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 Oggetto del messaggio: Lo scandalo della Banca Romana
MessaggioInviato: 03/09/2011, 13:24 
LO SCANDALO DELLA BANCA ROMANA

Bernardo Tanlongo aveva abbandonato la scuola a 13 anni, si accostò ai preti e divenne un fattore di campagna, poi governatore della banca pontificia Banca Romana; prima dell’annessione di Roma all’Italia, Cavour aveva incaricato Tanlongo di corrompere alcuni cardinali. Dopo la prese di Roma, avvenuta nel 1870, con i suoi favori Tanlongo aveva conquistato Vittorio Emanuele II, politici, nobili e liberali; gestiva la banca giovandosi di amicizie influenti e di corruzione.

La Banca Romana, nata nel 1840, era stato l’istituto di emissione pontificio e aveva commesso molte irregolarità, Gregorio XVI le impedì di emettere denaro oltre la copertura in oro, ma Pio IX consentì un’emissione illimitata; le irregolarità continuarono dopo il 1870 e nel 1889 uno scandalo enorme colpì la Banca Romana che fece cadere il governo Giolitti. Comunque, Tanlongo fu anche un capro espiatorio, perché tante eminenti personalità si servivano di lui; poiché la giustizia non è mai uguale per tutti, nel 1894 al processo gli imputati furono tutti assolti e Tanlongo, liberato dal carcere, si ritirò in campagna; evviva l’indipendenza della magistratura.

Dopo l’unità, Tanlongo impedì per diversi anni che alla banca fosse tolto il diritto di emissione, poi conferito in esclusiva alla Banca d’Italia. Tanlongo faceva prestiti sulla base d'amicizia e non di garanzie e pagava consulenze inutili ed elevate ad amici, questo costume è continuato in Italia anche oggi. Di fronte allo scandalo e alle indagini del governo, avrebbe dovuto desistere dallo stampare altre banconote, invece le fece stampare in segreto a Londra in serie doppia; probabilmente aveva avuto il nulla osta dai suoi protettori.

La Banca Romana era legata a parlamentari e capitalisti, i biglietti falsi servivano a fare regali ad amici, a fare prestiti di favore, per l’arricchimento personale e per coprire i deficit della banca; della commissione parlamentare che indagava su questi fatti facevano parte gli economisti Maffeo Pantaleoni e Vilfredo Pareto. Per premiarlo per i suoi servigi, Giolitti convinse il re Umberto a fare Tanlongo senatore.

Tanlongo, grazie ai milioni elargiti, godeva di amicizie e protezioni, la nomina a senatore implicava che i carabinieri non potevano più arrestarlo senza speciale mandato; la relazione sullo scandalo fu presentata al parlamento da Napoleone Colajanni, che fu minacciato dagli amici di Tanlongo di denuncia per calunnia contro le banche. Alla lettura della relazione, Giolitti era muto, Colajanni chiese che la sua relazione fosse pubblicata, ma la proposta non fu accolta dalla camera, fu attaccato da tutti i giornali, che invece avrebbero dovuto informare sui fatti.

Alla fine anche Giolitti fu costretto a nominare una commissione d’inchiesta amministrativa di sette membri, ma l’opposizione abbandonò l’aula, affermando che ne aveva corrotto i membri; per salvare la situazione, Tanlongo propose che la Banca Romana si fondesse con la Banca Nazionale; comunque, la commissione dimostrò che la stampa di banconote in serie doppia, fatta per milioni di lire di allora, durava da venti anni, il che aveva favorito il deprezzamento della lira.

Gli agenti, muniti di ordine di perquisizione, arrivarono nei locali amministrativi della Banca Romana, presero i documenti di Tanlongo e li portarono via, poi distrussero le carte compromettenti e li riportarono a Tanlongo, a disposizione della commissione; per premio, l’ispettore di polizia fu promosso consigliere di prefettura di prima classe. Comunque, Tanlongo fu messo agli arresti domiciliari, vigilato da gendarmi, i potenti gli facevano visita e i gendarmi giravano la testa dall’altra parte.

Tanlongo era difeso dai giornali che vivevano di finanziamenti da parte di privati, fu poi portato in carcere e gli fu data una cella confortevole a pagamento; alla fine, dopo tante bugie, confessò che Giolitti era al corrente di tutto e perciò contribuì alla caduta del suo governo. Giolitti aveva tenuto nascosta la precedente inchiesta Alvisi-Biagini sulla questione, aveva voluto Tanlongo senatore e aveva ricevuto prestiti notevoli dallo stesso; anche il parlamentare garibaldino Rocco de Zerbi aveva ricevuto prestiti da Tanlongo e aveva chiesto a Colajanni di non disfare l’Italia con la sua relazione. Il governo Giolitti cadde alla conclusione dell’inchiesta e al processo gli imputati furono tutti assolti.

Nunzio Miccoli - http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it

Fonte:
Storia Illustrata - Volume V - pag. 608-613 – Mondadori Editore.


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