Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1 messaggio ] 
Autore Messaggio

Ufetto
Ufetto

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 80
Iscritto il: 17/11/2009, 07:57
Località: Treviso
 Oggetto del messaggio: La storia può insegnare molto
MessaggioInviato: 04/05/2011, 12:04 
LA STORIA PUO INSEGNARE MOLTO, SAPENDOLA LEGGERE

Dopo l’invasione dorica (XII secolo a.c.), in tante città greche, eccetto Sparta, l’aristocrazia terriera soppiantò il monarca, erede del vecchio capo tribù, prima eletto e poi ereditario; le tribù erano divise in fratrie, cioè partiti o corporazioni, e queste in clan familiari; i capi delle fratrie erano nobili e magistrati, allora solo l’aristocrazia aveva pienezza di diritti. Nel VII secolo a.c., crebbe commercio e monetazione, decadde l’aristocrazia e i regimi aristocratici furono sostituiti da quelli borghesi, fondati sul censo.

Narra Esiodo che in questo periodo, per ridurre l’arbitrio e la corruttela dei giudici aristocratici, nacquero la legge scritta, la costituzione e i codici, come la costituzione del mitologico Licurgo di Sparta, forse una divinità, perché nei tempi antichi i templi e i santuari erano banche di deposito, corti giudiziarie, scuole per l’infanzia, chiese e mercati.

Nel 682 a.c. si affermò l’Arcontato, suprema magistratura e collegio di nove membri comprendente l’arconte eponimo, cioè il primo degli arconti o arconte capo, il basileus, che ricordava il re e aveva competenze religiose, e il polemarco capo dell’esercito, più altri sei membri dediti a formulare le leggi, cioè con competenze legislative. In questa epoca, con l’avvento di legislatori, codici e costituzioni, ci fu il controllo sulle corti giudiziarie, minando l’indipendenza e l’arbitrio dei giudici; per lo stato, non erano ritenuti più sufficienti la sola consuetudine, la legge orale, la giurisprudenza e il diritto naturale.

Com’è accaduto in tutti i paesi, le tribù diedero vita a un’organizzazione territoriale o cantonale; però con i matrimoni misti, l’immigrazione e i commerci, il sangue si mischiò e perciò si estese il diritto di cittadinanza, escludendone alcune categorie, come i poveri teti senza terra e gli schiavi e servi iloti di Sparta, discendenti degli achei sconfitti; contemporaneamente, si diede luogo a una riforma amministrativa del territorio. La polis abituò alla libera discussione, alla competizione politica e alla critica, i greci erano gelosi della cittadinanza; le città erano tra loro ostili, tuttavia la democrazia riuscì a conciliarsi con l’imperialismo.

Per i greci, gli anfizioni erano popoli che abitavano attorno ad un santuario e diedero origine a leghe come quella ionica di Delo, attorno al santuario di Apollo, quella dorica di Poseidone, quella di Zeus a Olimpia; ma la lega anfizionica più importante era quella di Delfi dedicata ad Apollo. Ogni popolo mandava due delegati alle sue due riunioni annuali, gli anfizionici curavano l’amministrazione del santuario, l’oracolo di Apollo, il suo tesoro e facevano la manutenzione delle strade.

Gli anfizionici stabilivano multe per la violazione di norme comuni, avevano un tribunale internazionale, arrivarono a dichiarare la guerra santa, le prime guerre sante furono dichiarate dalla lega Anfizionica e non dal papa. La famiglia aristocratica ateniese degli Alcmeonidi esercitò grande influenza su Delfi; nel 514 a.c., quando ad Atene andò al potere la dittatura o tirannide di Pisistrato, gli Alcmeonidi furono ospitati a Delfi e ricevettero un prestito dal santuario per abbattere la dittatura e ritornare ad Atene (Erodoto V, 62 sgg); a Delfi la profetessa Pizia incitava il re Cleomene di Sparta a marciare contro Atene, perciò si disse che era stata corrotta dagli Alcmeonidi.

I sommi sacerdoti hanno sempre fatto politica ed hanno anche finanziato guerre e colpi di stato, è accaduto anche in Egitto e a Roma, nelle varie guerre italiane del medioevo, anche il papa svolse lo stesso ruolo di Delfi, finanziò guerre e partiti e dichiarò la guerra santa. Nel VI secolo a.c. i Tessali sottomisero i popoli vicini o perieci della Focide e divennero presidenti della lega anfizionica di Delfi; Delfi e l’Anfizionica si erano rivelate uno strumento di dominazione panellenico, infatti, nel IV secolo a.c. l’Anfizionica fornì a Filippo II il macedone, alleato dei Tessali, la formula giuridica per sottomettere la Grecia.

La rivolta all’aristocrazia latifondista fu fatta in nome del popolo, ma non diede vita a una vera democrazia ma spesso consegnò il potere in mano ai tiranni, i quali perciò nacquero in Grecia in ambiente democratico, mentre in Sicilia e Magna Grecia nacquero per volontà aristocratica, ancha a causa del pericolo esterno cartaginese, e nelle città greche della costa dell’Asia Minore nacquero per volontà dei persiani che le dominavano.

I tiranni greci di origine democratica confiscavano e distribuivano le terre degli aristocratici, riducevano i loro privilegi, li tassavano, cercarono di sgravare la piccola proprietà terriera dai debiti, allargarono la cittadinanza, incrementarono i traffici e i lavori pubblici, facendo lavorare la gente. Insomma l’economia feudale, fondata sul latifondo e sulla servitù della gleba, apparve diverse volte nella storia e in vari paesi e fu archiviata dallo sviluppo del commercio e della borghesia, anche i greci ritenevano che i lavori pubblici avessero funzioni anticiclica e anticrisi; però la vera democrazia non era facilmente raggiungibile, i borghesi, classe dominante delle città, la seppellivano con la tirannide.

Tra i tiranni celebri vi erano i Cipselidi di Corinto e i Pisistratidi di Atene e altri in Sicilia e Magna Grecia, il potere era spesso passato dalla monarchia, all’aristocrazia e poi alla tirannide popolare (Marx l’ha ribattezzata dittatura del proletariato). Ad Atene la polis era in origine l’Acropoli o city o centro politico, militare ed economico, l’Agorà era il consiglio degli anziani. L’Areopago era suprema magistratura, giudicava i delitti di sangue ed era corte costituzionale, poi c’era l’assemblea generale del popolo o ecclesia, che, col tempo, perse importanza.

Nel 621 a.c. Dracone dette ad Atene la prima legislazione scritta e creò il primo consiglio o bulè dei 400 a.c., in rappresentanza del popolo; in Grecia regnava la vendetta di sangue o faida, si credeva che lo spirito di un uomo ucciso chiedesse ai parenti di essere vendicato, perciò il figlio ereditava dal padre beni e vendetta. Il legame delle famiglie era forte però, in caso di omicidio, si poteva transare con un risarcimento, lo stato non aveva interesse diretto nella questione, considerata solo un conflitto tra famiglie.

Vendetta o risarcimenti erano richiesti anche per gli omicidi involontari; nell’Areopago vi era un santuario nel quale si poteva rifugiare chi si dichiarava innocente di un omicidio e non aveva i mezzi per andare in esilio, era giudicato da un consiglio di stato che lo proteggeva dalla vendetta. Però, secondo Dracone, chi era ucciso durante una rapina, non aveva diritto a essere vendicato, mentre chi aveva ucciso per legittima difesa, poteva rifugiarsi nel santuario di Apollo Delfino, dove una corte di efeti lo avrebbe giudicato e, se fosse risultato innocente, lo avrebbe protetto.

In caso di omicidio involontario, ci si poteva rifugiare nel santuario di Pallade, una corte di efeti lo avrebbe giudicato e mandato in esilio, fino a che i parenti o la fratria del morto lo avessero perdonato. Dracone aveva regolamentato la vendetta di sangue e creò una corte di 51 efeti, in origine sacerdoti dei santuari, poi sostituiti da funzionari civili presieduti dal basileus. Altre riforme furono fatte da Solone che nel 594 a.c. fu arconte e arbitro tra aristocratici e popolo.

Solone abolì l’ipoteca sui beni e sulle persone, allora per i debiti si diventava schiavi in Grecia e fuori di Grecia, però queste cose accadono ancora oggi nel terzo mondo; cercò di colpire i ricchi, fece ritornare gli esuli politici e liberò gli schiavi da debiti. Solone creò il tribunale popolare Eliea; per favorirne l’accesso ai non proprietari, stabilì un compenso per i suoi membri, poi divise gli ateniesi, in base alle rendite, in quattro classi, la quarta era quella dei teti nullatenenti; i membri delle prime due classi potevano far parte dell’arcontato e dovevano far parte della cavalleria, quelli della terza classe erano gli opliti di fanteria, alla quarta classe spettava solo il diritto elettorale attivo.

Ad Atene e Attica esistevano i contrasti tra i partiti, le confraternite erano partiti e i clan erano potenti famiglie aristocratiche; esistevano contrasti tra i proprietari di terra, gli abitanti di collina, marinai, commercianti e artigiani. Al tempo di Solone c’era stata l’invenzione del denaro, l’agricoltore cedeva i prodotti in cambio di denaro, ma i prezzi erano stabiliti dai fattori per conto dei latifondisti; la legge difendeva la proprietà e i creditori, la terra era patrimonio di famiglia.

Nel VII secolo a.c. il contadino che chiedeva un prestito offriva in garanzia il podere, se stesso e la sua famiglia, la legge era dalla parte dei ricchi; le condizioni che spingevano il contadino a fare debiti, gli impedivano di ripagarlo, perciò nel VI secolo a.c. ci furono molte espropriazioni e piccoli proprietari divennero schiavi che lavoravano per i loro ex creditori; queste cose accadono ancora adesso nel terzo mondo.

Esistevano anche affittuari e mezzadri, la quota per il padrone era variabile; in Laconia, il territorio di Sparta, nel Peloponneso, esistevano schiavi per razza, cioè achei e iloti sottomessi dai dori conquistatori. Forti delle condizioni inserite in contratto, se il debito non era saldato, moglie e figli diventavano schiavi; con questo ordinamento, i nobili diventavano sempre più ricchi, i contadini perdevano la terra ed erano fatti schiavi; in ogni caso, i giudici erano nobili e non investigavano sulla leicità di certe pretese contrattuali dei ricchi.

Però moneta, commercio, perdita della terra e disuguaglianze sociali favorirono lo sviluppo d’idee democratiche e rivoluzionarie, la vecchia costituzione di Dracone non dava nessun potere ai poveri e pochi poteri alla classe media; con la rivoluzione si partoriva la democrazia e da questa nasceva la tirannide, che in Grecia era nemica degli aristocratici. A causa di questi fatti, il problema del debito fu affrontato da Solone e dagli ebrei che, per contrastare la schiavitù da debito, inventarono l’anno del giubileo, con la remissione dei debiti.

Solone fu un riformatore democratico, eppure nel 594 a.c., per divenire arconte, dovette dichiarare di difendere la proprietà, quindi cancellò i debiti che avevano determinato la servitù personale, dichiarò illegale accettare come garanzia la persona del debitore, i servi per debito dell’Attica riacquistarono la libertà, mentre gli ateniesi venduti all’estero furono riscattati; le terre che erano state date in pegno furono liberate e restituite ai vecchi proprietari.

Però Solone non poteva fare miracoli, con singolare favoritismo, escluse dal provvedimento i suoi amici nobili; con la riforma, i cittadini avevano chiesto la distribuzione di tutte le terre, ma tanti rimasero senza terra e divennero salariati dei proprietari terrieri, i piccoli proprietari nacquero solo con due generazioni successive a Solone, grazie alla tirannia di Pisistrato. Comunque, Solone accrebbe il volume dei traffici ateniesi e il commercio marittimo.

Con la tirannide successiva di Pisistrato, Atene ebbe la sua moneta, la dramma d’argento, e introdusse nuove misure e pesi, come la mina, tutti segni della sovranità e dell’indipendenza dello stato. Solone modernizzò il codice di Dracone e cercò di far si che ricchi e poveri fossero uguali davanti alla legge, fu un modello per i codici di Alessandro e per il diritto romano sotto l’impero; però non si sa con certezza quanta parte della legge Attica del IV secolo a.c. fosse veramente opera di Solone, non abbiamo una collezione completa delle sue leggi; Solone mantenne la legge di Dracone sull’omicidio e riformò la legge sull’eredità.

Una volta la terra era comune alla tribù, era cioè terra collettiva, nel VII secolo a.c. apparteneva ad una famiglia aristocratica, era una anticipazione della recinzione inglese delle terre comuni; mancava la proprietà privata, però in Grecia non esisteva il diritto di primogenitura e un uomo poteva dividere la proprietà tra i figli; poiché la dote alla figlia significava alienare della terra a favore di un’altra famiglia, si pensò di limitare la dote.

Se un uomo moriva senza figli maschi, ereditava la femmina e questa poteva consegnare la proprietà ad un’altra famiglia, perciò si costringeva la figlia a sposare un membro della famiglia, era la legge del levirato degli ebrei. Comunque, se un uomo non aveva figli maschi, poteva rimediare adottandone uno; Solone stabilì che, se esistevano figli maschi, questi avevano lo stesso diritto all’eredità, se non esistevano figli maschi, si lasciavano i beni a chi si voleva o si poteva adottare qualcuno.

Le adozioni servivano a conservare la proprietà entro una famiglia; Solone fece leggi anche per regolare agricoltura, pascolo, uso dell’acqua e confini, introdusse anche un premio per l’uccisione dei lupi che insidiavano le greggi. Fece una legge che vietava di parlare male dei morti e dei templi, una legge che condannava chi, durante le lotte civili, non prendeva parte per un partito, impose contegno alle donne in pubblico.

Solone concesse la cittadinanza agli stranieri che esercitavano un’arte nell’Attica e questa legge favorì lo sviluppo dell’industria; con una legge Solone stabilì che il genitore che non aveva insegnato un mestiere al figlio, non aveva diritto ad essere mantenuto da questo da vecchio; allora, per l’esercizio di un mestiere, si dava più importanza al capomastro che alla scuola. Solone fece leggi contro il vagabondaggio; per chi tentava di instaurare la tirannide, previde il bando non amnistiabile.

Solone stabilì pene per i reati passionali e le violenze, proteggendo anche gli schiavi dai padroni; stabilì che il padrone di casa era innocente se uccideva un ladro notturno, oggi in Italia rischia di essere condannati. Grazie a queste leggi, si limitava anche il potere di giudici e giurie, che emanavano spesso sentenze arbitrarie e contraddittorie ed erano, a detta di Esiodo, spesso corrotti.

Solone fornì gli strumenti per il progresso economico e per lo sviluppo della democrazia, tuttavia voleva uno stato prospero, ma non la sovranità della plebe, perciò fuse istituzioni oligarchiche e democratiche; nelle sue scelte fu influenzato dalle situazioni di crisi e fu scelto per riconciliare il popolo. Prima di Solone, gli ateniesi erano divisi in classi, la classe dei cavalieri nobili, quella degli opliti, fanti con corazza equipaggiati a loro spese, e i teti, cioè operai liberi e piccoli proprietari.

Questa suddivisione era militare e basata sul censo, cioè sulla terra posseduta, i teti erano esentati dalle tasse; anche al tempo di Solone la terra era ambita, perciò ricchi mercanti, acquistandola, diventarono proprietari terrieri e c’era il ricambio della classe possidente. Prima di Solone, l’arcontato e gli uffici erano monopolio dell’aristocrazia, poi i teti ebbero il diritto a votare nell’assemblea del popolo ateniese o ecclesia o adunanza dei cittadini.

L’oligarchia aveva escluso dal voto all’ecclesia tanti ateniesi, però Solone modificò le cose e così i teti poterono partecipare all’elezione dei magistrati e votare, però la loro eleggibilità era determinata dalla proprietà. I magistrati che l’assemblea poteva eleggere erano l’arconte capo o eponimo, il basileus, con funzioni civili e religiose, il polemarco che guidava l’esercito; l’assemblea eleggeva i nove arconti e i magistrati minori; l’Areopago esaminava le qualificazioni dei candidati e assegnava l’arcontato o altro ufficio secondo le competenze.

La candidatura dipendeva dalle classi di proprietà, perciò i teti erano esclusi da tutte le cariche, gli arconti erano scelti tra le classi più elevate. Il governo era in mano al consiglio dell’Areopago, che esisteva prima di Solone, era composto dagli ateniesi che avevano ricoperto le più alte cariche dello stato, ossia gli arcontati; come il senato romano, aveva l’esperienza amministrativa e i suoi membri erano nominati a vita, era organo conservatore e oligarchico e Solone gli affidò il compito di sorvegliare le sue leggi, cioè di corte costituzionale.

L’Areopago aveva funzione di pubblico ministero e interveniva quando i tribunali non si movevano su domanda di privati, poteva porre in stato di accusa un aspirante tiranno. Solone creò il consiglio dei 400, un collegio che controllava le deliberazioni dell’assemblea, della durata di un anno, che preparava l’ordine del giorno dell’assemblea. Ognuna delle quattro tribù di Atene nominava cento consiglieri, però quando Solone istituì il consiglio, per la prima volta fu lui a sceglierne i membri.

I teti avevano il voto, ma non potevano far parte del consiglio; per contrastare demagoghi e plebe irrequieta, Solone diede l’amministrazione dell’assemblea popolare in mano alle prime due classi. Mentre il codice di Dracone era stato uno strumento di classe in mano agli aristocratici, il codice di Solone aveva il consenso dei cittadini; Solone creò anche il tribunale popolare dell’Eliea, o adunanza dei cittadini, che serviva a difendersi dagli abusi dei potenti, i cittadini vi applicavano le leggi sotto la sorveglianza dell’Areopago.

Ogni cittadino poteva chiedere di essere giudicato da questa corte di giustizia fatta dall’adunanza di cittadini; l’Eliea aveva competenze civili e penali, i magistrati popolari giudicavano con l’ausilio dell’assemblea dei cittadini; tuttavia Solone voleva uomini uguali davanti alla giustizia ma non davanti allo stato. L’organo giudiziario Eliea doveva servire a dissuadere i magistrati ordinari da emettere sentenze inique; in pratica, il potere restava nelle mani dei ricchi proprietari, il popolo era protetto dal malgoverno ma non ammesso a governare.

Quando la maggiore ricchezza passò dalla terra al commercio, si allargò la partecipazione popolare al governo democratico, cento anni dopo Solone si diffuse il benessere tra gli ateniesi e l’oligarchia dovette cedere il passo ad altre forme di partecipazione; col tempo, teti, stranieri residenti artigiani e meteci, cioè figli di un solo genitore ateniese, avendo servito l’esercito o lo stato, ottennero la cittadinanza e la partecipazione alla vita pubblica.

Solone aveva il controllo dello stato e avrebbe potuto divenire un tiranno, invece, alla fine del suo mandato, fece giurare i cittadini di mantenere le sue leggi e poi andò in esilio volontario per dieci anni. Però il popolo non aveva il potere reale di difendere la sua costituzione, perciò, due generazioni dopo, la sua opera fu emendata da Pisistrato e da Clistene; Solone creò un codice che diede agli ateniesi il rispetto della legge, cercando di prevenire tirannide, terrore e guerra civile.

In Grecia la tirannide fioriva nelle città, mentre in campagna, i contadini erano generalmente legati all’aristocrazia o oligarchia. Solone, per favorire l’industria, concesse la cittadinanza ad artigiani stranieri residenti ad Atene, sotto Pisistrato il loro numero aumentò e i Pisistratidi concessero la cittadinanza a molti stranieri; in origine la cittadinanza era stata collegata alle fratrie e ai clan familiari.

Morto Solone, Pisistrato, nemico degli aristocratici Alcmeonidi, polemarco e stratega al tempo della conquista dell’isola di Salamina (570 a.c.), nel 561 a.c. prese l’Acropoli e si fece tiranno di Atene, governò fino alla morte, avvenuta nel 527 a.c., gli Alcmeonidi andarono in esilio a Delfi, ospiti dell’Anfizionica; la sua è una storia simile a quella di Cola di Rienzo, tiranno di una repubblica romana del medioevo, nemico del papa e dell’aristocrazia romana.

Dopo Solone, ad Atene tre partiti si contendevano il potere, quello della pianura, fatto di agricoltori benestanti, quello della costa, fatto di pescatori e mercanti, e quello della montagna fatto di pastori; Pisistrato, appoggiandosi al partito della montagna, si fece tiranno di Atene, aveva una guardia del corpo di uomini armati di randelli, i partiti della pianura e della costa si coalizzarono contro di lui. Nel 556 a.c. Pisistrato fu scacciato dall’Attica, si alleò con la Macedonia e con i nemici di Atene e nel 546 a.c., accompagnato da mille uomini di Argo, tornò ad Atene; i suoi nemici fuggirono e Pisistrato mantenne il potere con truppe mercenarie. Sembra una storia simile a quella di Davide di Giuda.

La sua tirannia fu mite e ne beneficiò l’Attica, infatti Pisistrato completò l’opera di Solone e diede la terra a coloro ai quali Solone aveva dato solo la libertà; Pisistrato distribuì tra i suoi le terre degli aristocratici, impose una decima sul prodotto della terra e prestò denaro ai piccoli proprietari; nominò giudici itineranti per i villaggi e abbellì i templi di Atena, Zeus, Apollo e l’Acropoli. Pisistrato cercò di essere in amicizia con i vicini, estese l’influenza di Atene nell’Egeo e creò una solidarietà tra le città vicine, che nel secolo seguente fece nascere la confederazione di Delo. Conservò la costituzione di Solone ma gli arconti eletti erano uomini di sua fiducia, epurò l’Areopago dagli oppositori e creò giudici locali, non cambiò la costituzione di Solone, riteneva di poterla conciliare con la sua tirannide.

A Sparta, il consiglio degli efori dipendeva dalle due famiglie reali ed era contro i tiranni e a favore delle oligarchie locali, a Sparta il potere politico ed economico era nelle mani dell’aristocrazia latifondista; diversamente da Atene, non vi era sviluppata industria e commercio marittimo. Ad Atene, a Pisistrato, morto nel 527 a.c., successe il figlio Ippia, Argo era alleata dei Pisistratidi; la successine a favore dei figli di tiranni e dittatori e consueta ancora oggi nel terzo mondo.

Nel 514 a.c. ad Atene ci fu una cospirazione contro Ippia, ma i cospiratori furono catturati e uccisi, i nemici erano la famiglia aristocratica degli Alcmeonidi in esilio; nel 510 a.c. re Cleomene di Sparta, che sosteneva gli Alcmeonidi, arrivò ad Atene, Ippia capitolò, abbandonò l’Attica e il casato dei Pisistratidi ebbe fine. Dopo l’espulsione di Ippia, fu il ritorno della democrazia e la lista dei cittadini fu sottoposta a revisione, gli stranieri furono privati della cittadinanza.

Anche a Siracusa, una generazione più tardi, con il ritorno della democrazia, la cittadinanza concessa dai tiranni agli stranieri fu revocata. In tante città, i tiranni realizzavano opere pubbliche per tenere pagati e occupati i sudditi; nel 600 a Mitilene nell’isola di Lesbo, l’aristocrazia era stata sostituita dalla tirannide di Pittaco, che stabilì pene severe per i reati commessi in stato di ubriachezza, pose un limite alle spese funebri, tenne il potere per dieci anni e poi si ritirò come dittatore costituzionale.

Nel 510 a.c. gli spartani, volendo restaurare il potere oligarchico ad Atene, costrinsero il successore di Pisistrato, il tiranno Ippia, ad andarsene in esilio e sostennero al potere l’Alcmeonide Clistene, che però, tradendo le aspettative degli spartani, che contavano sul partito filo spartano di Atene, stroncò definitivamente il potere degli aristocratici, rompendo vincoli e privilegi etnici.

Clistene tradì la sua classe ma fece un favore al popolo, con una riforma amministrativa, divise Atene in dieci dipartimenti, creando dieci tribù territoriali, ogni tribù era tenuta a fornire un reggimento di opliti con uno stratega o generale; successivamente, morto Clistene, gli strateghi divennero una suprema carica politica e militare e furono eletti da tutta la popolazione e non solo da una tribù.

Clistene formò una nuova bulé di 500 membri, mentre l’ecclesia popolare, formata da liberi di età superiore ai venti anni, divenne un organo consultivo e legislativo, gli arconti erano eletti uno per tribù e dal 497 a.c. furono sorteggiati; il cittadino partecipava al voto all’ecclesia e alla bulè, senza distinzione di classe o di nascita, a questi organi spettava l’elezione dei magistrati, l’approvazione delle leggi e la dichiarazione di guerra; le delibere, per divenire legge, dovevano essere approvate del consiglio della bulè e dall’ecclesia.

Sotto Clistene, chi faceva proposte contrarie alla legge, rischiava la morte o l’esilio; ciò è un’anomalia, di solito una proposta di legge modifica una legge precedente, questa innovazione divenne lo strumento per sbarazzarsi degli avversari politici; malgrado ciò, l’aristocratico Clistene fu il padre della democrazia, ebbe contro l’aristocratico ateniese Isagora e il re di Sparta Cleomene, che lo aveva sostenuto contro i Pisistratidi.

Clistene introdusse l’ostracismo, chi era inviso a 6000 cittadini doveva andare in esilio decennale, senza processo e senza subire la confisca dei beni; era un modo per scongiurare la tirannide e per sbarazzarsi degli avversari politici più ambiziosi; in quegli anni la scelta degli arconti era per sorteggio, al collegio degli strateghi andò la presidenza del consiglio di guerra, o stato maggiore, fino allora spettato al polemarco.

Cleomene re di Sparta iniziò a regnare nel 520 a.c., contribuì all’esito delle guerre persiane e condizionò la politica di Sparta più degli efori. Ad Atene vi erano tre partiti, quello di Ippia, quello degli aristocratici e quello dei nobili Alcmeonidi, che aveva abbattuto la tirannide e aveva come esponente Clistene; nel Peloponneso dominava l’oligarchia, sotto l’influenza di Sparta, e Cleomene sosteneva ad Atene lo stratega conservatore Isagora, che nel 508 a.c. fu eletto all’arcontato.

Clistene propose una riforma costituzionale, ma Isagora e Cleomene ottennero l’espulsione degli Alcmeonidi da Atene; per il ritorno dell’oligarchia, Cleomene arrivò ad Atene, Isagora occupò l’Acropoli e tentò di sciogliere il consiglio, però il popolo si ribellò, Cleomene si ritirò e il popolo richiamò Clistene dall’esilio. Clistene portò il numero delle tribù dell’Attica da quattro a dieci, ebbero il nome di dieci eroi nati in terra Attica; queste nuove tribù erano basate su demi o territorio, erano unità amministrative e non clan familiari.

Clistene allargò il consiglio di Solone da 400 a 500 membri e introdusse l’ostracismo, non abolì fratrie e clan familiari, che sopravvissero come istituzioni religiose ed economiche; i demi erano generalmente contrapposti alla città, erano più di 100 e il numero dei demi compresi in ogni tribù era variabile. I demi furono raggruppati in tre gruppi, il primo gruppo comprendeva quelli di Atene, il secondo i demi della costa dell’Attica, il terzo quelli dell’interno.

Con Clistene si passò dal sistema della consanguineità a quello della residenza e della circoscrizione locale, da Clistene in poi il privilegio di appartenere a un demo divenne ereditario. La riforma assicurava l’ammissione alla cittadinanza di liberi che risiedevano in Attica, pur non essendo di discendenza ateniese; in precedenza, le città stato erano fatte da gruppi di famiglie unite da vincoli religiosi e familiari, però, dopo la riforma di Clistene, Atene non fu più una federazione di famiglie.

Clistene, dissociando la cittadinanza dalle famiglie e collegandola al demo, facilitava l’ammissione alla cittadinanza, nel demo mancava consanguineità e comuni sentimenti religiosi; da allora la designazione dei cittadini avveniva secondo il demo e non secondo il patronimico che poteva rivelare un’origine straniera.

Clistene voleva indebolire l’influenza delle grandi famiglie, allora nelle città vivevano i cittadini di discendenza non pura, si assicurò che in ognuna delle dieci tribù ci fossero suoi seguaci; con la sua riforma, non esistevano più tribù esclusivamente ateniesi, però gli interessi dell’Attica rurale erano sempre sacrificati rispetto a quelli di Atene; i contadini sono stati sempre sfruttati dai cittadini, detti anche borghesi o abitanti del borgo. Solone aveva costituito il consiglio dei 400 a fianco del consiglio dell’Areopago, il composto dei 400 era composto di 100 membri per ciascuna delle quattro tribù; il consiglio di Clistene fu invece elevato a 500 membri, cinquanta per ciascuna delle dieci tribù.

Nessun cittadino poteva far parte della carica per più di due volte, l’assemblea popolare era convocata ogni dieci giorni e, poiché necessitava di un organo ristretto, nacque questo consiglio come commissione dell’assemblea. Ogni proposta legislativa dell’assemblea doveva avere il consenso del consiglio, che curava gli affari dello stato, faceva leggi, redigeva l’ordine del giorno dell’assemblea e aveva la sorveglianza sui dicasteri dello stato; chi frequentava l’assemblea poteva diventare membro del consiglio. Per difendersi dalla tirannide potenziale, l’ostracismo di Clistene fu copiato anche da altre città.

Una volta l’anno, 6000 cittadini riuniti nell’assemblea potevano proporre di mandare in esilio qualcuno, l’istituzione fu copiata da Siracusa, il cittadino contro il quale era raccolto il maggior numero di firme era esiliato per dieci anni e poi poteva tornare, i suoi beni non erano confiscati. All’assemblea erano presenti gli uomini di Ippia, si riteneva pericolosa l’ambizione per la democrazia e Clistene voleva sbarazzarsi del partito di Ippia.

L’ostracismo era una garanzia contro la tirannide, però dopo le battaglia di Maratona (490 a.c.) e di Salamina (480 a.c.) contro i persiani, il pericolo della restaurazione dei Pisistratidi era passato e dal 486 a.c. l’ostracismo divenne arma nella lotta politica tra capi di partiti rivali; perciò Pericle fece cadere in disuso l’istituzione, l’ostracismo divenne un ostacolo al regolare funzionamento dei partiti.

Create dieci tribù nel 500 a.c., Clistene creò dieci strateghi o generali, sostituì il sorteggio degli arconti con la loro elezione, in precedenza, nel VI secolo a.c. il polemarco, uno dei nove arconti, era a capo dell’esercito, ogni tribù doveva fornire una tassa di un reggimento di opliti e uno squadrone di cavalleria, comandati da uno stratega eletto dalla tribù; il comando supremo spettava al polemarco, poi le sue funzioni furono attribuite a un consiglio di generali o stato maggiore, con un comandante in capo.

A causa della legge sull’ostracismo di Clistene, subirono l’ostracismo Santippo, padre di Pericle, e Aristide; sotto lo stratega e arconte Temistocle, Atene divenne la prima potenza navale, mentre il re Cleomene di Sparta, a causa dei suoi intrighi a Delfi, fuggì da Sparta e fu assassinato. Tessali, Anfizionica e Delfi erano collaborazionisti dei persiani e invitavano Atene alla resa e alla sottomissione.
Nel 480 A.C. Temistocle era comandante in capo, sotto Pericle gli strateghi acquisirono altre prerogative oltre a quelle militari; comunque, la sostituzione del potere dell’arcontato con quello dello stratega, spostava il potere dalla democrazia al conservatorismo.

L’ufficio di carattere militare era attribuito per elezione, che per i greci era procedura aristocratica mentre il sorteggio era democratico, la carica civile era ricoperta una sola volta nella vita, invece il titolare della carica militare era rieleggibile. Gli strateghi erano scelti tra gli aristocratici e la carica di stratega rilanciò le grandi famiglie, perciò la vera democrazia si ebbe nel IV secolo a.c. con Demostene e non con Pericle; dal 487 a.c. gli arconti avevano perso importanza e perciò erano sorteggiati.

Il sorteggio esisteva nel Consiglio dei 500 e in tutte le cariche civili, metteva sullo stesso piano ricchi e poveri, rompendo le strategie dei partiti alla designazione, lo scopo era contrastare le fazioni, la riforma fu completa con il pagamento di un compenso per la carica. Erano affidate al sorteggio le cariche di ordinaria amministrazione ma non il comando dell’esercito, il sorteggio era preceduto da una selezione preliminare, per formare una lista di persone eleggibili, per gli arconti si selezionavano 500 candidati presi dai demi.

Esisteva antagonismo tra Milziade e Ippia, Milziade era stato tiranno fuori di Atene e poteva diventarlo ad Atene, Milziade era stato uno dei generali greci che combatteva contro i persiani di Serse in terra greca, quando i persiani furono sconfitti per terra e per mare. Gli Alcmeonidi erano contro Milziade, poi la vittoria di Atene sulla Persia, aprì la strada politica a Temistocle, Sparta voleva la restaurazione di Ippia. Al tempo della battaglia di Maratona, ad Atene esistevano più partiti, quello degli Alcmeonidi aristocratici, quello dei partigiani dei tiranni esiliati come Ippia e il partito aristocratico del generale Milziade.

Milziade fu condannato a morte e nel 489 a.c. e divenne arconte Aristide, Alcmeonide e compagno di Clistene, opposto a Temistocle che nel 487 a.c. ottenne l’ostracismo per Ipparco, capo del partito dei Pisistratidi; anche Aristide subì l’ostracismo e Temistocle si sbarazzò di tutti i suoi rivali, poi impose la costruzione d 200 triremi da guerra. Temistocle consegnò la direzione degli affari militari ad Aristide, del partito agrario e a Santippo, per salvare la democrazia avrebbe preferito un’alleanza con la Persia, era filo persiano.

Nel 479 a.c. il generale persiano Mardonio promise l’autonomia ai greci e l’alleanza con la Persia, gli spartani temevano che gli ateniesi passassero ai persiani, Aristide era contrario all’alleanza con i persiani, gli spartani temevano che la defezione degli ateniesi avrebbe aperto ai persiani le porte del Peloponneso. L’esercito spartano era guidato dal re Pausania, che guidava iloti, spartani e perieci, cioè popoli sottomessi, la guerra poteva essere occasione di riscatto, com’era accaduta nella flotta ateniese dove non erano schiavi; in guerra si è promessa anche la terra ai contadini, spesso non mantenuta.

A Siracusa il potere era in mano ai coloni originari e siculi e quelli che erano venuti più tardi non avevano diritto di voto; così, quando con le immigrazioni la popolazione crebbe, il governo originariamente democratico, per reazione, divenne oligarchico; nel VI secolo a.c. quelli privi di voto e di terra erano molto più numerosi dei proprietari terrieri, mentre i nativi erano servi obbligati a lavorare per i greci come a Sparta.

Nel 480 a.c. i persiani, guidati dai Tessali, rispettarono Tessaglia e Delfi, sede dell’Anfizionica e di tante ricchezze, e invasero Focide, Beozia e Attica; anche Gelone, tiranno di Siracusa, aveva offerto un’alleanza a Serse. Clistene, grazie ai nuovi cittadini, ai quali aveva concesso cittadinanza e diritto di voto, aveva all’assemblea dei 500 una maggioranza decisiva, doveva però fronteggiare il re di Sparta, Cleomene, che aveva costretto Ippia all’esilio, e temeva l’invasione dell’Attica da parte della lega peloponnesiaca.

Clistene fu vittima della legge sull’ostracismo da lui voluta, gli ateniesi richiamarono Clistene dall’esilio, voluto da Sparta, assieme a settecento famiglie espulse da Cleomene; Clistene voleva salvare la democrazia ateniese sottomettendosi alla Persia di Serse che in Asia Minore appoggiava le tirannidi delle città. Clistene non spiegò all’assemblea i suoi piani e le sue trattative segrete, fortunatamente, a causa di dissidi interni, la lega peloponnesiaca si sfaldò e l’invasione dell’Attica non avvenne; Corinto era disposta ad aiutare Sparta fino a che la sua egemonia si limitava al Peloponneso.

Nelle colonie ateniesi, dette cleruchie, i coloni avevano la cittadinanza ateniese, due anni dopo Cleomene tentò ancora di abbattere la democrazia di Clistene, aveva espulso Ippia e ora sosteneva il partito aristocratico, voleva reintegrare il generale Isagora e rendere arrendevole Atene; Corinto si oppose e la democrazia ateniese trasse un respiro di sollievo, nel 494 a.c. il re di Sparta Cleomene invase Argo che gli contrastava la supremazia in Grecia.

Gli Alcmeonidi erano disposti ad accettare l’intervento della Persia per salvare la democrazia, però il partito di Ippia fu il più filo persiano e favorevole alla tirannide; ad Atene Temistocle, difendeva gli interessi della città contro quelli della campagna, cioè difendeva commercianti e artigiani, si alleò con parte degli Alcmeonidi e nel 483 a.c. fu eletto arconte e capo del partito popolare; fece causa comune con il generale Milziade, capo del partito aristocratico e lo vide come un inviato dal cielo per la guerra contro i persiani.

Allora era stratega di Atene Temistocle, i persiani distrussero l’Acropoli di Atene ma persero la loro flotta e perciò rinunciarono a invadere il Peloponneso e si ritirarono, gli spartani erano diretti dal generale Pausania. Nel 479 a.c. anche gli Ioni d’Asia insorsero contro i persiani, abbatterono i tiranni imposti dai persiani ed entrarono a far parte della lega ellenica antipersiana. Temistocle si oppose a una riforma dell’Anfizionica proposta da Sparta, che avrebbe dato carattere permanente all’organo panellenico, temeva la dominanza di Sparta nella lega, dove vi era il partito di Atene e quello di Sparta.

I Tessali, dopo la sconfitta dei persiani, erano favorevoli ad Atene; in tutte le assise esistono collaborazionisti, a pagamento, di poteri forti e potenze estere, in tutte le corti sono stati presenti, non gratuitamente, partiti a favore di due potenze estere antagoniste. Intorno al 470 a.c., Pausania di Sparta e Temistocle di Atene furono accusati di tradimento a favore della Persia, i sospetti e i traditori veri erano tanti, il primo fu arrestato dagli efori e murato vivo, il secondo si rifugiò presso la corte persiana e poi ad Argo.

Il generale spartano Pausania fu giustiziato anche con l’accusa di voler instaurare la democrazia a Sparta, promettendo libertà e diritti politici ai servi iloti. Atene e Sparta si contendevano il comando della lega e Atene chiese agli alleati contributi per la flotta, però non si contentava più di sole truppe o navi, chi non pagava era represso, infatti, nel 446 a.c. ridusse all’obbedienza l’isola di Eubea.

Da quel momento il contributo pagato ad Atene per la flotta, divenne un tributo e una protezione pagata ad Atene, che non rese più conto del denaro versato e inviò alle città soggette presidi militari ed episcopi o sorveglianti; creò cleruchie o colonie ateniesi insidiate nei territori degli alleati, per mantenerli soggetti; impose agli alleati il suo sistema monetario. Ad Atene il comandante Cimone era un aristocratico antipersiano, filo spartano e conservatore.

Si riaccese la lotta tra Sparta e Atene per il primato sulla Grecia e il re di Persia invitò Sparta a invadere l’Attica, doveva essere una guerra per procura, ma non ottenne risposta. Quando scoppiò la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, la Persia cercò di mantenere l’equilibrio di forze in Grecia, appoggiando finanziariamente la coalizione più debole, come honno fatto sempre le potenze antagoniste.

Dal 462 a.c. il capo del partito democratico ateniese era Efialte, che era nemico dei nobili, attaccò l’Areopago, roccaforte dell’oligarchia, e gli tolse il controllo della costituzione, che passò all’ecclesia e alla bulè. Le competenze giudiziarie passarono all’Eliea, il tribunale popolare creato da Solone, costituito da 6000 cittadini sorteggiati, 600 per ognuna delle dieci tribù, tra coloro che avevano almeno trenta anni; questi giudici popolari erano in possesso dei diritti civili e avevano giurato di non accettare doni.

Gli iloti di Messenia e Laconia si rivoltarono a Sparta e da Atene il generale Cimone mandò aiuti a Sparta contro i rivoltosi; a causa della sua amicizia con gli spartani, nel 461 a.c. Cimone fu esautorato e poi ostracizzato e ad Atene andò al potere il democratico Pericle, che si mise sulla scia della costituzione di Clistene. Dopo la sconfitta degli ateniesi in Egitto nel 452 a.c., accorsi in aiuto del faraone contro i persiani, Pericle richiamò Cimone e propose un congresso panellenico che non si realizzò per l’opposizione di Sparta. Il santuario di Delfi era la banca più ricca di Grecia, nel 467 a.c. fu occupato da truppe di città oligarchiche e della Tessaglia.

Per sottrarsi al tributo, ci furono rivolte tra gli alleati e nel 463 a.c. alcuni di essi divennero sudditi di Atene, secondo l’aspirazione del generale Cimone; intanto ad Atene cresceva il conflitto tra partito conservatore e partito democratico di Pericle, contrario al trattamento riservato da Cimone agli alleati ribelli. Atene cresceva e Sparta declinava, perciò il generale Pausania progettò di rovesciare la costituzione di Sparta con l’aiuto degli iloti e degli efori, perciò promise agli iloti libertà e cittadinanza, ma il governo spartano lo accusò di complicità con Temistocle.

Ad Atene Temistocle subì l’ostracismo e si stabilì ad Argo, Siracusa, Efeso e Magnesia, era accusato di tradimento e inseguito da emissari di Sparta e Atene, pare che Temistocle offrì i suoi servigi ad Artaserse per l’invasione della Grecia, nel 450 a.c. morì a Magnesia. Nel 463 a.c. il generale Cimone fu accusato di collusione con la Macedonia e fu assolto, Pericle si mise a capo del partito aristocratico degli Alcmeonidi, deciso a continuare la politica di Clistene.

Nel 464 a.c. Sparta subì un terremoto, gli iloti si ribellarono, i perieci si unirono a loro e la Messenia si ribellò; il generale ateniese Cimone si erse a campione della causa spartana perciò gli fu dato l’ostracismo, fu disfatto l’Areopago e il potere dell’aristocrazia. Cimone subì l’ostracismo, Efialte fu assassinato dal partito oligarchico e Pericle, con un’operazione trasformistica, si mise a capo del partito democratico; era parente di Clistene e degli Alcmeonidi, non era credente ed era un libero pensatore, era un buon oratore e propose una riforma costituzionale.

Nel 451, scaduti i dieci anni previsti dalla legge, Cimone tornò dall’esilio e fu lo scontro con Pericle, che introdusse la paga per i giurati e la cittadinanza solo per chi era figlio da madre e padre ateniesi; Cimone dirigeva la politica estera e potenziò la flotta per la guerra contro la Persia, fece la pace con Sparta; nel 450 a.c. Cimone morì e la flotta di Atene vinse contro i persiani a Salamina, riscattando la disfatta in Egitto.

Nel 448 a.c. gli spartani mandarono un esercito per scacciare i focesi da Delfi, ma Pericle reintegrò nel loro possesso i focesi, Tebe divenne asilo degli oligarchi scacciati dalla Beozia con l’aiuto di Atene; nel 446 a.c. si ribellarono ad Atene l’isola di Eubea e Megara, l’esercito spartano avanzò con a capo il giovane re Pleistana e il suo consigliere Cleandrida, ma poi si ritirò. Questi furono accusati di essere stati corrotti da Pericle, il re fu deposto e il consigliere esiliato; la corruzione è stata sempre diffusa ove alberga il potere, l’imperatore del Giappone ha dichiarato che la gente non immagina quanta corruzione ci sia nel mondo.

Alla conferenza della pace tra Sparta e Atene si stabilì che nessuna della due città doveva dare aiuto a membri ribelli dell’altra lega, mentre i neutrali potevano scegliere l’una o l’altra confederazione, si stabilì anche che l’alleanza tra Argo e Atene non poteva essere diretta contro Sparta. In Beozia e Locride la politica di Pericle fallì, perché in quelle terre erano favorevoli al regime dei pochi; Atene propose un congresso panellenico ad Atene, ma Sparta non accettò.

Dopo l’ostracismo di Cimone, Pericle voleva trasformare la confederazione di Delo nell’impero di Atene, il tesoro della lega era stato trasferito da Delo ad Atene, gli alleati avevano perso autonomia e la giurisdizione dei tribunali ateniesi si estendeva agli alleati divenuti tributari; dove Atene non trovava la democrazia, la imponeva, inoltre, aveva il merito di aver bloccato la Persia e sventato la pirateria.

Pericle usava i tributi delle città per abbellire Atene e non sentiva alcun obbligo di renderne conto, con quel denaro sosteneva l’alleata Mileto; Pericle fece delle cleruchie create da Clistene parte importante dell’impero ateniese. La cleruchia nasceva dopo una rivolta degli indigeni, che erano espulsi e sostituiti con coloni ateniesi, i cleruchi avevano la cittadinanza ateniese, non pagavano tributi ed erano membri della loro tribù e del loro demo.

Lo stratega ateniese Efialte privò l’Areopago della giurisdizione, i suoi poteri furono divisi tra consiglio, assemblea e tribunali popolari, poi si costrinsero i magistrati a conformarsi alle leggi. Solone aveva limitato l’arcontato alle prime due classi, ora fu aperto alla terza classe, ma ne furono esclusi i teti (456 a.c.), la carica di arconte era sorteggiata. Pericle introdusse un compenso per giurie e funzioni pubbliche, limitò i diritti politici ai cittadini per nascita; dopo la donazione di grano da parte del faraone ai cittadini ateniesi, rivide l’elenco dei cittadini e radiò 5000 nomi; invece Clistene aveva incluso tra i cittadini gli stranieri residenti e i discendenti di matrimoni misti.

Per i greci la democrazia non significava abolizione dei privilegi ma estensione degli stessi, forse Pericle limitò la cittadinanza anche perché erano troppi quelli che erano remunerati nelle funzioni pubbliche; ricevevano compenso membri del consiglio, magistrati, strateghi, alti ufficiali, soldati e marinai; furono pagate anche le presenze all’assemblea, per garantire il quorum. Quelli pagati dallo stato, compresi i dipendenti pubblici, erano 20.000, nel V secolo a.c. si attingeva al tributo degli alleati che nel IV secolo a.c. finì, perché l’impero non esisteva più; insomma lo stato rende tributari altri popoli e alimenta il parassitismo al suo interno.

I vecchi capi politici appartenevano alle grandi famiglie ed erano strateghi, ora apparvero capi partito di origine popolare e, poiché erano critici, furono chiamati demagoghi, erano a capo dell’opposizione e, in precedenza, non avevano ricoperto alcuna posizione ufficiale; ogni cittadino poteva fare proposte all’assemblea. I magistrati, al termine dell’anno di carica, fornivano rendiconto e spesso erano accusati di peculato; si condannò il generale Milziade per il fallimento di una spedizione militare, si diede l’ostracismo a Cimone, Pericle fu processato per i risultati deludenti della guerra del Peloponneso; molte volte il fallimento delle imprese belliche era addebitato agli strateghi invece che a chi le aveva proposte, mancava la responsabilità politica del partito di governo.

La popolazione rurale era conservatrice, mentre i demagoghi trovavano seguaci tra il proletariato urbano, la popolazione urbana forniva il numero maggiore di votanti all’assemblea. Dal IV secolo a.c. Atene divenne padrona dei mari, gli equipaggi delle navi erano liberi e controllavano l’assemblea, le classi popolari arrivavano ai tribunali popolari che tenevano udienze ininterrotte, la loro giurisdizione si estendeva su ogni aspetto e non ci si poteva appellare.

Nel 444 a.c. il faraone libico Psammetico mandò in regalo ai cittadini ateniesi del grano, perciò anche per questo Pericle tolse la cittadinanza a 5000 stranieri residenti, poi divise l’impero in cinque distretti: Ionia, Ellesponto, Tracia, Caria e Isole. Nel 441 a.c. l’Isola di Samo, ove regnava l’oligarchia, cercò di sottrarsi ai tributi e Pericle voleva esportarvi la democrazia, Samo chiese aiuto ai persiani e Sparta, che rimasero passive; nel 439 a.c. Atene prevalse, Samo perdette flotta, mura, dovette pagare una riparazione e divenire tributaria.

Sulle coste del Mar Nero vi era la città di Olbia, il territorio dei Cimmeri e la Crimea, da lì Atene importava grano, come da Sicilia e Egitto. Nel 438 a.c. lo scultore Fidia fu accusato di essersi appropriato di parte dell’oro per la statua di Atena e fu mandato in esilio, una agente segreta persiana era amante di Pericle e il filoso Anassagora, amico di Pericle, fu mandato in esilio, però nei tribunali ateniesi non vi era sempre giustizia.

Per la guerra e le opere pubbliche, Pericle attingeva ai tributi delle città sottomesse e ai tesori dei templi, l’impero ateniese era la negazione delle idee di giustizia e democrazia, Corinto tratteneva Sparta dalla guerra contro Atene; poi scoppiò la guerra tra Corinto e Corcina che nel 435 a.c. chiese aiuto ad Atene, ma si fece un’alleanza difensiva perché la guerra a Corinto avrebbe violato la pace con Sparta.

Corinto chiese aiuto a Siracusa, sua colonia, 27 anni prima Atene era stata alleata di Megara contro Corinto ed era scoppiata la prima guerra del Peloponneso; Sparta aveva invitato Corinto a transare con Corcina, però gli efori erano propensi alla guerra. In questa situazione di stallo, Sparta rischiava la diserzione di Corinto e Atene la dissoluzione del suo impero; Atene propose un arbitrato, ma non esistevano giudici imparziali, l’assemblea lacedemone era a favore della guerra, però occorreva il voto della lega del Peloponneso.

Prima di iniziare la guerra, Sparta chiese ad Atene la cacciata della dinastia degli Alcmeonidi e di Pericle, l’ostilità fu iniziata da Tebe, alleata di Sparta, delle sue truppe entrarono di nascosto a Platea, aiutate da traditori, in ogni città esistevano partiti collaborazionisti con lo straniero; le truppe tebane furono ricacciate, Atene intervenne a difesa di Platea (431 a.c.). Sulle navi ateniesi remavano i teti, la lega del Peloponneso contava sugli opliti, che devastarono i campi dell’Attica.

Corinto mirava ai tesori di Delfi e Olimpia, altri tesori erano nell’Acropoli ateniese (in guerra si ruba e non si rispettano i santuari), la flotta ateniese minacciava il Peloponneso, intanto Caria e Licia facevano pirateria. Atene e il Pireo si riempirono di profughi e nell’Attica si diffuse la peste, mentre il Peloponneso ne era indenne, la peste fu attribuita ad Apollo; nel 429 a.c. Pericle sembrava finito e l’aristocrazia voleva ritornare al potere, nel braccio di ferro, Sparta, Argo e Corinto cercavano l’aiuto della Persia.

Nel 428 a.c. la città di Mitilene, nell’isola di Lesbo, si ribellò ad Atene e fu occupata, Platea fu sconfitta da Tebe, Atene si mosse contro Siracusa alleata di Corinto; nel 426 a.c. le sorti della guerra volgevano a favore di Siracusa, il tesoro ateniese era finito, ma gli ateniesi volevano la continuazione della guerra; a causa di un terremoto che colpì Sparta, gli efori proposero la pace, ma la proposta fu respinta da Atene, gli ateniesi erano guidati dal demagogo Cleone che, per fare cassa, raddoppiò i tributi.

Gli spartani temevano la rivolta degli iloti, gli ateniesi avevano presidi nelle città, Sparta voleva la pace; per la fine della guerra, si sosteneva che il re di Sparta aveva corrotto la sacerdotessa di Delfi, Apollo aveva promesso la vittoria agli spartani, Cleone era a favore della pace e ora Nicia dirigeva la politica di Atene. La pace consegnò la Tracia ad Atene, ci fu la riconsegna dei prigionieri, Corinto perse dei territori; con la pace di Nicia tra Sparta e Atene, tra le due città fu fatta anche un’alleanza.

Però chi era con Sparta era contro la democrazia, così gli stati democratici stavano da una parte e quelli aristocratici dall’altra, alcune città si separarono da Sparta e fecero lega con Argo aristocratica; Corinto non aderì al trattato di pace e alcuni volevano persuadere Argo alla guerra e a ripudiare la pace con Atene, Sparta temeva che Atene stringesse un’alleanza con le città del Peloponneso. Purtroppo il democratico Pericle rovesciò la politica di Clistene sulla cittadinanza e per la cittadinanza richiese la discendenza ateniese di entrambi i genitori; intanto permanevano i partiti della pianura, della costa e della montagna, con le loro contese, identificati con Clistene, Isagora e Pisistrato.

In Grecia la popolazione si divideva in cittadini, forestieri liberi e servi, a Sparta e Argo si aggiungevano i perieci, che avevano i diritti civili ma non quelli politici; i perieci prestavano servizio militare, avevano piccoli appezzamenti di terra ed esercitavano il commercio, gli iloti erano servi senza terra e lavoravano la terra per i loro padroni, perieci e iloti erano popolazioni predoriche. Gli spartani non riconoscevano il ruolo dei forestieri residenti e dei meteci, vietavano i matrimoni misti, la schiavitù era per contratto e la servitù per diritto di conquista.

In Attica i meteci erano numerosi, Temistocle incoraggiò la loro immigrazione, con esenzione di tributi, essi aumentarono dopo le guerre persiane; ad Atene i meteci erano stati esclusi dai diritti politici, dal possesso di beni immobili, erano soggetti al servizio militare, alle tasse e dovevano avere un mallevatore o garante cittadino; però avevano libertà personale, di culto e di commercio, spesso erano agiati.

La classe servile greca era fatta d’indigeni sconfitti, come gli iloti spartani, impegnati a lavorare la terra per i loro padroni e conquistatori dori; con il loro lavoro, consentivano agli spartani di dedicarsi alle armi e alle attività amministrative. Gli iloti potevano essere affrancati, l’emancipazione era loro concessa come ricompensa in guerra, ove costituivano truppa leggera al servizio degli opliti.

Gli iloti di Sparta si ribellarono, erano sotto la legge marziale ed erano sorvegliati dagli efori, invece ad Atene gli schiavi avevano il permesso di vivere dove volevano e avevano rapporti familiari e sociali, erano acquistati e affrancati, erano prigionieri di guerra, condannati, trovatelli e barbari; erano impiegati soprattutto nei lavori domestici, nell’industria gli schiavi erano apprendisti, a volte lavoravano a fianco dei liberi, però nelle miniere vi erano solo schiavi.

La durata della vita dello schiavo era breve, era considerato oggetto di proprietà e riceveva la tutela degli altri beni di proprietà; gli ateniesi proibirono di uccidere gli schiavi e di trattarli con crudeltà; fu riconosciuto il diritto di asilo anche allo schiavo che, se maltrattato, poteva chiedere di essere venduto ad altro padrone, gli schiavi potevano essere affrancati o si potevano riscattare con i loro risparmi. Lo schiavo affrancato diveniva meteco, se lo schiavo moriva senza discendenti, il padrone era suo erede.

Sotto Pericle vi erano meteci che servivano come opliti, ad Atene la proprietà della terra era esclusa per chi era privo di cittadinanza; in generale, commercio e industria facevano affluire nelle città molti forestieri e schiavi; allora si emigrava liberamente per fare i mercenari, i pirati o i coloni, l’aristocrazia vedeva con sospetto e scansava lavoro manuale, commercio e industria, i lavori manuali e umili erano disprezzati dall’élite cittadina e dall’aristocrazia di campagna. Le industrie o artigianato erano su base familiare e potevano essere messe su con poco capitale, vi si lavorava dall’alba al tramonto, con una sosta per il pasto, lo stato non tutelava i lavoratori; i produttori vendevano ai consumatori senza intermediari e vendevano la merce di villaggio in villaggio, producevano e vendevano anche su commissione.

Chi non aveva la cittadinanza era escluso dalla proprietà della terra e della casa, gli spartani, avendo rinunciato o trascurato il commercio, avevano meno denaro per la guerra e perciò furono aiutati dalle città della lega del Peloponneso; alla vigilia della guerra del Peloponneso, il re di Sparta, Archidamo, affermò che la guerra non era una questione di valor militare ma di denaro, che Sparta non coniava. Diversamente da Sparta, Atene, Corinto, Egina, Samo, Eubea e altre città avevano una flotta ed erano dedite ai traffici e ai profitti.

Lo stratega Pericle, figlio di Santippo e pronipote di Clistene, fissò un compenso in denaro per eliasti, baleuti e arconti; in precedenza le cariche pubbliche erano gratuite, però Pericle voleva aprire ai poveri le funzioni pubbliche. Poiché bisognava distribuire ai cittadini del grano ricevuto in dono dal faraone, Pericle, per ridurre il numero dei beneficiari, fece anche passare una proposta che negava la cittadinanza a chi non era figlio di madre e padre ateniese.

Dal 461 a.c. il partito democratico di Pericle lanciò la città nell’avventura imperialistica; poiché Atene sfruttava alleati e città sottomesse, il conservatore Tucidite, genero di Cimone, si oppose alla politica imperialistica del democratico Pericle e perciò nel 443 a.c. fu ostracizzato; Atene si era votata alla democrazia perché la vittoria sui persiani le era stata regalata dalla classe più umile dei teti, che formavano la ciurma delle sue navi, mentre nelle navi di Sparta vi erano gli schiavi a remare; il democratico Temistocle aveva fondato la potenza di Atene sul mare e il democratico Pericle ispirò l’imperialismo ateniese aiutato dalla flotta.

Il regime democratico, con le cleruchie, apriva nuove terre da colonizzare per i poveri, i tributi degli alleati e dei popoli sottomessi favorivano i lavori pubblici, ancora a vantaggio dei poveri senza terra. Perciò il popolo ateniese appoggiò la politica imperialista mentre, per reazione da parte delle città sottomesse, scoppiò la guerra del Peloponneso che durò trent'anni; nel 434 a.c. lo stratega e storico Tucidite fu sconfitto e fu costretto ad andare in esilio.

Dopo le guerre persiane, dal 461 a.c. si contendevano l’egemonia in Grecia la lega peloponnesiaca, con a capo Sparta, e la lega delio-attica con a capo Atene, la prima rappresentava i regimi oligarchici e la seconda quelli democratici. Nel 433 a.c. ci fu il conflitto tra Corcina, che aveva una grande flotta, e Corinto, Corcina era oligarchica e Corinto, che faceva parte della lega del Peloponneso, ebbe la peggio. In quella guerra, Atene si alleò con Corcina e Reggio, Siracusa con Corinto, la sua madrepatria.

A causa della sua sconfitta, Corinto incitava Sparta alla guerra contro Atene, Megara, membro della lega del Peloponneso e alleata di Corinto, si vide chiudere i mercati dell’Attica; intanto il re di Macedonia, Perdicca, era irritato con gli ateniesi che erano intervenuti nelle sue contese dinastiche.
Delfi, assieme ad Olimpia, finanziò la prima fase della guerra degli spartani contro Atene, perciò nel 431 a.c. gli spartani, alleati dei tebani, dichiararono guerra.

L’ecclesia ateniese, consigliata da Pericle, propose l’autonomia alle città soggette se Sparta avesse fatto altrettanto, però Pericle non voleva misurarsi per terra con Sparta, perciò abbandonò la campagna e accolse la popolazione della campagna in città; all’inizio nel Peloponneso Argo e Acaia erano neutrali e i Tessali erano alleati di Atene. La guerra del Peloponneso, divisa in tre periodi, andò dal 431 al 404 a.c., vide una disastrosa spedizione di Atene contro Siracusa e si chiuse con la capitolazione di Atene.

Con lo sviluppo economico di Atene, il sistema fiscale che tassava solo la terra fu abbandonato e nel 428 a.c. il governo ateniese contava su imposta fondiaria, imposte indirette, dazi sul Pireo, sulle importazioni, sulle esportazioni e alle frontiere; nel 410 a.c. riscuoteva pedaggi sul Bosforo ed Ellesponto, tributi dalle città soggette, un’imposta sui contratti, una sulle vendite, inoltre Atene riscuoteva ammende e aveva proventi dalla vendita di beni confiscati. L’allestimento delle triremi costava molto.

La lega o confederazione volontaria di Delo contro la Persia, nata nel 478 a.c., riceveva un contributo volontario che poi fu trasformato in tributo obbligatorio, che era depositato nell’isola di Delo e dal 454 a.c. ad Atene; il tesoro dello stato era custodito nel tempio di Atena, la confederazione di Delo depositò il suo tesoro nel tempio di Apollo e di Artemide, ad Atene; allo scoppio della guerra del Peloponneso, questi tributi erano ancora riscossi. Nel V secolo a.c. ad Atene fu introdotto il pagamento per i servizi pubblici, cioè per i magistrati, lo stato aiutava gli indigenti.

Sparta, a capo della lega del Peloponneso, era nemica di Atene ma aveva un partito collaborazionista o filo spartano ad Atene, anche a Sparta vi era un partito favorevole ad Atene, anche la Persia finanziava partiti filo persiani ad Atene e a Sparta. Sparta riorganizzò la lega Anfizionica di Delfi, escludendone gli stati amici di re Serse di Persia, come Tessaglia e Beozia, estendendola al Peloponneso ed escludendo Argo rivale di Sparta; da Atene, Temistocle, che lottava contro la supremazia di Sparta, operò per sventare questo piano.

A Delo esisteva una corte di giustizia per sanzionare inadempimenti e omissioni di pagamento dei tributi, Atene era dominante, alcuni stati fornivano navi e altri pagavano tributi, generali e magistrati erano ateniesi, il diritto alla secessione dalla confederazione fu lasciato nel vago, altrimenti la lega non sarebbe nata. La stessa cosa accadde con la nascita degli Stati Uniti, poi ci fu la guerra per contrastare la secessione del sud, se il sud fosse stato sovrano, nessuno avrebbe potuto mettere in discussione la sua devoluzione, però gli stati non rispettano nemmeno la costituzione e i trattati internazionali.

Alla confederazione di Delo partecipò anche Ionia, Tracia, Ellesponto, Caria, Efeso e Bisanzio, non vi faceva parte Sparta, dove regnava re Pausania, la confederazione di Delo fu creata dallo stratega ateniese Temistocle che vinse i persiani a Salamina e fortificò il porto del Pireo; Aristide comandava la flotta e dal 476 a.c. il generale Cimone era comandante delle forze ateniesi; Cimone era sostenuto dal partito aristocratico, era un signorotto di campagna ostile a Pericle, fu il più grande condottiero greco. Con la creazione della confederazione di Delo, i persiani erano stati cacciati dall’Europa e dall’Asia Minore marittima, il sinodo continuava a riunirsi a Delo, ma le città della lega avevano perso autonomia e pagavano un tributo ad Atene, il che però serviva a creare una flotta più omogenea.

Nel Peloponneso la costituzione spartana era fatta risalire al mitico Licurgo, ma aveva mutuato da Creta, allora la Laconia era divisa tra spartani, perieci o indigeni collaborazionisti e Iloti o achei schiavizzati; gli spartani discendevano dai conquistatori dori e avevano pieni diritti civili e politici, la terra non poteva essere venduta e andava trasmessa a un solo erede, chi perdeva la terra perdeva i diritti del cittadino; questa terra era lavorata dagli iloti.

Agli spartani era vietato praticare commercio, industria e coniare monete, i perieci avevano diritti civili ma non politici, erano vassalli tenuti al servizio militare, gli iloti erano servi della gleba e inizialmente erano esentati dal servizio militare, poi furono ammessi nelle guerre del Peloponneso, non avevano né diritti civili, né diritti politici; perieci e iloti erano discendenti di popolazioni predoriche; comunque, com’è accaduto in tutti i paesi con forti differenze sociali, per sottrarsi alla loro condizione, anche gli iloti di Laconia e Messenia tentarono l’insurrezione armata e la rivoluzione.

Alla testa dello stato spartano, come tra i Cazari del Volga, c’erano apparentemente due re, forniti di potere militare, entrambi discendenti degli eraclidi e capi di due tribù doriche, forse era un compromesso ereditario tra monarchia e aristocrazia; il potere del re era fortemente limitato dalla magistratura annuale e collegiale degli efori o sorveglianti, che erano in numero di cinque, questi aristocratici controllavano il re, potevano giudicarlo, presiedevano l’assemblea popolare e, in pratica, governavano lo stato. Insomma affermare che a Sparta era al potere la monarchia assoluta e non l’aristocrazia è un errore, era quasi una monarchia costituzionale, cioè basata su una costituzione con pochi diritti per alcune etnie.

Dalla tradizione, l’origine degli efori è attribuita a Licurgo, in realtà erano nobili che rappresentavano cinque tribù territoriali, come estensione delle tre originali tribù doriche; dal 754 a.c. cominciò la lista degli efori eponimi, però l’eforato era anteriore a quella data. L’assemblea popolare di Sparta o apella includeva gli uomini liberi che avevano compiuto i trent’anni, eleggeva i magistrati, approvava le leggi e dichiarava la guerra. La Gherusia era formata da trenta membri, cioè i due re e ventotto nobili, eletti a vita; assisteva i re e, in periodo oligarchico, si trasformò da organo consultivo in legislativo ed esecutivo; come ad Atene, anche a Sparta esistevano tribù, fratrie e clan familiari; il vero potere, politico ed economico, era nelle mani dei clan familiari nobiliari e latifondisti.

Nel VI secolo a.c. nacque la lega peloponnesiaca, il santuario di Olimpia della lega era nel Peloponneso, era un’alleanza militare sotto il comando di Sparta, che però riconosceva autonomia alle città; la lega era diretta da un consiglio o sinedrio di rappresentanti delle città aderenti, le sue azioni erano decise con un voto; però Sparta operava, anche finanziariamente, perché nelle città della lega fossero al potere governi oligarchici filo spartani.

Queste cose accadono ancora oggi, si parla delle ingerenze dello straniero, mentre la sovranità e l’indipe


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1 messaggio ] 

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 23/04/2024, 21:46
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org