rapporto di Dyson e del dr Brian Dunne, del 1959, Dimensional study of Orion typer spaceships, ipotizzava addirittura un veicolo con una massa di 8 milioni di tonnellate, in grado di trasportare, diciamo, un'intera città lunare prefabbricata. Dyson descrisse tre possibili configurazioni: una in grado di raggiungere solo l'orbita terrestre, con una massa di appena 300 kg, una da 4000 t e del diametro di 40 m e definita " la nave più piccola ad apparire economica per missioni interplanetari" e un vascello super Orion del diametro di ben 400 m, " la più grande nave interplanetaria che possa essere lanciato dalla superficie terrestre, propulsa da bombe H".
" Una nave del carico di 1 milione di tonnellate" scrisse Freeman Dyson, " potrebbe sfuggire dalla terra al costo di circa un migliaio di bombe H. Il prezzo di una missione simile sarebbe circa il 5% delle somme attuali. Ogni bomba sarebbe circondata da tonnellate di materiale inerte, come il boro, in modo da evitare la fuga di neutroni nell'atmosfera. La contaminazione atmosferica verrebbe causata solo dal trizio e dai materiali fissili. Studi preliminari indicano che non raggiungerebbe livelli biologici significativi".
Esperimenti e modellini
Freeman Dyson presumeva che viaggi interplanetari regolari sarebbero diventate realtà in poco tempo.
" Stilammo un programma che si concludeva con grandi spedizioni verso Marte nel 1968 e i satelliti di Giove e Saturno nel 1970" scrisse. Oggi da una strana sensazione pensare che questi calcoli furono fatti con un computer a scheda perforata. Il 5 luglio 1958, Freeman Dyson redasse uno Space traveler's manifesto, terminando con: " per la prima volta abbiamo immaginato un modo di impiegare gli enormi arsenali delle nostre bombe ad uno scopo migliore che assassinare la gente. È a lungo termine necessario, per la crescita di ogni nuova ed elevata civiltà, che piccoli gruppi di uomini possono sfuggire ai propri governi, per andare a vivere a loro piacimento. Una piccola società creativa e veramente isolata non sarà mai più possibile su questo pianeta. Il nostro scopo, e la nostra fede, è che le bombe che uccisero e mutilarono a Hiroshima e Nagasaki possano un giorno dischiudere i cieli all'uomo".
Restava il problema di come passare dalle parole altisonanti alla pratica. A partire dal 1959, sotto la direzione pratica di Brian Dunne, vennero fatti esperimenti con modellini di Orion molto piccoli, come l'Hot Rod di un solo metro di diametro, pesante circa 150 - 250 kg, spinto da semplice esplosivo C4 e munito di un paracadute per l'atterraggio morbido.
" Sferette di C4 delle dimensioni di arance, fatte a mano" dice George Dyson, " venivano eiettate dalla piastra di spinta a intervalli di un quarto di secondo partendo da un tubo centrale". Il maggior risultato ottenuto, il 16 novembre 1959, fu un'altitudine di circa 100 m. Secondo la storia ufficiale, gli esperimenti pratici non andarono oltre questo punto. Tutte le prove vennero svolte nella località californiana di Point Loma, di fronte all'oceano Pacifico. Un esemplare dei modellini si trova oggi al National Air & space museum di Washington. Nello stesso anno si pensò di iniziare gli esperimenti di resistenza agli scoppi con una massiccia lastra di acciaio da 1000 t. Poi sarebbe seguito, disse Taylor, " un modello volante da 20 t, propulso nell'atmosfera da esplosioni nucleari molto piccole".
Pronti a decollo?
Nello spazio, comunque, in assenza di atmosfera, l'onda d'urto di un'esplosione non è molto potente. Quindi a cozzare contro la piastra, sarebbe dovuto essere un propellente da aggiungere alle bombe atomiche e che si sarebbe trasformato in plasma. " Il propellente migliore" dice Freeman Dyson, " consisterebbe in un miscuglio in parti uguali di idrogeno, carbonio, azoto e ossigeno. L'urea sarebbe la sostanza ideale, perché ha quasi le proporzioni giuste". Viene quindi suggerito di usare... l'urina dell'equipaggio. Ma poteva andar bene anche della comune plastica. A sua volta, per proteggere la piastra, vi si sarebbe spruzzato sopra qualche sostanza oleosa. Svariate ipotesi furono fatte sulla configurazione ideale del veicolo. Tuttavia fu raggiunto un generale consenso su un ordigno da 4000 t, alto circa 40 m, con un'accelerazione massima di 2 g, è in grado di spedire 1600 t in orbita e 1200 sulla luna. Agli studi iniziò a partecipare pure l'italiano Carlo Riparbelli, ex progettista degli aerei Caproni. Alla fine lo staff principale fu composto anche da un polacco, un austriaco, un danese, un olandese, un cecoslovacco, un cinese, un inglese e un tedesco.
" Avevo sempre sognato di avere negli ordini un equipaggio internazionale tipo Star Trek" racconta Taylor. La rampa di lancio sarebbe stata formata da otto torri disposte in circolo, probabilmente nel sito di test nucleari di Jakcass Flats, in Nevada, oppure in mare aperto. Il decollo sarebbe avvenuto con bombe da 0,1 kt, poi una volta nello spazio, si sarebbe passati a una bomba da 20 kt ogni 10 secondi.
Il problema principale era, ovviamente, costruire un ammortizzatore in grado di assorbire l'urto di centinaia di bombe. Si pensò di usare enormi palloni di gas, ma presto si comprese che occorreva un sistema meccanico. Dyson calcolò che come minimo la lastra sarebbe dovuta rientrare di 5 m a ogni scoppio. Il problema successivo fu quello di sparare le bombe attraverso un buco nella lastra stessa, usando una specie di cannone a tiro ultrarapido.
" La nave non era aerodinamica" dice Freeman Dyson. " Era così pesante che non importava. Il macchinario per lanciare le bombe non era diverso da quelli usati nei distributori della coca-cola, quando, ogni volta che esce una bottiglia, ne scatta un altro al suo posto".
In effetti, chiesero davvero consulenza alla coca-cola.
" Perché 4000 t invece di 5000?" spiegò Taylor. " Non lo so. Mi venne così". Il diametro era...be, quello della biblioteca della General Atomics. Quanto al sistema di guida, in realtà, spiega Freeman Dyson, " era per quello che ci volevano parecchi uomini a bordo. Avrebbe usato dei sestanti e tracciato la rotta su carta lucida". Esattamente come nei primi film di fantascienza. Fu esaminata anche la possibilità di trasformare Orion in uno stadio del Saturn V, riducendone drasticamente le dimensioni. E dato che la parte cruciale, l'ammortizzatore, doveva essere in un pezzo unico, l'astronave avrebbe potuto superare i 10 m di diametro (il massimo concesso dalle dimensioni del Saturn).
"L'Orion da 10 m fu oggetto di studi che prevedevano missione su Marte con un equipaggio da 8 a 20 persone".