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 Oggetto del messaggio: Storia dei pirati
MessaggioInviato: 22/08/2011, 09:24 
STORIA DEI PIRATI

La pirateria è assai antica, la praticavano fenici, greci, egei, veneziani, genovesi, arabi, turchi, inglesi e la maggior parte dei popoli, oggi esistono i pirati somali e quelli di Indonesia e Malesia; nel mondo antico si poteva essere al contempo commercianti, marinai e pirati, chi andava per terra con le sue merci doveva pagare il pedaggio ai principi e/o il riscatto ai briganti e chi andava per mare doveva pagare il pedaggio o riscatto a pirati protetti da principi e poi a corsari muniti di una patente reale. Lo stato è nato con questi dazi.

Nel 78 a.c. Cesare fu catturato dai pirati dell’Egeo e dovette pagare un riscatto, Pompeo condusse delle spedizioni contro i pirati, non accettava che ci fossero altri esattori oltre lo stato, lo stato ci costa molto più della mafia; la pirateria era organizzata anche dai principi, per fare cassa e per danneggiare il commercio di paesi nemici. Gli stati e le fazioni o partiti hanno organizzato anche complotti e terrorismo, all’interno o all’estero; sono tutti modi di fare politica, come le guerre, gli assassini politici, le rivoluzioni e i pogrom ispirati dai principi.

Quando i pirati agivano per conto del re, nasceva la guerra di corsa contro navi nemiche e i corsari erano muniti di patente, cioè facevano un’attività legale ed erano protetti in patria; il pirata era un brigante del mare, mentre il corsaro era un agente del re, però la demarcazione non era netta, erano uomini della stessa natura. Come i corsari hanno trovato rifugio al palazzo, cioè a corte, anche i briganti hanno trovato rifugio nelle case dei principi e i mafiosi, in tanti paesi, sono stati protetti dal palazzo e dalla polizia.

Alcuni corsari divennero tali dopo essere stati pirati e alcuni cristiani si fecero musulmani e pirati per conto dei turchi; poiché il pirata e il corsaro dovevano vendere il bottino, aveva doti di stratega, marinaio e commerciante, cioè erano più poliedrici dei comuni militari. Nella guerra di corsa, il re protettore partecipava al bottino e assicurava protezione, la stessa cosa deve essere accaduta nel brigantaggio protetto dai nobili, i quali hanno ospitato briganti e mafiosi.

Ufficialmente la guerra di corsa nacque nel XIII secolo, ma è in realtà più antica, il 25.5.1206 il re inglese Giovanni Senzaterra assicurò al corsaro l’immunità per tutte le azioni di guerra condotte contro i nemici del re; il suo pirata preferito era Eustachio, figlio di un proprietario terriero ed ex frate, abbandonò il convento per vendicare il padre assassinato. Eustachio si mise al servizio del re d’Inghilterra che stava perdendo i suoi possedimenti in Francia.

Giovanni Senzaterra fu scomunicato da papa Innocenzo III che invitò il re di Francia a invadere l’Inghilterra; l’ex frate, sensibile al richiamo della chiesa, cambiò bandiera e andò al servizio del re di Francia, Filippo Augusto. Giovanni Senzaterra, per salvarsi, dichiarò l’Inghilterra feudo papale e concesse ai baroni, che lo contrastavano, la Magna Charta; infatti, i ribelli inglesi offrirono la corona inglese al figlio di Filippo Augusto di Francia, Luigi.

Poiché in politica si progredisce solo con i tradimenti, perché non esiste una carriera automatica, Eustachio ritornò in Inghilterra come ammiraglio di Francia e agente di Luigi; però l’ex frate dovette fronteggiare io suoi ex amici corsari inglesi, rimasti fedeli a Giovanni Senzaterra, i quali piombarono sulla flotta francese, la sconfissero e catturarono Eustachio che fu decapitato. La storia della pirateria assomiglia un po’ a quella dell’usura.

Come i marinai sono passati alla pirateria e quindi alla guerra di corsa legale, i commercianti e i possidenti si sono dedicati all’usura e poi si sono evoluti in banchieri legali. Però alla guerra di corsa hanno partecipato anche nobili, come all’attività usuraia e bancaria hanno partecipato anche templi, nobili e vescovi; per non comparire si sono serviti di prestanomi, spesso ebrei, perciò poi maledetti solo loro dal popolo.

Nella guerra dei cento anni, tra il 1339 e il 1459, tra Francia e Inghilterra, la guerra di corsa giocò un ruolo essenziale; nel 1373 l’imperatore Carlo V regolamentò con legge la distribuzione del bottino dei corsari, con la quota spettante al re, alla fine del XIV secolo anche la Francia aveva organizzato legalmente la guerra di corsa e nel 1400 Carlo VI di Francia impose la lettera di corsa; gli inglesi si adeguarono in ritardo con Elisabetta I (1558-1603), che però ebbe molto successo contro le navi spagnole, prese le distanze dal papa, combatté i pirati stranieri ma protesse i corsari inglesi; perciò il papa cercò di farla assassinare, ma queste sono cose che succedono facilmente in politica.

Per quanto riguarda i titoli dei pirati, nel 1360 i corsari francesi forzarono i porti inglesi, tra essi vi era Bertrand du Guesclin, futuro capo dell’esercito di Carlo VI di Francia, Jean Béthencour che sarebbe diventato ciambellano di Carlo VI e Waleran de Saint Pol, cognato di Riccardo II d’Inghilterra, ostile a Enrico IV d’Inghilterra; vi erano anche i genovesi Antonio Doria e Carlo Grimaldi. Al servizio di Francesco I di Francia, contro la Spagna, nel 1485 vi era vi era il corsaro fiorentino Juan Florin, identificato da alcuni con il navigatore italiano Giovanni da Verrazzano.

Juan Florin era stato al servizio degli spagnoli nelle Antille e poi divenne corsaro di Francia, nel 1523 Juan Florin diede l’assalto alle navi spagnole che trasportavano il tesoro di Montezuma, catturò una nave piena di tesori e la consegnò a Francesco I, alla base navale francese di La Rochelle. Juan Florin aveva fatto guerra a spagnoli e veneziani, nemici del re di Francia, fu catturato e decapitato dall’imperatore Carlo V, dopo aver confessato di aver catturato 150 navi.

All’inizio del XVI secolo, l’Inghilterra non era ancora una potenza navale, i mari più trafficati erano il Mediterraneo e il Baltico, il primo era dominato da Venezia e il secondo dalla lega anseatica; nel 1509 l’Inghilterra di Enrico VIII era povera, rovinata dalla guerra dei cento anni e dalla guerra delle due rose; allora Enrico VIII si costruì una flotta di ottanta navi e si diete alla tratta dei negri, presi in Sierra Leone e portati a San Domingo.
Sotto Elisabetta I, i pirati inglesi catturavano navi e gentiluomini spagnoli per i quali chiedevano il riscatto, i mandanti erano alti ufficiali della marina, governatori, sceriffi di contee e grandi proprietari terrieri; erano contemporaneamente amministratori della legge e ricettatori ed Elisabetta I non era in grado di fermarli. Armavano le navi e consegnavano al comandante della nave pirata un quinto del bottino; una famiglia di pirati era quella di sir John Killigrew, vice ammiraglio della Cornovaglia, che al tempo di Elisabetta I diede al paese ministri, diplomatici e soldati di valore.

Comunque, nel 1564 Elisabetta iniziò la repressione della pirateria, ordinando di ripulire la Manica, però lo stesso anno riconobbe la guerra di corsa al servizio dello stato e non dei privati; ancora una volta, allo stato è lecito ciò che non è lecito ai privati. Ad ogni modo, la regina si dimostrò indulgente con i pirati inglesi che operavano al di fuori della Manica, a danno degli spagnoli, ciò nel mare delle Antille; perciò la Spagna allestì l’invincibile armata, una possente flotta, per invadere l’Inghilterra e il papa cercò di farla assassinare.

Nell’Atlantico operavano i pirati John Hawkins, Drake e Raleigh, che gettarono le basi della potenza navale inglese, la famiglia di Hawkins, sotto Enrico VIII (morto nel 1547), ammassò una fortuna nel traffico negriero; John Hawkins fondò una società per catturare negri in Guinea e venderli nelle Antille, presentò l’operazione come misericordiosa perché acquistava solo negri catturati in guerra da altre tribù e che rischiavano di essere uccisi.

I gentiluomini di corte comprarono le azioni della società, tra loro vi era anche sir Thomas Lode, primo giudice di Londra e la stessa regina; la Spagna presentò una protesta non in difesa dei negri ma in difesa del monopolio spagnolo nel traffico verso le Antille. Hawkins distribuì ai soci un utile del 60%, elevato come quello dell’usura, la quale ha anch’essa soci occulti. Gli inglesi catturavano navi portoghesi e spagnole, il ricovero delle navi pirate era a Dover, alla fine gli spagnoli riuscirono a far strage degli uomini di Hawkins; l’Inghilterra s’indignò e Hawkins fu dichiarato eroe del paese, corsari inglesi fecero una crociata ai danni degli spagnoli e da allora sorse la stella di Francis Drake, cugino di Hawkins.

Nunzio Miccoli – http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.

Fonte: Storia Illustrata - Volume XIII - pag.110-123 – Mondadori Editore


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