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MessaggioInviato: 09/04/2011, 17:22 
:(

Il Vaticano e il nucleare

http://nonvotarechitiavvelena.blogspot.com/

Segue un articolo di Daniela Cipolloni che risale esattamente ad un anno fa, dove la mission "illuminante" della chiesa, sul tema del nucleare , non fa una piega. Classificando il nucleare come fonte di energia pulita, come soluzione salvifica per le emissioni C02 ed il cambiamento climatico, il Vaticano si rende complice, attraverso un messaggio laido e mendace, di un disgustoso falso ambientalismo. Le questioni ecologiche citate, sono state smascherate.

L'appellativo donato a Radio Vaticana, chiamata come "Radio Hiroshima," in seguito alla perizia che valutava l'inquinamento elettromagnetico prodotto dalla emittente, come capace di provocare tanti morti come l'atomica, ci suggerisce però una certa coerenza della Santa Sede. E l'Enel ringrazia.

Per la Chiesa il nucleare è cosa buona e giusta. È scritto a chiare lettere in un opuscolo che in queste settimane sta circolando in allegato al giornale delle diocesi, rivista distribuita nelle parrocchie italiane e consultata da migliaia di fedeli. “La Santa Sede – esordisce il libretto , intitolato “Energia per il futuro” – è favorevole e sostiene l’uso pacifico dell’energia nucleare, mentre ne avversa l’utilizzo militare”.

Il manuale è scritto con l’intento di chiarire la posizione ufficiale della Chiesa e fornire un compendio di informazioni sull’energia dell’atomo a chi avesse perplessità rispetto alla recente decisione del governo di riaprire una strada di fatto abbandonata dopo il referendum del 1987.


Continua>>>
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MessaggioInviato: 09/04/2011, 22:15 
La Vera Storia della Marijuana, un fim di Massimo Mazzucco, sarà il pretesto per parlare in diretta con l'autore della disinformazione sul THC e altre sostenza utili all'essere umano. Ne approfitteremo per conoscere meglio l'uomo e il suo lavoro sui tanti temi di cui si è occupato nei suoi film.

In studio: Massimo Mazzucco
Conduce: Caruso Colzi

moto interessante, da ascoltare al seguente link:
http://it.1000mikes.com/app/archiveEntr ... yId=227311



All’inizio degli anni ’30, di fronte all’avanzare della rivoluzione industriale, era nato in America il cosiddetto movimento della “chemurgia”. Questa associazione di chimici, industriali, esperti di agricoltura e filantropi – dei quali faceva parte lo stesso Henry Ford - si proponeva di trovare soluzioni per evitare il completo abbandono dell’agricoltura a favore dell’industria, trasformando la produzione agricola in modo da poter fornire direttamente all’industria gran parte delle materie prime di cui necessitava.

Purtroppo questo concetto (che oggi cadrebbe sotto la definizione di “rinnovabile”) andava a scontrarsi direttamente con le nascenti industrie del petrolio e dei suoi derivati, del tessile sintetico e della stessa industria farmaceutica, che mirava a sostituire tutti i rimedi naturali della farmacopea (a base di erbe) con le pillole prodotte in laboratorio.

A loro, di utilizzare materiali “rinnovabili” interessava ben poco.



Cosa sia andata a finire lo sappiamo tutti, e le conseguenze ci vengono illustrate in modo eccellente dallo storico Gatewood Galbraith nell’estratto che avete visto: “Cento anni fa, il contadino produceva tutta la fibra, tutte le medicine, tutto il combustibile e tutto il cibo che la società consumava. Questa è l'agricoltura. Se coltivi queste 4 categorie, fibra, cibo, medicine e combustibile, e le vendi nelle città, come necessità fondamentali per vivere, i soldi fluiscono dalle città e tornano al proprietario della terra e al produttore. In questo modo la terra resta il mezzo di produzione della ricchezza. E' stato così per migliaia di anni. Oggi, 100 anni dopo, il contadino non produce più nessuna fibra. Al massimo produce cotone, …
http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=3720



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 23:41 
Poi dicono che non bisognerebbe ammazzarli tutti.....



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 23:49 
é in preparazione una puntata in cui Mazzucco risponderà alle domande degli ascoltatori ^_^.



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MessaggioInviato: 11/04/2011, 00:55 
Entro il 2050 l'uranio sarà esaurito
Avv. Luca Troiano per http://www.disinformazione.it - 6 aprile 2011

Non basterebbe uno scaffale di libri per mettere sul tavolo le ragioni pro e contro il nucleare. Questo articolo si limita ad informare riguardo ad un singolo aspetto, quello dell'uranio. E del suo possibile esaurimento entro i prossimi quarant'anni.

Il governo dice che le centrali saranno pronte entro il 2020. Quello che nessuno dice è che per allora l'uranio potrebbe essere sulla via dell'esaurimento. Lo scorso ottobre l'analista Adam Schatzker, del gruppo finanziario RBC Capital Markets, ha affermato che le previsioni sulle estrazioni di uranio registreranno dei deficit a partire dal 2012-13, con un conseguente aumento del suo costo sul mercato1. Un deficit destinato a crescere negli anni a seguire. Solo in questo primo scorcio di 2011, ad esempio, il prezzo è aumentato già del 32% rispetto all'anno prima2.
A determinare la scarsità dell'elemento, a parere di Schatzker, sarà l'impennata della domanda nel mondo e soprattutto della Cina. Lo scorso luglio Pechino ha annunciato l'intenzione di costruire 60 nuove centrali entro il 20203, che andrebbero ad aggiungersi a quelle già esistenti. Secondo la World Nuclear Association, se il progetto andrà in portò la potenza nucleare cinese toccherà quota 85.000 megawatt, circa nove volte quella attuale. Ma ogni centrale necessita di 400 tonnellate di uranio all'anno, il che porterà ad un picco delle importazioni, e quindi dei prezzi. Solo nel 2010 la Cina ha importato 17.136 tonnellate di uranio, il triplo rispetto al 2009. Come al solito, sono i grandi numeri di Pechino a spostare gli equilibri del resto del mondo.
A ciò va aggiunta la fine dello smantellamento dell'arsenale atomico russo entro il 2013, che ridurrà l'uranio a portata di mano in circolazione. Si calcola che lo smantellamento delle testate fornisca circa un terzo (20-25.000 tonnellate) del fabbisogno di uranio su scala globale. L'esaurimento di questa fonte, di conseguenza, peserà non poco sulle quotazioni di mercato dell'uranio da estrazione.

Oggi nel mondo sono operativi 441 reattori nucleari in 30 paesi, per una capacità totale di oltre 376 gigawatt, i quali necessitano ogni anno di 69.000 tonnellate di uranio. Attualmente, 59 nuovi reattori sono in costruzione; altri 493 (tra cui i quattro che dovrebbero sorgere ne Belpaese) sono stati proposti o pianificati e altri 84 progetti, infine, sono in fase studio. Se tutti questi progetti dovessero essere implementati, secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (IAEA) la produzione di energia dovuta al nucleare toccherà quota 807 gigawatt4.
Nel 2007 l 'Uranium Resources, Production and Demand, nota come Red Book, che viene pubblicata ogni due anni in collaborazione da IAEA e NEA, le agenzie per l'energia nucleare rispettivamente dell'Onu e dell'Ocse, contabilizzava circa 5,5 milioni di tonnellate di uranio nelle riserve accertate e quasi il doppio (10,5) in quelle ancora da scoprire. Sufficienti per foraggiare le centrali per oltre 100 anni5. Il successivo rapporto del 2009 rivedeva le cifre al rialzo. Stime in realtà ottimistiche. Va escluso dal computo l'uranio presente in mare (tre parti per miliardo, per un ammontare di 4-5 miliardi di tonnellate totali) e quello situato a rilevante profondità, il cui costo sarebbe esorbitante rispetto ai ricavi finali.
Ai ritmi attuali le riserve di uranio effettivamente utilizzabili potrebbero già essersi esaurite entro il 2050. Lo sostiene Yogi Goswami condirettore del Clean Energy Research Centre dell'Università della Florida, in un'intervista al quotidiano Decchan Cronichle dello scorso settembre5.
I giacimenti di uranio accertati sul pianeta sono stimati in 4-5 milioni di tonnellate. Un consumo di 69.000 tonnellate annue li esaurirà in 42 anni. O forse la metà, se come sembra il numero delle centrali raddoppierà entro i prossimi venti. Con la conseguenza che quando tutti i reattori saranno pronti non ci sarà più combustibile per alimentarli.
Le tecniche di riprocessamento, che porterebbero al reimpiego delle scorie già esauste, sono attualmente in fase di studio o comunque non prolungherebbero la disponibilità di uranio in misura significativa.

A onor del vero, secondo gli analisti un aumento del costo dell'uranio non comporta necessariamente un aumento del prezzo dell'energia prodotta. Questo perché l'uranio per il 5-10% sui costi operativi, mentre gli idrocarburi incidono per l'80%. Ma chi ci assicura che le compagnie che avranno in gestione le centrali non ricaricheranno il prezzo ad ogni minima oscillazione delle quotazioni del combustibile, esattamente come l'arbitraggio che i colossi petroliferi esercitano sul prezzo del greggio?
Non dimentichiamo che in ogni caso il nucleare coprirebbe solo una fetta del nostro fabbisogno energetico, la cui parte del leone sarebbe sempre e comunque appannaggio dei combustibili fossili.

Una conclusione. Che le rassicurazioni sulla sicurezza delle centrali che (si spera non) avremo sul nostro territorio e le lodi sui benefici dell'energia prodotta sono ben poca cosa di fronte ai rischi che l'opzione nucleare comporta, lo sappiamo tutti.
Ma l'aspetto più perverso e più inquietante del (non) dibattito sul nucleare è la carenza di informazione. Se i sostenitori dell'atomo ripetono come un mantra che non si decide sull'onta dell'emozione, si può rispondere che non si decide neppure se non c'è informazione.
Le millantate promesse del governo sull'indipendenza energetica si scontrano con una realtà ancora più allarmante di quanto non suggerisca l'evidenza.
Se prima credevamo di dover importare uranio per far funzionale le centrali, ora rischiamo di costruire le centrali e di doverle chiudere poco tempo dopo per carenza di combustibile.
Giusto in tempo per accollarci tutti i costi e i rischi di questa scelta senza neppure aver goduto dei vantaggi.

Luca Troiano

http://www.disinformazione.it/uranio_esaurito.htm


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MessaggioInviato: 11/04/2011, 00:59 
Cita:
vimana131 ha scritto:

Il governo dice che le centrali saranno pronte entro il 2020. Quello che nessuno dice è che per allora l'uranio potrebbe essere sulla via dell'esaurimento. Lo scorso ottobre l'analista Adam Schatzker, del gruppo finanziario RBC Capital Markets, ha affermato che le previsioni sulle estrazioni di uranio registreranno dei deficit a partire dal 2012-13, con un conseguente aumento del suo costo sul mercato

http://www.disinformazione.it/uranio_esaurito.htm


Come al solito.... abbiamo a che fare con cialtroni, improvvisati e ladri.



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MessaggioInviato: 12/04/2011, 02:28 
TTE non so se sia il luogo adatto per certe scomode verità.

L'estrazione dell'uranio. Quelle scomode verità nascoste. Il caso del Niger

Scritto da Luca De Nardo - 100ambiente • Mercoledì, 12 maggio 2010



Greenpeace ha pubblicato pochi giorni fa un documento che riporta uno studio in grado di arricchire il punto di vista dell'opinione pubblica importante da conoscere e avere quella giusta visione d'insieme per esprimere un giudizio pro o contro sul nucleare. Peccato che siano in pochi ad averne riportato la notizia. Stiamo parlando del documento "Left in the dust - L’eredità radioattiva di Areva nelle città del deserto del Niger". L'argomento è l'estrazione dell'uranio e i suoi effetti catastrofici sul territorio e sulla popolazione.
Si tratta di un briefing su quanto sta succedendo in Niger, un paese senza sbocco sul mare, posizionato nell’Africa sahariana occidentale, con il più basso indice di sviluppo umano sul pianeta. Caratterizzato da un territorio desertico e arido, scarsamente coltivabile e molto povero, diffuso analfabetismo, scarse infrastrutture e instabilità politica.

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Tuttavia, il Niger è ricco di risorse minerarie, come l’uranio.

In questo documento-riassunto troverete informazioni, dettagli, particolari, descrizioni su cosa avviene quando e come l'uranio viene estratto.

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Le detonazioni e le trivellazioni in miniera causano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e enormi mucchi di fango rimangono esposti all'aria aperta; lo spostamento di milioni di tonnellate di terra e roccia rischia di compromettere le sorgenti d’acqua sotterranee.
Questo è quanto sta avvenendo da 40 anni, da quando una potentissima multinazionale francese, la AREVA (sconosciuta a molti), leader mondiale nel campo dell'energia nucleare ed è l'unica presente in ogni attività industriale a essa connessa, ha preso possesso delle miniere di uranio in Niger.

Una gestione negligente del processo di estrazione può causare il rilascio di sostanze radioattive nell'aria, infiltrazioni nelle falde acquifere e contaminazione del terreno intorno alle città minerarie di Arlit e Akokan. Ognuno di questi fattori causa danni permanenti all’ecosistema ambientale ed è in grado di creare enormi problemi di salute per la popolazione locale.

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L'esposizione alla radioattività causa problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro, per citare solo alcuni degli impatti sulla salute. Purtroppo, i problemi di salute abbondano in questa regione, e i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Paese.

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Ecco solo alcuni dati rilevati da Greenpeace nelle due principali aree di estrazione:

In 40 anni di attività sono statai usati 270 miliardi di litri di acqua nelle miniere
4 su 5 campioni di acqua risultano contaminati oltre i limiti consentiti dall'OMS
Il radon nell'aria tra le 3 e le 7 volte superiore ai livelli considerati normali nella zona
Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono risultati essere fino a quasi 500 volte superiore al fondo naturale.

Se volete leggere e approfondire l'argomento, non esitate neanche un secondo e scaricatevi il Briefing "Left in the dust". Tutto da leggere.

http://www.greenpeace.org/raw/content/i ... -areva.pdf

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Fonte:

http://www.100ambiente.it/index.php?/ar ... Niger.html


E qua un articolo del 2006 in tempi meno sospetti, guardate cosa dice sull'uranio e la sua convenienza economica.

http://petrolio.blogosfere.it/2006/08/c ... uclea.html


Ultima modifica di Hynekeniano il 12/04/2011, 02:33, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Hynekeniano ha scritto:


TTE non so se sia il luogo adatto per certe scomode verità.



Direi di sì Hynekeniano..... grazie [;)]



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MessaggioInviato: 12/04/2011, 18:11 
Comoda, economica e green. La casa ecologica Med in Italy

Massimo Andreozzi

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INNOVAZIONE Produce sei volte l’energia che consuma, che è un quarto in meno rispetto alle abitazioni tradizionali. Può essere realizzata in due giorni e, per la prima volta, a prova di caldo

Chiudete gli occhi ed immaginate una casa che produce sei volte l’energia che consuma e che consuma un quarto dell’energia usata nelle abitazioni tradizionali, che può essere realizzata in due giorni e montata in otto, che è in grado di rispondere all’emergenza degli sfollati nel post terremoto o dei migranti in fuga da un conflitto. Una casa adatta a fronteggiare il caldo torrido della stagione estiva, pensata e realizzata per resistere al cambiamento climatico, perfetta come modulo per una struttura di turismo sostenibile. Una casa economica e il più possibile a “chilometro zero”, progettata in modo che le pareti potranno essere realizzate con materiali locali, anche per adattarsi meglio a tutti i paesaggi. Se pensate che questa casa esista solo nei sogni vi sbagliate, perché è l’interessante progetto Med in Italy presentato ieri a Roma e che concorrerà al Solar Decathlon 2012 di Madrid nel settembre del prossimo anno. Il Solar Decathlon è la prestigiosa competizione promossa dal Dipartimento Energia del Governo degli Stati Uniti a partire dal 1999 e realizzata nel 2002 con la prima edizione. Sin da allora, in ogni edizione, ben 20 prototipi di case ecosostenibili alimentate da pannelli solari, realizzate da altrettanti team provenienti da tutto il mondo, gareggiano per aggiudicarsi la palma di edificio più verde dell’anno. Ogni prototipo deve superare dieci prove, come nel decathlon delle vere olimpiadi sportive: una giuria internazionale valuterà con un punteggio architettura, capacità costruttiva, efficienza, bilancio energetico, comfort, funzionalità, comunicazione, produzione/fattibilità economica, innovazione e sostenibilità.

Per la prima volta, un team italiano, composto da docenti e studenti dell’Università di Roma Tre e de La Sapienza, viene ammesso a queste olimpiadi dell’architettura green e ciò che rende ancora più interessante questa partecipazione è che il progetto in gara sarà quello di una casa mediterranea. «La vera vittoria è già nell’essere stati scelti fra centinaia di progetti presentati: questa ammissione dà diritto ad un premio che ha permesso l’avvio del progetto per il prototipo - ha sottolineato l’architetto Chiara Tonelli, team leader di Med in Italy -. È la prima volta che una casa bioclimatica viene progettata con maggiore attenzione all’isolamento dal caldo piuttosto che dal freddo. L’architettura verde infatti ha avuto negli ultimi decenni caratteristiche più nordiche che meridionali, ma noi mediterranei - continua Tonelli - abbiamo una tradizione antichissima che abbiamo voluto recuperare e reinterpretare nella progettazione. Così la nostra casa resterà isolata dall’esterno nelle ore più calde e si aprirà quando il sole cala, mentre uno spazio aperto patio funzionerà da zona di raffrescamento. In questo modo - aggiunge l’architetto - il grande bagaglio di conoscenze tradizionali dell’area mediterranea verrà declinato in un’architettura contemporanea e bella a vedersi. Inoltre - conclude Tonelli - esso sarà coniugato a tutte le tecnologie a basso consumo energetico e all’utilizzo del solare fotovoltaico: Med in Italy produrrà più energia di quanta ne consumi».

Difatti, secondo la scheda tecnica ogni anno l’abitazione produrrà 11.400 kilowattora attraverso pannelli fotovoltaici, ma consumerà solo un sesto di questa energia, immettendo in rete quasi 9.500 kilowattora. Detto in termini di economia domestica si alleggerirebbe la bolletta elettrica di circa l’84 per cento; detto invece in termini di sostenibilità in 20 anni saranno 121 le tonnellate di CO2 non emesse. Insomma: meno CO2, più comfort e più risparmio: l’efficienza dei sistemi permetterà alla casa di funzionare perfettamente, con illuminazione, acqua calda e temperature sempre adeguate ed elettrodomestici innovativi. Come lavatrici che garantiscono il bianco più bianco senza dover superare i 43 gradi e poco più e lavastoviglie che non vanno oltre i 49 gradi: il progetto Med in Italy vedrà anche un grande impegno nella progettazione della filiera industriale italiana e il team sta raccogliendo sponsorizzazioni e collaborazioni di rilievo necessarie a rendere questa abitazione sempre più vicina alla realtà e ad uno stile di vita mediterraneo. Come spiega Carlo Alberto Pratesi, sponsorship manager del team, «questo progetto vuole veicolare di fatto anche uno stile di vita mediterraneo che ha il suo punto più forte nella dieta nostrana, recentemente celebrata dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. La dieta mediterranea - aggiunge Pratesi - è un simbolo perchè più sana e sostenibile: nel suo minor utilizzo di carne, cibo molto usato dalle popolazioni nordiche, si hanno degli effetti positivi sia in termini di consumo di acqua che di l’emissione di CO2. La nostra tavola - aggiunge il manager - è da sempre, inoltre, un punto di aggregazione familiare e di confronto quotidiano. E questo fa bene alla salute almeno quanto l’uso di verdure e cereali previsto dalle nostre pietanze. Med in Italy sarà quindi un vero e proprio manifesto del Meditterranean way of life».

Pratesi evidenzia però un certo ritardo dell’industria italiana nel confrontarsi con stimoli come quello di Med in Italy: «La risposta è stata un po’ lenta. Noi siamo certi che la nostra formula dovrebbe interessare molte aziende del made in Italy proprio perché può essere un modo per presentarsi all’estero con qualcosa che è al contempo novità e tradizione: siamo noti in tutto il mondo per le nostre aziende del lusso e del cibo, ma non davvero per l’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. Il nostro progetto potrebbe riuscire nell’impresa di conciliare entrambe le sfere: design e cibo italiani, ma in modo sostenibile». Valeria Vitale è studentessa di architettura e ha il ruolo di team leader nel progetto: «Circa trenta studenti sono stati coinvolti, divisi per gruppi di lavoro che hanno lavorato fra di loro in perfetta armonia. Spero che la nostra idea di nucleo abitativo riesca a risolvere anche il problema tutto nostrano di un turismo costiero che difficilmente è in armonia con l’ambiente». L’appuntamento per le fasi finali è fissato per settembre del 2012.



http://www.terranews.it/news/2011/04/co ... -med-italy



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Il vaso di Pandora nucleare: “Into eternity”




Fonte:
http://oggiscienza.wordpress.com/2011/0 ... -eternity/

di Federica Sgorbissa

Un nuovo documentario racconta la costruzione del primo deposito permanente di scorie nucleari in Finlandia, e traccia uno scenario futuro

NOTIZIE – E se la fine del mondo (o almeno un grave disastro in grado di rendere inabitabile una vasta porzione del nostro pianeta per centinaia di migliaia di anni) fosse nelle mani di un archeologo? Immaginiamolo mentre scopre un luogo sigillato – molto sigillato – che mostra i segni di una civiltà antica, molto avanzata tecnologicamente. Dei simboli sono posti all’entrata di quello che sembra un monumento nascosto nelle viscere della terra, celato accuratamente. Prezioso o pericoloso? I simboli incisi all’entrata sono misteriosi. Andranno decifrati, ma intanto, cosa fare? Sicuramente l’archeologo tenterà di usare ogni mezzo tecnologico a disposizione per capire cosa è nascosto lì dentro, ma la natura del luogo è talmente aliena che non sa nemmeno cosa cercare. Cosa farà alla fine? Lo aprirà, o si terrà a distanza, lasciando che venga dimenticato per altre decine di migliaia di anni?

Questa domande se le pongono anche i responsabili della costruzione di Onkalo. Onkalo è, anzi sarà, il primo deposito permanente di scorie nucleari al mondo, e il regista Michael Madsen ne ha fatto l’argomento del suo recente documentario intitolato “Into eternity”, proiettato la scorsa settimana a “Le voci dell’inchiesta” (http://www.voci-inchiesta.it/), il festival pordenonese.

Prima che lo vedessi, un amico descrivendomelo l’ha definito “filosofico”. Mi chiedevo come. Personalmente, il lavoro di Madsen mi ha fatto venire in mente le atmosfere di Werner Herzog (per esempio quello di “Encounters at the end of the world”, ma soprattutto di “Wild blue yonder”), e se anche qui non si raggiungono le vette del genio visionario del grande regista tedesco il lavoro di Madsen è certamente degno di attenzione.
Forse non tutti lo sanno, ma nonostante esistano al mondo numerose centrali nucleari e vengano prodotte tonnellate e tonnellate di scorie nucleari (pare al momento che ce ne siano in giro circa 250.000 in tutto il mondo) anche dagli ospedali e dall’industria, non esiste al momento nemmeno un solo deposito permanente. I rifiuti nucleari sono per ora mantenuti in depositi temporanei in superficie, custoditi in maniera transitoria in attesa di essere stoccati in qualche luogo definitivo. Che però ancora non esiste.

Onkalo (letteralmente “luogo nascosto” in finlandese), con il suo vasto sistema di profondi tunnel sotterranei, è situato nella zona di Olkiluoto in Finlandia e si appresta (è ancora in fase di test e costruzione) a diventare il primo deposito permanente di rifiuti nucleari al mondo. Il luogo è stato scelto per la stabilità geologica del substrato roccioso, che secondo gli esperti è assolutamente al sicuro da rischi sismici, e dovrà accogliere per il prossimo secolo (dopodiché verrà sigillato) le scorie provenienti dalle attuali quattro centrali nucleari finlandesi. Madsen si sofferma poco sulla tecnologia per stoccare le scorie, ancora meno sulla questione dell’energia nucleare (è sicura? È sensata?). Nel documentario soprattutto si chiede cosa lasceremo ai posteri. Il film si apre infatti spiegando che la civiltà umana è vecchia di 50.000 anni, e le piramidi (fra i monumenti più antichi costruiti per mano umana) hanno solo 5.000 anni. Le scorie nucleari però sono tossiche per – almeno – 100.000 anni. Onkalo, negli intenti, è progettato per resistere così a lungo. Ma è davvero credibile, si chiede Madsen? Possiamo davvero assicurare che una struttura pensata e costruita dall’uomo possa durare così a lungo? Possiamo immaginare davvero a cosa potrebbe andare incontro da qui a 100.000 anni? Senza considerare che solo certi tipi di scorie nucleari sono tossiche per 100.000 anni. Altre lo restano per milioni di anni.

Anche se fossimo davvero fortunati, e cioè se gli eventi naturali non riuscissero a intaccare Onkalo per così tanto tempo, come prevedere il fattore umano? Cosa succederebbe se i nostri discendenti trovassero Onkalo fra qualche decina di migliaia di anni? Il fil rouge su cui si svolge “Into eternity” è proprio la voce di un uomo del passato (il nostro presente) che come in un sogno si rivolge agli uomini che nel futuro avranno scoperto Onkalo. Non un dialogo però, perché Madsen ci lascia intuire che sarà successo l’irreparabile, e che la voce dal passato più che avvertire del pericolo, sta chiedendo scusa.
La fiction si intreccia alla realtà, anzi è il modo per raccontarla. Perché è proprio la “comunicazione col futuro” il problema che viene affrontato ogni giorno da chi è responsabile della costruzione di Onkalo (in primis il governo finlandese). Ed è qui che il pratico e il filosofico si sfumano l’uno nell’altro. Esistono due posizioni distinte sulla questione dell’incontro futuro fra i nostri discendenti e Onkalo: come si spiega nel documentario c’è chi crede sia assolutamente necessario porre dei segnali (iscrizioni, simboli) che indichino ai posteri l’enorme pericolo celato all’interno del deposito, ma anche chi al contrario ritiene che fare questo invoglierebbe ancor più in nostro “archeologo del futuro” a scoperchiare il vaso di Pandora nucleare e che meglio sarebbe che venisse dimenticato per sempre.

Non so a voi, ma a me fa venire i brividi. Non mi resta che consigliarvi la visione di questo eccellente lavoro.


Fonte:
http://oggiscienza.wordpress.com/2011/0 ... -eternity/

Vedi anche:
http://digilander.libero.it/ilnucleare/ ... ne1tec.htm
http://consciouslifenews.com/patterson- ... te/115725/
http://consciouslifenews.com/patterson- ... te/115725/



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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http://www.ecplanet.com/node/2435


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[b]Quale destino nucleare attende i cittadini
italiani dopo il referendum?
[/b]


By Edoardo Capuano - Posted on 23 aprile 2011

http://www.ecplanet.com/node/2441

Il nucleare fa paura. Molti sognano, in un futuro non lontano, l'eliminazione globale di questa alternativa energetica che, da sempre, nonostante le evoluzioni tecnologiche in termini di dispositivi di sicurezza, sono la causa di danni ambientali di proporzioni epiche. L'ultima tragedia è accaduta in Giappone nemmeno due mesi fa.

Qualche nuclearista convinto può ribattere a questa tesi affermando che l'evento climatico di forza maggiore è stata l'unica causa della tragedia del Giappone. È vero in parte; per chernobyl non è stato così.

Il nostro pianeta, se qualcuno ancora non se ne è accorto, sta attraversando un momento epocale di grandi cambiamenti geofisici. Molti sono già in atto, con processi quasi impercettibili ma evidenti ed ufficialmente riconosciuti dalla scienza, almeno da quella non politicizzata.

Il disastro di Fukuscima dimostra empiricamente questa tesi, ed il fatto che i reattori danneggiati dal maremoto siano stati solo oggetto di un danno collaterale, avvalora una realtà tragica che non può più essere presa sotto gamba: le centrali nucleari, la loro tecnologia, seppur avanzata, non corre alla stessa velocità delle inesorabili evoluzioni climatiche che mordono tenacemente il nostro pianeta. Per cui è ora di guardare oltre.


Immagine

La premessa sopra esposta era necessaria per introdurre uno scenario allarmante che sussiste a nemmeno 90 miglia dai confini a nord dell'Italia. In realtà il problema del nucleare in Italia esiste già da molti decenni, con decine di reattori attivi e non sempre ben funzionanti. Il fatto che si trovano a poche miglia dai confini di casa nostra non vuol dire che siamo immuni da eventuali disastri. Certo è che non possiamo obbligare altri stati contigui al nostro, ad abbandonare il nucleare, ma chi ha in mano i microfoni della nazione, combattendo contro il nucleare, deve pretendere che le centrali a noi vicine vengano monitorate costantemente e messe in totale sicurezza, nel caso che non lo fossero. E non tutte lo sono:

La centrale nucleare di Tricastin, in Francia, sita a soli 160 km nord-ovest dal nostro confine, nel 2008 è già stata al centro di polemiche a causa di un incidente che ha causato l'inquinamento di alcuni corsi d'acqua nella zona di Avignone.

L'obsolescenza dei reattori provoca, ovviamente, difetti che se investissero, in maniera irreversibile, i complessi circuiti di raffreddamento del cuore del reattore, potrebbe verificarsi la fusione del nocciolo con le conseguenze che tutti conosciamo.

Oltre al caso Tricastin altre 34 centrali nucleari francesi sono state al centro di polemiche a causa di difetti strutturali che nel tempo hanno provocato incidenti isolati, ma volutamente nascosti all'opinione pubblica di mezzo mondo.

Il problema in Italia, dunque, va oltre il referendum sul nucleare, poiché un semplice confine invisibile non ci proteggerà da eventuali disastri causati da una realtà nucleare inquietante a poche miglia dai nostri confini. Se la nube tossica di Fukushima ha raggiunto l'Europa in pochissimi giorni, cosa potrebbe succedere se un reattore francese, malandato, andasse distrutto?



Autore: Eduardo Parente
Fonte: cosechemoltifannofintadinonsapere.blogspot.com/



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MessaggioInviato: 26/04/2011, 15:57 
Berlusconi rilancia sul nucleare
"Il referendum lo avrebbe bloccato"

Dopo la decisione di abrogare tutte le norme che prevedono la realizzazione di centrali e impianti nucleari lungo tutta la penisola, il Premier rilancia e assicura: è l’energia del futuro. [8)]

"Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo". Non usa mezzi termini Berlusconi per sottolineare l'importanza del nucleare. A margine della conferenza stampa seguita al vertice italo-francese a Villa Madama, il Premier puntualizza il senso della "moratoria nucleare" del governo. "L'energia nucleare è sempre la più sicura", ha proseguito, spiegando che il disastro giapponese si è verificato perché la centrale di Fukushima era stata edificata su un terreno che non lo permetteva.

ANNULLARE IL REFERENDUM - Quanto accaduto in Giappone “ha spaventato gli italiani, come dimostrano anche i nostri sondaggi” e la decisione di una moratoria sul nucleare è stata presa anche per permettere all'opinione pubblica di “tranquillizzarsi”. “un referendum ora avrebbe portato ad uno stop per anni del nucleare in Italia”. Spiega così la decisione di rinviare il riavvio del programma nucleare civile.

Martedì 26 aprile 2011 14.58


http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/221103

Ormai è impazzito!!!Il morbo della Hack ha colpito anche lui!!! [xx(]


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Cernobyl, a 25 anni dal disastro nucleare
Messa patriarca Kirill davanti a monumento 'liquidatori'

26 aprile, 20:40

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 96537.html

MOSCA - Dalla sicurezza all'informazione, dagli studi medici ad un sarcofago ancora da ultimare dopo 25 anni: il disastro nucleare di Cernobyl sembra una lezione mancata dopo un quarto di secolo, e non solo per il recente bis a Fukushima. Oggi a Kiev si tenterà l'ennesimo bilancio con una maxi conferenza, dopo la messa-lampo del patriarca di Mosca Kirill e la rapida visita alla centrale dei presidenti di Ucraina e Russia, i due paesi più colpiti dalla nube radioattiva (insieme alla Bielorussia). Qualche leader ha già tentato di trarre un insegnamento per il futuro.

Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev, erede di quell'Urss che nascose il disastro per tre giorni, si è detto convinto che "la principale lezione" è "dire la verità alla gente, perché il mondo è talmente fragile, e noi siamo talmente interdipendenti, che ogni tentativo di nascondere la verità, di non dire tutto...si risolve in tragedia". E ha condannato la condotta 'irresponsabile dello Stato'' sovietico, "che non trovò subito il coraggio di riconoscere quello che era successo", ha ammonito mentre consegnava al Cremlino l'ordine del coraggio ad alcuni "liquidatori".

In quattro anni l'Urss ne mandò oltre 600 mila per liquidare le conseguenze del disastro, esponendoli a forti dosi di radiazioni con una protezione minima. Lo ha confermato anche alla stampa il gen. Nikolai Antoshkin, comandante dei piloti di elicotteri inviati a gettare tonnellate di sabbia e piombo sopra il reattore numero 4, esploso per un errore umano durante un test di sicurezza, sprigionando elementi radioattivi di una intensità equivalente ad almeno 200 bombe di Hiroshima e dispersisi in un'area di oltre 200 mila kmq. Ricevevano pillole di iodio, una pomata antiradiazioni e una nuova uniforme dopo ogni missione, al termine della quale dovevano lavarsi. Sapevamo che si trattava di precauzioni insufficienti, ma volarono lo stesso. Idem per i 'liquidatori' mandati nel reattore con protezioni minime: ci stavano tra 25 e 60 secondi, ma spesso quei secondi erano letali.

In Russia ne sono rimasti 150 mila ed hanno pensioni mensili dai 2500 rubli (62 euro) a 500 mila rubli (12.500 euro), a secondo del tempo di esposizione. Sono gli eroi sopravvissuti di una tragedia che tutti pensavano non potesse ripetersi. Tantomeno in Giappone. Eppure, dopo 25 anni, la lezione sembra tutta da imparare. Cernobyl fu frutto di un errore umano in una centrale senza adeguati sistemi di sicurezza. Ma l'ultimo dei suoi quattro reattori è stato chiuso definitivamente solo nel dicembre 2000. Nel frattempo le dieci centrali atomiche russe continuano a funzionare con una trentina di reattori in gran parte dell'epoca sovietica, il più vecchio dei quali risale al 1971. Il reattore di Cernobyl fu coperto in sei mesi con un involucro provvisorio di cemento, rinforzato alcuni anni fa, ma ora ha una fessurazione ed è costantemente monitorato per il rischio di crolli. E' rimasto provvisorio per 25 anni, e dovrà attenderne altri quattro prima di essere ricoperto da un nuovo sarcofago in acciaio per il quale la comunità mondiale non ha ancora coperto il budget di 1,5 mld di euro. Un'altra lezione mancata è quella medico-scientifica sulle vittime e gli effetti di Cernobyl.

A 25 anni dalla catastrofe, il bilancio suscita ancora controversie. Le autorità ucraine stimano che un totale di 5 milioni di persone abbia sofferto le conseguenze della tragedia. Per Greenpeace il numero varierebbe da 100 mila a 400 mila. Nel 2005 alcune agenzie dell'Onu (tra cui l'Oms) hanno indicato che sono morte 4000 persone. Ma l'Unscear, la commissione scientifica dell'Onu per gli effetti delle radiazioni nucleari, riconosce solo 31 vittime dirette dell'incidente, tra operatori e pompieri. E nel suo rapporto dello scorso febbraio fissa a 6000 i casi di cancro alla tiroide (di cui 15 mortali), riconoscendolo come unica conseguenza diretta del disastro. Ma il problema è che è mancato lo screening sanitario. "Studi indipendenti condotti in Ucraina, Russia, Bielorussia e in altri Paesi dimostrano che le conseguenze all'esposizione anche a un basso livello di radiazioni sono molto più allarmanti di quello che la comunità internazionale vuole accettare", sostiene Aleksander Glushcenko, un fisico nucleare autore di tre libri su Cernobyl.


25 ANNI DOPO ANCORA INCERTO NUMERO VITTIME

- Sono passati 25 anni, ma ancora non e' chiaro quale sia il numero di persone uccise dal disastro nucleare di Chernobyl. Come rileva il 'New Scientist', gli studiosi non riescono a trovare un accordo sulle cifre.

Quello che si sa per cert e' che due persone morirono immediatamente per l'esplosione dell'impianto, e altre 29 in ospedale nei giorni seguenti. Ma l'impatto a lungo termine delle radiazioni e' piu' difficile da quantificare. Vent'anni fa John Gittus della Royal Academy of Engineering fece una previsione di circa di 10mila morti, ma oggi alcuni gruppi ambientalisti parlano di numeri a sei cifre. ''Le uniche morti stabilite con sicurezza - spiega Wade Allison dell'universita' di Oxford - sono quelle di 28 persone per la sindrome da radiazioni acute e 15 casi fatali di bambini con cancro alla tiroide''.

Jim Smith, fisico ambientale dell'universita' di Portsmouth, preferisce riferirsi a uno studio del 2006 dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione, che ha previsto che il disastro di Chernobyl causera' entro il 2065 16.000 casi di cancro alla tiroide e 25.000 altri tipi di tumore. ''Ma c'e' confusione sulla popolazione da considerare per i calcoli - aggiunge Richard Wakeford del Dalton Nuclear Institute dell'universita' di Manchester - cioe' se considerare l'ex Unione Sovietica, l'Europa o il mondo intero''.

Il Comitato scientifico dell'Onu sugli effetti delle radiazioni atomiche ha esaminato la questione, ma senza esprimersi. ''Ci saremmo aspettati di piu' su questo punto - conclude Wakeford - C'e' ancora una sorprendente incertezza''.


25 ANNI DOPO EFFETTO PEGGIORE SU TIROIDE

- A 25 anni dalla tragedia di Chernobyl alcune delle conseguenze sulla salute fisica di coloro che sono stati colpiti cominciano a delinearsi, ma molto deve essere fatto ancora per capire soprattutto quelle psicologiche. Lo afferma un editoriale della rivista Clinical Oncology, che dedica un numero speciale all'anniversario dell'incidente avvenuto il 26 aprile del 1986.

"La tragedia ci ha dato un'opportunita' unica per verificare gli effetti dell'esposizione alle radiazioni - spiega Gerry Thomas dell'Imperial College di Londra - una prima osservazione che puo' essere fatta e' che ci si aspettavano molti casi di leucemia, che invece non si sono verificati, mentre c'e' stata una drammatica ascesa di tumori della tiroide soprattutto nei bambini".

Le cifre sugli effetti del disastro sulla salute sono divergenti: un rapporto dell'Onu ha stimato in circa 4mila i casi di cancro della tiroide direttamente ricollegabili alle radiazioni, mentre per gli altri tumori solidi l'aumento
dell'incidenza stimato e' del 3%, anche se gli esperti ammoniscono sul fatto che e' difficile valutare l'impatto correttamente a causa del fatto che i tumori si manifestano dopo molti anni e anche per cause legate allo stile di vita peggiore dopo l'incidente. Alcune associazioni ambientaliste hanno contestato questi dati, giudicandoli sottostimati.

"Oltre agli effetti fisici vanno studiati piu' approfonditamente anche quelli psicologici dovuti all'incidente - continua Thomas - la paura degli effetti delle radiazioni puo' essere altrettanto importante per la societa', ed e' fondamentale dare un'immagine esatta della gravita' dell'incidente per evitare paure incontrollate".



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MessaggioInviato: 27/04/2011, 08:29 
Fuori dal nucleare

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Greenpeace ha sempre combattuto con forza – e continuerà a combattere – l’energia nucleare perché rappresenta un rischio inaccettabile per l’ambiente e l’umanità. L’unica soluzione è fermare l’espansione della tecnologia nucleare, e la chiusura degli impianti esistenti.

http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/nucleare/

Abbiamo bisogno di un sistema energetico che combatta i cambiamenti climatici, fondato sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. La fonte nucleare, già oggi, produce a livello globale meno energia delle fonti rinnovabili, e il suo contributo continuerà a scendere nei prossimi anni.

Al contrario di quanto l’industria nucleare e L’ENEL ci raccontano, costruire abbastanza centrali nucleari per ridurre in modo sensibile le emissioni di gas serra ci costerà miliardi di euro, produrrà decine di migliaia di tonnellate di scorie altamente radioattive, contribuirà alla proliferazione militare e non è immune da rischi di incidenti gravi e gravissimi. Inoltre, prosciugherà le risorse economiche necessarie a perseguire le vere soluzioni per evitare i cambiamenti climatici.

L’Era Nucleare ha avuto inizio nel luglio 1945, quando gli USA sperimentarono la prima bomba atomica vicino ad Alamogordo, in New Mexico. Pochi anni dopo, nel 1953, il presidente Dwight D. Eisenhower lanciò all’ONU il suo programma “Atoms fo Peace” (“Atomi per la pace”), suscitando uno sfrenato ottimismo.

Ma, come sappiamo, non c’è niente di pacifico a proposito del nucleare. Più di mezzo secolo dopo il discorso di Eisenhower il Pianeta si trova a combattere con l’eredità delle scorie nucleari, e di qualche incidente disastroso come quello di Cernobyl. E questa eredità inizia a essere riconosciuta per quella che è realmente.

Le cose si muovono lentamente nella giusta direzione. Nel novembre del 2000, infatti, il mondo ha riconosciuto il nucleare come un’energia sporca, pericolosa e non necessaria, rifiutando di assegnare a questa fonte i crediti anti-emissione di gas serra durante la Conferenza ONU sui cambiamenti climatici dell’Aja. E un altro duro colpo è arrivato l’anno seguente, quando la Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile si è rifiutata di etichettare il nucleare come una “tecnologia sostenibile”. I rischi provenienti dal nucleare sono reali, consistenti e di lunga durata.



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