Infatti, cari Rmnd ed altri, il problema non è giudiziario (non è solo, tanto, esclusivamente o come preferite giudiziario). In ogni caso, la questione giudiziaria non è di mia, tua, nostra o vostra competenza. Il problema è POLITICO, e come cittadini elettori abbiamo il diritto e il dovere di valutare l'aspetto POLITICO della faccenda.
La Lega ha sempre campato di diversità: sia che stesse al Governo, sia dall'opposizione, ha sempre detto che la sua funzione era "moralizzatrice", che sì, qualche caso può capitare, ma se si trova un disonesto si caccia. Salvini continua a dirlo: la Lega è fatta di migliaia di amministratori che lavorano spesso gratis. Amministratori che si sono fatti eleggere dicendo che avrebbero fatto politica nell'interesse esclusivo della gente del Nord, contro Roma Ladrona, i terroni mafiosi e compagnia cantante. Ora si scopre che la famiglia Bossi, anzi, il Clan Bossi, usava la politica per gestire i propri affari. Mentre Bossi Renzo pigliava 10 mila preferenze parlando di onestà, di politica come missione, di sacrificio, di "rinascita settentrionale", andava in sede, scassinava la cassaforte del Partito e coi soldi della Lega ci comperava le lauree?
Lasciamo pure stare l'aspetto giudiziario (che, Rmnd, non è così benevolo come dici: vieni in Veneto a parlare di Siram e poi vediamo), qui la cosa importante è: che moralità, attendibilità, coerenza, affidabilità può avere un Partito che vede ai suoi massimi vertici una famiglia che gestisce i fondi del Partito a proprio uso e consumo, mentre dice, per prendere voti, di essere esempio di onestà, legalità, purezza, disinteresse e rinnovamento della politica?
Ripeto ancora: la legge lasciamola ai magistrati. Ragioniamo su questi fatti, e su 20 e passa anni di propaganda leghista, come si diceva a proposito di certi politici di sinistra che, mentre parlavano di operai, si facevano le vacanze in barca o il vestito su misura in Francia. Me le ricordo le tirate leghiste, ora vediamo di applicare la stessa logica anche per i "padani".
Intanto, segnalo questo:
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HRER2-1"Sono trent'anni che in Italia parliamo di finanziamento pubblico dei partiti. Non voglio dire che questa sia l'ultima occasione però il rischio, se il problema non viene affrontato, può essere molto serio"
"Credo che i partiti abbiano capito i segnali. Ma c'è bisogno di intervenire subito. Nei nostri circoli parliamo ogni giorno del bisogno di rinnovamento delle forze politiche e siamo convinti che il tema dei soldi sia fondamentale. Perché il controllo dei fondi solidifica gruppi di potere e contribuisce all'immobilismo delle classi dirigenti interne"
"Noi non siamo contrari al finanziamento pubblico, che anzi è importantante per la democrazia. Ma va fortemente ridimensionato. I soldi ricevuti dalle forze politiche sono enormemente superiori alle spese sostenute per le campagne elettorali e per l'apparato. In attesa di una nuova normativa, le somme in eccesso rispetto ai costi certificati dovrebbero essere restituite allo Stato. Così come i fondi dei partiti che non esistono più. Una proposta? Usiamoli per gli 'esodati'. Certo non vanno utilizzati per fare speculazioni finanziarie in Tanzania. E poi servono regole di gestione severe e forti sanzioni penali"
"Chiediamo che i partiti siano più orientati alla ricerca delle competenze che alla promozione dei funzionari. Servono persone qualificate, a tutti i livelli della pubblica amministrazione. In che modo? Le primarie sono uno strumento fondamentale: vanno fatte non solo per il sindaco, ma anche per la scelta del candidato di collegio. E il segretario deve impegnarsi fino in fondo a sostenere il vincitore, chiunque sia. E' poi necessaria una legge elettorale diversa da quella che si delinea nelle trattative di queste settimane. E infine serve che il Parlamento attui finalmente l'articolo 49 della Costituzione, con una legge che regoli la democrazia nei partiti e dia loro personalità giuridica. Un modo tra l'altro per vincolarli a obblighi sui bilanci"
Sandra Bonsanti, giornalista e presidente di Libertà e Giustizia