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 Oggetto del messaggio: Gli alchimisti
MessaggioInviato: 03/09/2011, 13:22 
GLI ALCHIMISTI

Gli alchimisti sognavano di fabbricare in laboratorio l’homunculus e di trasformare la materia in oro; questo processo avviene in fisica, con l’esplosione delle supernove. Volevano allungare la vita, volevano strappare alla natura i suoi segreti, erano sognatori colti protetti dai principi che li finanziavano, mentre le streghe popolane erano perseguitate. Gli alchimisti volevano riprodurre in vitro la fecondazione, cosa che la scienza è riuscita a fare recentemente, volevano trasmutare l’acqua in fuoco, oggi sappiamo che l’acqua contiene idrogeno infiammabile; studiavano la fermentazione e gettarono le basi della chimica, della metallurgia e della biochimica.

L’alchimia era considerata arte nobilissima, attingeva all’esperienza di tintori, vetrai e metallurgici; come la massoneria operativa, sembrava una scienza occulta che custodiva gelosamente i suoi segreti; gli alchimisti affermavano che la materia era unica e si poteva trasmutare, in fisica il processo avviene con la reazione nucleare e il decadimento radioattivo. Facevano la trasmutazione con calcinazione, sublimazione, fusione, cristallizzazione, distillazione e fermentazione.

La calcinazione era la polverizzazione fatta con il calore, la sublimazione era il passaggio, favorito con il calore, dallo stato solido allo stato gassoso, la condensazione avveniva per mezzo di un alambicco e riportava il vapore allo stato liquido. Oggi sappiamo che gli stati della materia non sono assoluti ma relativi, essi dipendono dalla temperatura, sono lo stato solido, quello liquido, quello gassoso e quello di plasma, che è gas riscaldato come nella materia stellare.

La cristallizzazione era un processo di purificazione con formazione di cristalli, la distillazione si serviva di alambicchi, si distillavano i fiori e se ne ricavavano oli essenziali, oggi usati in profumeria; nel 1300 un alchimista salernitano, dove era forte una scuola medica, ottenne per distillazione l’alcol. La fusione avveniva con due crogiuoli, uno sull’altro, quello sopra aveva un foro sul fondo.

Scaldando la fornace, il metallo fuso defluiva nel crogiuolo sottostante, lasciando le scorie nella parte superiore; gli alchimisti, mediante fermentazione e putrefazione di materia vegetale o organica, ottenevano il gas, cioè il biogas e il gas metano delle nuove fonti energetiche. Gli alchimisti, facevano esperimenti e si servivano di minerali, resine e sali, poi aspettavano per vedere cosa succedeva.

Gli alchimisti ritenevano che lo zolfo avesse proprietà attive, come la combustibilità, mentre il mercurio aveva proprietà passiva o femminili di malleabilità; era una concezione simile a quella dei cinesi che rilevavano proprietà antitetiche nella natura. Gli alchimisti, nei loro esperimenti e tentativi, usavano i materiali in diverse proporzioni, come poi si fece nella preparazione delle polveri da sparo.

Per gli alchimisti esistevano quattro elementi, cioè terra, acqua, fuoco e aria, che però per loro erano solo determinati stati della materia, la quale era unica; la terra era il simbolo del solido, l’acqua del liquido, l’aria della volatilità, il fuoco della luce e del calore. Gli alchimisti non conoscevano la tavola periodica dei minerali, ma solo sette metalli, tra essi ritenevano l’oro e l’argento inalterabili, perfetti e salutari, mentre rame, ferro, stagno, piombo e mercurio erano vili o imperfetti.

Gli alchimisti ritenevano i metalli esseri viventi originati dalla materia primigenia, una concezione di origine animista; erano intenti a creare la pietra filosofale dei sapienti che avrebbe allungato la vita. Mentre, per produrre l’oro, si servivano di alambicchi e crogiuoli, per creare la pietra filosofale si servivano di qualsiasi materia. Secondo loro, tutte le cose della natura avevano un’unica origine, infatti, tutti i minerali derivano dal decadimento radioattivo dell’idrogeno.

Nell’inseguire la pietra filosofale, purificavano la materia con mercurio filosofico, la sostanza purificata era distillata e condensata creando un amalgama; la pietra filosofale era simboleggiata da un ermafrodita. In questi processi, la pietra filosofale assumeva tutti colori dell’arcobaleno e il color rubino, si riteneva che garantisse la salute, l’insensibilità e la levitazione; non si sa chi ne possedesse la vera ricetta, però ci credeva anche Tommaso D’Aquino.

L’alchimia era protetta dai potenti, ci credeva Maria dei Medici, moglie di Enrico IV di Francia, Elisabetta I d’Inghilterra, il duca Ranuccio di Parma (1601) e nel 1557 l’imperatore d’Austria; per la trasmutazione in oro si usava mercurio, stagno e piombo, si utilizzava un crogiuolo e la pietra filosofale aderiva al materiale, facendolo sembrare oro. A Praga, Rodolfo II d’Asburgo era un appassionato alchimista, si riteneva possedesse la pietra filosofale perché nel suo laboratorio fu trovato molto oro.

I sovrani finanziavano gli esperimenti di alchimisti, tra i quali c’erano anche dei truffatori; per gli alchimisti, a parte le trasmutazioni, l’oro generava l’oro, il grano generava il grano e l’uomo generava l'uomo, per l’oro, ci credeva anche Pinocchio; gli alchimisti credevano di poter ricreare artificialmente l’uomo o homunculus, oggi la genetica è su questa strada, ci credeva anche Paracelso, il seicento formicolò di alchimisti.

Paracelso usò l’alchimia per scopi terapeutici e inventò la chemioterapia, cioè la medicina che si serviva della chimica; alcuni alchimisti delusero i loro nobili finanziatori e protettori, che volevano l’oro e perciò andarono a morte. Caetano di Napoli fu fatto impiccare da Federico di Prussia a una forca d’oro. L’alchimista inglese Giovanni Dee vantava doti di mago, aveva insegnato a Cambridge e godeva della stima del re d’Inghilterra.

Dee affermava di leggere il futuro e di comunicare con l’aldilà, trasmutava metalli; nel 1582 fece una società con Eduardo Kelly, falso dottore e falso monetario, e assieme giravano per l’Europa; Kelly affermava che la pietra filosofale gli era stata regalata da San Dustano, affermava di essere in rapporto con lo spirito Uriel, che un giorno gli ordinò di scambiare sua moglie con la moglie di Dee, Dee non era d’accordo perché sua moglie era migliore.

Finì la collaborazione e Kelly, per ordine dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, finì in prigione, invece Dee tornò in Inghilterra e fu nominato rettore dell’università di Manchester. L’alchimista Damian, ospite di Giacomo IV di Scozia, era esperto di scienze (ormai, non solo i filosofi, ma anche gli alchimisti si erano volti alle scienze), mise su un’isola deserta due bambini piccoli con una donna muta, per vedere quale lingua avrebbero parlato. Damian convinse Giacomo VI ad allestirgli un laboratorio alchemico e il re, per premiarlo, lo fece anche abate.

Come Icaro, Damian tentò il volo con ali finte fatte con piume di pollo e, fortunatamente, non morì; è un fatto che alchimisti e sognatori hanno ricercato esperienze nuove e sono stati derisi dal popolo conformista e dalle persone culturalmente integrate nel sistema. Però i sovrani, per accrescere le loro fortune, cercavano la pietra filosofale e perciò Cristiano IV di Danimarca, ci credeva così tanto che gettò in una segreta l’alchimista Michele Sendivogius per averne il segreto; questo, in precedenza, aveva venduto nelle piazze intrugli contro l’alito cattivo, i porri e il mal di denti.

Nunzio Miccoli – http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.

Fonte:
Storia Illustrata - Volume VI - pag.560-570 – Mondadori Editotre.


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