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MessaggioInviato: 26/01/2013, 12:56 
Fa sempre bene ricordare in quale "sistema" viviamo...

Fonte: http://www.progettoatlanticus.net/2013/ ... stema.html
Articolo originale: http://salvatoretamburro.blogspot.it/20 ... co-in.html

Il Sistema

Credete di vivere in un sistema economico perfetto, il migliore che ci si potesse attendere dall'evoluzione socio-economica?

Vi dimostrerò il contrario.

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Il vero potere non è nelle mani dei governi, che si presume siano legittimamente eletti dal consenso dei cittadini chiamati alle urne a votare il partito di destra, centro o sinistra: allo stato attuale delle cose il voto è solo una parvenza, serve a lasciar credere al cittadino che conti ancora qualcosa e concedergli l’illusione di vivere in un sistema democratico.

Il potere reale è, invece, nelle mani del sistema bancario (Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò di chi ne fa le leggi. [Mayer Anselm Rothschild, banchiere tedesco]).

Perchè vi chiederete?

Avete presente l'art.1 della nostra Costituzione?

Art. 1: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."

Quando si parla di sovranità popolare in essa è racchiuso anche il concetto di sovranità monetaria, ossia il potere di uno Stato di emettere la propria moneta necessaria a far fronte alla spesa pubblica del paese nell'interesse dei cittadini.

La sovranità monetaria, in un contesto in cui tutta la nostra vita è basata sugli scambi di beni e servizi attraverso la moneta, resta quindi uno dei principali poteri che dovrebbe detenere lo Stato.

Oggigiorno, invece, gli Stati sono privati del potere relativo alla sovranità monetaria, poichè quest'ultima è stata interamente affidata alle Banche Centrali, che altro non sono che delle società private nei fatti, ma che si spacciano da enti pubblici (la Banca d'Italia è per il 95% in mano di banche commerciali e assicurazioni, solo una quota del 5% è in mano allo Stato, detenuta da INPS e INAIL).

Lo Stato ha demandato a privati l'organizzazione della sua politica monetaria (come dimostrato da sentenze giuridiche), trasformandoci di fatto in schiavi del sistema bancario.

Cosa succede quando lo Stato necessita di moneta per la spesa pubblica, ossia produrre scuole, ospedali, strade, pagare lo stipendio ai dipendenti pubblici, finanziare le forze dell'ordine? Stampa i soldi e produce quel che occorre? NO!

Non può far altro che chiedere alla banca centrale, detentrice del potere monetario, di emettere moneta.

Se quindi lo Stato ha bisogno di 100 per la spesa pubblica, concede l'equivalente della somma in Titoli di Stato (bot, cct, a scadenza) alla banca centrale, la quale a sua volta emette e presta i 100 richiesti dallo Stato. Cosa succede a questo punto? I Titolo di Stato altro non sono che delle "promesse di pagamento" future, e sono gravate di interesse; ciò significa che se, ad esempio, oggi lo Stato emettesse 100 in Titoli tra due anni (le scadenze variano a seconda del titolo) si impegnerà a restituire alla banca centrale 100 (cifra originaria richiesta in prestito) + 4 (interessi sui titoli).

In questo meccanismo descritto sopra ci sono 2 TRUFFE a danno dei cittadini:

1) La prima sta nel fatto che i 100 di emissione monetaria della banca centrale sono emessi a costo irrisorio: produrre una banconota cartacea costa circa 0,30€ (costi tipografici di carta, inchiostro, filigrana), mentre la banca centrale presta (addebita) allo Stato il valore nominale iscritto sulla banconota stessa. E' come se un amico mi chiedesse di stampargli un fac-simile di banconota da 100€, a me costa 0,30€ (costo tipografico di carta e colori) ma chiedo di farmela pagare 100€, ossia al valore nominale, cioè l'importo riportato sulla banconota stessa.

Questa truffa prende il nome di signoraggio (primario).

" E' assurdo dire che il nostro paese può emettere titoli ma non può emettere moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività." (Thomas Edison - New York Times, 1921) .

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Notate qualche differenza tra le due banconote? Esatto… le 500 lire erano ancora emesse dallo Stato (infatti si legge la dicitura “Biglietto di Stato a corso legale” e riporta in alto la scritta “Repubblica italiana”); mentre sulla banconota da 100 euro troviamo soltanto i logo della B.C.E. (ovvero la privatissima Banca Centrale Europea).

Il denaro incassato dalle banche centrali attraverso l'artificio (truffa) del signoraggio in teoria verrebbe distrutto dalle banche stesse al termine del "prestito" (titoli di stato-moneta), in realtà questo viene invece dirottato, attraverso la complicità delle Stanze di Compensazione, i cosiddetti notai della Banche Centrali (vedi scandali Euroclear, Clearstream), verso paradisi fiscali ed occultando i tracciamenti bancari.

2) la seconda truffa sta nel fatto che se lo Stato chiede 100 in prestito, ma dovrà restituire 104, ci saranno sempre 4 (interessi) che non esistono nella massa monetaria e che comunque sarà costretto a restituire per coprire il prestito.

Come farà quindi lo Stato a ripagare il debito?

Ha due opzioni: o riduce la spesa pubblica (quindi meno beni\servizi alla collettività) ed aumenta la pressione fiscale ai cittadini, oppure chiede alla banca centrale un nuovo prestito in grado di estinguere il vecchio debito e far fronte ad una nuova spesa pubblica.

Adesso intuite perchè gli Stati hanno un debito pubblico grande come una casa? Perchè non riescono mai ad estinguere il prestito richiesto, cosa che invece non accadrebbe se lo Stato avesse il potere di emettere la propria moneta necessaria a soddisfare le esigenze di vita dei cittadini e quindi evitando di indebitarsi.

Inoltre se la moneta di emissione statale venisse utilizzata per produrre beni e servizi utili alla collettività non si genererebbe inflazione, cosa che invece avviene con la moneta emessa dalle banche ed immessa nel sistema senza una relativa produzione di beni reali, con conseguente perdita del potere d’acquisto.

In questa sede non mi soffermo su una terza truffa (ben peggiore delle prime due) compiuta dalle banche (questa volta trattasi di banche commerciali) nel creare denaro dal nulla, connessa alla "riserva frazionaria". Vi accenno solo che se tutti i correntisti di una banca Alfa si recassero nello stesso momento agli sportelli della banca, quest'ultima non avrebbe i contanti necessari a ripagare i suoi correntisti!

In questo meccanismo il sistema bancario è agevolato dalla complicità di 3 fattispecie ad esso colluse:

a) Agenzie di Rating.

Società private (Fitch, Standard&Poor's, Moody's) che giudicano, dietro pagamento, se una società per azioni o uno Stato sia finanziariamente stabile o se sia in grado di sanare i suoi debiti.

Queste società altro non sono che delle "prostitute" del sistema bancario.

Vien da sè che se un'agenzia di rating esprime giudizio negativo sull'economia di un Paese, obbliga questo ultimo ad offrire titoli di Stato con un tasso di interesse maggiore per renderne più appetibile la compravendita dei titoli (evitare aste deserte) ma nel contempo generare un debito pubblico più elevato dovuto alle difficoltà di rastrellare denaro dalla collettività

b) Politica.

Tutti i partiti politici sono collusi con i banchieri privati; dietro ogni grande partito politico c'è un istituto bancario che lo finanzia da principio, già durante la campagna elettorale.

Motivo per cui nessun politico finora parlerà mai pubblicamente dell'esistenza della truffa del signoraggio o dell'espropriazione della sovranità monetaria.

I politici, dal presidente americano Lincoln, il presidente americano J.F.Kennedy (vedi ordine esecutivo 11110), il presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, giusto per citarne alcuni, sono tutti morti assassinati per aver osato sfidare il sistema bancario, aver provato ad emettere moneta di Stato o per aver lottato per annullare il debito pubblico.

c) Mass-media.

La maggior parte dei mezzi di informazione non sono altro che ramificazioni delle stesse banche e partiti politici, mistificatori di informazione e, pertanto, censuratori di verità scomode che la collettività non deve conoscere. E' preferibile tenere occupata la collettività divertendola con serie TV, grande fratello, isola dei famosi, partite di calcio, purchè venga impedito di approfondire le informazioni, appurare la veridicità delle notizie e senza avere il tempo di pensare e farsi una propria opinione.

L'uomo moderno è imbrigliato, come un criceto che corre all'interno di una ruota nella sua gabbia, dentro questo ciclo ripetitivo: lavora, guadagna, compra e consuma.

In virtù di questo meccanismo lo Stato è costretto a tassare la ricchezza dei cittadini per coprire, in parte, quanto deve ai banchieri privati. Divenuta entità paragonabile a una scatola vuota, depredata del suo potere più importante (quello di emettere moneta) e resa schiava del sistema bancario, lo Stato a sua volta incatena i suoi cittadini obbligandoli a contribuire al pagamento del debito sovrano, servendosi in molti casi di "strozzini legalizzati" quali Equitalia Polis S.p.A., incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi.

Una società per azioni che, qualora ti dimenticassi o fossi impossibilitato a pagare imposte\multe, provvederebbe ad inviarti una cartella esattoriale maggiorata di sanzioni ed interessi ed avvierebbe un'ipoteca sui tuoi beni reali, arraffando la tua casa, lo stabilimento e i macchinari della società dove lavori costringendola al fallimento e a licenziare i suoi dipendenti, depredandoti di quanto altro sia di tua proprietà pur di liquidare il debito.
Ciò è il male cagionato ai singoli cittadini direttamente.

Indirettamente, invece, lo Stato visto come istituzione, o meglio, come ordinamento giuridico politico, è costretto a sottostare al ricatto delle grandi Corporations, le quali grazie all’aiuto di istituzioni sovra-nazionali, non elette da alcun cittadino, quali F.M.I. (Fondo monetario internazionale) e W.T.O. (Organizzazione mondiale del Commercio), introducono i dogmi del capitalismo e quindi del libero mercato: lo Stato viene obbligato a cedere "una quota di sè", ossia permette a compagnie private di occuparsi della gestione relativa all'erogazione di beni e servizi utili alla collettività. Parliamo di <<privatizzazioni>>, ossia quel processo economico che sposta la proprietà di un ente o di un'azienda dal controllo statale a quello privato (il contrario della nazionalizzazione).

Ecco allora che a partire dagli anni novanta in Italia si assistette al processo delle privatizzazioni, a cominciare col settore bancario seguito dal settore energetico, dei trasporti, dal settore dell’aeronautica e della difesa, dalle telecomunicazioni, etc. .

Quote pubbliche appartenenti allo Stato sono finite nella mani di privati, ossia di S.p.A., ovvero società per azioni che hanno come primo obiettivo quello di fare profitto, privilegiando gli interessi dei loro azionisti che spesso non coincidono con gli interessi dei cittadini.

Tutto ciò è in contrasto con l'articolo 41 della Costituzione italiana, che afferma:

" L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

Questo sistema economico, basato sulla cessione della sovranità monetaria e quindi sul fatto di trasformare i cittadini in debitori di organismi privati che non si prefiggono un'utilità sociale, bensì unicamente lucrativa, va a ledere la dignità umana ed è quindi in contrasto con l'art.41 della Costituzione.

Purtroppo la collettività è volutamente lobotizzata da distrazioni di massa. Dopo una giornata stancante di lavoro si preferisce restare comodamente seduti sul divano di casa propria a godersi un film o una partita di calcio, invece di accorgersi dell'irrazionalità del sistema socio-economico di cui se ne fa parte. La maggioranza dei cittadini vive ignorando il reale funzionamento del sistema economico; quei pochi invece che lo conoscono si dividono in due schiere: quelli che cercano insabbiare e censurare le informazioni su di esso e quelli che cercano di diffonderle ed offrire spunti di ricerca o di confronto.

C'è una gran bella differenza tra il Vivere e il sopravvivere: adesso stiamo sopravvivendo, soggiogati dal potere oligarchico banche-corporations.

La cosa peggiore non è la violenza degli uomini malvagi ma il silenzio degli uomini onesti.
(Martin Luther King)

http://salvatoretamburro.blogspot.it/20 ... co-in.html


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MessaggioInviato: 06/03/2013, 20:56 
Il Sistema non potrebbe funzionare senza il suo strumento principe: la moneta.

L'Euro fu creato per distruggere le nazioni europee ....e la conferma arriva anche oggi da un quotidiano tedesco non ancora tradotto in lingua italiana. A dirlo è Christoph R. Hörstel.

Qui di seguito un articolo apparso sul sito di Larouche nel giugno 2012 a seguire il link del giornale tedesco online che titola: l'Euro creato per distruggere.

"L'idea che l'Euro sia un fallimento è stupidamente errata, l'Euro sta provocando ciò per cui è stato progettato dal suo ideatore e da quel 1% di oligarchi che l'hanno imposto".

Così ha scritto il giornalista americano Greg Palast sul Guardian del 26 giugno, ricordando che "l'ideatore", Robert Mundell, ha sempre visto la sua creatura (l'euro) come l'arma che avrebbe spazzato via norme e regolamenti sul lavoro; "Ho conosciuto Mundell tramite il mio docente universitario Milton Friedman". Palast descrive bene l'idea di Mundell: "L'Euro inizia davvero a svolgere il suo compito in tempi di crisi, infatti la moneta unica e soprannazionale toglie ai governi eletti la possibilità di usare politiche creditizie e fiscali capaci di farci uscire dalla crisi, in quanto pone le politiche monetarie al di fuori dalla portata dei politici (eletti) e, senza queste prerogative, l'unico modo che hanno i governi per cercare di mantenere i posti di lavoro è quello di ridurre regole e diritti verso imprese e lavoratori, tutto nel nome della concorrenza". Per Mundell niente deve interferire col MERCATO".

Palast continua dicendo che Mundell gli spiegava che "l'euro è tutt'uno con la Reaganomics; la disciplina monetaria impone la disciplina fiscale ed agisce anche sui politici (servi del mercato invisibile... sic), e quando la crisi morde allora alle nazioni resta ben poco da fare se non liberalizzare, privatizzare, deregolamentare e soprattutto distruggere il welfare garantito dallo Stato".

Il termine "riforme strutturali" non è altro che un eufemismo per nascondere l'annullamento dei diritti dei lavoratori (e degli imprenditori...), Mundell sostiene che "l'unione monetaria è una guerra di classe con altri mezzi" (la classe oligarchica contro il 99% dei cittadini).

l'Euro creato per distruggere di Christoph R. Hörstel - Neue Rheinsche Zeitung 6.3.2013

http://www.nrhz.de/flyer/beitrag.php?id=18811



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MessaggioInviato: 22/03/2013, 18:52 
I derivati valgono 10 economie mondiali. E la regolamentazione resta lontana

601 mila miliardi di dollari, 10 volte il Pil globale. A tanto ammonta il controvalore degli strumenti finanziari derivati scambiati nel Pianeta. A rivelarlo la Banca dei regolamenti internazionale nel suo bollettino trimestrale. Il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner invoca regole globali, un traguardo tuttora lontano

Nella gestione del mercato dei derivati occorre implementare norme più severe evitando di seguire “il tragico esempio” di una regolamentazione soft di scuola britannica. Il segretario al tesoro degli Stati Uniti Timothy Geithner non ha certo usato mezze parole per esprimere quello che evidentemente è un concetto che gli sta profondamente a cuore. Responsabile forse numero uno della crisi finanziaria – o per meglio dire della sua diffusione dalla California all’Islanda fino ai mercati emergenti e all’Europa continentale – la finanza strutturata continua a destare i peggiori timori agli occhi degli analisti. E sì, perché alla luce dei dati odierni non traspare soltanto come la crisi mondiale non sia affatto in remissione. Ma anche come i suoi catalizzatori principali godano tuttora di ottima salute. Grazie anche alla possibilità di alimentare milioni di transazioni nella più assoluta indipendenza.

Le informazioni le ha fornite puntualmente la Banca dei regolamenti internazionali del Comitato di Basilea pubblicando l’ormai consueto bollettino trimestrale. E ribadendo, ancora una volta l’ottimo stato di salute del settore. “Il valore nozionale dello stock in essere di derivati negoziati fuori borsa (over-the-counter, OTC) è salito del 3% nella seconda metà del 2010, portandosi a 601 trilioni di dollari a fine dicembre – si legge nel rapporto. L’incremento è in larga parte conseguenza diretta dell’apprezzamento delle principali valute nei confronti del dollaro USA, divisa di segnalazione delle statistiche”. Uscendo dal gergo finanziario: l’ammontare totale dei titoli derivati circolanti nel mondo e misurato nel secondo semestre dell’anno scorso è pari a un controvalore teorico di 600 mila miliardi di dollari. L’aumento è leggermente sovrastimato, perché la quantità è misurata in dollari e la valuta Usa, nel periodo di osservazione, si è leggermente deprezzata rispetto alle altre. Ma la sostanza non cambia. Questa montagna di ricchezza virtuale – e tale resta visto che al mondo non esiste un ammontare equivalente di capitali in grado di liquidarla – continua a mantenersi costantemente abnorme. E di certo non è una bella notizia.

Quella dei 600 mila miliardi si è imposta da tempo come la soglia critica del settore. Nel dicembre del 1998, quando la Bis realizzò la prima rilevazione, il controvalore degli strumenti derivati scambiati fuori dalla borse si attestava a quota 81 mila miliardi, equivalenti al 125% circa del Pil mondiale misurato oggi. Basterebbe questo confronto per capire il significato della pantagruelica esplosione del settore nel corso dell’ultimo decennio. Alla fine del 2001 il loro valore complessivo aveva superato i 111 mila miliardi, 3 anni più tardi l’ammontare era quasi quadruplicato. L’anno successivo l’incremento sarebbe stato di 181 mila miliardi, un record. La crisi ha successivamente prodotto un’altalena, ma le variazioni non sono state più così significative. Oggi, spiega la Bis, il settore sfonda nuovamente la soglia dei 600 trilioni (o bilioni, a seconda delle scuole di pensiero sulla traduzione corretta del termine “trillion”) avvicinandosi alla quota record del 2009 (614). La differenza rispetto ad allora è pari a 13 mila miliardi. Una cifra apparentemente enorme, equivalente a poco meno del Pil dell’Unione europea. Ma anche una sostanziale bazzecola per un mercato equivalente a 10 prodotti interni lordi mondiali.

Fin qui la sbornia delle cifre. Salutare, vista la sua utilità per capire la portata del fenomeno. Ma in realtà, per comprendere il significato del rapporto Bis e delle preoccupazioni di Geithner, occorre concentrarsi su un’altra espressione ricorrente: over-the-counter, OTC, letteralmente “dietro al bancone”, o per rendere meglio l’idea “sottobanco”, dove l’espressione non implica operazioni illegali quanto in realtà transazioni invisibili ai più. La stragrande maggioranza degli scambi del settore avviene al di fuori delle piazze ufficiali, il che significa sfuggire al controllo degli organi di vigilanza. Una Consob o una Fsa mondiale dei derivati ancora non esiste anche se la scadenza ipotetica per una sua costituzione si avvicina sempre più. In risposta alla crisi finanziaria, il G20 aveva fissato per il 2012 il termine necessario per la realizzazione di un organismo di vigilanza globale sul mercato: una specie di clearing house globale, ovvero una stanza di compensazione, caratterizzata dalla presenza di intermediari in grado di fare da garanti sulla riuscita delle operazioni offrendo implicitamente trasparenza a un mercato ad oggi ancora largamente nell’ombra. Ma la differenti vedute tra le due sponde dell’Atlantico e la resistenza delle lobbies bancarie (il 96% delle transazioni è compiuto oggi da cinque banche Usa – JP Morgan, Citibank, Bank of America, Goldman Sachs ed Hsbc – che alla fine del 2010 hanno messo in cassa profitti per più di 19 miliardi) rende questa ipotesi molto labile.

Insomma, il mercato ha ancora ottime probabilità di restare nell’ombra dando spazio a libere transazioni dei suoi titoli strutturati. Derivati scambiati pericolosamente come i contratti futures sulle materie prime che fanno esplodere il prezzo del petrolio o scatenano emergenze umanitarie quando prendono di mira le commodities alimentari. Oppure le obbligazioni “collaterali”, le stesse che hanno permesso al mercato immobiliare di trascinare sul fondo una pletora di investitori che avevano scommesso sui subprime, o i famigerati Interest rate swaps, gli strumenti pensati per proteggere dai rischi di un’impennata dei tassi di interesse che hanno messo in crisi migliaia di municipalità in Italia, Usa e Germania e che divengono adesso sempre più “strategici” di fronte alla crescente attenzione per le politiche monetarie globali che si basano, ovviamente, proprio sulla gestione del costo del denaro. Infine, gli immancabili Cds, quei Credit default swaps che proteggono sì dal rischio bancarotta dei debitori ma lanciano anche pericolosi segnali di mercato spingendo verso l’alto la paura e i tassi di interesse sulle obbligazioni a danno, Grecia docet, delle stesse esposizioni debitorie. Pur rappresentando ancora una fetta ridotta del mercato, i Cds sulle obbligazioni sovrane sono cresciuti del 6% nell’ultimo semestre preso in esame dalla Bis. Confermando una tendenza alla crescita evidenziatasi in modo ancor più netto durante la prima metà del 2010, quando il loro controvalore aveva subito un incremento del 26%.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06 ... na/117519/


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MessaggioInviato: 22/03/2013, 20:28 
Siamo al dunque amico mio, o se ne esce o siamo morti. [xx(]



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La prova di come i grandi fondi manipolano i mercati

Con settimane di anticipo posizionano capitali a favore dei trend futuri, "ritardando, gonfiando, persino falsando le notizie. Un indicatore permette di intercettare tali speculazioni.

MILANO (WSI) - E se fosse possibile sbirciare i movimenti di capitali delle grosse Istituzioni finanziarie, Hedge funds, fondi pensionistici, in poche parole: le mani forti che governano i movimenti del mercato valutario?

A quanto sembra, si può. Questo secondo il trader professionista Daniele Repossi che, insieme ad una squadra di colleghi esperti, ha realizzato il primo indicatore al mondo capace di intercettare le posizioni in hedging dei Large Traders basato su dati economici reali che vengono pubblicati obbligatoriamente dalle banche. Lo hanno chiamato Bank’s Hedges.

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Cosa sono gli hedging?

Quando nel trading si detengono contemporaneamente sia posizioni long che posizioni short, allora si dice che queste posizioni sono in hedging. Trovare una strategia di questo tipo fra i movimenti di una Banca, è possibile se si prendono in considerazione i suoi movimenti long e short in un lasso di tempo sufficiente in cui avvengono degli scambi che potremmo definire "ripensamenti".

"Se mi passate la similitudine – ci dice Repossi – è come se appena ci vengono consegnate le chiavi dell’appartamento che abbiamo appena acquistato, decidessimo di rimetterlo in vendita perchè scopriamo che non è stato un buon affare".

Il mercato valutario è utile ai Commercials (grosse mutlinazionali) che proteggono i loro scambi commerciali dalle fluttuazioni dell’EuroDollaro, acquistando contratti short o long.

Stiamo ovviamente parlando di molti Milioni di Dollari e l’unica controparte che ha la capacità di denaro tale da poter soddisfare sufficientemente la richiesta, sono per l’appunto i famigerati Large Traders. Secondo Daniele Repossi, i Large Traders hanno più interesse dei Commercials a far scadere i propri contratti acquisiti, nella direzione in cui sono più esposti.

"Il corriere espresso Bartolini rientra nella categoria dei Commercial – ci spiega – il quale ogni giorno mette in strada 100 mila camion, quindi farebbe bene a proteggersi dall’aumento dei costi dei pedaggi autostradali e dagli aumenti del costo del Gasolio.

"Se fossi in Bartolini io acquisterei le azioni di Autostrade SPA e andrei long sul Crude Oil (Future della commodity che permette di scambiare il petrolio, ndr), in questo modo se il costo del gasolio dovesse arrivare a 2 euro a litro, i miei costi aumenterebbero, ma li recupererei completamente dal Future e fra l’altro pagherei meno tasse. La stessa cosa vale per quelle multinazionali che commercializzano prodotti in tutto il mondo e che si devono proteggere dalle variazioni dell’eurodollaro.

Il core business di Bartolini però è quello di fare spedizioni, mentre quello della sua ipotetica controparte (cioè delle Banche che continuando l’esempio di Repossi avrebbero venduto allo scoperto le azioni di Autostrade SPA a Bartolini SPA), è quello di speculare dai mercati finanziari.

Quindi secondo l’inventore di questo indicatore, i Large Traders sarebbero capaci di manipolare l’opinione pubblica intervenendo sulle notizie economiche, ritardandole, gonfiandole o addirittura falsandole, a favore della direzione dei loro investimenti.

"Mi rendo conto che potrei venire etichettato come un complottista, ma grazie a questo indicatore è ormai sotto gli occhi di tutti che, settimane prima l’annuncio di certe notizie, i Large Traders posizionano i loro capitali a favore dei trend futuri."

http://www.wallstreetitalia.com/article ... rcati.aspx



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LE AREE VALUTARIE OTTIMALI E IL FALLIMENTO DELL’EURO

Quando i politici di turno cominceranno a dare ascolto ai veri economisti e non essere servilmente servili a banche e multinazionali forse cominceremo a vedere reali situazioni di benessere collettivo.

Tutti gli economisti non venduti al regime bancario o a qualche corporationssi sono da principio espressi contro la nascita dell’euro-zona, ritenendola da subito quel che adesso è sotto gli occhi di tutti: un progetto fallimentare; ovviamente i loro moniti sono stati e restano inascoltati.
Già venti anni fa si poteva ascoltare la cronaca di un fallimento annunciato, leggendo le considerazioni dell’economista keynesiano Wynne Godley, collaboratore del Tesoro del Regno Unito, il quale individuò i problemi nella costruzione dell’Unione Monetaria a partire dal Trattato di Maastricht, dicendo che in assenza una banca centrale pubblica, di un fisco e di un welfare federali, di trasferimenti tra regioni, si arriverà inevitabilmente alla rottura dell’Unione monetaria, appena uno dei suoi membri si troverà in forti difficoltà per qualsiasi motivo.

Eppure bastava intuirlo da piccole cose che l’euro sarebbe stato un fallimento totale, appigliandosi alla già nota teoria delle “aree valutarie ottimali” (A.V.O.), teoria nata nel 1961 dagli studi dell’economista canadese Robert Mundell, il quale elencò le condizioni necessarie affinché due o più paesi potessero adottare con successo la stessa moneta:
- flessibilità di prezzi e salari;
- mobilità interregionale di lavoro e capitale;
- grado di apertura dell’economia;
- integrazione fiscale;
- convergenza dei tassi di inflazione;

Come potevano Paesi diversi tra loro per lingua, cultura, moneta, imposte, giurisprudenza, livelli inflazionistici, produttività, livelli occupazionali ed altro integrarsi agevolmente in una comunità economica, senza che qualcuno non ci rimettesse le penne?

Secondo quale criterio logico due o più Paesi, come Italia, Grecia, Spagna, potevano pensare di convivere agevolemente in un’aerea economica come “eurolandia” senza possedere nemmeno uno dei requisiti descritti nella teoria dell’A.V.O.?

Gli europeisti hanno pensato (sperato) di poter risolvere gli shock asimmetrici attraverso riforme e trattati sul piano internazionale.
In assenza di sovranità monetaria era ed è impossibile svalutare la moneta, per cui per cercare di risolvere i problemi non si è fatto altro che cercare di sottoscrivere riforme che avrebbero reso i mercati del lavoro sufficientemente flessibili, a discapito di salari e regalando un avvenire incerto ai lavoratori.

Del resto si persevera a ricercare il benessere economico e l’aumento della produzione nel mercato del lavoro, quando invece è risaputo che il PIL aumenta attraverso mosse ben precise fatte nel mercato dei beni, finanziando la spesa pubblica, abbassando la pressione fiscale, svalutando la moneta e, quindi, riattivando i consumi; in sintesi, attraverso la sovranità monetaria e una politica monetaria espansiva, tutte strategie queste impossibili da realizzare in un regime di moneta unica e con le enormi difficoltà e disparità tra gli Stati membri dell’Ue.

A cosa è servito, quindi, l’euro?

L’euro è da considerare sotto due aspetti: è stato un progetto fallimentare qualora il suo intento fosse stato quello di ottenere il benessere socio-economico tra i Paese aderenti; è stato un progetto ben realizzato qualora la mission dell’oligarchia bancaria sia stata quella di privare gli Stati di pezzi di sovranità ed assoggettarli maggiormente al diktat dei mercati finanziari, poiché i Paesi membri di un’unione monetaria emettono titoli di debito in una valuta su cui non hanno alcun controllo, con la conseguenza che i mercati finanziari detengano il potere di condurre al default questi Paesi.

Ci sono strumenti e teorie economiche che sono più precise di un’incisione laser, ignorarle significa agire al fine di soddisfare interessi privatistici e svendere contemporaneamente la vita milioni di esseri umani e non ritengo che, specialmente nell’ultimo caso, si possa mai perdonare l’operato di chi ci sta governando ormai da troppo tempo.

Salvatore Tamburro

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... -delleuro/



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MessaggioInviato: 08/07/2013, 22:18 
Il fallimento dell'euro. Sulle cui ceneri potrebbe sorgere la moneta unica mondiale. Offriremmo alle banche e ai private equity di loro emanazione un potere pressoché infinito...

La presentazione della moneta unica mondiale all’Expo 2015 di Milano

Sandro Sassoli, prendete nota di questo nome perché probabilmente è destinato a passare alla storia. E’ un italiano già molto famoso nel mondo grazie alle sue ricerche e proposte per l’introduzione di una moneta unica mondiale, la United Future World Currency. Si parla ormai da tempo di una moneta globale che vada a sostituire le attuali 240 diverse valute. Da un lato la sfida si presenta molto ardua. Dall’altro è innegabile che si tratti ormai una necessità: una moneta unica è indispensabile in un mondo sempre più globalizzato.

E pare che i tempi siano maturi. Ormai la chiedono le banche e le più importanti istituzioni finanziarie del mondo per evitare i deprezzamenti pilotati della moneta da parte di alcuni Paesi – una delle più comuni forme di protezionismo per spingere sulle esportazioni.

I lavori vanno avanti da molti anni: un prototipo di moneta è stato presentato ai partecipanti del G8 dello scorso anno a l’Aquila. Il prossimo appuntamento per la moneta globale sarà probabilmente l’Expo di Milano del 2015. I progetti che sono in corso seguono due direttive: una moneta fatta con metalli riciclabili e una moneta intelligente, contenente dei microchip di nuova generazione. I microchip consentiranno un alto livello di protezione contro le contraffazioni e saranno in grado di comunicare con i telefoni cellulari e ricevere input.

http://www.solofinanza.it/02112010/la-p ... ilano/3924

Tutti i nostri incubi si stanno trasformando in realtà...

[:(]



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MessaggioInviato: 15/09/2013, 11:21 
A 5 ANNI DAL CRACK LEHMAN BROTHERS I BANKSTER CONTINUANO A VENDERE TITOLI TOSSICI E CREARE DERIVATI OTC (OVER THE COUNTER) PER 630.000 MLD DI DOLLARI

Non ci crederete, ma, a cinque anni esatti dal crack della Lehman Brothers (14 settembre 2008, la banca degli scatoloni nell’immaginario collettivo) nel dissesto tra i più gravi della storia economica mondiale e che colpì anche molti risparmiatori italiani ai quali erano stati venduti circa 6 miliardi di obbligazioni dei 35,4 miliardi di euro emessi dalla compagnia olandese “Lehman Brothers Treasury”, i risarcimenti a rate (che arriveranno a coprire circa 22 centesimi su ogni euro investito) languono, le banche continuano a piazzare titoli tossici ed a creare denaro dal nulla con derivati OTC (fuori dai mercati regolamentati) per 630.000 miliardi di dollari, i banchieri a piede libero a fare vite da nababbi, le autorità vigilanti (Consob-Bankitalia), a dormire sonni tranquilli. (Opi)

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MessaggioInviato: 26/11/2013, 13:34 
Vengo a sottoporre alla vostra attenzione in questo thread il seguente articolo in quanto ritengo ciò che vi viene raccontato uno dei sistemi più subdoli, maligni ed efficaci, di controllo e condizionamento della popolazione, della società e dell'economia.

E soprattutto di come il sistema si alimenti dei nostri comportamenti e modi di vivere che ormai hanno superato il limite dell'umana concezione.

Osserverete come, ancora una volta, la responsabilità sia ancora una volta da riconoscere nei nostri comportamenti, laddove accettiamo, e a volte esaltiamo, situazioni che dovremmo invece condannare in nome dei principi e dei valori fondamentali della vita.

E vi assicuro che, seppur l'articolo si riferisca al mondo della finanza, tali modus operandi sono diffusi in tutti i settori (esperienza ahimè diretta)

Lavori nella finanza? Rinuncia alla vita privata
di Chiara Albanese

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Il duro stile di vita imposto ai giovani che dopo la laurea entrano nel dorato ma ultra-competititvo mondo della finanza, tornato nel mirino dei critici la scorsa estate dopo la morte improvvisa a 21 anni di uno stagista di Bank of America Merrill Lynch a Londra, non risparmia i professionisti in erba italiani.

Aspiranti avvocati d’affari, analisti delle banche di investimento e stagisti delle società di revisione. Nessuno è escluso dalle tradizionali nottate in ufficio che rappresentano in parte una necessità ma in parte uno status symbol per chi lavora in questo settore. All’estero come in Italia.

Maria (nome non reale), 28 anni, lavora per KPMG a Milano, una società di consulenza attiva nel settore finanza, legale e revisione, e in particolare collabora con un gruppo di lavoro che si occupa di sanità. Le giornate tipo si dividono in buone e cattive. In quelle buone, si entra alle 9 e si va avanti fino alle 8 di sera, tra attività di ricerca a incontri con i clienti.

“Abbastanza spesso ci sono anche giornate no e allora capita che si rimanga in ufficio sino alle 22 e che si venga al lavoro anche sabato e domenica,” racconta Maria. Poi ci sono le trasferte presso i clienti principali, il Ministero della Sanità a Roma e le Regioni in Piano di Rientro. Partenza alle 7, orario di ritorno spesso imprevedibile. Un lavoro di questo tipo offre ottime opportunità di sviluppo personale e professionale, ma “la vita privata è costantemente messa alla prova“, la giovane consulente conferma.

“Una mia collega, fresca sposina, è già sull’orlo del divorzio dopo aver dovuto rinunciare al teatro giovedì sera, a una cena con gli amici venerdì per la quale il marito aveva già cucinato e all’intera giornata di sabato per lavorare.” Ogni contro, ha i suoi pro. Ecco allora che a fronte di un maggiore impegno professionale richiesto, i datori di lavoro offrono maggiori garanzie che uno stage o un contratto temporaneo vengano convertiti in un’offerta permanente.

Maria ha iniziato lo stage in KPMG nel febbraio 2011 e dopo sei mesi è stata assunta in apprendistato. Un anno dopo, è una dipendente a tempo indeterminato. ”La differenza tra stage ed assunzione vera e propria non c’è mai stata se non economicamente. Una delle cose buone è la serietà nel processo di assunzione. Lo stage è ben retribuito (800 euro al mese) ed è sempre finalizzato all’assunzione. Ti mettono sin dal primo giorno in campo come forza lavoro al 100% e la formazione la fai sul campo,” spiega.

Tanto che, ancora stagista, Maria ha seguito da sola un’analisi di mercato presentando personalmente i risultati al committente. ”Qualsiasi lavoro successivo a questo sembrerà una passeggiata in confronto”, conclude.

http://nuvola.corriere.it/2013/11/26/la ... -di-maria/

Cita:

... Tanto che, ancora stagista, Maria ha seguito da sola un’analisi di mercato presentando personalmente i risultati al committente. ”Qualsiasi lavoro successivo a questo sembrerà una passeggiata in confronto”, conclude...


Peccato che stagista (o in condizione similare), a 800€/mese quando va bene (o poco più dopo l'assunzione), Maria ci rimarrà fino a quando non avrà perso tutto il resto... [:(!]

Infatti quanti stagisti 'sopravvivono' e fanno carriera?

Citando Marx e una vecchia terminologia, ma sempre efficace, pensate a quanto surplus in questo caso il lavoratore in questione conferisce al 'padrone'.

E quando il lavoratore avrà perso tutto, relazioni personali, interessi, passioni, TEMPO, cosa gli rimarrà da godersi della vita?!

Nulla, solo il suo lavoro... e sarà schiavo per sempre, trascinando con sè, tutti coloro che non vorranno adattarsi a questo stile di vita 'arrivista' degno del peggior capitalismo/liberismo.

Un modo come un altro, estremante efficace, per controllare e condizionare la società anche ai livelli "alti", dopo aver schiacciato i ceti più "bassi" attraverso il peso della crisi economica.

Inoltre questi moderni 'giovani rampanti' sono, dal mio punto di vista (non si offendano) ancora più stupidi, perchè convinti di farlo per costruire il proprio futuro, quando invece, il futuro, se lo stanno distruggendo.

Al confronto i poveracci sono più svegli, poichè maggiormente consapevoli del fatto che per loro il futuro... è già perduto!

Per questo condivido ciò che diceva Orwell in 1984, ovvero che la speranza va riposta nei prolet.

[V]



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MessaggioInviato: 12/12/2013, 23:47 
Nonostante le dichiarazioni di Draghi presso la banca centrale europea e i recenti tagli del tasso di interesse, l'euribor, dopo moltissimi mesi in cui si attestava a livelli bassissimi, sta registrando un anomalo e imprevisto trend in controtendenza al rialzo.

Dalla tabella giornaliera che possiamo osservare al link sottostante osserviamo come il tasso a 1M rimasto stabile tra 0,11 e 0,13 fin da Gennaio 2013 (e anche da molto prima) sia passato a 0,22 nel giro di tre settimane e tende ancora a salire

http://www.euribor.it/index.php?IDC=3

Questo, lo ripeto, nonostante le dichiarazioni ufficiali di Draghi

Cita:
LA BCE TAGLIA I TASSI PORTANDOLI ALLO 0,25%. E' IL MINIMO STORICO
GIOVEDÍ, 07 NOVEMBRE 2013

La Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse da 0,50% a 0,25%. Si tratta di un nuovo minimo storico per il tasso di riferimento dell’Eurozona da quando esiste l’euro. La decisione è stata presa, come ha affermato il Presidente della BCE Mario Draghi, per contrastare la frenata dell’inflazione ed evitare il rischio di deflazione e non si escludono ulteriori ribassi in futuro.

Secondo alcuni esperti il taglio dei tassi avrà “un basso effetto sull’economia”. Differente la dichiarazione del Presidente del Consiglio Enrico Letta, che considera la decisione della Banca Centrale Europea una buona notizia per la ripresa economica.

http://www.euribor.it/news127.html



Cosa sta succedendo nelle stanze dei bottoni dell'alta finanza?! C'è da preoccuparsi?!

[8)]



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MessaggioInviato: 13/12/2013, 00:42 
Sto sentendo ora che dal I gennaio il governo ha fatto u patto con ABI per garantire il 50% mediante la cassa depositi e prestiti per i nuovi mutui per la ristrutturazione delle case.
Si apprestano a gonfiare una nuova bolla speculativa per drenare i soldi contestualente dalle tasche degli italiani e dalla cassa depositi e prestiti? ^_^



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MessaggioInviato: 13/12/2013, 07:42 
stanno preparando qualcosa sicuramente... Bisogna tenere d'occhio i principali indicatori finanziari.

In special modo il tasso di cambio dell'euro che, nonostante le voci di dissenso in europa che chiedono la dissoluzione dell'eurozona, non risente di particolari oscillazioni.

Non vorrei che, per fare sopravvivere il loro 'capolavoro' si inventassero qualcosa di brutto...



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MessaggioInviato: 31/12/2013, 11:56 
Anche se non sono d'accordo con tutto quello che dice Ciarrocca riporto il seguente articolo poiché identifica nelle banche e nel sistema bancario il difetto di fondo dell'intero "Sistema"... e su questo non posso che essere d'accordo.

Ecco perchè il 2014 comincia male: siamo rovinati dai banksters
Intervista a cura di Claudio Campagnolo

Una società ingiusta, quella che salva le banche e affossa i propri cittadini. Intervista a Luca Ciarrocca di Claudio Campagnolo.

L'intervista che segue è stata pubblicata da Uno Magazine. Nota: poichè si tratta di un'intervista telefonica, il testo ha un tono colloquiale.

PADOVA (WSI) - Banksters è un neologismo tratto dalle parole bankers e gangsters ed indica la razza "vil e dannata" responsabile dell’attuale crisi epocale. Il libro che presentiamo ("I padroni del mondo", Chiarelettere) stampato già in 3 edizioni, punta il dito proprio contro queste poche migliaia di individui, estremamente potenti, che decidono le sorti di milioni di persone in tutto il mondo. Il testo mette a nudo le responsabilità ma offre anche soluzioni.

Direttamente dal suo ufficio di New York, Luca Ciarrocca, direttore di Wall Street Italia, il noto sito economico, ci ha anticipato alcune interessanti riflessioni presenti nel suo libro oltre ad alcune considerazioni sull’attualità politica ed economica italiana.

Uno Magazine: Gli scenari che il suo libro dipinge sono gravi, soprattutto per l’Italia, nel suo testo, però, non mancano anche le soluzioni. Ce ne può indicare una?

Luca Ciarrocca «Le soluzioni sono di due tipi. Una riguarda l’Italia, in particolare, e l’altra invece è di lungo periodo e riguarda non solo il nostro Paese ma tutti i paesi che hanno un particolare sistema bancario e finanziario. Vediamole per gradi. Per quanto riguarda l’Italia la soluzione prospettata, dopo aver sentito una serie di economisti di varia estrazione, vorrei evidenziare a tale proposito che io sono un giornalista e non un economista, è una soluzione che prenda di petto la questione del debito pubblico, perché questo è il vero macigno ed è il rischio sistemico per l’Italia, per l’Europa e per il capitalismo globale. Purtroppo non viene affrontato».

UM: Perché nessuno lo fa?

Luca Ciarrocca «Perché è un problema intrattabile, il classico "gorilla da 900 libbre", come dicono gli americani. Il debito pubblico italiano è di oltre 2 trilioni di euro, quindi duemila e passa miliardi di euro, di fatto è un debito tale che l’Italia, come le banche di cui parlo nel mio libro, è troppo grande per fallire. Non cala, nonostante la recessione pesantissima in cui si trova il Paese negli ultimi due anni, il debito ha continuato a salire, il che è abbastanza grottesco. E' un meccanismo perverso una specie di spirale che si avvita su se stessa, perchè gli interessi che noi paghiamo sul debito sono, lo dico nel libro, ed è stato poi confermato dalla Cannata che è il responsabile del Ministero del Tesoro per il debito pubblico, sono 85 miliardi l’anno a questo livello di tassi di interesse. Quindi in realtà noi dreniamo risorse immense che non vanno a dare ossigeno all’economia reale, alle famiglie, alle imprese, ma vanno semplicemente a pagare gli interessi sul debito pubblico che poi non cala ma continua a crescere».

UM: Un po’ come stare su una barca che affonda e ributtare a mare l’acqua con un cucchiaino...

Luca Ciarrocca «E' così, è una metafora ma è la verità. Infatti a me sorprende come non ci sia nessun leader politico, non ci sia nessuna voce che abbia l’autorità di concentrare tutti su questa questione che è drammatica ma vale quasi una dichiarazione di guerra, nel senso che non può essere trattata come fosse normale amministrazione».

UM: Lei prima accennava a due vie distinte per la soluzione del debito, una per l’Italia e una per l’Europa. Ci spiega meglio di che si tratta?

Luca Ciarrocca «Quella per l’Italia, per dirla brevemente, il consenso degli economisti che tratta questo argomento porta ad una risoluzione del debito pubblico con una ristrutturazione dello stesso e, quindi, con un’emissione di titoli che prenderebbero il posto di quelli attuali con diverse scadenze e tassi. Diciamo che le soluzioni dal punto di vista tecnico ci sono, dal punto di vista politico bisogna che ci sia un Governo forte e convinto che abbia l’autorità per imporre questo tipo di soluzioni che non sono facili. Per quanto riguarda l’altra soluzione, ed è quella affrontata negli ultimi due capitoli del libro, il 4° e il 5°, riguarda, in un arco di lungo periodo, le banche che, in quanto tali, ormai sono il vero problema dell’economia capitalistica. Bisogna pertanto agire per riformare il sistema bancario».

UM: A proposito di banche nel libro lei usa il termine "banksters" che significa?

Luca Ciarrocca «E' un neologismo che viene dalla fusione di banker e gangster, nel mondo finanziario non sono io il primo ad utilizzarlo ma, già nel luglio 2012, l’Economist ha dedicato una copertina ai "banksters": essi sono i veri responsabili della crisi. Come cittadini dovremmo essere scandalizzati del fatto che un gruppo, un’oligarchia di poche migliaia di persone sia non solo responsabile della crisi, non solo non ha fatto nulla per modificare i meccanismi perversi che hanno portato nel 2008 alla crisi di cui in Italia soffriamo gli effetti ancora oggi nel 2013, ma questi signori con l’aver superato la crisi indenni, addirittura sono più forti, sono più avidi, sono più arroganti di prima. Sembrerà un discorso populista ma non lo è, perchè le banche che sono state salvate a suon di trilioni di euro e di dollari, hanno assorbito questa enorme massa di denaro che, invece, a mio modesto parere avrebbe dovuto essere indirizzata all’economia reale alle famiglie e alle imprese. Quindi c’è una situazione assurda, di cui nessuno è veramente consapevole, in cui l’elite e l’oligarchia delle banche, che poi fa capo alle banche centrali, nel libro spiego cosa sono e cosa fanno le banche centrali, in primo luogo la Federal Reserve americana e la BCE europea, ebbene le banche che hanno creato la crisi, sono state poi salvate, mentre il resto della popolazione, centinaia di milioni di persone, continua a soffrire con alte tasse, crisi dei consumi, alta disoccupazione, calo del mercato immobiliare e con una prospettiva di impoverimento graduale della classe media che, invece, aveva goduto per tanti anni di un certo benessere».

UM: Lavoratori autonomi, professionisti e piccole imprese sono le principali vittime sacrificate sull’altare di questo drammatico mattatoio economico in corso. Cosa può o deve fare la classe media per salvarsi?

Luca Ciarrocca «Purtroppo la classe media in questo momento è messa in un angolo e non ha alcun potere se non quello di votare nel momento in cui ci sono le elezioni. Purtroppo il meccanismo è così deformato che, quelli che vengono chiamati i poteri forti, in realtà l’oligarchia delle banche e dei governi, hanno un potere straordinario. Nel libro io lo definisco, addirittura, una dittatura soft, perché non è una dittatura che mette in prigione, manda in Siberia, nel Gulag come accadeva in Unione Sovietica e in parte come succede tutt’ora in Cina, dove chi sgarra finisce alla pena capitale o finisce in galera, è una dittatura soft in cui la classe media, soprattutto per via della manipolazione dei media e dell’informazione, ha pochissimo potere. Quindi è in balia di decisioni che vengono prese da pochissime persone. E molto amaro riconoscere che questi poteri hanno un immenso leverage, io la definisco Spectre, dai vecchi film di James Bond, in cui la democrazia è in realtà un surrogato di democrazia».

UM: Quali potrebbero essere nei prossimi anni gli "attori" di una una eventuale risalita economica del nostro Paese?

Luca Ciarrocca «Io credo che la questione di fondo sia politica, essenzialmente bisogna che l’Italia in quanto tale, o gli altri nostri partner in Europa facciano capire che il meccanismo così come è stato pensato, non funziona. Quello che ci vorrebbe è una riflessione, un mea culpa, come si diceva un tempo, un "ci siamo sbagliati però vogliamo fare A,B e C". Il fatto che non avvenga è abbastanza incredibile, non è possibile che l’Europa, in cui tutti in effetti abbiamo creduto, sia ridotta in questo momento a una mera gestione delle crisi, un’emergenza dietro l’altra e poi, lasciatemelo dire, ad una questione banalmente contabile. E' un peccato che non ci siano più quei valori alti, politici, sociali che sono sempre stati il motore della storia. Faccio un esempio banale, però efficace. Quando in qualsiasi Costituzione, tu analizzi le parole chiave scopri che sono libertà, uguaglianza, giustizia. Tu lasci un messaggio, mandi al popolo, a decine di milioni di persone un’idea di miglioramento, un’idea corale di visione del futuro. L’Europa adesso è, drammaticamente, schiacciata su questioni tristi, contabili, su tassi di interesse, debito, questioni che la gente neanche conosce o capisce. Se provate a fare un sondaggio e chiedete agli italiani cos’è il Fiscal Compact o l’ESM (European Stability Mechanism n.d.r.) che poi sarebbe il Fondo salva-Stati, probabilmente il 99% degli italiani non lo sa».

UM: Concordo, a malapena conosciamo lo "spread" nonostante ce l’abbiano propinato per mesi...

Luca Ciarrocca «Infatti, alla fine è diventato una specie di termine calcistico, per cui tutti erano consapevoli di cosa fosse. Ma, purtroppo, siamo in un Paese in cui, secondo un recente sondaggio, 6 italiani su 10 non sanno che cos’è il tasso di interesse, siamo quindi in una situazione di analfabetismo economico. Ed è drammatico che l’italiano medio sappia tutti gli schemi delle squadre di calcio, gli italiani sono tutti commissari tecnici, conoscono i termini, le regole di gioco, i nomi dei calciatori, le strategie eccetera e, invece, siamo totalmente analfabeti su questioni che ci toccano tutti da vicino. Quando robe come il fiscal compact o il Fondo salva-Stati entrano e vengono fatti passare per gli elementi cardinali, gli assi portanti, l’architrave della costruzione europea e tutto gioca sul salvataggio di Stati indebitati, sui titoli di Stato eccetera, insomma è veramente triste e raccapricciante come questa costruzione europea, che dovrebbe avere un respiro più ampio, si riduca ai quattrini che le banche hanno in tasca».

UM: In Italia si discute animatamente su un’eventuale uscita dall’Euro: sarebbe un auspicio o una tragedia per il nostro Paese?

Luca Ciarrocca «Credo che l’uscita dall’Euro sarebbe una follia, anche se circa il 20% degli italiani la vuole, secondo gli ultimi sondaggi. Ma è una follia. Uno perché tutta l’ultima generazione, penso ai miei nipoti, sono tutti nati con l’euro, quindi non sanno neanche cosa sia la lira; due, non è l’Euro il problema. I problemi sono il debito, la crescita, la corruzione, la disparità di approccio di un paese come la Germania, che è un Paese serio, che fa le sue scelte e le persegue e Paesi come l’Italia, la Spagna o la Grecia, la periferia, il sud dell’Europa che, invece, hanno per storia culturale, per natura e per quello che è successo negli ultimi vent’anni un approccio e una gestione della politica completamente diversa. Quindi uscire dall’Euro è in realtà lo slogan più populistico che possa venire lanciato in questo momento ma non avrebbe nessunissimo effetto positivo, perché non risolverebbe nessuno dei problemi che in questo momento noi abbiamo. Anzi dirò di più e questo l’ho scritto pure nel libro, secondo me sarebbe allora meglio, per assurdo, che uscisse la Germania dall’euro e tornasse al marco e che tutti gli altri Paesi rimanessero nell’area Euro. Questo forse sarebbe, pur essendo una provocazione, uno scenario più praticabile. Se tornassimo alla Lira sarebbe una roba tra il medievale il populistico ed il superficiale, anche se ci sono in questo momento tanti economisti, che hanno anche una certa visibilità, che perseguono questo tipo di politica».

UM: Secondo lei, alle famose soluzioni per uscire dalla crisi ci si arriverà con un processo democratico o sulla spinta di una forte ribellione popolare?

Luca Ciarrocca «Io credo che la ribellione popolare sia assolutamente da mettere in conto, perché siamo di fronte a una serie di fenomeni che corrispondono ad una devastazione del tessuto di un Paese come l’Italia, piuttosto che la Grecia o la Spagna. Non sembra, perché non ci viene raccontato in questi termini, ma gli effetti sono così terribili e così devastanti che soltanto una guerra, in altri tempi, avrebbe potuto provocare lo stesso tipo di terremoto, è davvero epocale. Un fatto come la disoccupazione giovanile al 40%, solamente un numero come questo, in America siamo al 7%, significa che nessuno lavorerà più nella prossima generazione perché non c’è lavoro. Capite che con questi dati tutto il resto, le alchimie politiche, la forma di Governo, le polemiche sulla giustizia, la legge elettorale eccetera, diventano un banale esercizio della politica che parla a se stessa ed è solo autoreferenziale. Se ci fossero dei leader come c’erano in passato, che avevano visione, carattere, personalità, l’ombra lunga di chi si staglia rispetto alla mediocrità quotidiana, non si dovrebbe far altro che parlare di questi temi, cioè della disoccupazione, della mancanza di lavoro, del debito. Nel libro io lo racconto, i numeri sono quelli che si erano visti nella seconda guerra mondiale, siamo di fronte ad una devastazione sociale immensa, per cui a me fa rabbia che un Ministro come Saccomanni, Ministro del Tesoro, ogni giorno dica la crisi è finita, che presto le cose miglioreranno. Io capisco che non si debba essere pessimisti, ma preferirei avere un leader che dica "signori la situazione è questa, questa e questa, dovremo impegnarci per i prossimi due, tre anni". Ma non con questo finto ottimismo che fa sì che alla popolazione gli si fa credere che il mese prossimo la situazione migliorerà. Ma non è così».

UM: A proposito dei leader che mancano, secondo lei Renzi potrebbe incarnare la figura di questo politico assente?

Luca Ciarrocca «Renzi ha il vantaggio di aver scombussolato ed aver rottamato la vecchia guardia, il fatto che D’Alema sia stato sconfitto è abbastanza clamoroso. La sua squadra poi è formata da 7 donne 5 uomini, l’età media è 35 anni, insomma c’è tutta una serie di fattori positivi che fanno di Renzi un potenziale leader. Però va messo alla prova, bisogna che Renzi sia anche meno televisivo e più operativo. Che smetta di dire tutto e il contrario di tutto, a seconda di quelli che sono i sondaggi piuttosto che gli umori. Io gli dico ok, vediamo cosa sai fare, però con beneficio d’inventario, nel senso che non gli dò l'adesione, come del resto non poteva essere data, visto da destra, a Berlusconi, perché Berlusconi, in teoria, avrebbe potuto essere il Ronald Reagan o la Thatcher vent’anni fa e quindi introdurre quelle riforme tipiche del liberalismo e, comunque, della destra economica democratica pro libero mercato eccetera, invece, non lo ha fatto e ha pensato solo ai suoi interessi. Tornando a Renzi i segnali ci sono, ma una buona dose di scetticismo è d’obbligo, secondo me».

UM: E proprio al Ministro Saccomanni, da lei citato, su quale leva dovrebbe agire da subito, per dare un segnale concreto di cambiamento?

Luca Ciarrocca «Io darei proprio quello che si chiamava un tempo l’esempio. Il ministro Saccomanni è un esempio negativo. Se posso essere provocatore direi che l’Italia ha bisogno di un Papa Francesco così come la Chiesa si è trovata un Papa che è fantastico, perché cattolico o non cattolico che uno sia, si capisce che l’uomo ha un potere di convinzione immenso perché è autentico, trasparente, crede in quel che dice e fa. Nel modo di esplicitare, nel modo di agire, diciamo che l’azione e il pensiero sono coordinati. Quindi di un uomo come Papa Francesco tu ti fidi, sei motivato, lo segui. Mentre con Ratzinger questo non accadeva, perché era un teorico, però non aveva l’umanità e passione sincera che Papa Francesco ha. Per quale motivo l’Italia non trova un leader politico che abbia le caratteristiche di Papa Francesco? Questa è la mia provocazione e la dico da ex cattolico (da molti anni sono un laico), però sono questi personaggi che ti fanno dire "finalmente qualcuno che ti fa ribollire dentro", ti accende e ti fa pensare che c’è una coerenza fra la visione e l’azione, tra il pensiero e la parola. Ma alla fine è il carattere che conta, allora i politici che noi italiani vediamo e giudichiamo non convincono, vincono le elezioni ma non convincono, si è detto di Renzi ma anche di tutti gli altri politici, Grillo pure potrebbe essere passato alla storia perché, in effetti, ha mandato in parlamento 160 nuovi deputati e senatori ma...»

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Uno Magazine - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... sters.aspx



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La Banca per i Regolamenti Internazionali
Tratto dal libro:“Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia”

Inserire questa istituzione, classico ferro di lancia della Sinarchia europea, nella rete delle società riserbate angloamericane può suonare atipico, ma è una collocazione giustificata dal suo ruolo e dalla presenza sempre più incisiva di figure eminenti del mondialismo anglosassone nel suo direttivo.

Carroll Quigley, testimone eminente “dall’interno” del funzionamento del “Sistema”, introduce la Banca per i Regolamenti Internazionali con queste parole:

"(Dopo la prima guerra mondiale) i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo remoto, di creare nientemeno che un sistema mondiale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l'economia mondiale. Questo sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo, che agivano di concerto grazie ad accordi segreti ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private. Il vertice del sistema doveva essere la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali (corporations).

Ciascuna banca centrale, nelle mani di uomini come Montagu Norman della Banca d'Inghilterra (della Pilgrims' Society), Benjamin Strong (segretario della Pilgrim’s) della Federal Reserve di New York, Charles Rist della Banca di Francia e Hjalmar Schacht della Reichsbank, cercavano di dominare i loro governi grazie alla loro capacità di controllo dei prestiti del Tesoro, di manipolare gli scambi con l'estero, di influenzare il livello dell'attività economica del paese e acquisire politici disposti a cooperare nel mondo degli affari dietro compensi economici".

"[ ... ] La B.I .S., in quanto istituzione privata, era proprietà di sette direttori di altrettante banche centrali e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo [ ... ]. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici e politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo [ ... ].

La B.I .S. è generalmente considerata il vertice della struttura del capitalismo finanziario, le cui remote origini risalgono alla creazione della Banca d'Inghilterra nel 1694 e della Banca di Francia nel 1803"

Il Washington Post del 28 giugno 1998 (pag. H 01) dedicava a questa straordinaria istituzione un articolo intitolato: "Uomini chiave controllano il flusso mondiale del denaro". Riportiamo di seguito qualche stralcio.

"Dieci volte l'anno i baroni finanziari che controllano i flussi monetari mondiali si raccolgono a cena sulle rive del Reno in conversazioni segrete in grado di mutare il corso dell'economia globale.
I 13 membri di questa cabala economica sono i governatori delle banche centrali delle 10 nazioni industrializzate, più la Svizzera. La voce più autorevole che echeggia nella sala è quella del presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan e, in sua assenza, quella della sua vice Alice Mitchell Rivlin (fra i direttori del C.F.R. dal 1989 al 1992). In virtù della loro potenza solo gli Stati Uniti dispongono di un secondo seggio, occupato da William J. McDonough, presidente della Federal Reserve Bank di New York. Il 13° rappresentante è il direttore generale della BIS Andrew Crockett, ex alto dirigente della Banca d'Inghilterra".

Prosegue il Washington Post:

"[ ... ] La BIS venne fondata nel 1930 per facilitare i pagamenti ai vincitori delle riparazioni dei danni di guerra conseguenti la prima guerra mondiale. Con gli anni essa è diventata la Banca centrale delle Banche centrali. Suo ruolo successivo è stato quello di stanza di compensazione per regolatori, fornendo supporto nella supervisione di banche commerciali, mercati degli scambi oltremare e protezione del sistema finanziario mondiale [ ... ]. Un altro fuggevole sguardo sul gruppo segreto ci è fornito da E. Gerald Corrigan, direttore della Goldman Sachs & Co.. Nella sua qualità di presidente della Fed di New York fra il 1984 e il 1993, Corrigan partecipò a ben 115 incontri mensili consecutivi alla BIS: intorno al tavolo - egli dice - “nessuno si serve di assistenti, agende, registrazioni e comunicati... vengono sviluppate relazioni personali meravigliose. Di conseguenza, quando qualcosa va storto, lavorare con queste persone diventa molto più facile per via della fiducia che si è instaurata nel corso delle frequenti cene riservate. Per conto mio questo aspetto costituisce il lato geniale dell'organizzazione".

[ ... ] Corrigan ricorda che il Basel Committee (organo propositivo interno creato nel 1974) non si muoveva (si trattava di fissare nuovi standard internazionali per i capitali) finché la Fed e la Banca d'Inghilterra non sollevavano a loro volta separatamente questioni simili [ ... ] Dal punto di vista storico la BIS è essenzialmente un'istituzione europea a partecipazione americana. Nel luglio 1994, comunque, sono stati aggiunti i direttori delle Banche centrali di Canada e Giappone. Più recentemente sono entrate altre nove nazioni non europee portando i membri a 41 [ ... ].
In quanto banca la BIS ha depositi per 112 miliardi di dollari, dei quali una parte in oro. I fondi sono investiti attraverso banche commerciali e assicurazioni [ ... ]. Il 16% delle quote della BIS sono in mano delle Banche centrali che vi fanno parte. Il resto è posseduto da privati.

"[ ... ] per il gruppo della BIS si prospettano due problemi tecnici: il primo di essi è come comportarsi con l'avvento della Banca Centrale europea che aprirà le porte alla creazione dell'euro per sostituire le valute di 11 paesi [ ... ]; ovviamente Willem F. Duisenberg, ex direttore della Banca d'Olanda, verrà aggiunto alla lista della cena di domenica [ ... ].

A Corrigan, evidentemente, in quel momento sfuggiva che Duisenberg era una delle persone con le quali, nel corso delle riunioni riservate della B.I.S., si erano "sviluppate relazioni personali meravigliose", avendo il personaggio governato la B.I .S. come presidente per tre anni, dal 1994 al 1997.

Il "problema tecnico" sollevato dal Washington Post poteva quindi vantaggiosamente trovare soluzione in casa: Duisenberg, infatti, nel 1998 diventava puntualmente presidente della Banca Europea.

Di passata merita segnalare che sia Duisenberg che Corrigan appartengono entrambi al Comitato direttore del Bilderberg.

Fin qui il Washington Post.

Le ****ro del 26 aprile 1994 pubblicava un articolo del premio Nobel per l'economia Maurice Allais da cui si apprendeva che:

“l’ordine di grandezza dei flussi finanziari non sarà mai troppo sottolineato. I flussi finanziari controllati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (ne era al tempo vicepresidente C.A. Ciampi, membro dei Circoli Bilderberg, ndR) ammontano a più di 1100 miliardi di dollari giornalieri, che corrisponde a circa 40 volte il livello di operazioni di trasferimento in transazioni commerciali attraverso il mondo".

Cifre da capogiro fondate in massima parte su denaro virtuale: Roland Leuschel, alto dirigente della banca belga del barone Lambert - i Lambert costituiscono il ramo belga dei Rothschild - in un'intervista rilasciata a L'Evénement du Jeudi, confermava l'esistenza di un mercato speculativo, in grado di spostare su scala planetaria, sulle tastiere dei computer, capitali immensi che nulla hanno a che vedere "con lo scambio di beni e servizi" del commercio classico.

“Dette somme sono in grado di sconvolgere dall’oggi al domani l’economia di una nazione, le borse internazionali, far saltare una banca, ecc. Questo mercato, non può essere controllato né dalle banche centrali, né dai governi”…

http://www.disinformazione.it/bis.htm



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MessaggioInviato: 18/01/2014, 22:11 
Il gioco è truccato...

Libor, manipolazione tassi interbancari già nota tre anni prima dello scandalo
Il caso dei manager bancari che modificavano il tasso di riferimento per prestiti, prodotti finanziari e mutui esplode nel 2012. Ma tre economisti ne avevano parlato in uno studio del 2009. Eccolo


Alla sua esplosione, nell’estate del 2012, furono in molti dai vertici delle principali istituzioni finanziarie e politiche mondiali, a gridare allo scandalo. Eppure il dubbio sulla manipolazione del tasso Libor circolava già da tempo tra le alte sfere dell’economia globale. Lo avevano messo nero su bianco tre economisti, uno dei quali in forze al Fondo Monetario Internazionale, nel dicembre del 2009.

Ufficialmente, però, tutto viene a galla nel giugno di tre anni dopo, quando la seconda banca inglese, Barclays, ammette le colpe dei suoi manager e paga 453 milioni di dollari alle autorità inglesi e americane per chiudere una causa civile nella quale veniva accusata di aver manipolato il tasso Libor (London interbank offered rate), cioè il tasso di riferimento che regola i prestiti interbancari, ma anche gli interessi relativi a molti prodotti finanziari, tra cui i mutui, principalmente in valute diverse dall’euro. Ovviamente a suo vantaggio. In breve diventa una delle più grandi inchieste nel settore finanziaro. Non solo perché le anomalie si allargano anche altri tassi come l’Euribor o il Tibor di Tokyo, ma perché si tratta di metri di paragone fondamentali.

Per chi paga il mutuo, ma soprattutto per la strategicità del Libor. Che è il benchmark per circa 800mila miliardi di dollari tra derivati, prodotti strutturati e prestiti a tasso variabile. Il meccanismo di determinazione del tasso è abbastanza artigianale. Prevede che un gruppo di banche (il numero può variare da un minimo di 6 a un massimo di 18) comunichi a Reuters – che agisce in qualità di agente della British Bankers’ Association – i tassi di interesse ai quali sono disposte a prendere a prestito fondi sul mercato interbancario.

I valori devono essere determinati dall’interazione domanda-offerta, ma possono anche essere delle stime. Ritoccare anche un solo punto significa spostare da una tasca all’altra miliardi in pochi secondi. Tant’è che la bomba non si è fermata lì. In breve tempo sono finite nel mirino numerose banche. E lo scorso dicembre la Commissione Ue ha accusato di cartello sei gruppi tra cui Rbs, Credit Agricole, Hsbc, Deutsche Bank e Jp Morgan. Ha appioppato loro multe per 1,7 miliardi di euro. Le Istituzioni si sono prodigate nel condannare e censurare tali comportamenti, cadendo ovviamente dal pero.

Eppure tre economisti, due della Bce e uno del Fondo Monetario Internazionale, pubblicando lo scorso dicembre uno studio su possibili indici alternativi non manipolabili, hanno chiaramente fatto capire il contrario. Cioè, che nessuno è caduto dalle nuvole. Non solo. Nel 2009 i tre, Vincent Brousseau, Alexandre Chailloux (al Fmi già dal 2005) e Alain Durré avevano già pubblicato un paper sui tassi interbancari scrivendo esplicitamente (LEGGI IL DOCUMENTO) di voci di manipolazione e distorsione del Libor.

“Il dibattito sulle possibili distorsioni nei tassi Libor / Euribor è stato alimentato da informazioni aneddotiche – si legge nello studio – provenienti da altri segmenti del mercato, come i tassi di interesse impliciti nei prezzi FX swap, o alcune indicazioni di prezzo raccolte da alcuni broker nel mercato di New York da parte della Federal Reserve” . Già l’anno prima altri due economisti citati nello stesso testo avevano per esempio “mostrato come i tassi sul dollaro derivanti da basis swap abbiano deviato sostanzialmente dal Libor durante i momenti di stress di liquidità”. Per Brousseau, Durrè (ancora all’università di Lille) e Chailloux il dibattito diventa uno stimolo per una serie di complesse analisti mirate a valutare andamenti statistici che possano dimostrare irregolarità nei tassi.

E concludono che dopo il crac Lehman Brothers qualcosa di profondamente anomalo (“deeply unusual“, nel testo) è successo, ma che il periodo di osservazione è troppo breve e l’argomento implica troppi fenomeni variabili per dare una risposta scientifica. In realtà ci avevano visto bene e ora cercano soluzioni. Già. A quasi due anni dallo scandalo e a cinque da quelle voci di distorsione e da quegli strani aneddoti. Impossibile non chiedersi perché ci siano voluti tre anni per far diventare il dibattito un’inchiesta. E, quindi, che cosa abbia fatto il Fondo Monetario Internazionale all’epoca nelle mani di Dominique Strauss-Kahn in questo lungo lasso di tempo. Certo non spetta agli economisti fare denunce, ma le segnalazioni a chi di competenza sì. Ma soprattutto quello che premerà di più al consumatore finale è sapere quanti miliardi in meno sarebbero stati movimentati fuori dalla regole, se il gioco fosse stato fermato con tre anni di anticipo. Il rischio, però, è che le risposte siano manipolabili come il Libor.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... lo/848355/

Ricordate che fine facevano i bari nel far-west?

[:(!]



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