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 Oggetto del messaggio: Storia delle malversazioni
MessaggioInviato: 31/05/2011, 11:13 
STORIA DELLE MALVERSAZIONI

Dante chiamava barattieri i malversatori e i profittatori di stato, queste persone erano capaci di barattare favori e di ricattare chi poteva pagare; si parla di bustarelle, corruzione e concussione; questo costume è sempre esistito in tutto il mondo è ingiusto vederlo solo negli italiani o metterci in testa alla classifica della corruzione; in certi paesi si paga per avere un documento e, per portare gli aiuti alimentari internazionali ai serbi bombardati, bisognava pagare il pizzo alla mafia locale.

Alcuni esempi: in Grecia lo scultore Fidia fu accusato di essersi appropriato di avorio e oro da utilizzare per le sue opere, Scipione l’Africano intascò talenti da Antioco III di Siria sconfitto, Talleyrand pretese parcelle private per firmare la pace di Campoformio, nel 1893 in Italia Giolitti e altri politici furono travolti dallo scandalo della Banca Romana.

Quando il denaro pubblico prende illecitamente la via privata, si parla di malversazione, ne traggono profitto politici e funzionari pubblici, responsabili di peculato, concussione e corruzione; queste cose accadevano anche nell’antichità, però allora la ricchezza, per lo più, apparteneva non allo stato ma al re o ai sacerdoti dei templi; cioè apparentemente la ricchezza non si sottraeva allo stato o al popolo; però la differenza è solo apparente perché lo stato non è mai appartenuto al popolo e il popolo non è mai stato sovrano.

Nel libro di Giosuè si legge che Acham si appropriò illecitamente di parte del bottino di Gerico e fu lapidato, a Roma Catone il Censore tuonava contro questo malcostume, però pochi malversatori sono stati scoperti; la malversazione e la speculazione erano più difficili quando il denaro non esisteva. La storia non ci può fornire l’elenco di tutti i profittatori di stato e quelli segnalati, come Fidia e Scipione, erano oggetto di attacco strumentale da parte di avversari politici; infatti, chi attaccava Fidia, attraccava anche Pericle che lo proteggeva.

Scipione l’Africano, vincitore di Annibale, suscitava invidie ed era attaccato da Marco Porcio Catone che gli fece restituire una somma ricevuta illecitamente da Antioco III di Siria. Sotto i romani, Gneo Dolabella taglieggiava la Cilicia, servendosi di Caio Verre che era anche tutore di un minore e, in questa veste, si appropriò di un milione di sesterzi; estorse denaro e beni a tante persone. Verre eseguiva gli ordini di Dolabella, che Cicerone, per ragioni politiche, cercò di scagionare facendo ricadere tutte le colpe su Verre, che fu eletto con la corruzione pretore in Sicilia, estorse denaro, sottrasse tesori ai templi, trafugò statue, perciò il 760 a.c. Cicerone lo fece mandare in esilio.

Dante, ai capitoli XXI e XXII dell’inferno, ha denunciato l’infedeltà di ministri e giudici venali, ricorda che Gianpaolo di Navarra fece baratterie, vendendo grazie e uffici, e che a Lucca erano tutti barattieri, tra essi Bonturo Dati vendeva cariche pubbliche; Dante narra che il frate Gomita di Gallura, in Sardegna, era incaricato di custodire dei prigionieri ricchi, si fece dare i quattrini da questi, li uccise e poi simulò una loro evasione; prima di finire all’inferno, finì nelle mani del boia. Bisognerebbe aggiungere che, allora e adesso, anche a Napoli e Roma si vendevano uffici e sentenze; il re di Napoli Ferdinando II Borbone tollerava questa corruzione.

Nel 1290 a Firenze (Purgatorio XII) il podestà fu deposto per baratterie dalla Signoria, confessò di essere stato complice di Nicola Acciaiuoli e che aveva eliminato un foglio del verbale dei Priori, dove erano registrate le malefatte dell’Acciaiuoli. Bisogna dire che la politica e gli incarichi pubblici sono un modo per arricchirsi e, se si crede al profitto, non è logico limitarlo al settore privato; infatti, non corrisponde al vero che lo stato sia pubblico e che il popolo sia sovrano, anche lo stato è un’impresa privata, è detenuto da una società segreta occulta costretta a privilegiare i suoi uomini e a tollerare le loro ruberie.

Nel 1630 il maresciallo di Francia, Louis de Marillac, fu accusato di concussione e malversazione e, per difendersi, affermò di aver fatto quello che fanno tutti; quando fu condannato da Richelieu alla pena capitale, non credeva alle sue orecchie e si appellò al re Luigi XIII, che però respinse la sua domanda di grazia. Nel settecento il conte Lally-Tollendal, a capo delle colonie francesi in India, fu decapitato per concussione, le irregolarità amministrative esistevano ma erano servite come pretesto per eliminare un avversario politico.

Allora anche gli intendenti dei nobili, amministratori dei loro patrimoni, approfittavano dei loro padroni; Robespierre, arrivato al potere, cercò di contrastare la corruzione, ma il costume non cessò. Caduto Robespierre, con il Direttorio le malversazioni tornarono prepotentemente alla ribalta, nel 1797 Gabriel Ouvrard curava le forniture della marina francese e si arricchì illecitamente, perciò Napoleone lo fece arrestare, ma poi, poiché la politica segue la regola dell’opportunità e non quella della legalità o dell’eguaglianza, chiese il suo aiuto per tornare in Francia dall’Elba.

Talleyrand, ex sacerdote, da ministro degli esteri del Direttorio, sotto Napoleone, taglieggiava le autorità nazionali e straniere, chiedeva beveraggi a tutti, come si diceva in Francia, li chiese all’Austria per la pace di Campoformio, alla Spagna, a Napoli, alla Polonia per la sua indipendenza.

Nel 1893 lo scandalo della Banca Romana sconvolse l’Italia, sotto Bernardo Tanlongo, finanziava partiti e stampava denaro falso, concedeva prestiti di favore ad amici, politici e anche al re; lo scandalo era troppo grande, perciò il processo, celebrato davanti alla Corte d’Assisi di Roma, si risolse in una generale assoluzione. Evviva l’indipendenza della magistratura.

Anche in era fascista e repubblicana hanno pullulato i malversatori; a proposito di malversazione, Giolitti da vecchio affermava: “ Anche alla mia epoca si mangiava, ma si sapeva stare a tavola”. La storia non ama soffermarsi sulle malversazioni, perché il popolo deve credere, obbedire e combattere, il che significa avere fiducia nei governanti; però, a causa della lotta politica, ogni tanto scoppiano gli scandali; generalmente però, i più grandi malversatori sono noti per altri fatti per loro più edificanti.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it

Fonte:
“Storia Illustrata” Novembre 1965 n.96


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MessaggioInviato: 31/05/2011, 11:48 
Per la serie "niente di nuovo sotto il sole".



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