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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 05/07/2016, 12:35 
11/9, Usa declassificano il File 17

Lug 5, 2016

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Il governo degli Stati Uniti ha declassificato il “File 17”, rapporto poco conosciuto che potrebbe dimostrare una connessione saudita con i dirottatori degli attacchi dell’11 settembre. Il documento offre degli indizi su quello che potrebbe essere il contenuto delle 28 pagine ancora classificate. Il File 17 si basa proprio sulle pagine mancanti del dossier della Commissione d’inchiesta del Congresso statunitense.
Per approfondire: La mano saudita dietro l’11 settembre

Le amministrazioni Bush ed Obama, fino ad oggi, si sono rifiutate di declassificare quelle 28 pagine, sostenendo che il loro rilascio metterebbe a repentaglio la sicurezza nazionale. I critici, invece, motivano tale riluttanza a causa del coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’attacco terroristico di al-Qaeda che ha ucciso quasi 3.000 persone sul suolo americano. Da rilevare che tale conclusione non può tenere conto di quanto sarebbe emerso nelle 28 pagine classificate.

Secondo la CIA non vi è alcun legame del governo saudita, inteso come stato, istituzioni o funzionari, negli attacchi dell’11 settembre. Le 28 pagine si riferiscono principalmente ai finanziatori degli attentati e punterebbero il dito contro l’Arabia Saudita. Quest’ultima ha sempre negato di aver fornito alcun tipo di supporto ai 19 dirottatori, la maggior parte dei quali erano cittadini sauditi. Riyad sembra comunque temere la pubblicazione di quelle 28 pagine. Il Ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, comunicando la posizione del proprio paese, avrebbe minacciato di ritirare tutti i capitali, stimati in miliardi di dollari, investiti nelle attività finanziarie statunitensi. Una quota di 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ed in altre attività finanziarie americane sul mercato mondiale che l’Arabia Saudita sarebbe disposta a riportare in patria.
Per approfondire: Così l’Arabia Saudita compra la politica estera Usa

La sezione trattenuta nel rapporto del 2002, le famose 28 pagine, è al centro di una disputa che contrappone gli americani alla Casa Bianca. Lo scorso 17 maggio, il Senato ha approvato all’unanimità un disegno di legge che consentirebbe ai sopravvissuti ed ai parenti delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio l’Arabia Saudita. Barack Obama ha già annunciato che porrà il veto. Per diventare esecutiva, infatti, la legge dovrà essere prima approvata dalla Camera e poi firmata dal presidente degli Stati Uniti. La motivazione ufficiale della Casa Bianca è che “il Justice Against Sponsors of Terrorism Act potrebbe avere conseguenze imprevedibili”. L’amministrazione Obama teme pericolose ripercussioni giuridiche per una norma che, se diventasse esecutiva, andrebbe in contrasto con quanto previsto dall’immunità sovrana, creando una pericolosa eccezione. In vigore dal 1976, la dottrina dell’immunità sovrana sancita dal Foreign States Immunities Act, disciplina l’immunità degli Stati esteri dalla giurisdizione americana. Il Justice Against Sponsors of Terrorism Act autorizzerebbe tutti i procedimenti giuridici contro l’Arabia Saudita. Secondo la Casa Bianca, il Justice Against Sponsors of Terrorism Act modificherebbe una legge internazionale di lunga data relativa all’immunità sovrana. “Intaccare l’immunità significherebbe mettere a rischio gli americani che lavorano all’estero”.

Nel File 17 sono contenuti i nomi di coloro che hanno avuto un contatto, in forma diretta o indiretta, con i dirottatori prima degli attacchi. Alcuni erano diplomatici sauditi.
Fahad Al-Thumairy

Imam della moschea King Fahad a Culver City, California. Al-Thumairy è sospettato di aver aiutato due dei dirottatori dopo il loro arrivo a Los Angeles. Era anche un diplomatico accreditato presso il consolato saudita di Los Angeles dal 1996 al 2003. Secondo la Commissione 9/11, al-Thumairy avrebbe inserito i due estremisti nella sua comunità religiosa. L’uomo ha sempre negato di promuovere la jihad e di non aver mai aiutato i dirottatori. Secondo le informazioni declassificate, al-Thumairy ha incontrato presso il consolato saudita, nel febbraio del 2000, Omar al-Bayoumi. Quest’ultimo, cittadino saudita, poco prima dell’incontro ha pranzato con due dirottatori in un ristorane. Al-Thumairy ha sempre negato di conoscere al-Bayoumi, anche se i due sono stati registrati più volte al telefono già a partire dal 1998. La CIA ha inoltre registrato 11 conversazioni avvenute tra il 3 ed il 20 dicembre del 2000. Al-Bayoumi afferma che quelle conversazioni erano di natura esclusivamente religiosa. La Commissione 9/11 conclude il fascicolo su al-Thumairy (parliamo sempre di quello fino ad oggi declassificato) affermando che “nonostante le prove indiziarie, non abbiamo trovato prove che possano collegarlo agli attacchi”. Eppure, in un rapporto datato 19 marzo del 2004, la CIA afferma che Khallad bin Attash, operativo di al-Qaeda e sospettato di essere la mente dell’attacco contro l’USS Cole, avvenuto nello Yemen nell’ottobre del 2000, si trovava a Los Angeles nel giugno del 2000 in compagnia di Fahad al-Thumairy. Il 6 maggio del 2003 al-Thumairy cerca di ritornare negli Stati Uniti, ma il suo accesso è stato negato perché sospettato di essere collegato ad attività terroristiche.
Omar al-Bayoumi

Cittadino saudita, ha aiutato due dirottatori in California. Al-Bayoumi ha dichiarato agli investigatori che lui ed un altro uomo hanno aiutato due terroristi (ignorandone il vero ruolo) per alcuni pratiche presso l’ambasciata saudita. In seguito sono andati al ristorante a Culver City. In quel frangente, i due dirottatori si lamentarono di Los Angeles e ricevettero aiuto da Al-Bayoumi a trovare casa a San Diego. Nel File 17, la commissione afferma che “Al-Bayoumi ha ampi legami con il governo saudita e nella comunità musulmana di San Diego. Sospettiamo possa essere un ufficiale dell’intelligence saudita”. La Commissione 9/11 supporta tale teoria riportando alcuni interrogatori. Al-Bayoumi è stato ufficialmente impiegato della Ercan, una filiale della Saudi Civil Aviation Administration. I colleghi di lavoro di al-Bayoumi, però, lo hanno descritto come un dipendente fantasma, notando che era uno dei molti sauditi a libro paga a cui non era richiesta la presenza. Ha lasciato gli Stati Uniti nell’agosto del 2001, settimane prima degli attacchi dell’11 settembre. La Commissione 9/11 rileva che “non conosciamo lo scopo di quel pranzo, ma è candidato improbabile per il coinvolgimento clandestino con gli estremisti islamici”.
Osama Bassnan

Stretto collaboratore di al-Bayoumi, era frequentemente in contatto con i dirottatori. Viveva in un complesso di appartamenti lungo la stessa strada della casa dei terroristi a San Diego. Bassnan, ex dipendente del governo saudita a Washington, ha ricevuto notevoli finanziamenti dalla principessa Haifa al-Faisal, moglie del principe Bandar bin Sultan. Quest’ultimo, ex capo dei servizi segreti in Arabia Saudita, è stato ambasciatore degli Stati Uniti dal 1983 al 2005. Il denaro è stato presumibilmente utilizzato per le cure mediche della moglie di Bassnan. Secondo la Commissione 9/11 “non vi è alcuna prova che il denaro possa essere stato reindirizzato verso il terrorismo”.
Mohdhar Abdullah

Abdullah ha tradotto dei testi per i due dirottatori e li ha aiutati ad aprire dei conti bancari. Raggiunto più volte dall’FBI, Abdullah ha affermato di essere a conoscenza delle opinioni estremiste dei due dirottatori, ignorandone il fine. Eppure la Commissione 9/11 rileva che “durante una perquisizione dopo gli attentati, nella casa di Abdullah, l’FBI ha rinvenuto un quaderno (appartenente a qualcun altro che resterà ignoto), con riferimenti ad aerei che cadono dal cielo, uccisioni di massa e dirottamenti”. Arrestato subito dopo gli attacchi alle Torre Gemelle, l’uomo ha espresso “odio verso gli Stati Uniti”. Ulteriori intercettazioni ambientali nella cella di Abdullah, hanno dimostrato che l’uomo si vantava con gli altri detenuti di aver conosciuto i dirottatori. E ‘stato espulso nel maggio del 2004 dal procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale della California.

http://www.occhidellaguerra.it/119-usa- ... mpaign=OdG



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 05/07/2016, 13:18 
Da allora ad oggi possono aver prodotto qualunque cosa perfino un video in cui si vedono gli alieni abbattere le torri -_-



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 05/07/2016, 13:19 
Certo: come la "Shoah" ... (e tante altre cose ...) [:306]



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 05/07/2016, 13:42 
La stessa cosa stanno facendo gli arabi in Europa, con la complicità di molti politici comprati con soldi sporchi di petrolio.
Speriamo che vinca Trump e porrà fine a questa storia.



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 05/07/2016, 17:39 
Tratto da: La strana alleanza tra Israele, Arabia Saudita e Al Qaeda
http://www.ossin.org/uno-sguardo-al-mondo/analisi/1708-la-strana-alleanza-tra-israele-arabia-saudita-e-al-qaeda#!/ccomment

All’indomani di questo attacco terrorista che ha ucciso quasi 3000 statunitensi, Bandar si è recato alla Casa Bianca e ha persuaso Bush ad organizzare un rapido allontanamento dagli Stati Uniti dei membri della famiglia Bin Laden e di altri Sauditi. Bush si è trovato d’accordo sul fatto di aiutare questi Sauditi a partire coi primi voli che sarebbero stati autorizzati.

L’intervento di Bandar ha eliminato ogni possibilità che il FBI potesse saperne di più sui legami tra Osama Bin Laden e gli autori degli attentati dell’11 settembre, essendo stato concesso agli agenti del FBI solo il tempo di fare dei rapidi interrogatori ai Sauditi sui motivi della partenza.

Bandar stesso era legato alla famiglia Bin Laden e ha ammesso di avere incontrato Osama quando Bin Laden lo ha ringraziato per l’aiuto finanziario concesso al progetto di jihad in Afghanistan negli anni 1980: “Per essere onesto, non ne sono rimasto molto impressionato – ha dichiarato Bandar a Larry King della CNN – Mi è parso un tipo molto semplice e tranquillo”.

Il governo saudita ha affermato di avere interrotto ogni rapporto con Bin Laden agli inizi degli anni 1990, quando quest’ultimo ha cominciato a prendere di mira gli Stati Uniti, perché il presidente George H.W.Bush aveva dislocato truppe USA in Arabia Saudita. Ma – se Moussaoui dice la verità – Al Qaeda avrebbe continuato a considerare Bandar come suo amico ancora alla fine degli anni 1990.

Continua >>> http://www.ossin.org/uno-sguardo-al-mon ... !/ccomment


Aggiungiamo pure queste va.....

alleanza3.jpg


Il Principe Bandar a colloquio col presidente George W. Bush

untitled.png



osamabinladen.jpg



Maledetti..... un giorno la pagherete.



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 11/07/2016, 21:54 
[:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298] [:298]

11 settembre, ancora ‘guai’
per i sostenitori della tesi ufficiale


torri-gemelle_11_settembre_675-675x275.jpg


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... 9/2884941/

11 luglio 2016

Non è finta, anzi, la storia del coinvolgimento del governo saudita nell’attentato terroristico contro le Twin Towers e il Pentagono. Da 15 anni questa storia ha diviso il mondo tra sostenitori della tesi ufficiale (quella contenuta nel “9/11 Commission Report”) e la miriade di critici che l’hanno smontata pezzo per pezzo. Inutile dire che il confronto è stato impari: da una parte tutto il mainstream, compatto. Dall’altra singoli, più o meno isolati e fatti passare per matti, bollati con la qualifica di “complottisti” e rinchiusi nel recinto del silenzio. Le ipotesi alternative non hanno potuto raggiungere il grande pubblico.

Ma adesso emerge, sempre più forte, l’evidenza: il governo saudita, alleato e amico dell’America, tirò le fila dell’attentato. Come vedremo tra poco, a prescindere da ogni disputa tecnica e spionistica, se questa ipotesi sarà resa pubblica e desegretata, da sola potrà demolire l’intera indagine ufficiale in cui quasi tutti ancora credono. Apparirebbe in tutta la sua grandezza l’inganno, che fu perpetrato ai danni del pubblico americano e mondiale, e che condusse alla morte milioni di persone in una serie di guerre, ben oltre le quasi 3000 vittime innocenti, insanguinando la storia di questi ultimi 15 anni.

Per questo è in corso una furibonda battaglia politica, a Washington e a Ryhjad, per impedire che la verità emerga. Ultimo atto in ordine di tempo è la declassificazione, da parte del Governo Usa, di un rapporto denominato “File 17”, compilato da Lana Lesemann e Michael Jacobson, dove sono elencati circa 40 nomi di complici sauditi dei cosiddetti “dirottatori”. Sapere chi sono i due autori di questo “file” è importante. Mike Jakobson fu nello staff della “9/11 Commission”, ma prima era stato anche nella Commissione del Congresso presieduta dal senatore democratico Bob Graham. Lana Lesemann lavorava con lui nello staff. Lavorava troppo bene, tanto che fu licenziata dal presidente della “Commissione 9/11″, Philip Zelikow.

Jacobson conosceva bene il contenuto del voluminoso rapporto che la Commissione di Graham produsse per i deputati. E dunque conosceva anche cosa c’era nelle 28 pagine che il Presidente George Bush Jr ordinò fossero segretate. Di quelle pagine la “9/11 Commission” non tenne minimamente conto. Ma la cosa curiosa è che, a sostenere apertamente la tesi del “File 17”, è anche l’ex senatore della Florida , insieme ad altri senatori di quella commissione. Graham ha detto ripetutamente a diverse tv americane (e recentemente all’agenzia AP) che gran parte del “File 17” deriva da quelle 28 pagine e che la ”9/11 Commission”, la Cia, l’Fbi non hanno fatto nulla, in questi 15 anni, per cercare risposte a quei capi d’imputazione.

Tuttavia Bob Graham, per primo, dovrebbe dire come e perché anche lui ha taciuto in tutti questi anni. Tanto più che quel rapporto, e quelle 28 pagine, lui le conosceva bene, essendone uno degli autori. Si capisce dunque che la faccenda è molto grossa. Qualcosa è accaduto nel frattempo, che ha costretto qualcuno ad aprire il vaso di Pandora. Dal “File 17” emergono, ad esempio, due nomi: Fahad Al-Thumairy e Omar Al-Bayoumi. Il primo era, a quel tempo, l’imam della moschea di Culver City, California, e ci sono documenti che attestano il suo ruolo di copertura di almeno due dei 19 terroristi. I due in questione, Nawaf Al-Hazmi e Khalid Al-Mihdhar, erano arrivati a San Diego fin dal febbraio 2000. L’indagine accertò che erano stati abbondantemente finanziati e aiutati dalla coppia Al-Thumairy e Al-Bayoumi. Il “File 17” indica “rapporti molto stretti con il governo saudita”. Di Al-Bayoumi si pensa che fosse un agente dei servizi segreti sauditi. Ma non fu mai interrogato (sebbene fosse sotto sorveglianza) e riuscì a uscire dagli Usa prima dell’attentato. Idem per Al-Thumairy.

Tuttavia lo stesso “File 17” risulta essere un segreto di Pulcinella. Infatti tutta la vicenda, con grande dettaglio, era già stata raccontata del giornalista americano Philip Shenon, reporter del New York Times, nel suo libro “The Commission” (pubblicato in italiano da Piemme con il titolo “Omissis-Tutto ciò che non hanno voluto farci sapere sull’11 settembre”, 2009). Proprio tutto non si direbbe, ma su questo punto conteneva l’essenziale. Da quel racconto emergeva che attraverso Al-Bayoumi erano transitati migliaia di dollari, provenienti dalla principessa Haifa, moglie dell’ambasciatore saudita a Washington. Dollari che arrivarono ai terroristi.

Jacobson, a più riprese, riferiva che l’Fbi aveva frapposto ostacoli alla ricerca dei documenti su Al-Bayoumi, al punto da farlo sospettare che costui fosse un doppio agente, anche per conto dell’Fbi. Dunque l’Fbi — si deduce — sapeva molto della preparazione dell’attentato. Ma c’è di più. Shenon scrisse che la Cia stessa sapeva che Al-Mihdahr era in California dall’inizio del 2000, ma “non lo comunicò all’Fbi per più d’un anno”. Eppure la Cia sapeva trattarsi di un grosso calibro, poiché lo aveva seguito passo passo dalla famosa riunione di Kuala Lumpur in cui Khaled Sheikh Mohammed aveva riunito il gruppo esecutivo dell’attentato del secolo. Nonostante tutto questo Al-Mihdhar non era stato inserito nella lista speciale dei potenziali terroristi.

Gli sviluppi degli ultimi mesi confermano l’importanza cruciale di questi documenti. Nel 2014 Obama decide la declassificazione di quelle 28 pagine. Escludiamo non sapesse quello che stava facendo. I neocon reagiscono e fanno intervenire il loro uomo, George Bush il Minore. Il quale fa sapere che non si devono turbare le buone relazioni con la famiglia saudita. Il prode Obama si ferma. Ma la maggioranza del Senato approva, lo scorso maggio, la “legge contro gli sponsor del terrorismo”, che autorizza le famiglie delle vittime a chiamare in causa anche uno Stato canaglia. L’Arabia Saudita è in testa nell’elenco. Obama cuor di leone minaccia il suo veto alla legge. A giugno John Brennan, capo della Cia, dice che le 28 pagine saranno pubblicate, ma che esse non contengono prove di coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’attentato terroristico. Naturalmente senza spiegare perché quelle pagine furono segretate.

Il tutto ci dice che l’elenco delle complicità tracima e diventa alluvionale: sapeva il governo saudita, ma c’era chi sapeva anche all’interno dell’Fbi e della Cia. Resta da capire chi e perché ha messo in movimento la storia, che potrebbe riaprire tutta l’inchiesta e tutta la narrazione mondiale degli ultimi 15 anni.



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 11:35 
Attentati alle Torri Gemelle, pubblicate le 28 pagine mancanti

La Casa Bianca ha trasmesso ieri al Congresso l’ultimo capitolo dell’inchiesta sugli attentati alle Torri Gemelle. Scagionata l'Arabia Saudita. Cinque le principale figure sospettate


Dopo 13 anni di attese, il Congresso degli Stati Uniti ha ottenuto il via libera dalla Casa Bianca per rilasciare l’ultima capitolo dell’inchiesta sugli attentati alle Torri Gemelle. Il rapporto mantenuto segreto in un bunker del Campidoglio, secondo le speculazioni, avrebbe confermato il collegamento tra alcuni dei dirottatori ed il governo saudita, accuse mai suffragate dalle successive indagini statunitensi sugli attacchi terroristici.

Quindici dei 19 dirottatori erano di nazionalità saudita. La maggior parte di loro non parlava un inglese fluente ed avevano poca esperienza con il mondo occidentale. Il Ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubier, poco dopo la pubblicazione delle 28 pagini mancanti della Commissione 9/11 si è detto sollevato affermando che “la cosa sorprendente in queste pagine è che non c’è alcuna sorpresa sul ruolo dell’Arabia Saudita”.
Il documento segreto sugli attacchi dell'11 settembre

Nelle 28 pagine mancanti sono contenuti i nomi di coloro che hanno avuto un contatto, in forma diretta o indiretta, con i dirottatori prima degli attacchi. Alcuni erano diplomatici sauditi. Cinque le principali figure.
Omar al-Bayoumi

Cittadino saudita, ha aiutato due dirottatori in California. Al-Bayoumi ha dichiarato agli investigatori che lui ed un altro uomo hanno aiutato due terroristi (ignorandone il vero ruolo) per alcuni pratiche presso l’ambasciata saudita. In seguito sono andati al ristorante a Culver City. In quel frangente, i due dirottatori si lamentarono di Los Angeles e ricevettero aiuto da Al-Bayoumi a trovare casa a San Diego. Nel File 17, la commissione afferma che “Al-Bayoumi ha ampi legami con il governo saudita e nella comunità musulmana di San Diego. Sospettiamo possa essere un ufficiale dell’intelligence saudita”. La Commissione 9/11 supporta tale teoria riportando alcuni interrogatori. Al-Bayoumi è stato ufficialmente impiegato della Ercan, una filiale della Saudi Civil Aviation Administration. I colleghi di lavoro di al-Bayoumi, però, lo hanno descritto come un dipendente fantasma, notando che era uno dei molti sauditi a libro paga a cui non era richiesta la presenza. Ha lasciato gli Stati Uniti nell’agosto del 2001, settimane prima degli attacchi dell’11 settembre. La Commissione 9/11 rileva che “non conosciamo lo scopo di quel pranzo, ma è candidato improbabile per il coinvolgimento clandestino con gli estremisti islamici”.
Osama Bassnan

Stretto collaboratore di al-Bayoumi, era frequentemente in contatto con i dirottatori. Viveva in un complesso di appartamenti lungo la stessa strada della casa dei terroristi a San Diego. Bassnan, ex dipendente del governo saudita a Washington, ha ricevuto notevoli finanziamenti dalla principessa Haifa al-Faisal, moglie del principe Bandar bin Sultan. Quest’ultimo, ex capo dei servizi segreti in Arabia Saudita, è stato ambasciatore degli Stati Uniti dal 1983 al 2005. Il denaro è stato presumibilmente utilizzato per le cure mediche della moglie di Bassnan. Secondo la Commissione 9/11 “non vi è alcuna prova che il denaro possa essere stato reindirizzato verso il terrorismo”.
Saleh al-Hussayen

Funzionario saudita del Ministero dell’Interno, ha soggiornato nello stesso albergo di Herndon, in Virginia, utilizzato da uno dei dirottatori. "Al-Hussayen ha affermato di non aver mai incontrato i dirottatori, ma l'FBI ha sempre pensato che mentisse. Nonostante gli sforzi per trattenerlo, è stato in grado di lasciare gli Stati Uniti”.
Fahad Al-Thumairy

Imam della moschea King Fahad a Culver City, California. Al-Thumairy è sospettato di aver aiutato due dei dirottatori dopo il loro arrivo a Los Angeles. Era anche un diplomatico accreditato presso il consolato saudita di Los Angeles dal 1996 al 2003. Secondo la Commissione 9/11, al-Thumairy avrebbe inserito i due estremisti nella sua comunità religiosa. L’uomo ha sempre negato di promuovere la jihad e di non aver mai aiutato i dirottatori. Secondo le informazioni declassificate, al-Thumairy ha incontrato presso il consolato saudita, nel febbraio del 2000, Omar al-Bayoumi. Quest’ultimo, cittadino saudita, poco prima dell’incontro ha pranzato con due dirottatori in un ristorane. Al-Thumairy ha sempre negato di conoscere al-Bayoumi, anche se i due sono stati registrati più volte al telefono già a partire dal 1998. La CIA ha inoltre registrato 11 conversazioni avvenute tra il 3 ed il 20 dicembre del 2000. Al-Bayoumi afferma che quelle conversazioni erano di natura esclusivamente religiosa. La Commissione 9/11 conclude il fascicolo su al-Thumairy (parliamo sempre di quello fino ad oggi declassificato) affermando che “nonostante le prove indiziarie, non abbiamo trovato prove che possano collegarlo agli attacchi”. Eppure, in un rapporto datato 19 marzo del 2004, la CIA afferma che Khallad bin Attash, operativo di al-Qaeda e sospettato di essere la mente dell’attacco contro l’USS Cole, avvenuto nello Yemen nell’ottobre del 2000, si trovava a Los Angeles nel giugno del 2000 in compagnia di Fahad al-Thumairy. Il 6 maggio del 2003 al-Thumairy cerca di ritornare negli Stati Uniti, ma il suo accesso è stato negato perché sospettato di essere collegato ad attività terroristiche.
Mohdhar Abdullah

Abdullah ha tradotto dei testi per i due dirottatori e li ha aiutati ad aprire dei conti bancari. Raggiunto più volte dall’FBI, Abdullah ha affermato di essere a conoscenza delle opinioni estremiste dei due dirottatori, ignorandone il fine. Eppure la Commissione 9/11 rileva che “durante una perquisizione dopo gli attentati, nella casa di Abdullah, l’FBI ha rinvenuto un quaderno (appartenente a qualcun altro che resterà ignoto), con riferimenti ad aerei che cadono dal cielo, uccisioni di massa e dirottamenti”. Arrestato subito dopo gli attacchi alle Torre Gemelle, l’uomo ha espresso “odio verso gli Stati Uniti”. Ulteriori intercettazioni ambientali nella cella di Abdullah, hanno dimostrato che l’uomo si vantava con gli altri detenuti di aver conosciuto i dirottatori. E ‘stato espulso nel maggio del 2004 dal procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale della California.

A corredo della pubblicazione, la National Intelligence ha diramato un memorandum: “non ci sono informazioni per indicare che Bayoumi o Bassnan abbiano sostenuto i dirottatori consapevolmente o che fossero ufficiali dei servizi segreti del governo saudita. Sono soltanto speculazioni dei media".

Eppure, nelle 28 pagine pubblicate poche ore fa si rileva che “l’elenco telefonico del terrorista di al-Qaeda Abu Zubaydah, recuperato dalle forze Usa dopo gli attacchi dell’11 settembre durante un raid in Pakistan nel marzo del 2002, conteneva un numero riservato riconducibile ad ASPCOL Corp, ad Aspen, in Colorado. L’ufficio gestiva gli affari della residenza del principe Bandar, all’epoca dei fatti ambasciatore saudita negli Stati Uniti”.

La CIA precisa che “tali tracce non hanno rilevato alcun collegamento diretto”.

Le amministrazioni Bush ed Obama, fino a ieri, si erano rifiutate di declassificare le 28 pagine, sostenendo che il loro rilascio avrebbe messo a repentaglio la sicurezza nazionale. I critici, invece, motivarono tale riluttanza a causa del coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’attacco terroristico di al-Qaeda che ha ucciso quasi 3.000 persone sul suolo americano.

Secondo la CIA “non vi è alcun legame del governo saudita, inteso come stato, istituzioni o funzionari, negli attacchi dell’11 settembre”. Secondo i critici, invece, le 28 pagine si riferiscono principalmente ai finanziatori degli attentati e punterebbero il dito contro l’Arabia Saudita.

Quest’ultima ha sempre negato di aver fornito alcun tipo di supporto ai 19 dirottatori, la maggior parte dei quali erano cittadini sauditi. Riyad, inizialmente, sembrava comunque temere la pubblicazione di quelle 28 pagine. Il Ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, comunicando la posizione del proprio paese, avrebbe minacciato di ritirare tutti i capitali, stimati in miliardi di dollari, investiti nelle attività finanziarie statunitensi. Una quota di 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ed in altre attività finanziarie americane sul mercato mondiale che l’Arabia Saudita sarebbe disposta a riportare in patria.

La pubblicazione delle 28 pagine, getta nuova luce sulla decisione di classificare il rapporto ad opera dell‘ex presidente George W. Bush. Quest’ultimo avrebbe agito per “proteggere le fonti ed i metodi delle agenzie di sicurezza del Paese”. Probabilmente vi era anche l’intenzione di non voler turbare i rapporti con l'Arabia Saudita, stretto alleato degli Stati Uniti. Due anni fa, il presidente Barack Obama ordinò una revisione del rapporto ad opera del direttore della National Intelligence, James Clapper.

Il rapporto finale consta di 567 pagine. La prima versione è stata pubblicata nel 2004. Si conclude affermando che “non vi è alcuna prova del presunto coinvolgimento del governo saudita con al-Qaeda”.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/att ... book+Ghost



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 14:54 
Durante e dopo gli attentati, i Laden erano tranquillamente negli Stati Uniti a far affari con il governo americano e non certo anonimamente.
Dare retta alle versioni " specchietti per le allodole " che ogni tanto saltano fuori è ridicolo. La verità non sarà mai ufficializzata.



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 15:46 
Ufologo 555 ha scritto:
Attentati alle Torri Gemelle, pubblicate le 28 pagine mancanti

A corredo della pubblicazione, la National Intelligence ha diramato un memorandum: “non ci sono informazioni per indicare che Bayoumi o Bassnan abbiano sostenuto i dirottatori consapevolmente o che fossero ufficiali dei servizi segreti del governo saudita. Sono soltanto speculazioni dei media".

Eppure, nelle 28 pagine pubblicate poche ore fa si rileva che “l’elenco telefonico del terrorista di al-Qaeda Abu Zubaydah, recuperato dalle forze Usa dopo gli attacchi dell’11 settembre durante un raid in Pakistan nel marzo del 2002, conteneva un numero riservato riconducibile ad ASPCOL Corp, ad Aspen, in Colorado. L’ufficio gestiva gli affari della residenza del principe Bandar, all’epoca dei fatti ambasciatore saudita negli Stati Uniti”.


Infatti qui vediamo Bush e il Principe Bandar che fanno merenda insieme..... [:246]

untitled.png



Cita:
La CIA precisa che “tali tracce non hanno rilevato alcun collegamento diretto”.

Ahahahahah.... ma la GGente lo sa che il papino di George W. Bush è stato IL CAPO DELLA CIA per anni e anni????? [:p]

Cita:
La pubblicazione delle 28 pagine, getta nuova luce sulla decisione di classificare il rapporto ad opera dell‘ex presidente George W. Bush.
Quest’ultimo avrebbe agito per “proteggere le fonti ed i metodi delle agenzie di sicurezza del Paese”.


.............. ma ci prendono pu u culu??? [:297]



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 15:51 
Thethirdeye ha scritto:
Ufologo 555 ha scritto:
Attentati alle Torri Gemelle, pubblicate le 28 pagine mancanti

A corredo della pubblicazione, la National Intelligence ha diramato un memorandum: “non ci sono informazioni per indicare che Bayoumi o Bassnan abbiano sostenuto i dirottatori consapevolmente o che fossero ufficiali dei servizi segreti del governo saudita. Sono soltanto speculazioni dei media".

Eppure, nelle 28 pagine pubblicate poche ore fa si rileva che “l’elenco telefonico del terrorista di al-Qaeda Abu Zubaydah, recuperato dalle forze Usa dopo gli attacchi dell’11 settembre durante un raid in Pakistan nel marzo del 2002, conteneva un numero riservato riconducibile ad ASPCOL Corp, ad Aspen, in Colorado. L’ufficio gestiva gli affari della residenza del principe Bandar, all’epoca dei fatti ambasciatore saudita negli Stati Uniti”.


Infatti qui vediamo Bush e il Principe Bandar che fanno merenda insieme..... [:246]

untitled.png



Cita:
La CIA precisa che “tali tracce non hanno rilevato alcun collegamento diretto”.

Ahahahahah.... ma la GGente lo sa che il papino di George W. Bush è stato IL CAPO DELLA CIA per anni e anni????? [:p]

Cita:
La pubblicazione delle 28 pagine, getta nuova luce sulla decisione di classificare il rapporto ad opera dell‘ex presidente George W. Bush.
Quest’ultimo avrebbe agito per “proteggere le fonti ed i metodi delle agenzie di sicurezza del Paese”.


.............. ma ci prendono pu u culu??? [:297]

e senza alcuna vergogna e senza alcun timore.
Ma di chi e di cosa dovrebbero avere paura???
Del 70/80 % degli occidentali rinco..iti dalla religione, dai mass media o dalla pubblicità di mister B. in primis??
O dai rivoluzionari dei forum come noi ???
Che siamo ipercontrollati e penetrati da spioni e provocatori???



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 19:35 
Cosa svela il dossier sull’11/9


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Che cosa intendiamo per “smoking gun”? Ovvero: quale “pistola fumante” ci aspettavamo dalle 28 pagine del Rapporto del Congresso Usa sugli attentati dell’11 settembre, che sono state rese note ieri dopo 14 anni di polemica attesa? Chi si aspettava di trovarci una frase tipo “è stato il re dell’Arabia Saudita e dirci di abbattere le Torri Gemelle” sarà rimasto deluso. Chi ha cercato di approfondire le vicende del terrorismo islamico sponsorizzato dai petrodollari, al contrario, ha trovato una serie di consistenti conferme.
Per approfondire: 11 settembre, i sauditi e i dirottatori

Un’ottima analisi dei contenuti delle 28 famose pagine è già apparsa su ilGiornale.it, inutile ripetere. In estrema sintesi e per orientarci: alcuni dei terroristi (15 dei quali, su 19, erano sauditi ) che dirottarono gli aerei dell’11 settembre ebbero contatti ripetuti e frequenti (per ottenere documenti, sistemazioni, informazioni, conti bancari) con personaggi legati ad aziende, a rappresentanze diplomatiche e a istituzioni religiose saudite negli Usa. Su alcuni di questi “personaggi” le 28 pagine lasciano un margine di dubbio: forse sapevano, forse no, impossibile stabilirlo. Su altri no.

Inutile notare che in altri casi è servito molto meno al Governo americano per trarre deduzioni opposte. Il principio del “non poteva non sapere” viene volentieri applicato al nemico Putin (Panama Papers, omicidio Nemtsov, omicidio Politkovskaja, doping degli atleti, omicidio Litvinov, per fare qualche esempio a memoria) ma assai meno volentieri al principe saudita Bandar bin Sultan, dal 1983 al 2005 ambasciatore saudita a Washington, poi segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’Arabia Saudita e dal 2012 al 2014 capo dei servizi di intelligence del regno. Oltre che, naturalmente, grande amico della famiglia Bush. Così va il mondo, non è una sorpresa.

Più utile notare che tutti questi maneggi tra i terroristi dell’11 settembre (due in particolare: Khalid al-Midhar e Nawaf al-Hazmi) e il giro di uomini d’affari sauditi, imam sauditi e diplomatici sauditi si svolge in luoghi che di intrighi islamisti avevano grande esperienza. Siamo nel Sud della California, tra la città del cinema Culver City e quella della marina San Diego. Qui, un po’ di anni prima, era di casa Abd Allah Yussuf al-Azzam, il mentore di Osama Bin Laden, il vero inventore del jihad globale. Negli anni Ottanta Al-Azzam (palestinese di nascita, già docente all’università King Abdulaziz di Gedda, in Arabia Saudita, dopo essere stato espulso dalla Giordania per le sue idee troppo radicali) visitò oltre cinquanta città degli Usa per raccogliere fondi e propagandare il jihad contro i sovietici. Nel 1989, quando i sovietici sconfitti si ritirarono dall’Afghanistan, Al-Azzam fu fatto opportunamente saltare in aria con due dei suoi figli. Ma la sua rete americana aveva i punti forti appunto in California, soprattutto a San Diego, oltre che a Tucson (Arizona) e Brooklyn (New York), sedi di importanti centri islamici.

Ho provato a raccontare un po’ di queste cose nel mio libro Il patto con il diavolo (Rizzoli). Qualcuno potrebbe chiedersi che cosa c’entrano gli anni Ottanta con questi nostri anni, e che rapporto c’è tra la guerra contro i sovietici e gli attentati in America. La risposta è: tutti gli studi più seri sul finanziamento del terrorismo islamico dicono la stessa cosa. E cioè, che da allora a oggi il meccanismo è rimasto lo stesso. Dopo che Al-Azzam fu tolto di mezzo, fu Osama bin Laden a rilevare i suoi contatti americani, esattamente negli stessi posti. E venne l’11 settembre.
Per approfondire: La storia non detta dell’11 settembre

Ci sono le somme enormi spese dai Governi dei Paesi del Golfo Persico per promuovere la causa del wahabismo nel mondo. E ci sono le somme, altrettanto cospicue, che arrivano a estremisti e terroristi attraverso la rete di fondazioni caritative, moschee e ricchi individui attive in tutto il Medio Oriente e altrove nel mondo. Ed è la stessa catena di trasmissione che finanziò la lotta contro i sovietici, poi gli attentati di Osama e oggi le guerre dell’Isis, a entrare sempre in azione.

Due dei più autorevoli think tank americani, hanno pubblicato interessanti studi in proposito. Il primo, intitolato Terrorist financing, è stato pubblicato dal Council on Foreign Relations e spiega che “per anni singole persone e charities con sede in Arabia Saudita sono state la più importante fonte di finanziamento di … E per anni le autorità dell’Arabia Saudita hanno fatto finta di non vedere”. Il secondo, intitolato Playing with fire e pubblicato dalla Brookings Institution, dice che “fin dai primi giorni delle proteste in Siria i donatori basati in Kuwait… hanno lavorato per convincere i siriani a prendere le armi… Oggi abbiamo le prove del fatto che i donatori basati in Kuwait hanno sostenuto gruppi ribelli che hanno commesso atrocità…”. Il brutto di questa cosa sta appunto nel fatto che il primo rapporto è del 2002 e si riferisce ad Al Qaeda mentre il secondo è del 2013 e annuncia l’Isis. Nulla è cambiato, il sistema è lo stesso.

Per cui, in quelle 28 pagine c’è molto più di una pistola fumante, c’è il sistema che gira a tutto vapore e su cui nessuno vuole intervenire. Nemmeno il premio Nobel per la Pace Obama: il Presidente ha spesso ribadito la propria volontà di mettere il veto al Justice Against Sponsor of Terrorism Act, la legge che permetterebbe alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di far causa a Governi stranieri che fossero responsabili di atti di terrorismo, se questa fosse mai approvata dal Congresso.

http://www.occhidellaguerra.it/dossier- ... book+Ghost



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 16/07/2016, 19:44 
In quanto a pagine prodotte, il caso Bossetti con i suoi 50 faldoni di sessantamila pagine supera l' 11/9 [:302]



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 17/07/2016, 12:00 
Ufologo 555 ha scritto:
Cosa svela il dossier sull’11/9

Per cui, in quelle 28 pagine c’è molto più di una pistola fumante, c’è il sistema che gira a tutto vapore e su cui nessuno vuole intervenire. Nemmeno il premio Nobel per la Pace Obama: il Presidente ha spesso ribadito la propria volontà di mettere il veto al Justice Against Sponsor of Terrorism Act, la legge che permetterebbe alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di far causa a Governi stranieri che fossero responsabili di atti di terrorismo, se questa fosse mai approvata dal Congresso.

http://www.occhidellaguerra.it/dossier- ... book+Ghost

Bene.. vedo che pure Ufologo sta cambiando il suo punto di vista... [:306]



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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 14/08/2016, 12:05 
Mondo...... svegliati o presto dormirai per sempre [:D]

FREE FALLIN' starring BUILDING 7

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 Oggetto del messaggio: Re: 11 Settembre: il complotto non esiste?
MessaggioInviato: 14/08/2016, 13:05 
Stupendo :°)

Nemmeno un bambino crederebbe che quel palazzo è CROLLATO.



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