Alighieri Dante ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
Togli pure interpretato. Una volta che Biglino ha tradotto la bibbia e ti ha fatto leggere cosa c'è scritto davvero ne prendi atto ... Semplice.
Non è cosí semplice. La traduzione letterale, che tanto ti appassiona, non l'ha inventato Biglino.
Ribadisco il documento che sopra ho postato. Stralcio citazioni, ma andrebbe letto tutto, poichè ricco di tematiche.
http://www.vatican.va/roman_curia/congr ... ne_it.html
Senso letterale
Non è solo legittimo, ma indispensabile cercare di definire il significato preciso dei testi come sono stati composti dai loro autori significato che è chiamato “letterale”. Già san Tommaso d’Aquino ne affermava l’importanza fondamentale (S. Th., I, q. 1, a. 10, ad 1).
Il senso letterale non è da confondere col senso “letteralistico”, sul quale si basano i fondamentalisti. Non è sufficiente tradurre il testo parola per parola per ottenere il suo senso letterale. È necessario comprenderlo secondo le convenzioni letterarie del tempo. Quando un testo è metaforico, il suo senso letterale non è quello che risulta dal significato immediato delle parole (per esempio: «Abbiate la cintura ai fianchi», Lc 12, 35), ma quello che corrisponde all’uso metaforico dei termini («Abbiate un atteggiamento di disponibilità»). Quando si tratta di un racconto, il senso letterale non comporta necessariamente l’affermazione che i fatti raccontati siano effettivamente accaduti; infatti un racconto può non appartenere al genere storico, ma essere frutto di immaginazione.
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Il senso letterale di un testo è unico? In generale, sì; ma non si tratta di un principio assoluto, e questo per due ragioni. Da una parte, un autore umano può voler riferirsi nello stesso tempo a più livelli di realtà. Il caso è corrente in poesia. L’ispirazione biblica non disdegna questa possibilità della psicologia e del linguaggio umani; il quarto vangelo ne fornisce numerosi esempi. D’altra parte, anche quando un’espressione umana sembra avere un solo significato, l’ispirazione divina può guidare l’espressione in modo da produrre un’ambivalenza. Tale è il caso dell’espressione di Caifa in Gv 11, 50. Essa esprime al tempo stesso un calcolo politico immorale e una rivelazione divina. Questi due aspetti appartengono l’uno e l’altro al senso letterale, perché sono entrambi messi in evidenza dal contesto. Anche se estremo, questo caso è significativo e deve mettere in guardia contro una concezione troppo ristretta del senso letterale dei testi ispirati.
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Conviene, in particolare, essere attenti all’aspetto dinamico di molti testi. Il senso dei salmi regali, per esempio, non dev’essere limitato strettamente alle circostanze storiche della loro produzione. Parlando del re, il salmista evocava al tempo stesso un’istituzione reale e una visione ideale della monarchia, conforme al disegno di Dio, in modo che il suo testo andava al di là dell’istituzione monarchica come si era manifestata nella storia. L’esegesi storico-critica ha avuto troppo spesso la tendenza a limitare il senso dei testi, collegandolo esclusivamente a precise circostanze storiche. Essa deve piuttosto cercare di precisare la direzione di pensiero espressa dal testo, direzione che, invece di invitare l’esegeta a limitare il senso, gli suggerisce al contrario di percepirne i prolungamenti più o meno prevedibili.
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Non ne consegue che è possibile attribuire a un testo biblico qualsiasi significato, interpretandolo in modo soggettivo. Al contrario, è necessario respingere come inautentica ogni interpretazione che fosse eterogenea rispetto al senso espresso dagli autori umani nel loro testo scritto.
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I fondamentalisti, pretendendo di ridurre gli esegeti al ruolo di traduttori (ignorando che tradurre la Bibbia significa già fare opera di esegesi)
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la natura stessa dei testi biblici esige che, per interpretarli, si continui a usare il metodo storico-critico, almeno nella sue operazioni principali. La Bibbia, infatti, non si presenta come una rivelazione diretta di verità atemporali, bensì come l’attestazione scritta di una serie di interventi attraverso i quali Dio si rivela nella storia umana. Diversamente da molte dottrine sacre di altre religioni, il messaggio biblico è solidamente radicato nella storia. Ne consegue che gli scritti biblici non possono essere compresi correttamente senza un esame del loro condizionamento storico. Le ricerche “diacroniche” saranno sempre indispensabili all’esegesi. Gli approcci “sincronici”, qualunque sia il loro interesse, non sono in grado di sostituirle.
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gli approcci sincronici (retorico, narrativo, semiotico e altri) possono rinnovare in parte l’esegesi e fornire un contributo molto utile. Il metodo storico-critico, infatti, non può pretendere di avere il monopolio, ma deve prendere coscienza dei suoi limiti, come pure dei pericoli cui può andare incontro. I recenti sviluppi delle ermeneutiche filosofiche e, d’altra parte, le osservazioni che abbiamo potuto fare sull’interpretazione nella tradizione biblica e nella tradizione della Chiesa hanno messo in luce vari aspetti del problema dell’interpretazione che il metodo storico-critico tendeva a ignorare. Preoccupato infatti di fissare bene il significato dei testi situandoli nel loro contesto storico di origine, questo metodo si mostra talvolta insufficientemente attento all’aspetto dinamico del significato e alle sue possibilità di sviluppo. Quando non arriva fino allo studio della redazione, ma si concentra unicamente sui problemi delle fonti e della stratificazione dei testi, esso non adempie completamente al compito esegetico.
Ecc.
Un testo come la bibbia (o per meglio dice il codice biblico usato come base per le bibbie dei credenti) può avere un solo significato certo ed incontestabile che è quello letterale, se trovato seguendo le regole.
Se tizio dice che la porta è bianca, la porta è bianca; poi il santone di turno può farvi credere che per bianca si intende blu e per porta di intende velo della madonna e vi dirà che nella bibbia c'è scritto che il velo della madonna è blu. Però abbiate il pudore di starvi quanto meno zitti e bervi in silenzio le rottole che vi danno in pasto senza rompere le balle a chi vuole vederci chiaro e tra l'altro non ha alcun interesse verso la religione o divinità varie che voi venerate.
Tutte le altre interpretazioni non hanno alcun fondamento se non quello dell'ideologia di chi interpretata suo piacimento. e nel caso del cristinaesimo le interpretazioni sono in contraddizione col testo stesso, quindi di che parliamo? Addirittura LE TRADUZIONI IN ITALIANO sono FALSE rispetto a quanto scritto dalla fonte presa in considerazione, basti vedere l'idiozia della profezia su Gesù cancellata dalla conferenza episcopale tedesca, e questo è oggettivo è stato fatto dai vostri capi tedeschi.
Dato che non c'è un solo rigo ella bibbia di cui si sappia qualcosa e se non si sa nulla di un testo su quali basi lo si interpreta? Senza conoscere nè contesto nè autore nè lingua nè luogo in cui è stato scritto?
Poi non mi è ben chiara una cosa, se la bibbia può essere interpretata per farle dir quel cavolo che volete per quale motivo il suo significato letterale QUELLO GIUSTO non quello con le traduzioni farlocche che troviamo in italiano dovrebbe essere osteggiata?
Forse perchè mette in luce tutte le scemenze delle versioni ideologiche che molti si bevono?
Continuano a dire le stesse cose, entra nel MERITO delle critiche. In cosa sbaglia Biglino? Sta mentendo? traduce male? cosa ha tradotto male?
Perchè il tema si può tradurre letteralmente o no è superato ma soprattutto nessuno può vietare a qualcuno di considerare veritiero il significato letterale di un testo, sarebbe da pazzi.
Quindi dato per assodato che Biglino TRADUCE LETTERALMENTE e chi se ne frega del resto, qual'è il tou problema e la tua critica?