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MessaggioInviato: 24/07/2010, 10:30 
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calicò ha scritto:

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superpippo ha scritto:


Pensate, Alessandro è un bambino ucraino................sorride sempre, è sempre felice, non l'ho mai visto col broncino, non si lagna ed ha un energia positiva veramente contagiosa... insomma è diventato il mio eroe!

Va bè... la buona notizia?
Sono un "suocero" CONTENTO [:D] [:D]!


E' una bellissima notizia...se Green è d'accordo,visto che il topic lo ha aperto lui,io direi che le buone notizie "personali" vadano benissimo...
Contribuiscono a elevare le vibrazioni positive di tutto il pianeta.
Bel bambino davvero...sei un suocero fortunatissimo..il "marito" di tua figlia contribuirà a rendere la "moglie" molto positiva..!
Congratulazioni! [:245] [:245] [:57]


Và bene qualsiasi buona notizia, anche a carattere personale.



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MessaggioInviato: 24/07/2010, 10:32 
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eSQueL ha scritto:

CSM, BOOMERANG PD

L'accordo con l'Udc per nominare Michele Vietti vicepresidente scatena la rivolta di quaranta
senatori contro i vertici del partito: "Questa volta non ci faremo mettere bigliettini in tasca"

Tra i democratici si fa strada la corrente contraria alla lottizzazione anche nel Consiglio superiore della magistratura. Ignazio Marino si rivolge ai vertici: "Bersani ci dica come spiegare che al Csm voteremo chi ha partecipato alla depenalizzazione del falso in bilancio e si è astenuto sul legittimo impedimento". Ancora più esplicito Felice Casson: "Non voterò un nome deciso su un divano di Montecitorio tra D'Alema e Casini". E per il segretario la via dell'inciucio centrista si fa sempre più impervia

di Enrico Fierro

http://www.ilfattoquotidiano.it/

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Scusate, ma a me sembra un'ottima notizia [:I]



Hahahahah !!!!!!! Sei inguaribile.
Facciamo che le buone notizie debbano esserle per tutti. [:D]



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MessaggioInviato: 24/07/2010, 12:41 
IN GALERA CHI "ZITTISCE" CANI E GATTI [:172] [:173] [:163] [:177]





Fino a 5 anni di carcere per chi ridurrà cani e gatti in silenzio con un intervento chirurgico, il de-barking ( letteralmente l'anti abbaio).
Con questa legge il Massachussettes accoglie le proteste degli animalisti.


[:57] [:177] [:163] [:57]



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Io ho vissuto con diversi maestri Zen:tutti gatti.Perfino le anatre mi hanno impartito importanti lezioni spirituali.Il solo osservarle è una meditazione. E.Tolle
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MessaggioInviato: 24/07/2010, 13:41 
[:I]Bene,aboliamo ogni prevaricazione di sorta...ma in Massachussettes esistono i condomìni?


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MessaggioInviato: 24/07/2010, 14:00 
Cita:
ombras ha scritto:

[:I]Bene,aboliamo ogni prevaricazione di sorta...ma in Massachussettes esistono i condomìni?



Se non ci fossero sarebbe una bella cosa. [:D]



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MessaggioInviato: 25/07/2010, 11:38 
Postato da Shant.

http://www.ilgiornale.it/interni/il_rag ... comments=1

(sono 6 pagine, per cui vi ho incollato direttamente solo il link ^^)



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MessaggioInviato: 26/07/2010, 13:42 
Sul raggio della morte marconiano non vi sono prove certe,ma solo testimonianze oculari scritte.
Sul raggio disgregatore accennato in questo articolo,non vi sono neppure testimonianze oculari,nè uno schema,nè un link,nè un brevetto,nè niente.
Ad ogni modo,ci sono forti possibilità che sia una notizia erronea relativa invece al generatore adronico,inventato dall'italiano Santilli,e assemblato negli Usa già da tanti anni: con esso,tramite fasci a plasma,si riesce a disintegrare rifiuti solidi e liquami fognari ricavando enormi quantità di calore,da riutilizzare nelle giranti delle turbine.


Ultima modifica di IdentFlyObj il 26/07/2010, 13:44, modificato 1 volta in totale.


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Per i truffatori ufologici, dobbiamo far applicare l'articolo n.661 del C.P.: "Abuso della credulità popolare"
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MessaggioInviato: 26/07/2010, 14:46 
Islanda, l’isola senza bavaglio
http://www.pasteris.it/blog/2010/07/26/ ... -bavaglio/

Alle tre di quella notte, quando il parlamento è stato chiamato a votare, la deputata anarchica Birgitta Jonsdottir non era affatto certa che la sua proposta sarebbe passata. E un mese dopo ancora si chiede se tutti i colleghi avessero capito l’entità della sfida che la piccola Islanda si impegnava a lanciare all’universo mondo – a Stati di polizia e a compagnie petrolifere, al Pentagono e a grandi banche, giù giù digradando fino all’Italia di Silvio Berlusconi. Ma fosse pure con il contributo di una scarsa consapevolezza, del sonno o della fretta di andare in ferie, sul tabellone elettronico è apparso, ricorda Birgitta, “un mare verde. Approvato all’unanimità. Ero stupefatta”. Da quel 16 giugno, un Paese di trecentomila abitanti promette uno scudo quasi totale ai disvelatori di segreti – segreti militari, segreti istruttorii, segreti societari, segreti di Stato.

Se documenti sottratti per un interesse pubblico saranno immessi in Internet da un server con base in Islanda, la giustizia dell’isola non potrà impedirne la divulgazione, tentare di scoprire chi li abbia rivelati, dare seguito a condanne comminate da tribunali esteri in base a leggi contrarie alle norme islandesi. Ancora: se uno Stato o un privato si ritenesse diffamato e ricorresse davanti ad una corte straniera, la società islandese proprietaria del computer (il server) che ha immesso in Rete carte segrete non solo non potrà essere intimidita con la minaccia di quei processi dai costi esorbitanti che stanno costringendo all’autocensura molto giornalismo occidentale, ma sarà autorizzata a rispondere con una contro-citazione davanti ad una corte dell’isola, dichiarandosi vittima di una minaccia alla libertà d’espressione.

Per capire come andrà a finire la sfida islandese occorrerà attendere la normativa d’attuazione (la risoluzione, intitolata Icelandic Modern Media Iniziative, impegna il parlamento a modificare quattordici leggi, tempo previsto: un anno). Stando alle premesse, l’Islanda potrebbe diventare il bunker mondiale del giornalismo investigativo, le Cayman Islands di un’informazione né manipolatoria né omissiva. Ma anche attirare specialisti della disinformazione e mestieranti della calunnia. Potrebbe arretrare sotto l’incalzare di silenziose pressioni internazionali. Oppure restituire la voce agli zittiti – dissidenti, perseguitati, disomogenei. Nel frattempo l’interesse che la deputata Birgitta Jonsdottir ha registrato nel parlamento europeo, soprattutto nel gruppo liberale, suggerisce che l’iniziativa islandese abbia già ottenuto un risultato cospicuo: chiamare alla riscossa contro la massa di divieti, ingiunzioni e intimidazioni che da quasi un decennio sta comprimendo la libertà d’espressione anche negli Stati di diritto occidentali, spesso con il pretesto della lotta al terrorismo.

Per quanto poi riguarda l’Italia, quel che offre l’Islanda già adesso permette di aggirare i divieti che in origine appartenevano alla goffa proposta del ministro Alfano. Nel concreto, chi volesse divulgare intercettazioni dal contenuto significativo non dovrebbe fare altro che mandare le fotocopie del documento originale ad un sito specializzato nella divulgazione di segreti (il più seguito, Wikileaks. org, ora ha la base ufficiale in Islanda). Per posta, ad uno degli indirizzi indicati nel sito Wikileaks; oppure via Internet attraverso il software Tor, gratuito, che costruisce un gioco di carambole tra computer e rende difficilissimo identificare il mittente. Il personale di Wikileaks verificherebbe l’autenticità del documento attraverso i suoi collaboratori in Italia, e tempo qualche giorno o qualche settimana, lo metterebbe in rete. Secondo Smari Mc Carthy, matematico e portavoce di quella Digital Freedom Society che ha avuto un ruolo importante nella formulazione della proposta islandese, “una volta che il documento fosse in Internet, i media italiani potrebbero riprenderlo senza temere ritorsioni”. La tesi di Mc Carthy è perlomeno discutibile, ma è meno controverso che non mancherebbero media internazionali disposti a dare pubblicità a ghiotti segreti italici, soprattutto nei Paesi dove l’informazione gode di forti protezioni. Dunque quanto più la legge Alfano tentasse di nascondere, tanto più ostenterebbe scandali e inadeguatezza dell’esecutivo.

http://www.pasteris.it/blog/2010/07/26/ ... -bavaglio/



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Blissenobiarella ha scritto:
la deputata anarchica

ahahahahah


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Blissenobiarella ha scritto:

Islanda, l’isola senza bavaglio
http://www.pasteris.it/blog/2010/07/26/ ... -bavaglio/


Che storia..... sembra la trama di un film.... [:p]



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MessaggioInviato: 26/07/2010, 18:29 
Anche questa TTE:



L'orario di lavoro a menù

Orari di lavoro flessibili, stabiliti in base alle esigenze dei dipendenti, straordinari aboliti, stipendi medi di 1.600 euro al mese e una mensa dove un pasto costa 30 centesimi

di Stefania Prandi

Orari di lavoro flessibili, stabiliti in base alle esigenze dei dipendenti, straordinari aboliti, stipendi medi di 1.600 euro al mese e una mensa dove un pasto costa 30 centesimi. Questo non è l'elenco dei desideri irrealizzabili di lavoratori stanchi e frustrati, ma è il racconto della realtà quotidiana di 359 operai e impiegati della provincia di Padova. Nella filiale della multinazionale ZF di Caselle di Selvazzano, dove si producono componenti per navi di lusso e per trasporto commerciale, i dipendenti partecipano attivamente alla gestione dell'orario di lavoro, con la collaborazione dei sindacalisti interni, riuscendo ad adattare al meglio i tempi della fabbrica a quelli delle proprie vite.

I dipendenti della società tedesca con sede a Friedrichshafen possono decidere non soltanto se lavorare per il primo turno (dalle 6 alle 14) o per il secondo (dalle 14 alle 22), ma hanno anche la facoltà di modificare l'orario di entrata in azienda di tre ore. Possono cioè decidere di arrivare alle 9, invece che alle 6, lavorando per le successive otto ore, con una pausa pranzo che varia, sempre in base alle necessità individuali, dalla mezzora all'ora. L'orario chiamato “a menu”, che viene stilato ogni otto settimane cercando di soddisfare le esigenze di tutti, prevede anche la settimana “a carico maggiorato” (con lavoro aggiuntivo il sabato mattina oppure con un'ora in più al giorno), “ridotto” (35 ore in cinque giorni, con la riduzione di un'ora media giornaliera o il salto del venerdì pomeriggio) e “normale” (otto ore per cinque giorni). Questo sistema valorizza anche i contratti part time che riescono ad essere inseriti con efficacia nel sistema produttivo.

La vita dei dipendenti della ZF di Caselle di Selvazzano è cambiata nove anni fa, in seguito ad un accordo tra sindacati e direzione. La richiesta di flessibilità di orari dell'azienda, motivata dalle esigenze del mercato internazionale, costringeva i lavoratori a straordinari continui e stancanti e aveva portato un malumore diffuso tra i dipendenti. Messe alle strette da un voto nettamente contrario dell’assemblea dei lavoratori, le Rappresentanze sindacali di base (Rsu) hanno dovuto aguzzare l’ingegno e con un colpo di fantasia e di coraggio hanno cambiato modello di riferimento per gli orari e la flessibilità. Come spiega Luciano Pero, docente del Mip Politecnico di Milano, “i sindacalisti hanno capito che la flessibilità non si poteva affrontare con lo straordinario o con le ennesime eccezioni al sistema degli orari standard, ma programmando il lavoro in modo flessibile e conciliando le esigenze dei dipendenti con quelle dell’impresa attraverso sistemi manageriali evoluti”.


Un cambiamento che ha portato benefici anche alla multinazionale: il costo del lavoro, infatti, è diminuito del 30 per cento rispetto a prima. “Ma il fatto ancora più interessante - continua Pero - è che alla ZF, per superare il modello storico di orario standard, si è dovuto accelerare il processo di innovazione. Infatti, è stato necessario aumentare la polivalenza degli operai incentivando il loro apprendimento nell’uso di molte macchine, cambiare l’organizzazione del lavoro con i team e la rotazione, migliorare il sistema di programmazione degli orari e delle commesse, acquisendo capacità di rispetto dei tempi di consegna e di affidabilità dei tempi stimati a preventivo”. Un risultato, questo, che ha permesso all'azienda di essere competitiva con i concorrenti a livello mondiale.

Entrando nello stabilimento ZF si respira un'aria diversa da quella di molte altre aziende italiane metalmeccaniche. Nei capannoni ampi e silenziosi gli operai gestiscono macchinari all'avanguardia, con un ritmo di lavoro lontano da quello della catena di montaggio frenetica e usurante di molte altre imprese. La mensa, dai pavimenti puliti, ha il soffitto basso e odora di aceto. Il cibo viene preparato nelle cucine che si intravedono dietro il bancone ed è di buona qualità. “I risultati che abbiamo ottenuto - spiega Luca Badoer, sindacalista della Fiom, mentre mangia un piatto di salmone e broccoli - sono il risultato non soltanto della fiducia che i lavoratori hanno per noi ma anche di una negoziazione continua. Da parte della direzione c'è sempre stata molta disponibilità. Pur di evitare i conflitti interni, l'azienda è stata disposta a venire incontro alle esigenze dei lavoratori”. Nell'ufficio delle Rappresentanze sindacali, 13 in tutto (7 della Fiom Cgil, 4 della Fim Cisl, 1 della Uilm Uil e una dell'Ugl), c'è un grande tavolo attorno al quale rappresentanti dei lavoratori e direzione si riuniscono con regolarità per discutere delle decisioni aziendali. Le Rsu possono consultare i bilanci e verificare l'andamento della produzione grazie a un database a loro disposizione. “Sicuramente il fatto di confrontarci con una direzione di origine tedesca - dice Renzo Soranzo, Rsu della Fiom - ha facilitato il nostro lavoro. La ZF ha una mentalità diversa da quella di molte imprese del Nord est italiano dove vige la logica padronale. Qui non dobbiamo rendere conto tanto del modo con il quale organizziamo il lavoro ma dei risultati, e quelli ci sono. Certo la crisi si è fatta sentire anche da noi”. Il calo delle commesse, infatti, ha costretto i lavoratori a periodi di cassa integrazione e ha portato alla mobilità una cinquantina di dipendenti vicini alla pensione. “Ma per loro - sottolinea Badoer – siamo riusciti ad ottenere uno scivolo di tutto riguardo. C'è chi se n'è andato con una buona uscita di 60mila euro”.

Cinque anni fa alla ZF di Caselle di Selvazzano era stato progettato anche un asilo nido interno che avrebbe dovuto funzionare dalle 6 alle 19.30. “Per quest'iniziativa - spiega Nello Fisichella della Fiom – avevamo ottenuto finanziamenti pubblici e privati per 450mila euro. Gli orari erano stati pensati tenendo conto dei diversi turni di entrata e uscita dei genitori. Avevamo previsto attività di manipolazione, momenti di psicomotricità, giochi di movimento, musica, e la partecipazione delle famiglie per l'inserimento graduale dei bimbi. Poi però, quando tutto era pronto, le adesioni sono state soltanto 15, mentre il numero minimo dei partecipanti sarebbe dovuto essere di 21 e così non se n'è fatto più nulla”. La mancata entrata in vigore dell'asilo nido è stata dovuta anche alla ridotta presenza di donne, soltanto una trentina in tutta l'azienda. Per il momento non sembra che il loro numero sia destinato ad aumentare, dato che il turnover tra i dipendenti è praticamente nullo. “Nessuno se può se ne va da questa azienda – spiega Pero – anche perché è l'unica in Italia dove esiste un sistema formale di orario “a menù”. Esistono organizzazioni simili ma più informali, dove non c'è una reale reciprocità tra azienda e dipendente, come invece accade alla ZF. Si tratta sicuramente di un problema culturale. Nel nostro Paese è ancora difficile accettare una modalità organizzativa di questo tipo, nonostante si tratti di un modello produttivo molto vicino a quello auspicato dalla stessa Confindustria”.

La flessibilità gestita a favore dei lavoratori, infatti, ha portato risultati rilevanti: l’assenteismo si è ridotto drasticamente, la puntualità di consegna è cresciuta, la qualità è migliorata per effetto dell’organizzazione più ordinata e della crescita professionale, i costi di produzione sono stati contenuti”. Il modello della ZF è più vicino ai sistemi del Nord Europa (dove orari a menu, banche ore e part time sono la normalità) più che a quelli mediterranei. “Anche se a differenza di quel che accade in Danimarca, Olanda e Svezia, dove l'organizzazione del lavoro è basata su una precisa volontà sociale, in quest'azienda si è arrivati a un cambiamento per questioni di mercato. Cercando la soluzione a un problema, si è riusciti a trovare e applicare un'organizzazione virtuosa del lavoro, che sarebbe certamente replicabile in altre imprese. Ma per farlo servono lungimiranza e coraggio e queste, purtroppo, nel nostro Paese sono virtù ancora rare”.

http://www.altreconomia.it/site/fr_cont ... intId=2422



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Quasi come da noi......[:o)]



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Blissenobiarella ha scritto:

Anche questa TTE:

L'orario di lavoro a menù

Orari di lavoro flessibili, stabiliti in base alle esigenze dei dipendenti, straordinari aboliti, stipendi medi di 1.600 euro al mese e una mensa dove un pasto costa 30 centesimi




Spettacolare anche questa..... [:)]



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Ancora una buona notizia..... che dico,
BUONISSIMA ED ENTUSUASMANTE!!!! [:p] [:p] [:p]




Barcellona salva la vita dei tori
La corrida viene messa al bando


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Fonte:
http://www.ilgiornale.it/interni/barcel ... comments=1

Non erano le cinque della sera, non c'erano i tapas e la sangria, mancava il verdejo che accompagna con la cerveza (la birra) gli spuntini degli spagnoli nel tardo pomeriggio, il profumo dell'arena si allontanava inesorabile, mentre lo spirito di Hemingway aleggiava nei dintorni, invocato da chi si aggrappava alla tradizione, alla religione, allo stato, a tutto, pur di vedere ancora il toreador toccare il cielo. Non è stato così, i tempi ormai erano maturi, in una regione autonoma, la Catalogna, che si affianca ora alle isole Canarie nel vietare uno degli spettacoli più amati e più contestati al mondo. Ancora due anni e poi i toreador, già cassintegrati, se la vedranno con la disoccupazione.
Il parlamento catalano, nella mattina di ieri, era spaccato tra i sostenitori del divieto di torear e i "taurinos", i fan della corrida. Alla fine ha prevalso l'ala animalista della politica catalana e il divieto di "matar el toro" è passato con 68 voti, contro 55 e 9 astenuti. La decisione definitiva è giunta dopo una lunghissima stagione di polemiche e contestazioni, che hanno visto contrapposte le ragioni di chi non vuole più vedere spettacoli di sangue infangare la propria patria e di chi invece si appella alla tradizione (ma pensa soprattutto al proprio portafoglio). Sì, perché, dietro ai tori, al matador e a tutto quel misticismo che la corrida ha tentato di trascinarsi dietro, ormai non è rimasto altro che il profumo del dinero.

Già da diverso tempo si sapeva che la maggioranza della popolazione iberica ne aveva le scatole piene dei tori massacrati nelle arene assieme ai troppo dimenticati cavalli. Gli spagnoli non ne possono più di una tradizione "artistica" che tortura e ammazza pubblicamente 250.000 tori (40.000 solo in Europa) e 100.000 cavalli, incornati durante i vari momenti di una coreografia che gronda sangue e riceve le proteste di tutto il mondo civile. Se in Catalogna le corride erano al capolinea, per mancanza di spettatori, dalle altre parti della Spagna il pullman è arrivato a poche stazioni prima. La nota di speranza risiede nei giovani e in alcune regioni spagnole, dove un recente sondaggio Gallup ha mostrato che l'82% dei cittadini è schierata a fianco del toro, mentre gli animalisti fanno sempre più proseliti contro la "Mafia della Corrida".

Già i palinsesti televisivi spagnoli avevano chiuso con la trasmissione delle corride pomeridiane, quando gli aficionados si soffermano davanti allo schermo casalingo o nei bar a commentare le gesta dei matador di turno. Il servizio pubblico televisivo iberico (Tve) ha deciso, da tempo, che la tradizione della tauromachia deve anche andare d'accordo con lo share, altrimenti spunta la forbice che taglia gli spettacoli teletrasmessi. Se "la suerte de matar", resa celebre dal mito di Manolete, raccoglie sì e no il 16% di telespettatori, non c'è arena o matador che tenga: subisce la stessa sorte di un reality o di una soap opera che non tiene avvinghiati gli spettatori allo schermo, per quanto murale e al plasma.
Anche il premier catalano, Josè Montilla, ha votato contro la corrida, nonostante molti suoi colleghi di partito socialista in parlamento abbiano votato a favore.

"Ci sono alcune tradizioni che non possono restare congelate nel tempo. Non dobbiamo proibire ogni cosa, ma sicuramente le cose più degradanti", ha detto Jose Rull, parlamentare del CiU, il partito nazionalista catalano.Così, mentre la televisione spagnola spegne lo schermo, si accendono le luci sulla coscienza di un popolo che sta smettendo di aspettare la morte nel pomeriggio con la Sangria in mano.






Domanda: a quando la messa al bando del Palio di Siena??? [^]



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OLE'!!!
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