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MessaggioInviato: 11/08/2009, 20:38 
Ne mi muovo, ne ci spendo più soldi! (Morammazzato"!) [:D]



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MessaggioInviato: 11/08/2009, 20:41 
...allora mi sa che un giorno non risponderai più....[:150]


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MessaggioInviato: 12/08/2009, 13:06 
Anche oggi ho dovuto spegnerlo "brutalmente" e riavviarlo per far sì che si caricasse! [8)]



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MessaggioInviato: 12/08/2009, 13:49 
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Lo Shuttle Columbia e la tragedia dei misteri

di Antonio De Comite

Il primo giorno di febbraio ’03, una nuova Ustica si verificava sopra i cieli del Texas, quando in fase di rientro l’astronave “Shuttle Columbia” si disintegrava in tre tronconi principali, illuminando di macabro una normale giornata di una tranquilla cittadina, di nome Palestin.
L’equipaggio a bordo di quella maledetta missione (STS 107) era composto da 7 astronauti, di cui uno israeliano.
Questo particolare ha fatto pensare subito ad un attentato terroristico, alimentato anche dal fatto, probabilmente leggendario, che onor della sorte la cittadina texana si chiamasse Palestin.
Ma i misteri di questa missione ci sono, tanto che qualcuno ha gridato all’UFO… probabilmente non sbagliando.
E probabilmente gli alti vertici influenti, e mi riferisco ai militari, sapevano e non hanno potuto far nulla per evitare il disastro.


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Il solo fatto che si sia fatto un esilarante balletto incontrollato di ipotesi, più o meno verosimili, ha alimentato la tesi di una rappresaglia “esterna”probabilmente reale.
Ma passiamo ad elencare tutte le ipotesi fatte per spiegare l’accaduto, ipotesi che sono state create al 90% dai mass-media.
La prima parlava di “crepe” sull’ala sinistra dello Space Shuttle Columbia.
Lo “Scoop” veniva rilanciato da un TV Israeliana, che mandava il filmato incriminato.

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Dalla foto vengono evidenziate le presunte crepe, ma subito questa tesi viene smontata dalla stragrande maggioranza degli astronauti del mondo, capeggiati da Umberto Guidoni, il quale parla di “bufala”.
In effetti l’immagine non rappresenta l’ala, bensì la parte posteriore dello scafo, la coda, e quelle “lesioni” sono in realtà cavi di collegamento.
L’altra ipotesi parla di un pezzo di navetta staccatosi al decollo, ma anche questa ipotesi è subito accantonata , per il semplice fatto che i sensori di bordo non hanno segnalato questa perdita.
Le altre ipotesi parlano di una collisione con un micrometeorite o con un frammento della cosiddetta “spazzatura spaziale”, composta da oltre 9000 oggetti identificati che provengono da tutte le missioni spaziali.
Questa è stata seriamente presa in considerazione da tutti i mass-media, dimenticando che il giorno 06 febbraio ’03, lo scienziato Luciano Anselmi, in un intervista rilasciata all’agenzia di stampa Adnkronos, ha dichiarato che questa tesi (micrometeoriti e spazzatura spaziale) è assurda, visto che la navetta si trovava in un orbita “pulita”, esente da pericoli di questo tipo. Ricordiamoci che lo scienziato Luciano Anselmi è uno dei massimi esperti di Detriti Spaziali e scienziato di laboratorio di Dinamica del Volo Spaziale dell’ex CNUCE, oggi ISTI-CNR (Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Informazione). Quindi non uno qualunque.
Accantonando queste convenzionali ipotesi, restano quelle non convenzionali, avvalorate dal fatto che un astronomo amatoriale della California, ha filmato uno strano “flash”, attorno alla navetta nel mentre questa rientrava sulla Terra.
L’astronomo stava filmando il pianeta Venere e non si accorge dello strano bagliore, il quale verrà evidenziato ad analisi supplementari.
Lo studioso dichiara che non aveva mai visto nulla di simile.


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Frame del filmato ripreso dall’astronomo californiano.
A sinistra Venere, mentre sulla destra lo Shuttle in caduta libera.


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Ingrandimento dello strano “bagliore”.

Il filmato fa il giro del mondo e, naturalmente arriva in mano alla NASA, la quale dichiara che nel momento della tragedia, nell’atmosfera superiore della California, si era verificato un inconsueto fenomeno elettrico, facendo la tesi del cosiddetto “fulmine cosmico”.
Ma le navette spaziali non dovrebbero essere al riparo dai fulmini, come lo sono gli aeroplani?
Ma la svolta si ha il giorno 09 febbraio ’03, quando il NORAD, il Comando Aerospaziale di Difesa del Nord America,dichiara che un “oggetto non identificato” fluttuava attorno alla navetta.
Questa notizia ha confuso i mass-media, soprattutto italiani che hanno confuso data (evento) e velocità (oggetto).
Secondo le agenzie di stampa italiane, l’oggetto volante sarebbe stato visto all’inizio del rientro dell’atmosfera e che accompagnava la navetta, ad una velocità di 5 metri al secondo.
Secondo quelle americane, l’oggetto è stato rilevato dai radar del NORAD il 16 gennaio ’03 e che si muoveva a 5 miglia al secondo, ovvero a oltre 8000 chilometri all’ora!
Cosa fluttuava a quella velocità nei pressi dello Shuttle? E’ quella la causa del blackout delle comunicazioni tra astronauti e comando centrale della NASA?
Probabilmente si. E questo non è un atto di presunzione da parte mia, ma viene riferito da una notizia apparsa il giorno 05 febbraio ’03, quindi apparsa 4 giorni prima la dichiarazione ufficiale del NORAD!
Il sito ufologico Ufocenter riporta che un UFO fu avvistato e filmato dalla NASA, durante le trasmissioni Live del canale satellitare NASA CHANNEL.
L’oggetto è stato avvistato alle 14:02 del 16 gennaio ’03 nello spazio!
Aveva una forma discoidale e si muoveva in modo lineare. Per molti minuti ha continuato a muoversi in questo modo, fino a quando ha diminuito la sua rotta e ha tracciato un angolo acuto a grande velocità.
Era questo l’oggetto del NORAD? Sicuramente SI!
E non come ipotizza qualcuno “urina ghiacciata a forma di iceberg”, ipotesi peregrina e degna di persone imbecilli che si bevono tutto.
C’è qualcuno che ha anche detto che alcuni radioamatori avrebbero captato frasi sconnesse fra equipaggio e base a terra del tipo : “…è sempre più vicino, non riusciamo ad allontanarci…stiamo cercando di correggere la rott…”.
Il mistero quindi permane.
Ma se fossero stati gli UFO, perché avrebbero agito in questo modo?
Innanzitutto bisogna domandarsi il perché di quella missione. I vertici della NASA hanno dichiarato che si trattava di una “operazione di routine”, non specificando quale.
Lo Shuttle di quel tipo non faceva scalo con la ISS (Stazione Spaziale Orbitante Internazionale), quindi è verosimile pensare che gli astronauti non effettuassero “solo” esperimenti di tipo scientifico.
E’ un caso emblematico che 6 dei 7 astronauti a bordo erano Alti Militari.

Infatti si ipotizza che nello spazio avessero scoperto qualcosa di importante e altamente pericoloso e “qualcosa” non ha gradito ciò, eliminando la nave spaziale.
Fantasie? Forse si, forse no..resta il fatto che la verità sta sempre nel mezzo.
Altri suppongono anche che gli astronauti siano letteralmente “svaniti” e mai arrivati a Terra, individuando corpi “interi” prelevati dall’FBI (ma con quella deflagrazione i corpi non si dovevano sbriciolare?).
Questo episodio ricorda tanto il ritrovamento, nelle Torri Gemelle, nella tragedia dell’11 Settembre ’01 di una hostess legata con affianco un passaporto.
Quella ragazza era completamente non bruciata e il passaporto nuovo, elementi “anomali” in una tragedia che ha bruciato tutto, con temperature che hanno sfiorato verosimilmente gli oltre 4000°.
Ciò fa pensare ad un complotto..ma stavolta per mantenere segreta, almeno in parte, non tanto una tragedia nata dall’”interno” degli States (Twin Towers) ma l’esistenza di “creature spaziali” che interagiscono sempre più drammaticamente con le nostre vite.
Sembra abbastanza sospetto che qualche giorno dopo la tragedia, il Presidente Americano, George W. Bush finanzi la ricerca di extraterrestri, con un finanziamento di oltre 3 miliardi di dollari.
Ed appare abbastanza sospetto la “ridivulgazione” di documenti sugli UFO da parte del KGB, un giorno dopo la dichiarazione di Bush.
Bolle qualcosa in pentola? Non ci culliamo troppo e vediamo cosa succede!

Articolo eseguito Da Antonio De Comite
Responsabile Settore Studi e Ricerche Sezione Ufologica Taranto
11 febbraio 2003

http://www.disinformazione.it/Shuttle.h


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Ultima modifica di Ufologo 555 il 12/08/2009, 14:08, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/08/2009, 14:33 
Scusa, ma hai un antivirus installato? che magari è solo perchè c'hai dei virus


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MessaggioInviato: 12/08/2009, 14:43 
Ho "Avast"; il mio vicino dice che secondo lui è tutto a posto...[8)]

(Però, ora che ci penso: quel cavolo di tecnico mi aveva installato "Norton" in prova, a pagamento; poi, con Shantaram, l'abbiamo disinstallato e rimesso "Avast" gratis; che mi è andato bene per due anni! Non è che "Norton"...)


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MessaggioInviato: 12/08/2009, 18:22 
AVVISTAMENTI UFO RIPORTATI IN TEMPO REALE

http://www.ufostalker.com/



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MessaggioInviato: 12/08/2009, 18:55 
no no. Norton è il migliore. Ce lho io e non mi entra niente senza che non lo venga a sapere.


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Vabbé... Allora chissà cosa avrà fatto quel cretino... (Gli riformatterei la testa!) [:49]



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Meglio che mi faccia un "volo", va!

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eheh ho capito, sei tu che svolazzi di notte sopra la mia testa ihihiihihihi [8D]

prova l'Orbiter sim.



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MessaggioInviato: 13/08/2009, 10:56 
Non lo conosco..
(Oggi tra l'avvio del pc e la connessione in rete ho impiegato circa 35 minuti, e tre spegnimenti a freddo!)



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MessaggioInviato: 13/08/2009, 19:28 
Il Sole continua a dormire... C'è da preoccuparsi?


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10/8/2009
di PIERO BIANUCCI

Mentre voi tranquillamente vi abbronzate sulle spiagge, la superficie del Sole rimane ostinatamente priva di macchie e di ogni attività significativa. E’ stato così anche nell’ultima settimana. Si è vista solo qualche modestissima protuberanza e qualche piccola turbolenza nella cromosfera. La foto qui sopra, trasmessa il 7 agosto dalla navicella europea “Soho”, è eloquente.

Questa situazione dura ormai da due anni, tanto da incominciare a suscitare interrogativi scientifici e un filo di inquietudine. Il numero di agosto di “Sky & Telescope”, la rivista di astronomia più diffusa nel mondo, ha dedicato la copertina a questo insolito comportamento della nostra stella. Il titolo semina il dubbio: “Che cosa non funziona nel nostro Sole?”

L’attività del Sole, scoperta da Galileo poco meno di 400 anni fa, si manifesta con macchie più o meno estese sulla sua superficie (fotosfera), con protuberanze, cioè enormi zampilli di idrogeno che si innalzano sopra la fotosfera, e lancio nello spazio di particelle atomiche che viaggiano come minuscoli proiettili alla velocità di varie centinaia di chilometri al secondo. L’intensità di questi fenomeni segue un ciclo di circa undici anni.

Tre anni fa, quando, nel 2006, il ciclo delle macchie solari (il ventitreesimo da quando gli astronomi lo studiano) toccò il minimo, la Nasa e la National Oceanic and Atmospheric Administration riunirono gli scienziati del settore e chiesero loro di fare una previsione sul prossimo ciclo. Vennero fuori dozzine di scenari diversi ma in sostanza gli scienziati, pur concordando nel prevedere la ripresa dell’attività nell’aprile 2007, si divisero in due gruppi: quelli che annunciavano un forte picco di tempeste solari nel 2012 e quelli che pensavano a un picco moderato, sotto la media e un po’ tardivo, intorno al 2013.

I fatti hanno smentito entrambi i partiti. Il minimo di attività solare si è prolungato fino a tutta l’estate 2009 e i segni di ripresa sono molto timidi e contraddittori. Bisogna risalire al 1913 per trovare un periodo così povero di macchie solari, con un Sole completamente “pulito” per 311 giorni su 365. Nel 2008 il Sole si è mostrato privo di macchie per 266 giorni e nel 2009, da gennaio al 20 maggio, 115 giorni sono stati totalmente senza segni di attività. Un minimo solare ha in media 485 giorni senza macchie, questa volta siamo già oltre i 650.

Ora gli astrofisici solari stanno aggiustando il tiro e per quello che sarà il ventiquattresimo ciclo dell’attività solare studiato scientificamente prevedono un modesto picco di attività tra il 2013 e il 2014.

A scoprire la periodicità delle macchie solari fu l’astronomo dilettante Heinrich Schwabe, di professione farmacista, vissuto nella prima metà dell’Ottocento. Schwabe incominciò a registrare ogni giorno le macchie solari nel 1823, notò un loro aumento nel periodo 1827-1830, un calo nel 1833 e poi un altro picco nel 1837. A questo punto, previde il nuovo massimo solare verso il 1848, e in effetti fu così. Schwabe aveva scoperto che le macchie hanno una periodicità di circa 11,1 anni. In realtà va detto che il ciclo vero è di 22 anni, periodo che corrisponde a una inversione della polarità del campo magnetico delle macchie.

Non bisogna pensare, però, che il Sole sia preciso come un orologio. Galileo scoprì le macchie solari nel 1610 e fu fortunato. Se avesse osservato il Sole quarant’anni dopo non le avrebbe scoperte perché l’attività si ridusse quasi a zero dal 1645 al 1715. Questo lungo periodo di bonaccia è chiamato “minimo di Maunder” dal nome dell’astronomo americano Edward W. Maunder (1851-1928) che attirò l’attenzione su questo fenomeno, ma prima di lui lo aveva già notato Gustav Spoerer.

La cosa interessante è che al “minimo di Maunder” corrisponde la “piccola era glaciale”, un raffreddamento del clima globale della Terra che va dalla fine del Seicento all’inizio dell’Ottocento. In quel tempo il Tamigi gelava ad ogni inverno, tanto che sulla sua superficie ghiacciata si svolgevano le “Fiere del gelo”. C’è chi ha messo questo raffreddamento del pianeta in rapporto con il minimo solare. La connessione non è certa ma non può essere esclusa.

Il futuro si annuncia interessante: vedremo se per caso siamo di fronte all’inizio di un nuovo “minimo di Maunder” e se influirà sul clima, attualmente in fase di riscaldamento per l’effetto serra causato dall’uomo. Chissà che una temporanea attenuazione dell’attività solare non venga a darci una mano mentre si litiga su quali provvedimenti prendere per combattere il riscaldamento globale.

http://www.altrogiornale.org/news.php


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Messaggio di cagliari79

Il caso RIZZI

Quella notte del primo sabato del luglio 1968, il rappresentante industriale Walter Marino Rizzi, di Bolzano, era ben lungi dal prevedere ciò che il destino aveva in serbo per lui, che mentre percorreva a bordo della propria auto il Passo Gardena, sulle Dolomiti, intenzionato a raggiungere la località di Campitello, ove la zia gestiva un Hotel, stava in realtà andando incontro all'esperienza più sconvolgente della sua vita.
[Walter Rizzi] Erano da poco trascorse le 24 quando, imbattutosi improvvisamente in densi banchi di nebbia, alquanto inusuali per la stagione, fu costretto a fermarsi, completamente privo di visuale. Scorto nelle immediate adiacenze un piccolo piazzale, decise di fermare la vettura per trascorrere lì la notte, desistendo ragionevolmente dal proposito di proseguire un viaggio in condizioni così rischiose. Poco dopo essersi addormentato, venne bruscamente destato da un acre odore di bruciato. Temendo che la sua Seicento stesse prendendo fuoco, per via di un ipotetico corto circuito, volle dare un'occhiata al motore, ma riscontrò che ogni cosa era a posto. Stava ancora ispezionando la macchina, quando scorse sotto di lui, sul lato opposto della strada, a circa 500 metri di distanza, un potente bagliore luminoso che scaturiva attraverso uno squarcio della coltre di nebbia. Sembrava a prima vista la terrazza di un albergo illuminata a giorno: l'unico problema era che in quella zona, a lui estremamente famigliare, di alberghi non ve n'era l'ombra... Avvicinatosi alla fonte dello strano fenomeno, constatò, allibito, la presenza di un enorme oggetto discoidale, immerso in una specie di luce lattiginosa: la strana macchina, sormontata da una cupola trasparente, poggiava su tre sostegni, e misurava, circa settanta-ottanta metri di diametro.
"Arrivato a cinquanta metri, notai che sul lato destro del disco c'era un robot cilindrico alto due metri e mezzo, con tre gambe e quattro braccia, che teneva la parte esterna dell'oggetto, e la faceva girare come se stesse riparando un guasto... ora vedevo perfettamente: era di un alluminio chiaro, che a volte pareva quasi trasparente... la luce bianca terminava a circa cinquanta centimetri dal disco, come se fosse un muro... Arrivato ove iniziava il muro di quella strana luce, mi sentii di colpo bloccato, come se il mio corpo pesasse mille chili; ero incapace di muovermi e facevo molta fatica a respirare. Vi era dintorno un gran calore ed un fortissimo odore di bruciato... La cupola di vetro sulla sommità del disco era particolarmente rilucente e vidi due esseri che guardavano giù..."
In quel preciso momento una specie di botola si aprì nella parte inferiore dell'UFO, sprigionando una densa luce viola ed arancione, dalla quale emerse una strana figura vestita di un casco di vetro e di una aderente tuta argentea, provvista di una vistosa cintura posta in corrispondenza della vita, che gli si fece incontro con dei lunghi passi, "sfiorando" il terreno.
"Sembrava alto poco più di un metro e sessanta... e quando fu a poco più di un metro da me, alzò la mano destra e mi guardò fisso negli occhi... Aveva i capelli cortissimi, castano chiaro... I suoi occhi erano bellissimi, più grandi dei nostri, leggermente obliqui, come quelli di i un gatto, con la parte bianca color nocciola, l'iride azzurro-verde e le pupille ovali, che si contraevano continuamente. Anche il naso, molto piccolo, ricordava quello dei felini. Le sue labbra erano sottilissime e quando sorrise vidi che aveva dei denti bianchi e regolari. La pelle era color verde oliva chiaro e levigata come una gomma... Quello che mi colpì maggiormente in lui erano le gambe e le braccia: i piedi sembravano degli zoccoli, mentre l'avambraccio era molto più lungo del normale; le mani, guantate, mi parevano sottili e lunghe."

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Il contatto visivo ravvicinato con lo sconosciuto trasmise nel testimone una sensazione di improvvisa ed illimitata felicità:
"Mi sentivo ora libero e leggero come una piuma... Non trovo le parole adatte per descrivere lo stato d'animo che avevo, era una sensazione celestiale; volli abbracciarlo ma di colpo mi sentii di nuovo bloccato, e lui con il braccio mi fece cenno di non farlo. Volli allora chiedergli in italiano da dove venisse... Non ebbi neanche il tempo di formulare la domanda, che già nel mio cervello ebbi la risposta... Così si svolse tutta la nostra comunicazione: egli mi leggeva nel pensiero, dandomi all'istante la risposta."
Con queste ultime parole è eloquentemente descritto il processo di interscambio telepatico, sotto la cui egida si articolò l'intero incontro.
Da questo momento l'alieno cominciò ad erudire l'interlocutore terrestre sul proprio mondo di provenienza, un pianeta molto lontano dalla nostra galassia, grande quasi due volte il nostro e provvisto di due soli, uno più grande ed uno più piccolo, determinanti un lungo giorno ed un lungo crepuscolo, a fronte peraltro di una notte brevissima; aggiunse inoltre che il mondo in questione possedeva un panorama di sconfinata bellezza dato da montagne altissime e vegetazione lussureggiante. Poi, passò a descrivere gli usi e costumi vigenti nella propria avanzatissima società, fornendo il classico quadro utopico-idealistico, ricorrente in numerosi resoconti contattistici: rapporti collettivi armonici, indole vegetariana e non violenta degli abitanti, vita molto più lunga della nostra e totale assenza di malattie. In particolare, affermò che la longevità, sul proprio pianeta, era assicurata da una tecnologia in grado di "rigenerare continuamente e potenziare le cellule dell'organismo" (1), per cui la morte sopraggiungerebbe nel soggetto solo con il totale esaurimento del ciclo energetico interno.
Altri dettagli dell'inconsueta divulgazione furono ovviamente rivolti alle peculiarità fisiche e metaboliche della propria prodigiosa specie spaziale: una pelle il cui colore verde oliva era solo apparente, in quanto mero prodotto della ricezione dello spettro elettromagnetico, tipica dei terrestri; un organismo molto semplice, dato da un apparato digerente privo dei relativi annessi, ma per contro provvisto di un cuore e polmoni alquanto sviluppati, in funzione della necessità di una consistente immissione d'aria per la nutrizione di sangue e cervello. Circa quest'ultimo l'essere spiegò che era di dimensioni doppie rispetto al nostro ed in grado di compiere cose che a noi sarebbero impossibili (2); inoltre esso accennò alla propria robusta struttura corporea data da muscoli potenti, concepiti per resistere alla forte pressione atmosferica del pianeta di origine. Un ultimo tratto caratteristico, in rapporto all'uomo, era l'assenza di differenziazioni legate al sesso, motivata da una riproduzione non dipendente da accoppiamento.
Particolari alquanto interessanti, alla luce delle nozioni di cui oggi disponiamo sulle presunte caratteristiche tecnico meccaniche degli UFO, affiorano anche dalle osservazioni del testimone sul grande oggetto discoidale: veramente notevoli in un'epoca nella quale vigeva a questo riguardo, presso i pochissimi studiosi, una visione alquanto "naive", di fatto mutuata dalla pubblicistica fantascientifica:
"Ogni tanto scrutavo il disco per capire come era costituito: non vi era una saldatura o bulloni e giunture: sembrava 'fuso in un sol pezzo'. La composizione del suo materiale, mi disse, era mille volte più resistente di un qualsiasi nostro. Inoltre aveva la proprietà di 'autosaldarsi automaticamente'." (3) L'alieno trasmise inoltre al Rizzi dettagli in merito ai grandi veicoli madre, vere e proprie portaerei siderali che coprono le distanze interstellari, "in grado di arrivare sino a cinque chilometri di diametro", ed all'energia propulsiva che essi sfruttano, derivante "dai sistemi solari e dai campi di attrazione e repulsione dei pianeti"; una fonte di "inesauribile e terrificante potenza", con la quale l'avanzatissima tecnologia perviene a velocità ben superiori a quelle della luce: "Eliminano le distanze all'istante, trasferendo la materia, e quindi loro stessi, compresi i loro mezzi."
Altro interessantissimo particolare di questa comunicazione si riscontra nel punto in cui l'essere informò il terrestre di strani corpi celesti, alquanto temibili per la navigazione spaziale: "Il solo pericolo per questi grandi dischi sono dei pianeti la cui attrazione magnetica è spaventosa anche a grandi distanze; la compattezza di questi pianeti è tale che un solo metro cubo di esso pesa più del nostro sistema solare." Il pensiero a questo punto non può che correre ai famosi Buchi Neri; vi è però un dato che non può che sconcertare: il fatto che tali corpi furono per la prima volta scoperti nel 1971, vale a dire ben tre anni più tardi l'incontro ravvicinato del Rizzi!
Non mancò neppure un inquietante vaticinio sul futuro del pianeta Terra, come da prassi frequentemente riscontrata nella casistica degli incontri con entità extraumane:
"Volli inoltre sapere perché non ci facessero partecipi delle loro conoscenze tecnologiche e perché non rimanessero con noi per un certo tempo... Replicò che era impossibile per loro interferire con l'evoluzione di un altro pianeta; che trascorrere del tempo nel nostro sistema solare li avrebbe fatti invecchiare precocemente, e infine che non avremmo mai raggiunto il loro stadio evolutivo, per via della precarietà della crosta terrestre: in un prossimo futuro avverrà uno spostamento dei poli e questo produrrà una vasta apertura nella crosta terrestre, provocando cataclismi che distruggeranno l'ottanta per cento della popolazione mondiale, lasciando solo una stretta striscia di terra inabitabile per i superstiti."
I pensieri del terrestre corsero quindi all'immagine di Dio, chiedendo allo straniero se un credo del genere esistesse anche sul suo lontano pianeta. Dapprima apparentemente confuso, l'essere rispose che per loro Dio è ovunque: nelle piante, negli animali, nelle rocce, nell'erba ed in tutta la natura esistente, e che da come ci si comporta verso quanto ci circonda, si ricevono determinanti influssi positivi o negativi.
Nel frattempo il robot, cessato il proprio lavoro, era divenuto più piccolo, e sfiorando il terreno si era avvicinato alla parte inferiore del disco, in corrispondenza della botola dalla quale fuoriusciva una luce arancione. Con estremo rammarico Rizzi avvertì ché l'incontro stava volgendo al termine:
"Venni preso dalla disperazione, pensando che non l'avrei più rivisto. Gli chiesi, lo supplicai di prendermi con loro... mi disse che non era possibile: il mio organismo non avrebbe sopportato le loro vibrazioni ed energie; allora, preso dalla disperazione, mi misi in ginocchio e piangendo lo pregai di darmi qualcosa di lui. Mi fissò con il suo meraviglioso sguardo, dandomi ancora quella sensazione di pace e tranquillità e nel contempo allungò il suo braccio destro, sfiorando la mia spalla sinistra, e mi sentii sollevare da terra come una piuma..."
Contemporaneamente lo straniero amico indietreggiò lentamente, e alzando il braccio destro in direzione del terrestre, in segno di saluto, si portò al centro del disco, ponendosi di fianco al robot, e scomparendo in un fascio di intensissima luce.
"In quell'istante una forza invisibile mi sospinse lontano dal disco: cercai di fermarmi ma era come se fossi trasportato di peso. Solo dopo circa duecento metri potei fermarmi. Con emozione mi misi a guardare la partenza, la luce bianchissima ovattata che avvolgeva il disco cominciò ad affievolirsi, i sostegni rientrarono... il rotore esterno prese a girare vorticosamente, silenzioso, la luce cominciò a divenire sempre più intensa... giunto ad un altezza di trecento metri, l'alone che circondava l'oggetto divenne bianchissimo, nel contempo udii come un fischio che mi ruppe quasi i timpani, e come una schioppettata si alzò in cielo verso Nord Est e sparì..."
Brancolando l'uomo si portò alla sua auto, pizzicandosi più volte come per accertarsi che non fosse reduce da un comune sogno... Malgrado scosso e sconcertato, sentiva che quel giorno aveva aperto un capitolo completamente nuovo della sua vita.
Improvvisatosi "field investigator", Rizzi fece più sopralluoghi nei giorni che seguirono sul punto dell'atterraggio, raccogliendo qua e là campioni vegetali e minerali, e scattando foto.
"Con mia grande sorpresa - ricorderà - mi accorsi che sull'area ove era caduta la luce abbagliante, l'erba era cresciuta tre volte più alta rispetto a quella circostante." (4) A casa egli cercò inutilmente di rendere edotto il cugino della propria straordinaria avventura, ma questi, pur constatando in lui uno stato d'animo effettivamente alquanto atipico, reagì con una risata alla narrazione, insinuando che egli si fosse ubriacato. Riuscì peraltro a trovare pieno ascolto e fiducia da parte della figlia, che egli, allo scopo, raggiunse in California, ove si era trasferita.
Deciso a divulgare la storia del suo contatto, con l'aiuto della congiunta, prese a spedire innumerevoli lettere a tutti gli indirizzi che comparivano sulle riviste americane dedicate agli UFO. Non ricevendo alcuna risposta, rientrò in Italia, del tutto rassegnato all'idea di dover tenere per sé la propria avventura, come avrebbe fatto per parecchi anni a venire.
Ma l'incredibile avventura del Rizzi aveva trovato una curiosissima anticipazione in un episodio avvenuto parecchi anni prima, durante la guerra. Nel 1941/42, il nostro protagonista era di stanza a Rodi, in Grecia, ove prestava servizio come meccanico aeronautico e interprete per l'aeronautica italiana e tedesca all'aeroporto di Gadurra. Un giorno, su invito di una bambina che andava spesso a trovarlo al campo, si fece condurre in cima ad una montagna, dove dimorava un singolare personaggio, detto il "Santone", un vero e proprio eremita. Come l'uomo si avvide dell'arrivo dell'italiano, alzò la mano destra, in segno di saluto, proprio come avrebbe fatto lo "straniero" dai tratti felini parecchi anni dopo. E alla stessa stregua del misterioso Visitatore, il vecchio prese ad erudire il Rizzi con nozioni "fantastiche" agli occhi di quest'ultimo, parlando di un universo ricco di pianeti abitati, e della possibilità di viaggiare nello spazio con il proprio corpo astrale, superando in tal modo le enormi distanze cosmiche. Un singolare accenno fu dedicato dal "Santone" agli abitanti di tali mondi, alcuni dei quali, precisò, sarebbero in possesso di avanzatissime tecnologie date da mezzi di trasporto capaci di viaggiare con la velocità dei fulmini. "I vostri aerei - affermò - fanno ridere in confronto!" Su richiesta dell'ospite, il vecchio prese a tracciare per terra i profili di quelle macchine, a suo dire così straordinarie. Con spirito di distacco il Rizzi constatò fra sé che quei disegni descrivevano incomprensibili ed inverosimili ordigni circolari, che mai avrebbero potuto levarsi in volo in quanto del tutto privi di ali e di eliche... Intuito lo scetticismo dell'italiano, il vecchio concluse sorridendo: "Verrà un tempo in cui dovrai ricrederti..." tratteggiando così vagamente in quelle parole ciò che un giorno si sarebbe effettivamente verificato.


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MessaggioInviato: 14/08/2009, 14:43 
A CHE PUNTO SONO ARRIVATO... ?


Sapeste quante volte stavo per gettare via tutto il mio archivio dalla finestra e fregarmene di tutto chiudendo l'argomento definitivamente (tanto per i prossimi 100 anni, ad essere ottimista, non ci sarà alcun Contatto, vista la "testa" dell'uomo! ). Ma poi, arriva l'ultimo avvistamento, l'ultima testimonianza, o l'utimo pilota che conosci e ti racconta...

LE DISTANZE PER LORO NON SONO AFFATTO UN PROBLEMA!
Noi, con l'Astrofisica, stiamo a poco più di 1 ! Non comprendiamo quasi nulla dell'Universo; e facciamo ancora mezziaerei che perdono le "piastrelle da cucina" per strada! Diamoci una regolata...
Siamo "stregoni" che ne vogliamo sapere più del dottore bianco...

Non potendovi esserci un contatto, cercano di farsi vedere occasionalmente per abituarci all'idea; tutto qui!

E se fosse vero (come ritengo sia vero!) che non ci vogliono sulla Luna è proprio perché andiamo ad "inquinare", con la logica umana, anche altre parti! Perciò o cambiamo mentalità o restiamo confinati qui, sulla Terra; nessuno me lo toglie dalla testa!
Fanno in modo (e non manca di certo Loro la maniera,vedi "Apollo-13") che non possiamo uscire dal "recinto" ( 9 "sonde"su Marte fallite!). Mavi accorgete che non vi sono progetti seri per il futuro nello Spazio? Dicono che la Luna non ci interessa (così, pensando per Marte, passa il tempo e gli animi si mettono in pace; e l'Argomento si...rimanda!).

QUESTO E' QUELLO CHE SONO RIUSCITO A CONCLUDERE DOPO 55 ANNI D'INTERESSAMNETO...



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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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