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Grigio
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MessaggioInviato: 01/09/2010, 15:11 
Raymond Bernard
La terra cava


Questo tema, che ai nostri giorni raccoglie numerosi suffragi, fu magistralmente trattato dal Dr. Raymond Bernard in un’opera intitolata “La Terra Cava” pubblicata in Francia nel 1971 e ormai introvabile in libreria. Vi proponiamo in questo capitolo una sintesi delle rivelazioni di Raymond Bernard che mise questa prefazione al suo libro: “Questo libro è dedicato ai futuri esploratori del Nuovo Mondo che si estende al di là dei poli, nell’interiore della Terra. A coloro che rinnoveranno il volo storico dell’ammiraglio Byrd che penetrò in un territorio sconosciuto con una superficie più grande di quella dell’America del nord.”
L’autore tentò di provare che la Terra non è una sfera solida con un nucleo centrale costituito di metallo in fusione, ma un astro cavo aperto ai suoi poli.
Il nostro Pianeta sarebbe piuttosto concavo che convesso alle sue due estremità, il polo nord e il polo sud non sono infatti mai stati raggiunti per la buona ragione che non esistono. Una civiltà avanzata, creatrice dei famosi “dischi volanti”, risiederebbe all’interno del Pianeta, dove regnerebbe un clima mite.
L’esplorazione di questo mondo sotterraneo sarebbe più importante della conquista dello spazio e la nazione che raggiungesse per prima questo territorio diventerebbe probabilmente la più potente al mondo.
Secondo R. Bernard la superficie totale del globo rappresenta 510.106 Km quadri e il peso del globo è stimato in 6.10 alla 22 tonnellate. Ora, se la Terra fosse piena e solida, essa dovrebbe pesare molto di più. Una parte del fuoco originale, come dei frammenti di materie incandescenti, formerebbero nel suo interiore cavo una sorta di “sole centrale”, capace di emettere della luce e di permettere lo sviluppo della vita animale e vegetale. Le aurore boreali sarebbero prodotte da questo sole, i cui raggi brillerebbero attraverso il “buco” polare.

Raymond Bernard si dedicò a confermare la testimonianza del contrammiraglio Richard E. Byrd, che scoprì queste aperture su una distanza totale di 6.400 km nell’Artico e nell’Antartico, ricollegandosi a dichiarazioni di altri esploratori prima di lui.
Secondo lui, l’ammiraglio Byrd aveva scoperto un “nuovo continente d’una superficie uguale, se non superiore, a quella dei nostri cinque continenti riuniti” e la sua scoperta venne “soffocata sul nascere e colpita da un “top secret” internazionale. Ogni novità importante sull’argomento fu accuratamente soppressa dalle Agenzie governative”, egli aggiunse. Il governo americano riuscì pure a camuffare la cosa sinché nel dicembre 1959 comparve l’opera “Worlds beyond the Poles” di Amedeo Giannini presso la Vantage Press di New York. Per un’oscura ragione il suo libro non ricevette la pubblicità che meritava e non raggiunse così il grande pubblico.
Ray Palmer, redattore capo della rivista “Flyng Saucers”, redisse nel dicembre dello stesso anno un articolo sulla teoria della Terra cava. Cosa curiosa, quando la camionetta in provenienza dalla tipografia, che trasportava migliaia di copie della rivista da distribuire agli abbonati, arrivò dall’editore, si constatò che essa era …vuota !
L’editore telefonò alla tipografia per capire il motivo della cosa, ma questi non trovò alcuna bolla che provasse che la spedizione era stata effettuata. Essendo stato pagata la tiratura di questo numero, la tipografia venne pregata di realizzarne una nuova. Fu allora che ci si accorse che i cliché erano in uno stato così malandato che era impossibile una ristampa ! Circa 5.000 abbonati non ricevettero così la loro Rivista in quel mese. Fatto ancora più strano, un distributore, che per fortuna aveva ricevuto 750 esemplari della rivista, scomparve e con lui scomparvero pure le preziose riviste. Molti mesi dopo, questo numero speciale venne molto fortunatamente ristampato con infinite precauzioni e spedito agli abbonati.
R. Bernard si domandò: “Quale bomba conteneva allora questa rivista ? Semplicemente – ed era molto – un resoconto del volo dell’ammiraglio Byrd al di là del Polo Nord nel 1947. Era sufficiente per farlo considerare come pericoloso dalle forze occulte che cercavano di mantenere, a tutti i costi, il “black out”sulle scoperte di Byrd.
Ray Palmer si servì delle scoperte di Byrd per architettare una nuova teoria sugli UFO. Secondo lui, questi oggetti volanti potevano provenire da queste terre sconosciute situate al di là dei poli. Un altro scrittore americano che pure si interessava agli UFO, Michael X, impressionato dalle scoperte di Byrd, arrivò alla stessa conclusione, tanto più che delle osservazioni molto numerose erano state effettuate al di sopra delle regioni artiche e anche in Alaska e in Canada.

Byrd aveva sorvolato il Polo Nord per circa 2.700 km e il Polo Sud per circa 3.700 km. Egli aveva osservato una terra senza ghiaccio né neve, dotata di un clima caldo. Aveva visto delle montagne, dei laghi, una vegetazione lussureggiante e delle tracce di vita animale. Questa terra non era menzionata su alcuna carta geografica e pertanto essa esisteva all’interno delle aperture polari.

Stranamente gli USA non inviarono alcuna altra spedizione polare (almeno non ufficialmente) verso questo nuovo mondo, poiché era loro interesse non svelare nulla, riservandosi il diritto esclusivo della scoperta, forse nel timore che altri Paesi come l’Unione sovietica potessero ugualmente interessarsi a essa. Amedeo Giannini affermò che “gli Stati Uniti, come una trentina di altre nazioni, prepararono nel corso degli anni 1957 e 1958 delle spedizioni polari senza precedenti, aventi come obiettivo di penetrare in questa terra al di là dei poli.
Byrd non approdò mai ai poli per raggiungere l’altro lato, ma entrò nelle concavità polari che s’aprono sull’interno cavo della Terra, che egli denominò il “Centro del Grande Sconosciuto”. Nel gennaio 1956 egli intraprese un’altra esplorazione, questa volta nell’Antartico. Al ritorno, il 13 marzo 1956, egli dichiarò: “La presente spedizione ha aperto una terra nuova e vasta”.
Perché usare il termine “Terra” per una continente di ghiaccio? - si stupì R. Bernard. L’anno seguente, poco prima della sua morte, l’esploratore evocò nuovamente “questo continente incantato nel cielo, terra dell’eterno mistero“. Egli non avrebbe usato questo termine, disse Bernard, se avesse fatto allusione alla parte ghiacciata dell’Antartico che si stende dall’altro lato del polo Sud. Le parole “mistero eterno” si rapportavano per certo a “un’altra cosa”. Bernard continuò così: “Quanto a “questo continente incantato nel cielo” ciò significa che una distesa di terra, e non solamente di ghiaccio, si rifletteva nel cielo come in uno specchio. Questo strano fenomeno è stato osservato da numerosi esploratori polari, che parlano di “un’isola nel cielo” o di “un cielo d’acqua” a seconda che il cielo rifletta della terra o dell’acqua. Se Byrd aveva visto il riflesso dell’acqua o del ghiaccio, non avrebbe usato la parola “continente” e ancor meno avrebbe qualificato “incantato” questo continente.

Nel suo “Worlds beyond the Poles” Amedeo Giannini affermò: “Molti lettori credono che dei voli commerciali raggiungano continuamente il polo e passino dall’altra parte del nostro globo. Questo non è vero, anche se gli addetti delle linee aeree, quando li si interroga, pretendono che sia il contrario. E’ infatti vero che le manovre abituali di navigazione eliminano automaticamente ogni volo che attraversi direttamente i poli. Le rotte aeree contornano infatti sempre questa zona , o passano di lato, ma mai la sorvolano. Fatto molto strano, sottolineato dallo stesso Giannini: "Non c’è dubbio alcuno che, se si annunciasse un volo che passasse direttamente al di sopra del polo Nord, questo attirerebbe un grande numero di passeggeri desiderosi di provare una sensazione nuova". Ora, nessuna compagnia aerea ha mai offerto questo volo. Come mai ?!...
Charles Berlitz, autore di una celebre opera consacrata al triangolo delle Bermude, rivelò nel suo libro “Sans trace”, pubblicato da Flammarion nel 1978, in riferimento all’avventura dell’ammiraglio Byrd: “…questa leggenda si rapporta a un messaggio radio che avrebbe lanciato l’ammiraglio Byrd dal suo aereo - rapporto talmente incredibile che si preferì tacerne ufficialmente. Nei paraggi del polo, nel corso del suo volo, che faceva l’oggetto di un rapporto radio simultaneo, egli osservò come stesse emergendo da un banco di nebbia e si ritrovasse di colpo a sorvolare una terra senza ghiaccio, ove gli fu possibile distinguere della vegetazione, dei laghi, degli animali assomiglianti ai mammut e a enormi bufali, come pure degli umani che sembravano accudirli. Secondo alcuni ricercatori, specializzati nella zoologia e nelle esplorazioni, che si sforzarono di delucidare questo rapporto, la trasmissione venne interrotta e le parti del rapporto che si riferivano a questo insolito fenomeno furono in seguito soppresse.

A Charles Berlitz riuscì di rintracciare un testimone chiave di quest’epoca, la Signora Emily Ingram. Nel febbraio 1947, all’incirca nell’epoca in cui l’ammiraglio Byrd aveva compiuto il suo viaggio memorabile al di là del polo Nord, venne realizzata nell’Antartico una scoperta importante. Il capitano David Bunger era ai comandi di un apparecchio da trasporto utilizzato dalla Marina americana per l’operazione “High Jump” (1946-1947) e aveva lasciato la base di Shackleton, vicino alla Costa della Regina Maria, nella Terra di Wilkes. Egli sorvolava l’interno del continente antartico quando a circa 6 km dal litorale, egli osservò una regione senza ghiacci, con dei laghi di colori diversi che andavano dal rosso spento al blu profondo, passando per il verde. Avevano tutti più di 4 km di lunghezza. L’acqua era più calda di quella dell’oceano. Bunger potè verificarlo dato che atterrò con il suo idrovolante su uno di essi. Sui bordi di due dei lati di quest’oasi di 600 km quadri denominata “oasi di Bunger” si elevavano dei grandi muri di ghiaccio di trenta metri che la separavano dalla neve eterna.
Raymond Bunger si domandò: “Come si spiega la presenza di questa oasi in pieno Antartico, oasi che beneficiava di temperature più clementi, come al polo Nord questa oasi si trovava pure nella depressione polare sud? Questo territorio senza ghiacci di circa 600 km quadri aveva un’estensione troppo grande per poter essere stato originato da una semplice fonte di calore vulcanico. Le correnti di venti caldi in provenienza dall’interno della Terra tramite la vicina apertura spiegherebbero meglio questa anomalia”.
Nel Marzo del 1960 l’importante Rivista “Science et Vie” presentò un avvenimento straordinario. Degli scienziati avevano potuto visitare l’oasi di Bunger nell’Antartico, uno spazio libro dai ghiacci, con dei laghi, dei fiumi, con una vegetazione di licheni, con uccelli di diverse speci, il tutto sotto una temperatura di 25 gradi ! Secondo la Rivista i Sovietici avevano trovato come spiegazione di questo enorme scarto di temperatura (da – 70 a + 25 gradi) la presenza di una catena di montagne che fermavano i venti freddi e il ghiaccio, e l’azione temperante dell’oceano. Spiegazione poco convincente…
Questa oasi venne menzionata nel “Que sais-je ?” N. 1249, edito nel 1967. Se si crede a Science et Vie esisteva al Polo Sud, almeno nel 1960, una zona verde ove regnava una temperatura tropicale. La Rivista non affrontò più in seguito questo argomento.

Esaminiamo adesso la testimonianza dell’ammiraglio R. E. Byrd, che avrebbe vissuto un’avventura del tutto straordinaria al Polo Nord.
Il 14 Giugno 1923, accompagnato da un capitano di vascello e da due sottocapi di marina, egli camminava da ore sulla banchisa quando improvvisamente, dall’alto di una scogliera su cui era arrivata la spedizione, scoprì una spettacolo incredibile. Una lunga e stretta valle profonda, coperta da una vegetazione lussureggiante e apparentemente bagnata da un sole permanente, si apriva davanti ai loro occhi. Dall’alto del suo punto di osservazione Byrd consultò il suo termometro: esso indicava -58°! I 4 uomini srotolarono la loro scala di corda per poter raggiungere la prateria meravigliosa che si estendeva a un centinaio di metri su un livello inferiore. Dopo un’ora di discesa essi scoprirono un mondo favoloso ove c’era un’abbondante vegetazione paradisiaca. Una dolce calura (il termometro indicava 19,8°) li costrinse ad abbandonare i loro vestiti polari. Byrd e i suoi compagni avvistarono dei piccoli ruscelli, dei laghi, delle colline piene di boschi e, a meno di 500 m. un mammut vivo…
Purtroppo essi dovettero ritornare alla base e abbandonare la loro esplorazione a seguito del loro affaticamento, della mancanza di viveri e dell’esaurimento degli accumulatori radio. Più tardi, avendo ripreso le forze, essi ripresero il cammino per ritrovare quello che chiamarono il loro “paradiso perduto”, ma non ci riuscirono. Situato a qualche km solamente dal polo geografico fu loro impossibile effettuare il punto esatto delle coordinate topografiche.
Notiamo che tutte le spedizioni polari si confrontano con lo stesso problema di navigazione. I Russi hanno trovato che il polo magnetico non sarebbe un punto, bensì una linea (più probabilmente un cerchio di 2.300 km di diametro, delimitante i bordi della concavità polare), per cui non importa quale punto su questa linea, o su questo cerchio, può essere identificato come polo Nord magnetico. Quando i piloti credono di raggiungere il polo Nord, dopo aver effettuato le abituali correzioni di navigazione, essi in realtà si ritrovano sul bordo della concavità polare, là dove si ritiene sia il polo magnetico. Il polo non è dunque un punto, e non può essere raggiunto nel senso corrente della parola. Inoltre i poli magnetici al Nord e al Sud non coincidono con i poli geografici, come dovrebbe succedere se la Terra fosse una sfera solida, convessa alle sue estremità.
Raymond Bernard pensa che “il polo magnetico si situi sui bordi dell’apertura polare, mentre il polo geografico si trovi nel suo centro, tra cielo e terra. Il vero polo magnetico non si trova sul limite esterno dell’apertura polare, ma al centro della crosta terrestre, a circa 600 km sotto la superficie. E’ questa la ragione per cui l’ago magnetico continua a puntare verticalmente verso il suolo, pure quando si è raggiunta la frontiera della depressione polare…
Una volta raggiunto il cerchio dell’apertura polare, la bussola non funziona più orizzontalmente come prima, bensì verticalmente. La cosa ha intrigato molti esploratori antartici che erano riusciti a pervenire a queste alte latitudini.
La sola spiegazione possibile è quella che la Terra sia cava, aperta alle estremità Nord e Sud, con un polo magnetico e un centro di gravità situati in mezzo alla crosta terrestre e non nel centro geometrico del pianeta. Di conseguenza l’acqua degli oceani all’interno della Terra aderisce sulla parete interna della crosta terrestre esattamente come succede all’esterno di essa.”

Si potrebbe non accordar fede al racconto di Byrd, ma il personaggio non è un signor nessuno. Egli partecipò a numerose spedizioni polari nel 1929, nel 1936, nel 1947 e nel 1956, in seguito alle quali egli fece delle dichiarazioni sorprendenti. Il solo modo per comprendere in modo conveniente le sue testimonianze enigmatiche, disse R. Bernard, è di “scartare la concezione tradizionale della formazione della Terra” e di accettarne una nuova, che mostra che le estremità artiche e antartiche non sono convesse ma concave. Bernard proseguì le sue spiegazioni in questi termini: “Byrd entrò nelle cavità polari, che penetrano nell’interno cavo della Terra, là dove regna un clima tropicale e dove si sviluppa una vita vegetale, animale e umana che attualmente ci sono sconosciute e che i governi ci nascondono, perché sanno che è da là che escono certi UFO, il che prova che la civiltà raggiunta dalla gente dell’interno sorpassa di gran lunga le nostre capacità tecnologiche, e che non c’è alcun interesse ad affrontarli”.

Ecco alcuni estratti del giornale di bordo della spedizione del 19 febbraio 1947 dell’ammiraglio Byrd, cui lui appose una prefazione di questo tipo: “Io devo scrivere segretamente e nell’ombra questo giornale di bordo. Esso si riferisce al mio volo artico del 19 febbraio 1947. Verrà un tempo in cui il pensiero razionale degli uomini diverrà insignificante e si dovrà accettare l’inevitabile Verità. Io non sono libero di assicurare la pubblicazione della seguente documentazione, che è l’oggetto di questo scritto: forse essa non vedrà mai la luce dell’analisi pubblica. Ma devo fare il mio dovere e registrarla qua per chiunque possa un giorno prenderne conoscenza in un mondo che, io spero profondamente, non consentirà che l’avidità e l’oppressione abusiva di una parte dell’umanità ci sottraggano più ciò che è Vero.
Tutti i preparativi sono stati fatti per un volo in direzione Nord e noi decolliamo con il pieno di carburante…Contatto radio con il campo base, situazione normale…Sotto di noi tanto ghiaccio e neve, si nota la colorazione di natura giallastra che si disperde linearmente. Modifichiamo l’itinerario per esaminare meglio questo colore sotto di noi, più rossastro o anche violetto…
La bussola magnetica e il girocompasso cominciarono allora a girare e a muoversi. Byrd è adesso incapace di seguire la rotta con l’aiuto degli strumenti. Stranamente egli non rilevò alcuna presenza di ghiacci. A qualche distanza apparve quello che sembrò essere delle montagne. Byrd ci passò sopra, sempre in direzione del Nord. Oltre le montagne apparve una vallata con un piccolo fiume che si dirigeva verso il centro. “Qualcosa è qua definitivamente falso e anormale ! Non dovremmo sorvolare altro che ghiacci e neve…”, egli scrisse. A sinistra egli vide dei grandi massicci pieni di boschi lungo delle pendici di montagna. Gli strumenti di navigazione girano su se stessi, il giroscopio oscilla da dietro in avanti. Byrd osserva sbalordito: “La valle è verde, si tratta di muschio oppure è un tipo di erba molto densa. La luce sembra differente” Egli si avvede poi della presenza di un tipo di grande animale. “Si direbbe un elefante, anzi proprio no, assomiglia a un mammut ! E’ incredibile ! Tuttavia là ce ne è uno… Byrd prende il binocolo per meglio esaminare l’animale e conferma che si tratta davvero di un mammut e comunica l’informazione al campo base.
Il termometro all’esterno indica 74 gradi F (+23,3°C). Gli strumenti di navigazione sono normali, Byrd tenta allora di contattare il campo base, ma la radio è muta.

E’ qua che il racconto di Byrd assume un andamento da fantascienza. L’ammiraglio vede una…città ! “E’ impossibile, egli nota, e prosegue: “l’aereo sembra leggero e bizzarramente stabile. I controlli rifiutano di funzionare. Mio Dio ! Sul lato sinistro e sulla dritta della nostra ala appare uno strano tipo di aereo. Ci seguono da vicino rapidamente lungo il nostro lato. Hanno la forma di dischi e sono risplendenti. Ora sono piuttosto vicini tanto che possiamo vedere le loro iscrizioni. Si nota un simbolo strano che io non rivelerò. E’ fantastico! Dove ci troviamo !?Che ci succede ?Io controllo ancora gli apparecchi: non rispondono !! Noi siamo presi in una morsa invisibile…”.

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La radio poi si mette a crepitare. Una voce inglese, con quello che forse potrebbe essere” un leggero accento nordico o germanico,” dice loro:”Benvenuto ammiraglio nel nostro territorio. Vi faremo atterrare in esattamente sette minuti. Si rilassi, ammiraglio, voi siete in buone mani”. Il loro aereo diviene incontrollabile e vira da solo. Esso inizia una discesa come se fosse stato preso da qualche invisibile grande ascensore e atterra dolcemente.
Molti uomini si avvicinano a piedi. Essi sono alti e hanno i capelli biondi. A una certa distanza Byrd vede una “grande città scintillante di zampilli colorati arcobaleno” A partire da questo istante egli nota che “tutti gli avvenimenti che seguono sfidano l’immaginazione e sarebbe della follia se essi non fossero davvero arrivati”. Byrd e l’operatore radio vengono ricevuti cordialmente. Salgono su una piccola piattaforma mobile di trasporto senza ruote che li porta, con grande rapidità, verso la città scintillante. La città sembra essere fatta con materiale cristallino. Essi arrivano davanti a un grande edificio d’un tipo che non avevano mai visto prima. Sembrava essere tratto direttamente dagli schizzi di Franc Lloyd Wright o forse da un film di Buck Rogers, precisa Byrd.
I due uomini si vedono offrire un tiepido beverone dal gusto conosciuto, ma delizioso. Dopo circa 10 minuti due uomini chiedono loro di accompagnarli. Byrd penetra così in quello che sembra essere un ascensore, che lo porta in un lungo corridoio rischiarato da una luce rosa che emana dai muri. Uno degli esseri gli fa segno di fermarsi davanti a una grande porta. Sulla porta si trova un’iscrizione che egli non può decifrare. Uno degli uomini gli parla: “Non abbiate alcuna paura, ammiraglio, voi avrete adesso un udienza con il Maestro…” Byrd vede un uomo con dei tratti delicati e con il segno degli anni sul viso. E’ seduto a una tavola lunga. Questi lo invita a sedersi e gli dice: “” Noi vi abbiamo permesso, ammiraglio, di entrare qua poiché siete di nobile carattere e siete conosciuto nel mondo della superficie della Terra… Voi siete adesso nel territorio degli Arianni, che è il mondo interiore della Terra. Vi dirò adesso perché siete stato convocato qua. Il nostro interesse comincia immediatamente dopo che la vostra razza ha fatto esplodere le prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki in Giappone. E’ in questo drammatico momento che noi vi abbiamo inviato le nostre macchine volanti, le “Flugelrads”, sul vostro mondo di superficie, allo scopo di studiare quello che aveva fatto la vostra razza…
Non abbiamo mai interferito prima nelle guerre e barbarie della vostra razza, ma ora lo dobbiamo fare, poiché avete imparato a manipolare con una certa perizia quello che non spetta agli umani e cioè l’energia atomica. Nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo e tuttavia esse non ne tengono conto. Adesso voi siete stato scelto per attestare che il nostro mondo esiste.
Vedete, ammiraglio. La nostra cultura e la nostra scienza sono avanti di molte migliaia di anni rispetto a quelle della vostra razza.
Nel 1945 e anche dopo, noi abbiamo cercato di contattare la vostra razza, ma i nostri sforzi non hanno incontrato che ostilità e i nostri Flugelrads sono stati mitragliati…. Figlio mio, c’è una grande tempesta che si concentra sul vostro mondo, un furore nero che sussisterà esso stesso per molti anni. Non ci sarà alcuna possibilità di risposta da parte dei vostri eserciti, non ci sarà alcuna protezione da parte della vostra scienza. Questo furore imperverserà sino al punto che ogni fiore della vostra cultura sarà calpestato e tutte le cose umane siano immerse in un grande caos.
La vostra guerra recente era solamente un preludio di quello che ancora deve succedere alla vostra razza. Noi qua lo vediamo più chiaramente ogni ora. I tempi oscuri che verranno adesso per la vostra razza copriranno la Terra come un velo, ma io credo che una certa parte del vostro popolo attraverserà questa tempesta al di là di quello che non posso esprimere. Noi vediamo, in un avvenire molto lontano, un nuovo mondo che rinasce dalle rovine della vostra razza e che ricerca i suoi tesori perduti e leggendari, e che saranno qua, figlio mio, grazie alla nostra salvaguardia.
Quando arriverà questo tempo noi verremo di nuovo ad aiutare la vostra cultura e la vostra razza a rivivere. Forse allora voi avrete appreso la futilità della guerra e dei suoi conflitti…e, dopo questo tempo, riappariranno di nuovo certi punti della cultura e della scienza della vostra razza. Voi, figlio mio, dovete ritornare al mondo della superficie per confidargli questo messaggio…”
In seguito l’ammiraglio fu riaccompagnato a bordo del suo aereo. Appena la porta si richiuse l’aereo venne sollevato da una forza invisibile finché raggiunse un’altitudine di 2700 piedi. Lo raggiunse allora un messaggio radio: “Noi vi lasciamo adesso, ammiraglio, i vostri apparecchi di controllo sono adesso funzionanti. Auf wiedersehen ! Byrd vede di nuovo delle vaste superfici di ghiaccio e di neve, e prende contatto senza problemi con il campo base. Tutto era ritornato normale.
Di ritorno negli USA l’ammiraglio proseguì la redazione del suo giornale in questi termini: “Ho appena assistito a una riunione del Pentagono. Io ho esposto pienamente la mia scoperta e il messaggio del “Maestro”. Tutto è stato debitamente registrato. Il Presidente è stato avvertito. Sono ora trattenuto per molte ore. Vengo intervistato specificatamente dalle Forze di sicurezza e da una equipe medica. Sono messo a dura prova ! Vengo messo sotto stretto controllo da parte della Centrale di previsione della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Mi si ordina di non parlare di tutto quello che io ho appreso per conto dell’umanità ! Mi sono ricordato allora che sono un militare e ho dovuto obbedire agli ordini. Tutti questi anni che sono passati dal 1947 non sono stati davvero piacevoli .
Scrivo ora una nota finale in questo singolare giornale di bordo. Nel chiuderlo io devo dire che in tutti questi anni ho tenuto fedelmente segreto questo” affaire”, come mi era stato richiesto. Ciò è stato completamente contro le mie convinzioni di diritto morale. Adesso sento venire su di me la lunga notte e questo segreto non morirà con me, ma come ogni verità che un giorno si impone, pure esso trionferà…
Io ho fatto il mio dovere contro il mostruoso complesso industriale militare. Proprio come la lunga notte dei confini artici, il sole brillante della verità ritornerà ancora e quelli là che sono nell’oscurità saranno inondati dalla sua luce.
Poiché io ho visto “questa Terra al di là del Polo, questo Centro del Grande Sconosciuto”. 24 Dicembre 1956.
Byrd morì nel 1957 e il suo giornale di bordo venne confiscato dal Pentagono per numerosi anni.
Molti si sono interrogati sulle allusioni germaniche del popolo sotterraneo, come auf wiedersehen, sul leggero accento degli ospiti di Byrd, sulla parola “Flugelrads. Ora Flugelrad non vuol dire nulla in Tedesco, ma invece Fluegelrad significa in Tedesco letteralmente “ruota alata”. Alcuni hanno sospettato che certe “logge o obbedienze tedesche” siamo all’origine del testo di Byrd, tanto più che lo stile del giornale di bordo non sembrava per nulla corrispondere all’uomo istruito che egli era e pareva essere stato redatto in un Inglese “dubbioso”.
Infine, come ha potuto essere pubblicato questo testo senza che i servizi segreti americani si opponessero ? Si tratta forse di un’ulteriore tentativo di “disinformazione” avente lo scopo di discreditare la teoria della “Terra cava”?!...


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L'UFO di Montréal


Un noto ricercatore americano, il dottor Richard Haines (tre attestati in psicologia, dal College Luterano del Pacifico in Tacoma, e dalle Universita' Statali di Washington e del Michigan) della NASA, ha effettuato lo studio che segue su due fotografie a colori riguardanti un avvistamento di un largo e stazionario oggetto visto il 7 novembre 1990, tra le 7.30 pm circa e le 10.00 pm, alla periferia di Montreal, Canada. Benche' l'enorme oggetto sia stato visto dalle 40 alle 75 persone (incluso un poliziotto) che stavano sul tetto dell' International Hilton Bonaventure Hotel, e al piano terra in una vasta area, oltre che fotografato dai giornalisti dei quotidiani sul tetto dell'hotel, non vi e' stato un seguito ufficiale da parte degli organi governativi. Gli originali negativi a colori in 35 mm e le relative stampe sono state sottoposte ad una analisi microscopica e computerizzata di vario tipo.

Montreal, mercoledi' 7 novembre 1990. Il sole calo' alle 16.28 (EST) ora locale (tutti i tempi d'ora in poi citati sono p.m. e Eastern Standard Time, salvo specifiche). L'aria era chiara e fresca. L'umidita' relativa al suolo era del 95% e gradualmente divento' una leggera nebbia estesa dal suolo ad una altitudine di alcune centinaia di piedi. Vi erano solo alcune nuvole presenti tra i 5.000 e 8.000 piedi. Alle 7.30, il signor Bernard Guenette e P. Lachapelle camminavano per Montreal vecchia, presso Saint-Sulpice Street e Rue de Bresolles, circa dieci isolati Est-Sud-Est dall'Hilton. Essi notarono alcuni mezzi dei pompieri, auto della polizia e altri veicoli di emergenza e una folla che bloccava la via; una simulazione d'incendio era in corso. Bernard alzo' gli occhi e vide un piccolo fenomeno verdastro simile ad una aurora boreale con lunghi raggi che si estendevano da esso; l'UFO rimase fermo dai 30 ai 60 secondi. Entrambi gli uomini si accorsero che era ad una elevata altitudine.

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Tutti gli altri testimoni oculari si trovavano sul tetto del 17esimo piano dell'International Hilton Bonaventure Hotel (che chiameremo semplicemente Hilton) nella periferia centrale di Montreal, che vanta una piscina esterna riscaldata ed altre strutture. Una turista americana stava nuotando nella piscina, ed e' stata la prima ad osservare lo strano luminoso oggetto, direttamente in alto, nel cielo notturno alle 7.15. Piu' tardi ella disse che aveva una forma ovale e un colore giallognolo. Lo fece notare alla signora L.S.P., la bagnina, che allerto' l'ufficiale di sicurezza, Albert Sterling, alle 7.30. Egli arrivo' alle 7.35 e osservo il largo oggetto librarsi nel "cielo molto nuvoloso", e presto (7.38) telefono' alla Polizia Urbana della Comunita' di Montral (MUCP), stazione n.25, per assistenza. La sua prima impressione fu che si trattasse "di un detrito di un satellite o di un altro oggetto spaziale". Egli provo' anche a chiamare l'Aereoporto Internazionale Dorval di Montreal per chiedere di quale oggetto potesse trattarsi, ma la linea era occupata.

Nel frattempo, tra le 7.30 e 7.35, la signora L.S.P. chiamo' l'ufficio del quotidiano La Presse e intanto altri ospiti uscirono per osservare l'apparizione. Il sig. Sterling disse che l'oggetto era situato sopra l'angolo sud-est della piscina e che c'erano circa 12 persone presenti al momento. Vi erano altre 75 persone presenti durante tutto l'avvistamento, come confermo' L.S.P. Alle 7.55 l'oggetto divento' visibile, e Sterling telefono' alla stazione di polizia una seconda volta. Alle 8.00 Marcel Laroche il primo dei tre giornalisti coinvolti arrivo dal giornale La presse. L'ufficiale F. Lippe' del MUCP venne inviato alle 8.07, arrivo' alle 8.11 circa. Parlo' con Steirling e vide egli stesso l'oggetto. Piu' tardi disse di aver visto vide come tre luci gialle da ogni singolo raggio di luce emanato. L'oggetto stesso era luminoso e rotondo; sembrava immobile. Lippe', Laroche e L.S.P. videro un piccolo aereo privato volare direttamente in mezzo alle nubi e abbastanza sotto l'oggetto. All'ufficiale Lippe' sembro' che l'oggetto fosse "molto alto rispetto all'aereo" e Laroche stimo' che l'aereo doveva essere ad una altitudine di 12.000 piedi dal suolo (AGL). L.S.P. e Laroche riferirono che l'aereo era 'minuscolo' in relazione con l'UFO. (Un aereo privato non catalogato deve mantenere una altezza verticale di 1000 piedi sopra l'ostruzione piu' alta con un raggio laterale di 2000 piedi. Mount Royal, con la sua altitudine di 1199 piedi e' il piu' alto punto nella periferia di Montreal ed e' posto a 1.3 miglia N-E dall'Hilton. Esso ha una antenna radio sulla sua vetta cosi' la minima altezza legale di volo e' a 1200 piedi AGL. Inoltre, gli aerei privati non possono volare oltre i 2000 piedi a meno che non dispongano dell'instrument flight rules' (IFR) ed il pilota deve essere abilitato a volare in 'instrument meteorological conditions' (IMC) dovuta alla potenziale interferenza con il traffico aereo da e per Dorval Airport.

La maggior parte dei piloti vola fra i 1500 e 1800 piedi.
Jules Beliveau, un altro giornalista di La Presse ricevette una lettera (datata 8 novembre 1990) da un certo Francois Chevrefils che diceva che un suo amico (Jean) fu testimone dell'oggetto tra le 7.30 e le 8.00 dal suo piccolo aeroplano (doveva essere il pilota del piccolo aereo visto). Alle 8.15 una donna e suo figlio, in macchina sulla Champlain Boulevard in direzione a sud-ovest di Montreal, vicino al Douglas Hospital, vedevano due grandi fasci di luce bianca nel cielo, con numerose piccole luci che sembravano ferme e silenziose, a 4,2 miglia ovest-sud-ovest dall'Hilton. Lippe' telefono' al sergente Masson alle 8.20 per copertura, e alle 8.30 Masson arrivo' sul tetto dell'Hilton. Stupito dall'apparizione di quell'oggetto, Masson chiamo' il Royal Canadia Mounted Police (RCMP) alle 8.44. L'ispettore Minkoff del RCMP disse che l'ispettore Morrin sarebbe stato assegnato al caso. Nel frattempo Lippe' telefono' al direttore del distretto del MUCP, Denis Pare, che immediatamente telefono' alla RCMP per assistenza in loco. Lippe' chiamo' la torre di controllo del Dorval Airport.

Gli venne detto che non era il primo a chiamare riguardo uno strano oggetto che non era visibile ai radar. Nel frattempo il sergente Lettendre telefono' all'operatore del RCMP Operation Centre, inoltre chiamo' l'aeroporto e riferi' al dipartimento dei "piani di volo". Laroche ritorno' alla sua macchina per prendere la sua camera da 35mm tra le 8.30 e le 8.45 e torno' sul tetto dell'Hilton. Alle 9.00 Beliveau e Robert Mailloux, entrambi giornalisti di La Presse, arrivarono all'Hilton. Piu' tardi Beliveau descrisse cio' che aveva visto. Anche l'investigatore Morin del RCMP vide la scena. Comunque, prima di lasciare casa, egli chiamo' il Maggiore Thompson (comandante delle operazioni militari del dipartimento di Difesa Nazionale Canadese della base di St. Hubert) per scoprire se vi erano operazioni militari nell'area. Gli fu risposto negativamente. Numerose altre telefonate giunsero tra le 8.55 e le 9.00. Tra le 9.00 e le 9.05 Laroche fece la prima della serie di foto con la sua macchina. L'ingrandimento di due figure mostra particolari delle luci che la prima stampa non mostra bene. La seconda esposizione venne presa a circa 2 o 3 minuti dopo.

Una delle due foto venne pubblicata su di un articolo di La Presse con titolo : "Sterling descrisse alcune nuvole nel cielo. L'oggetto luminoso aveva 6 luci sul perimetro di un largo cerchio con un raggio di luce emesso. Molti testimoni descrissero i bianchi raggi, mentre altri li videro blu, gialli e rossi." Avvertito, l'ispettore Luc Morin della RCMP (Dipartimento generale inquirenti del RCMP), arrivo' all'Hilton alle 9.30 e vide l'oggetto; personale dal Quebec Provincial Police (QPP) e del Canadian Security Intelligence Service (CSIS) insieme al RCMP e il MUCP rilasciarono analoghe testimonianze. Un pilota dell'aeronautica canadese stimo' che l'oggetto si trovava ad un'altitudine fra gli 8000 e 10000 piedi e che le nuvole erano a quota 3500. Lippe' contatto' il sovrintendente di un palazzo di 45 piani costruito sulla strada ovest dell'Hilton (1000 della Gauchetiere); questi spense tutte le luci sul tetto ma l'UFO non spari'. Non era dunque pensabile che l'oggetto fosse il prodotto diretto o indiretto del riflesso delle luci sulla parte inferiore delle nubi. Inoltre le luci del palazzo avevano un inclinazione di 60 gradi circa, molto piu' basse dell'oggetto. P. Caumartin disse che mentre guidava dal lavoro a casa, tra le 10.30 e le 11.00, vide "luci molto intense, ed un oggetto luminoso a forma di boomerang, volare basso del cielo, a circa l'altezza delle nubi." Queste luci erano molto grandi e forti e illuminavano l'interno della macchina. Quando arrivo' a casa nella sezione esterna di Montreal, vicino alla Longue-Pointe Military Base, egli vide l'oggetto vicino alla centrale elettrica Hydro-Quebec Longue-Pointe (che riceve 12.000 volts di elettricità). Uscito dalla macchina, sentì uno strano suono. In seguito vennero raccolte molte altre testimonianze indipendenti, che comprovavano l'esistenza materiale dell'oggetto in cielo.

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Il caso Lorenzini

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Amerigo Lorenzini, agricoltore (48), si trovava vicino alla sua abitazione, nella frazione Isola del comune di Ortonovo (La Spezia). Erano circa le 19:45 dell' 11 Novembre 1954 quando sentì, dietro di lui, uno strano rumore, simile ad un “volare di rondini”: si voltò e rimase abbagliato da una luce che si affievolì a poco a poco. Su un prato antistante c’era un oggetto a forma di “sigaro”, circondato da un alone luminoso. Attraverso “una porticina laterale” uscirono tre piccoli esseri che parlavano una lingua incomprensibile.

Indossavano uno scafandro metallico: si diressero verso una conigliera con dodici conigli, senza badare, all’uomo, che spaventato, corse in casa a prendere il suo fucile. Quando uscì, gli esseri erano davanti alla gabbia: l’uomo puntò contro di loro l’arma e premette il grilletto, ma il colpo non partì. Tentò ancora di sparare, ma senza successo: contemporaneamente il fucile stava diventando sempre piu’ pesante, tanto che dovette lasciarlo cadere a terra. Non riuscì nemmeno a gridare, mentre le strane figure prendevano conigli e conigliera, rientrando nel “sigaro”: quest’ultimo decollò a forte velocità.
Il teste, allora, riuscì a raccogliere il fucile e a sparare verso l’oggetto, ormai lontano. La gabbia e i dodici conigli erano effettivamente scomparsi.

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LA VOCE DI UNA INTELLIGENZA ALIENA
L'astronauta Sergej Kricevskij svela clamorosi enigmi dei voli spaziali.


Oggi molti terrestri riconoscono l'esistenza di un Creatore o di una Mente Superiore e quindi anche la presenza nell'Universo degli esseri intelligenti da essa creati che siamo soliti definire extraterrestri.
Essendo dotati di intelligenza, nel corso del loro processo evolutivo devono aver trovato il modo di scambiare informazioni non solo con i propri simili, ma anche con i rappresentanti delle altre forme di vita che si incontrano nel cosmo.
Per ora l'umanità, a causa delle proprie limitate possibilità tecniche, non è ancora riuscita a fare lo stesso. Ma l'intelligenza extraterrestre è già entrata in contatto con noi tramite messaggi mentali.
Nei primi anni '90 la redazione del giornale "Cudesa i prikljucenja" mi commissionò un'intervista con un astronauta. Non vi dirò il suo nome e poi capirete perché. Chiamiamolo semplicemente Vladimir. Ciò che a me interessava sapere era soprattutto se durante i voli lui e i suoi colleghi avevano avvistato degli UFO e in generale se nello spazio aperto si fosse verificato qualche fatto insolito. Vladimir mi disse che conosceva persone degne di fede che avevano visto gli UFO, ma a lui non era mai successo di imbattersi nei "dischi volanti".
Per quanto riguarda certi fatti strani che si verificano nello spazio mi confidò un episodio inspiegabile che gli era capitato. "Questo però non deve pubblicarlo", - mi avverti. In tutti questi anni ho mantenuto la promessa e non ho pubblicato nulla di ciò che Vladimir mi ha detto. Ma ora che gli eventi enigmatici capitati agli astronauti non sono più un segreto, posso parlarne.
Ecco il racconto dell'astronauta:

«Durante il volo di avvicinamento alla stazione orbitante il comandante che pilotava la navicella non riusciva in alcun modo ad immettersi nella traiettoria prevista per effettuare l'aggancio. La riserva di carburante per le manovre della navicella era limitata. Gli restava, come si suoI dire, meno che niente. Se la correzione successiva non fosse andata a buon fine, avremmo oltrepassato la stazione e saremmo tornati sulla Terra senza aver portato a termine i nostri compiti. lo ero impossibilitato a prestare qualsivoglia aiuto poiché il comando della navicella è prerogativa esclusiva del comandante. Come ingegnere di bordo potevo soltanto stare seduto nella poltrona accanto e preoccuparmi in silenzio. Ad un certo momento all'improvviso ho sentito un ordine nella mente: "Prendi il comando!". Più tardi analizzando ciò che era successo non sono riuscito a capire se si fosse trattato della voce di qualcuno o no. So soltanto che ho ricevuto un ordine mentale altrui e che non potevo evitare di eseguirlo.
Quello che sorprende ancor più è che il comandante non obiettò nulla e mi passò il comando della navicella. In seguito mi ha detto di non aver ricevuto alcun ordine, semplicemente all'improvviso aveva saputo che doveva fare proprio così, anche se ciò andava contro tutte le nostre "ferree" disposizioni.
Non ho perso conoscenza, ma mi trovavo come in trance ed ho eseguito docilmente i comandi che mi venivano in mente. Solo grazie ad essi è stato possibile eseguire l'aggancio con successo.
Una volta sulla Terra durante il rapporto di volo il comandante si beccò "una strigliata", e me la beccai anch'io, anche se in misura minore. Ma entrambi evitammo di menzionare i comandi "soprannaturali"».

Riconosco che il racconto dell'astronauta mi ha colpito, ma lo presi come un semplice esempio di zombizzazione mentale. Nel mio archivio ho raccolto casi analoghi. Però, per la verità, non si erano verificati nello spazio, ma sulla Terra. Certe persone - inaspettatamente e all'improvviso - compivano qualche azione o al contrario, evitavano di fare qualcosa. In questi casi a volte parlavano di una "voce interna" che sembrava guidarle. Allora non avevo dato peso al fatto che se esiste un induttore, ciò significa che esiste un soggetto estraneo che influenza l'esecutore con la sua volontà.
Tra l'altro; per come la vedo adesso, questo è un fatto importante perché c'è una grande differenza tra la manifestazioni terrestri del fenomeno della "voce da dentro" e quelle spaziali. In seguito si venne a sapere che VIadimir non era stato l'unico astronauta a sentirla.


FSS - Stati di sogno fantastici

Il primo episodio inspiegabile verificatosi nello spazio fu riferito dall'astronauta Sergej Kricevskij nell'ottobre del 1995.
Sergej Kricevskij è assistente scientifico superiore del Centro di preparazione degli astronauti Jurij Gagarin e dell'Istituto di Storia delle scienze naturali e della tecnica RAN, nonché dottore in Scienze tecniche e membro effettivo dell'Accademia di astronautica K.E. Ziolkovskij.
Ciò che riferì il candidato astronauta presso l'Istituto Internazionale di antropologia spaziale di Novosibirsk ha un importanza enorme per la comprensione dei misteri nascosti nello spazio. Ecco alcuni estratti del suo rapporto:

«Nel 1989 ho iniziato a prepararmi al volo nello spazio e ho avuto contatti sia informali che di lavoro con i miei colleghi. Fra questi c'erano anche gli astronauti che erano stati nello spazio. Tuttavia le informazioni sulle visioni - denominate stati di sogni fantastici (FSS) - le ho ricevute soltanto nella seconda metà del 1994, cosa legata più che altro all'approssimarsi della scadenza del volo imminente... Tutte le testimonianze delle visioni nello spazio sono nelle mani di una cerchia di persone estremamente ristretta...
Le testimonianze di queste visioni sono state e sono trasmesse esclusivamente dall'uno all'altro, condividendo le informazioni con coloro che si apprestano a compiere il volo...
Le visioni fantastiche che si manifestano in volo costituiscono un fenomeno nuovo, prima sconosciuto, riconducibile alla nota tipologia degli stati alterati di coscienza... Pensate un po': improvvisamente l'astronauta oltrepassa in un attimo i limiti della propria normale autopercezione di partenza di essere dall'aspetto umano per trasformarsi in un animale e muoversi nell'ambiente in questa nuova forma. E può continuare a percepirsi nell'aspetto trasformato o sentire di immedesimarsi in un'altra entità soprannaturale.
Diciamo che un collega mi ha confidato la sua permanenza nella "pelle" di un dinosauro. Pensate che sentiva di essere un animale che si muoveva sulla superficie di un pianeta sconosciuto, mentre camminava oltrepassando burroni e precipizi, e ostacoli fisici di un qualche tipo.
L'astronauta ha descritto in modo abbastanza preciso il "suo" aspetto: le zampe, le scaglie, le membrane fra le dita, il colore della pelle, gli artigli enormi e altri particolari. La fusione del suo "io" con l'essenza biologica dell'antico sauro era talmente completa da consentirgli di percepire come proprie tutte le sensazioni di questo organismo estraneo. Sentiva di avere delle placche cornee che si rizzavano sulla pelle della schiena in corrispondenza della colonna vertebrale. Del grido penetrante che si sprigionava dalle fauci disse addirittura: "Era il mio grido...".
Di più: la catena di eventi relativa ad ogni trasformazione e le trasformazioni dell'ambiente stesso si avvicendavano contemporaneamente. Inoltre non solo succedeva che l'astronauta avesse la sensazione di trovarsi nella "pelle" di questo o quell'altro organismo vissuto in epoche remote, ma accadeva anche che la persona sentisse di assumere un'altra personalità che poteva anche rivelarsi appartenente ad un'entità umanoide extraterrestre.
L'aspetto interessante è che le immagini delle visioni osservate appaiono insolitamente vivide e colorate.
Sono stati uditi diversi suoni, qualcuno ha persino percepito il linguaggio di altre entità che si è rivelato comprensibile come se fosse stato assimilato senza bisogno di alcun insegnamento. Era come se l'astronauta fosse stato catapultato in un altro continuum spazio-temporale e su altri corpi celesti sconosciuti, e pur trovandosi in un mondo per lui assolutamente nuovo lo percepisse tuttavia come qualcosa di normale e familiare.
Un tratto caratteristico delle visioni fantastiche è costituito dalla variazione istantanea della percezione del tempo e del relativo flusso di informazioni... L'astronauta comincia ad avere la sensazione di percepire un flusso di informazioni proveniente da un qualche luogo esterno. Vale a dire che l'individuo ha la sensazione che una sorta di entità grande e potente gli trasmetta dall'esterno delle informazioni per lui assolutamente nuove ed insolite.
Si sono anche verificati episodi - e con pronostici estremamente precisi - di anticipazioni di eventi futuri con "dimostrazioni" dettagliate di situazioni o momenti critici incombenti come se fossero stati individuati e commentati da una voce interna. E in questi casi "si sentiva": tutto si sistemerà, andrà tutto bene... In tal modo sarebbero stati previsti in anticipo i momenti più complessi e pericolosi del programma di volo. E si è addirittura verificato un caso in cui se non fosse stato per questo "sogno premonitore" gli astronauti avrebbero anche potuto morire.
È sorprendente anche notare quanto la descrizione dei momenti critici fosse precisa e circostanziata. Evidentemente la "voce" aveva previsto un pericolo mortale che attendeva gli astronauti al momento dell'uscita nello spazio aperto. Questo pericolo era già stato segnalato qualche volta nei sogni premonitori con il commento della "voce". E al momento della reale escursione nello spazio aperto durante il lavoro all'esterno della stazione la previsione si avverò in tutto e per tutto: l'astronauta si dimostrò preparato e si salvò la vita (in caso contrario, si sarebbe irrimediabilmente allontanato dalla stazione).
Agli astronauti non era mai successo niente di simile prima (al di fuori del volo)... Il problema delle visioni degli astronauti viene occultato tenacemente dalla comunità scientifica. Non se ne parla, è come se non esistessero. Nessuno degli astronauti ha mai menzionato ufficialmente le visioni fantastiche e gli equipaggi non hanno mai incluso informazioni di questa natura nei loro rapporti ufficiali. Perché? La risposta è evidente: gli astronauti temono conseguenze negative, come la squalifica medica e la diffusione di queste informazioni interpretate come sintomi di malattia psichica e così via.
Uno degli astronauti ha tenuto degli appunti giornalieri nei quali ha descritto le sue visioni. Un documento unico! Tuttavia in risposta alle mie proposte e alle preghiere di pubblicarlo, o almeno di farmi parlare con gli scienziati che studiano il problema dal vivo, l'astronauta ha opposto un rifiuto categorico spiegando che sarebbe stato prematuro e perciò pericoloso per la sua carriera. È per questo che non posso, non ho il diritto morale, di fare né il suo nome né quello della navicella.»

Come spiegare le sorprese del cosmo?
L'astronauta Kricevskij ha elaborato alcune ipotesi, senza preferirne alcuna.
Forse nei voli spaziali durante la lunga permanenza in condizioni di assenza di gravità si manifestano degli stati in cui le informazioni emergono dalle profondità dell'inconscio sotto forma di frammenti della vita di organismi diversi, antichi antenati dell'uomo nel processo di evoluzione.
Ma allora come spiegare l'acquisizione di informazioni che anticipano eventi futuri?
La seconda ipotesi riguarda la "trasmissione della conoscenza", vale a dire l'acquisizione di un flusso di informazioni nel cervello direttamente dall'esterno.
Spiega Kricevskij:

«Possiamo ipotizzare che questi sogni siano indotti da un flusso non stazionario di radiazione galattica. Se la navicella capita in questo "raggio" l'astronauta entra in uno stato di sonno rilassato e il fenomeno si manifesta. Una volta uscito dal campo di azione del raggio la visione scompare.
Ma l'astronauta Vladimir, con il quale ho parlato qualche volta, non stava affatto sognando quando ha udito "la voce" durante il momento critico dell'aggancio. E poi in questo caso non si spiegherebbe chi avrebbe inviato queste informazioni e come potesse conoscere eventi futuri.
"In fondo è assolutamente possibile che una causa si avviti su un'altra (3), potrebbe così emergere il loro legame". Certo è che per trarre delle conclusioni univoche da un fenomeno così complesso ed enigmatico bisognerebbe disporre di una quantità di dati di partenza di gran lunga maggiore. E tuttavia, se si considera che si è cominciato a parlare pubblicamente delle "voci", del "sussurro" e delle visioni nello spazio, si possono fare due deduzioni fondamentali.
Prima di tutto è chiaro che gli astronauti sono influenzati da un soggetto intelligente o da un induttore. E non si può escludere che ce ne sia più d'uno.
Se durante un volo "qualcuno" cerca di convincere un terrestre ad allontanarsi dal cosmo, in altri casi "un estraneo" ha fatto qualcosa di nettamente contrario prestando l'aiuto necessario ad evitare un pericolo. Ed è stata proprio la "voce" altrui a guidare l'aggancio dell'equipaggio e a salvare l'astronauta dalla morte durante l'escursione nello spazio aperto. Nella stessa circostanza lo stesso soggetto intelligente si è comportato come un insegnante paziente e ha descritto con precisione le situazioni critiche incombenti infondendo al tempo stesso fiducia nell'esito positivo della vicenda.
In secondo luogo bisogna considerare che gli astronauti hanno ricevuto le informazioni direttamente nel sonno. Il fondamento fisico di tutti i processi di pensiero del nostro cervello è costituito dalle correnti biologiche. Ciò significa che anche il flusso di informazioni proveniente dall'esterno doveva essere di natura elettromagnetica.
Ne consegue che l'intelligenza aliena che si manifesta nello spazio si incontra con quella umana e che in linea di principio i suoi messaggi - sia la "voce" che il "sussurro", che le immagini delle visioni - potrebbero essere ricevuti con mezzi tecnici.
Bisogna sottolineare che lo sviluppo degli eventi durante i voli ha confermato la veridicità delle informazioni ricevute in anticipo dagli astronauti. Ciò significa che quanto essi hanno visto trasformandosi in mostri o viaggiando su altri corpi celesti può essere considerato degno di fede e non mero frutto di fantasie personali.
In altre parole, i terrestri hanno viaggiato col pensiero nello spazio e nel tempo senza alcuna limitazione. E questo è stato possibile solo nel caso che qualcuno abbia creato un "collegamento" tra la loro coscienza e altre parti del campo informativo che contiene tutto il passato, il presente e il futuro. E non si tratta affatto di un campo globale, come si suole dire oggi, ma di un campo Universale!
Per finire, vorrei dire che non ha senso cercare di capire chi è il soggetto pensante che entra in contatto con gli astronauti. Non disponiamo di una quantità di dati sufficiente per dirlo. Possiamo solo riportare le parole di un astronauta che ha udito la "voce" aliena: "Lo Spazio ci ha dimostrato di essere senza dubbio intelligente e in qualche modo più complesso delle nostre rappresentazioni di esso. E ci ha dimostrato anche che le nostre conoscenze attuali non ci consentono comprendere l'essenza della maggior parte dei processi che avvengono nell'Universo"».




RUSSIA: ALIENI O MISTICISMO IN ORBITA?

FENOMENI INSPIEGABILI VISSUTI DAGLI ASTRONAUTI RUSSI »
LA VOCE DI UNA INTELLIGENZA ALIENA »


Gli astronauti odono strane voci, hanno "visioni" e vengono addirittura catapultati in altri mondi. Le rivelazioni della "Komsomolskaia Pravda".


Il lapsus di Gagarin

In poco più di quarant'anni il cosmo è stato visitato da oltre 400 individui di varie nazionalità. Queste persone hanno vissuto molte esperienze. Persino esperienze mistiche. Di solito però preferiscono non parlare di fatti inspiegabili. Gli astronauti non vengono certo incoraggiati a raccontare apertamente questo genere di cose.
Tuttavia corre voce che persino Jurij Gagarin una volta si sarebbe lasciato sfuggire che avrebbe potuto raccontare "qualcosa di molto interessante sul suo volo" se gliela avessero permesso. E il Professor Kiril Butusov è riuscito a sapere qualcosa di "top-secret" dai frammenti che compongono le testimonianze degli astronauti.


La città di Soci si vede persino dallo spazio

Il primo a notare "l'effetto dell'ingrandimento degli oggetti terrestri" fu l'astronauta americano Gordon Cooper che ha raccontato che sorvolando il Tibet riusciva a vedere ad occhio nudo le case e altre costruzioni. Eppure sembrerebbe assolutamente impossibile distinguere oggetti del genere da una distanza di 300 km!
Ma ecco la testimonianza dell'astronauta Vitalij Sevast'janov: "Alla fine oggi ho visto Soci. Ho visto distintamente il porto e la nostra casetta a due piani."
Anche Jurij Glazkov ha confermato questo effetto: "Stavamo sorvolando il Brasile e all'improvviso vedo lo stretto nastrino di un'autostrada! E ci passava anche un autobus, che sembrava sull'azzurro."
E Georgij Gretchko vide e fotografò sotto le nuvole "un banco di ghiaccio" che galleggiava nel cielo.
"A volte dal cosmo lo sguardo diventa incredibile - ha raccontato Georgij Mikhajlovic - per esempio, stavamo sorvolando la Mongolia e all'improvviso abbiamo visto l'immagine di una persona! La grandezza era pari a cento o duecento chilometri. In lontananza si potevano osservare distintamente la testa, il cappotto, le gambe. lo e Jurij Romanenko, col quale volavo allora, lo abbiamo chiamato 'l'uomo di neve', perché era proprio la neve ad aver creato questo gigante."


Latrati nei cieli

Degli enigmatici suoni nel cosmo ha parlato molto poeticamente l'astronauta Vladislav Volkov (1): "Sotto di noi volava la notte terrestre. E all'improvviso da questa notte è giunto il latrato di un cane. Mi sembrava la voce della nostra Lajka (morta in orbita). E poi ho cominciato a udire distintamente il pianto di un bambino! E certe voci. Non so spiegarmelo. Ma le ho sentite!"
Vjaceslav Meshcherin, leader di una band elettronica, ricorda che, mentre ascoltava un concerto del suo gruppo, Jurij Gagarin avrebbe raccontato che trovandosi in orbita gli risuonava nelle orecchie una musica molto simile. In seguito questa impressione fu confermata anche dal pilota e astronauta Aleksej Leonov.
Una volta mentre ero in orbita mi è successo un fatto strano - ha raccontato Georgij Gretchko - mentre sorvolavamo il terribile Capo Horn, dove in passato si schiantava la maggior parte delle navi, improvvisamente ho avvertito un senso di pericolo. Era come se una tigre stesse per aggredirmi alle spalle. È stata una sensazione davvero spaventosa e ho faticato moltissimo a liberarmene."


Un essere invisibile alle spalle

A volte in orbita si ha "l'impressione di una presenza". A un certo momento, improvvisamente, l'astronauta sente che un essere invisibile lo fissa alle spalle con uno sguardo estremamente opprimente. Poi l'essere invisibile si fa riconoscere, si ode un sussurro.
Il "testo", proveniente da un qualche luogo immerso nelle profondità della coscienza, suona più o meno così: "Sei giunto qui troppo presto e ingiustamente. Credimi, sono un tuo antenato. Figliolo, voi non dovreste essere qui, torna sulla Terra, non infrangere le leggi del Creato."
E spesso per dimostrare la propria "attendibilità" la Voce racconta ancora un piccolo episodio riferito a questo antenato noto soltanto alla famiglia dell'astronauta.
Chi sussurra a centinaia di chilometri dalla Terra?
Queste informazioni le ha fornite un astronauta russo che ha chiesto di non citare il suo cognome - chiarisce Kiril Butuzov. - Ma ha assicurato che questo fenomeno gli è accaduto personalmente. E sa che anche altri hanno udito questo "sussurro". E che hanno persino elaborato un'ipotesi fantastica secondo la quale il "sussurro" proverrebbe da una Mente per noi straordinaria, prodotto di una civiltà di altri pianeti, che si servirebbe dell'ipnosi per scacciare di proposito gli uomini dal cosmo da essa acquisito nella notte dei tempi, "leggendo" dalla loro coscienza e dal loro subconscio fatti noti soltanto a loro allo scopo di rendersi credibile.
E, a questo proposito, avrebbero ulteriormente dedotto che essa conosce i terrestri molto bene e da molto tempo, e che pertanto studia la nostra civiltà restando in qualche modo nascosta. Forse da migliaia di anni.


Trasformati in dinosauri

Il primo ad investigare apertamente questo fenomeno nel 1995 presso l'Istituto Internazionale di antropoecologia cosmica fu l'astronauta - collaudatore Sergej Krichevskij. Risultò che durante il volo più di un astronauta aveva sperimentato sensazioni assolutamente sorprendenti. Come, per esempio, uscire improvvisamente dalla propria normale forma umana e trasformarsi letteralmente in un animale!
E per giunta, entrare in qualche modo in "contatto" con una qualche fonte di informazioni e ricevere da essa avvertimenti relativi a pericolose avarie.
Come se non bastasse gli astronauti in questione avevano continuato a percepirsi nella nuova forma o si trasformavano in una entità ancora più terribile. Per esempio, un collega aveva raccontato a Krichevskij della sua "permanenza" nella forma di un dinosauro!
Sentiva anche di camminare su un qualche pianeta superando burroni e precipizi. L'astronauta aveva descritto le "sue" zampe, le scaglie, le membrane tra le dita, gli artigli enormi. Gli sembrava che sulla pelle della schiena in corrispondenza della colonna vertebrale si sollevassero placche cornee.
Accadeva anche che una persona si trasformasse in un'altra personalità che poteva anche rivelarsi extraterrestre.
Durante il volo molti astronauti tengono giornalmente degli appunti personali, compresi quelli riguardanti visioni enigmatiche, ma rifiutano categoricamente di rendere pubblici questi documenti unici. Temono di essere presi per pazzi.
Il collaudatore-astronauta Sergej Krichevskij la pensa diversamente e crede che sia necessario studiare attentamente gli "stati di sogno fantastici", come propone di chiamare questi fenomeni sottili. Tali studi non solo contribuirebbero ad aumentare la sicurezza dei voli nello spazio, ma potrebbero anche sollevare un velo sui più misteriosi segreti dell'Universo.

Una citazione
L'astronauta Georgij Gretchko: "Sono convinto che nell'Universo esista un'altra intelligenza, e che sia più sviluppata della nostra. Studio seriamente la storia dell'umanità e ne deduco che anche sulla nostra Terra sono sempre esistite civiltà parallele - quella dei celti e dei druidi, degli egizi coi loro sacerdoti. Penso che Qualcuno ci abbia dato !'impulso all'evoluzione, un aiuto artificiale a superare !'intelligenza dello scimpanzé. E in rapporto a noi sarebbe veramente come un Dio, un Dio che ci ha creato davvero a sua immagine e somiglianza."

Curriculum
Kiril Pavlovich Butusov è dottore in fisica e matematica e professore. Ha lavorato al Dipartimento di radioastronomia dell'Osservatorio astronomico centrale di Pulkovo e presso l'Istituto di Ricerca Scientifica di calcolo matematico e processi di automazione dell'Università Statale di San Pietroburgo. Oggi insegna presso la cattedra di fisica dell'Accademia di fisica dell'aviazione civile. È membro dell'Associazione Russa di Fisica e membro dell'Accademia Internazionale delle scienze ecologiche per la sicurezza delle persone e dell'ambiente.
Il commento dello specialista, il Dr. in Scienze Mediche Aleksandr Volkovitch:

«Bisogna studiare a fondo questi fenomeni!
Probabilmente gli astronauti sono soggetti ad allucinazioni. Queste sopraggiungono a causa della permanenza in un ambiente esterno insolito per l'uomo: assenza di gravità, alto livello di radiazioni, presenza di un campo magnetico.
Comunque la fonte delle visioni si trova all'interno dell'uomo. In caso di permanenza prolungata in stato di assenza di gravità improvvisamente dalle profondità del subconscio possono emergere informazioni sotto forma di frammenti delle vite di organismi diversi o di lontani antenati del soggetto. Da qui le visioni di tigri e dinosauri. Questi fenomeni possono essere provocati dalla situazione: il silenzio prolungato è nocivo per l'uomo.
Le prove a cui si sono sottoposti i candidati astronauti nella camera insonorizzata lo hanno dimostrato. Dopo 30 ore di isolamento uno degli esaminandi "vide" un televisore che fluttuava nell'aria e alcuni volti fra gli strumenti del pulpito di comando. Ad un altro sembrò che il cruscotto "si sciogliesse e cadesse gocciolando sul pavimento". Situazioni per gente dai nervi d'acciaio.
Si può anche supporre che questi "sogni" siano innescati da un flusso di radiazioni proveniente dalle profondità della Galassia. Se una navicella capita all'interno del campo di azione di questo "raggio" l'astronauta entra in uno stato di torpore rilassato e il fenomeno si manifesta.»


UNA "SINDROME DI SOLARIS"?

Questo articolo dell'importante organo di stampa russo "Komsomolskaia Pravda" pone Il problema dei fenomeni anomali che hanno avuto per protagonisti in passato i cosmonauti russi in orbita.
Il manifestarsi di apparenti "locuzioni interiori" ovvero di "voci" apparentemente espresse da intelligenze estranee costituisce un dato inquietante che, associato a quello degli avvistamenti di UFO nello spazio (confermati da Belayev, Leonov, Strekalov, Popovich, Kubasov, KovaIionok, Gretchko e altri), suggerisce indubbiamente la possibilità di inquietanti "interferenze aliene".
Naturalmente per gli scettici è facile collegare il tutto a possibili sindromi allucinatorie ovvero a tensioni e stress effetto delle condizioni di confinamento nello spazio per periodi di tempo prolungati. Ma è davvero questa, banalmente collocata al limiti della psichiatria, la giusta chiave di lettura di tali accadimenti? Viene da dubitarne.
Si ricorderà che, nel suo "Solaris", il film di Andrei Tarkovsky che oltre 30 anni fa fu indicato come "la risposta russa a '2001: Odissea nello Spazio' di Kubrick", nell'atmosfera raccolta (caratterizzata da una dimensione quanto mai individuale ed intima) di un veicolo spaziale orbitale l'astronauta protagonista registra fenomeni per così dire simili indotti da una Intelligenza allena del sottostante pianeta Solaris che interagisce variamente con la sua psiche. Tale situazione descritta dagli astronauti russi, questa "Sindrome di Solaris", ha dunque cause endogene o non piuttosto esogene?




MIRACOLI IN ORBITA

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Altri interrogativi dalla Russia su sconcertanti eventi spaziali.

Non molto tempo fa uno dei più noti ed obiettivi enti per il sondaggio dell'opinione pubblica ha chiesto ad alcune migliaia di corrispondenti di nominare il personaggio contemporaneo più famoso. La stragrande maggioranza delle persone interpellate sulla faccia del pianeta - gente che non si conosceva - ha scelto Jurij Gagarin. E questo sia per l'impresa da lui compiuta che per il suo inimitabile carisma.
Quel giorno - il 12 Aprile 1961 - è stato un momento cruciale per la maggior parte degli abitanti della Terra. Tutti ci siamo resi conto dell'incertezza e dell'estrema precarietà dei confini e degli ambiti che ci circondano, siano essi di schieramento, di clan, nazionali, o statali, e abbiamo avuto la sensazione di far parte di un'unica comunità, di essere rappresentanti della Terra di fronte all'Eternità, di fonte all'Universo.
In quei giorni il giornalista Boris Agapov pubblicò un articolo su uno degli organi centrali in cui diceva che in futuro noi tutti avremmo dovuto ricordare quel giorno cosi come si era svolto... Avremmo dovuto ricordare gli immensi cortei, le canzoni, le esclamazioni gioiose, il film, i testi delle interviste, le discussioni degli scienziati, le deduzioni degli esperti. Grazie al cielo, nulla è andato perduto.
La vastità dell'influenza di Gagarin su di noi si è dimostrata tanto sorprendente e multiforme da destare stupore e meraviglia. E non è tutto. Di fatto ha apportato nuova linfa alla filosofia cosmica, elevando la vita spirituale dell'umanità ad un nuovo livello. Sia pur indirettamente, ha dato un impulso inaudito al pensiero scientifico e progettuale. Per quasi cinquant'anni la gente ha vissuto sotto l'influsso delle impressioni di quel giorno.
Naturalmente l'attività scientifica procede sia per soddisfare le esigenze della comunità terrestre che per la ricerca su quanto esula dalla sfera dell'ordinario.
Il cosmo ci avrebbe posto una quantità enorme di quesiti non solo dal punto di vista della fisica e dello studio della realtà, ma anche sul piano psicologico e spirituale. Anticipando il discorso sui filosofi-cosmisti dell'antichità (che troverete nella rubrica "Il Fenomeno" di questo numero di "UR") voglio ricordare una loro dichiarazione: "Nell'uomo c'è tutto l'Universo, la sua coscienza contiene tutti i misteri della vita (anche quelli del cosmo)".


La visione soprannaturale

Sotto le armi ero artigliere e mi ricordo che ci insegnavano a calcolare la distanza dagli oggetti in base alla loro comparsa nel campo visivo. Per esempio, la figura di una persona si riesce a distinguere chiaramente fino ad un chilometro di distanza. Ad una distanza maggiore la sagoma inizia a perdere definizione, a confondersi con lo sfondo. Chi aveva una vista veramente buona riusciva al massimo a distinguere una singola persona ad un chilometro e mezzo o due, non oltre.
Potete quindi immaginare la mia sorpresa quando ho letto che la vista degli uomini nello spazio aveva subito delle trasformazioni veramente magiche. Dall'altitudine di centinaia di chilometri riuscivano a distinguere singoli edifici, navi, automobili. E questa era una cosa talmente incredibile anche per tutti i terrestri che quando dallo spazio risuonò per la prima volta l'affermazione "Vedo due navi sul mare" il personale di turno del CUP (1) disse all'astronauta di smetterla di scherzare.
Solo quando altri episodi del genere cominciarono ad accumularsi iniziò lo studio di questo fenomeno straordinario. Da allora gli scienziati elaborano ipotesi per capire quale sia il misterioso meccanismo che consente agli astronauti la visione a distanze lontanissime. Potrebbe dipendere dall'influenza delle radiazioni cosmiche sull'organismo umano, oppure dalle proprietà dell'atmosfera che, per così dire, formerebbe una sorta di lente di ingrandimento con l'evaporazione dell'umidità terrestre.
Sta di fatto che l'occhio umano è in grado di sfiorare le prestazioni dell'ottica più progredita senza l'ausilio di alcuno strumento.
Per esempio Vitalij Sevast'janov è riuscito a distinguere chiaramente la sua casetta a due piani (nella città di Soci) e ha addirittura agitato la mano per salutare i terrestri. E volando sulle montagne del Tibet l'astronauta americano Gordon Cooper è riuscito a distinguere non solo le case, ma anche una locomotiva che scorreva sui binari.
E c'è di più. Negli annali della nostra Accademia delle Scienze (presso l'Istituto di Astronautica) esistono delle carte geografiche del fondo dell'Oceano Pacifico, dell'Oceano Atlantico e di altri oceani e mari. L'acqua - quella stessa acqua attraverso la quale di norma riusciamo a guardare con difficoltà ad una distanza non superiore a 2-3 metri - dallo spazio orbitale sembra diventare a volte (!) completamente trasparente. Per la verità, è come se scomparisse del tutto lasciando vedere il fondo marino con tutti i suoi particolari.
Si possono vedere le montagne, i picchi, le fosse, le depressioni, le dorsali e le valli, proprio come si distinguerebbero in una giornata limpida da un aereo in volo a bassa quota in un normale panorama terrestre.
Quando questo fenomeno gli capitò per la prima volta mentre sorvolava l'isola di Giava, l'astronauta Jurij Glazkov esclamò: "L'oceano si è letteralmente spalancato! Sono visibili tutti i contorni del fondale e persino le grandi masse di vegetazione sottomarina...".
In seguito quella stessa sconvolgente emozione fu sperimentata anche da Vladimir Kovalenok, Petr Klimuk, Aleksandr Ivancenkov e da altri che compilarono quelle stesse inimitabili carte geografiche che sorprendono tanto gli scienziati: gli astronauti avevano saputo sfruttare al massimo il dono divino che la natura aveva loro dispensato.


La voce dell'Universo

La raffinata conoscenza della psicologia umana dimostrata della scrittore di fantascienza S. Lem e dal regista A. Tarkovskij nel suo "Solaris" non può non sorprendere. Pur non essendo mai stati nello spazio sono riusciti a rappresentare l'incontro con un'intelligenza strana e sconosciuta, aliena all'uomo, come se fossero stati testimoni diretti di quegli eventi. Testimoni della realtà.
Quella era un'invenzione, un gioco dell'intelletto, ma anche i pionieri dello spazio sembrano essersi imbattuti negli stessi eventi soprannaturali, negli stessi enigmatici fenomeni. Mentre volavano da soli nello spazio improvvisamente hanno udito una voce (sia di persone note che sconosciute), strana musica, frammenti di dialoghi per loro incomprensibili. Altri (anche in gruppo) hanno visto comparire a bordo oggetti luminosi. E tutti ricorderanno lo stupore di uno degli astronauti americani che aveva notato tracce dell'attività di esseri extraterrestri sulla Luna.
In particolare, durante l'avvicinamento della navicella "Apollo" alla Luna, sugli schermi comparve quattro volte una specie di "pupazzo di neve" (che fu filmato). E lo starez che salvò gli astronauti nei guai vicino alla Luna fu in seguito riconosciuto da uno di loro come il noto taumaturgo russo Porfirij Ivanov.
Vladislav Volkov, morto tragicamente durante il suo secondo volo, fu il primo a udire improvvisamente il latrato della cagnetta Lajka a lui ben nota, inviata nello spazio in un volo senza ritorno. E nel casco sentì anche il pianto di un bambino e la dolce voce di una donna.
"Non so spiegarmelo, ma li ho sentiti!" fu l'appunto di Volkov sul suo taccuino. Jurij Gagarin invece udì una musica celeste.
E durante l'atterraggio si mise a cantare, solo che la canzone non era "Rodina slyshit..." come dichiarato ufficialmente, ma una canzone completamente diversa.
Per non parlare degli UFO che, specie i primi anni, hanno letteralmente seguito ogni passo dell'uomo mentre penetrava lo spazio oltrepassando i confini della Terra.
È un vero peccato che una totale, massiccia secretazione, abbia fatto scomparire queste testimonianze negli archivi e nelle cassette di sicurezza speciali. Dapprima ogni volta che si menzionavano gli UFO i portavoce ufficiali sgranavano tanto d'occhi come a dire "ma di che state parlando?"
Soltanto dopo che V. Ivanov - Generale del corpo d'armata capo delle forze spaziali russe - riferì di aver avvistato tre ordigni non identificati in volo su Baikonour, si aprì uno spiraglio e le informazioni sugli UFO cominciarono a filtrare.
Evgenij Chrunov, Jurij Mal'cev e altri hanno parlato degli UFO come di un fenomeno reale da studiare seriamente.


Scherzetti mistici

I mistici sostengono che chiunque sia stato nello spazio - specie nel caso di voli prolungati - al ritorno sulla Terra è una creatura completamente diversa. Dicono che l'involucro fisico esterno è lo stesso, ma il mondo spirituale è cambiato. "Chi si accosta ai misteri dell'universo non può non esserne trasformato", asseriscono.
Nonostante l'apparente assurdità, in queste parole c'è del vero.
Gli psicologi che studiano gli astronauti valutano il fenomeno nelle sue vere, reali dimensioni.
L'essere umano si trova in una situazione anormale, vede la madre Terra dall'esterno, dallo spazio. È una situazione completamente diversa, anomala. Trascorre ore, giorni o settimane in un ambiente estraneo, a tu per tu con l'ignoto.
Ed ecco che l'impressione di quelle sensazioni straordinarie lo cambia un po'.
Ma questa è solo una parte della verità.
Il fatto è che gli astronauti - oltre ad affrontare situazioni prevedibili - spesso si imbattono anche nell'inatteso, nell'inspiegabile. A volte vivono addirittura momenti terrore.
Queste esperienze mettono a dura prova l'equilibrio psichico di un essere umano e sono simili a quelle "sentite" o "viste" dalle persone affascinate dai vari metodi per viaggiare nel mondo ultraterreno: l'autoipnosi, la meditazione, lo yoga, e le altre discipline spirituali orientali.
Per chiunque sia dotato di un minimo di ironia e di sano scetticismo questi racconti di viaggi in altri mondi e in altre epoche non sono altro che "frottole".
Magari qualche zitella superesaltata ha letto troppi romanzi di fantascienza e si è convinta di aver compiuto un viaggio astrale calandosi nel corpo di una sacerdotessa preistorica o in quello della divinità femminile di qualche tribù.
Forse è così.
Ma sta di fatto che da allora gli scienziati si arrovellano sul motivo della comparsa di questi fenomeni e degli omini verdi nella coscienza umana, per non parlare dei racconti di incontri con creature extraterrestri sconosciute.
Donnette isteriche e omuncoli troppo introversi si autoinducono consapevolmente in uno stato di trance, una sorta di semi deliquio simile all'alterazione da stupefacenti in cui il mondo circostante si popola di mostri e chimere.
Questi esploratori del mondo interiore mettono in pericolo solo sé stessi.
Ma nel caso degli astronauti la cosa cambia: qualsiasi passo falso può causare una strage, una catastrofe.
Gli astronauti preferiscono non raccontare i fatti inspiegabili vissuti nello spazio perché temono l'espulsione per un inizio di schizofrenia. Solo molto tempo dopo, spesso per caso, qualcuno si lascia sfuggire un accenno all'episodio straordinario che gli è successo.
In particolare fu un collega dell'astronauta Sergej Krievskij che una volta fece un accenno del genere.
Il narratore aveva trascorso circa sei mesi sulla stazione orbitante Mir. E un giorno, analizzando il proprio stato, si meravigliò, anzi, addirittura si spaventò. Il fatto è che aveva scoperto di essere in grado di prevedere, di conoscere in anticipo, molti degli eventi che si sarebbero verificati sulla Terra, comprese le catastrofi naturali e i mutamenti politici. Vale a dire che riceveva un potente flusso di informazioni di varia natura dall'esterno ("dallo spazio?").
La sua intuizione si era incredibilmente acuita. Era come se si fosse immedesimato nell'organismo della stazione e sentisse in anticipo quale blocco, settore, impianto "si sarebbe ammalato" nell'immediato futuro e che cosa era necessario riparare immediatamente, "ripulire".
Anche se queste operazioni non rientravano nelle procedute previste, si sentiva obbligato ad eseguirle. E ogni volta doveva constatare la fondatezza della sua premonizione.
E questo è niente. Il bello venne quando cominciò a "uscire dal corpo e a visitare mondi sconosciuti".
Durante uno di questi viaggi sentì di avere assunto l'aspetto di una specie di dinosauro. Poteva sentire e vedere in modo assolutamente reale il suo corpo, le zampe, le membrane fra le dita, le scaglie, gli artigli...
In seguito anche altri astronauti hanno parlato di queste trasformazioni. A un cerro punto durante i voli prolungati hanno iniziato a sentirsi come esotici animali preistorici. Avevano acquisito un'intuizione acuta e una perspicacia veramente animalesche...
Perché la letteratura seria e i resoconti pubblici non recano traccia di queste testimonianze?
I motivi sono molti. Non ultimo, credo, un famigerato servilismo gerarchico.
Si, perché gli astronauti, che guardano in faccia la morte senza tremare, hanno paura di infrangere le regole consolidate. Parlare apertamente di queste visioni può costare loro la carriera.
Quando un giornalista chiese al Vice Direttore dell'Istituto per lo studio dei problemi medico-biologici Valerij Poljakov (astronauta e ricercatore, nonché Eroe dell'Unione Sovietica e della Russia) se nello spazio avesse sofferto di incubi, avesse avuto strane visioni, o fosse stato catapultato in un altro spazio-tempo - riferendosi proprio a Sergej Krievskij - questi rispose con un curiosissimo, garbato, ma univoco rimprovero, che suona come il triste, famigerato "niente sesso". Sviò il discorso spiegando che, nonostante tutte le più severe precauzioni, alcuni individui nel settore potevano avere un equilibrio psichico instabile. E se ne assunse la responsabilità, dicendo che forse i medici non avevano intuito che alcuni dei giovani non erano stati completamente sinceri con loro.
Ma chi avrebbe iniziato a parlare apertamente col rischio di pregiudicarsi la possibilità di altri voli spaziali, o addirittura di perdere il lavoro, e con esso lo scopo di una vita intera?
È chiaro che gli astronauti cominciano ad aprirsi solo quando si sono lasciati tutto alle spalle. Ed è un vero peccato se qualcuno di loro non ha fatto in tempo a parlare in vita mantenendo il silenzio fino in fondo.
L'inattendibilità e l'incompletezza delle conoscenze sono sempre foriere di conseguenze imprevedibili.
La Terra è la culla dell'umanità. Ma - come disse all'inizio del secolo scorso il veggente cosmista russo E.S. Tsiolkovskij - non si può vivere sempre in una culla. Egli aveva predetto che, col tempo, l'umanità avrebbe popolato tutto lo spazio sconfinato. E che forse proprio allora gli uomini avrebbero subito una metamorfosi inaudita. In uno dei suoi studi aveva previsto che gli uomini si sarebbero trasformati in creature di pura energia irradiante.
Chissà che nell'Universo non esista già una civiltà superiore che ha raggiunto questo stato, che ha già subito una metamorfosi fisica e spirituale.
Se così fosse, l'umanità dovrebbe almeno prevedere la possibilità di un incontro con forme di vita diverse e superiori, dotate di facoltà di conoscenza dell'ambiente circostante e di mezzi di comunicazione differenti dai nostri.
In questo caso i numerosi episodi enigmatici che abbiamo descritto potrebbero trovare una spiegazione assolutamente concreta. E l'uomo non sarebbe impreparato.


Fonte 1 Fonte 2 Fonte 3



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MessaggioInviato: 08/09/2010, 15:00 
Il caso UMMO

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In uno scenario al momento apparentemente dominato da "Grigi" sequestratori e "Umanoidi Volanti" bionici, la tipologia degli ufonauti "Nordici" (dal "contattista" G. Adamski al "rapito" T. Walton) è decisamente in ribasso. Ciò nonostante è forse il caso di ricordare che sono proprio entità del genere quelle che fanno capolino dal "caso Ummo".
Infatti sono alte e bionde, simili agli umani. Sanno scrivere ma sono favorevoli ai regimi totalitari. Sprovviste di senso artistico, apprezzano i profumi e ascoltano con stupore la musica; credono in un dio garante del benessere e possiedono uno spiccato senso dell'onestà. Non hanno una vera e propria voce e comunicano attraverso suoni metallici che ricordano il rumore di un registratore. Sono gli ummiti: normalmente stanno sul pianeta Ummo, facente parte del sistema solare della stella Iumma (conosciuta dagli astronomi con il nome di "Wolf 424") che assomiglia alla Terra pur distando dal nostro pianeta circa 15 anni luce.
Normalmente, perché dal marzo del 1950 sei di loro (quattro uomini e due donne, anche tra gli ummiti vi sono differenze di sesso), sono tra noi, per studiarci. Lo scrive in un libro, edito nel 1995, in Francia, lo scienziato Jean-Pierre Petit, ricercatore capo del Cnrs, ingegnere aeronautico, astrofisico, funzionario dell'osservatorio di Marsiglia. Petit non ha dubbi sul fatto che il suo libro lo "espone al ridicolo", ma difende quella che definisce "una teoria basata sui fatti".
E i fatti, per i quali Petit afferma di non avere peraltro prove concrete, riguardano il ritrovamento di documenti scritti che lo scienziato francese ritiene siano stati compilati dagli extraterrestri. Secondo il libro dello studioso, intitolato "Il mistero degli ummiti", a questo popolo di extraterrestri pervennero, verso gli anni Trenta, alcuni messaggi in Morse, lanciati dalla Terra.
Quindici anni più tardi Ummo continua a ricevere i nostri messaggi e questo, afferma ancora Petit, accende l'interesse degli scienziati del lontano pianeta. È iniziato così un dialogo esclusivo fra Petit e gli ummiti, nonché uno scambio costante su teorie scientifiche.
Gli esploratori extraterrestri, una volta sulla Terra, avrebbero cominciato a compilare relazioni dettagliate sullo stato della tecnologia cui il pianeta Ummo sarebbe giunto, le quali, opportunamente decrittate, avrebbero consentito allo scienziato francese di venire a conoscenza di "idee scientifiche assolutamente rivoluzionarie". Il punto è proprio questo, in effetti. Le informazioni tecnico-scientifiche estremamente avanzate contenute nei "messaggi ummiti".

[Fernando Sesma Manzano] In realtà fin dal 1965 era stata recapitata al funzionario spagnolo Fernando Sesma Manzano una serie di lettere inviate da sedicenti Extraterrestri operanti sulla Terra, con tanto di sigillo del pianeta Ummo, orbitante attorno alla stella (situata nella Costellazione della Vergine) da noi conosciuta con il nome astronomico di "Wolf 424" (Iumma, in "ummita"). Inutile dire che i contatti continuati (telefonici ed epistolari) di Sesma Manzano con la pretesa colonia terrestre di Ummo (giunta per la prima volta sul nostro pianeta nella regione francese delle Basse Alpi nel marzo 1950 presso il villaggio di La Javie e inizialmente appoggiatasi, per eludere le ricerche delle autorità locali, ad una fattoria del posto i cui proprietari sarebbero poi stati favolosamente indennizzati per la collaborazione prestata) furono presentati nel suo libro "Ummo, otro pIaneta habitado" (1967) uscito a ridosso del pur del tutto distinto caso (1-06-1967) di San Josè de Valderas, imperniato sulle fotografie di un presunto UFO disceso al suolo in tale località alla periferia di Madrid; e mostranti tutte, nella parte inferiore dell'oggetto, lo stesso simbolo ummita riscontrato da Sesma Manzano. Simile al simbolo astrologico della costellazione dei Pesci, nonché evocante sia la disposizione astronomica delle stelle della costellazione di Orione che la lettera russa (il carattere cirillico che corrisponde alla "J" francese), il segno in discorso è praticamente identico all'emblema della setta cristiana dei "Giurisdavidici" fondata il secolo scorso da David Lazzaretti, il "profeta dell'Amiata", a seguito di una serie di personali "visioni" di "inviati celesti" analoghe a quelle vantate dal profeta dei Mormoni Joseph Smith, dall'occultista elisabettiano John Dee, dal mitico svedese Emanuele Swedenborg e, più recentemente, da vari sensitivi quali l'americano Edgar Cayce e l'israeliano Uri Geller.

Ma è anche, stilizzato, estremamente simile al simbolo cattolico "J + C" ricavato unendo le iniziati del nome "Jesus Christus" con una croce. Ed è altresì analogo al simbolo astrologico del pianeta Urano (), la cui originale denominazione greca "Uranos" indica il Cielo, ovvero lo spazio siderale.
Com'è noto, le immagini fotografiche del caso di S. José de Valderas già ricordato (preceduto l'anno prima da un altro simile avvistamento in località Aluche sono state successivamente indicate come false da una analisi computerizzata eseguita dal fisico Claude Poher del GEPAN (oggi SEPRA, la nota commissione scientifica ufficiale del Governo Francese sugli UFO con sede a Tolosa), infirmando così la validità di quello che era stato definito inizialmente "un caso perfetto" dagli inquirenti spagnoli Antonio Ribera e Rafael Farriols. Ma non è così semplice.
[Antonio Ribera] Sul luogo dell'atterraggio, infatti, alcuni testimoni prontamente accorsi scoprirono dei misteriosi tubi metallici. La stampa recepì la cosa, e così si iniziò la caccia ai misteriosi reperti. Rafael Farriols e Antonio Ribera, dopo lunghe ricerche, vennero in possesso di uno di questi tubi e del suo contenuto. Chi se ne era impossessato sostenne che dal reperto, aperto con delle pinze, era uscito un liquido (subito evaporato) in cui erano immerse due strisce di una sostanza verdastra simile alla plastica, portanti in rilievo lo stesso simbolo visibile nella parte inferiore dell'UFO di San José de Valderas: una croce fra due archi disposti simmetricamente con le convessità rivolte l'una verso l'altra, contrassegno pressoché identico a quello che sarebbe stato visto altresì sul presunto UFO di Aluche nel 1966.

Quanto ai reperti, analizzati dall'INTA (l'Istituto Tecnico Nazionale di Aeronautica e Ricerche Spaziali spagnolo), erano costituiti di nichel ad un grado di purezza straordinaria. Le strisce verdi erano invece composte da fluoruro di polivinile, sostanza allora utilizzata esclusivamente dalla NASA per rivestire i satelliti artificiali e difenderli dagli effetti dell'attrito atmosferico.
Materiali, dunque, altamente sofisticati e che, se inseriti in una vasta azione di abilissima mistificazione di lungo periodo mirante a interagire con il pubblico da un lato e con gli "operatori del settore" (gli ufologi) dall'altro, non possono comunque che dare corpo all'idea che l'ideazione sia del tutto riferita ad un ambito caratterizzato da:

1) tecnologia d'avanguardia o superiore;
2) capacità di controllo mirato dell'attività di determinate persone a livello altamente sofisticato;
3) intenti di evidente interazione con gli ambienti degli "addetti ai lavori" (a vario titolo) in campo ufologico per fini non ancora chiari;
4) clima di riserbo dalle connotazioni peraltro in parte apparentemente contraddittorie.

Orbene, va da sé che per realizzare da oltre trent'anni a questa parte una mistificazione persistente di tale portata l'impegno profuso non può essere quello di uno più burloni. Dietro tutto ciò si intravede uno schema e un'organizzazione di tutto rispetto e con notevoli mezzi, terrestre o extraterrestre che sia.
In ogni caso, dal 1969 varie personalità ed organizzazioni ufologiche europee di grande prestigio hanno cominciato a ricevere regolarmente tutta una serie di "comunicati ummiti" contenenti dati tecnici di un certo interesse scientifico ma che i misteriosi mittenti invitavano espressamente a non divulgare. In Francia, Spagna, Italia, Inghilterra e Sud America ci si chiese dunque chi si nascondeva dietro questi comunicati inviati dai posti più disparati (Germania Occidentale, Australia, USA, URSS e perfino dalla Cina). Per qualcuno la risposta era evidente.
"Pensare che uomini di un altro pianeta, la cui ecologia differisce in qualcosa da quella terrestre, vivano tra di noi senza alcuna difficoltà di adattamento, con una padronanza perfetta della nostra lingua, dei nostri costumi e delle nostre capacità lavorative tanto da poter passare inosservati, è fantastico e molto improbabile. Niente ci impedisce di pensare - commenta in proposito l'ufologo sivigliano Ignacio Damaude Rojas-Marcos - che l'unica 'prova' di Ummo, le famose informazioni che vengono passate sottobanco di mano in mano, sia stata redatta da un gruppo di esperti a pagamento. Il 'movimento Ummo' sembra pertanto essere una formidabile e grossolana soverchieria puramente umana, troppo umana, ed è sorprendente constatare che ha a sua disposizione personale e mezzi finanziari. È evidente che il mito di Ummo viene deliberatamente fatto infiltrare nella coscienza pubblica da una poderosa e misteriosa organizzazione, l'identità e gli obiettivi della quale danno origine ad una infinità di ipotesi. Siamo dinanzi ad una nuova e sofisticata versione dell'oppio dei popoli e non ci resta che vedere se è tanto inoffensiva quanto folcloristica."

Le considerazioni di cui sopra si rifanno, in realtà, ad elementi tutt'altro che infondati. Dai molteplici "messaggi" ummiti si ricava un quadro d'insieme alquanto significativo. L'asepsi e l'igiene ossessive, l'avvicendarsi dei coniugi nei lavori domestici, la disponibilità di sofisticatissimi elettrodomestici e di sempre nuovi indumenti costantemente rigenerati dopo la distruzione dei precedenti, il fantascientifico mezzo volante privato usato dal capo famiglia per recarsi al lavoro, la natura indipendente dell'abitazione dell'unità familiare, il rispetto all'interno del gruppo di famiglia dell'altrui "privacy" e un certo puritanesimo di fondo nei confronti della nudità sono tutti fattori che potrebbero tradire una futuribile evoluzione di un "modus vivendi" ben preciso: la "American way of life" con il suo tipico perbenismo "w.a.s.p." (acronimo da "white, anglo-saxon, protestant") dominato dalla visione "bianca, anglo-sassone e protestante" della realtà.
Dietro l"'affare Ummo", dunque, si celerebbe solo una colossale burla condotta su larga scala da qualche organismo occulto d'oltre Atlantico per fini quanto mai misteriosi?
Forse. Ma gli "Ummiti", in ogni caso, erano qualcosa di più che dei grafomani calcolatori forse intenti a sondare le reazioni del pubblico e degli ufologi in Europa e Sud America. Come rileva Antonio Ribera: "La Senora Dona H.N. Franz de Penelas, uno dei nostri collaboratori, si prese la briga di estrarre da tutti i rapporti ummiti che siamo stati in grado di riunire (ammontanti a molte centinaia di pagine) tutte le parole del loro linguaggio, e con queste ha compilato un vocabolario ed un abbozzo di grammatica. Il risultato è stato sorprendente: davanti ai nostri occhi abbiamo osservato l'emersione di un linguaggio strutturato, con il suo proprio caratteristico modo di formare avverbi e derivati, con i suoi verbi, le sue regole di grammatica, e così via. Questo fatto del linguaggio - conclude Ribera - è ancora un'altra caratteristica che ci induce a pensare che l'intera faccenda di Ummo non possa essere soltanto una semplice presa in giro".

Ribera racconta anche la sconcertante storia di un docente alla Facoltà di Medicina di Madrid, che dopo alcune telefonate ricevute da un sedicente ummita, ricevette "una scatoletta quadrata" nera su una delle cui facce era "uno schermo traslucido unito al resto della scatola senza alcuna soluzione di continuità"; tanto che egli pensò "che l'unione fosse stata effettuata a livello molecolare". La scatoletta era accompagnata da alcune istruzioni per metterla in funzione, ma il docente, temendo che gli scoppiasse fra le mani, la attivò solo nel laboratorio della Facoltà, dove lo schermo si accese mostrando in trasparenza, all'interno della scatola, una successione di immagini relative a vari campioni istologici.
Il professore, prima che l'apparecchio venisse ritirato da un emissario, ebbe peraltro modo di riprendere la scatoletta in funzione con una "Canon", ed il film a colori restò in suo possesso. L'apparato si attivava mediante la pronuncia di determinate vocali in ordine fisso.
E che dire della faccenda del copista? Una delle comunicazioni ricevute dai destinatari dei "messaggi ummiti", infatti, era di tono piuttosto diverso. Suo autore era l'anonimo copista madrileno utilizzato per la stesura e la spedizione dei consueti comunicati, che rivelava ai propri corrispondenti di avere constatato che i suoi clienti - due stranieri alti e biondi qualificatisi inizialmente con lui come dei "medici danesi" - erano effettivamente gli extraterrestri che sostenevano di essere nei vari messaggi; ed invitava tutti ad un incontro per concertare qualcosa in merito al da farsi. Ma l'incontro non ci fu, in quanto l'interessato, debitamente richiamato e controllato dai suoi "datori di lavoro", desistette dall'idea. Ma c'è di più.
"Sono riuscito a procurarmi un certo numero di dichiarazioni estremamente interessanti sulle investigazioni svolte nella zona di La Javie. Queste dichiarazioni - scrive l'ufologo britannico Gordon Creighton - vengono da parecchi dei massimi studiosi francesi del fenomeno UFO, e ciò che hanno da dire non è roba da ridere. Sfortunatamente, sebbene del tutto comprensibilmente, alcuni di questi ricercatori sono legati dai regolamenti dei rispettivi governi al segreto per quanto riguarda i documenti ufficiali, e non vogliono essere nominati. Per cui non farò nomi, né li farò in futuro se non specificamente autorizzato a farli. Ma dirò questo: è assolutamente chiaro che qualcosa di estremamente strano e singolare ebbe luogo attorno a La Javie alla data citata. Gli elicotteri francesi intervennero davvero. Fu effettivamente localizzata la fattoria solitaria. Ed una scoperta più che straordinaria doveva essere fatta circa i precedenti proprietari di quella miserabile fattoria caduta in rovina. Si scoprì infatti che vivevano in stato di grande ricchezza, già sulla Riviera Francese, e che vi possedevano non meno di tre splendide ville. E le loro bocche erano sigillate come ostriche".

È dunque evidente che, chiunque ne sia la causa prima, tutto l"'affare Ummo" presenta coincidenze e dettagli significativi che portano ad escludere una montatura pura e semplice. Chi ne tiene le fila, dunque? Qualsiasi risposta semplicistica è purtroppo inaccettabile, e giudizi sommari saccenti quanto poco approfonditi, sul tipo di quello già espresso da Tullio Regge del CICAP, suonano pertanto riduttivi e inadeguati. Magari si trattasse solo di una semplice burla del cui "montare" sarebbe responsabile principale lo spagnolo José Luis Jordan Pena (tutto ciò in base a sue recenti "confessioni", tutt'altro che convincenti, alla stampa specializzata)! Il mondo è pieno di mitomani incolpevoli che si autoaccusano dei più vari delitti e reati, purtroppo. E i veri colpevole restano spesso a piede libero.
Comunque, abbiamo già detto che le foto del caso di S. José de Valderas sono state dichiarate false. Benissimo. Però questo non vuoI dire che UFO connotati dalle stesse caratteristiche non esistano davvero, indipendentemente da quel famoso "caso perfetto" (che poi non lo era). A parte infatti tali elementi fasulli a loro dire diffusi dagli stessi "ummiti" per limitare, con elementi di contraddizione, l'impatto e i rischi delle loro stesse rivelazioni, che dire, infatti, di tutta la serie di casi fotografici in cui apparvero, in varie parti del mondo, UFO simili o addirittura identici a quelli di Aluche e San José de Valderas?
Ricorderemo per primo quello neozelandese di un contadino di Elsthorpe (Hawks Bay), Mr. Michael Bennett, il quale scattò tre fotografie di un punto luminoso alle 23.45 del 14 gennaio 1969. La prima delle tre istantanee, debitamente ingrandita, mostra di profilo una sagoma luminosa identica all'UFO di San José de Valderas visto lateralmente.
Il secondo caso si verificò il 28 giugno 1967, dunque nello stesso periodo in cui si osservò e fotografò l'UFO di San José de Valderas. Un certo Gabriel Kozora stava facendo delle fotografie del figlioletto Jimmy di nove anni nella cittadina nordamericana di New Castle (Pennsylvania), quando osservò degli strani oggetti discoidali nel cielo, e li fotografò. L'oggetto in primo piano si vede di profilo, come quello della Nuova Zelanda, ed è ad esso identico. Sullo scafo del corpo volante in secondo piano, che appare in una prospettiva diversa, si intravede lo stesso emblema che caratterizzava gli UFO avvistati alla periferia di Madrid nel 1966 ed il primo giugno 1967.

Ma c'è di più. Poco dopo, il 3 luglio 1967, fu fotografato un UFO nel cielo di una regione boschiva di Calgary (Alberta), nel nord-est del Canada. Le due istantanee di Calgary, scattate alla presenza di altri due testimoni di Warren Smith, furono giudicate di estremo interesse dall'Aeronautica Militare canadese, che in quel periodo aveva ricevuto numerose segnalazioni di oggetti volanti non identificati. Ed è significativo che l'indagine svolta per l'Università del Colorado dal Dr. William Hartmann (l'esperto fotografico della "Commissione Condon") sui negativi non abbia potuto fornire un'altra spiegazione di questo corpo simile a due piatti sovrapposti combacianti lungo i bordi che, caratterizzato da una cupola nella parte superiore illuminata da una luce rossa, sembrava emettere una nebulosità bluastra. Di contro, come ha riferito il Dr. AllenJ. Hynek, già consulente scientifico dell'USAF sugli UFO, lo studio delle istantanee effettuato con un densitometro dal Dr. Fred Beckrnann dell'Università di Chicago ne avrebbe dimostrato la genuinità. L'ordigno doveva avere un diametro non inferiore ai 12 metri. Forma e dimensioni apparenti sono le stesse dell'oggetto che sarebbe stato visto a San José de Valderas. Anche se le foto che si riferiscono a questo caso sono state dichiarate false.
Infine, il 25 giugno 1971, in prossimità della città alsaziana di Mulhouse (Alto Reno), si sarebbe verificato l'atterraggio di un UFO, avvistato da più testimoni. Erba bruciacchiata, una specie di triangolo ed un distinto segno simile ad una specie di "H" maiuscola (che tanto evoca il "sigillo" di Ummo) furono le evidenti tracce che l'oggetto misterioso avrebbe lasciato al suolo.

Successivamente, il finlandese Jorma Viita ha reso nota tutta una serie di istantanee di UFO (isolati e in formazione) da lui avvistati e fotografati nel corso del 1974. Gli avvistamenti a suo dire effettuati il 20 ottobre e il 15 dicembre su Odense (Danimarca), documentati entrambi da foto diurne a colori, mostrano (con impressionante chiarezza e ricchezza di particolari) rispettivamente una formazione di due ed un UFO identici a quello di San José de Valderas. Tutti e tre portano sullo scafo l'inconfondibile emblema di Ummo. Peccato che si tratti di un falso accertato. Ma che dire degli altri? Tutti falsi anch'essi, montature di un'unica "regia occulta"? Riteniamo che sia ben difficile poterlo sostenere, anche se certo i Servizi Segreti degli USA, e dell'ex-URSS oggi sarebbero in grado di farlo. Lo ha fatto presente a suo tempo Antonio Ribera e, più di recente, nel suo libro "L'Affaire Ummo: les extraterrestres qui venaient du froid" (1993), Renaud Marhic, puntando l'indice verso il KGB. Un'accusa che l'ufologo russo Boris Chourinov ritiene del tutto infondata, però.

D'altronde non ci sono, a questo punto, troppe alternative. Escludendo gli extraterrestri, infatti, potremmo trovarci di fronte alle attività di un organismo dai mezzi ingenti e di avanguardia, russo o americano, in grado di operare a livello internazionale per testare apparentemente azioni e reazioni degli ufologi. Se si tratti di un ente di studio e ricerca sul tipo della "RAND Corporation" (Ricerca e Sviluppo) ovvero di "intelligence" sul genere della CIA, la NSA o il KGB, è difficile dire, certo. L'altra opzione è che gli Ummiti siano davvero degli alieni, naturalmente; e in tal caso potrebbero cautelarsi inserendo nella faccenda anche dati fasulli atti a creare una voluta "cortina fumogena" di scetticismo che consenta loro di operare senza rischi eccessivi, per non essere ricercati e individuati. Lo scrivono loro stessi. Pertanto, sulla base di quanto sopra non è possibile non concludere, come ha rilevato oltre 20 anni Jacques Vallée, che tutto l'"affare Ummo", nelle sue luci ed ombre, "sembra dimostrare una cosa sola: sulla Terra esiste un gruppo che è al corrente della natura degli UFO e la utilizza per i propri scopi".
Ma quali possono mai essere gli scopi di un gruppo potentissimo e perfettamente organizzato che, spacciandosi per extraterrestre, tradisce goffamente aspetti fin troppo terreni del suo "modus operandi" così sofisticato? Il depistaggio? Il "cover up"? In ogni caso, un intento mistificante inteso a complicare e contraddire, squalificandolo in tal modo anche agli occhi di quanti in prima persona lo seguono attivamente, come certi ufologi prestigiosi di fama mondiale, un ancor più vasto e scottante problema - quello degli UFO - che a livello politico da sempre si tende indiscutibilmente a minimizzare presso le masse per ragioni militari e di ordine pubblico?
D'accordo. Potrebbe essere tutto un grande disegno disinformativo di "Intelligence".
Ma allora come spiegare, a questo punto, l'inequivocabile collegamento con le varie apparizioni di mezzi rivoluzionari che nessuna Potenza terrestre sarebbe certo tanto facilmente in grado di replicare?
Non è così semplice, dunque. Qualunque sia il senso da attribuirgli, il mistero degli "Ummi" persiste e si infittisce. Sempre di più.
Come ci conferma Vallée: "Quasi tutti i dettagli forniti dai documenti ummiti in merito alle condizioni incontrate alla data del loro primo atterraggio del 1950 sono stati confermati da indagini precise. Gli agenti di Ummo avrebbero, per esempio, trovato una fattoria dove lavoravano dei braccianti agricoli spagnoli. Per curiosità, essi vi avrebbero rubato diversi oggetti, in particolare un contatore elettrico. Orbene, la Gendarmeria delle Basse Alpi ha ritrovato agli atti la denuncia sporta nel 1950 contro ignoti per il furto di un contatore elettrico". Che coincidenza!
E allora? Allora, forse, una chiave di lettura può essere fornita anche dall'analisi dei "messaggi ummiti" inviati per posta. È quanto faremo adesso, esaminando vario materiale inedito ed esclusivo di fonte "ummita" ricevuto a suo tempo in Italia, da almeno due diversi destinatari.

Fonte




[center]I messaggi di UMMO in Italia


In Italia l'ultimo a toccare l'argomento di Ummo, con un giudizio totalmente negativo, è stato nel 1994 il fisico torinese Tullio Regge, del CICAP.
Fino ad oggi si sapeva che in Italia una lettera contenente un messaggio a firma dei supposti "Ummiti" era pervenuta, con timbro postale da Berlino Ovest, al torinese "Gruppo Clypeus", in data 1 settembre 1969. Sull'argomento l'organo di tale associazione, il periodico "Clypeus", riferì in due diverse occasioni, sul n. 33 e sul n. 41. Riproduciamo di seguito il contenuto della missiva, indirizzata al Direttore Gianni Settimo, tradotto dal francese:

Caro Signore,
Siamo consci della straordinarietà di ciò che stiamo per dirvi. Comprendiamo che una affermazione di questo genere è formulata di solito da un burlone, da uno squilibrato o forse anche da qualche giornalista, pubblicitario o agente di qualche organizzazione politica, esoterica o religiosa che pretende di sfruttare la sua versione o la notizia a profitto del suo gruppo.
Quando un'ipotesi o un racconto si scostano da aspetti di verosimiglianza e quando si difetta di mezzi tecnici e elementi di giudizio per testimoniarne la realtà, ogni intelligenza equilibrata ha il dovere e deve adottare un atteggiamento scettico o diffidente. Non si deve mai accettare la semplice testimonianza ed ancor meno quando, come nel caso attuale, se ne ignora l'origine. Questo la rende sospetta di inganno.
Per noi, è ovvio, ciò che stiamo per rivelarvi è certo, tuttavia non possiamo logicamente esigere che voi accettiate una informazione cosi fantastica. Ammettiamo che al vostro posto reagiremmo allo stesso modo.
Ma, per altro, l'atteggiamento di colui che accetta a priori qualsiasi versione è ammissibile solo se l'analizza senza passione e obiettivamente alla ricerca della verità. Di fatto tutti gli scienziati del Pianeta Terra hanno seguito questo criterio. Se concetti che "ieri" sembravano fantastici e assurdi non fossero stati analizzati da esperti in materia sareste forse giunti all'attuale stadio culturale?
Negli ultimi anni, a seguito dell'apparizione degli UFO nella atmosfera terrestre, la fantasia degli uomini si è scatenata, e si sono trovate nella stampa notizie spesso fraudolente, raramente autentiche di questo fenomeno.
Consapevoli che queste versioni abbiano creato un logico clima di diffidenza, sappiamo che la nostra dichiarazione deve essere accolta con una estrema riserva.
Tuttavia il nostro obiettivo, inviandovi questo documento dattiloscritto da uno dei nostri collaboratori, non è di essere creduti senza altre prove che questi pochi paragrafi.
In realtà analoghe comunicazioni sono state inviate tempo fa a professori ed esperti di diversi paesi. In Canada, Australia, Spagna e Jugoslavia vi sono gruppi di persone erudite che conoscono la nostra esistenza, anche se su nostro suggerimento conservano un silenzio discreto su questo argomento. E anche se dobbiamo riconoscere che parecchi uomini di Scienza con i quali abbiamo stabilito contatti verbali o scritti hanno stracciato indignati le lettere inviate, confondendole logicamente con scherzi di cattivo gusto o di atti di paranoici, in alcuni casi la stupefacente selezione di dati scientifici apportata finì semplicemente per convincere alcuni che le nostre intenzioni potevano essere serie e prive di intenti immorali.
Per cui noi vi preghiamo di leggere attentamente la nostra dichiarazione. Poco importa se all'inizio scarterete la verità o la fondatezza delle nostre affermazioni. Noi non ci auguriamo neppure che la realtà della nostra esistenza passi ora a conoscenza della massa sociale senza una preparazione sufficiente.
Insomma: la situazione è strana ed imbarazzante. Noi, se vogliamo essere fedeli alla verità, dobbiamo farvi pervenire la nostra testimonianza. Voi, quale uomo equilibrato ed obiettivo, siete libero di accettarla o meno. Ma vi preghiamo ad ogni modo, sia in un caso che nell'altro, di non stracciare questa copia. Un giorno potrete constatare la veridicità delle nostre affermazioni.
Il 28 marzo 1950 alle 4 e 17 minuti, una Oawolea Ouewa (astronave di forma lenticolare) stabili, per la prima volta nella nostra storia, un contatto con la litosfera della Terra. L'atterraggio ebbe luogo nei dintorni del villaggio di La Javie, dipartimento Basse Alpi, in Francia.
Il processo di adattamento che comprende l'assimilazione del linguaggio, l'informazione sui costumi sociali, ecc... degli esseri di questo pianeta è difficile a sintetizzarsi in una semplice lettera. Alcuni vostri fratelli del Canada e della Spagna conoscono dettagliatamente tutta la storia.
In quel marzo, sei miei fratelli discesero come primi esploratori di un mondo a noi sconosciuto. In seguito siamo venuti più numerosi per studiare ed analizzare la cultura terrestre. Per il momento sono state installate due basi operative: Adelaide (Australia) dove risiede il nostro fratello capo della spedizione, e Berlino Ovest (Germania).
Noi proveniamo da un astro solidificato, le cui condizioni geologiche sono leggermente differenti da quelle della Terra, mentre la composizione atmosferica è molto, simile (in certi casi utilizziamo le unità di misura terrestri)
Equatore: raggio massimo E = 7251,608 x 103
Massa del pianeta m = 9' 36 x 1024 kg
Accelerazione di gravità
misurata in AINHA.OXO gell,9 m/sec
Rotazione sul suo asse: 30' 92 ore (noi misuriamo in OUIW 30' 92 h = 600 OUIW)

Noi chiamiamo il nostro pianeta con un fonema che voi potreste trascrivere così: UMMO. Un solo continente e la scarsa superficie insulare non occupa che il 38% della superficie del nostro pianeta. UMMO si sposta in traiettoria ellittica d'eccentricità 0,078 attorno ad un astro che noi chiamiamo IUMMA (nostro "sole").
La distanza media UMMO-IUMMA è di 9' 96 x 1012 cm.
IUMMA è una stella di massa in gr m = 1'48 x 1033. La distanza che separa IUMMA dal vostro Sole è di 14'42 anni luce. Noi calcoliamo che voi localizzerete questa stella a
ascensione retta 12h31'
declinazione 9;9°18'
Ma la luce che voi noterete sarà molto ridotta causa la presenza di un ammasso di polvere cosmica che l'attenua e la riduce ad una grandezza apparente dell'ordine di 26.
La temperatura superficiale di 4580'3 K. Le sue alterazioni del campo magnetico sono elevate. Noi registriamo dal nostro pianeta valori che raggiungono 216 gauss, molto superiori a quelli di UMMO. Queste perturbazioni ci vietano la utilizzazione normale di frequenze elettromagnetiche, ragione per la quale noi dobbiamo usare onde gravitazionali per le comunicazioni.
Noi, abitanti di UMMO, abbiamo un corpo dalla forma fisica molto simile a quella dell'"Homo Sapiens" della Terra. Questo è logico, se considerate che le leggi biogenetiche sono valide per tutto l'Universo e allorché le condizioni ambientali sono analoghe, la struttura biologica subisce poche variazioni. Noi siamo quindi esseri che voi non qualifichereste come "mostri". Solo qualche piccola differenza anatomica ci differenzia da voi. Una grande quantità dei miei fratelli ha gli organi fonetici ipertrofizzati (corde vocali) e noi suppliamo a questa deficienza con mezzi artificiali di espressione verbale.
Siamo un popolo più vecchio del vostro e abbiamo raggiunto un grado di civilizzazione più elevato. La nostra struttura sociale è differente. Siamo governati da quattro membri che vengono scelti in base a valutazioni psicofisiologiche. Le leggi sono regolate in funzione di costanti sociometriche calcolate in funzione del tempo. Anche il nostro sistema economico è differente. Noi non conosciamo il denaro, dato che gli scambi di alcuni beni di valore che esistono su UMMO sono effettuati da una rete di quelli che voi chiamate cervelli elettronici. I beni di consumo normali sono appena valutabili, dato che la loro abbondante produzione supera di molto la domanda.
La nostra società è profondamente religiosa. Noi crediamo in un Creatore (WOA) o Dio e abbiamo prove scientifiche in favore dell'esistenza di un fattore che voi chiamate "anima". Conosciamo un terzo fattore che la lega al corpo e che è costituito da atomi di crypton, situato nella massa encefalica.
I nostri costumi sono ugualmente differenti. Non ci sono differenziazioni di razza e le specie e le varietà ecologiche sono meno numerose.
Noi non pretendiamo di interferire nell'evoluzione sociale del vostro pianeta per due ragioni fondamentali. Una morale cosmica vieta ogni atteggiamento paternalistico nei riguardi delle strutture sociali planetarie che devono essere formate gradualmente e indipendentemente. In più, una nostra presentazione ufficiale produrrebbe gravi alterazioni, perturbazioni sociali incalcolabili e in questo modo lo studio e l'analisi della vostra società non sarebbe possibile nelle attuali condizioni di verginità.
I nostri modesti tentativi di contatto come quello che effettuiamo ora con voi, non causeranno per contro una grande alterazione, poiché noi prevediamo in anticipo il naturale scetticismo con il quale vengono accolti.
Il nostro sistema di numerazione è 12; come curiosità vi accludiamo una tavola con alcuni algoritmi matematici così come li scriviamo noi:
(...)
Signore le porgiamo distinti saluti



A suo tempo due collaboratori di Clypeus, C. Bernacchia e R. D'Amico, commentarono negativamente il contenuto di tale lettera, ritenendola un falso (con argomentazioni peraltro discutibili). Comunque sia, il Gruppo Clypeus è stato per anni indicato come l'unico referente degli "Ummiti" in Italia. Ma non è così.
Infatti, ad esempio, il 9 ottobre 1978, il bolognese Roberto Negrini doveva ricevere. il primo comunicato dattiloscritto di un "agente Kheuzo": un foglietto in esperanto timbrato in alto con il sigillo di Ummo. In allegato un cartoncino con uno schema tecnico di una astronave ummita.

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Il testo era il seguente:

"Stimatissimo Signore, vi meraviglierete ricevendo una lettera da uno sconosciuto. Il mio nome è Kheuzo, e vengo dal pianeta Ummo. Vi chiarirò i costumi e la scienza di Ummo; certamente i terrestri conoscono una piccola parte dell'Universo. Voi, Signore, troverete nella lettera una immagine di una nave spaziale (Ouawolea Uewa Oemm) e una piccola descrizione tecnica. Poi Vi spiegherò la di questa corrispondenza. Saluti, Kheuzo".

Il giorno successivo perviene a Negrini un analogo cartoncino dattiloscritto:

"Signore,
se volete parlare con noi, pubblicate su IL RESTO DEL CARLINO del 14 ottobre 1978: 'ME INTERESSA AFFARE - ROBERTO'. Noi attendiamo. Saluti, Kheuzo (agente)".


Sul retro, in inglese, si leggeva: "Non parlate in pubblico di questa comunicazione. Non pubblicatela! Dopo averla letta, distruggetela!". Questo però non fu fatto. In allegato due diagrammi tracciati su carta millimetrata, caratterizzati dal codice alfanumerico ummita e schemi tecnici su "Considerable sequences of a flying UFO"

Immagine


e "Diagram of frequences of a cathodic propeller"

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Il primo dei due sembra incidentalmente macchiato di inchiostro, lasciando supporre l'uso di una penna stilografica.
Negrini aderisce alla richiesta e, il 14 ottobre, l'inserzione viene pubblicata nella rubrica "Annunzi vari" con qualche modifica per rendere il tutto accettabile dal quotidiano nel particolare clima del momento, dominato dal terrorismo. Di conseguenza, il 18 ottobre vengono ricevuti, in una terza missiva, due fogli di normale carta da lettera battuti a macchina in lingua italiana (con qualche piccolo errore). Nel primo leggiamo:

Moltostimato Signore,
la ringraziamo per l'interesse mostrato.
Le scriviamo in Italiano, come vuole la procedura con cui effettuiamo i nostri contacti epistolari.
Riceverà saltuariamente & irregolarmente i nostri comunicati.
Per quanto riguarda il pubblicarli o no, lasciamo a lei la facoltà di decisione in proposito; consigliandole però di NON renderli palesi, almeno ora.
Non riceverà, come vorrebbe, comunicazioni telefoniche o personali.
Non apprezziamo la sua iniziativa de l'"Ordine Solare", come non apprezziamo nessuna forma iniziatica o mistica di studio de fenomeno "U.F.O.".
Non ci sembra utile né opportuno che lei sottoponga ad esame specialistiko i documenti ora in suo possesso.
Saremo noi a metterci sempre in contacto con lei; se - però - deve rivolgerci domande di rilevante importanza, può esporcele su rivista "Solaris", ma non accennando a noi né a questa vicenda.
Scriva soltanto la domanda, firmandola o ponendo sue initiali.
Poi risponderemo per lectera.
Proximamente riceverà nuovi comunicati, non creda però - sebbene egli sia da noi stimato - d'essere un uomo prediletto o superiore o diverso da altri.
Verrà nformato di molte cose.
Salutj,
KH de UMMO (Agente del Governo Generale)
3 15
14


Il secondo foglio si riferisce ad una piccola foto allegata. In bianco e nero, sfocata e dal contenuto assolutamente indecifrabile (con sul retro una freccetta segnata a mano con penna biro blu per indicarne probabilmente l'orientamento), l'immagine non è certo significativa Ma tant'è.
Il testo del foglio recita:

Signore,
Conoscendo lo strano amore che gli uomini della Terra nutrono per le prove fotografiche, e rispettandolo, ecco in questa lectera uno di questi documenti visivi.
In verità pare che voi desideriate queste fotografie solo per affermare che sono false.
Divertente.
Ecco comunque una imagen ottenuta con una vostra macchina fotografica entro un "disco volante".
Gli oggetti ritratti sono:
1) pannello chiaro a sinistra: schermo OZAAOWE-UU
2) asta a estrema sinistra: scarico electrictà negativa (OOZE WA AEOL)
3) asta con pomello al centro: direzionale del deflettore catodico (AZEO OOBE AO WAAE BAEMU)
4) piccola sfera in angolo destro: polo locale de magne tismo (YIOOA AE LOEO OOEMM)
5) spigolo a destra de loggia de pilota (QEMM OUA OAMM)
La fotografia fu scattata quando il disco era fermo e non vi appàjono piloti.
La figura ottenuta è un poco opaca a causa delle radiazioni electriche presenti.
Conoscete un poco de functionamento de nostri dischi volanti.
L'energia da noi usata è l'electromagnetica, ma il significato di questa parola è un poco diverso pei due pianeti.
Credo che riceverete ancora documenti visivi di questo tipo.
Salutj,
OZEE de UMMO
KHEUZO Ag. Gov. Gen. U.
KH.4311 / Uh.s.tt.m
A.KH.


Lettera del 19 ottobre.

Signore,
desideriamo fornirle interessanti notizie al riguardo d'un insolito avvenimento. Credo sappia che UMMO è informato in modo sufficientemente esauriente sugli avvenimenti terrestri; questo nostro compito - che alcuni hanno equivocato e inteso come missione salvifica o cose simili - è puramente scientifico.
Credo sappia pure che UMMO non è il solo pianeta che possiede un'Aviazione operante su Terra. Ebbene, noi de UMMO abbiamo raccolti notizie dettagliate su un caso de atterraggio forzato de "U.F.O." (non de UMMO!) su suolo Bulgaro.
L'objecto cadde - causa inefficienza d'una turbina elettrostatica - a circa 10 Kilometro a Nord de città chiamata Elhovo, l'objecto cadde presso il fiume Tundza. Il fatto ebbe luogo nel 19 maggio 1966, giovedì, a hora 16,06.
L'"U.F.O." precipitò senza explodere e diversi testimoni (fra cui il più estimato era il doctor Treujan) videro il disco finire a terra con boato. Fu tosto advertita la Polizia e questa venne sul luogo, facendo allontanare i pochi presenti.
La zona fu tosto dichiarata "in stato di sicurezza" e venne chiamato l'Esercito.
Il Generale Wlako Popesnu fu incaricato di dirigere le operazioni.
Immediatamente furono costruite attorno al disco delle pareti di legno, erigendo così un capannone che celasse l'objecto poiché esso era irremovibilmente poggiato a terra. Il mattino stesso del 21 maggio 1966 furono convocati a Burgas sette noti esponenti della scienza e tecnika, pare - ma ciò non è ancora assodato in modo definitivo - che fossero presenti due delegati sovietici: Kazantsev e Kortohkjìn dell'Accademia delle Scienze Moscovita.


I destinatari:

[Gianni Settimo] GIANNI SETTIMO è il fondatore, l'animatore e il direttore del "Gruppo Clypeus" e della omonima rivista, dagli anni '60 promotrice di studi e divulgazione sulle tematiche ufologiche. È dal suo Convegno di Torino del 1965 che nacque il CUN. Oggi Settimo ha stretto legami con il torinese CISU.

[Roberto Negrini]ROBERTO NEGRINI assunse nel 1975 il ruolo di Segretario Nazionale per il Centro Italia del Centro Studi Fratellanza Cosmica di Eugenio Siragusa. Successivamente distaccatosi dal contattista, che scioglierà nel 1978 il suo Centro, Negrini fondò, quell'anno, in chiave esoterica e "keeliana", un suo "Ordine Solare" in cui è subentrato l'O.T.O. (Ordo Templis Orientis) che tuttora dirige, dalle connotazioni magiche e neopagane.

Il 22 maggio 1966 gli esperti erano tutti sul luogo, massicciamente presidiato da un intero battaglione di fanteria.
Dapprima si cercò un mezzo per entrare nel disco, ma esso si presentava senza la più piccola apertura esterna. Il metallo che componeva l'"U.F.O." era di una lega sconosciuta; in seguito - con spettrografia - si rivelò contenente una alta percentuale di cadmio.
Dopo numerosi quanto vanj tentativi d'entrare, il 29 maggio 1966 si riuscì a creare una fessura atta ad entrare nel disco. Ignorando cosa esso contenesse, si chiese l'operazione d'un volontario. Si presentò il caporale Mlavek il quale (attrezzato con bombole d'oxigeno) si entrodusse. Egli era in contacto-radio con l'esterno; noi possediamo un nastro magentico con il colloquio registrato intieramente.
Mlavek entrò in una cavità a volta, larga circa 10 metri (exatt.: 9,78 mt.) e alta quasi tre (3,07 mt.). Una luce calda e diffusa pareva fluire da ogni parte.
All'interno il caporale trovò due corpi apparentemente morti, uno era adagiato al suolo, l'altro zaldamente legato ad una specie di trespolo davanti al pannello-comandi.
I due occupanti erano effectivamente cadaveri e l'autopsia (eseguita dal Prof. Osea Smoljan) accertò che erano morti per asfissia allorché si aprì l'objecto.
Erano uomini normali, alti mt. 1,80 ca., magri; indossavano tute blu scuro.
I tecnici tentarono di capire come funzionasse il velivolo, ma non ne capirono molto.
Notarono che, tutt'attorno alla flangia esterna, correva un grosso cavo di materiale sconosciuto (con buona parte di stagno, pare).
L'"U.F.O." risultò fortemente electizzato, ma non radioactif.
Attualmente l'objecto si trova - fu infatti smontato dopo quasi tre mesi di lavori - a Plovdiv, nell'Istituto Ricerche Aeronautiche (Levaea Smalej da Brudnev 33, Plovni) e viene ancora studiato.
Il motore fu inviato con treno speciale in Russia e venne studiato a lungo, solo dopo pressanti insistenze esso tornò in Bulgaria.
Incaricato di redigere un rapporto e di coordinare le ricerche fu il Prof. Ing. Smetan Krnobat, il quale presentò nel giugno del 1969 un dossier di quasi 1000 pagg. al suo governo; purtroppo non ci è stato poxibile visionare tale documento.
I corpi dei due occupanti si troverebbero in obitorio militare di Stara Zagbra; altre fonti, invece affermano che furono sepolti nell'agosto 1966 nel cimitero di Elhovo, sotto i nomi di Wladimir Bennek e Ostmar Ljudvar.
Effectivamente esistono tali tombe - le vedemmo noi - e, nel registro del Cimitero portano le sigle: A/662 e A/664.
La autorizziamo a divulgare la notizia, vietandole però fermamente di citare la fonte da cui proviene. Non parli mai de UMMO e dei suoi contacti.
Salutj,
KHEUZO
(Ag. Gov. Gen. U.)
Elo
S 16
15


Commento doveroso è l'evidenziazione che si tratta di una serie di informazioni di notevole interesse, anche in considerazione del fatto che - vere o false che fossero - anticipano di anni la sempre più attuale tematica degli "UFO crashes".
Giungiamo così al quinto comunicato, pervenuto il 9 novembre e contenente un nuovo diagramma tecnico, in carta millimetrata, siglato a mano con il sigillo di Ummo e contenente una sorta di studio grafico sulle finestre di comunicazione tra dimensioni parallele e spazi euclidei e non, alquanto stimolante.

"Signore,
- il governo Generale de UMMO la autorizza a rendere pubblici tutti i documenti che le furono invjati dai suoi agenti.
La consiglia però di mostrarsi assai sceptico nei confronti della vicenda e a non credere alla origine extraterrestre dei documenti.
Salutj,
KHEUZO"


Sarà l'ultima comunicazione del genere ricevuta da Negrini, il cui misterioso mittente ha inoltrato tutte e cinque le lettere da Forlì.
Va da sé che, come nel caso del materiale inviato nove anni prima a Torino, non si può prescindere da una serie di considerazioni doverose, prima di esprimersi. È quanto faremo adesso, a conclusione di questa nostra indagine.

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MessaggioInviato: 10/09/2010, 07:55 
Gli Ufo giocarono con i treni russi


Chi ha detto che solo ai ragazzini (e agli adulti..) terrestri piace “giocare” con i treni? A quanto pare piace anche ad alcuni piloti degli Ufo, a giudicare da quanto successe in almeno due occasioni, sul territorio dell’allora Unione Sovietica. Il primo fatto accadde il 17 febbraio 1985 e venne riportato da diversi giornali dell’epoca, tra cui il periodico “Tekhnika molodjozhi”, ossia “Tecnica della Gioventù ”.

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Il teatro dell’avvenimento fu il tratto ferroviario tra Petrozavodsk e Suojarvi, nella Russia settentrionale, dove un convoglio merci in transito tra le stazioni di Imant-Ozero e Novye Peski fu “avvicinato” da un oggetto luminoso e di forma ellittica, che si piazzò proprio davanti alla motrice a circa 150 metri di distanza.

Come “attratto” da una forza invisibile emanata dall’oggetto, il treno si mise ad andare a velocità sostenuta, sensibilmente maggiore di quella normale, sebbene quel tratto fosse in salita e il macchinista Serghej Orlov avesse azionato il freno. Orlov rimase allibito nel vedere che il treno non solo non si era bloccato, ma viaggiava ad almeno 50 km orari. Il povero macchinista riferì immediatamente alla stazione più vicina, avvertendo che non era in grado di fermare il convoglio che di lì a poco sarebbe transitato in quanto c'era un Ufo a trascinarlo. La signora Panshukova, catapultatasi fuori dal suo posto di guardia della stazione di Novye Peski, avvistò il treno in arrivo preceduto appunto da quella “sfera luminosa” nel cui centro campeggiava un oggetto discoidale che si muoveva davanti al treno dondolando. All'improvviso l’Ufo si fece da parte, ma poi si ricongiunse alla sua “preda ferroviaria” subito dopo il transito in stazione.

Questa volta, tuttavia, l’oggetto fece “frenare” il convoglio in maniera drastica, a tal punto che i due macchinisti per poco non vennero catapultati contro il vetro del locomotore. Nessuno di loro aveva toccato il freno... L’oggetto “accompagnò” ancora per un tratto il convoglio fino alla stazione successiva di Zastava, dopodiché si spostò di lato, dapprima librandosi al di sopra degli alberi e poi sparendo verso l’alto. Il macchinista Orlov decise di controllare che cosa fosse successo alle ruote dopo una frenata tanto rapida e improvvisa: con sommo stupore non notò alcun segno di consumo né di surriscaldamento.

Dopo 25 minuti di “pausa” l’oggetto ricomparve e si piazzò ancora davanti al locomotore, trascinando nuovamente un convoglio da ben 280 assi a velocità doppia, senza che il macchinista facesse manovre per accelerare e senza che ci fossero discese nella zona. Alla fine, dopo essersi “divertito” con il convoglio, l’oggetto sparì a gran velocità verso la Finlandia. L’Ufo aveva “scortato” il convoglio per circa un' ora e 15 minuti.

Un caso simile avvenne nel 1992, quando l'Urss stava completando la sua frantumazione politica e territoriale, sulla linea ferroviaria del Bajkal-Amur che viaggia a Nord, parallelamente alla Transiberiana, essendo stata costruita per motivi strategici lontano dal confine cinese. Anche in quel caso protagonista della “caccia” fu un convoglio merci, che transitava quella notte sul tratto Ikabekan-Mururin. Improvvisamente si bloccò nonostante i potenti locomotori anteriori e posteriori lavorassero a pieno regime. I due macchinisti, Andrej Kozlov e Anatoly Ivankin, notarono con grande sorpresa che sulla verticale si libravano due oggetti sferici luminosi: lo stop, evidentemente, dipendeva in qualche modo dalla loro presenza. Per otto lunghissimi minuti i due ferrovieri cercarono in ogni modo di far andare avanti il treno. Ma non ci riuscirono. Il treno era inesorabilmente bloccato. Soltanto quando i due oggetti si allontanarono, sparendo verso l’alto, il "merci" poté riprendere la corsa. Ma lo fece per poco. Ben presto i due oggetti tornarono alla carica e ripiombarono sul treno, fermandosi sulla verticale: il convoglio si fermò nuovamente, questa volta per 12 minuti. La “caccia” fu ripetuta una terza volta, con stop di quasi mezz'ora. Dopodiché, gli oggetti presero definitivamente il volo e lo strano gioco cessò.

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MessaggioInviato: 10/09/2010, 08:44 
Ufo "mangia-aerei" in Russia

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Nei cieli russi si sono avute sparizioni di aerei in volo in concomitanza della presenza di uno o più Ufo nelle vicinanze. Tali “sparizioni” in effetti possono essere imputabili a manovre aggressive degli aerei militari sovietici o russi nei confronti degli Ufo stessi, come nel caso accaduto in Turkmenja nel 1981. Era estate.

Il fatto accadde nell’allora repubblica sovietica della Turkmenja, al confine con l’Iran. Su un aeroporto militare locale, ad un’altezza di circa 7000 metri venne osservato un oggetto sconosciuto a forma di “sigaro”, immobile sulla base. Le sue dimensioni vennero valutate all’incirca in 200 metri di lunghezza. Vennero subito fatti decollare due caccia intercettori. Quando il pilota del caccia principale riferì alla base "Ho inquadrato il bersaglio", il comandante della guarnigione da terra diede ordine di fare fuoco. Al momento in cui pronunciò la parola "Fuoco!" e il pilota fece partire due missili verso l'oggetto, le tracce dell’aereo e dei due missili scomparvero dagli schermi radar della base. Il pilota del secondo aereo assistette alla sparizione de visu del primo aereo: fino a un momento prima il velivolo che aveva sparato gli era proprio a fianco e in posizione leggermente avanzata.

Lui rientro` immediatamente alla base, e ce la fece ad atterrare indenne. L’Ufo invece schizzo` via verso l’alto a una velocita` di circa 5000 Km/h e spari` alla vista. Del primo aereo e dei due missili sparati dallo stesso nessuna traccia, nessun rottame. Volatilizzati.

Il comandante della base difese la sua decisione di dare ordine di far fuoco contro l’Ufo con il fatto che nella regione di dislocamento della sua base c’era un motivo di allerta particolare, essendo la stessa a soli 100 km dai confini con l’Iran. A quei tempi era pure in corso la guerra Iran-Irak e poi la scelta si giustificava anche per il fatto che la 40.a Armata, della quale faceva parte la sua guarnigione, era fortemente impegnata nella guerra in Afghanistan. Nonostante tali spiegazioni, il comandante venne esonerato dall’incarico dal Comando Generale delle Forze di Difesa Aerea, che ancora una volta riconfermò il divieto assoluto di intraprendere qualsiasi azione offensiva contro gli Oggetti Volanti Non Identificati.

Ma a parte questo episodio, in cui la “sparizione” dell’aereo sembra dovuta alla reazione dell’Ufo nei confronti di un’azione aggressiva, vi sono altri casi accaduti in Russia in cui non sembra esserci un apparente movente di questo genere per spiegare l'episodio. Peraltro, sembra comunque che tale "volatilizzazione" sia dovuta alla presenza di Ovni nelle vicinanze. Nell’aprile 1970, ad esempio, improvvisamente venne a cessare il contatto radio tra un bombardiere in volo da Mosca a Vladivostok e la sua base.

Venne immediatamente inviata sul posto della presunta catastrofe, in Siberia, una squadriglia di aerei da ricognizione e di elicotteri. Ma nonostante le ricerche accurate che essi effettuarono, non venne rinvenuta alcuna traccia del bombardiere scomparso. In compenso fu riscontrata la presenza in cielo di numerosi oggetti non identificati. “Noi qui non siamo soli – comunicarono alla base i piloti delle squadriglie di ricognizione –: sopra di noi ci sono almeno 25 oggetti strani, forse sono perfino di piu`... Sono enormi e non si lasciano avvicinare...”

Nell’agosto 1991 nei pressi di Salshka, cittadina vicino a Rostov, un allievo pilota in volo di addestramento su un aereo da caccia noto` che non lontano dal velivolo si librava immobile in cielo un oggetto sferico di colore giallastro: ad un certo punto si mosse e fece rotta verso di lui. Quando si trovo` nelle vicinanze, i generatori dell’aereo andarono improvvisamente fuori uso e il caccia non fu piu` manovrabile. In seguito a cio` il pilota, per salvarsi, si catapulto`. Ma lo strano fu che, giunte sul posto del presunto schianto dell’aereo, le squadre di militari non rinvennero nulla: ne' rottami, ne' il cratere di impatto, ne' segni di esplosione. Un ultimo episodio. Il 24 luglio 1992 sugli schermi radar delle Forze di difesa aerea dell’estremo oriente russo scomparve all'improvviso la traccia di un caccia da combattimento Su-27 (nuovissimo all'epoca), mentre nelle vicinanze dell’aereo venne segnalato e visualizzato sul radar un oggetto non identificato in volo. L’aereo scomparve senza lasciar traccia. Le ricerche del velivolo sparito non diedero mai alcun risultato.

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MessaggioInviato: 10/09/2010, 16:39 
I 40 anni dell'Ufo di Westall


Guardate questo filmato disponibile su Youtube: mette nella Rete un servizio andato in onda in una televisione australiana.



Il servizio-documentario si riferisce ai fatti di Westall, località della zona di Melbourne, stato di Victoria.

Il 6 aprile 1966, attorno alle 11 e per una durata di una ventina di minuti, almeno 200 studenti e i relativi insegnanti di due differenti istituti furono testimoni dell'apparizione di un classico disco volante. L'oggetto scese fino all'altezza dell'erba del campo dove i ragazzi stavano svolgendo attività sportiva. Alla fine dello "show", durato come detto abbastanza a lungo da permettere un caso di avvistamento collettivo, salì e scomparve in direzione Nord Ovest, sopra i sobborghi di Clayton South.

Le testimonianze furono chiare: forma discoidale, colore grigio con luminescenze color viola (ma c'è chi ha visto, sulla base del grigio-argento, modifiche sulla tonalità del verde), dimensioni doppie rispetto a quelle di un'automobile. Tanti osservarono, al momento in cui l'Ufo abbandonò la zona e salì di quota, la comparsa di cinque aerei (pare fossero dei comuni Cessna: nei paraggi c'è un aeroporto): affiancarono l'Ovni e tentarono di vederlo da vicino. Di quei piloti e di quei velivoli, però, non è mai stata trovata traccia.

Che non si trattasse di cosa da poco lo dimostra il fatto che il 9 aprile lo scenario dell'avvistamento fu investigato da personale militare, dell'esercito e dell'aviazione, oltre che dalla polizia. Furono prelevati campioni dal terreno, che riportava evidenti segni di bruciature, anche se è poi spuntata la tesi che l'erba sarebbe stata bruciata dal contadino padrone del terreno, per evitare che i ragazzi entrassero nella sua proprietà. Molte furono anche le interviste ai testimoni: le autorità, però, ordinarono di non parlarne con nessuno, e così pure fecero i responsabili dei due istituti.

Nonostante ci siano state fior di indagini, a tutt'oggi non c'è ancora un documento ufficiale delle autorità australiane, e men che meno dei millitari, sull'episodio. Ovviamente sono fioccate tesi concilianti (un pallone, un velivolo sperimentale militare, anche se la Raaf ha smentito di aver svolto operazioni in quell'area e in quel giorno), ma secondo gli ufologi "aussie" questo rimane uno dei casi più significativi su scala mondiale.

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Non solo: la storia ha talmente emotivamente colpito e condizionato chi l'ha vissuta, che lo scorso 8 aprile molti di questi testimoni si sono ritrovati sul posto del fatto, per commemorare i 40 anni dell'avvistamento. Il canale Sci-Fi ha documentato il loro raduno. Due domande: duecento e più persone non sono poche, possibile che tutte fossero allucinate, sconvolte, ubriache, instabili di mente, fanatiche, visionarie? E perché dopo 40 anni il caso riemerge, al di là della ricorrenza, con tutti i suoi insoluti?


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MessaggioInviato: 13/09/2010, 09:15 
Il caso TTE


Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Premessa
Sono una persona che ha una memoria fotografica clamorosa…. generalmente rivivo e (in un certo senso) rivedo le esperienze che più mi hanno segnato, come se fossero immagini fotografiche ad alta risoluzione o addirittura, in alcuni casi, come se fossero dei filmati visti in un monitor.

Sono un ottimo fisionomista…. nel senso che se incontro uno sconosciuto oggi, che memorizzo per un dato motivo o in una determinata occasione, sarei capace di riconoscerlo tra quindici anni, in mezzo alla folla, invecchiato, con i baffi e con un altro taglio di capelli.

Sono consapevole del fatto che la mia storia potrà suscitare ilarità. Ma me ne frego… anche perché non è assolutamente nelle mie intenzioni convincere nessuno. Lo scopo di quanto scriverò è legato puramente alla volontà di condividere con voi la mia semplice esperienza.

Sono sicuro che ciò che vi racconterò, per voi, non avrà alcun senso… almeno se vediamo la cosa dal punto di vista logico. Anzi, se vediamo la cosa dal punto di vista logico, il fatto non ha alcun senso logico neanche per me. Credo piuttosto che per quanto mi riguarda, possa avere un valore al livello interiore, esperienziale, perché quanto ho vissuto in questa circostanza mi ha sconvolto abbastanza e per certi versi, ha cambiato il mio modo di percepire le cose che mi circondano, soprattutto relativamente al mio approccio a questo genere di fenomenologie. Dico questo pur consapevole del fatto che ad oggi, come dicevo, una risposta sul perché abbia vissuto una cosa del genere, ancora non l’ho personalmente trovata.


I fatti

E’ l’estate del 2007, la terza settimana di Agosto. Mi trovo in località Sestriere e sono in vacanza e con la mia ragazza.

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Sestriere


La struttura recettiva che ci ha ospitato era dotata di mini appartamenti completi di cucina e la mattina si andava in centro (chiamiamolo così) per andare a fare la spesa. Il secondo giorno raggiungiamo questa piazzetta con annessi esercizi commerciali di vario genere per fare dei semplici acquisti.

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Foto piazzetta

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Ad un certo punto, la mia ragazza entra in un negozio per comprare una cosa, io aspetto fuori e mi guardo intorno. La giornata è meravigliosa, con un sole pieno e un cielo limpido. Mi passa davanti una donna con un passeggino….. io la guardo, all'inizio così, come si guarda una qualsiasi persona…. Poi in effetti, mi soffermo sul suo aspetto; bionda, alta, magra….. non una bellissima donna per carità, ma particolare. Con una carnagione molto chiara e con un taglio di capelli che mi ricorda qualcuno. Lei prosegue e va verso il centro della piazzetta (quella specie di aiuola che si vede nella foto sopra). In quel preciso istante mi viene in mente una cosa strana, così d'amblè …..mi viene in mente la consistente somiglianza della donna che ho appena intravisto con un volto celebre dell’ufologia…… e cioè Asket, la ragazza bionda che secondo Mayer era una pleiadiana (e che invece si rivelò una semplice showgirl). Ve la ricordate?

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Asket



A quel punto penso e mi dico tra me e me…. “caspita…. ma che sei un’extraterrestre e non mi dici niente?” beh ragazzi……. il tempo di formulare quel pensiero nella mia mente e…. lei si ferma improvvisamente, si volta verso di me e mi guarda. Come se mi avesse sentito. Passano secondi interminabili. Io, lievemente imbarazzato ribatto, sempre tra me e me……”cosa c’è? Mi hai sentito?”

La distanza tra me e lei è di circa 20 o 25 metri. Passano altri lunghi secondi. Io sono perplesso. La donna si gira e prosegue nella stessa direzione di prima, cioè verso l’aiuola e si siede. Arriva la mia ragazza e mi fa….. “cosa c’è, tutto ok?”…. “si tutto ok” rispondo io. Facciamo un giro nei negozi che segnano il perimetro della piazzetta. A distanza di una decina di minuti scarsi, decidiamo di tagliare l’area per andare al bar che si trova di fronte. La tipa era sempre lì seduta, ma in quel momento si alza e ci viene incontro. Io vago ma nello stesso tempo incuriosito, proseguo con la mia ragazza al mio fianco e proprio mentre stiamo per incrociarla, alzo lo sguardo verso di lei per guardarla dritta negli occhi e….

Non l’avessi mai fatto! [8)]

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Fotomontaggio 1


E’ stato un secondo, un frame, un flash. L’immagine di quel volto e SOPRATTUTTO di quegli occhi rimangono impressi nella mia mente. Una cosa allucinante, impossibile, che lascia il segno. Era come se il bianco dei suoi occhi non fosse stato per me visibile. Infatti erano quasi completamente neri…… o meglio, questa è stata la mia precisa percezione.

Torniamo nel nostro appartamento, ripenso a quella cosa molte volte durante il giorno ma lascio correre. In fin dei conti può essere stata una suggestione… un’allucinazione, un prodotto della mia mente “malata”, mi sono detto…..

E’ notte, domani è un altro giorno e si vedrà.

La mattina però, il risveglio non è dei migliori…. Avevo sognato molto, ero andato in giro parecchio con Morfeo, in quelle situazioni irreali e sconnesse, che non hanno né capo e né coda..

Un altro flash improvviso. La donna del giorno prima. Sì sempre lei. Ci ripenso e mi rendo conto di averla sognata. Sono sicuro di averla sognata. L’ho sognata che si avvicinava a me e che mi parlava. L’unica cosa che ricordo delle sue parole nel sogno è questo: “Sono anni che cerchi le prove della nostra esistenza... posso solo dirti che le troverai…. Troverai le tracce del nostro popolo… e le troverai nella rete”…..

Mah… mi sono detto. Ma che senso ha questa cosa ridicola?
Forse nulla….. perché è solo un sogno, giusto? [:D]

Stesso giorno, decidiamo di scendere ancora a valle. Nella solita piazzetta per comprare del vino e gli ingredienti per un pranzetto come dico io. Passiamo a prendere il pane fresco, poi andiamo dal macellaio per della carne…… usciamo dal negozio e……… la tipa è dall’altra parte della piazza! Sempre con il passeggino. Ma questa volta non è sola. Sembra essere il compagno l’uomo che le sta accanto. Biondo, quasi albino, alto…… insomma il classico tipo nordico, slavato. Andiamo verso il bar per un aperitivo. Lei ci vede, farfuglia qualcosa al suo compagno. Il tipo si gira e mi guarda. La donna fa un cenno con il capo e il tipo si dirige abbastanza frettolosamente verso il bar che io e la mia ragazza stavamo per raggiungere. Si poggia su una colonna come se stesse aspettando qualcuno all’uscita di un negozio e guarda verso di noi. Anzi… non stacca gli occhi da noi. Stiamo per incrociarlo, i suoi occhi sono chiari e vitrei. Io, sempre più perplesso ma vago allo stesso tempo. Alzo gli occhi proprio nel momento in cui lo incrociamo (distanza 1,5 mt) con l’intento quasi di sfidare il suo sguardo e……. ZAC! [:13]

Altro flash, altro frame per me oramai indelebile……

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Fotomontaggio 02


Il colore era azzurro chiaro. Le pupille verticali. Si amici miei…. proprio come quelli che vedete in questo fotomontaggio. Mai visto nulla di simile in vita mia. Ho ancora i brividi se solo ripenso ai suoi occhi.
“Ma perché fanno così?”, mi domando….. la cosa mi sconvolge e ricordo solamente ciò che ho pensato in quel preciso istante….. e cioè che quelli lì, nonostante le apparenze, non fossero umani. Mi hanno forse sentito? Sono davvero telepatici e così sensibili a dei semplici e praticamente innocui pensieri? O forse sono io che sto impazzendo? Volevano forse dimostrare qualcosa, comunicare qualcosa? Io non lo so……

La cosa mi lascia alquanto turbato. Cerco conforto nella mia ragazza…… “ma hai visto quel tipo appoggiato alla colonna?”, dico con voce mezza spezzata mentre il cuore mi era salito in gola….. “sì l’ho visto……. Cos’ha che non va?”……. “niente….. aveva due occhi grandi… molto chiari….. sembrava un extraterrestre”. “Ma va……”, risponde lei con un sorriso…….


Quarto giorno

Decidiamo di andare in Francia…. che è lì, praticamente a due passi. Ci armiamo di tutto punto per stare fuori tutto il giorno e partiamo all’avventura. Superiamo in auto le Alpi francesi che in un certo senso ci separano dalla Francia. La giornata è molto bella e nonostante l’altitudine, è anche abbastanza fresca per essere quasi fine di Agosto. Non sono neanche le 11,00 e raggiungiamo Briançon… un’interessante località posizionata nella larga vallata della Durance, un comune di 10.700 abitanti situato a 1325 metri nel dipartimento delle Alte Alpi nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

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Foto Briançon



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Mappa


Dopo una passeggiata di rito nella parte più antica, ci dirigiamo in una via molto frequentata. Questa…..

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Briançon - Grand-Rue


Ci sono molti ristorantini e negozietti in questa via e la gente passeggia serena. Pensiamo di pranzare lì. Tra un negozietto e l’altro veniamo colpiti da un esercizio in particolare dove si vendevano saponi coloratissimi “al taglio”. Un profumo inebriante avvolgeva quel luogo. La mia ragazza decide di entrare…. Mentre io mi soffermo a dare un’occhiata al menu di un ristorantino che si trova di fronte, molto carino, tutto in legno. Anche questa volta ero momentaneamente solo (ma tu guarda il caso). Menu che era scritto su una specie di pergamena e sistemato all’interno di una bacheca di legno e protetta da un vetro. Mi avvicino ad una distanza di circa un metro, quando ad un certo punto vedo riflessa nel vetro della bacheca la sagoma di due persone che si trovavano evidentemente alle mie spalle sulla destra. I due si avvicinano… come per leggere il menu. Sono un uomo e una donna. Lui me lo trovo praticamente al mio fianco destro…. Lei alla sua destra ma un po’ avanti e quindi più vicina alla bacheca. Ho modo di vederla bene perché è quasi a 45 gradi rispetto alla posizione frontale mia e del suo compagno. Rimango praticamente folgorato dai suoi occhi. “Ci risiamo?” Mi domando…. Mentre continuo a guardare, un po’ con la coda dell’occhio per non farmi scorgere e un po’ direttamente, e noto che i suoi occhi azzurro chiarissimo sono grandi, troppo grandi. Oserei dire decisamente sproporzionati rispetto alla grandezza del viso. Sempre tra me e me, penso “ma tu non sei un essere umano….. hai degli occhi troppo grandi per essere umani….. sono incredibili”. Qui l’ennesimo fotomontaggio che ho realizzato per darvi un’idea della sproporzione tra occhi e viso.

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Fotomontaggio 3


Passa un solo secondo e avviene per me l’imponderabile. Sento nitidamente all’interno della mia testa una voce. Una voce che parla in italiano perfetto. Una voce che quasi mi rimbomba nelle orecchie. Il mio respiro si blocca, rimango quasi paralizzato per lo stupore. E la sua voce, mentre le sue pupille ruotavano lentamente, mi dice nitidamente questo: “….guarda pure i miei occhi e non aver paura…… siamo come voi, fatti della stessa sostanza….. non hai nulla da temere…….” E ripete ancora “….nulla da temere”. Credo che l’espressione del mio viso abbia cambiato decisamente aspetto. Il tempo, anche se parliamo probabilmente di una manciata di secondi, è come se in quel momento si fosse fermato.

La faccia del tipo che l’accompagnava, mentre avveniva questa specie di “scambio”, aveva un’espressione quasi compiaciuta….. oserei dire quasi da "ebete". Sembrava nulla di nuovo per lui ma il suo ghigno era come per dire “guarda un po’ la mia compagna com’è disinvolta nell’approccio telepatico con i terrestri….. eheheh”. Una cosa quasi grottesca la sua faccia. Ricordo solo le mascelle molto pronunciate, gli occhi chiari, e i capelli biondi. Un nordico vero…. Anche se credo non fosse più alto di un metro e ottanta circa.

Mi dispiace dirlo perché, con il senno di poi, rimpiango molto di non aver in un certo senso risposto per via “telepatica” (perché credo che questa sorta di comunicazione possa solamente definirsi come tale) e magari proseguito in questa specie di comunicazione…… ma è stato più forte di me e – istintivamente - l’unica cosa che ho sentito in quel momento di fare era quella di girare i tacchi e andarmene. Ero visibilmente turbato…. Perché mai e poi mai mi sarei aspettato di sentire così nitidamente la voce di una persona che pur stando vicino a me, comunicava con il pensiero.


Sesto giorno

Torniamo in piazzetta nel pomeriggio per un caffè. Incontriamo di nuovo la tipa del primo giorno, sempre con il bambino e il passeggino. Il suo compagno si trova sempre nella zona e sta parlando con un’altra persona che in quel momento è seduta a leggere il giornale. Mi lancia uno sguardo che permane per qualche secondo. Noi ci sediamo al bar, ai tavolini rivolti verso la piazzetta. Il personaggio con il giornale si alza, ripiega il quotidiano e si guarda intorno. E’ un uomo che non passa di certo inosservato. Credo sia stato alto almeno un paio di metri se non di più. Almeno… rispetto alle persone circostanti, questa è stata la mia attenta valutazione. Capelli un po’ lunghi, riga in mezzo e baffi….. sembrava un vichingo. Era possente. Anche lui si girò verso di noi…. Come se l’amico gli avesse detto qualcosa circa “il contatto” avvenuto giorni prima. Ma forse è solo la mia suggestione. Che mai come in questa vicenda, deve aver avuto FORSE, un ruolo dominante. So che il giorno dopo saremmo ripartiti per tornare a casa….. e decido di fare un ultima cosa. Prendo la macchina fotografica digitale della mia ragazza, faccio finta di guardare le foto al suo interno e la poggio sul tavolino allo scopo di inquadrare i soggetti che erano ad una quindicina di metri da noi. Cerco di non farmi vedere, avvicino lo zoom e faccio una paio di scatti…. nonostante l’espressione perplessa della mia ragazza che aveva assunto nel frattempo una faccia da punto interrogativo.

La vacanza finisce qui.

Tornando a casa di lei, rivedo quelle foto relative al tipo con le pupille verticali. Niente di chè. So che non possono dimostrare proprio nulla….. perché ritraggono solamente un essere umano, nordico, biondo. Alzo le spalle ripensando al tutto quanto avevo vissuto nei giorni precedenti e…… NON trasferisco quelle foto nella mia pennetta. Convinto di avere la possibilità di farlo in una prossima occasione.

Passano circa due anni….. e in uno degli incontri con Myriam, formulo questa domanda a Odearea’n:




Domanda: vorrei sapere qualcosa in merito alla discendenza degli esseri umani e al fatto che ultimamente la scienza stia mettendo in dubbio la teoria secondo la quale proveniamo dalle scimmie. E poi sapere qualcosa sulla teoria che invece dice che esseri extraterrestri simili agli umani siano davvero tra noi.

Un tempo la terra era senza anime, poi vennero gli Antichi a portare le loro conoscenze e la loro stessa coscienza fece sì che lo spirito permeasse la materia presente. Coloro che vivono sulla terra sono quasi tutti discendenti degli Antichi ma nel tempo si sono mescolati ad altre razze provenienti dallo spazio e ad altre forme di vita meno coscienti e più incentrate sulla materia. Nel percorso della nostra e vostra evoluzione, essi non ci hanno mai abbandonato poiché si considerano i nostri e vostri generatori e quindi con noi e voi hanno costituito un legame indissolubile nel percorso evolutivo. Gli Antichi si sono assoggettati alle regole del vostro pianeta sposando la materia nella sua debolezza e spesso soffrendo il martirio e la persecuzione per le idee evolute che si sentivano chiamati a diffondere. Dal medioevo in poi essi si sono protetti per poter rimanere a svolgere il loro compito e molti dei libri e dei film che vedete e leggete con divertimento nascono da verità sinora nascoste dal potere che soffoca la terra. Alcuni tra voi, spesso sollecitati da sofferenze traumi o anche soltanto dal percorso di riflessione profonda che si è svolto nel loro intimo, sono attualmente in grado di riconoscere gli Antichi e coloro che appartengono alle prime discendenze. Un contatto fisico può scatenare immagini ancestrali, uno sguardo può riportare alla conoscenza del compito per il quale siamo venuti alla vita. Alcuni di voi hanno provato spavento poiché riescono per alcuni istanti a vedere le vere fattezze degli Antichi e pensano che sia frutto della loro follia. Non è così. Di solito la vera immagine appare solo per alcuni istanti in cui si percepisce la conoscenza e la serenità degli Antichi. In particolare questo riconoscimento o visione della realtà non illusoria avviene attraverso gli specchi, una vetrina di un negozio, uno specchio di acqua o anche attraverso la nebbie e contro luce. Questa capacità implica una particolare sensibilità e sottintende la richiesta di impegno nel diffondere messaggi di amore proveniente dall’universo. Le tue percezioni non sono frutto di fantasia e appartengono alla famiglia di tua madre anche se sono state dimenticate anche le tracce del vostro passato di comunicatori.
(Odearea'n)





Da notare che nella mia domanda a Odearea’n, non c’è alcun riferimento all’evento in oggetto se non alla questione “alieni dall’aspetto umano”. Non ne ho parlato con nessuno prima e il fatto che nella sua risposta ci sia un chiarissimo e, a mio modo di vedere lampante riferimento a ciò che ho visto e vissuto in quella circostanza, mi ha lasciato ulteriormente perplesso. Penso che lo stesso sarebbe accaduto per chiunque di voi….. o almeno credo.

Le domande che oggi mi pongo sono le seguenti: cosa ho visto veramente? Qual è lo scopo di questa mia esperienza? E soprattutto….. chi sono gli Antichi? Ho forse incontrato una specie di delegazione extraterrestre che si è in qualche modo insediata da quelle parti, tra l’Italia e la Francia??


PS: Qualcuno si chiederà come mai, non ho parlato chiaramente di questa mia esperienza all’unica potenziale testimone dei fatti…. e cioè alla mia ragazza. Io l’ho fatto….. forse in modo superficiale, forse in modo non idoneo, ma l’ho fatto. Tuttavia sono certo, conoscendola, che la sua razionalità e il suo scetticismo nei confronti di cose come queste, non le avrebbe permesso di concepire o, quanto meno di accettare ciò ho visto (o che perlomeno credo fortemente di aver vissuto nonostante la mia razionalità).

Dimenticavo……. lei, la mia ragazza, non l’ho mai più rivista da quella vacanza. Il mio rapporto sentimentale con lei ha avuto una fine assolutamente inaspettata… perché ci siamo lasciati dopo questa vacanza a Sestriere. Non l’ho mai più rivista e quindi non ho mai più avuto la possibilità di recuperare quelle fotografie che avevo scattato nella piazzetta con la sua macchina fotografica e che avevo riversato nel suo computer. Evidentemente doveva andare così…..


Questo è quanto.




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MessaggioInviato: 14/09/2010, 14:25 
Il caso Wolski
Il più documentato incontro alieno della Polonia


Un caso quasi dimenticato, ma che a distanza di anni è ancora attuale. Nel 2007 fu eretto in Polonia, per la prima volta nel mondo, un monumento dedicato all’esperienza aliena di Jan Wolski

Il rapimento alieno (Abduction) di Jan Wolski presso la piccola comunità agricola di Emilcin nella parte orientale della Polonia, il 10 Maggio 1978, fu il primo rapimento UFO segnalato in Polonia seguito dall’avvistamento avvistamenti di piccoli umanoidi indossanti uniformi nere, come tute da subacquei.

Gli scettici potrebbero contestare la faccenda di Wolski e reputarla una fantasia, perché il testimone principale fu un vecchio contadino dalle umili origini e un bambino di 6 anni. potrebbero contestare anche il fatto che le testimonianze descrivevano gli alieni dal viso e mani verdi e per la descrizione quasi “primitiva” dell’UFO, infatti l’uomo comparò l’astronave ad un bus “con una piattaforma che sembrava fatta di legno”.

Eppure il caso Wolski è molto più di una fantasia. Al contrario, esso costituisce un utile punto di riferimento per lo studio di un sequestro alieno con un tasso di contaminazione sociale dal mondo esterno molto basso, nessuna tendenza ed esposizione mediatica che caratterizzano la ricerca sulle ‘abduction’ attualmente gli Americani. L’ufologia polacca stava emergendo come un’entità indipendente, quando si verificò nel 1978 ad Emilcin, eppure pareva essere pronta per la sfida. La Polonia fu la prima nazione del mondo comunista che sviluppò un movimento civile ufologico attraverso organizzazioni, conferenze e bollettini sia legali che indipendenti dallo stato. Nel caso di Wolski, un team di psicologi, sociologi e medici presso l’Università di Lodz testarono il testimone, controllarono il suo passato, le esperienze ed esaminarono attentamente il suo racconto. Gli scienziati si convinsero che Wolski stava dicendo davvero la verità e qualcosa di inspiegabile accadde a Emilcin.

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Sentii parlare di Wolski nei primi anni del 1980, quando Colman von KEVICCZKY del’ ICUFON (INTERCONTINENTAL UF GALACTIC SPACECRAFT-RESEARCH AND ANALYTIC NETWORK) mi mostrò una lettera di 6 pagine battuta a macchina scritta in inglese ‘povero’ con foto allegate e illustrazioni, in gran parte dedicate al caso, scritta da l’ufologo di Varsavia Michael Groszkoewicz. Ho cercato alcuni riferimenti da riviste americane ed internazionali, che descrivevano l’incidente, ma non trovai un resoconto di prima mano. Nel 1982 fu pubblicato in Polonia anche libro a fumetti del caso. Alla fine ho acquisito due reports dettagliati che facevano luce sulla questione. Il primo comprendeva una selezione di diversi rapporti scientifici, le lettere e le trascrizioni di interviste di uno dei principali investigatori, il sociologo Zbigniew Blania Bolnar, incluso nel “UFO Landings in the USSR and Other Countries” del Prof. Felix Zigel nel Vol. 5, recentemente tradotto dal Russo da Dimitri Ossipov e rilasciato dal Dr. Richard Haines assieme al USA-CIS Aerial Anomaly Federation.

La seconda fonte è un rapporto completo sul caso Wolski, basato non solo sulle indagini di Bolnar, ma sulla ricerca di altre associazioni polacche e ricerche individuali. Fu redatto dal WCOE-UFO (Wroclaw Club or UFO Popularization and Exploration) e pubblicato in inglese nel Regno Unito nel ‘Flying Saucer Review (Vol.36, N° 1, Marzo 1991). Anche se si notano alcune discrepanze minori, la struttura di base dei rapporti appare efficace e coerente. La personalità di Wolski i sui tratti folcloristici offrono un affascinante storia (Vera!). Vediamo i dettagli.


Una corsa insolita

Emilcin è un piccolo borgo agricolo composto da circa 70 aziende agricole nella provincia di Lublino in Polonia orientale, non lontano dal confine con la Bielorussia e l’Ucraina. Secondo la relazione del WCPE-UFO, al momento dell’incidente a Emilcin non vi erano scuole, nessuna associazione, nemmeno un giornalaio, ma c’era un solo negozio. Nato il 29 Maggio del 1907, Wolski non lasciò mai la sua nazione Polonia ad eccezione di una sola visita in Ucraina prima della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, Wolski non possedeva un televisore, nemmeno una radio e leggeva il giornale solo quando i suoi figli lo portavano a casa. Da giovane, Wolski aveva letto la Bibbia e i libri di storia, ma come osservò il dott. Bolnar, egli ebbe essenzialmente del tempo libero, lui era il capo della famiglia e nonostante la sua età, la maggior parte del lavoro agricolo dipendevano da lui.

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Ricostruzione artistica dell’umanoide dalla faccia e mani verdi


“Giuro solennemente davanti a Dio che il mio racconto sull’incontro con gli extraterrestri del 10 Maggio 1978 è assolutamente vero. Dio mi è testimone, sto dicendo la verità” Questo fu il giuramento firmato da Wolski, un devoto cattolico romano, alla presenza di due testimoni, convinse anche il quasi centenario sacerdote locale, che stava dicendo la verità. Dalla relazione di Bolnar, si scoprì più tardi, che il testimone non conosceva neppure l’esistenza della parola ‘extraterrestre’ e il suo significato. Allo stesso tempo, egli non diede alcun significato religioso all’esperienza, rimase semplicemente perplesso che questi stranieri ‘forse orientali’ che lui vide, forse a causa degli occhi a mandorla avessero la pelle verde. “Non vi è dubbio che la testimonianza fu profondamente convinta che tutto ciò che accadde fu una realtà soggettiva”, scrisse Bolnar.


La storia

Wolski lasciò la sua azienda agricola attorno alle 5 del mattino con un carro tirato da una cavalla di 4 anni. Attorno alle 7 stava percorrendo la strada di campagna, quando vide due persone camminare nella stessa direzione. In un primo momento pensò si trattasse di cacciatori. Gli esseri rallentarono e si misero in atteggiamento come se aspettassero il carro. “Fu in questo momento che Wolski fu colpito dalla sfumatura verdastra dei loro volti”, afferma il rapporto del WCPE-UFO. “Il modo in cui camminavano ricordava l’andamento dei subacquei in fondo al mare: facevano dei “salti morbidi”. Gli esseri camminarono accanto al carro per breve tempo poi balzarono sullo stesso per farsi trasportare. Wolski in seguito li descrisse con gli occhi a mandorla e gli zigomi prominenti. Indossavano una tuta attillata con un cappuccio, l’indumento si estendeva fin su piedi come una sorta di pinna. “La gente dice che questi abiti sono indossati dai subacquei, ma io non ho mai visto un subacqueo quindi non posso dirlo”, scrive il dott. Bolnar di Wolski. Quando il ricercatore chiese al testimone cosa pensasse degli esseri, Wolski rispose: “Nulla, cosa c’è da pensare? Ho visto due tipi strani. E quindi?

L’agricoltore non si sentì mai minacciato dagli esseri. “Non si sono rivolti a me, hanno parlato tra di loro, ma non riuscivo a capire il linguaggio”. Wolski disse a Bolnar che i loro versi erano simili ad un ta-ta-ta-ta senza interruzione. Il carro proseguì con tutti e tre fino ad una radura nella quale era presente uno strano aggeggio aleggiava in prossimità del suolo. Fu descritto come un veicolo rettangolare con un tetto leggermente ricurvo. Wolski non usò i termini UFO o navicella spaziale, ma lo descrisse come un “autobus sospeso in aria” a circa 3 o 4 metri di altezza “al di sotto alla cima delle betulle. Era situato vicino ad una parete fitta di alberi in un angolo appartato della radura, ben nascosto da possibili osservatori esterni”, disse Wolski.

Le dimensioni dell’oggetto variano leggermente a seconda delle diverse fonti polacche. La relazione del WCPE UFO stimò che fosse 5 metri di lunghezza e 3 metri di larghezza e 2,5 metri di altezza; altre stime parlano addirittura di 10 metri di lunghezza. Una caratteristica interessante del mezzo – “bus” – erano degli aggeggi posti ad ogni angolo a forma di canna con coppie di viti rotanti in movimento ad alta velocità che emettevano un ronzio. Gli umanoidi fecero cenno al vecchio contadino di salire sulla piattaforma. I dispositivi tecnologi erano completamente ignoti al testimone. Wolski dichiaro con le proprie parole “Lui mi fece segno di andare con loro. Sono sceso e ci siamo avvicinati a questo autobus, e da ci dirigemmo verso una piattaforme con corde. Uno di essi mi invitò a salire. Lo feci e lui accanto a me, mentre il secondo si voltò verso il cavallo, che in quel momento iniziò a pascolare.”


Uno strano esame

Pur avendo una narrazione sequenziale essenzialmente simile ad altri rapimenti, il caso Wolski è affascinante perché mai Wolski si riferisce alla sua esperienza come ufologia o connessa con termini spaziali. Egli ci dice che, che dopo essere salito velocemente tramite l’ascensore

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entrò in una stanza buia e vuota rettangolare, con muri di colore simili alla Bakelite (Ndr: dal nero al marrone scuro) senza di mobili tranne alcune panchine molto piccole. Due esseri simili dalle facce verdi erano all’interno e fecero capire a Wolski di spogliarsi. Il clima in quel periodo era freddo e lui indossava una giacca, un maglione ed una camicia. “Lui mi fece segno di spogliarmi completamente”, riferì’ Wolski al Bolnar, aggiungendo che “Mi tolsi tutto. Uno di loro teneva in mano qualcosa come dei piatti…. si fermò davanti a me mise i piatti assieme per farli aderire. Poi quello che era venuto con me mi mise su di un lato, sollevò le mie braccia e i piatti vennero fatti toccare nuovamente.

Sostanzialmente fu l’esame a cui fu sottoposto Wolski. Egli comunque notò delle cose non comuni nelle altre storie di rapimenti. Per esempio, disse che gli esseri mangiarono “un qualcosa come un ghiacciolo”, che si rompeva come un pasticcino. “Colui che venne con me, ne prese un pezzo e me lo offrì da mangiare”, ma Wolski rifiutò. Interessante la testimonianza che descrisse come una decina di corvi erano posati a terra come fossero paralizzati ma vivi. Secondo la relazione del WCPE UFO, Wolski osservò che le entità che non parteciparono all’esame camminavano nella camera e “di volta in volta” mettendo un bastoncino nero in due buchi in una delle pareti…. l’entità girava questa asta in ogni buco, come si gira la chiave in una serratura.”

A Wolski gli fu detto, ancora una volta a gesti di vestirsi, nessuna comunicazione telepatica era stata fatta dagli esseri, e dopo l’esame “loro mi fecero cenno che potevo andare. Mi sono diretto verso la porta, ma mi sentivo a disagio andare via. Mi sono messo il mio cappello in testa e dissi “Arrivederci” (Bolnar dice che Wolski fece un inchino). Anch’essi si inchinarono e sorrisero.” Wolski fece un passo indietro verso la piattaforma che scese immediatamente. "Ero giù. Si fermarono davanti alla porta e mi guardarono, salii sul carro, frustai il cavallo che era spaventato dal bus". “Ci allontanammo e mi diressi al galoppo verso casa, il viaggio durò una decina di minuti”. All’arrivo solo sua moglie era presente, i suoi otto figli arrivarono poco dopo, e li informò loro dell’accaduto, e si precipitarono verso la radura, posto nel quale furono viste molte tracce che parevano essere state fatte da calzature molto strane. Da poco era piovuto e c’era un sacco di fango sulla strada sterrata e sia due dei figli che 4 dei suoi vicini poterono notare la presenza di queste impronte. Un investigatore le descrisse come “trapezoidali, quasi rettangolari di forma e leggermente più lunghe di un normale piede umano. Purtroppo nessun calco o fotografie furono prese. Gli investigatori giunsero ad Amilcin due settimane più tardi, le ricostruzioni e i disegni furono fatti solo in base alle testimonianze del testimoni oculari.

Gli investigatori riuscirono a trovare un ulteriore testimonianza, Adas Popiolek, un bambino di 6 anni il quale stava giocando con la sorellina di 4 anni, in un allevamento situato a 800 metri ad ovest del sito dell’incontro. La madre dei bimbi, che si trovava all’interno della casa, intenta a preparare un pasto, ricordò di aver sentito un tremendo rumore, come un tuono la mattina del 10 Maggio. “Poco dopo” riferisce il WCPE UFO, suo figlio Adas le riferì di aver visto un aereo simile ad un bus, che stava volando molto basso vicino al granaio. Questo "aereo" aveva una sola finestra, ed attraverso di essa, il bimbo, era riuscito a vedere il pilota… Dopo essere passato vicino al cortile della fattoria, l’aereo salii in verticale e poi scomparve. Fu proprio in quel momento che si sentì il suono come un tuono, sentito da altre due persone oltre che dalla madre di Adas.


Una indagine approfondita

Questi sono sostanzialmente i fatti raccolti dalla narrazione di Wolski, anche se i rapporti sia di Bolnar e del WCPE UFO sono molto più ricchi di dettagli. La profondità dell’indagine svolta dal sociologo dott. Blania Bolnar e il dott. Ryszard cotKitlinsky, psicologo presso l’Università di Lodz, sono veramente ammirevoli. Alcuni dei test eseguiti su Wolski, incluso il test della percezione dinamica, un test del Quoziente dell’Intelligenza nella scala di Wechsler per adulti, una misura Psicogalvanometrica di tensione psichica (una macchina della verità), un test oculistico e test clinici. Un controllo fisico completo fu inserito rivelando che Wolski era in ottima salute, e nonostante la sua età aveva “una qualità eccezionale della vista” che raramente si riscontrava.

La relazione di Bolnar nel libro del Prof. Zigel è di oltre 30 pagine. La valutazione “psicologica e sociologica di Jan Wolski” furono eseguite per capire “Motivi per ipotesi di menzogna” (nessuna secondo la relazione), le sue emozioni, la memoria, lo sviluppo mentale, la suscettibilità, la suggestione, la capacità della fantasia, l’inclinazione nel mentire, la testimonianza di un membro di un gruppo sociale, la testimonianza dei mass-media, il tempo libero, interessi, vizi, la religione ed infine una valutazione “del testimone dal punto di vista del risultato della sua esperienza”. Gli scienziati scoprirono che Wolski fece una testimonianza straordinariamente credibile. Per esempio Bolnar scrisse “I risultati della prova della percezione indica chiaramente che il testimone non ha alcuna capacità di inventare storie del genere. La sua creatività mentale non è evidente, Egli non è in grado di raccontare una storia fittizia, anche se semplice”: Allo stesso modo, un ampio controllo dei precedenti, dimostra ed emerge di come il testimone è una persona onesta, veritiera.., una brava persona, e questo è stato confermato da esami incrociati. “Lui era molto considerato all’interno della sua comunità e non era solito bere alcolici, fumare e non era solito ad esporsi ad un qualsiasi altro vizio sociale.

Soprattutto Wolski era una persona pratica e con i piedi per terra e aveva una personalità molto convincente. Il testimone ha mostrato in generale una “bassa inclinazione alla paura” e non ha riconosciuto la situazione come una minaccia.” Per quanto riguarda il comportamento degli esseri, il soggetto ha sottolineato a più riprese che essi furono educati e lo trattarono con cortesia e considerazione. I Dottori Kitlinsky e Bolnar infine esaminarono e valutarono l’ipotesi della bufala, una allucinazione o un sogno, un’apparizione religiosa, un suggerimento o una coercizione da parte di terzi, l’atterraggio di un elicottero o un velivolo sperimentale ecc. Tutte queste ipotesi vennero preso in scarsa considerazione (1% o 2% delle ipotesi per spiegare l’accaduto). L’eccezione fu definita come “Riepilogo Sommario”: “L’evento con la testimonianza fu una realtà oggettiva. Nel momento cruciale, il testimone di comportò in conformità con la realtà, descrisse un comportamento degli esseri, la disposizione e il comportamento dell’oggetto volante, sviluppo degli eventi..ecc. “Questa “Ipotesi” è stata valutata come credibile al 90% da Kitlinsky e dal 98& da Bolnar. Le loro ultime “ipotesi conclusive” sono quelle nell’indicare l’esistenza di un fenomeno sconosciuto alla scienza”.

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Monumento eretto nel 2007 in Polonia in onore di Jan Wolski


Nel 2005, l’Organizzazione Nautilius Foundation di Varsavia eresse un monumento per commemorare il caso di Wolski, che mostra un cubo di metallo in equilibrio in cima ad una roccia, diventando così il primo rapimento alieno nel mondo che viene ricordato in questa maniera.

Fonte



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MessaggioInviato: 15/09/2010, 19:56 
Il caso Wright - Wood

L'incredibile storia di 2 uomini che nel 1992 furono rapiti da entità aliene e furono sottoposti ad esperimenti


Nell'ottobre del 2009 è andato in onda presso la STV.TV Television, una rete scozzese, quello che sembrerebbe il più interessante e documentato incidente ufologico, il quale sarebbe stato scelto per un film.

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Il ricercatore Malcom Robinson autore del libro UFO Cases Files Of Scotland, descrisse la storia di due uomini che furono "addotti" ad Edimburgo, mentre erano in viaggio sulla strada A70. La ricercatrice linda Moulton Howe ha intervistato l'autore per farsi raccontare il rapimento simultaneo di Gary Wood e Colin Wright.

La sera del 17 Agosto 1992 verso le 20.00 i due uomini si trovavano sulla A70, una strada poco frequentata, circondata da campi, quando i due notarono un disco che era in volo sulla cima della strada di fronte a loro, a circa 50 metri dalla loro vettura.

L'oggetto era molto lucido, di colore nero ed era fermo a circa 6 metri dal suolo. I due uomini sapevano perfettamente come erano fatti gli aerei e gli elicotteri. I fari della vettura illuminavano l'oggetto che pareva essere due semisfere attaccate e con una sorta di gobba sulla parte superiore.

Inizialmente, stimarono che l'oggetto fosse circa 10 metri di diametro. Questa stima fu fatta prendendo come punto di riferimento i bordi stradali.

Decisero di proseguire il loro viaggio passando sotto l'oggetto dal quale scaturivano delle particelle pesanti, argentee scintillanti, come fiocchi di neve che scendeva proprio sopra la loro automobile. Immediatamente piombarono nel buio più completo, non potevano vedere il cruscotto o le loro mani davanti alla faccia. Pensarono di essere morti.

Le notti seguenti Gary e Colin fecero strani sogni, vedevano una misteriosa faccia grigia che si avvicinava a loro. In seguito scoprirono di avere sui loro corpi alcune cicatrici recenti che non avevano prima: sul torso, sulle braccia e Colin alla base del pene. Decisero di consultare Malcom Robinson, il quale gli suggerì di fare separatamente un'ipnosi regressiva per cercare di scoprire cosa fosse accaduto.

Nel 1994 consultarono separatamente un ipnoterapeuta qualificato per cercare di rivivere la sera del 17 Agosto. Le sedute rivelarono uno scenario di rapimento classico, ciascuno di loro era stato portato da alieni in stanze che parevano essere fredde.

"Avevano occhi a mandorla neri come l'inchiostro, avevano delle linee rosse, gialle e verdi come branchie e sotto gli occhi presentavano delle fessure rosso scure, gialle e verdi. Alcune di queste piccole creature avevano una specie di rientranza nella parte superiore della testa che davano l'impressione di volti a forma di cuore".

Ad un certo punto Colin ricordò di trovarsi all'interno di un cilindro di grandi dimensioni che pareva essere composto da vetro trasparente. Era un tubo di circa 3,50 metri di altezza. Era seduto nudo. Il tubo trasparente, era circondato da una nebbia. Colin continua: "C'era un alieno grande all'ingresso della sala e altri 3 alieni mi guardavano da fuori dal tubo. In ogni tubo che vidi c'erano delle persone dentro, senza vestiti, ma avevo difficoltà a distinguerli perché il tubo pareva essere ghiacciato".

"All'improvviso qualcosa usci dalla pavimento della nave, si diresse verso i miei occhi e cominciò a muoversi ed a roteare. Immediatamente, il cilindro iniziò a congelarsi". Ed è proprio in quel momento Colin iniziò a piangere. Non appena mostrò quella emozione, il cilindro arrestò il processo di congelamento per ritornare alla normalità. Colin non riusciva a muoversi. "Potevo solo muovere le palpebre, potevo vedere alla mia sinistra ed alla mia destra una dozzina di tubi simili con altre persone nude dentro, l'ho visto non ho dubbi!"

Mentre Colin Wright viveva quei momenti, Gary Wood era disteso su di un tavolo alzato. poi, un oggetto cilindrico come una lattina di colore argento si sollevò dal suolo e rimase sospeso in aria. Da una sporgenza del cilindro uscirono quelli che parevano essere due LED di color rosso, i quali cominciarono a girare sopra la sua testa. Improvvisamente Gary notò una pozza di liquido, un po' come il gel da barba che si mise a bollire sul pavimento della stanza, dalla quale emerse un piccolo essere grigio.

Apparentemente paralizzato, incapace di muoversi mentre era sul tavolo, Gary alzò lo sguardo e vide come una sorta di lente nera di forma ovale, che galleggiava in alto al centro della stanza. Gary spiegò che l'oggetto girava su se stesso. Misurava circa 1,50 m di larghezza e 80 centimetri in profondità. "Ero quasi ipnotizzato da questo oggetto. Cosa poteva essere? Che cosa è?"

Mentre Gary si trovava sdraiato e non poteva distogliere lo sguardo dall'oggetto galleggiante, un braccio grigio, sottile e trasparente con lunghe dita si abbassò sul suo petto. Gary era disteso nudo sul tavolo e due piccole creature si trovavano ai suoi piedi. Uno di loro aveva un oggetto luminoso a forma di diamante che emetteva impulsi color arancio. La creatura muoveva l'oggetto sul suo corpo. Un'altro essere entrò da un ingresso da una stanza illuminata.

Poi si diresse verso la sua sinistra verso una donna seduta sul pavimento nuda che era girata di spalle... Teneva le ginocchia verso il suo mento e le braccia cingevano le ginocchia. Piangeva e tremava forse dal freddo. I suoi capelli avevano la permanente ed avevano riflessi biondi. Molto delicatamente si voltò verso Gary che notò le lacrime che gli scendevano dal viso, poi si girò verso il muro e continuò a fissarlo. "La riconoscerei se la reincontrassi".

Gary continuò: "Alcune parole mi arrivarono nella mente e mi sforzai di capirle. Ero certo che queste parole non provenivano da me, non erano le mie. Dissi ad alta voce nella mia testa: "Perché me lo chiedi? E ricevetti: "Sanctuary". So cosa significa, ma perché me lo disse? In seguito, uno dei piccoli grigi disse: "Anche noi abbiamo delle vite come le vostre". E' tutto.

Malcom Robinson continua: "Quello che mi stupisce è che questi sequestri sono in corso da anni, perché hanno bisogno di quello che pare essere materiale genetico dagli ovuli e degli spermatozoi? Dicono che serva per rigenerare o ripopolare un pianeta in fin di vita.

Tu ed io, Linda, sappiamo che le donne che sono da sempre rapite e ri-rapite hanno visto il loro feto ibrido, metà umano e metà alieno. Gli alieni dicono loro: "E' anche vostro".

Linda Howe ha chiesto a Malcom se i due uomini hanno identificato la parola "Sanctuary" con il Pianeta Terra.

"Alcuni mesi più tardi, una notte, Gary si svegliò e vide con sua sorpresa uno degli esseri grigi ai piedi del suo letto. L'essere pareva essere sorpreso di essere stato scoperto. Gary era in pieno possesso del suo corpo ed alzandosi di fretta volle mostrare alla creatura tutta la sua frustrazione. "Saltai dal letto e gli scagliai un pugno sul viso, fu come colpire una bambola di cartapesta. Cadde saltando, fu divertente. Poi si fermò e corse attraverso il muro!"

Alle domande di Malcom, Gary si è detto sicuro che questi esseri non vorrebbero fare del male al genere umano e continua a ripetere che "Loro vogliono venire qui…"

Non si trovano distanti da noi, sono molto vicini alla Terra. Gary sostiene che sempre più rapimenti accadranno perché "hanno bisogno di noi", siamo molto importanti per loro, non vogliono distruggersi. Hanno solo bisogno di noi".



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MessaggioInviato: 20/09/2010, 10:13 
Le vicende dei bambini di Harare e degli alieni "acefali" di Voronezh (Mongolia interna)
Sono o non sono tra noi umani?


In Russia le creature senza testa

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L’anno 1989 fu un anno molto ricco di avvistamenti in URSS, e uno dei casi piu’ significativi, in quanto ebbe una risonanza mediatica a livello mondiale, fu certamente quello (o quelli, per meglio dire...) di Voronezh. I maggiori giornali italiani del 10 ottobre di quell’ anno e dei giorni successivi riportarono con risalto la notizia che l’ Agenzia Sovietica TASS aveva annunciato l’ atterraggio di un UFO e dei suoi occupanti nella citta’ di Voronezh, non lontano da Mosca, nientemeno che in un parco cittadino. L’ avvistamento avvenne nel tardo pomeriggio del 27 settembre 1989. Testimoni principali furono parecchi bambini di una scuola locale, che a quell’ ora fequentavano il parco “Yuzhnij”, e che come tutti i loro coetanei di questo mondo stavano giocando a pallone in uno spiazzo, oltre a un numero imprecisato di adulti che si trovavano in quel momento ad una vicina fermata dell’ autobus. Ma quello non fu che uno degli avvistamenti, anche se certamente il piu’ clamoroso, tra quelli che si verificarono in quei giorni a Voronezh e dintorni. Vi furono infatti diversi altri avvistamenti nella zona nel periodo tra il 21 settembre e il 2 ottobre di quell’anno. Anche i bambini, intervistati dai giornalisti recatisi la’ per raccogliere le testimonianze, sembrarono riferirsi nei loro racconti non tutti allo stesso avvistamento. Comunque, tornando all’ “atterraggio” nel parco di Voronezh, i fatti si svolsero all’ incirca come segue: intorno alle 18.30 del 27 settembrei bambini osservarono in cielo una luce rossastra, che si avvicinava muovendosi lungo una traiettoria orizzontale. Quando fu sulla loro verticale. I ragazzini poterono constatare che si trattava di un oggetto volante di colore rosso scuro, di forma sferica o leggermente ovoidale. L’ oggetto comincio’ a girare in tondo sopra di loro, come se stesse cercando un punto dove atterrare, poi si allontano’ scomparendo. Dopo alcuni minuti pero’ ricomparve nello stesso punto, rimanendo sospeso immobile sopra i bambini, dopodiche’ inizio’ a scendere verso terra. Quando fu arrivato a un metro e mezzo circa dal suolo, su un lato dell’ oggetto si apri’ un portello, dal quale si affaccio’ una figura dall’ aspetto umanoide. Aveva una corporatura robusta, ma i movimenti goffi e lenti. L’ essere sembrava “senza collo”, ed aveva una testa piccolissima, come un rigonfiamento a forma di semisfera appoggiata fra le spalle, e dove si potevano intravedere tre “occhi” luminosi, uno dei quali (quello centrale) si muoveva esplorando tutt’ intorno. Al posto del naso c’ era un “foro”, e sul petto si poteva notare quello che sembrava un “disco”. Il tutto si puo’ osservare negli schizzi disegnati dai bambini. Dopo essersi guardato intorno, l’ “essere” richiuse il portello, e dall’ oggetto spuntarono quattro “gambe” o sostegni di appoggio, e l’ oggetto si posò dolcemente al suolo. Le dimensioni della “sfera” furono stimate tra i 10 e i 15 metri, quando fu posata al suolo. Dopo che l’ oggetto fu atterrato, il portello si riapri’ e ne uscirono due (o tre, o addirittura quattro, a seconda delle testimonianze e delle fonti) creature, di cui una più piccola, e l’ altra (o le altre...) uguale a quella prima descritta, cioé “acefala”. L’altezza di queste creature “acefale” era attorno ai 3-4 metri. Erano vestite con una tuta argentea, e portavano stivali color bronzo. L’ essere piu’ piccolo, descritto dai bambini come un “robot”, si mise in movimento camminando in modo meccanico, non appena l’ altro “umanoide” lo toccò. Il gruppo si mise quindi a girare lentamente e goffamente attorno al veicolo atterrato. L’essere più alto emetteva dei suoni che parevano ordini, e dal suo petto scaturì un raggio luminoso che tracciò sul terreno un triangolo di una cinquantina di centimetri di lato, che rimase illuminato per qualche secondo. Un dei bambini, particolarmente spaventato, si mise a gridare, e l’ alieno piu’ alto lo fissò con tutti e tre gli occhi fortemente illuminati, paralizzandolo. Tutti i bambini presenti si misero allora a urlare di paura, e a quel punto non è ben chiaro se gli esseri e l’oggetto stesso scomparvero di colpo dalla scena, oppure se gli esseri rientrarono nell’oggetto e l’ oggetto decollò. In ogni caso dopo qualche minuto l’oggetto riapparve, per riatterrare nello stesso punto. Ne discese l’essere più alto, questa volta tenendo in mano una specie di “tubo” lungo circa 50 centimetri che portava a fianco, e che puntò contro il ragazzino di 16 anni che evidentemente aveva dato più “fastidio” urlando e allarmando tutti gli altri, centrandolo con un raggio luminoso e facendolo “scomparire” nel nulla.
Dopodiché l’essere, dopo aver armeggiato ancora lì attorno evidentemente per finire le sue cose, rientrò nella sfera e l’oggetto decollò. Subito dopo il decollo il ragazzino “smaterializzato” ricomparve sulla scena, senza peraltro ricordare nulla di quanto nel frattempo gli era successo. Sul luogo dell’ atterraggio venne trovata una depressione circolare di circa 20 metri, con quattro “orme” incise nel terreno e disposte a rombo, di diversi centimetri di profondità. Il peso dell’oggetto atterrato, in base alla profondità delle impronte, fu stimato attorno alle 11 tonnellate. Un altro “buco” nel terreno, di diametro pari a 2,5 centimetri e profondità 37 centimetri, venne trovato poco distante, come se gli “esseri” avessero prelevato dei campioni di terreno. Una testimonianza collaterale piuttosto significativa, oltre a quelle dei bambini, fu fornita da un sergente della Milizia, Serghey Matveyev, che si trovava a passare nei pressi del Parco verso le 19, e che riferì di avere notato in cielo come una “sfera rosso fuoco” che percorreva il cielo a bassa quota e con traiettoria orizzontale. Zhenja Blynov, uno dei ragazzini testimoni dell’atterraggio, fu più volte intervistato dalle TV locali e nazionali, e diventò ben presto una celebrità. La sua intervista fu trasmessa dal telegiornale nazionale “Vremja”, in un servizio di circa 15 minuti andato in onda il giorno 11 ottobre, e tale intervista fu pure ritrasmessa dai vari telegiornali del mondo, tra cui quelli della nostra RAI. Un fatto curioso è che la descrizione dell’ UFO e dei suoi occupanti è sorprendentemente uguale a quella un altro incontro del terzo tipo avvenuto ai primi di giugno di quell’anno nel villaggio di Konantsevo (distretto di Kharovsk, nella regione di Vologda), e che venne riportato ampiamente sia dalla stampa sovietica che da quella occidentale. Di questo avvenimento diede notizia il 30 giugno il giornale dell’ Armata Rossa, la “Krasnaja Zvjezda”, riportando un comunicato della TASS del 23 giugno. Secondo tale notizia, vari testimoni sparsi per i villaggi della zona avrebbero osservato per mesi strani oggetti nel cielo. Il primo avvistamento avvenne verso le ore 23 del 24 aprile, quando due donne videro un oggetto argenteo quadrangolare lungo circa 12 metri, da cui partì un raggio di luce che permise alle donne di vedere all’ interno dell’UFO

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quattro esseri simili a uomini, alti e vestiti con una tuta scura. All’incirca alla stessa ora, almeno altri due gruppi di testimoni indipendenti osservarono nella stessa zona il passaggio a bassa quota di un oggetto luminoso.

Il 26 maggio sempre dello stesso anno un enorme oggetto a forma di “fungo” luminoso venne osservato ai margini di un bosco da un’insegnante, la cui auto si arresto’ improvvisamente quando si venne a trovare a un centinaio di metri dall’ oggetto. Sul posto vennero trovate due depressioni nel terreno, e alcune piante spezzate.

Ma questi avvistamenti non furono che il preambolo del fatto principale, di cui fu testimone il 6 giugno una dozzina di ragazzini della scuola locale, mentre stavano tornando a casa. Uno di loro improvvisamente avvistò una strana “stella” giallastra che rapidamente si avvicinò, diventando una palla luminosa piu’ grande di un’ automobile, e che infine si arrestò proprio sopra le case del villaggio di Konantsevo, per dirigersi poi verso un prato a circa 500 metri dai bambini, che si misero a gridare e a piangere dallo spavento. L’oggetto, una volta atterrato, sembrava essere di 3-4 metri di diametro. Improvvisamente la “sfera” si divise in due semisfere, aprendosi come un guscio, e tra di esse comparve un essere scuro, piu’ alto di un uomo, con un tronco tozzo e corto, gambe lunghe, braccia affilate pendenti fino a terra e con al posto della testa quello che sembrava essere un “rigonfiamento” ovale che univa le due spalle. Visto di profilo, l’ essere sembrava “piatto”, come una tavola. Sul petto portava una specie di “disco luminoso”, dello stesso colore della sfera. A questo punto i ragazzini notarono sul sentiero una donna con in testa un fazzoletto rosso che, ignara della presenza dell’ UFO, si stava dirigendo verso il villaggio. I bambini le urlarono di non avvicinarsi agli “Alieni”, ma la donna non li sentì, e quando si trovò nei pressi dell’ essere, entrambi scomparvero senza alcun rumore. Di lì a qualche secondo la donna “ricomparve” a qualche centinaio di metri di distanza, e si allontanò urlando. ( [:2] )

Intanto una seconda sfera, uguale alla prima, fece la sua comparsa in cielo, ed esattamente come la prima, dapprima atterrò, quindi si suddivise in due semisfere tra le quali comparve un altro essere “acefalo”. Poi comparve una terza sfera, con la stessa scena successiva, e poi una quarta, da cui pero’ non usci’ piu’ alcun essere. Il tutto durò circa mezz’ ora, dopodiché le sfere scomparvero cosi’ come erano comparse, con i loro strani “equipaggi”. I casi di umanoidi “acefali” sono piuttosto rari nella casistica ufologica; si può dire che furono una particolare “caratteristica” dell’ondata di avvistamenti UFO in URSS di quell’anno.

Oltre a Voronezh e al testé menzionato caso di Konantzevo-Kharovsk, due incontri pressoché contemporanei con Entità “acefale” avvennero intorno alla metà di luglio nei pressi delle fattorie collettive (Kolkhoz) Rassvjet e Gorki, non lontano da Perm, nella zona degli Urali. Poco prima della mezzanotte del 16 luglio, diverse persone notarono nella zona la presenza di due oggetti luminosi che volavano a bassa quota, e che sembravano restare sospesi a poche centinaia di metri da terra. Alle 4.30 del mattino una donna che stava recandosi presso una delle fattorie noto’ una figura umana che le si avvicinava rapidamente. L’essere era completamente nero, senza testa e con lunghe braccia, e svanì di colpo quando si trovò a circa 20 metri dalla testimone, che alla vista di quell’essere era rimasta paralizzata dal terrore, per poi mettersi a correre verso le case. Voltandosi, vide lo strano essere che intanto era ricomparso, e che proseguiva nella direzione opposta. Altre figure “nere” e “acefale” furono osservate anche da due contadini i quali, stando nascosti dietro un mucchio di fieno, le videro attraversare rapidamente un campo a 300 metri di distanza da loro, e nelle notti successive almeno altre dieci persone notarono le stesse entità, nella stessa zona, in momenti e luoghi differenti.

Pochi giorni dopo i fatti di Voronezh, ma prima che questi ultimi venissero riportati dalla stampa, altri “umanoidi acefali” vennero osservati nel villaggio di Konstantinovka, nella Siberia Orientale. Verso le ore 2,40 della notte tra l’1 e il 2 ottobre, una donna vide dalla finestra di casa sua che il cortile era illuminato a giorno. Improvvisamente un oggetto a forma di “cupola” semisferica di circa una decina di metri di diametro si abbassò sulla cascina antistante, ed atterro’ proprio sopra il tetto, o rimase sospeso a pochi centimetri da esso. Ne uscì una creatura umanoide alta circa 4 metri, e con la solita “cupoletta” appiattita al posto della testa. Un secondo essere lo seguì, e i due scesero fino a terra aggrappandosi con le lunghe “mani” al bordo del tetto. La donna si chiuse in casa terrorizzata, e quando dopo un pò uscì non vide più nulla. Sul tetto della costruzione non vennero trovate tracce dell’atterraggio. La donna eseguì uno schizzo di quanto aveva visto, schizzo che viene proposto a testimonianza dell’evento.

Il 1989 fu quindi un anno molto ricco nel quadro ufologico russo, e ricordiamo che proprio in quell’anno, la notte del 2 novembre, ci fu l’incontro ravvicinato del terzo tipo di due camionisti, Oleg Kirzhakov e Nikolay Baranchikov, nei pressi di Plesetzk, nel corso del quale uno dei due, Oleg, venne invitato a bordo del disco. Avvistamenti “ordinari” di UFO avvennero un pò su tutto il territorio dell’ URSS, durante quel fatidico anno: l’8 giugno il quotidiano del Partito Comunista, la Pravda, riferiva che numerose persone avevano assistito ad una vera e propria “parata” di dischi volanti nella regione del Lago Ladoga. Per ben mezz’ora alcuni cacciatori, automobilisti e agenti della polizia stradale, si videro sorvolati da un intero “servizio di piatti volanti”, ben due dozzine, che avanzavano lentamente e maestosamente in cielo. L’oggetto più vicino sembrava costituito come da due dischi biancastri, fra i quali c’era come una fila di finestrelle scure, e che ruotava lentamente attorno al proprio asse. In diverse occasioni vi sono poi state osservazioni “ripetitive”, protrattesi cioé per più giorni, come a Dushanbe’, nel Tadzhikistan, dove per tutto il mese di novembre numerosi abitanti osservarono “sfere gialle” da cui talvolta scaturivano potenti raggi di luce rossa, blu e verde. Si sono avuti anche casi classici di “evoluzioni” e “manovre” anche complesse, come a Cheboksary, in Tatarstan, dove la sera del 4 dicembre numerose persone notarono la presenza, sulla verticale della città, di una squadriglia di ben sei oggetti discoidali, tre più grandi e tre più piccoli, cui ben presto si aggiunse un settimo disco; erano simili a piatti capovolti uno sull’altro, ed ognuno aveva tre oblò illuminati da luci di diverso colore. Dopo circa mezz’ora di evoluzioni, sei dei dischi si allontanarono verso l’alto a velocità impressionante, mentre l’ultimo rimase fermo ancora un pò, per poi scomparire anche lui verso l’alto.

Questi in sintesi alcuni delle centinaia di avvistamenti che sono stati riportati dalla stampa locale e nazionale nell’ URSS di quel 1989. Il caso di Voronezh quindi non fu che la “punta dell’ iceberg”, ed è opportuno che tale avvenimento non cada nell’ oblio, data la sua peculiarità e la sua risonanza che ebbe a livello mondiale, inquadrato nella lunga serie di avvistamenti nell’ URSS, in quegli anni ormai giunta al suo tramonto storico....

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MessaggioInviato: 22/09/2010, 15:17 
L'incontro "particolarmente" ravvicinato di due camionisti russi


La storia dei due camionisti russi protagonisti di un incontro ravvicinato, anzi, direi ultraravvicinato, con un disco volante ed entità particolari. E' una vicenda di tanti anni fa, accaduta quando la Russia era ancora Urss, ma non per questo meno affascinante. Non solo: tanti, probabilmente, non l'avevano nemmeno sentita menzionare. Questa è la sintesi inviatami appunto da Mosca. E' completata dalla foto di uno dei due camionisti mentre viene intervistato dalla televisione sovietica, dal disegno del disco volante (visto dall'esterno e dall'interno) e dallo schizzo della situazione in cui si erano venuti a trovare, con la strada e l'oggetto parcheggiato a lato di una curva. In quella stessa zona gli esseri avrebbero chiesto di accendere un fuoco.

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La notte tra l'1 e il 2 Novembre del 1989, due camionisti, Oleg Kirzhakov e Nikolay Baranchikov, stavano tornando a Mosca da Arkhanghelsk con il loro camion. Quando giunsero nei pressi delle cittadina di Jemtza, nei pressi di Plesetzk, all’improvviso i fari del camion illuminarono un grande oggetto rotondo posato accanto alla strada. Dopodiché il camion si fermò e il suo impianto elettrico si bloccò. Oleg decise di uscire a vedere. Nell’intervista alla Tv sovietica, Oleg raccontò nei dettagli che cosa vide e che cosa successe in seguito. Il secondo camionista, invece, rimase seduto in cabina e notò che il suo cane, prima tranquillamente accucciato sulle sue ginocchia, balzò dietro come in preda al terrore e andò a nascondersi sotto la brandina. Oleg, uscito dal camion, si trovò davanti a un disco metallico di una cinquantina di metri di diametro, che non presentava alcuna giuntura né apertura, ad eccezione di alcune file di "oblò" disposte a scacchiera. Oleg, però, non riuscì ad avvicinarsi al disco: pareva bloccato e respinto da una barriera invisibile. Rimase immobile a guardare la scena, ma non poteva avanzare a causa della barriera invisibile. In quel momento comparve davanti ai suoi occhi una scritta in russo, come inquadrata in uno schermo che sembrava proiettato a circa un metro di distanza da lui. Sullo schermo era scritto: ''Occorre accendere un fuoco''. Oleg allungò una mano verso la scritta, ma nell’aria non sentì niente. camion2.png
Anche il secondo camionista, Nikolay, che stava osservando la scena dalla cabina, confermò di aver visto Oleg protendere la mano in avanti come per toccare qualcosa; però confermò a sua volta di non vedere nulla. Oleg comprese che la scritta non era nell'aria, ma era proiettata direttamente nella sua mente. Era un messaggio telepatico, cui ne seguirono altri. Oleg, pensando che occorresse veramente accendere un piccolo falò, tornò al camion, prese dell'alcool e dei fiammiferi tornò sul posto e accese il fuoco. In quel momento la ''barriera invisibile'' scomparve e sul fianco del disco comparve un portello di circa 2 metri di altezza per uno e mezzo di larghezza. Oleg vide una luce provenire dall' interno e una figura indistinta avanzare ed uscire dal disco. Oleg la descrisse come una ''silhouette'' senza un contorno preciso, come se fosse avvolta da una cortina di fumo. La “silhouette” si avvicinò al fuoco e Oleg retrocesse inciampando. Quando si rialzò la ''silhouette'' era rientrata nel disco. L'oggetto posava su tre appoggi simmetrici ed era inclinato verso la strada. Oleg si domandò se fosse pericoloso entrarci. Nella sua mente comparve il solito schermo con la risposta: ''No, non è pericoloso; entra pure, se vuoi''. Oleg si avvicinò al disco, ma non sapeva come entrare, visto che il portello non era accessibile al suo livello. In quel momento spuntò un mancorrente, prima in orizzontale e poi in verticale, che arrivò fino a terra. Come Oleg toccò il mancorrente, si trovò automaticamente dentro il corridoio d'ingresso. Era lungo circa 7/8 metri e ci passava comodamente una persona di statura medio-alta.

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Percorso tutto il corridoio, Oleg si trovò in una grande sala rotonda, larga circa una ventina di metri e sovrastata dalla cupola. Oleg notò altri cinque passaggi simmetricamente disposti a raggio attorno alla sala. Vicino ad uno di questi vide tre ''esseri'' uguali a quello che era uscito dal disco. Sulle pareti c'erano grandi pannelli con simboli colorati di forma geometrica; di fronte ad uno di questi pannelli stava una consolle con un lungo divano retrostante. La consolle poteva spostarsi di fronte a ciascuno di tali pannelli, perché poteva ruotare col pavimento stesso. Su una parete vi era infine un grande schermo. Non mancavano pure degli oblò rotondi, disposti simmetricamente tra di loro e corrispondenti a quelli che comparivano sulla parte esterna del disco. Seguì uno scambio di domande e risposte telepatiche tra Oleg e le entità venute dalle stelle. ''Venite dalla nostra galassia?'' ''Sì, la nostra stella si trova nella tua galassia''. In quel momento la luce interna si affievolì e sulla cupola comparve la volta stellata. Una stella si illuminò più delle altre. ''Venite da lì?''; ''Sì, proprio da quella stella''. ''Venite da un unico pianeta?''; ''No, da diversi pianeti''. ''Le vostre missioni sono pacifiche?''; ''Sì, hanno carattere scientifico''. ''Come funziona la vostra astronave?''; ''Mediante campi elettromagnetici''. Oleg realizzò che la conversazione telepatica avveniva ormai senza bisogno dello ''schermo con le lettere”, semplicemente le domande e le risposte si alternavano susseguendosi sotto forma di pensieri. Oleg, da buon russo generoso, pensò di regalare loro il suo orologio… ''Non ti disturbare, noi possiamo sapere tutto e abbiamo informazioni capillari anche su ognuno di voi, se vogliamo''. Gli dissero la sua temperatura interna corporea e altre sue caratteristiche personali. Fu allora che Oleg intuì che il ''mancorrente'' esterno non era solo servito come mezzo di teletrasporto, ma anche come ''sonda'' che lo aveva completamente scannerizzato. A quel punto lo schermo centrale si illuminò e Oleg vide, come in uno specchio, una sala rotonda simile a quella in cui stava lui. Gli venne spiegato che in quello schermo ora si vedeva la sala di un'altra nave e poi ancora quella di un'altra. Dopodiché, a conferma di quanto gli esseri avevano detto a Oleg ("Abbiamo informazioni capillari su di voi"), comparve una scena del telegiornale Russo ''Vremja''. A quel punto da uno dei corridoi fuoriuscì una quarta entità. Oleg avvertì una certa ''attività'' tra gli esseri alieni e gli venne istintivamente da chiedere: ''Dovete andare?''. ''Sì, dobbiamo partire'', fu la risposta. ''Posso raccontare ciò che ho visto?'', aggiunse Oleg. ''Sì, racconta pure tutto. Se ti sentirai in pericolo, noi possiamo venire da te in meno di 15 minuti''. Oleg si diresse verso l'uscita e scese a terra. Quando si trovò a qualche metro dal disco, si voltò e non vide più il portello, come se si fosse completamente fuso col resto della superficie. Pensò: ''Sarà pericoloso stare qui?''. In un attimo ebbe la risposta: ''No, rimani pure, ci vedrai partire''. Al che Oleg vide il disco illuminarsi e come descrisse successivamente in una sequenza disegnata, dapprima una flangia anulare esterna ruotò in senso antiorario, poi la cupola si mise a girare in senso orario. Il colore da rosa tenuo divenne giallo intenso e il disco assunse l'aspetto di una sfera infuocata che dapprima si staccò dal terreno e poi si alzò di qualche metro; infine, in un baleno scomparve verso l'alto e si fuse con le stelle del cielo. Oleg tornò verso il camion e notò che dietro di esso vi erano un altro mezzo pesante e una vettura. I relativi occupanti confermarono di aver visto tutto e aggiunsero di non essersi potuto avvicinare a causa di una barriera invisibile, che evidentemente si era spostata più in là rispetto all'inizio. Gli occupanti chiesero ad Oleg: "Era un Ufo?''. ''Forse…'' rispose laconico il camionista...

Ecco il testo dell'intervista

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Il racconto inizia con le parole del giornalista, che riporta quanto successe quella notte tra il giorno 1 e il giorno 2 novembre 1989 non lontano dalla cittadina di Jemtza, vicino a Plesetsk; il camion “Kamaz”, guidato da Oleg Kirzhakov e dal suo collega Nikolay Baranchikov, subito dopo una curva improvvisamente illumina uno strano oggetto a forma di disco, poggiato per terra a fianco della strada. L’intervista parte con le parole del secondo autista, Nikolay Baranchikov: riferisce che il suo cane, accucciato vicino a lui, come spaventato da qualcosa di inconsueto balzò improvvisamente dietro il sedile e andò a sistemarsi sotto le brandine senza più muoversi da lì. Nel frattempo Oleg dice: “Io vado a vedere”. Nikolay cerca di dissuaderlo, sottolineando che non sapevano che cosa avevano davanti a loro e che poteva essere pericoloso scendere. Ma Oleg non lo sta a sentire e scende ugualmente.

OLEG: Volevo andare più vicino per vedere di cosa si trattava, ma non potevo procedere perché sentivo come una specie di barriera invisibile, che mi impediva di andare avanti. Intuii comunque che mi trovavo davanti a un qualche tipo di apparecchio volante. Improvvisamente, alla distanza del mio braccio teso, vidi come uno “schermo” proiettato davanti a me, con sopra una scritta, in lingua russa e con lettere color rosso-porpora, che formavano le seguenti tre parole: “occorre fuoco acceso”. Lì per lì non capii cosa volesse dire e provai a tendere la mano verso questo “schermo”, ma mi accorsi che non c’era; forse era proiettato nella mia mente.
GIORNALISTA: Cioè, in altre parole non era un qualcosa di reale?
OLEG: Sì, proprio così, io provai a toccarlo, ma in realtà non c’era nulla nell’aria da toccare.
GIORNALISTA: Nikolay, lei ha visto quella scena?
NIKOLAY: Sì, certo, ho visto il momento in cui Oleg tendeva in avanti il braccio, muovendo la mano ripetutamente come se cercasse di toccare qualcosa davanti a lui

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GIORNALISTA: Non l'ha stupita questa cosa?
NIKOLAY: Certo, mi ha stupito…
OLEG: Io per qualche minuto mi son messo a pensare a che tipo di “fuoco” potesse fare riferimento quel messaggio, dopodiché decisi che… era proprio necessario accendere un fuoco, un comune falò, acceso lì vicino al disco in qualche modo. Così tornai verso il camion e notai che la ''barriera'', che prima mi fermava, ora o era sparita o si era spostata più in là; insomma, non la sentivo più. Mi avvicinai al camion e presi un boccettino di alcool, di quelli che noi teniamo sempre per sghiacciare i vetri; richiusi la porta e ritornai là dove ero stato poco prima. Raccolsi delle foglie e dei rami secchi e diedi loro fuoco. Fu allora che vidi che sul fianco di quell’apparecchio si formò un “varco”, che prima non c’era. La parete prima era completamente liscia e non vi era traccia di aperture di alcun genere. Dall’interno di quel varco veniva una luce e vidi che lungo quel varco si faceva avanti un “qualcosa” che si dirigeva verso di me. Mi spaventai e, impaurito, feci qualche passo insietro.
GIORNALISTA: Come appariva quel “qualcosa” che avanzava verso di lei?
OLEG: Era come una “silhouette”, o per meglio dire come un’ “ombra”…
GIORNALISTA: Quella “forma” che si muoveva uscì dall’apparecchio?
OLEG: Quando la vidi, inizialmente non uscì; poi quando iniziai a retrocedere, inciampai e caddi all’indietro. Quando rialzai lo sguardo verso la scena vidi che l’Entità non solo era uscita dall’apparecchio, ma si era avvicinata al mio “falò” e si stava quindi nuovamente dirigendo verso l’oggetto, per poi rientrarvi. Decisi di fare qualche passo in avanti e notai che la scatola di fiammiferi che avevo appoggiato a terra non c’era più. Pensai tra me e me: “Ma cosa sarà questa cosa…? Si potrà andare vicino a vedere cos'è?...” –. In quel momento rividi davanti a me lo schermo e vi fu una risposta affermativa. Quindi, dal momento che non c’era pericolo, decisi di avvicinarmi al portello. L’apparecchio era poggiato su tre sostegni, anzi su due perché sul davanti era inclinato e poggiava in realtà su tre fusti di albero, che aveva piegato e spezzato col suo peso. Quando fui vicino, notai che non c’erano scalini o rampe, nulla che potesse rassomigliare a un qualche meccanismo di sollevamento utile per poter entrare. E il portello era piuttosto in alto, non alla mia portata.
GIORNALISTA: Questo portello di che dimensioni era?
OLEG: Era di circa due metri di altezza e di un metro e mezzo di larghezza. Pensai: ma come farò io a entrare là dentro? In quel momento fuoriuscì dalla parete posta a fianco del portello una specie di “asta”, che si protrasse prima in avanti orizzontalmente, poi in basso verticalmente verso il terreno. Sembrava un mancorrente. Mi ci appoggiai istintivamente con la mano e nel momento stesso in cui lo toccai mi ritrovai all’ interno del vano. Mi venni a trovare in un corridoio piuttosto buio e dopo averlo percorso, per una lunghezza di circa 7-8 metri, giunsi in un’ampia sala rotonda, ai cui lati partivano a raggiera altri “corridoi” identici a quello che io avevo percorso. Vicino ad uno di questi corridoi si trovava una di quelle Entità, alta circa 2 metri, circondata da una “nebbia” scura, i cui contorni mutavano continuamente, in maniera cangiante e fluttuante. Notai, sulle pareti della sala, dei pannelli colorati e lungo il suo perimetro una consolle con un lungo divano davanti; la consolle si poteva muovere col pavimento stesso in senso rotatorio, spostandosi di fronte ai vari pannelli posti sulle pareti. Su tali pannelli erano disposti degli strumenti e delle figure geometriche colorate in loro corrispondenza. Vidi altri due esseri che si unirono al primo, pure quelli alti circa due metri e definiti da quella “nebbia” scura dai contorni cangianti. Chi erano mai quegli esseri…? Da dove venivano…?


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In quel momento, in risposta evidentemente alle mie domande, la luce nella sala iniziò ad affievolirsi e sulla cupola comparve la volta stellata; una stella si mise a brillare più delle altre e ad ingrandirsi. “E' da quella stella lì che venite?...” pensai –. “Sì” – fu la risposta, giunta per via telepatica –. “Questa stella si trova nella nostra Galassia?” – .“Sì” – fu nuovamente la risposta. La paura mi stava a poco a poco abbandonando, mi feci coraggio e feci altre domande. “Che tipo di apparecchio è questo?” – .“E’ un modulo di viaggio spaziale” –. “Qual è lo scopo della vostra spedizione?” –. “Scientifico” – fu la risposta. Notai che, mentre mi rispondevano, non vedevo più quello “schermo” iniziale, percepivo semplicemente le risposte alle mie domande nella mia mente. Io pensavo senza parlare, loro rispondevano alle mie domande direttamente nella mia mente. “Venite da un solo pianeta o da diversi?” –. “Da diversi”. “In genere le vostre spedizioni hanno intenzioni buone o no?” –. “Buone”. Mi venne il desiderio istintivo di fare loro un regalo, volevo regalare loro il mio orologio. Mi dissero: “No, non è necessario; noi abbiamo informazioni completa su di voi” –. Mi dissero che se volevano potevano avere informazione complete su ciascuno di noi, e mi dissero alcune cose come la mia temperatura corporea e altro riguardante me e la mia persona. Presumibilmente quel “mancorrente” che stava vicino al portello era servito, oltre che per farmi salire sull’apparecchio, anche per “rilevare” i miei dati e le mie caratteristiche personali. Poi chiesi come funzionava l’apparecchio. Mi risposero semplicemente “mediante campi elettromagnetici”. Che tipo di “motore” avesse quella cosa non lo chiesi, tanto non lo avrei capito. Chiesi invece cos’era un grande pannello che campeggiava nel mezzo di una delle pareti. Mi dissero che era un sistema di visione. Su di esso comparve, come se fosse riflessa in uno specchio, una sala apparentemente uguale a quella in cui mi trovavo. Anzi, pensai che fosse la “nostra” sala, ripresa da una qualche telecamera che filmava l'interno della sala stessa. Ma io lì non mi vedevo e la sala, a guardarla attentamente, aveva una configurazione leggermente diversa da quella in cui mi trovavo. Mi dissero che era la sala di un’altra nave spaziale. Poi la scena cambiò e comparve … il nostro telegiornale russo, Vremja. Fu allora che da uno dei corridoi vidi un quarto Essere che si avvicinò ai primi tre. Notai una certa “attività” tra di loro, al comparire della quarta Entità. Non che “parlassero”, ma si vedeva che si muovevano come se si comunicassero qualcosa. Capii che stava per succedere qualche evento nuovo e mi riprese una sensazione di paura. Chiesi mentalmente “Forse dovete partire?...”–. “Sì ” fu la risposta. “Posso raccontare quanto ho visto?” – .“Sì” – .“Vi potrò rivedere?” – .“Se sarai in pericolo potremo essere da te in 15 minuti” – fu la risposta. Mi voltai e andai verso il portello. Mi ritrovai a terra e quando mi voltai indietro, fatti alcuni passi per allontanarmi, non vidi più alcun segno del portello. Era come sparito e la parete era completamente liscia. Pensai: devo allontanarmi in fretta da qui, stanno per partire, e può essere pericoloso stare da queste parti… “No, puoi restare lì, se vuoi; non c’è alcun pericolo, ci vedrai partire” – fu di nuovo la risposta telepatica. Dopodiché la flangia sotto la cupola cominciò a ruotare in un senso e la cupola si mise a ruotare prima lentamente e poi sempre più velocemente nell’altro senso.
NIKOLAY: Maggiore era la velocità di rotazione, più brillante diventava il colore: prima bianco-rosato, poi giallo sempre più intenso.
OLEG: Prima si vedevano come delle “fasce” colorate, poi il colore diventò uniforme e il tutto si trasformò in una specie di “palla infuocata”. L’oggetto in quel momento si staccò dal terreno e senza fare alcun rumore si alzò in aria. Poi spiccò il volo e sparì fondendosi nel nero della volta stellata... Tornai verso il camion e notai che dietro c’erano altri due mezzi, un camion come il nostro e un'auto. I loro occupanti erano usciti, ma dissero di non essersi potuti avvicinare perché avevano percepito quella barriera invisibile che li bloccava, proprio come era successo a me all’ inizio. Avevano assistito alla scena. Mi chiesero: “Ma cos’era? Un Ufo?” –. “Forse…” risposi.

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L'abduction di Antonio La Rubia


Proseguendo l'opera di rivisitazione di episodi a torto poco noti e dibattuti della casistica internazionale relativa al contatto con le entità degli UFO, parliamo dell'incredibile avventura occorsa due decenni orsono al brasiliano Antonio La Rubia, un autista di autobus trentatreenne vittima di un sequestro operato da stranissime entità robotiche discese da un grande oggetto discoidale e i cui postumi furono in lui dati da un abnorme stato febbrile che lasciò allibiti gli stessi medici.
"All'interno del disco mi sembrava di bruciare vivo!" ebbe a dichiarare il giovane - da poco reduce dalla clamorosa esperienza - alla dottoressa Estrelita Ferrera Pereira ed allo psicologo Neli Carbonell David, impiegati presso la stessa compagnia presso la quale egli lavorava.
Il caso La Rubia venne indagato da una figura storica dell'ufologia brasiliana, Irene Granchi, che in una intervista concessale dal giovane, poche settimane dopo il rapimento e da cui questo racconto è desunto, raccolse tutti i particolari di quella che è da considerarsi una sconcertante vicenda, i cui riscontri obbiettivi sul soggetto e le analogie con altri episodi registrati su scala mondiale, pongono un inquietante interrogativo sulle finalità perseguite in rapporto all'uomo dalle entità che si celano dietro la fenomenologia delle abductions.


Quello strano "capolinea"

Antonio La Rubia all'epoca risiedeva a Paciencia, un borgo a 45 chilometri da Rjo De Janeiro e, per via del suo turno di servizio, era solito alzarsi alle primissime ore del mattino, per incamminarsi alla volta del deposito delle Linee Orientali.
Quella mattina del 29 settembre 1977, come consuetudine, dopo una levataccia, era uscito di casa verso le 2,15. Il suo stato d'animo era relativamente disteso, non fosse che per la paura di subire un'aggressione o una rapina, essendo le strade del paese completamente deserte a quell'ora.
Poco prima di arrivare alla fermata presso la quale, di norma, l'attendeva il pulmino che l'avrebbe portato in ditta, mentre stava transitando in prossimità della piccola piazza del paese, egli notò che il proprio orologio si era stranamente bloccato; volto lo sguardo in direzione di un campo limitrofo, in buona parte immerso nell'oscurità, scorse improvvisamente la sagoma di un grande oggetto di colore grigio scuro, lì apparentemente parcheggiato, che successivamente descriverà "simile ad un enorme cappello" largo settanta metri.
Avvicinatosi per verificare di cosa si trattasse, realizzò che quel presunto "veicolo" era troppo strano per poter anche solo vagamente somigliare all'autobus della Compagnia. Preda di un incontrollabile sconcerto, che rapidamente si stava trasformando in paura, Antonio presagì che quell'inusitato oggetto fosse lì proprio per lui e, d'istinto, cercò di allontanarsi dalla scena di quell'assurdo capolinea. Non aveva mosso che due passi quando una vivissima ed intensa luce blu illuminò a giorno l'intera zona ed il suo corpo d'incanto si bloccò, alla stessa stregua di quanto era capitato al suo orologio, congelandone la fuga!


Prigioniero di un incubo

Accanto ad un palo elettrico, Antonio scorse a pochi metri da lui tre piccole stranissime figure: erano alte circa un metro e mezzo;

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la loro testa ricordava un pallone da rugby ed era attraversata longitudinalmente da una fila di "specchietti". I loro corpi, tarchiati, presentavano un ampio "torace", dal quale si dipartivano due arti simili alle proboscidi degli elefanti, che si assottigliavano progressivamente in una specie di punta terminale. Una sostanza ruvida, a scaglie, ne ricopriva il tronco, che si arrotondava verso il basso in un'unica gamba, a sua volta terminante in una specie di piattaforma, che ricordava abbastanza certi noti sgabelli.
"Mi sentivo come inchiodato al suolo e vidi quei due esseri afferrarmi... Intorno regnava il più totale silenzio. Non ricordo come entrai nel disco; mi ci trovai improvvisamente, fluttuante tra due file di una dozzina di quegli esseri, su ogni lato."
Antonio si trovava in una specie di corridoio, apparentemente fatto di un materiale simile all'alluminio. Era percorso da un brivido. Rivolto lo sguardo dietro di sé, vide dall'alto allontanarsi il campo che aveva appena lasciato ed ebbe l'impressione che il disco fosse trasparente. D'improvviso si riaccese la luce blu e si ritrovò in una grande stanza circolare.
"Vidi allora una cinquantina di quegli esseri. Era come se mi sentissi chiuso in una campana di vetro ed avevo l'impressione che essi stessero comunicando tra loro, dato che volgevano l'un l'altro le teste, come per dirsi qualcosa."
Antonio, che si era invano dibattuto sino a quel momento incapace di emettere alcun suono, riuscì improvvisamente ad urlare all'indirizzo di quegli esseri: "Chi siete? Cosa volete?"
Con sua grande sorpresa le creature caddero tutte al suolo come birilli ed egli attribuì la cosa all'effetto sonoro della sua voce. La luce blu si riaccese, fortissima, accecandolo. Lui continuò affannosamente a dibattersi, sia per la paura, sia perché da quando era entrato nel disco aveva preso ad avvertire difficoltà respiratorie.
Ora non sentiva più il proprio respiro, ma recepiva paradossalmente quello delle entità, cosa che lo stupì in quanto le credeva dei robot.
L'unica installazione nella grande sala disadorna, oltre lo schermo, era data da una specie di scatola, di circa 15 centimetri di larghezza, posta davanti a lui ed il cui aspetto era vagamente simile ad un pianoforte in miniatura per alcuni tasti disposti su un lato. Lo strano congegno poggiava su due lunghi sostegni e sulla sommità evidenziava una specie di lattina nella quale gli esseri inserivano degli oggetti simili a delle siringhe che essi portavano lungo i fianchi. Ogni volta che essi compivano tale operazione, compariva un'immagine a colori sullo schermo.
Ad Antonio vennero mostrate diverse scene che egli così descriverà ad Irene Granchi:

1. Lui stesso nudo, sdraiato su u tavolo invisibile, le braccia a penzoloni, mentre due esseri lo stanno esaminando, tenendo due lampade blu puntate sul petto; contemporaneamente un terzo essere gli esamina dal retro la testa a mezzo di una lampada che però non emette un fascio di luce, ma rende completamente blu la parte superiore del suo corpo.
Questa scena scomparve come una delle entità, avvicinatasi alla scatola, vi introdusse un'altra siringa.
2. Ancora lui, nudo, in piedi.
3. Lui, vestito, con la valigetta in mano e l'aspetto nervoso, mentre batte i denti.
4. Un cavallo ed un carro lungo una strada polverosa; si tratta di un luogo sconosciuto ad Antonio, che però riesce a vedere il carrettiere: indossa un cappello di paglia, ha i piedi nudi e la camicia strappata.
5. Una sfera arancione e luminosa e lui accanto, in piedi.
6. Ancora la sfera, stavolta bluastra e con accanto uno degli esseri.
7. Un cane che tenta disperatamente, bava alla bocca, di afferrare uno degli esseri che sta davanti a lui, senza che riesca a raggiungerlo; quando però il cane abbaia, l'essere si "scioglie" dalla testa ai piedi come un budino.
Questo momento della rievocazione, annoterà la Granchi, è particolarmente toccante, in quanto la voce di Antonio subisce un tangibilissimo mutamento emotivo, che prelude alla esposizione di una allucinante seconda parte di tale scena: uno degli esseri si stacca dalla fila procedendo verso di lui, punta la siringa verso il cane, che improvvisamente assume una colorazione blu, per iniziare gradualmente a sciogliersi trasformandosi anch'esso in un informe ammasso gelatinoso.
8. Uno stabilimento in cui, su tre linee di assemblaggio, vengono costruiti gli UFO, con milioni di analoghe entità robot addette ai lavori, tuttavia sprovviste di utensili.
9. Un treno di vecchio tipo, malridotto e sprovvisto di finestrini, mentre imbocca una galleria, scomparendo alla sua vista.
10. Una grande strada affollata di turisti, che gli ricorda la Avenida Presidente Vargas (una delle principali arterie di Rio) intasata dal traffico, al punto tale che tutte le auto sono ferme.

Successivamente nel suo resoconto Antonio tornerà su questa sequenza di immagini, rammentandone una scena riguardante se stesso, con del fumo proveniente dalla sua schiena, ed un'altra, vestito che vomita e si defeca addosso.
Ad un certo punto uno degli esseri si avvicina ad Antonio e, puntatogli una siringa sulla punta del dito medio della mano destra, gli estrae del sangue, riempendo la siringa sino a farla traboccare: fu questo il momento in cui vide un colore diverso dal blu o dal bianco abbacinante dominanti. L'essere quindi puntò la siringa verso un riquadro della parete, tracciando (presumibilmente col sangue) l'enigmatico disegno di tre cerchi tagliati da una "L".
Nella sua ricostruzione Antonio preciserà alla Granchi di non sapere quando effettivamente collocare il momento del prelievo ematico, cioè se prima o dopo la carrellata delle inaudite immagini cui era stato sottoposto, riuscendo solo a ricordare che il proprio sequestro aveva avuto termine dopo la scena della grande strada affollata: "proiettato" all'esterno del grande oggetto, era stato "depositato" in una strada posta quasi di fronte alla stazione di -Paciencia.
In altri termini egli venne probabilmente teletrasportato nei paraggi di casa sua, a tre o quattro chilometri di distanza. Non gli riuscirà ovviamente di ricostruire come fosse finito da quelle parti: l'unica cosa in lui certa fu che si ritrovò in una strada adiacente alla ferrovia e, guardando verso il basso, realizzò che una di quelle creature era con lui. Rivolto lo sguardo al cielo, vide un "grande pallone scuro" allontanarsi e al tempo stesso si rese conto che l'essere precedentemente accanto a lui era ora scomparso. Si ritrovava fra le mani la sua valigetta, ed era vestito allo stesso modo nel quale era uscito di casa; batteva però i denti per un forte senso di brivido che stava aumentando: esattamente come aveva illustrato la seconda immagine proiettata sullo schermo a bordo del disco.
Il suo orologio segnava ancora le 2.20, bloccato nel momento in cui era iniziato il suo allucinante viaggio da quel capolinea maledetto.


I postumi: dolori, paura, insicurezza

Arrivato alla stazione di Paciencia, Antonio chiese l'ora: erano le 2.50 del mattino. Alle 3.10 arrivò l'autobus e Antonio lo prese, arrivando al lavoro in orario.
Si sentiva male, nervoso e dolorante, ciò nonostante volle a tutti i costi sobbarcarsi l'intero turno, forse nell'illusione di rimuovere il ricordo della tremenda esperienza. A casa non .volle dire nulla alla moglie e la notte di venerdì fu un vero inferno: la temperatura corporea era sempre più alta, violenti e ripetuti conati di vomito lo colpivano e l'intestino era afflitto da continui problemi d'incontinenza; per ultimo un fortissimo mal di testa prese a tormentarlo per giorni.
Gli tornarono alla mente le immagini che aveva visto a bordo dell'UFO, particolarmente quella col fumo che fuoriusciva dalla sua schiena, legata al forte calore che lo pervadeva e nella quale erano stati anticipati i suoi pesanti problemi gastrointestinali contingenti.
Il sabato e la domenica questi sintomi si acuirono al punto da costringerlo a casa ed egli cominciò ad avvertire che il proprio corpo letteralmente scottava. Invano la moglie cercò di alleviarne le sofferenze strofinandolo con un po' di alcool. Il bruciore era particolarmente intenso proprio laddove, durante il sequestro, la luce blu gli era stata applicata.
Il lunedì si presentò alla Compagnia, dicendo che era intenzionato a licenziarsi per via del suo tormentato stato di salute aggravato da forti difficoltà respiratorie. Come lo videro, i colleghi rimasero sconcertati dal cambiamento radicale che evidenziava il suo aspetto, nel quale non riconoscevano più il giovane sane e robusto da anni ad essi noto, e che ora in volto appariva, come riferirono, "verde come l'erba". Ad essi Antonio chiese di essere "innaffiato d'acqua" perché sentiva il corpo bruciare.
Il suo malessere era talmente palese agli occhi del personale medico, da indurre un'infermiera a proporgli la somministrazione di un sedativo, che egli nervosamente rifiutò, lasciando allibiti i presenti: si trattava infatti di un'iniezione!
A questo punto cominciava a farsi strada l'idea che egli fosse impazzito e se ne decise il ricovero coatto. Prima tuttavia che Antonio venisse portato in ospedale, lo psicologo della compagnia, il Dr. Neli Carbonell David volle esaminarlo, convincendosi del fatto che il giovane era afflitto solo da inaudite sofferenze fisiche, incomprensibilmente insorte.
In ospedale, Antonio cominciò a parlare confusamente di UFO; ciononostante i medici che sulle prime l'avevano creduto folle, convennero in un secondo tempo sulle conclusioni raggiunte dal Dr. Neli, soprattutto quando riscontrarono che la sua temperatura corporea segnava l'incomprensibile ed altissimo indice di 42 gradi centigradi!
Inoltre uno dei medici, del Rocha Faria Hospital, evidentemente informato in materia... sentendo i discorsi, sia pur frammentari del giovane, collegati al proprio rapimento, si convinse dell'opportunità di approfondirne il caso, asserendo non fosse il primo del genere che ad essi capitava, ed il cui carattere "estremamente delicato", com'egli lo definì, sarebbe stato del resto confermato da quella sensazione di vuoto che Antonio dopo oltre un mese dal proprio incidente, avrebbe continuato a recepire nel camminare, da lui sintetizzata nel concetto: "era come se galleggiassi su di una nuvola".
Intervistando il Dr. Neli, Irene Granchi raccolse la seguente dichiarazione: "Non sono al momento in grado di dire nient'altro che il paziente è molto nervoso. Da un punto di vista clinico il suo stato è alquanto strano, con una temperatura corporea data da indici così variabili. Psicologicamente il suo stato è catastrofico; proverò a sottoporlo ad ulteriori test domani,. ma ritengo egli debba essere tenuto sotto osservazione da parte di un team di medici, in quanto presenta un quadro clinico assolutamente fuori dell'ordinario."
Il Dr. Neli riferì inoltre che quando quel lunedì mattina aveva visitato per la prima volta Antonio nel suo ambulatorio, questi piangeva come un bambino ed era in uno stato psicologico pietoso. Ordinatogli di togliersi i vestiti, riscontrò che il suo corpo era letteralmente coperto da eruzioni cutanee. Il giovane aveva un'incredibile sete, in quanto sentiva la gola letteralmente ardergli. Infine il medico confermò che egli aveva effettivamente vomitato per l'intera notte.


La prima comparsa degli esseri a forma di birillo

Un'inaspettata conferma dell'incredibile IR4 brasiliano, relativamente alle stranissime entità in esso descritte, pervenne da un incontro ravvicinato verificatosi diversi mesi prima nel gennaio di quello stesso '77 negli USA, ad Harrah nello Stato di Washington, e riportato da una gazzetta locale, la "Toppenish Review". Protagonista era stato un bambino che aveva riferito di avere visto in prossimità di due "navi di acciaio" due "omini" alti circa un metro, con una gamba sola sulla quale "ruotavano". Nascostosi dietro uno scatolone egli aveva seguito le manovre degli esserini, sino a quando essi erano risaliti a bordo degli oggetti, tramite una porta di accesso apertasi in due parti come una croce, oltre la quale egli aveva scorto l'interno, fortemente illuminato. Dopodiché le navi erano decollate, "nascondendosi in una nuvola di fumo". Corso a svegliare la madre (erano le 6.30 del mattino) il bambino non era stato ovviamente creduto. In un secondo tempo strane tracce furono individuate nell'area del presunto avvistamento, oltre ad un'area circolare di tre metri, nella quale l'erba si presentava schiacciata.


Un caso modello

Malgrado poco conosciuto, il Caso La Rubia può dirsi un vero prontuario dei tipici tratti ricorrenti in un IR4: un modello esemplare per la sintomatologia che esso evidenzia sul piano fisico e psicologico del soggetto. Quest'ultima, la classica "sindrome da abduction", sintetizzata nella vicenda di Antonio nel mutamento radicale della persona, nello stato confusionale, nella soverchiante paura, nella paresi corporea e nella sensazione di "camminare nel vuoto", è oggi riproposta da una vastissima casistica internazionale, più o meno nota, e da una letteratura specialistica i cui contributi vanno da John Mack a David Jacobs, e da Karla Tumer a Whitley Strieber.
Altri interessanti dettagli nella narrazione di Antonio sono:

- Il sentire "la gola ardere", accompagnato da una sete illimitata, riportato anche nell'esperienza di Travis Walton, il quale parlò anche di pareti trasparenti del disco.
- La vaga sensazione di entrare "fluttuando" nel disco, descritta da Barney Hill nel proprio celebre caso; anche le stranissime entità sono a loro volta descritte "floating around", alla stessa stregua di altri noti casi di abductions come quello di Pascagoula.
- Il grande schermo ricorre in un notevolissimo numero di resoconti di rapiti e di contattisti che narrano essere stati sottoposti ad un bombardamento di immagini dall'apparente contenuto ora di ammonimento, ora quasi idilliaco: qui vediamo sul piano generale un trait d'union significativo fra i due ambiti di esperienza. Irene Granchi realizzò che la descrizione dello schermo del caso La Rubia, coincideva con quella di un altro evento brasiliano risalente al 1968, che lei stessa aveva indagato, e noto come caso Mendoza Peccinetti-Villegas.
- L'immagine di Antonio con una sfera luminosa accanto a sé ribadisce il sopra menzionato trait-d'union rinviando al tempo stesso ad alcuni recenti casi di rapimento, come l'esperienza italiana di Valerio Lonzi, o a vicende contattistiche, come quella storica di Orfeo Angelucci.
- La descrizione del prelievo ematico è quasi un classico dei casi di abductions: come non ricordare lo storico, anche se relativamente poco dibattuto, caso Villas Boas, del '57, nel quale l'omonimo protagonista di Antonio si vide applicare un tubicino alla guancia, dalla quale vide scorrere il proprio sangue, recependo anche lui di lì a poco un forte bruciore sulla zona della pelle interessata.
- La sensazione di essere stato prigioniero all'interno di "un'invisibile campana di vetro", corrisponde a quanto riferito sotto ipnosi da un altro addotto brasiliano, il libraio Onilson Patero, protagonista nel marzo del '74 di un clamoroso caso di "teleportation", e ci riporta ad altri casi celebri come quello già citato di Travis Walton che descrisse una specie di involucro nel quale fu tenuto prigioniero prima e durante i test cui venne sottoposto, o come l'analoga esperienza di Betty Andreasson-Luca, del '67.


Italia 1954: un caso similare?

Malgrado ufficialmente presentato come "incontro del terzo tipo", quanto accaduto parecchi anni prima in Italia, nel corso di quella che fu un'annata d'oro per l'ufologia contemporanea, anticipò per non pochi aspetti il caso La Rubia.
Pochi minuti prima della mezzanotte del 18 ottobre 1954, a Parravicino d'Erba, in provincia di Como, il rappresentante di commercio Renzo Pugina si trovava nel parco della villa ove aveva parcheggiato la propria auto, quando fu colto da una forte luminosità proveniente dal giardino. Mossi alcuni passi verso la scalinata di accesso al viale della villa, notò in cima a questa uno stranissimo essere, alto non più di un metro e trenta centimetri, che appariva come un curioso "misto di uomo e di macchina": la testa era racchiusa da una specie di casco, sopra il quale brillava una luce che consentiva di discernerne le fattezze del volto, dagli occhi di tipo mongoloide. Le braccia ed il torace erano rivestiti da una specie di corazza a squame. La parte inferiore del corpo non evidenziava gambe, ma si continuava in una stranissima protuberanza a forma di cono, che piegandosi posteriormente dava luogo ad una struttura "a tubo" terminante in una specie di disco, del diametro di una ruota di bicicletta.
Accortosi della presenza del Pugina, l'essere rivolse in sua direzione quella che sembrava una torcia elettrica, dalla quale scaturì una luce bianca. Improvvisamente il Pugina si sentì, esattamente come descriverà Antonio La Rubia sulla propria esperienza, "inchiodato al suolo", preda di paura e smarrimento.
Acquisita di nuovo la motilità corporea, apparentemente conferitagli dal freddo contatto con il metallo delle chiavi che aveva in tasca e con un impeto quasi eroico, il Pugina risalì le scale alla volta dell'essere, urlando all'indirizzo di questo la parola "Marte!" nel tentativo di richiamare la sua attenzione. Ma la creatura robot, noncurante di ciò, si staccò improvvisamente dal suolo e, fluttuando ascensionalmente, scomparve in breve dalla vista del testimone.
Rientrato in casa in preda al panico il Pugina narrò ai propri famigliari la sua incredibile avventura; tremori e malessere cominciarono a manifestarsi in lui. Quella notte nessuno riuscì a dormire, nel timore che il marziano tornasse. I giorni successivi furono un vero calvario per il Pugina, vittima degli stessi sintomi che decenni più tardi caratterizzeranno lo stato clinico di Antonio La Rubia, reduce dal clamoroso rapimento: anche lui rimase sotto shock per parecchi giorni, accusando un forte aumento della temperatura corporea, unitamente a pallore, nervosismo e paura.
Unico souvenir lasciato dal passaggio della misteriosa entità fu una strana macchia inodore al suolo, né umida, né grassa, che nel volgere di una giornata aumentò ben sei volte di volume, per poi arrestarsi e progressivamente regredire. Prima che scomparisse, un sedicente "biologo" di Milano si presentò per prelevarne dei campioni, senza far più sapere nulla né dei risultati delle analisi, né di se stesso.


Considerazioni finali

Essendo impossibile trarre delle conclusioni su vicende come quella di La Rubia, o su tante altre analoghe, che indipendentemente dai propri tratti peculiari sono solo tessere sparse di un mosaico il cui significato ci sfugge completamente, o meglio ancora rappresentano la punta di un iceberg dalle dimensioni sconosciute, è forse stimolante al fine di interrogarci circa l'esigenza di un nuovo approccio alla sconcertante ed enigmatica fenomenologia delle abductions e al mistero UFO più in generale, riflettere su quanto scriveva già nel '77 John Keel, riguardo la centralità dell'esperienza del testimone.
"Abbiamo passato vent'anni cercando una soluzione di tipo semplicistico... La verità è indubbiamente molto, molto più complessa e può risiedere del tutto al di fuori delle scienze riconosciute e quotate. La sola via di scoprirlo è eseguire studi approfonditi su tutto ciò che accade nelle zone soggette a 'flap', e di correlare gli incidenti scoperti in queste zone... non la sconnessa ma scientifica raccolta di rapporti sulle luci in cielo. La gente di tutto il mondo sta entrando in un incubo fantascientifico... Non possiamo più ignorare ciò che è strano o che sembra irrilevante. Qualcuno... o qualcosa... sta attraversando molti muri (profetica affermazione! N.d.R). E gli ufologi sono così occupati a guardare attraverso i loro telescopi che si sono estraniati dalla realtà, qualunque essa sia. Smettiamo di provare l'esistenza, l'origine, la meccanica degli oggetti. Ci abbiamo giocato per vent'anni e non abbiamo ottenuto niente. È ora di fare uno sforzo concertato per scoprire che cosa succede... Gettate via i vostri inutili moduli e questionari d'avvistamento, con le loro innumerevoli domande sulle dimensioni, velocità e quote di oggetti volanti non identificati! Cercate di scoprire tutto del testimone... e scavate nella sua memoria (ma senza mai fare domande guida che lo portino alla risposta voluta) nella sua fanciullezza. Sarete sorpresi di ciò che ne uscirà. E dopo avere visitato abbastanza zone infestate, la vostra sorpresa si muterà in orrore deprimente. Getterete nella spazzatura i vostri libri di astronomia ed esobiologia e vi ritroverete a considerare e riconsiderare l'intero problema ufologico".

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MessaggioInviato: 26/09/2010, 19:22 
Piccoli, ma spietati
Mutilazioni animali e umane

Finalmente risolto il problema delle mutilazioni animali: la colpa è dei fulmini globulari...!


Il fenomeno dei fulmini globulari è stato sovente correlato alle problematiche UFO, sia per screditare questi ultimi sia per sostenerne l’esistenza. Poco è stato scritto comunque su questo argomento tranne un nostro articolo comparso qualche anno fa su una rivista specializzata, dove si metteva in evidenza il fatto che i fulmini globulari assomigliavano ad UFO, viste le decine di testimonianze e di statistiche alla mano mentre, d’altra parte, tutti gli sforzi di trovare una spiegazione scientifica diversa da quella extraterrestre per questi fenomeni era rimasta una vera chimera. I fulmini globulari non potevano essere riprodotti in laboratorio ed i calcoli fisici fatti su modelli matematici davano risultati spropositati per energie e dimensioni che questi strani corpi celesti avrebbero dovuto possedere per essere considerati solo e solamente fulmini (vedi note a fine articolo).
Chi scrive si trovò qualche anno fa a discuterne con l’allora direttore del CICAP, professor Steno Ferluga, in diretta televisiva su RAI 2. In quella sede, il fisico padovano dichiarò che un suo amico aveva riprodotto i fulmini globulari nel suo laboratorio e che, quindi, il problema degli UFO era risolto. Tale dichiarazione dimostrava però che Ferluga non aveva chiara la differenza tra produrre un effetto e riprodurre un effetto fisico in laboratorio: infatti se dessimo retta a questa filosofia scientifica da quattro soldi ci renderemmo conto che potremmo dimostrare che i treni non esistono perché esistono i trenini elettrici.
D’altro canto non abbiamo visto, in tutti questi anni, corroborata l’affermazione del professore in quanto, in letteratura, non sono state mai pubblicate le scoperte del suo amico costruttore di fulmini globulari, anche perché, se così fosse stato, gli avrebbero dovuto dare il Nobel per la Fisica. Ci risulta invece che nel 1995 i professori Brovetto e Maxia pubblicarono sul Nuovo Cimento, vol.17D N.2, a pagina 169, uno studio intitolato "On the instability of ionospheric plasma originated by charge separations in the troposphere. The UFO phenomenon mechanism". Contattai il professor Brovetto che mi spiegò che se ne era interessato in quanto egli stesso testimone, una volta, di un fenomeno che "ovviamente" doveva essere un fulmine globulare, a Cagliari, e per questo aveva scritto l’articolo. Purtroppo lo scritto, tirando le somme sulle energie messe in gioco dal fulmine globulare, spiega il fenomeno dei "piatti volanti" come una emissione di elettroni a livello di bordo della ionosfera. Se ne deduce che i fulmini globulari devono essere piccoli, anche se appaiono grandi e soprattutto che se ne stanno molto in alto. Gli UFO descritti dal professor Brovetto sarebbero quindi da paragonare, per sua stessa ammissione, a quei fenomeni visti a Hessdalen di cui tanto si parla in Ufologia. Diciamo "purtroppo" perché ci sembra che la parte bibliografica riguardante i testi ufologici menzionati dal Brovetto sia assolutamente insufficiente.
Si fa riferimento al rapporto Condon di cui tutti conoscono le limitazioni interpretative, al libro di Philip Klass "UFO Explained" non tenendo conto del fatto che Klass era sul libro paga della CIA e non era uno scienziato, ma un semplice giornalista. Inoltre si fa riferimento al libro di J. H. Hynek "The UFO Experience", non tenendo conto che la figura del professor Hynek oggi tende ad essere rivalutata dagli storici di ufologia che vedono in lui un "terminale" dei servizi segreti americani piuttosto che il buon difensore della causa ufologica, come qualcuno vorrebbe ancor oggi far credere, o sperare. Le altre voci bibliografiche, 23 in tutto, trattano di fisica. Si dimostra dunque ancora una volta uno squilibrio, a nostro parere, tra le testimonianze dei fenomeni fisici da interpretare e le interpretazioni date, tale da non poter tener conto delle conclusioni di Brovetto se non nella misura in cui si deve comunque applaudire ad un tentativo di spiegazione di un parziale aspetto dei fenomeni descritti. In questa analisi non mi soffermerò sugli aspetti moderni del problema perché di questo ho già trattato (Notiziario UFO n. 102 a pagina 51 - 1984). Desidero invece portare a conoscenza del lettore un’opera del 1914 dal titolo "Fulmini Globulari: effetti sull’uomo e sugli animali" del professor Ignazio Galli, socio ordinario della Accademia Pontificia Accademia Romana dei Nuovi Lincei, volume 32.
Nella memoria quarta di questo imponente lavoro l’autore ricorda e ricostruisce alcune delle più importanti testimonianze storiche del comportamento e degli effetti che fulmini globulari avrebbero prodotto dal momento in cui qualcuno ha sentito il bisogno di descrivere tali cose fin quasi ai giorni nostri.
Ma facciamo parlare il professor Ignazio Galli: "Sembra che un’apparizione osservata ad Hirshberg, nella Slesia, alle 16 del 19 Aprile del 1886, avesse qualche somiglianza con quelle lunghe file di globi che Gastone Plantè chiamò lampi a rosario. Un globo giallo grosso quanto una testa di un fanciullo era seguito da una fila di globi minori come palle da biliardo…" ed ancora: "Il professor Muller, della società Geografica Russa, dichiarò di aver visto, verso le 18 del 30 Luglio 1888, tre globi in fila. Il globo di mezzo era giallo con riflessi dorati di sessanta centimetri di diametro, gli altri erano meno grandi e color porpora".
Oppure sentite questa: "Il 23 Luglio del 1913, il signor Isidoro Baroni vide un globo di colore azzurro del diametro apparente di dieci dodici centimetri con un anello azzurro tutt’intorno". Nella parte terza di questo trattato l’autore parla di strani fulmini globulari di forma piatta (?), arcuata caudata e così via.
Mentre più avanti riporta di un evento avvenuto verso le 9 di sera del 19 Agosto 1820 tra Lione e Grenoble quando comparve a grande altezza, nell’aria, un serpente di fuoco che sembrava lungo più di 160 metri. "Rimase immobile circa due minuti poi sparì lasciando al suo posto moltissimi globi luminosi di mirabile trasparenza".
Un altro strano resoconto risale al 25 Giugno del 1885, in Svizzera: il signor Studer sulla cima del Sentia (2504 mt), durante un temporale, vide guizzare alcune fiamme giallastre che poi si rivelarono globi gialli in fila indiana. Poco dopo sulla medesima cresta comparve un globo luminoso grande come una grossa bomba (?) che oscillava alternativamente tra due punti, descrivendo un arco parabolico molto stretto con velocità uniforme, non superiore a quella di una palla lanciata a mano. Sui punti estremi della traiettoria, questo strano oggetto, diventava trasparente, mentre riacquistava consistenza e colore nel mezzo. Oltre le sue manovre assai inusuali, questo strano coso distrusse 15 pali della luce e si trovarono a terra pezzi di metallo fuso. Il testimone ebbe problemi alla vista per l’intensità luminosa del fenomeno osservato.
Al di là di queste osservazioni effettuate da persone di elevato grado culturale, se paragonate ai tempi in cui i racconti venivano raccolti, abbiamo scoperto una serie di effetti su esseri umani ed animali che i fulmini globulari del professor Galli producevano sui malcapitati. Innanzitutto le stragi effettuate da questi strani fulmini appaiono esagerate per essere prodotte da tali cause (per, esempio oggi queste cose non sembrano più accadere nda). Il 5 Giugno 1781 tre morti e sessanta feriti; l’11 Luglio 1819 con nove morti ed ottantadue feriti mentre tutti i cani della chiesa dove cadde il fulmine, e ce ne erano molti, furono trovati morti; il 9 Settembre 1843 otto cavalli uccisi a Fourgerè; nel Maggio 1904 strage di tutti gli animali della stalla di Metilene tra cui buoi, capre, maiali, tranne una capra malata che il fulmine aveva risparmiato.
Il 19 Luglio 1759, a Dresda, uno stalliere vede una fortissima luce nella stalla, chiude gli occhi e quando li riapre scopre che dei trenta cavalli, diciannove erano morti, ma scelti dal fulmine con qualche strana strategia, visto che erano tutti in fila. Nel Luglio 1836 un vaccaro che conduceva le sue bestie, vide scoppiare attorno a sé un fuoco, svenne ed al suo risveglio solo tre mucche erano salve. Gli animali non sembravano avere segni esterni, molti presentavano alcune strisce di pelo bruciato, ma solo sul lato sinistro (?) con forte ecchimosi della cute con strisce larghe 4 centimetri ed estese fino ai lombi, alle mammelle, alle cosce, all’incavo dei garretti. Sangue sgorgava anche dai capezzoli. Molti organi erano pieni di sangue e liquido giallo in stato di putrefazione, dopo alcune ore dall’ispezione del veterinario. Ad una vacca mancava l’epiglottide e la metà dell’epitelio sulla lingua dal lato destro.
"La bestia aveva un taglio così sottile dalla laringe alla biforcazione che sembrava fatto con il coltello". Nel 1715 un fulmine circolò per l’Abbazia di Tours e non molestò alcuno dei 150 frati, ma se la rifece con 22 cavalli. Così nel 1819, presso Beaumont-Le-Roger, un solo fulmine stese 44 castrati. La sera dell’11 Maggio 1865, il pastore Uberto Wera, riconduceva 152 castrati. Un fulmine ne uccise 126 ma lui fu trovato completamente nudo (?), calvo, con una cicatrice che andava dalla fronte al petto, ma senza efflusione di sangue. Delle bestie morte alcune erano decapitate, tre avevano la testa forata da parte a parte o le zampe spezzate. Il corpo del cane non fu più trovato.
Forse il lettore inizia a pensare che questi strani fulmini globulari praticano le stesse mutilazioni sugli animali che sarebbero da ascrivere ai casi di mutilazione ad opera di alieni. Ma c’è di più. L’otto Settembre 1896, a Vandieres, un pastore e due bambine che erano con lui vengono paralizzati per più di un’ora mentre il cane e molti animali cadono colpiti da un fulmine. Interessante è che tra le altre mutilazioni sugli animali, probabilmente effettuate dal fulmine, se ne annoverano di veramente strane; al povero pastore infatti viene asportato il padiglione auricolare!
Questi fulmini devono avere proprio fama di essere dei veri macellai se ad Aubrac, nell’Agosto del 1905 uno solo di essi stese 586 bestie tra cui 246 agnelli, 218 pecore, 84 castrati e 20 arieti. Al principio del Luglio 1865 un fulmine, oltre ad uccidere alcuni bambini li denuda completamente. Nel pomeriggio del 5 Luglio 1781 un fulmine uccise tre uomini, ma ad uno di essi tagliò la lingua e praticò un foro sul collo (come ai cavalli di San Rossore nda). A Draguignan, in Provenza, l’8 Settembre del 1634, il solito fulmine globulare uccide otto persone, fra le quali si riferisce che su un cadavere non si troverà più la lingua né i denti. Sul cadavere di un Prussiano ucciso da un fulmine globulare nel 1772, il dottor Crome osserverà che dalla parte interna della coscia sinistra è stato tolto un brano di derma di quindici centimetri quadrati. Il muscolo era però intatto e la piaga senza sangue, la camicia immacolata.
Vicino a Ferbellin, nel Maggio del 1809 un pastore ci rimette l’orecchio sinistro e la vita. Da un altro fulmine globulare nel 1815 viene uccisa una giovinetta che viveva a Chailly: il fulmine l’avrebbe colpita all’orecchio sinistro.
I fulmini globulari non fanno rumore, ma in un gruppo di cinque donne subitaneamente ne afferrano una e dopo che le altre hanno ripreso conoscenza vedono quanto segue… "La poveretta era morta e tutta nuda con molte ferite. Le vesti e le scarpe tagliate a strisce erano sparse a sei piedi di distanza dal cadavere. Quando la poveretta fu esaminata dal dottor Morand si vide che aveva diverse graffiature parallele sulla fronte a sinistra. Lividi i lombi e l’addome con profonde ferite rettilinee e con la frattura del sacro. A sinistra ferita nell’inguine a destra squarciato l’addome, spezzato l’osso pubico. Era sparita una grande massa muscolare di quasi tre libbre eppure sul luogo del disastro nemmeno una goccia di sangue"!
Il 27 Luglio 1791 a Everdon Friend, Northampton, un globo luminoso produsse su una donna incinta più di cento ferite, ad un’altra scorticò i piedi senza danneggiare le scarpe, ad un’altra quattro fori sopra il ginocchio sulle spalle e, sul torace di alcuni uomini, i fori erano molti. "Ma lo stupore più grande fu suscitato dall’osservazione dei morti. Tre cadaveri sedevano in atteggiamento naturale come se fossero vivi. Orbene a questi tre ed ad un quarto che si trovava nel fosso vicino, quando furono spogliati, apparve uno spettacolo orribile… le natiche dilaniate e gli organi genitali distaccati con piaghe che parevano fatte da piccoli ferri roventi. Il conte Ruggiero di Bussy vissuto nel secolo XVII° riporta di un fulmine che produsse su alcuni uomini … comme vous pourriez dire, de rendre un homme digne d’entrer dans le serail".
A Pietroburgo, nel 1726, un fulmine globulare uccide un uomo in barca e sul cadavere si notò principalmente "Abdominis, et membri genitalis inflatio".
Il professor Galli riporta anche numerosi esempi di animali tagliati in due per lungo e per largo dai suoi fulmini globulari e tra questi, gatti, pecore ed esseri umani.
Nel 1865 il chirurgo Stoltemberg curò un borghigiano di Wulffdorf colpito sul petto a sinistra da un fulmine. Il poveretto risultava completamente privo di derma, di cui neppure un brandello si poteva ritrovare. Nel Luglio del 1856 negli Stati Uniti, il dottor Giuseppe Menry curò un carrettiere sul quale un fulmine globulare distaccò delle strisce di pelle approssimativamente eguali ed avvolte in rotoletti distanti quattro dita tra loro. Il fatto strano era costituito dalle vesti del malcapitato che, ancora una volta, erano intatte.
Le cronache su riportate provengono da eminenti scienziati dell’epoca. Se gli effetti fossero veramente stati prodotti da fulmini globulari, ancora oggi assisteremmo a questi fenomeni naturali che però ci risulta, ai giorni nostri, non si riproducono più. Fa una certa impressione la capacità del fulmine globulare di scegliere le vittime in una moltitudine di esseri viventi, ed è altresì interessante notare come alcuni di questi eventi si diffondano su una superficie estremamente elevata tanto da poter eliminare centinaia di animali alla volta. Si notano alcune cronache in cui il fulmine non viene nemmeno visto, ma si dice che deve esserci per forza stato?!
La stessa natura delle mutilazioni che oggi potrebbero ascriversi agli alieni, qualche centinaio di anni fa, era addebitata ai fulmini globulari. Questa osservazione farà felice il professor Ferluga che finalmente vedrà risolto il problema delle mutilazioni animali… Già lo sentiamo sostenere che a tagliare i genitali ai cavalli di San Rossore sono stati i fulmini globulari… d’altro canto molti anni fa gli alieni sembravano avere la mano più pesante rispetto ad oggi. Non solo animali, ma anche uomini, subivano le mutilazioni senza che la scienza permettesse di rendersi conto di cosa stava accadendo.
Si dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la CIA o chi per essa non c’entra con i fenomeni di mutilazione, ma che la matrice di questi fenomeni è extraterrestre. I fulmini globulari del professor Galli, altro non sono se non fenomeni luminosi ascrivibili a veri e propri UFO. C’è il missing time, c’è l’abduction, c’è la mutilazione ed il fenomeno luminoso, c’è la paralisi dei testimoni e l’assenza delle tracce che un fulmine, di qualsiasi natura, lascerebbe al suolo e sul corpo dei malcapitati, c’è ancora una volta l’incapacità umana nel descrivere questi fenomeni correttamente.

Corrado Malanga

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UFO & ABDUCTIONS

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