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Ufetto
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 Oggetto del messaggio: News sul governo Monti
MessaggioInviato: 04/01/2012, 11:41 
NEWS SUL GOVERNO MONTI

I recenti vertici europei dovevano discutere del ruolo della Banca Centrale Europea, per la creazione di liquidità e per un’eventuale emissione di eurobond, ma ha discusso di unione fiscale o controllo rafforzato sui bilanci degli stati, che è una cosa diversa dall’armonizzazione fiscale che eliminerebbe le distorsioni ai costi produttivi e all’occorrenza, ma l’Europa non la vuole.

Quindi, l’Europa non serve veramente nemmeno al liberismo, però è un efficace presidio di grandi interessi e strumento del Nuovo Ordine Mondiale, contro la sovranità dei popoli e degli stati; l’Europa doveva contrastare la speculazione finanziaria che faceva alzare gli spread, invece si è preoccupata soprattutto di aiutare le banche, non ha nemmeno proibito la circolazione dei titoli tossici della speculazione, cioè dei derivati che continuano a circolare.

Come accade nelle società di disuguali senza mandato, Francia e Germania hanno costituito d’accordo un direttorio e continuano a parlare a nome dell’Europa; perciò disinvoltamente hanno imposto all’Italia un capo di governo di loro gradimento e misure di risanamento dure alla Grecia, che ora probabilmente è destinata a uscire dall’euro. La manovra di Mario Monti non è equa, serve a garantire i creditori esteri dell’Italia, ad accelerare le privatizzazioni italiane e a smantellare definitivamente lo stato sociale.

Gli agenti della finanza internazionale, presenti nel parlamento e nei governi italiani, hanno decurtato i risparmi italiani, ridotto il reddito nazionale, l’occupazione, i consumi e hanno allontanato l’età della pensione, ma, fino ad oggi, non hanno toccato i privilegi fiscali, pensionistici e le corporazioni; non hanno varato un piano di riforma della pubblica amministrazione e della giustizia. I governi italiani, incapaci di fare vere riforme, seguono sempre la politica dei due tempi, cioè prima tasse e pensioni, mentre le vere riforme non arrivano mai, perché toccano i privilegi che non si possono toccare.

Poiché certe riforme chiedono studi approfonditi, sarebbe stato sufficiente che Monti avesse annunciato la nomina di comitati per varare quelle riforme; Casini è agente del Vaticano, che partecipa ai cosiddetti, Mercati, e lavora di concerto con Napolitano, Monti è uomo dei Mercati, cioè delle banche, che in Italia sono controllate per lo più dalla Chiesa e non dagli ebrei; anche Bersani è saldamente legato alla Banca Centrale Europea che ha commissariato l’Italia; Mario Draghi, alla guida della Banca Centrale Europea, non rappresenta certo gli interessi dell’Italia. Fini, Veltroni e Rutelli seguono le indicazioni dei Mercati cioè della Banca Centrale Europea e della chiesa; la mafia e il Vaticano erano interessati a far cadere Berlusconi, perché bisognava accantonare i progetti di riforma della Lega Nord, come i costi standard alla sanità; anche Bocca ha riconosciuto che la Lega era il partito più riformista.

A causa della crisi dell’Europa, si parla di possibile ritorno alla valuta nazionale, magari istituendo un fondo di solidarietà europeo, se l’Unione Europeo esisterà ancora; si parla anche di due Europe, una diretta dalla Francia e una dalla Germania, come dopo la caduta dell’impero di Carlo Magno; sembra che l’opinione pubblica europea, drogata dall’informazione, non abbia niente da dire al riguardo. Intanto la Francia fa shopping di titoli pubblici italiani e d’imprese italiane che poi trasferisce in Francia.

Però il governo Monti ha approvato un ordine del giorno dei radicali contro i privilegi fiscali nelle attività commerciali, che fa seguito a una loro denuncia alla Corte di Giustizia Europea che, in conformità ad una direttiva sulla concorrenza, ha chiesto alla commissione europea di fare un’indagine e riferire entro un anno e mezzo, cioè per la fine della legislatura; il riferimento è soprattutto al Vaticano, su questa materia, solo l’Italia dei Valori ha sostenuto la posizione dei radicali. Per l’8%° Irpef un’altra confessione religiosa potrebbe, se lo volesse, potrebbe ricorrere alla corte costituzionale italiana, ledendo ancora gli interessi della chiesa.

Il Vaticano è intervenuto nella questione, ma non ci facciamo illusioni, il tempo che si è dato l’Europa per rispondere sulla questione è dovuto al fatto che Unione Europea e Mercati sentono più il Vaticano che il governo italiano o i diritti degli italiani, lo abbiamo visto anche nella faccenda del crocefisso; il Vaticano, con i suoi enti, è gran possessore di mezzi finanziari, è rappresentato anche nella Banca centrale Europea, con la quale, per difendere i suoi interessi, ha deciso il commissariamento dell’Italia; con i sui agenti, il Vaticano è rappresentato anche nella Commissione Trilaterale e nel Nuovo Ordine Mondiale.

Nel medioevo, il Vaticano era stato contro l’unità d’Italia, voluta dai longobardi, e perciò, per impedirla, chiamò i Franchi; per difendere i suoi interessi, chiamò varie volte lo straniero in Italia, finanziando anche le sue armate; per ragioni di potere sostenne delle rivolte di principi tedeschi contro il sacro romano impero, appoggiò economicamente la lega lombarda, fatta di repubbliche cittadine, contro l’Impero tedesco, ma contrastò in varie epoche le aspirazioni romane a una loro repubblica indipendente dal papa (Deschner “Storia criminale”).

Oggi il Vaticano, caduta la monarchia, eliminati gli ultimi laici dal parlamento, ha ereditato l’Italia intera e quasi tutti i politici italiani sono ai suoi piedi o al suo servizio, costituisce il governo segreto o occulto dell’Italia e, con i suoi agenti politici, impedisce all’Italia di riformarsi; non ci facciamo ingannare dalle condanne e dai discorsi moralistici del papa, perché fanno parte della ritualità della chiesa.

Se il papa volesse, si potrebbe fare re d’Italia, cioè di una monarchia confessionale, e non avrebbe opposizione da parte della politica; forse è anche per questo che gli italiani sono distanti dalla classe politica, in Italia oggi i laici sono più dei bigotti e dei cattolici confessionali o fondamentalisti; secondo sondaggi secretati, gli italiani sono per il 70% a favore dell’eutanasia, cioè non sono molto diversi dagli altri europei. Invece i politici sono al servizio di chi li paga, a parte le loro indennità, il loro motto è: ”Comprami, io sono in vendita, aggiungi un posto a tavola e sarò come tu vuoi!”; il parlamento è un grande supermercato e l’informazione non è da meno, perché si fa condizionare con i soldi.

L’8 dicembre 2011 i leaders europei si sono riuniti per salvare l’euro e mettere i bilanci degli stati sotto controllo, però Francia, Germania e Inghilterra paiono in disaccordo, mentre l’Italia è schiava e supina; l’Inghilterra è contraria a tassare le operazioni finanziarie, sta fuori dell’euro, però partecipa ai benefici del signoraggio della moneta unica; si profila anche una rottura dell’alleanza tra Francia e Germania, in Italia l’informazione prezzolata fa tifo per la Francia e le ragioni della Germania sono spiegate poco.

Per mettere in comune i debiti, gli stati europei dovrebbero fare un’unione politica, ma ormai gli europei si stanno stancando dell’Europa e dei loro governi. Dopo il trattamento riservato all’Italia, le famigerate agenzie di rating, vendute agli speculatori, hanno minacciato di abbassare il rating di 15 paesi dell’eurozona. L’unione fiscale proposta da Merkel, preceduta da un’altra modifica dei trattati, che ormai sono diventati una edizione periodica, serve a mettere i bilanci degli stati sotto il controllo di un commissario europeo, in maniera più efficace di come si faceva con il vecchio patto di stabilità, che fissava un limite del 3% per il deficit di bilancio; prevede una forte sanzione per chi sfora, ma così tanti paesi non potrebbero restare in Europa.

Alla fine l’accordo ha previsto un aggiustamento del vecchio patto di stabilità, con coordinamento dei bilanci pubblici e inserimento del pareggio di bilancio nelle costituzioni, è prevista anche l’elevazione del Fondo salva stati a 1.500 miliardi di euro, con decorrenza luglio 2012 e lo stanziamento a favore del Fondo Monetario 200 miliardi di euro per i prestiti agli stati europei; il Fondo si è offerto di fare un credito all’Italia di 600 miliardi di euro che, se accettati, implicheranno dure condizioni, come il Fondo fa con il Terzo Mondo.

Intanto la BCE, seguendo le indicazioni della Germania, invece di emettere eurobond per calmierare i tassi sui titoli italiani, preferisce finanziare le banche, ufficialmente bisognose, all’1%; così queste possono fare shopping nella borsa italiana, dove tanti titoli sono sottovalutati e possono acquistare il debito italiano al 7% e specularci sopra, almeno fino a che l’Italia rimborserà i creditori esteri. La finanza è così, è come il gioco, le banche e non la domanda fissano i prezzi, in forte ribasso, dei titoli pubblici al mercato secondario; il che fa scaturire un tasso reale elevato che influenza i tassi delle nuove emissioni e l’alto spread verso i bund.

In economia il prezzo di una merce dovrebbe pareggiare la domanda con l’offerta, poiché nei nuovi BTP la domanda supera sempre l’offerta, i tassi di queste nuove emissioni non sono tassi di mercato; sono tenuti artificialmente alti per aiutare le banche tedesche e francesi che li acquistano perché hanno perso tanto con i derivati americani; la borsa è una grande bisca. La Merkel vuole austerità e stabilità, Inghilterra, Francia e corte costituzionale tedesca sono restii a cedere poteri ad autorità sovranazionali, quindi il disegno imperiale europeo non è ancora chiaro.

La seconda parte della manovra Monti, dopo la mortificazione dei lavoratori prossimi alla pensione e dei giovani che pensavano di occupare il loro posto, non ancora enucleata, forse prevede un altro attacco al mondo del lavoro, imposta patrimoniale, abolizione delle corporazioni, vendita delle frequenze TV, taglio ai costi della politica e ad alcuni privilegi del Vaticano, riduzione di spese e la solita lotta all’evasione, che per piccoli evasori è lotta di sussistenza; per non strangolare l’economia produttiva, si dovrebbero contenere imposte e spesa pubblica, invece, con pensioni, tasse e salari, pagano solo i lavoratori e i cittadini comuni.

Se la crisi non rientra, a causa dell’aumento del tasso dei titoli pubblici e del reddito nazionale che non aumenta, l’Italia potrebbe essere costretta a tagliare il suo debito pubblico, soprattutto estero si spera, o a fare una conversione forzosa dei tassi dei titoli pubblici in circolazione, fissando un tasso massimo lordo del 5%; però i nostri governi non possono danneggiare speculatori amici e preferiscono far pagare il conto agli italiani; invece Argentina, Islanda e Perù hanno denunciato in parte il loro debito estero, ma l’Italia non è un paese sovrano che possa fare scelte indipendenti, i nostri soci del nord Europa, con i loro agenti nel parlamento italiano, ci invitano sempre a rispettare i patti, perché solo gli italiani e i loro governi sarebbero inaffidabili.

L’Europa, con la delocalizzazione nel terzo mondo d’industrie, con il maggiore costo del lavoro, la globalizzazione, definita un’opportunità da accademici ed economisti di corte, è oggi poco competitiva e generalmente, fatta eccezione per la Germania, con le bilance di pagamento in deficit; vi crescono disoccupazione e diseguaglianze, tuttavia l’Europa preferisce aiutare solo le banche, mentre l’economia reale, cioè agricoltura e industria arretrano; infatti, anche l’agricoltura soffre della concorrenza internazionale.

Argentina, Islanda ed Ecuador si sono rifiutate di pagare tutto il loro debito estero, si sono ribellati alla schiavitù da debito e lo hanno ricontrattato energicamente (non hanno mantenuto i patti?); in precedenza il Fondo Monetario Internazionale e le altre banche ristrutturavano questi debiti facendone contrarre degli altri, con condizioni più pesanti e privatizzazioni, mentre solo una piccola parte dei nuovi finanziamenti era destinato allo sviluppo.

Denunciata la spirale del debito, Argentina ed Ecuador hanno iniziato di nuovo a svilupparsi vigorosamente; il debito estero serve a depredare le nazioni, solo in piccola parte è posseduto da piccoli risparmiatori, mentre la larga maggioranza è posseduto da gruppi finanziari privati. Nel 1998 nacque la Banca Centrale Europea che, come le altre banche centrali, è privata e autonoma dai governi, che però non sono autonomi da essa; la sinistra parlamentare italiana si è sempre battuta per l’autonomia banche e della banca centrale dal governo.

Il debito interno, quando si contiene l’ordinaria usura bancaria, favorisce lo sviluppo, mentre quello estero genera le catene della schiavitù e rende tributari dello straniero. La seconda repubblica italiana ha coinciso con privatizzazione e perdita della sovranità monetaria che era fonte di entrate, agenti di questa politica sono stati Ciampi. Amato, Dini, Prodi, Padoa Schioppa, Draghi, Napolitano, Casini, Bersani, Fini, Veltroni, Rutelli e Monti, che, come spesso succede tra capitani di ventura, hanno ricevuto ampi privilegi, altrimenti, come i cani, non avrebbe mosso la coda. Da trent’anni i governi italiani sono dediti solo a manovre finanziarie, decretoni e stangate dettate dall’élite, Mario Draghi non serve gli interessi dell’Italia e nemmeno Mario Monti.

Il 5 agosto 2011 il presidente della BCE Jean Claude Trichet scrisse una lettera al governo italiano chiedendo il pareggio di bilancio nel 2013 (mentre la Francia l’ha previsto per il 2015), ha chiesto di portare il deficit di bilancio all’1% per il 2012 (mentre l’Inghilterra ha oggi un deficit di bilancio del 9% e la Francia del 5,6%, quello dell’Italia è del 3%), però non si possono imporre i compiti agli stati sovrani.

Trichet ha chiesto anche di liberalizzare il mercato del lavoro, di stabilire il salario a livello d’impresa, di liberalizzare licenziamenti, privatizzare servizi pubblici e imprese pubbliche, abolire corporazioni professionali e province; in cambio la BCE non si è impegnata ad acquistare nuovi BTP, ma li compra a discrezione nel mercato finanziario secondario, per le ragioni dette sopra; fra l’altro la borsa italiana, che quota anche titoli pubblici, pare che sia controllata o federata con quella di Londra, quindi non può fare l’interesse degli italiani; la classe dirigente italiana è capace solo di svendere beni nazionali, pur di riempirsi le tasche.

Sotto le pressioni della Banca Centrale Europea, il 14 agosto il governo Berlusconi varò la manovra di pareggio del bilancio, le società di rating declassavano l’Italia e gli spread tra BTP e Bund aumentavano; poiché Berlusconi erra antipatico a centro sinistra, Francia e Germania, in seconda battuta Merkel e Sarkozy, che avevano investito tanto nel parlamento italiano e nella stampa italiana per far cadere Berlusconi, decidevano di sollecitare Napolitano a far cadere il governo Berlusconi e a sostituirlo con un governo tecnico a guida di Mario Monti, che godeva della fiducia della Banca Centrale Europea; il governo tecnico è il golpe dei tecnici non eletti.

Napoletano seguendo l’agenda della Banca Centrale Europea, prima di designare Monti primo ministro, lo fece senatore a vita; Napolitano è stato uomo di Mosca, di Roma e di Bruxelles e segue le sollecitazioni dei Mercati e del Vaticano; il governo Monti inasprì immediatamente le manovre di Berlusconi sul bilancio, del resto l’opposizione aveva insistito che erano insufficienti a sanare il bilancio e occorreva intervenire ancora sulle pensioni, sulle quali si era intervenuti già varie volte.

Il PD non ha protestato contro la manovra di Monti, che è più dura, gli ha fornito sostegno ed ha annunciato che avrebbe appoggiato un suo governo dopo le elezioni. Il governo tecnico è un golpe della finanza che porta un altro attacco a ciò che è rimasto della sovranità dell’Italia; intanto Marcegaglia, dopo aver insistito sulla riforma delle pensioni, chiede al governo agevolazioni, finanziamenti pubblici, lavori pubblici e libertà di licenziamento, però non si spende troppo per i piccoli imprenditori, imbrigliati in mezzo ai colossi di confindustria.

Intanto continuano gli scenari di guerra nel mondo, che sono occasioni per guadagni da parte delle industrie di armi e delle multinazionali dell’energia e della finanza che speculano sui debiti esteri. Il fascismo, invece che sulla globalizzazione, puntò sull’autarchia e sul protezionismo; per i paesi che desideravano svilupparsi era indispensabile questa strada, perciò la seguirono prima l’Inghilterra, che faceva attraccare nei suoi porti solo navi inglesi, poi la seguirono gli Usa e l’Italia, dopo l’unità.

Oggi si è imposta la globalizzazione e il liberismo sfrenato perché la finanza e le multinazionali preferiscono produrre all’estero a prezzi più bassi e vendere ai prezzi di mercato in occidente guadagnando di più; d’altra parte l’Italia penalizza le imprese con maggiori tasse, maggiori costi energetici, di trasporti, interessi, paga in ritardo i creditori dello stato, e rimborsa in ritardo imposte e crediti di Iva all’esportazione, tutte misure adatta ad allontanare gli investimenti dall’Italia, a parte i ritardi della giustizia civile e la lentezza della pubblica amministrazione.

In Italia si può delinquere ma non si può riciclare, invece in Europa la criminalità italiana può riciclare ma non può delinquere, tutte misure tese ad allontanare denaro dall’Italia, le banconote da 500 euro non le usa nessuno e servono solo per esportare denaro che pesa; gli Usa fanno di tutto per favorire l’accesso di denaro provento di mafia da tutto il mondo, perché hanno bisogno di rimesse dall’estero.

Quanto è insulsa e corrotta la nostra classe politica, non bada mai all’interesse del paese; l’entrata in circolazione della moneta unica europea è stata preceduta dalla solita crisi economica e dalla solita manovra di bilancio a cui non italiani siano abituati; i piani di salvataggio hanno comportato la svendita dei beni pubblici, però i politici ne hanno guadagnato in mazzette. I trattati di Maastricht (1992), Amsterdam (1997), Nizza (2001) e Lisbona (2007) sono tutte tappe di un processo d’integrazione europea e puntano a un governo unico, di cui l’Unione Europea è solo una tappa; la moneta unica sancisce che la sovranità è emigrata fuori dei confini italiani.

Intanto continuano ad esistere paradisi fiscali, commercio di droga, armi, organi e persone, la finanza è da sempre corrispondente della criminalità, che fa larghi profitti e ha bisogno di riciclare tramite banca. La commissione trilaterale, di cui fa parte Monti, rappresenta i potenti d’occidente che, in incognito, vi sono rappresentati da loro fiduciari come Monti o Draghi, questi personaggi non possono essere solo ebrei.

Fin dall’ottocento gli ebrei sono stati usati come prestanomi per rappresentare gli interessi dell’aristocrazia, che manovrava l’economia e le banche e non voleva comparire; Monti è un procuratore e un capitano di ventura fidato e compensato lautamente, perciò è anche membro del gruppo Bilderberg, come Draghi ha ricoperto incarichi alla Goldman Sachs, alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario internazionale, però in Europa, come Draghi, riceve ordini da Merkel e Sarkozy.

Il Fondo Monetario ha offerto un prestito di 600 miliardi all’Italia, che dovrebbero servire per asservirla definitivamente, com’è successo a tanti paesi del terzo mondo, il prestito non è stato ancora confermato, nel suo consiglio di amministrazione siedono Usa, Francia, Inghilterra, Germania e Giappone, l’Italia non poteva esserci perché lavora per lo straniero e non per se stessa.

Oggi siamo un paese commissariato e si sta affossando l’Italia per salvare Usa, Inghilterra e le banche francesi e tedesche, le nostre banche sono oggetto di speculazione ma sono più solide, l’ha accertato l’Europa; gli agenti dei mercati che siedono in parlamento, assieme all’informazione, che non deve informare ma solo creare un’opinione pubblica, per giustificare manovre risanatrici, hanno creato dell’allarmismo, parlando continuamente di spread e default, hanno spianato la strada a misure drastiche; ora il governo tecnico di Monti è più utile del governo Berlusconi a far digerire una medicina amara.

L’Italia possiede larghe risorse artistiche mobili, che si possono vendere o dare in garanzia per dei prestiti, ha la terza riserva aurea del mondo e grandi imprese pubbliche; sotto i colpi della speculazione valutaria, anche in passato, con la lira, l’Italia ha pagato alti tassi sul debito pubblico e nessuno parlava di default o fallimento dello stato. Nel governo Monti figurano uomini di banche, confindustria, generali, accademici, e fiduciari della chiesa, tutti emanazioni della BCE; in Grecia Papadopulos voleva indire un referendum sulle misure anticrisi da prendere, è stato convocato da Merkel e Sarkozy e ha dovuto rinunciare; Sarkozy ci ha messi da parte in Libia e poi ci chiamati, come cani al guinzaglio, per partecipare ai bombardamenti del paese.

La delocalizzazione industriale nei paesi emergenti ha comportato riduzione d’investimenti e di sviluppo in Italia e, generale, in occidente; con la crisi e la disoccupazione, a causa di una spesa pubblica fuori controllo, il debito pubblico cresce e la bilancia commerciale peggiora, non è una questione di disciplina di bilancio. Il Giappone ha un debito pubblico pari al 200% del pil, l’Italia del 120%, il Giappone ha un deficit di bilancio dell’8,3%, ma ha un forte attivo delle partite correnti, il suo debito pubblico è posseduto dai giapponesi e remunerato all’1%; l’Italia ha un deficit delle partite correnti del 3,7%, remunera i nuovi titoli di stato al 7% e il debito pubblico è posseduto per 50% dai paesi esteri.

Se il debito pubblico italiano era posseduto per la metà dallo straniero, a causa delle delocalizzazioni, nel 2009 gli investimenti italiani all’estero erano pari a 578 miliardi di euro; erano risparmi italiani fuggiti all’estero per sfuggire ai maggiori costi aziendali, in termini di salario, imposte ed energia; questi risparmi usciti dall’Italia non sono stati compensati da capitali esteri arrivati in Italia.

In Italia gli industriali restringono base produttiva e investono solo nei servizi, come autostrade e sanità e sollecitano la privatizzazione di altri servizi, come acqua, elettricità e trasporto; però la delocalizzazione d’industrie, con costi di produzione più bassi, ha elevato i profitti; le multinazionali italiane esportano dall’estero il 40% della loro produzione in Italia, queste imprese si arricchiscono mentre il paese s’impoverisce.
Il 21 dicembre 2011 Mario Draghi, direttore della Banca Centrale Europea, si è detto disposto a finanziare le banche europee, che a causa delle insolvenze negli impieghi, soffrono di liquidità, al tasso dell’1%, con un credito illimitato e a partire da 500 miliardi di euro, per un periodo di tre anni; con questo credito le banche potranno acquistare titoli pubblici italiani al 7% e le imprese; in pratica, le banche acquisteranno bond italiani, con soldi stampati dalla BCE, che teoricamente dovrebbe controllare l’inflazione, ma quest’operazione l’alimenterebbe; al posto delle banche, la Fed americana aveva fatto un’operazione analoga, acquistando titoli subprime sui mutui.

Secondo l’articolo 123 del Trattato, la BCE non può finanziare gli stati, però con quest’operazione Draghi li finanzia indirettamente, attraverso le banche che ne guadagnano con l’intermediazione; dopo l’insolvenza della Grecia, si teme che parte del debito pubblico degli stati più indebitati non sarà mai pagato; le banche europee, più di quelle italiane, sono fortemente esposte anche con il credito privato, per consumi e credito alle imprese, che non può essere tutto onorato, poi i nostri soci europei invitano gli italiani a onorare i patti.

Poiché non tutti questi debiti, pubblici e privati, potranno essere rimborsati, occorre ripulire i bilanci delle banche dagli insoluti privati e pubblici, per il momento il costo di quest’operazione è sopportata soprattutto da Italia e Spagna, che pagano alti interessi sui titoli pubblici, almeno fino a che rimborsano i titoli. Le banche tedesche e francesi hanno rilevanti titoli greci, derivati americani e crediti insoluti verso imprese, privati cittadini ed enti pubblici nazionali.

Le banche, per avere il prestito di Draghi, daranno in garanzia titoli pubblici, così la Banca Centrale Europea, aumentando la liquidità in valore corrispondente, produrrà effetti inflazionistici mentre ha sempre fatto credere di muoversi per contrastarli; finanzierà indirettamente gli stati, mentre, secondo il trattato non lo potrebbe fare, farà regali economici alle banche, per le quali era stata invece chiesta una forma speciale di tassazione. Anche questa è ambiguità, se la manovra avrà successo, a spese dell’Italia, i nordeuropei ringrazieranno Draghi.

L’accordo a 26, con esclusa la Gran Bretagna, sulla stabilità fiscale o controllo sul bilancio, ha imposto vincoli più ristrettivi del vecchio patto di stabilità che prevedeva un deficit di bilancio massimo del 3%, perché prevede l’inserimento in costituzione del pareggio di bilancio, un deficit provvisorio dello 0,5% e pesanti sanzioni per chi splafona. Attualmente poiché manca un’armonizzazione fiscale europea, la politica fiscale in senso stretto è di competenza degli stati, mentre quella monetaria, che servirebbe a contrastare l’inflazione fornendo nel contempo liquidità, è di competenza della Banca Centrale Europea.

La prima, in teoria, potrebbe avere come obiettivo la crescita, stimolando domanda e produzione, ma i governi sono vincolati dal patto di stabilità e perciò sono costretti a fare scelte di bilancio depressive; comunque, in Usa la Banca Centrale ha tra gli obiettivi, controllo dell’inflazione, crescita e occupazione. Queste differenze esistono più nella legge che nella prassi, sono inflattive sia la BCE che la Fed, mentre a breve anche la BCE si dovrà occupare della crescita.

Con le modifiche dei trattati, le materie di competenza della UE, sono in espansione continua e la Corte di Giustizia Europea tende a estenderle ancora di più, le norme dei trattati prevalgono sulla legge ordinaria degli stati e sulle loro costituzioni; questi trattati sono fonte primaria del diritto interno e non richiedono ratifica dei parlamenti, come è previsto per gli altri trattati internazionali. Perciò il parlamento italiano non può derogare dalle norme dei trattati UE, il diritto italiano difforme da quelle norme deve essere derogato dal giudice italiano e per lo stato italiano sono previste delle sanzioni; il diritto comunitario esorbita anche la costituzione italiana, sempre conclamata da chi crede ai dogmi e ai feticci.

Tuttavia la corte costituzionale italiana ha sancito che la prevalenza del diritto europeo trova un limite nei principi fondamentali della nostra costituzione, contenuti nella prima parte (sentenza 183/1973), però il tempo è trascorso e, in passato, anche la corte costituzionale si è smentita; la corte costituzionale tedesca, per dare soddisfazione alla vecchia sovranità degli stati, ha ribadito che gli stati sono i padroni dei trattati; qualcuno ci spiegherà cosa ciò significa in pratica.

In materia di rapporti economici, l’Unione ha creato un mercato interno per la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, costituendo un’unione doganale, con una tariffa doganale comune verso l’estero; per la UE il valore fondamentale è la concorrenza, mentre per la costituzione italiana lo è un certo dirigismo economico; con i trattati europei, l’Italia non può autonomamente regolare il credito, non può aiutare le imprese (però la BCE sta aiutando le banche che sono imprese), non può tassare le rendite perché ostacolerebbe la libera circolazione dei capitali che fuggirebbero per sottrarsi al fisco; l’Europa è anche indifferente verso i paradisi fiscali.

Questa politica europea favorisce teoricamente la concorrenza, ma crea discriminazione fiscale tra gli stati, con distorsioni nella concorrenza e dei prezzi, vista la rinuncia dell’Europa all’armonizzazione fiscale. A causa dell’unione monetaria e dell’impossibilità a svalutare la propria moneta per acquistare maggiore competitività, alcuni stati in squilibrio, come gli Usa e l’Inghilterra e altri stati dell’Unione Europea, sono diventati debitori cronici verso l’estero, finanziati dal Fondo Monetario e dai paesi eccedentari come Cina, Giappone e Germania e da ora dalla BCE, anche se indirettamente, cioè tramite banche.

La nostra costituzione, che è un vessillo dei dogmatici, è stata prima disattesa dal legislatore ordinario e ora lo è dall’Unione Europea. L’Unione Europea, come lo stato italiano, è diventata un insieme di vincoli e divieti, poi bypassati furbescamente; con la moneta unica è aumentato debito privato e debito pubblico e l’Italia, come le repubbliche sovietiche e con il consenso di Napolitano, è stata commissariata.

Con la maggiore concorrenza, i cittadini non hanno visto decrescere i prezzi, che era la prima promessa del liberismo, la concorrenza non ha avvantaggiato le piccole imprese, ma ha avvantaggiato le grandi imprese che subappaltano e gli speculatori finanziari; la crisi bancaria deriva dalla crisi del debito, però una ristretta cricca ne ha guadagnato e, non confidando nel denaro e nei titoli pubblici, per mettere al riparo il maltolto, oggi fa incetta di oro, preziosi, opere d’arte, terra e d’imprese di servizi essenziali.

Di norma debiti e crediti sono le due facce della stessa medaglia e nella speculazione al guadagno di uno dovrebbe corrispondere la perdita di un altro, però in questa crisi ancora non si capisce chi abbia guadagnato veramente, in fondo, anche nelle guerre c’è chi ne guadagna; in America pare che abbiano guadagnato i consumatori con il credito al consumo che non rimborsano, cioè non onorare i propri debiti potrebbe avere effetto redistributivo; è il caso anche delle insolvenze di Argentina, Islanda, Ecuador e Grecia. Se gli stati non pagano i debiti, perché li dovrebbero pagare i privati?

Sono convinto che nemmeno gli economisti di corte e della televisione e i dirigenti di banca conoscono veramente i misteri della finanza che ci stanno portando inesorabilmente verso il medioevo prossimo venturo; l’élite è stanca di sentire gente che protesta, sciopera e vanta diritti scritti solo sulla carta, è agevolata dal fatto che il popolo e i lavoratori non hanno più difensori disinteressati, ma solo politici e giornalisti disposti a vendersi, per calpestare gli ultimi diritti che ci sono rimasti.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.


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