Queste le spiegazioni del cicap...parzialmente convincenti...come dice Cinzia bisognerebbe andare a vederla di persona...
La storia, per quanto bella e romantica, non regge però a un esame più attento.
Innanzitutto,
il nome del misterioso falegname è stato scoperto verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso. Si chiamava Francois-Jean “Frenchy” Rochas ed era un esperto falegname emigrato dalla Francia nel 1880 e giunto a Santa Fe nello stesso periodo in cui fu costruita la scala. Il suo necrologio pubblicato in un numero del New Mexican del 1895 dice esplicitamente che l’uomo, tra le altre cose,
fu l’autore «della bella scala nella cappella di Loreto».Dunque, per i residenti di Santa Fe dell’epoca non era affatto un mistero chi avesse eretto la scala. Forse in seguito, quando la generazione di testimoni diretti scomparve, il nome di Rochas venne dimenticato e la storia si fece sempre più fantasiosa.
Quanto al legno della scala, forse abete, la storica Mary Jean Straw Cook, che ha studiato in maniera approfondita la storia della chiesa, ha potuto determinare che
quasi certamente proveniva dalla Francia, dove probabilmente la scala fu addirittura costruita e poi spedita in America via nave per essere montata sul posto.Opera d’arte instabile
Joe Nickell, il celebre investigatore di misteri americano, ricercatore capo del Center for Inquiry, oltre che caro amico personale da tanti anni, ha condotto un esame ravvicinato della scala nella cappella, oggi trasformata in museo. «Innanzitutto, occorre chiarire che per quanto ingegnosa, la forma della scala era tutt’altro che rara. Già nel XVI secolo si costruivano scale a chiocciola in Inghilterra e Francia, anche senza l’uso di un pilastro centrale che ne sostenesse il peso.
Nel caso di quella di Santa Fe, delle due traverse su cui poggiano gli scalini quella centrale ha un raggio così stretto che funziona quasi come un pilastro. Anche l’uso di cunei in legno al posto dei chiodi non è insolito, visto che è tutt’ora utilizzato da molti falegnami. Il problema, piuttosto, è che questo tipo di scale è poco stabile. Le prime suore che usavano la scala di Santa Fe, all’inizio priva di corrimano che fu aggiunto solo dieci anni dopo, ne erano terrorizzate e scendevano servendosi di mani e ginocchia».
Inoltre, c’era chi diceva che sembrava di camminare su un organismo vivente, ma anche questo dipende dal fatto che la sua forma a spirale è quella della molla, una forma instabile per sua natura.«Proprio per questo fino a metà degli anni ’70 del novecento la scala era di fatto inaccessibile per problemi di sicurezza, altro che scala miracolosa» dice ancora Nickell. «Anche oggi è proibito servirsene, se non in casi eccezionali. Ho però potuto determinare anche qualcosa che la leggenda di solito non dice, e cioè che,
in realtà, la scala oltre a essere fissata al pavimento e al coro, possiede anche un ulteriore sostegno in ferro che la tiene fissata a una delle colonne che sorreggono il piano sopraelevato. Proprio come normalmente si fa con tutte le scale a chiocciola».
La scala di Santa Fe, dunque, può forse rappresentare una piccola meraviglia di ingegneria, forse la si può anche definire un’insolita opera d’arte. Ma parlare di miracolo o fenomeno prodigioso sembra decisamente fuori luogo.
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