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Wave ha scritto:
Evidentemente i sacrifici come quelli degli animali bruciati erano intesi all'epoca come il mezzo più caro per privarsi di un bene materiale per la sopravvivenza dell'uomo, dato per un Dio non materiale, ossia che non si mangiava quella carne.. come segno di riconoscenza..
In questo caso secondo me, considerando buona la traduzione letterale fattane ossia “odore calmante per Iahvè”, l’interpretazione che Biglino ne desume non è l’unica possibile. Infatti questa frase si adatta molto bene anche al punto di vista magico (e non sentimentale, del tipo privarsi di una cosa cara per onorare una divinità) tipico di molte culture del mondo antico, ossia della divinità intese come Numen, ossia “forza” impersonale, individualizzata, intelligente, finalista ma non fisica, non dotata di corpo fisico. Dire di calmare un Numen ha lo stesso senso che potrebbe avere dire di calmare la furia delle acque di un torrente in piena, un intervento che, facendo leva su determinate leggi, incanala una certa forza (nel caso di un Numen però intelligente) in una data direzione. Anche questa quindi è un’interpretazione che si adatta alla traduzione di Biglino e non prevede necessariamente un essere fisico che abbia bisogno di annusare fisicamente un odore per calmarsi i nervi.
Se invece si tiene per buona non solo la traduzione ma anche l’interpretazione fatta Biglino, allora secondo me la questione del sacrificio e dell’odore si potrebbe spiegare anche o forse meglio in un altro modo. Proprio il caso Amicizia ci riporta all’idea di esseri non terrestri che fanno un uso quasi fisico dei sentimenti e dei pensieri che i terrestri emettono; quindi grande importanza data allo spirito di gruppo e alla conseguente uredda, anche con valore di efficacia militare in relazione al funzionamento di determinati macchinari; quindi da parte di un ipotetico non terrestre costringere un gruppo di terrestri, in questo caso addirittura un popolo nascente, a determinati pensieri e atti rituali, per i quali è necessaria molta concentrazione ed attenzione, legata comunque a sentimenti forti, nel caso di Iahvé non necessariamente positivi (ma questo potrebbe voler dire poco ai fini di un ipotetico utilizzo pratico degli stessi) di paura, rispetto e soprattutto coesione, avrebbe potuto portare alla raccolta di quelle forze sottili necessarie ai suoi scopi molto più che un semplice odore fisico.