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Eccoci nel 2014, è davvero tempo della mini era glaciale annunciata da Abdussamatov?
La teoria dello scienziato russo Habibullo Abdussamatov, per quanto possa apparire affascinante sul piano emozionale, rimane invece poco convincente sul piano scientifico.
Editoriali - 13 Gennaio 2014, ore 13.11
Il suo nome è Abdussamatov, Habibullo Abdussamatov, astrofisico russo direttore del Dipartimento di Ricerca Spaziale all'osservatorio Pulkovo di San Pietroburgo.
La sua storia è rimbalzata qualche anno fa agli onori delle cronache mediatiche per il fatto di avere elaborato una curiosa teoria "scientifica", abbastanza singolare non tanto per i contenuti, che complessivamente sono in parte condivisi anche dalla comunità scientifica specialistica, ma piuttosto per avere identificato con tanta sicurezza una data: l'anno 2014.
Secondo lo scienziato russo, infatti, a partire dall'anno 2014 dovrebbe iniziare a verificarsi una diminuzione delle temperature medie globali, in particolare in Europa, che potrebbe poi proseguire fin verso l'anno 2050.
La causa di questa diminuzione delle temperature sarebbe da imputare quasi esclusivamente ad una recrudescenza e ad una stabilizzazione della fase di minimo solare peraltro già avviata e realmente documentata almeno da qualche anno a questa parte. La teoria quindi andrebbe ad identificare un ben preciso e determinante rapporto causa-effetto tra attività solare e cambiamenti climatici e sarebbe sostenuta anche dal fatto che fenomeni di riscaldamento globale contemporanei a quello registrato sul nostro pianeta negli ultimi decenni, si sarebbero verificati anche su altri pianeti del sistema solare ed in particolare su Marte, anche se a questo punto, per essere precisi, sarebbe utile conoscere come minimo metodi, tempistiche, frequenze e margine di errore strumentale relative al suo lavoro.
Teoria affascinante, non c'è che dire, che tutti vorremmo potesse essere realistica, almeno così potremmo finalmente liberarci dallo spettro, scientificamente sempre presente, del possibile riscaldamento globale antropogenico.
Purtroppo le cose, però, pare non stiano proprio così e vediamo perchè.
Innanzitutto il 2014 è già arrivato e se il buon giorno si vede dal mattino, l'Europa e l'Italia stanno sperimentando finora forse uno degli inverni più miti degli ultimi anni. Ma non è questo il punto, lo sappiamo bene che il tempo non è il clima, anche perchè altrimenti uno potrebbe dire:"e il gelo negli Stati Uniti?" E a questo punto un altro replicare:"Sì, ma non nella costa del Pacifico", e via dicendo.
Il punto vero invece, sono i dati, chiari ed incontrovertibili che abbiamo oggi a nostra disposizione e sui quali si possono basare le nostre analisi e i nostri eventuali tentativi, non così spregiudicati come quelli di Abdussamatov, di previsioni o proiezioni climatiche per gli anni a venire.
Ebbene, i dati ci dicono che il riscaldamento globale si è sostanzialmente stabilizzato nell'ultima dozzina d'anni, che il sole sta effettivamente sperimentando un ciclo 24 relativamente debole, ma gli stessi dati ci dicono anche che ad oggi, non è ancora stata intercettata nessuna tendenza alla diminuzione delle temperature globali, nè a livello superficiale, nè troposferico, nè tantomeno nelle profondità oceaniche. Ecco qual'è il punto.
Poi si possono fare tutte le supposizioni che si vuole, e il sole, e la CO2 e le dinamiche interne al sistema terra, certamente, ma la scienza si basa sui dati, non sulle supposizioni. Per quanto riguarda il sole, è vero, rimane uno degli indiziati, si sta monitorando con attenzione la sua attività (in buona misura impredicibile), sia in termini di misura dell'irradiazione solare totale (TSI), sia come effetto indiretto sulla modulazione dei raggi cosmici, anche se, allo stato attuale dell'arte, pare che la sua influenza sulle temperature terrestri nel breve termine, sia piuttosto scarsa.
Del resto se non ci si vuole fidare degli ultimi importanti lavori internazionali peer-review, peraltro abbastanza concordi nell'attribuire alla variabile solare un ruolo modesto nella modulazione del clima sul breve periodo, eccetto forse quelli degli italiani Mazzarella e Scafetta, si può provare a guardare con attenzione il grafico dei cicli solari undecennali legati alle macchie solari degli ultimi decenni: non si nota nessuna corrispondenza significativa con la dinamica e i picchi delle temperature medie globali.
C'è invece un'altro fattore, questa volta ben conosciuto e riconosciuto come causa di variazioni climatiche sul breve periodo, che potrebbe presto dire la sua. Si tratta del Nino, fenomeno che, a differenza dei cicli solari, risulta invece essere ben correlato con il verificarsi dei picchi di temperatura media globale. Ebbene, la sua ultima apparizione risale oramai agli anni 2009-2010, e c'è da dire che in questi ultimi anni di scarsa attività solare, si sono invece registrate temperature globali sempre ben al di sopra delle medie, nonostante la circolazione ENSO si sia mantenuta prevalentemente in fase di debole Nina.
L'ente americano NOAA non si è ancora pronunciato sulla data indicativa di un suo possibile ritorno, ma visti i tempi e le frequenze di manifestazione del fenomeno nelle ultime decine d'anni può essere ragionevole immaginare un evento di Nino al massimo entro i prossimi due anni.
Ecco perchè l'intrigante teoria di Abdussamatov, benchè teoricamente possibile, concretamente invece non ha molte probabilità di realizzo, almeno sul brevissimo termine.
Autore : Fabio Vomiero
Forse l'autore era troppo ottimista?