Ricerche e approfondimenti sulle notizie di cronaca
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07/01/2014, 16:22

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Nube lenticolare vicino alla Base Scott, in Antartide. Credit: NASA/Goddard Space Flight Center

Una delle operazioni più complesse ed intrepide che la NASA sta gestendo si chiama "Operation IceBridge" e serve per monitorare come cambia l'Antartide, uno dei posti più estremi sulla superficie di questo pianeta. Il monitoraggio viene effettuato sia dallo spazio, con satelliti come ICESat-1 (concluso nel 2009) e ICESat-2 (che sarà pronto al lancio nel 2016), aerei che sorvolano le coste e altre zone di interesse, ed infine da basi di scienziati che vivono in Antartide. Durante una delle ultime uscite, lo scienziato Michael Studinger, della NASA, ha ripreso questa nube incredibile sopra il Monte Discovery (un antico vulcano a 70 km da McMurdo.

Questa strana nube è una nube lenticolare. Solitamente simili formazioni nascono quando l'aria sulla superficie incontra una barriera topografica (come in questo caso la montagna) e viene spinta verso l'alto. Una volta arrivata in cima, inizia a "scavalcare" il monte, ma viene divisa a strati dai venti, in una serie di onde gravitazionali atmosferiche. Le nubi lenticolari si formano sulla cresta delle onde, dove l'aria è più fredda ed il vapore acqueo si condensa più facilmente in nuvole. Sullo sfondo, in lontananza si vede un'onda di pressione che si è formata quando diversi flussi di ghiaccio sono entrati in collisione.

http://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/v ... iotd_image

08/01/2014, 21:52

Immagini dall'America che si commentano da sole [8)]....

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e c'è ancora chi parla di surriscaldamento globale?

09/01/2014, 07:47

e ancora... le cascate del niagara

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10/01/2014, 12:21

Tempesta solare: attese spettacolari aurore boreali anche in Europa, rischio blackout comunicazioni
mercoledì 8 gennaio 2014, 19:33 di Peppe Caridi


La tempesta solare che nelle prossime ore investirà la terra, con l’arrivo di una vera e propria “nube” di plasma, determinerà spettacolari aurore boreali in tutto l’emisfero settentrionale, ben visibili anche dall’Europa soprattutto nelle aree centro/settentrionali del nostro continente tra domani sera (giovedì) e venerdì mattina.

La gigantesca ondata di particelle solari cariche di energia, capaci di scatenare una tempesta magnetica con possibili blackout, arriverà la prossima notte: potrebbe costringere alcuni voli a modificare la rotta per evitare un’eccessiva esposizione alle radiazioni.

aurora-borealis-northern-lights-february-mountains_49402_600x450Questa tempesta sarà provocata della piu’ grande eruzione prodotta dalla nostra stella negli ultimi dieci anni. L’agenzia americana NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha classificato questa eruzione, avvenuta martedi’ e chiamata AR1944, con la classe X, la piu’ alta su una scala di 5 classi di potenza. La regione attiva che ha prodotto la macchia ha un’estensione di 200.000 chilometri e si trova nell’emisfero Sud del Sole. Sempre il NOAA stima infatti una probabilita’ del 60% che possano avvenire tempeste geomagnetiche polari che potranno mettere a rischio il funzionamento delle linee elettriche. A rischiare corto circuiti inoltre saranno anche i satelliti artificiali, che avranno una minore protezione dal campo magnetico terrestre.

aurore aereo“I problemi possono sorgere anche per gli equipaggi e i passeggeri dei voli aerei che percorrono le rotte polari”, spiega in un’intervista all’Ansa Marco Masserotti, dell’osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Trieste ed esperto di meteorologia dello spazio. ”Essendo flussi di particelle ad alta energia, aumenta sensibilmente la dose di radiazioni che si assorbono durante il volo. Le compagnie aeree – prosegue l’esperto – tengono d’occhio questi bollettini e all’occorrenza possono adottare rotte alternative o, in casi estremi, possono anche rinviare le partenze”. Il getto di particelle prodotto della macchia solare chiamata AR1944 e’ stato espulso proprio in direzione della Terra ed e’ stato osservato dal satellite Soho, della Nasa, il cui compito e’ monitorare il Sole e la sua attivita’. “Queste forti eruzioni sono il picco di un ciclo solare finora modesto – continua Masserotti – e provengono dall’emisfero Sud. Il Sole alterna macchie prima sulla parte settentrionale e poi su quella meridionale: quindi si possono anche avere due periodi di intense emissioni durante lo stesso ciclo”. Secondo l’esperto e’ possibile che le macchie arrivino a sfiorare l’equatore solare. In quel caso le particelle verranno espulse con maggiore forza perche’ “sfrutteranno al massimo la rotazione che ha il Sole sul suo asse’‘. Il Noaa prevede con una probabilita’ dell’80% che ci saranno oggi altri getti di classe M, la terza sulla scala, ed il 50% di ulteriori flare di classe X.

http://www.meteoweb.eu/2014/01/tempesta ... pa/251599/
Ultima modifica di ubatuba il 10/01/2014, 12:21, modificato 1 volta in totale.

18/01/2014, 13:32

l grande gelo avanza verso l’Europa: la Russia è nel freezer, REPORTAGE da Pargolovo
venerdì 17 gennaio 2014, 19:08 di Peppe Caridi


20140117_081533Il grande freddo avanza dalle steppe della Siberia verso l’Europa, al momento ancora solo nel nord/est del continente, ma è già qualcosa in vista del “clou” della stagione in arrivo tra fine gennaio e inizio febbraio: Giorgio Rotunno ci ha inviato l’11 gennaio le immagini sull’arrivo del primo freddo alla periferia di San Pietroburgo, precisamente a Pargolovo, dove la temperatura massima era di -5°C e la minima di -10°C. Oggi un nuovo reportage da San Pietroburgo, che adesso si trova nel bel mezzo di un’irruzione d’aria gelida che sta provocando temperature minime di -20°C e massime che non vanno oltre i -15°C. E’ un evidente segnale di come il vero inverno si stia “muovendo” verso l’Europa. Le foto inviateci da Giorgio raffigurano il Lago del Diavolo nella sua intera glaciazione, altre immagini invece più paesaggistiche, per notare la quantità di neve caduta al suolo in questa ultima settimana. “Con queste informazioni dalla Russia si spera di aprire una speranza agli amanti della neve e del gelo, cosi annunciando che il grande freddo sta avanzando” ci scrive Giorgio, che ringraziamo per il prezioso contributo! x le foto

http://www.meteoweb.eu/2014/01/il-grand ... vo/253829/

21/01/2014, 17:39

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L'arcobaleno che vedete è lo spettro di un fulmine mentre la palla bianca sulla sinistra è un fulmine globulare capitato per puro caso. Lo spettro irregolare in fondo all'arcobaleno, proprio all'altezza della palla bianca, è lo spettro del fulmine globulare. Credit: J. Cen, P. Yuan, S. Xue, Phys. Rev. Lett (2014)

Per secoli persone di tutto il mondo hanno parlato di palle luminose che si muovono nel cielo durante le tempeste. Questo fenomeno è conosciuto con il nome di "fulmini globulari" ed è tra i fenomeni fisici più misteriosi e poco studiati (specie per l'estrema rarità e transitorietà). Tuttavia, dopo anni passati a studiare questi fenomeni in riproduzioni fatte in laboratorio, un gruppo di ricercatori è appena riuscito a registrarne uno sul campo! Jianyong Cen, Ping Yuan e Simin Xue hanno usato degli spettrografi per osservare i fulmini di una tempesta vicino a Qinghai, in Cina, quando hanno ripreso un fulmine globulare ed il suo spettro!

Dopo che un fulmine ha colpito il terreno, gli scienziati hanno osservato una palla brillante, circa 5 metri in diametro, sollevarsi fino 15 metri prima di sparire 1.6 secondi dopo. I risultati sono estremamente interessanti sia perché è la prima volta che un fenomeno simile viene registrato, sia perché è la prima volta che viene ottenuto anche lo spettro della sua luce. Gli scienziati hanno mostrato poi di aver trovato che gli elementi della palla erano gli stessi che abbondavano nel suolo locale: silicio, ferro e calcio. Hanno pubblicato i risultati sul giornale scientifico Physical Review Letters.

I loro risultati rinforzano una teoria proposta per la prima volta nel 1999, dal chimico John Abrahamson, dell'Università di Canterbury, Nuova Zelanda. La sua teoria afferma che quando un fulmine colpisce il terreno, immagazzina subito energia nelle nano-particelle di silicio presenti nel suolo. La forza del fulmine espelle queste particelle in aria, dove vengono ossidate e rilasciano l'energia come calore e luce, brillando brevemente.

Questo non spiega ancora tutte le situazioni in cui simili fenomeni sono stati osservati (come per esempio l'alta atmosfera), ma Abrahamson ha dichiarato che le scoperte fatte dal team cinese sono in perfetta correlazione con la sua teoria. "Questo è oro per quanto riguarda le conferme della teoria."



Rimane quindi ancora molto lavoro da fare per determinare cosa sono questi fenomeni e come possono formarsi in situazioni molto differenti. Gli scienziati hanno spiegato che hanno intenzione di tornare subito in laboratorio e provare a ricreare quello che sono riusciti ad osservare per la prima volta.

http://physics.aps.org/articles/v7/5

http://prl.aps.org/abstract/PRL/v112/i3/e035001

http://www.nature.com/nature/journal/v4 ... 519a0.html

https://medium.com/looking-up/b594b6ffea37

24/01/2014, 12:05

A causa del riscaldamento globale, la frequenza di eventi di El Niño estremi subirà un incremento deciso, fino a passare da uno ogni 20 anni a uno ogni dieci. È quanto afferma un nuovo studio pubblicato su “Nature Climate Change” da Wenju Cai dello CSIRO Marine and Atmospheric Research di Aspendale, in Australia, e colleghi di un#65533;ampia collaborazione internazionale. El Niño è un fenomeno di riscaldamento delle correnti dell#65533;Oceano Pacifico accoppiato all#65533;Oscillazione meridionale, cioè una variazione della pressione atmosferica nel Pacifico centro-occidentale. Complessivamente, il fenomeno El Niño-Oscillazione meridionale, spesso abbreviato con l#65533;acronimo ENSO (El Niño Southern Oscillation), o semplicemente El Niño, si presenta come un#65533;oscillazione climatica che si verifica nell#65533;Oceano Pacifico, nei mesi invernali, in media ogni cinque anni. I suoi effetti principali sono inondazioni e fenomeni di siccità nelle regioni che si affacciano sul Pacifico.] A causa del riscaldamento globale, la frequenza di eventi di El Niño estremi subirà un incremento deciso, fino a passare da uno ogni 20 anni a uno ogni dieci. È quanto afferma un nuovo studio pubblicato su “Nature Climate Change” da Wenju Cai dello CSIRO Marine and Atmospheric Research di Aspendale, in Australia, e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale.

El Niño è un fenomeno di riscaldamento delle correnti dell'Oceano Pacifico accoppiato all'Oscillazione meridionale, cioè una variazione della pressione atmosferica nel Pacifico centro-occidentale. Complessivamente, il fenomeno El Niño-Oscillazione meridionale, spesso abbreviato con l'acronimo ENSO (El Niño Southern Oscillation), o semplicemente El Niño, si presenta come un'oscillazione climatica che si verifica nell'Oceano Pacifico, nei mesi invernali, in media ogni cinque anni. I suoi effetti principali sono inondazioni e fenomeni di siccità nelle regioni che si affacciano sul Pacifico.

Negli inverni 1982/83 e del 1997/98 sono stati registrati eventi di El Niño estremi, caratterizzati da un eccezionale processo di riscaldamento in cui le temperature superficiali del mare hanno superato i 28 gradi centigradi in tutto l#65533;Oceano Pacifico equatoriale. Questo fenomeno ha determinato uno spostamento verso l#65533;equatore della zona di convergenza intertropicale (ITCZ), cioè della zona in cui si verifica la convergenza dei venti alisei e la risalita di masse d#65533;aria ad alta temperatura. L#65533;instabilità innescata da questa risalita determina l#65533;alternarsi delle stagioni piovose nelle regioni della Terra a clima tropicale. Lo spostamento dell#65533;ITCZ è accompagnato da intense precipitazioni piovose nel Pacifico equatoriale orientale, in cui normalmente prevalgono condizioni fredde e secche. La riorganizzazione di ampie proporzioni della convezione atmosferica dovuta agli eventi El Niño estremi ha notevolmente alterato gli schemi meteorologici globali e causato disastri naturali di ampie proporzioni e di natura tra loro opposta: alle inondazioni verificatesi in Ecuador e in Perù hanno fatto da contrappunto le gravi siccità registrate nelle vicine regioni più a nord e più a sud, con un impatto impatto socio-economico devastante: si calcola che il solo evento del 1997-98 abbia prodotto danni materiali per 35-45 miliardi di dollari e circa 23.000 vittime in tutto il mondo, senza contare le diffuse alterazioni dell#65533;ambiente globale. In questo quadro, s#65533;impone la necessità di valutare il rischio di ulteriori eventi estremi, soprattutto alla luce dell#65533;interazione del riscaldamento globale sugli schemi di circolazione oceanica e atmosferica. Cai e colleghi in quest#65533;ultimo studio hanno analizzato i dati del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP), che raccoglie i risultati dei più avanzati modelli di circolazione globale oceanici e atmosferici. Questi modelli sono impiegati per rivelare gli effetti antropogenici sulle registrazioni climatiche dell#65533;ultimo secolo e per ricavare proiezioni del cambiamento climatico dovute alla produzione di gas serra e aerosol prodotti alle attività umane. Le proiezioni dimostrano che nei prossimi l#65533;aumento delle temperature globali dovuto all#65533;affetto serra porterà a un incremento significativo della frequenza degli eventi El Niño estremi. Tale frequenza, secondo il modello, dovrebbe addirittura raddoppiare, passando da un evento ogni 20 anni, come registrato nel periodo 1891-1990, a un evento ogni 10 anni, nel periodo 1991-2090. A innescare questo processo sarebbe in particolare il previsto riscaldamento della superficie del Pacifico equatoriale orientale, che procede con un tasso decisamente superiore rispetto a quello delle masse oceaniche circostanti, facilitando la convezione nella regione equatoriale orientale.]
Negli inverni 1982/83 e del 1997/98 sono stati registrati eventi di El Niño estremi, caratterizzati da un eccezionale processo di riscaldamento in cui le temperature superficiali del mare hanno superato i 28 gradi centigradi in tutto l'Oceano Pacifico equatoriale. Questo fenomeno ha determinato uno spostamento verso l'equatore della zona di convergenza intertropicale (ITCZ), cioè della zona in cui si verifica la convergenza dei venti alisei e la risalita di masse d'aria ad alta temperatura. L'instabilità innescata da questa risalita determina l'alternarsi delle stagioni piovose nelle regioni della Terra a clima tropicale. Lo spostamento dell'ITCZ è accompagnato da intense precipitazioni piovose nel Pacifico equatoriale orientale, in cui normalmente prevalgono condizioni fredde e secche.


La riorganizzazione di ampie proporzioni della convezione atmosferica dovuta agli eventi El Niño estremi ha notevolmente alterato gli schemi meteorologici globali e causato disastri naturali di ampie proporzioni e di natura tra loro opposta: alle inondazioni verificatesi in Ecuador e in Perù hanno fatto da contrappunto le gravi siccità registrate nelle vicine regioni più a nord e più a sud, con un impatto impatto socio-economico devastante: si calcola che il solo evento del 1997-98 abbia prodotto danni materiali per 35-45 miliardi di dollari e circa 23.000 vittime in tutto il mondo, senza contare le diffuse alterazioni dell'ambiente globale.

In questo quadro, s'impone la necessità di valutare il rischio di ulteriori eventi estremi, soprattutto alla luce dell'interazione del riscaldamento globale sugli schemi di circolazione oceanica e atmosferica.

Cai e colleghi in quest'ultimo studio hanno analizzato i dati del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP), che raccoglie i risultati dei più avanzati modelli di circolazione globale oceanici e atmosferici. Questi modelli sono impiegati per rivelare gli effetti antropogenici sulle registrazioni climatiche dell'ultimo secolo e per ricavare proiezioni del cambiamento climatico dovute alla produzione di gas serra e aerosol prodotti alle attività umane. Le proiezioni dimostrano che nei prossimi l'aumento delle temperature globali dovuto all'affetto serra porterà a un incremento significativo della frequenza degli eventi El Niño estremi. Tale frequenza, secondo il modello, dovrebbe addirittura raddoppiare, passando da un evento ogni 20 anni, come registrato nel periodo 1891-1990, a un evento ogni 10 anni, nel periodo 1991-2090.

A innescare questo processo sarebbe in particolare il previsto riscaldamento della superficie del Pacifico equatoriale orientale, che procede con un tasso decisamente superiore rispetto a quello delle masse oceaniche circostanti, facilitando la convezione nella regione equatoriale orientale.

http://www.lescienze.it/news/2014/01/20 ... 24-01-2014
Ultima modifica di ubatuba il 24/01/2014, 12:07, modificato 1 volta in totale.

01/02/2014, 18:37

Allarme! Neve artificiale sta cadendo in varie zone del pianeta

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Giungono raggelanti – è proprio il caso di dirlo – notizie un po’ da tutto il mondo. La neve caduta copiosa in questo inverno polare contiene veleni di ogni sorta: metalli pesanti, polimeri e persino uranio impoverito (Synthetic procedure for uranium oxide supported MCM-41). http://web.ead.anl.gov/uranium/pdf/papw2.pdf .E’ una neve artificiale: non si scioglie e non produce acqua a contatto con fonti di calore, ma si brunisce ed emette un forte odore di plastica bruciata. Il disastro di Fukushima e diaboliche sperimentazioni sono all’origine di quest’altro fenomeno meteorologico indotto.
Molti testimoni, tra l’altro, riferiscono che i cani, i quali amano scorrazzare sui pr ati innevati, sono, invece, riluttanti anche solo ad uscire all’aperto, dopo la caduta di questa neve polimerica. In Romania sono stati analizzati alcuni campioni da un laboratorio certificato: di seguito gli inquietanti risultati.

Siamo al cospetto di una neve a base di polimeri altamente igroscopici,http://www.youtube.com/watch?v=qYqsx2R2dUc&feature=youtu.be prodotti attraverso un processo chimico che vede coinvolto l'uranio impoverito. Ne consegue un materiale idoneo a catturare l'umidità atmosferica ed indebolire le perturbazioni, facilitando le comunicazioni radar-satellitari che, come già dimostrato in questo articolo, http://www.tankerenemy.com/2013/10/inse ... eding.html non tollerano presenza di acqua nelle nubi. L'effetto al suolo è quanto osservato in questi giorni.

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Quali sostanze chimiche dannose si trovano nella neve? Ecco i risultati delle analisi di laboratorio I.C.A. Chi avrebbe mai pensato che la neve può essere estremamente dannosa? Contiene molti veleni, tra cui metalli pesanti, nitrati e DDT, un pesticida particolarmente dannoso per gli esseri viventi.

Come è possibile che la neve sia contaminata? La contaminazione avviene attraverso il ciclo naturale dell'acqua. I composti nocivi penetrano nelle falde freatiche, le cui acque che si riversano nei fiumi e nei laghi. Con l’evaporazione gli inquinanti si concentrano nelle nuvole, infine nelle precipitazioni.

"Sono veleni destinati ad incidere per decenni sulla salute delle persone", ha dichiarato, il Dottor Gheorghe Mencinicopschi, direttore dell'A.C.I.

Il piombo nella neve caduta a Bucarest arriva a 76.72 mg / litro. E’ un livello otto volte superiore al massimo consentito. Questo è incredibile! L'avvelenamento da piombo causa la caduta di unghie e capelli. Danneggia anche il sistema nervoso soprattutto nei bambini.

Il cadmio (tipico ingrediente delle chemtrails, ritrovato anche a bordo di un Ryanair... n.d.t.) è in concentrazioni di 0,075 mg / litro. E’ un metallo pesante altamente tossico. Nei bambini si accumula nei reni e può provocare la morte.

I nitrati raggiungono 11.35 mg / litro. “Una concentrazione di 50 mg / litro può uccidere un bambino in poche ore. Non è uno scherzo ", ha spiegato Mencinicopschi.

I nitriti toccano gli 0.16 mg / litro. Essi possono provocare neoplasie al sistema linfatico.

Lindano, 0,0593 microgrammi / litro – E’ un pesticida neurotossico oncogeno.

DDT, 0,0415 microgrammi / litro. E’ un pesticida vietato nei paesi industrializzati sin dal 1970 perché cancerogeno.

Olî lubrificanti, 28 mg / decimetro cubo. "Sono oncogeni e la loro concentrazione risulta molto elevata", ha asserito Mencinicopschi.

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http://terrarealtime.blogspot.it

Fonte: ecomagazin.ro

http://www.tankerenemy.com/

01/02/2014, 19:33

liaison

05/02/2014, 16:53

Gelicidio in Slovenia, 35.000 abitazioni ancora senza elettricità: distrutti 30km di elettrodotti
mercoledì 5 febbraio 2014, 13:24 di F.F.


La morsa di freddo persiste ancora sulla Slovenia. L’inversione termica ha portato a nuove gelate su gran parte delle zone gia’ colpite. Durante la notte nelle zone collinari e montuose nel nord-ovest della Slovenia ha nevicato. Ieri sera c’erano ancora circa 50 mila abitazioni senza corrente elettrica, stamattina, secondo i media, l’elettricita’ e’ stata riallacciata a 15 mila abitazioni. Il ghiaccio e la neve hanno distrutto circa 30 km di elettrodotti e per affrontare l’emergenza le autorita’ slovene si sono rivolte ai Paesi vicini con una richiesta di generatori elettrici. Finora ne sono arrivati circa 40. I danni maggiori riguardano la distruzione della superficie boschiva: si parla di danni per mezzo milione di ettari di bosco (il 40% del corpo boschivo della Slovenia) e alberi abbattuti per circa 4 milioni di metri cubi. I danni non sono ancora quantificabili, ma dall’Ente per le foreste della Slovenia si parla di svariate decine di milioni di euro. I meteorologi hanno previsto fino a venerdi’ ancora tempo instabile con un miglioramento previsto per il fine settimana.

http://www.meteoweb.eu/2014/02/maltempo ... ta/260087/
Ultima modifica di ubatuba il 05/02/2014, 16:54, modificato 1 volta in totale.

07/02/2014, 18:49



Val Passiria,valanga ripresa in diretta..................impressionante veso la fine....[;)]

07/02/2014, 19:29

Non è neve artificiale èche cadendo verso il suolo trascina l'immondizia sparsa dall'inquinamento (ciminiere per prime).

09/02/2014, 17:29

Gelicidio in Slovenia: altre impressionanti immagini del territorio “ibernato” [FOTO e VIDEO]

Parte dell’Europa centrale e orientale è stata interessata nei giorni scorsi da tempeste di neve e dal fenomeno del gelicidio, riscontrando problemi di vario tipo. In Slovenia un quarto delle abitazioni sono rimaste senza elettricità. Il governo ha riferito che oltre il 40 per cento delle foreste alpine del paese sono state danneggiate. La neve è anche caduta sulla costa centrale adriatica della Croazia, un evento abbastanza inusuale dal momento che l’area presenta un clima tipicamente Mediterraneo. Il ghiaccio e la neve nella località balneare di Sibenik hanno indotto le autorità competenti a chiudere le scuole.
crometeo photo slo jan feb 2014 2Nella regione montuosa croata il gelicidio ha distrutto l’80% delle linee di distribuzione di energia, danneggiando i frutteti e determinando condizioni mai viste prima a memoria d’uomo. Secondo il ministro del governo serbo Aleksandar Antic, nei giorni scorsi oltre 5000 persone sono state evacuate grazie ai mezzi militari. Forti nevicate anche nel vicino Montenegro, con notevoli disagi alla circolazione stradale. In Bulgaria si sono verificate anche delle vittime, dove si è reso necessario l’intervento dell’esercito. Nel sud della provincia austriaca della Carinzia, al confine con la Slovenia, fino a 3000 abitazioni sono rimaste senza elettricità, e due linee ferroviarie che collegano l’Austria con l’Italia son rimaste chiuse. Infine, circa 20 villaggi nel sud-est della Polonia sono rimasti isolati a causa delle abbondanti nevicate che hanno interessato la regione.

http://www.meteoweb.eu/2014/02/gelicidi ... eo/261223/
Ultima modifica di ubatuba il 09/02/2014, 17:37, modificato 1 volta in totale.

09/02/2014, 18:09

x me affascinante vedere la potenza della natura

09/02/2014, 20:03

[:264]
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