LO STATO DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA
Il 24.8.1998 Indro Montanelli scrisse che tra i magistrati ci sono un 10% di eroi e una maggioranza di gaglioffi, il Consiglio Superiore della Magistratura ha assolto un magistrato pedofilo, preso in fragranza; ma il magistrato Luigi Tosti che, in omaggio alla laicità dello Stato, non voleva il crocefisso in aula, è stato condannato per interruzione di pubblico servizio dalla Corte d’Appello dell’Aquila e poi licenziato dal CSM. I Consiglio Superiore della Magistratura è timoroso più verso la chiesa, vera padrona d’Italia, che verso gli screditati partiti italiani.
La magistratura ordinaria, amministrativa e contabile costituisce una casta privilegiata economicamente, potentissima e sicura dell’impunità; le nostre toghe hanno le paghe più alte d’Europa, fanno lavori extra, come giudici arbitrali, membri di commissioni, consulenti, ecc., incassano pensioni e liquidazioni d’oro, hanno carriera economica automatica e per gli incarichi o uffici il CSM promuove tutti.
Poiché i magistrati sono in grado di ricattare la politica, una legge ha vanificato un referendum che aveva chiesto la responsabilità civile dei magistrati; malgrado la loro ignoranza e i loro errori madornali, hanno solo il 12% di possibilità di incappare in una lieve sanzione da parte del CSM, che ne è l’organo disciplinare, sono pochissimi quelli che sono stati licenziati. Sono una categoria intoccabile, in caso di diffamazione, dai loro colleghi sono risarciti meglio dei parlamentari.
Con apposite leggine, che sono leggi a favore di pochi, hanno strappato dai vari governi una concessione dopo l’altra, vogliono l’indipendenza da governo e parlamento però, come i sindacati, mettono becco su ogni questione che riguarda la legislazione; invece di limitarsi ad applicare le leggi, le giudicano in pubblico e anche quando sono progetti di legge. Insomma partiti e governi devono rispettare l’autonomia e le sentenze dei giudici, peraltro contestate dagli avvocati in sede di appello, e i giudici non rispettano l’autonomia legislativa.
Intanto la giustizia va a rotoli e l’Italia è in pratica priva del servizio giustizia, con danni alle persone e agli affari; ha detto Ennio Flaiano che l’unica rivoluzione sarebbe una legge uguale per tutti, ma il legislatore ha stabilito diverse corsie privilegiate, anche per i magistrati, l’articolo 3 della costituzione è una chimera e legislatore e corte costituzionale non hanno sanato questa situazione.
E’ per questa ragione e per la lentezza amministrativa che in Italia arrivano pochi investimenti stranieri, da noi ci vogliono quasi 4 anni per recuperare un credito commerciale, il triplo della media OCSE, solo tre udienze penali su dieci si concludono con una sentenza, le altre sono rinviate; nei tribunali francesi non esiste l’arretrato che esiste nei tribunali italiani, gli avvocati sfruttano i meccanismi garantisti per tirarla per le lunghe, la lentezza della giustizia dipende anche da loro.
Il rinvio avviene perché il giudice non si presenta, per errori di notifica e perché gli avvocati chiedono il rinvio, l’udienza successiva avviene dopo circa 4,5 mesi; le cause civili che hanno a che fare con l’economia durano in media 8 anni e mezzo in primo grado e 3 anni in secondo; le procedure fallimentari possono durare decenni. Nel 2007 due residenti di Foggia hanno richiesto al tribunale il ricalcolo della loro pensione e l’udienza è stata fissata per il 2020.
I ricorrenti sembrano sequestrati da avvocati azzeccagarbugli, mentre i giudici se la prendono comoda, in Italia per un divorzio ci vogliono in media quasi due anni, in Olanda bastano 25 giorni; da noi per una procedura di licenziamento occorrono circa due anni, in Spagna tre mesi; in Italia bisogna spettare sei anni per i provvedimenti a tutela della salute, dieci per la difesa della libertà e 7 per la tutela della maternità.
Per la giustizia non si spende meno che negli altri grandi paesi europei, ma nei tribunali italiani le montagne di fascicoli arretrati continuano a lievitare, è colpa del ridotto orario di lavoro dei giudici, del fatto che sono distolti da altre attività, ma anche colpa della macchinosità e del numero delle leggi italiane, fatte dagli avvocati e dai giudici che siedono in parlamento e al governo. Le leggi sono tante e scritte in una lingua diversa dall’italiano moderno, perciò soggette a interpretazione discordante e alimentano la litigiosità, mentre la legge dovrebbe essere certa nella sua interpretazione.
L’arretrato di civile e lavoro arriva a 5, 5 milioni di pratiche (8,5 anni per la sentenza di primo grado e 4 anni per l’appello), nel 2006 in Inghilterra e Olanda la giacenza civile era pari a zero; nel penale esistono oltre 3 milioni di fascicoli arretrati (1,5 per il primo grado e 2 per il secondo). A queste giacenze bisogna aggiungere quelle di tribunali militari, commissioni tributarie, tribunali amministrativi e contabili e così si arriva a 10 milioni di cause arretrate, che sono un costo per chi ne deve sopportare le spese e un ricavo per gli avvocati.
I magistrati italiani non vogliono rispondere dei loro errori, lavorano 6 ore al giorno, 1576 ore l’anno, meno che negli altri paesi europei, se la prendono comoda quando devono motivare le sentenze; sono lenti e provocano scarcerazioni per decorrenza di termini, omettono la registrazione di procedimenti penali e il deposito delle sentenze e si scordano di spedire il verbale al tribunale della libertà.
Si sono scoperti giudici assenteisti impegnati in una regata velica, la media mensile delle udienze nelle corti di appello è di 5 udienze nel civile e 6,6 nel penale, una produttività inferiore a quella degli altri paesi europei, la disorganizzazione degli uffici è tanta. I magistrati, con la complicità del parlamento, che si sente da essi ricattato, hanno un meccanismo di carriera unico al mondo, favorito anche dal fatto che i parlamentari hanno uno stipendio agganciato a quello di presidente di sezione della corte di cassazione.
Né la meritocrazia, né la produttività entrano nella carriera, le cantonate non contano, conta molto invece l’iscrizione a una corrente politica dell’ANM, il sindacato di categoria, con il pagamento dei relativi contributi; perciò gli errori giudiziari sono superati solo dagli errori dei medici negli ospedali, i risarcimenti ai detenuti risultati innocenti arrivano con notevole ritardo. In compenso, ci sono anche colpevoli che la fanno franca, non solo per sbaglio dei giudici, infatti, la maggior parte dei delitti commessi in Italia non è perseguita e perciò qualcuno rinuncia anche a denunciarli.
Tre delitti su quattro sono senza colpevole e poi si discute se esiste il delitto perfetto, la prescrizione nei processi cancella decina di migliaia di reati; bisogna ricordare che gran parte delle leggi porta le impronte dei magistrati, presenti in parlamento, nelle commissioni parlamentari e al ministero della Giustizia, dove, per discutere di riforma della giustizia siedono intorno a un tavolo solo magistrati e il ministro sembra in ostaggio dei magistrati ministeriali.
Attraverso ANM e CSM, i magistrati fanno pressioni su parlamento e governo perché le leggi siano come le vogliono loro, siano scritte come le vogliono loro e perché le leggi che non vogliono non passino; i magistrati sono contro la separazione della carriera perché i pubblici ministeri vogliono sentirsi giudici, vogliono essere tutelati nella carriera e nello stipendio e non vogliono dipendere dal ministro della giustizia o dal governo. In Italia si hanno più rapine in banca che negli altri grandi paesi europei, nel 2007 sono stati colpiti l’8,8% degli sportelli; l’Italia è al vertice delle truffe e dell’usura, i relativi reati sono denunciati, ma non perseguiti o sanzionati.
I detenuti sono per l’80% extracomunitari e tossicodipendenti, il 61% di loro non è stato condannato nemmeno in primo grado; però i giudici, stante le condizioni di sovraffollamento delle carceri, non condannano facilmente alla detenzione, perciò si possono presumere colpevoli anche loro per gravi indizi di reato, però in carcere non mancano innocenti per errori giudiziari. L’Italia spende per la giustizia come gli altri paesi ma i quattrini se ne vanno quasi tutti in stipendi, le udienze penali, a causa della mancanza di cancellieri e segretari verbalizzanti, non possono andare oltre le ore 14.30, ci sono montagne di atti da notificare perché mancano gli ufficiali giudiziari.
L’Italia ha più tribunali degli altri grandi paesi europei, più giudici, più impiegati addetti, nel 2006 l’Italia ha speso per la giustizia oltre 4 miliardi di euro, la Francia meno di 4; la spesa per la giustizia cresce più che negli altri ministeri, ma il governo chiede di fare sacrifici solo agli insegnanti; anche il corpo diplomatico ha avuto aumenti maggiori dei comuni lavoratori, dal 2001 al 2005 un aumento del 21% per i diplomatici e del 26% per i giudici.
In Germania il giudice della corte suprema guadagna solo il doppio del comune lavoratore, in Svizzera i parlamentari sono pagati meno dei maestri elementari; in Italia un giudice guadagna in media quattro volte di più di uin comune lavoratore. I magistrati dovrebbero occuparsi di codici e non della gestione amministrativa della macchina giudiziaria, perché non ne hanno la competenza, sono di ostacolo allo svolgimento dell’attività amministrativa e sono attenti solo al dettaglio normativo e agli aspetti formali.
L’informatizzazione dei processi non procede, però in questo campo abbiamo già speso come la Germania, che ha avuto risultati migliori; i tribunali tedeschi si autofinanziano al 45% con i diritti, i nostri non lo fanno e lasciano 1,5 miliardi di euro a marcire nei libretti postali, remunerati a tasso basso a favore delle poste. Le toghe non vogliono manager e non vogliono assumersi responsabilità, fanno un uso smodato delle intercettazioni, con notevole spesa.
Nei tribunali ci sono fascicoli abbandonati negli armadi, i tribunali piccoli non consentono economie e specializzazioni da parte dei giudici, questi tribunali hanno meno di dieci magistrati, però le amministrazioni locali insistono per mantenere il presidio di giustizia nel territorio, nemmeno giudici e avvocati rinunciano al tribunale vicino a casa. Nel 2006 al Tribunale di Orvieto ognuna delle cinque toghe ha emesso una sentenza ogni 4 giorni, tra civile e penale.
I giudici di pace o conciliatori o onorari sono 7.833 pagati a cottimo, cioè 98 euro a udienza, hanno smaltito il lavoro ma non sono riusciti a sanare la situazione, la corte dei diritti di Strasburgo è stanca di condannare lo stato italiano per i ritardi della sua giustizia; per i ritardi, ci si può rivolgere, in prima istanza, alla Corte d’Appello, nel 2007 le sentenze sono state 5.014, poi anche queste corti sono andate in tilt.
Se la Corte ritarda, il cittadino può rivolgersi in ultima istanza a Strasburgo, perciò nel 2006 ci sono state otto sentenze di condanna dello stato italiano; poi ci sono i ricorsi in cassazione per i risarcimenti inadeguati, 2.200 nel 2005; lo stato non persegue i magistrati che hanno causato colpevolmente il ritardo nel processo e il CSM non li sanziona; la procura generale della corte di cassazione, chiamata a intervenire, ha affermato di non poter far niente perché le procure non le hanno fornito i nomi dei magistrati responsabili; i magistrati dicono che i ritardi non dipendono dai magistrati ma dagli uffici.
Nel 2009 un giudice di Bolzano, Tarfusser, è diventato giudice della corte penale internazionale dell’Aia, nel 2001 era arrivato come giudice a Bolzano e trovò le casse vuote e un buco nell’organico; invece di mettersi a frignare, si mise a rinegoziare i contratti di fornitura, chiese finanziamenti all’Europa per progetti innovativi, ridusse le spese per viaggi e intercettazioni; con la metà dei magistrati e degli amministrativi di Siracusa, ha chiuso in un anno l’81% dei fascicoli.
Il 5.11.1988 Giovanni Falcone denunciava che le correnti dell’ANM, il sindacato dei magistrati, si erano trasformate in macchine delle elettorali e in una difesa corporativa; l’ANM è azionista di maggioranza del CSM, che stabilisce le carriere ed è dominato dalle correnti politiche, riuscendo a imporre i suoi veti al governo. Il tasso di sindacalizzazione dei magistrati è il 93,5%, un record nazionale.
Il CSM decide promozioni, assegnazioni, provvedimenti disciplinari, incarichi extragiudiziari e congedi, le sue correnti chiedono voti e offrono favori; lo statuto dell’ANM recita che essa non ha carattere politico, ma queste cose si leggono in tanti statuti di sindacati e associazioni. L’ANM è dilaniato dalla lotta tra le correnti ed è un manuale di lottizzazioni, è interlocutore privilegiato di media e altri poteri.
L’ANM è terremo di scontro politico, vi si vota per lista e con cinque preferenze, i seggi sono assegnati in percentuale dei voti ricevuta, la maggioranza relativa va alla corrente di centro. Il palazzo dei Marescialli ove ha sete il CSM è il più lottizzato d’Italia, vi si lavora 3 settimane il mese ed ha un budget di 231milioni, 270 dipendenti, 64 autisti e 54 auto blu; invece il CSM francese ha 11 dipendenti e tre autisti.
I membri del CSM mercanteggiano sulle carriere e sulle sanzioni, però, per evitare critiche, pongono il segreto sulle beghe interne, cioè il CSM non è una casa di vetro; per esorcizzare condizionamenti dell’esecutivo, il CSM è divenuto l’organo di autogoverno della magistratura, che difende la sua autonomia; il CSM nacque nel 1907 e allora dipendeva dall’esecutivo. Acquistò l’indipendenza con la costituzione del 1948 e con una riforma legislativa del 1967, ne è presidente il presidente della repubblica, altri membri di diritto sono il primo presidente e il procuratore generale della corte di cassazione; gli altri membri sono eletti per 1/3 dal parlamento e per 2/3 dai magistrati, in pratica, sono tutti lottizzati dai partiti.
Il vicepresidente del CSM è equiparato al primo presidente della corte di cassazione e prende un assegno mensile lordo di euro 16.516. I membri laici, cioè eletti dal parlamento, sono avvocati e professori che devono decidere come si organizzano uffici giudiziari che non hanno mai gestito; quindi, poiché sono incapaci di entrare nel merito, seguono l’indicazione della loro corrente; infatti, i consiglieri di una corrente votano allo stesso modo, le fazioni hanno un capogruppo come i partiti.
Oggi, per ottenere un incarico direttivo, un magistrato ha bisogno dell’appoggio dei partiti politici, ci sono scontri e scambi di favori sulle persone da nominare, con la solita spartizione dei posti tra le correnti come ne esiste in politica.
A causa di queste lotte, il CSM fa durare anni i concorsi per gli uffici direttivi, anche nell’ANM le correnti rallentano e condizionano le scelte consiliari, per piegarle agli interessi dei gruppi organizzati; perciò, sempre più spesso, i provvedimenti di nomina dei capi degli uffici sono annullati, con ricorso amministrativo, dal TAR e dal Consiglio di Stato. Il sistema giudiziario italiano versa in una gravissima crisi di efficienza e funzionalità che si sta trasformando in crisi di credibilità della giustizia.
L’ANM controlla il CSM e questo controlla il ministro della Giustizia, i magistrati collocati fuori ruolo e distaccati al ministero sono 91 di cui 19 ispettori, sono cani da guardia della categoria pronti a difenderla da iniziative contrastanti del ministro. Questi magistrati si contrappongono spesso al ministro e hanno fatto pervenire all’opposizione pareri contrari a progetti di legge del ministro.
I magistrati ritenevano che Giovanni Falcone era troppo legato al ministro per divenire procuratore generale antimafia, il ministro dovrebbe essere indipendente dai magistrati invece ne è condizionato; oggi il CSM è tracimato oltre i confini della legge e il presidente della repubblica non può nemmeno modificare l’ordine del giorno del CSM che ritiene rientri nelle sue prerogative la fissazione dell’ordine del giorno.
Settori della maggioranza hanno accusato il CSM di volersi trasformare in seconda corte costituzionale e in terzo ramo del parlamento; al posto del ministro della Giustizia, il CSM ha emanato circolari su come i capi degli uffici devono organizzare il lavoro, poi una legge del 2006 ha abolito questo potere usurpato al ministero; nel 2007 il CSM è tornato alla carica ed ha riaffermato la sua competenza nell’organizzazione delle procure.
Il CSM è una fabbrica di assoluzioni di magistrati, è il buco nero della giustizia italiana, il discorso riguarda la sua sezione disciplinare, le sue decisioni sono insindacabili e non ammettono repliche; i magistrati sembrano intoccabili e irresponsabili, eppure un magistrato su 10 è soggetto nella sua vita a un provvedimento disciplinare; le denunce a carico affluiscono anche alla procura generale della cassazione, su segnalazioni di uffici, ministero o semplici cittadini.
Anche nello statuto dell’ANM sono previste le sanzioni di censura, sospensione ed espulsione, il collegio dei probiviri esercita l’azione disciplinare, però se il magistrato è assolto, la decisione è definitiva, se è condannato, si può appellare. I giudici hanno santi in paradiso e nel parlamento, la legge dice che il magistrato può rispondere solo di reato e per dolo p colpa grave, però rispondono solo con un terzo dello stipendio e sono protetti da polizza assicurativa.
Le domande di risarcimento devono superatre il filtro di ammissibilità del tribunale, il dottor Palamara, presidente dell’ANM, ha minacciato la paralisi della giustizia in caso di troppi ricorsi, ma i ricorsi sono stati pochi; per sanzionare il magistrato, il ritardo nel compimento degli atti deve essere reiterato, ingiustificato e grave, cioè non basta dimostrare il danno. Sono sanzionati la violazione dell’imparzialità, il perseguimento di vantaggi personali; però la pena è la censura, per la rimozione bisogna farsi corrompere dall’imputato, oppure bisogna beccarsi una condanna detentiva.
L’obbligatorietà dell’azione disciplinare vale per il procuratore generale e non per il ministro, che va tenuto a bada, da questi fatti si vede la lotta tra i due poteri dello stato e la giustizia ne soffre; i magistrati godono di una giustizia autoamministrata, di una protezione corporativa, di un’autoassoluzione di cui il parlamentare non gode; ciò si verifica anche per chi lascia in carcere chi doveva essere scarcerato, il responsabile è solo ammonito; negli Usa per casi come quelli elencati, i giudici sono statti sottoposti a procedimento penale e licenziati.
Da noi sono stati prosciolti giudici che hanno depositato poche sentenze e con notevole ritardo, i magistrati straripano e rilasciano interviste, sicuri della comprensione della sezione disciplinare; il CSM ha assolto magistrati che avevano divulgato particolari delle istruttorie, violano il segreto istruttorio; sono liberi di esprimere giudizi sulla politica, però non vogliono essere giudicati dalla politica o dal ministro della giustizia; quando i magistrati sono attaccati, chiedono la protezione del CSM.
Il 14.12.2008 Giampaolo Pansa ha affermato che i magistrati sono la corporazione e la lobby più forte del paese, hanno poteri e privilegi, hanno le paghe più alte d’Europa, pensioni e liquidazioni d’oro, fanno carriera per anzianità e dopo 28 anni sono magistrati di cassazione; i concorsi di ammissione alla magistratura sono una truffa e il CSM non li annulla; l’esame di accesso alla professione è una pagliacciata; grazie ai sostegni politici, si sala nella scala gerarchica e negli uffici.
Al vertice della loro carriera, i magistrati italiani guadagnano il doppio dei colleghi francesi e possono avere incarichi extragiudiziari; il sistema è andato a rotoli ma i magistrati lo difendono; fino al 1965 la loro progressione in carriera si basava sui loro atti giudiziari, poi la norma fu interpretata dai magistrati come lesiva dell’indipendenza della magistratura e per legge tutto cambiò.
Nel 1988 giovanni Falcone addebitò alla scarsa professionalità dei magistrati la crisi della giustizia e fu censurato dall’ANM, Corrado Carnevale disse la stessa cosa e dovette subire un processo per vilipendio della magistratura; per i magistrati, si può dire solo che il capo del governo è incompetente. La commissione d’esame dei magistrati è nominata dal CSM, il tirocinio dei nuovi magistrati avviene sotto la supervisione del CSM, la carriera la decide il CSM, il ministero è estromesso.
La carriera inizia da magistrato ordinario, dopo due anni si diventa magistrato di tribunale, a 13 anni consigliere d’appello, a 20 si diventa giudice di cassazione e a 28 si è idonei alle funzioni direttive; i passaggi avvengono con le valutazioni del CSM, i pareri provengono dagli uffici di provenienza e sono generici, generalmente sono dati, come favore reciproco, da appartenenti alla stessa corrente dell’aspirante, perciò il CSM promuove tutti.
Le valutazioni negative sono poche e dettate soprattutto da provvedimenti disciplinari e penali, non da errori e manchevolezze giudiziarie; alcuni detenuti sono stati scarcerati per decorrenza dei termini perché non è stata depositata dai giudici la sentenza, questa dovrebbe essere una manchevolezza da sanzionare ma il CSM la pensa diversamente. Con questi sistemi, i giudici che hanno guadagnato un grado superiore alla funzione esercitata, sono in larga maggioranza, cioè il 67%.
In Italia il 67% del budget della giustizia se ne va in stipendi, contro il 47% della Francia, una legge di Piccioni del 1951 stabiliva lo stipendio dei magistrati senza renderne pubblica la tabella, nel 1984 questi trattamenti furono aumentati notevolmente. Oggi i magistrati sono un gruppo di pressione istituzionale, hanno travolto le resistenze istituzionali e politiche che si opponevano a un aumento fuori misura delle loro retribuzione; i partiti hanno ceduto perché i loro membri temevano di essere arrestati, soprattutto dal 1992.
La magistratura ha ottenuto anche un adeguamento automatico degli stipendi, come avveniva nella pubblica amministrazione fino al 1998, per non mercanteggiare con la politica, ottenne anche la scala mobile, perciò lo stipendio è cresciuto dal 1979 al 1984: Bettino Craxi voleva sterilizzare la scala mobile per tutti e la magistratura presentò ricorso al TAR, così solo i magistrati conservarono la scala mobile; i magistrati si sono anche opposti a prelievi straordinari sui loro stipendi.
I magistrati hanno poteri discrezionali cioè politici, hanno il monopolio dell’azione penale discrezionale, che è persecutoria e intimidatoria nei confronti della classe politica, perciò la partitocrazia ha paura delle toghe; la magistratura detiene il potere reale e per la politica è conveniente avere con essa canali di comunicazione personalizzati. L’ex ministro della giustizia Castelli è stato criticato perché voleva inventare un giudice meritocratico come esiste in Spagna.
Il CSM si oppose affermando che la meritocrazia avrebbe leso l’indipendenza della magistratura, afferma che altri concorsi interni per le promozioni avrebbero distolto i giudici dal lavoro ordinario; caduto Castelli, il successivo ministro della giustizia Mastella ha cercato di ricreare un’armonia tra i poteri dello stato, cioè si è riavvicinato ai giudici, seppellendo le idee di Castelli, le critiche alle proposte di Castelli erano condivise anche dalla sinistra.
La riforma di Mastella, dopo aver accantonato la meritocrazia di Castelli, non prevedeva esami, abolì le qualifiche a favore di valutazioni quadriennali, affermava che non contava il numero di sentenze ribaltate in sede di appello, perché i magistrati erano indipendenti anche all’interno della magistratura; ribadiva che la valutazione finale dei giudici spettava al CSM, come la competenza in materia di carriere e di passaggio da giudice a pm e viceversa. Mastella aveva anche accettato la tesi del CSM che non voleva la separazione tra giudici e pm.
Questa separazione di ruoli era stata richiesta dalla lega nord, però magistratura e sinistra la contrastavano, è da ricordare che nel 1970 l’ONU aveva raccomandato una rigorosa separazioen dei ruoli tra giudici e pubblici ministeri. In Italia in periodo monarchico e fascista il pubblico ministero era sottoposto al ministro della giustizia, oggi in Francia il pm è sottoposto al ministro; inoltre, in USA i giudici sono sanzionati quando hanno atteggiamenti di familiarità con il PM e le carriere sono, naturalmente, separate.
La riforma Castelli sbarrava il passaggio da giudice a PM e viceversa, salvaguardando però l’aspetto salariale, Mastella eliminò lo sbarramento, creando solo degli ostacoli al passaggio, una questione di lana caprina e di alchimie politiche; però Mastella voleva dare soddisfazione ai giudici e i giudici volevano dimostrare che le riforme della giustizia non si potevano fare senza il loro assenso.
I tribunali italiani chiudono l’1 agosto e riaprono il 15 settembre, in Inghilterra non ci sono interruzioni, in Spagna e Germania chiudono per 30 giorni. Il CSM considera intoccabili la carriera automatica e i 45 giorni di ferie; oggi, oltre i soliti emolumenti, il nuovo ministro della giustizia Alfano ha concesso incentivi ai magistrati che vanno nelle sedi disagiate, soprattutto del sud.
I magistrati possono essere autorizzati dal CSM a fare anche un‘altra professione, anche in questo caso continuano a fare carriera e, messi a riposo, prendono la pensione di magistrato, c’è chi è arrivato in cassazione senza aver mai indossato la toga. Nel 1968 il CSM ha deciso di escludere l’esame delle sentenze per le promozioni, tanti magistrati hanno fatto il salto nella politica e continuano, con il benestare del CSM, a fare carriera; relativamente ai magistrati in servizio, poiché il CSM autorizza attività extragiudiziarie, le università italiane pullulano di magistrati.
In dieci anni il CSM ha approvato 15.000 autorizzazioni a incarichi extragiudiziari, però nel 1974 solo un magistrato su tre aveva incarichi extragiudiziari. Oggi i magistrati sono anche al Quirinale, a palazzo Chigi, nei ministeri, sono commissari di borsa, sono in varie commissioni, come quelle sugli appalt;, i magistrati amministrativi e contabili sono arbitri. I magistrati hanno rapporti stretti con i partiti; a causa della lentezza della giustizia, per la risoluzione delle controversie, si è sviluppato l’arbitrato privato, un’altra occasione di guadagno per loro che possono cumulare prebende, invece dovrebbero dedicarsi di più al loro ufficio.
Anche se la nostra classe dirigente è scadente e disonorevole, gli italiani devono essere fieri di essere italiani e di avere DNA italiano, sia che l’Italia resti unita o che se si divida, cosa successa anche nel passato; resta il fatto che per 15 secoli l’Italia, rappresentata prima da una regione e poi da un’altra, è stata al vertice della cultura e poi c’è stata la decadenza, però, anche con la decadenza, non è mai scomparsa completamente dalla scena, nessun paese può vantare un primato del genere.
Nunzio Miccoli
http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Per chi vuole approfondire:
“Magistrati: l’ultracasta” - di Stefano Livadiotti – Bompiani Editore