Roswell, 1947
Inviato: 22/12/2008, 11:18
Con quest’ anno sono trascorsi 61anni da quel fatidico giorno ,del 1947, in cui a Roswell, New Mexico, si schiantò qualcosa che avrebbe cambiato la storia dell’intero genere umano.
Quel qualcosa ufficialmente fu definito come un pallone sonda, in realtà si trattò di un’astronave aliena. Tutto fu insabbiato e screditato, e continua ad esserlo tutt’oggi, non si poteva dire alla gente che un’astronave con a bordo esseri alieni aveva solcato i nostri celi per poi schiantarsi al suolo.
Non è la voglia di convincersi del fatto che ciò che cadde non era di questo mondo per sentirsi meno soli, ci sono troppe prove e testimonianze a conferma.
Quelli che seguono sono fatti e testimonianze relativi al crash di Roswell che confermano che a cadere sia stata un ‘astronave aliena.
PRIMA DEL RITOVAMENTO
La sera prima del ritrovamento dell’Ufo il signor Dan Willmot e sua moglie erano seduti tranquillamente sotto la veranda di casa, quando all’improvviso entrambi notarono nel cielo un oggetto luminoso di forma ovale che sfrecciava a velocità sorprendente proprio nel bel mezzo di un fortissimo temporale. Lo stesso oggetto sembra sia passato anche sulla testa di Steve Robinson, che stava effettuando le consegne del latte a domicilio con il suo furgone, a nord di Roswell. Robinson notò che quella luce che solcava il cielo era diversa da quelle lampeggianti che vedeva decollare e atterrare dal vicino aeroporto.
La stessa sera sui radar del Gruppo Bombardieri 509 di base vicino a Roswell, apparvero strani oggetti che attraversarono gli schermi a velocità inimmaginabile per scomparire subito dopo dalla parte opposta. Gli operatori, allarmati, pensarono subito ad un’ anomalia nei circuiti e attuarono tutte le verifiche necessarie per accertare che non ci fossero guasti. Dopo aver verificato il perfetto funzionamento delle apparecchiature, il comando della base militare lanciò un messaggio di massima allerta richiedendo da Washington l’invio di un corpo speciale del controspionaggio per verificare cosa stesse succedendo.
IL RITROVAMENTO
L’allevatore Mac Brazel scoprì alcuni strani frammenti nel suo Ranch e non sapendo cosa fossero fece rapporto all’ufficio dello sceriffo che a sua volta contattò la base aeronautica di Roswell (RAAF) che ospitava il 509° Gruppo Bombardieri, l’unico squadrone di bombardieri atomici USA operativo all’epoca. Per prendere visione dei rottami la RAAF inviò 2 uomini a Roswell. Uno era Jesse Marcel, ufficiale di intelligence alla base, che raggiunse il ranch Foster e recuperò parte del materiale. Nelle prime ore del mattino, sulla via del ritorno alla base Marcel si fermò a casa e svegliò la moglie e il figlio di 11 anni. Il maggiore aveva disposto il materiale sul pavimento della cucina e il piccolo Jesse ne rimase affascinato.
TESTIMONIANZA DI Jesse Marcel Jr.
Come ufficiale di intelligence della base, era mio padre a condurre le indagini su qualunque evento. Venne inviato al ranch a nord di Roswell per raccogliere i rottami di qualcosa precipitato nel campo. Casa nostra era sulla via di ritorno alla base. Resosi conto della natura insolita del materiale arrivò a casa e ci svegliò perché vedessimo i frammenti che aveva trovato nel deserto poco fuori Roswell. Aveva già disposto il materiale sul pavimento della cucina e disse: “guardate questo, credo che siano i resti di un disco volante”. I frammenti erano di 3 tipi. Molti sembravano lamine di metallo, simili a fogli di alluminio. Alcune barre presentavano delle strane scritte o simboli. E c’era del materiale simile a plastica nera. Le barre erano la cosa più interessante. Erano piccole I-beam lunghe dai 12 ai 18 pollici e larghe 3 ottavi di pollice. I simboli assomigliavano a forme geometriche stampate all’interno delle barre strutturali. Erano di un colore porpora o violetto molto particolare. Erano in rilievo e non a linee disegnate. Mio padre fece cenno al fatto che stavamo guardando scritte di altre civiltà. Vidi il materiale per circa 15-20 minuti. Poi lo aiutai a riporre tutto nello scatolone e lo caricammo nella Buick 1942. Non sono sicuro se li riportò alla base quella stessa notte o aspettò il mattino seguente. Ma li riportò alla base. Mio padre ha parlato dell’indistruttibilità del materiale, ha raccontato di una volta in cui un uomo nel suo ufficio prese un grosso frammento, che non avevo visto, e cercò di ammaccarlo con una mazza da 12 libbre, senza alcun risultato. Disse che se lo accartocciavi tornava esattamente come nuovo. Io però non l’ho visto.
Jesse Marcel Jr:”Ciò che vidi non era di questa terra, l’ho tenuto in mano e sebbene fosse materiale, quei pezzi erano leggeri come piume.
Steven Arnold, che si trovava sulla macchina del convoglio speciale del 509, testimonia che si avvicinò a quel velivolo e pensò che quei rottami non avevano niente in comune con quelli di aerei visti durante la guerra. Notò, inoltre, che frammenti e pezzi fumanti erano sparsi dappertutto, la parte centrale del velivolo sembrava in buone condizioni, ma la “prua” era conficcata nella scarpata sottostante. Disse anche che sul posto si avvertiva un forte calore e che quando le fotocellule dei militari si accesero notò uno squarcio rettilineo sulla fiancata dello scafo. Ma quello che lo colpì maggiormente fu capire che quello che aveva davanti non assomigliava a nessun aereo visto fino ad allora. Incuriosito e spaventato, si avvicinò sempre di più, allora vide piccoli corpi di colore grigio scuro, lunghi circa un metro e venti, che giacevano a terra. Arnold raccontò in seguito che quegli esseri avevano teste molto grandi ed erano completamente privi di peli. Un altro particolare che lo colpì fu l’interno del velivolo, che era illuminato da una luce centrale,inquietante, che non sembrava luce naturale e nemmeno elettrica, ma era intensissima.
“Un altro testimone” Bill Brazel (figlio dell’allevatore del ranch in cui vennero ritrovati i frammenti).
Bill Brazel raccolse un frammento e lo ripose nella bisaccia prima che venisse ripulito tutto. Lo descrisse come una lamina proprio come quella vista da Jesse Marcel Jr. Purtroppo però più tardi in un bar di Corona si ubriacò e forse disse troppo. Un paio di giorni dopo si presentarono alla sua porte per riprendersi il pezzo.
Dan Dwyer, studente di archeologia. Sabato notte 5 luglio 1947 si imbatte nei resti di un oggetto non identificato a nord ovest di Roswell. Vide rottami sparsi dappertutto e molti militari e poliziotti che , probabilmente, avevano già messo in sicurezza i rottami più grandi dell’oggetto. Dan vide 2 sacchi contenenti cadaveri ed un essere vivo, in buone condizioni, alto come un bambino di 10 anni e glabro.
Edwin Easley, Comandante della polizia militare presso il 509° gruppo bombardieri di Roswell nel 1947. Edwin confermò di essersi trovato in un luogo a circa 20 chilometri a nord ovest di Roswell dove venne rinvenuto un oggetto volante. Poco prima di morire, Edwin, disse che il velivolo era di origine extraterrestre e che c’erano corpi alieni, che definì come “creature”.
Mary Bush, nel luglio 1947 lavorava come segretaria presso l’ospedale della base di Roswell. Raccontò di aver visto alla base un corpo di un essere di un altro mondo.
Joseph Montoya, allora vice governatore del New Mexico. Vide nella base del 509° gruppo bombardieri atomici di Roswell quattro piccoli uomini, di cui uno vivo. Li descrisse come piccoli, esili, con teste e occhi grandi, glabri, bocca piccolissima, pelle bianca, con 4 lunghe dita e vestiti con qualcosa di simile ad una tuta da sommozzatore.
June Foster, dottoressa specialista nel campo del midollo osseo (con l’FBI durante la Seconda Guerra Mondiale) studiò i corpi degli alieni. Secondo la Foster gli esseri avevano testa grande, sproporzionata rispetto al resto del corpo, occhi stani ed erano di bassa statura.
Glenn Dennis nel 1947 lavorava presso un’ impresa di pompe funebri a Roswell. La notte dell’8 Luglio fu chiamato dalla base militare, un uomo che si qualificò come l’addetto delle onoranze funebri chiese: “per caso avete delle casse ermetiche lunghe da un metro a un metro e 25 circa?”. Glenn rispose che in quel momento di casse di quelle dimensioni ne aveva a disponibile solo una ma si poteva farle arrivare all’indomani. Circa un’ora dopo lo stesso militare richiamò e chiese come una ditta di pompe funebri si sarebbe comportata con dei cadaveri rimasti nel deserto e all’aperto circa 4 giorni. Glenn Dennis incontrò un’infermiera che conosceva e che lavorava presso la base. La donna gli disse di aver preso parte ad un’autopsia di 3 umanoidi recuperati nel deserto. Due erano ridotti molto male ma il 3° era in buone condizioni, non erano umani ma esseri alieni, avevano 4 dita, una grande testa e grandi occhi. L’infermiera fece anche un disegno di uno dei corpi ma lo stracciò subito per paura di essere fucilata. Glenn Dennis non rivide più la sua amica che fu trasferita in Inghilterra dove gli dissero era morta in un incidente aereo.
Walter Haut, addetto alle pubbliche relazioni dalla base di Roswell nel 1947 e fu colui che indisse la successiva conferenza stampa dopo l’incidente, per ordine del Colonnello William Blanchard, comandante della base. Lasciando una dichiarazione giurata, da divulgare solo dopo la sua morte, egli sostiene che la storia del pallone sonda era una copertura e che il vero oggetto caduto era stato requisito dai militari e custodito in un hangar. Haut sostiene di aver visto non solo la navicella ma anche dei corpi alieni. Haut racconta che il Colonnello Blanchard lo portò all’edificio 84, uno degli hangar della base di Roswell e gli mostrò la navicella. La descrive come un oggetto metallico a forma di uovo lungo 12-15 piedi ( da 3 a 4 metri e mezzo) e largo meno di due metri, senza finestrini, né ali né coda e senza alcun meccanismo di atterraggio o di motore visibile. Sul pavimento egli vide due corpi parzialmente coperti con tela incatramata, descritti come alti 4 piedi ( circa un metro e venti) e con teste sproporzionatamente grandi. Inoltre Haut parla di un meeting ad alto livello a cui partecipò insieme al Comandante della base William Blanchard e al Comandante dell’Ottava Forza Aerea, Generale Roger Ramey. Haut riferisce che in tale riunione vennero mostrati pezzi di rottami e che tutti li maneggiarono senza riuscire ad identificare di quale materiale fossero fatti. Secondo Haut ,la conferenza stampa si rese necessaria perché la popolazione locale, a causa delle notizie filtrate, era ormai in grado di riconoscere il luogo dell’impatto ma, in realtà, esisteva un secondo luogo d’impatto dove erano presenti molti più rottami. Il piano era quello di ammettere l’esistenza del primo sito d’impatto, scoperto dall’allevatore Mac Brazel, distogliendo così l’attenzione dal secondo e ben più importante sito. Haut parla anche di n’accurata operazione di pulizia durata mesi, durante la quale personale militare passo a setaccio entrambi i siti, alla ricerca di tutti i possibili rottami rimasti, rimuovendo e cancellando tutte le tracce dell’accaduto.
A conclusione del suo affidavit Haut dichiara: “ Sono convinto che quello che ho visto era un qualche tipo di astronave di un altro mondo con il suo equipaggio”.
Colonnello Philip J. Corso ex ufficiale del Pentagono, altro testimone militare che ha detto di sapere che a Roswell era caduta una nave spaziale aliena. Il coinvolgimento di Corso consistette nel passare ad aziende americane tecnologie dedotte dall’astronave recuperata a Roswell. Corso ha affermato che scoperte come il kevlar dei giubbetti anti-proiettile, la tecnologia stealth, i visori notturni, il laser e i chip dei circuiti integrati, hanno tutte avuto origine dalla tecnologia aliena scoperta in seguito all’incidente di Roswell.
Von Braun,scienziato. Egli ha dichiarato di essere stato portato, assieme ai suoi collaboratori, sul luogo dello schianto dopo che la maggioranza dei militari si era allontanata. Essi effettuarono una rapida analisi di quanto trovarono. Secondo Von Braun il velivolo non sembrava fatto di metallo nel modo come noi lo conosciamo sulla Terra. Sembrava come composto da qualcosa di biologico, quasi fosse la pelle di un organismo. Braun afferma che i corpi recuperati furono temporaneamente tenuti sotto una vicina tenda da ospedale da campo. Erano piccoli, fragili e avevano delle grandi teste, anche i loro occhi erano grandi. La loro pelle era grigiastra e il tessuto epiteliale era simile a quello dei rettili.
Quel qualcosa ufficialmente fu definito come un pallone sonda, in realtà si trattò di un’astronave aliena. Tutto fu insabbiato e screditato, e continua ad esserlo tutt’oggi, non si poteva dire alla gente che un’astronave con a bordo esseri alieni aveva solcato i nostri celi per poi schiantarsi al suolo.
Non è la voglia di convincersi del fatto che ciò che cadde non era di questo mondo per sentirsi meno soli, ci sono troppe prove e testimonianze a conferma.
Quelli che seguono sono fatti e testimonianze relativi al crash di Roswell che confermano che a cadere sia stata un ‘astronave aliena.
PRIMA DEL RITOVAMENTO
La sera prima del ritrovamento dell’Ufo il signor Dan Willmot e sua moglie erano seduti tranquillamente sotto la veranda di casa, quando all’improvviso entrambi notarono nel cielo un oggetto luminoso di forma ovale che sfrecciava a velocità sorprendente proprio nel bel mezzo di un fortissimo temporale. Lo stesso oggetto sembra sia passato anche sulla testa di Steve Robinson, che stava effettuando le consegne del latte a domicilio con il suo furgone, a nord di Roswell. Robinson notò che quella luce che solcava il cielo era diversa da quelle lampeggianti che vedeva decollare e atterrare dal vicino aeroporto.
La stessa sera sui radar del Gruppo Bombardieri 509 di base vicino a Roswell, apparvero strani oggetti che attraversarono gli schermi a velocità inimmaginabile per scomparire subito dopo dalla parte opposta. Gli operatori, allarmati, pensarono subito ad un’ anomalia nei circuiti e attuarono tutte le verifiche necessarie per accertare che non ci fossero guasti. Dopo aver verificato il perfetto funzionamento delle apparecchiature, il comando della base militare lanciò un messaggio di massima allerta richiedendo da Washington l’invio di un corpo speciale del controspionaggio per verificare cosa stesse succedendo.
IL RITROVAMENTO
L’allevatore Mac Brazel scoprì alcuni strani frammenti nel suo Ranch e non sapendo cosa fossero fece rapporto all’ufficio dello sceriffo che a sua volta contattò la base aeronautica di Roswell (RAAF) che ospitava il 509° Gruppo Bombardieri, l’unico squadrone di bombardieri atomici USA operativo all’epoca. Per prendere visione dei rottami la RAAF inviò 2 uomini a Roswell. Uno era Jesse Marcel, ufficiale di intelligence alla base, che raggiunse il ranch Foster e recuperò parte del materiale. Nelle prime ore del mattino, sulla via del ritorno alla base Marcel si fermò a casa e svegliò la moglie e il figlio di 11 anni. Il maggiore aveva disposto il materiale sul pavimento della cucina e il piccolo Jesse ne rimase affascinato.
TESTIMONIANZA DI Jesse Marcel Jr.
Come ufficiale di intelligence della base, era mio padre a condurre le indagini su qualunque evento. Venne inviato al ranch a nord di Roswell per raccogliere i rottami di qualcosa precipitato nel campo. Casa nostra era sulla via di ritorno alla base. Resosi conto della natura insolita del materiale arrivò a casa e ci svegliò perché vedessimo i frammenti che aveva trovato nel deserto poco fuori Roswell. Aveva già disposto il materiale sul pavimento della cucina e disse: “guardate questo, credo che siano i resti di un disco volante”. I frammenti erano di 3 tipi. Molti sembravano lamine di metallo, simili a fogli di alluminio. Alcune barre presentavano delle strane scritte o simboli. E c’era del materiale simile a plastica nera. Le barre erano la cosa più interessante. Erano piccole I-beam lunghe dai 12 ai 18 pollici e larghe 3 ottavi di pollice. I simboli assomigliavano a forme geometriche stampate all’interno delle barre strutturali. Erano di un colore porpora o violetto molto particolare. Erano in rilievo e non a linee disegnate. Mio padre fece cenno al fatto che stavamo guardando scritte di altre civiltà. Vidi il materiale per circa 15-20 minuti. Poi lo aiutai a riporre tutto nello scatolone e lo caricammo nella Buick 1942. Non sono sicuro se li riportò alla base quella stessa notte o aspettò il mattino seguente. Ma li riportò alla base. Mio padre ha parlato dell’indistruttibilità del materiale, ha raccontato di una volta in cui un uomo nel suo ufficio prese un grosso frammento, che non avevo visto, e cercò di ammaccarlo con una mazza da 12 libbre, senza alcun risultato. Disse che se lo accartocciavi tornava esattamente come nuovo. Io però non l’ho visto.
Jesse Marcel Jr:”Ciò che vidi non era di questa terra, l’ho tenuto in mano e sebbene fosse materiale, quei pezzi erano leggeri come piume.
Steven Arnold, che si trovava sulla macchina del convoglio speciale del 509, testimonia che si avvicinò a quel velivolo e pensò che quei rottami non avevano niente in comune con quelli di aerei visti durante la guerra. Notò, inoltre, che frammenti e pezzi fumanti erano sparsi dappertutto, la parte centrale del velivolo sembrava in buone condizioni, ma la “prua” era conficcata nella scarpata sottostante. Disse anche che sul posto si avvertiva un forte calore e che quando le fotocellule dei militari si accesero notò uno squarcio rettilineo sulla fiancata dello scafo. Ma quello che lo colpì maggiormente fu capire che quello che aveva davanti non assomigliava a nessun aereo visto fino ad allora. Incuriosito e spaventato, si avvicinò sempre di più, allora vide piccoli corpi di colore grigio scuro, lunghi circa un metro e venti, che giacevano a terra. Arnold raccontò in seguito che quegli esseri avevano teste molto grandi ed erano completamente privi di peli. Un altro particolare che lo colpì fu l’interno del velivolo, che era illuminato da una luce centrale,inquietante, che non sembrava luce naturale e nemmeno elettrica, ma era intensissima.
“Un altro testimone” Bill Brazel (figlio dell’allevatore del ranch in cui vennero ritrovati i frammenti).
Bill Brazel raccolse un frammento e lo ripose nella bisaccia prima che venisse ripulito tutto. Lo descrisse come una lamina proprio come quella vista da Jesse Marcel Jr. Purtroppo però più tardi in un bar di Corona si ubriacò e forse disse troppo. Un paio di giorni dopo si presentarono alla sua porte per riprendersi il pezzo.
Dan Dwyer, studente di archeologia. Sabato notte 5 luglio 1947 si imbatte nei resti di un oggetto non identificato a nord ovest di Roswell. Vide rottami sparsi dappertutto e molti militari e poliziotti che , probabilmente, avevano già messo in sicurezza i rottami più grandi dell’oggetto. Dan vide 2 sacchi contenenti cadaveri ed un essere vivo, in buone condizioni, alto come un bambino di 10 anni e glabro.
Edwin Easley, Comandante della polizia militare presso il 509° gruppo bombardieri di Roswell nel 1947. Edwin confermò di essersi trovato in un luogo a circa 20 chilometri a nord ovest di Roswell dove venne rinvenuto un oggetto volante. Poco prima di morire, Edwin, disse che il velivolo era di origine extraterrestre e che c’erano corpi alieni, che definì come “creature”.
Mary Bush, nel luglio 1947 lavorava come segretaria presso l’ospedale della base di Roswell. Raccontò di aver visto alla base un corpo di un essere di un altro mondo.
Joseph Montoya, allora vice governatore del New Mexico. Vide nella base del 509° gruppo bombardieri atomici di Roswell quattro piccoli uomini, di cui uno vivo. Li descrisse come piccoli, esili, con teste e occhi grandi, glabri, bocca piccolissima, pelle bianca, con 4 lunghe dita e vestiti con qualcosa di simile ad una tuta da sommozzatore.
June Foster, dottoressa specialista nel campo del midollo osseo (con l’FBI durante la Seconda Guerra Mondiale) studiò i corpi degli alieni. Secondo la Foster gli esseri avevano testa grande, sproporzionata rispetto al resto del corpo, occhi stani ed erano di bassa statura.
Glenn Dennis nel 1947 lavorava presso un’ impresa di pompe funebri a Roswell. La notte dell’8 Luglio fu chiamato dalla base militare, un uomo che si qualificò come l’addetto delle onoranze funebri chiese: “per caso avete delle casse ermetiche lunghe da un metro a un metro e 25 circa?”. Glenn rispose che in quel momento di casse di quelle dimensioni ne aveva a disponibile solo una ma si poteva farle arrivare all’indomani. Circa un’ora dopo lo stesso militare richiamò e chiese come una ditta di pompe funebri si sarebbe comportata con dei cadaveri rimasti nel deserto e all’aperto circa 4 giorni. Glenn Dennis incontrò un’infermiera che conosceva e che lavorava presso la base. La donna gli disse di aver preso parte ad un’autopsia di 3 umanoidi recuperati nel deserto. Due erano ridotti molto male ma il 3° era in buone condizioni, non erano umani ma esseri alieni, avevano 4 dita, una grande testa e grandi occhi. L’infermiera fece anche un disegno di uno dei corpi ma lo stracciò subito per paura di essere fucilata. Glenn Dennis non rivide più la sua amica che fu trasferita in Inghilterra dove gli dissero era morta in un incidente aereo.
Walter Haut, addetto alle pubbliche relazioni dalla base di Roswell nel 1947 e fu colui che indisse la successiva conferenza stampa dopo l’incidente, per ordine del Colonnello William Blanchard, comandante della base. Lasciando una dichiarazione giurata, da divulgare solo dopo la sua morte, egli sostiene che la storia del pallone sonda era una copertura e che il vero oggetto caduto era stato requisito dai militari e custodito in un hangar. Haut sostiene di aver visto non solo la navicella ma anche dei corpi alieni. Haut racconta che il Colonnello Blanchard lo portò all’edificio 84, uno degli hangar della base di Roswell e gli mostrò la navicella. La descrive come un oggetto metallico a forma di uovo lungo 12-15 piedi ( da 3 a 4 metri e mezzo) e largo meno di due metri, senza finestrini, né ali né coda e senza alcun meccanismo di atterraggio o di motore visibile. Sul pavimento egli vide due corpi parzialmente coperti con tela incatramata, descritti come alti 4 piedi ( circa un metro e venti) e con teste sproporzionatamente grandi. Inoltre Haut parla di un meeting ad alto livello a cui partecipò insieme al Comandante della base William Blanchard e al Comandante dell’Ottava Forza Aerea, Generale Roger Ramey. Haut riferisce che in tale riunione vennero mostrati pezzi di rottami e che tutti li maneggiarono senza riuscire ad identificare di quale materiale fossero fatti. Secondo Haut ,la conferenza stampa si rese necessaria perché la popolazione locale, a causa delle notizie filtrate, era ormai in grado di riconoscere il luogo dell’impatto ma, in realtà, esisteva un secondo luogo d’impatto dove erano presenti molti più rottami. Il piano era quello di ammettere l’esistenza del primo sito d’impatto, scoperto dall’allevatore Mac Brazel, distogliendo così l’attenzione dal secondo e ben più importante sito. Haut parla anche di n’accurata operazione di pulizia durata mesi, durante la quale personale militare passo a setaccio entrambi i siti, alla ricerca di tutti i possibili rottami rimasti, rimuovendo e cancellando tutte le tracce dell’accaduto.
A conclusione del suo affidavit Haut dichiara: “ Sono convinto che quello che ho visto era un qualche tipo di astronave di un altro mondo con il suo equipaggio”.
Colonnello Philip J. Corso ex ufficiale del Pentagono, altro testimone militare che ha detto di sapere che a Roswell era caduta una nave spaziale aliena. Il coinvolgimento di Corso consistette nel passare ad aziende americane tecnologie dedotte dall’astronave recuperata a Roswell. Corso ha affermato che scoperte come il kevlar dei giubbetti anti-proiettile, la tecnologia stealth, i visori notturni, il laser e i chip dei circuiti integrati, hanno tutte avuto origine dalla tecnologia aliena scoperta in seguito all’incidente di Roswell.
Von Braun,scienziato. Egli ha dichiarato di essere stato portato, assieme ai suoi collaboratori, sul luogo dello schianto dopo che la maggioranza dei militari si era allontanata. Essi effettuarono una rapida analisi di quanto trovarono. Secondo Von Braun il velivolo non sembrava fatto di metallo nel modo come noi lo conosciamo sulla Terra. Sembrava come composto da qualcosa di biologico, quasi fosse la pelle di un organismo. Braun afferma che i corpi recuperati furono temporaneamente tenuti sotto una vicina tenda da ospedale da campo. Erano piccoli, fragili e avevano delle grandi teste, anche i loro occhi erano grandi. La loro pelle era grigiastra e il tessuto epiteliale era simile a quello dei rettili.