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Grigio
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MessaggioInviato: 01/07/2011, 13:36 
Il fisico Thorne: scrivo la trama del nuovo fanta-kolossal di Spielberg

29/06/2011 - INTERVISTA. E’ IL TEORICO DEI WORMHOLES, I CUNICOLI DELL’UNIVERSO CHE PERMETTEREBBERO DI VIAGGIARE PIU’ VELOCI DELLA LUCE



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Quando Steven Spielberg ha deciso che il suo prossimo kolossal sarebbe stato un’opera di fantascienza, non ha avuto dubbi sulla persona da scritturare per la trama: Kip S. Thorne. Uno scienziato. Di quelli con due marce in più. Thorne, 71 anni, una vita al California Institute of Technology di Pasadena, è tra i massimi esperti di astrofisica relativistica.

Genio dei buchi neri, con un debole per le onde gravitazionali, si destreggia come pochi sul palcoscenico a quattro dimensioni dell'Universo. Ma il fisico statunitense deve la sua fama ai «wormholes», i cunicoli che collegherebbero punti distanti dell'Universo e permetterebbero di viaggiare a velocità superiori alla luce. L'idea ha ispirato il romanzo di Carl Sagan «Contact» e l'omonimo film per la regia di Robert Zemeckis, di cui Thorne è stato consulente. Si capisce, allora, perché Spielberg l'abbia ingaggiato per «Interstellar», la cui uscita è prevista per il 2014. Segretissima la storia, di cui Thorne è co-autore con lo sceneggiatore Johnatan Nolan. Si sa solo che tutto ruota intorno a una serie di salti spazio-temporali, viaggi nel tempo e mondi paralleli. L'occasione per disquisirne è stata la «Dennis Sciama Memorial Lecture», la conferenza organizzata dalla Sissa di Trieste di cui quest'anno Thorne è stato protagonista.

Professore, esistono davvero gli wormholes, i cunicoli spaziotemporali?
«Quasi certamente non esistono in natura, ma potrebbero essere creati da civiltà estremamente avanzate e spero ci riescano. Oggi, però, sono fuori dalla nostra portata. Per costruirli avremmo bisogno di una comprensione molto più profonda delle leggi fisiche».

Come ha iniziato a occuparsene?
«Verso la fine degli Anni 80, il mio amico Carl Sagan stava scrivendo il romanzo “Contact”, nel quale ipotizzava di far viaggiare la protagonista attraverso un buco nero per raggiungere un punto lontanissimo della galassia. Quando mi chiese cosa ne pensassi, gli risposi che era impossibile sopravvivere in un buco nero e gli suggerii di utilizzare un wormhole. Così mi sono messo a studiarli».

Cosa succederebbe a un’astronave in un buco nero?
«Verrebbe distrutta, con ciò che contiene».

E in un tunnel spaziotemporale?
«Ammesso che il varco sia abbastanza grande, un'astronave potrebbe percorrerlo, entrando in un punto dell'Universo e uscendo dall'altra parte. Un po' come il buco scavato da un verme in una mela: il percorso tra due punti è più breve rispetto a quello lungo la superficie. Il problema è che per tenere aperte queste gallerie bisognerebbe introdurre un quantitativo di materia esotica, gravitazionalmente repulsiva, praticamente impossibile da creare sulla Terra».

L’umanità sarà mai in grado di sfruttare queste scorciatoie per i viaggi interstellari?
«Probabilmente no, ma l'ipotesi non è in contraddizione con le leggi della fisica».

Qual è la scoperta in campo astrofisico che l'ha sorpresa di più?
«L'energia oscura. Non credevo esistesse una forza che permea lo spazio e accelera l'Universo, finché non è stato dimostrato con tre metodi indipendenti».

Quale scoperta si aspetta nel prossimo futuro?
«La prossima rivoluzione verrà dalle leggi della gravità quantistica: ci diranno in che modo è nato l'Universo, cosa succede dentro i buchi neri e se è possibile viaggiare nel tempo».

Crede sia possibile?
«All'interno di un wormhole teoricamente, sì. Ma è altamente improbabile».

Perché lei parla di un’«età dell'oro dei buchi neri»?
«Finora abbiamo osservato i buchi neri in quiete. Simulazioni e interferometri laser permetteranno di scoprire cosa succede quando scoppia la tempesta e si verifica la collisione di due buchi neri».

Lei è stato tra i fondatori di «Ligo», il cacciatore di onde gravitazionali che ha il corrispettivo nell'interferometro «Virgo», in Italia. Previste dalla Relatività, queste onde non sono state ancora catturate. E se Einstein si fosse sbagliato?
«Abbiamo forti evidenze che le onde gravitazionali esistono. Sarei davvero sorpreso se non le rilevassimo, ma scommetto che ci riusciremo».

A proposito di scommesse, ne ha fatte molte con Stephen Hawking. Come sono andate?
«Abbiamo scommesso più d'una volta su argomenti come l’esistenza di una singolarità nuda o la perdita d’informazione in un buco nero».

Chi ha vinto?
«Ha perso lui, ma quel che conta è la ricerca che queste scommesse hanno spinto a fare».

Fonte:http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/409233/



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Verner Von Braun,1972
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