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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 30/04/2015, 10:10 
ORA SI SCOPRE CHE LO STATO PAGA 3 MILIARDI L’ANNO DAL 2011 A BANCHIERI GANGSTER PER COLPA DI DERIVATI SBAGLIATI

“Tre miliardi di euro l’anno pagati alle banche di affari, non destano nessun allarme? Chi ha sbagliato a stipulare contratti capestro sulla pelle del Paese, degli esodati e dei giovani senza futuro per favorire le banche di affari – che col sistema collaudato di porte girevoli con il ministero dell’Economia, hanno ricambiato i favori – ed ingrassare i banchieri, deve andare a casa ripagando i danni e qualora non avesse tale sensibilità, deve essere immediatamente dimissionato dal capo del Governo”.

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E’ quanto affermano Elio Lannutti presiente di Adusbef e Rosario Trefiletti presidente di Federconsumatori. “E’ intollerabile parlare di 3 miliardi di euro l’anno sottratti alla fiscalità generale, come ha fatto oggi la responsabile del debito pubblico Maria Cannata in una intervista, come fossero bruscolini.

Si tratta – ha testualmente affermato in una intervista – di un costo di 3 miliardi circa l’ anno, cioè del 3,5 – 3,7% del costo complessivo della gestione del debito che è di circa 80 miliardi l’anno, ma ci rendiamo conto del danno? Ed è una spesa già prevista nelle proiezioni del Def!. Non ci sono allarmi da assecondare, non ci saranno né buchi né sorprese, ha detto! Come se 3 miliardi di euro l’anno buttati così fossero quattro monetine.

“Ed è scandaloso – evidenziano Lannutti e Trefiletti – che tali piccoli ed inamovibili oligarchi incollati alle poltrone possano tenere all’oscuro il Parlamento, che approva i pubblici bilanci con legittimi sospetti di falsità, sulla genesi dei contratti con banche e banchieri ‘amici’, costati nel quadriennio 2011-2014 ben 15,3 miliardi di euro (mentre altri Paesi come Francia, Belgio ed Irlanda, dai derivati hanno guadagnato almeno 5 miliardi di euro), negando la necessaria trasparenza ai rappresentanti del popolo italiano e dei cittadini consumatori, per presunte ‘informazioni sensibili volte ad evitare la speculazione sui nostri titoli’, senza invocare un segreto di Stato”.

Ora, Adusbef e Federconsumatori in una lettera indirizzata al Capo del Governo, chiedono “di conoscere i dirigenti del Tesoro che si sono assunti la responsabilità di stipulare contratti capestro con le banche di affari per 160 miliardi di euro, in controtendenza con le tutte stime ed analoghe concordanti previsioni economiche sulla discesa dei tassi, con perdite potenziali (mark-to-market) negativo per almeno 42 miliardi di euro, quali convenienze abbia avuto il Paese da tali scelte dannose e scellerate”, chiedendo “l’adozione di misure urgenti verso tutti quei responsabili, che non possono continuare a farla franca, dopo aver prodotto danni enormi all’erario ed ai tartassati consumatori- contribuenti”.

“I consumatori e le famiglie strangolati dalla crisi sistemica prodotta dai banchieri, vessati e perseguitati dal fisco e da una pressione fiscale insostenibile, oltre a pretendere che i pubblici dirigenti che sbagliano vengano cacciati, oltre al diritto sacrosanto ad essere informati, invocano la necessaria trasparenza su contratti capestro stipulati con le banche di affari per pagare i lauti pasti dei banchieri, la cui segretezza propria delle cosche e delle attività criminali, confligge con il dovere di conoscenza e legalità” concludono Lannutti e Trefiletti.

http://www.sapereeundovere.it/ora-si-sc ... tato-paga/


La prima repubblica fu spazzata via per meno...

[:292]



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 15/07/2015, 16:03 
GLI ALGORITMI LEGGONO LE NEWS DI MERCATO? SI'. PT.7 CON BREVE DIGRESSIONE SUL MONDO DEL RISCHIO FINANZIARIO, DELLA QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO E DELLE OPPORTUNITA' DI INVESTIMENTO

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Qualcuno di voi, mi ha chiesto se l'impiego di algoritmi ed elaboratori elimini la componente del rischio dall'attività di trading e/o gestione -in ottica di investimento- di uno o più assets (portafoglio): la risposta è, ovviamente, no. Anzi, colgo questa opportunità per spendere due parole a tal proposito. Operare su di un solo asset, significa chiedersi quanto sia rischioso e quanto possa rendere; operare su di un portafoglio significa chiedersi quanto e come i rischi e/o le performance degli strumenti finanziari ivi presenti interagiscano tra loro; operare su più portafogli, significa chiedersi come e quanto i rischi e/o le performance di ciascuno di essi siano correlati.

In un contesto quale quello attuale, connotato dalla dedizione delle Banche Centrali di mezzo mondo all'uso spregiudicato dell' easing monetario nella forma combinata di QE+ZIRP e da ingravescenti tensioni geopolitiche, ritengo -sommessamente-che solo i retail e/o istituzionali che non si siano discostati dai sani, prudenti e sempre validi principi del risk management in questi anni di euforia finanziaria e liquidità regalata, riusciranno a portare a termine, con piena soddisfazione, il proprio cammino verso il “profitto”.

Chi, viceversa, ha deciso di operare sui mercati come nei casinò, abbraccerà una fine che non si discosterà di molto da quella sperimentata dalla Barings Bank nel 1995, dall'Allied Irish Bank nel 2002, da Société Générale nel 2007, da UBS nel 2011, da Citigroup, Merril Lynch e Lehman Brothers e Goldman Sachs nello shock dei mutui subprime (clicca qui), da MPS negli ultimi anni e via discorrendo.

Scegliere su cosa investire, vuol dire scegliere una data combinazione tra rischio e rendimento, tra le tante offerteci dall'industria delle finanza. Bisogna, però, prestare attenzione ad un aspetto: quello che noi eleggiamo, non è una combinazione tra rischio e rendimento effettivo, ma qualcosa di molto più aleatorio, vale a dire una combinazione tra rischio e rendimento atteso. Quindi, all'atto dell'investimento noi entriamo in contatto con due variabili: rischio e rendimento e più precisamente rischio e valore atteso della variabile rendimento. Il valore atteso della variabile rendimento è pari al suo valore medio; più correttamente, il rendimento atteso è pari ad una media ponderata dei rendimenti, in cui i fattori di ponderazione sono costituiti dalle probabilità che quel dato rendimento si verifichi.

Capiamo bene che, per poter calcolare il rendimento atteso di un titolo, sarebbe particolarmente utile costruire una piccola tabella con i vari tassi di rendimento attesi e relativa indicazione delle probabilità che questi si traducano in effettivi. E da dove ricaviamo i tassi di rendimento attesi e la stima delle relative probabilità? Dall'analisi di datasets storici (consigliato) o dall'esperienza soggettiva (meno consigliato). Proviamo a fare un esempio.

Immaginiamo di disporre € 1.000.000,00 e di volerli investire in un solo titolo (scelta poco prudente, ma che contempliamo al fine di costruire il caso voluto).

Questo milioncino, potremmo metterlo su di un titolo di stato tedesco ad un anno, oppure su di un titolo azionario, detenuto in portafoglio per un anno. Immaginiamo che il titolo di stato garantisca, al 31/12, un rendimento pari al 3% (condizione altamente irrealistica allo stato attuale ma che serve solo per comprendere meglio il tutto). Il rischio di mancata corresponsione di questo 3% è pari a 0, essendo la Germania un solido debitore e non essendo previsti eventi di default entro un anno. Se il rischio di mancata corresponsione è pari allo 0%, significa che la probabilità che quel rendimento sia corrisposto è pari al 100%.

Viceversa, dall'analisi dell'andamento ad un anno del titolo azionario, possiamo rilevare come questo, mediamente, ricadi tra il -10%, il -5%, il +5%, il +8%, il +15%, rispettivamente, con una probabilità dello 0,06, dello 0,20, dello 0,40, dello 0,28, dello 0,02. Il rendimento atteso dell'azione, sara dunque = 0,06 X (-10%) + 0,20 X (-5%) + 0,40 X 5% + 0,28 X 8% + 0,02 X 15% = 2,94%.

A questo punto possiamo scegliere. Qualora decidessimo di investire sul titolo tedesco, sapremmo di operare su di un titolo con rendimento atteso, che in virtù del rischio pari a zero, corrisponde ad uno effettivo del 3%; qualora decidessimo di investire in azioni, con rischio maggiore, sapremmo di operare su di un titolo con rendimento atteso pari a 2,94%.

Se le cose dovessero andar bene, l'azione potrà rendere anche il 15%, ma se dovessero andar male, subiremmo una perdita del 10%. Quindi, un investitore prudente, visto il trade-off tra rischio e rendimento atteso, non ci penserebbe due volte ad investire sul titolo di stato tedesco. Ma come si misura la rischiosità di un titolo? In genere viene espressa come deviazione standard del tasso di rendimento ad un anno. Avendo poco sopra imparato a calcolare il rendimento atteso ER (Expected Return), possiamo scrivere anche la formula della deviazione standard.

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Nel caso in cui avessimo un mini-portafoglio costituito da 2 soli titoli, aventi rispettivamente rendimento pari ad R1 ed a R2, il tasso di rendimento complessivo sarebbe pari ad una quota del primo titolo Q1 e per la restante quota Q2 = 1 – Q1 dal secondo titolo. Quindi, il tasso di rendimento dell' investimento, in un portafoglio formato da due soli titoli sarebbe pari a Q1R1+Q2R2. Il rendimento atteso del portafoglio up sarà dunque pari a µp= Q1µ1 + Q2µ2 , laddove µ1 e µ2 rappresentano i valori attesi dei tassi di rendimento dei due titoli. Disponendo dei tassi di rendimento attesi dei due titoli, possiamo ricavarne la deviazione standard come sopra illustrato. Una volta ricavata la deviazione standard (indicata con la lettera “sigma” σ) dei tassi di rendimento dei due titoli e dato il coefficiente di correlazione p, possiamo calcolare la deviazione standard del tasso di rendimento del portafoglio costituito da soli due titoli e quindi, la sua rischiosità.

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Chiusa questa parentesi, sicuramente noiosa per i più, torniamo agli algoritmi. La conversione delle informazioni testuali contenute nelle news in indicatori numerici, facilita i sistemi computer-based a reagire alle releases. Detta conversione da testuale a numerico, è abbastanza semplice per dati esprimibili per loro natura in cifre, quindi per i macroeconomici e per quelli relativi agli utili aziendali; tuttavia tramite il sistema del tagging e grazie alla costante digitalizzazione dell'infomazione, qualsiasi news è oggi interpretabile dagli elaboratori.

Lo sviluppo tecnologico al quale siamo giunti, consente di elaborare veri e propri news indicators, presupposti tanto della semplice analisi di singoli articoli, quanto di quella più complessa sentiment based. Essi, possono altresì essere impiegati per quantificare la differenza tra il consensus stimato e gli annunci attuali (i cosiddetti surprises indexes). Anche il solo news flow, rappresenta un valido trading indicator.

Già il solo volume di news inerenti una data questione, può essere utilizzato come indicatore dell'informazione effettivamente convogliata. Di sicuro, non possiamo basarci esclusivamente sull'utilizzo del numero di news diffuse nell'etere dai data vendors, risultando necessario -sempre- che gli elaboratori le interpretino, stabilendo se quella data informazione influenzi positivamente o meno il prezzo dell'asset trattato. Tuttavia, un incremento massiccio di news rilasciate con riguardo ad un dato topic, genererà -con ogni probabilità- un aumento della volatilità, connesso ad un' innalzamento della soglia d'incertezza. Esistono diversi algoritmi, deputati a tracciare l'ammontare di notizie legate ad un dato argomento/asset, al fine di calcolarne le medie storiche.

A queste medie, poi vengono generalmente applicati filtri di natura temporale, tendendo le news ad essere particolarmente copiose specie in prossimità dell'apertura e/o della chiusura. Ad ogni modo, nel momento in cui i news levels si discostano per eccesso dalle medie storiche, noi ricaviamo -istantaneamente- segnale di alert da spendere nel trading, vale a dire che qualcosa di insolito sta accadendo. Gli algoritmi, invece, dallo scostamento dalla media storica, deducono che la volatilità di breve termine su quel titolo molto molto probabilmente aumenterà, cosicché gli elaboratori potranno modificare -nell'arco di qualche millisecondo- il setting delle strategie algoritmiche “risk and cost based”.

http://traglisqualidiwallstreet.blogspo ... di_14.html


Non sono neanche "umani" quelli che prendono le decisioni sui mercati finanziari... Sono solo algoritmi.

Ma sul comportamento di quegli algoritmi paesi come la Grecia subiscono speculazioni sui mercati secondari di valuta, rialzi di spread etc.etc.

[:305]



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MessaggioInviato: 22/07/2015, 14:37 
Posto qui questa notizia collegata al caso greco poiché coinvolge quegli istituti finanziari di cui oggetto del thread.

INFORMAZIONE LIBERA

Gli 80 miliardi di euro di cui la Grecia ha bisogno si trovano in Svizzera… e sono greci


Carlos Enrique Bayo, direttore del giornale spagnolo Público, ha scritto un interessante articolo denunciando l’evasione di capitali greci nei paradisi fiscali avvenuta negli ultimi anni e smontando l’argomentazione secondo cui la crisi greca si deve tra l’altro all’aumento delle pensioni o ai pensionamenti anticipati.

Bayo parla del cinismo della Troika e del Consiglio d’Europa, i quali nascondono un’informazione che conoscono benissimo e allo stesso tempo insistono sulle responsabilità dell’impoverito popolo greco e sulla necessità di stringere ancora una volta la cinghia.

Dall’articolo emergono dati come quello degli 80 miliardi di euro di cui la Grecia ha bisogno in questo momento per il terzo salvataggio, che in realtà si trovano in conti correnti in Svizzera e appartengono a magnati greci.

Si è arrivati a questa situazione con la connivenza di tutti i governi precedenti a quello di Tsipras, che si sono rifiutati di pubblicare la lista Falciani (dal nome di Hervé Falciani, dipendente della HSBC, che nel 2008 diffuse i nomi di oltre 80.000 persone con ricchi conti correnti segreti nella sede di Zurigo della banca, N.d.T.), perché questa comprendeva ministri e loro parenti, la famiglia Papandreu, ecc. Quando un giornale la pubblicò, due anni dopo, il suo direttore venne arrestato.

Carlos Enrique Bayo termina il suo articolo con una domanda: “Qualcuno crede ancora che il debito pubblico sia legale, morale o legittimo?”

Pubblichiamo qui sotto la traduzione dell’articolo originale, ringraziando C. E. Bayo e Público.

Tra le numerose malefatte commesse dalla Troika e dal Consiglio Europeo contro la Grecia, forse la più cinica è stata quella di nascondere il fatto che tutto il denaro di cui i greci hanno bisogno di trova in paradisi fiscali ed è frutto dell’evasione di magnati tanto vicini alla Merkel e a Rajoy. In concreto, secondo gli esperti consultati dal programma Rundschau (Panorama) della radio-televisione svizzera (SRF), ciò che questi potenti nascondono in conti svizzeri arriva a 80 miliardi di euro – esattamente la somma che si sta negoziando per un terzo salvataggio della Grecia.

In realtà i fondi greci nascosti in Svizzera potrebbero raddoppiare o triplicare questa cifra: le stime citate dal giornale Neue Zürcher Zeitung am Sonntag di Zurigo sull’ammontare del denaro in nero greco in questo paradiso fiscale oscillano tra i 2 e i 200 miliardi di euro! Una forbice astronomica, che mostra come il segreto bancario difeso dal governo svizzero abbia permesso il saccheggio dei fondi pubblici di Atene, che ha mandato in rovina il paese (è chiaro che il problema non sono le pensioni anticipate, come cercano di farci credere i nostri governanti). E queste favolose fortune non pagano un centesimo di quelle imposte il cui aumento l’Unione Europea vuole imporre all’impoverita popolazione greca.

E’ impossibile calcolare quanto denaro sia stato sottratto alle casse dello Stato greco nell’enorme fuga di capitali iniziata nel 2010, quando si riconobbe che nel 2001, per entrare nell’euro il governo socialista di Kostas Simitis aveva nascosto il suo colossale debito con l’aiuto di Goldman Sachs. Questa emorragia economica si è prodotta in un paziente già dissanguato da un’evasione fiscale sfrenata: nel 2009 un rapporto dell’Helvea Bank calcolava che il 99% degli oltre 23 miliardi di euro depositati da magati greci nei conti svizzeri non era mai stato dichiarato al fisco. E questo parlando solo dei conti correnti e senza citare tutte le altre forme di investimento: azioni, buoni, immobili, fondazioni, trust, fondi…

Non è che le autorità europee fossero all’oscuro di questo saccheggio della ricchezza greca, anzi, tutto il contrario: nel Christine Lagarde (allora Ministro delle Finanze francese e oggi direttrice del Fondo Monetario Internazionale) consegnò al suo collega nel governo di Atene, Giorgios Papaconstantinou, i 2.059 nominativi greci della famosa Lista Falciani, tra cui figuravano un ex ministro della Cultura, varie alte cariche del Ministero delle Finanze e numerosi grandi imprenditori e famosi politici.

Non solo il governo greco nascose questa lista e non fece nulla – nonostante venisse dimostrato che la sola famiglia Papandreu teneva nella banca svizzera 500 milioni di euro – ma addirittura quando, due anni dopo, la rivista Hot Doc pubblico i nomi della lista, la Procura greca si affrettò a ordinare l’arresto del suo direttore, il giornalista investigativo Kostas Vaxevanis, per violazione della privacy di questi evasori! Inoltre l’anno scorso si è scoperto che il ministro Papaconstantinou aveva cancellato dalla lista originale i nomi di sua cugina Eleni e di suo marito e del marito di sua sorella Marina, che avevano conti correnti milionari nella filiale zurighese della HSBC.

“La cosa più interessante è il motivo per cui la Grecia, tra tutti le nazioni che hanno ricevuto la lista Falciani, sia stata l’unica a non utilizzarla” per recuperare la fortuna trafugata, ha scritto il commentatore politico Pavlos Tsimas nell’edizione domenicale del quotidiano greco Ta Nea. A commettere questa omissione non è stato solo il socialista Papaconstantinou (il negoziatore del criticato primo salvataggio della Grecia, che portò a una devastante austerity), ma anche il suo successero al Ministero delle Finanze, Evangelos Venizelos, divenuto poi leader del PASOK e anche il successivo governo conservatore di Antonis Samarás, grande amico e alleato di Rajoy, che ha applicato con grande rigore le imposizioni della Troika, portando il paese alla rovina.

Non bisogna pensare però che solo il bipartitismo greco (Nuova Democrazia e PASOK) si sia dedicato a coprire i grandi evasori che hanno defraudato le finanze pubbliche. Anche i governi laburisti e conservatori britannici hanno ignorato i 7.000 conti del Regno Unito presenti nella Lista Falciani: secondo la BBC in otto anni solo uno di questi evasori è stato processato e nel frattempo si è permesso a questi magnati di portarsi in altri paradisi fiscali 100 miliardi di euro. Una fortuna immensa sottratta all’Ufficio delle Imposte britannico grazie all’inazione di governi che allo stesso tempo aumentavano la pressione fiscale sui salariati e tagliavano servizi e sussidi con la scusa della mancanza di fondi pubblici.

E comunque la Svizzera è solo uno dei 74 paradisi fiscali del pianeta, dove secondo i calcoli di Wall Street si nascondono almeno 32 trilioni di dollari (l’ammontare del PIL spagnolo da qui al 2045), una gigantesca accumulazione di capitali che inoltre cresce di un trilione di dollari all’anno. E’ da questo enorme stock monetario, sottratto alle finanze pubbliche, che esce il denaro dei “mercati” con cui si indebitano gli Stati e che bisogna restituire religiosamente, con i sacrifici e l’impoverimento dei cittadini, secondo la dottrina quasi-religiosa dell’austerity neo-liberista.

“Qualcuno crede ancora che il debito pubblico sia legale, morale o legittimo?”

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo

http://blogs.publico.es/eltableroglobal ... iegos/1211

http://www.pressenza.com/it/2015/07/gli ... ono-greci/


Quelli non si toccano però... più facile sfilare gli ultimi euro dalle tasche dei morti di fame...



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MessaggioInviato: 31/07/2015, 15:38 
Se lo fa un privato è, giustamente, truffa e, giustamente, si viene arrestati ... se lo fanno le grandi banche con il meccanismo dei derivati o, esempio ancor più calzante, con i mutui subprime , è alta finanza da premio nobel




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MessaggioInviato: 01/08/2015, 13:11 
La Cultura da Casinò del “Comunque Vada”

I DERIVATI NEL MONDO: UNA BOMBA AD OROLOGERIA DA 1.5 QUADRILIONI DI DOLLARI

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Quando investire diventa gioco d’azzardo, c’è sempre una brutta fine. Il prossimo crollo del debito potrebbe far sembrare quello del 2008-2009 una bazzecola. I dati della Bank of International Settlements (BIS) mostrano 700 trilioni di dollari in derivati nel mondo.

Insieme ai credit default swaps e altri strumenti esotici, il valore totale dei derivati è di circa 1.5 quadrilioni di dollari – circa il 20% in più che nel 2008, oltre ogni immaginazione, impossibile da controllare se ci fosse un problema imprevisto.

Il vecchio Bob Chapman l’aveva previsto. Allo stesso modo Paul Craig Roberts. Potrebbe facilmente “distruggere la civiltà occidentale”, secondo quest’ultimo. La deregolamentazione della finanza ha trasformato Wall Street in un casinò senza regole tranne quella di far soldi. Siamo in attesa di un fallimento catastrofico. È solo questione di tempo.

Ellen Brown definisce “il casinò dei derivati un ultimo estremo tentativo di creare uno schema piramidale privato” – che piano piano resta schiacciato dal suo stesso peso. Per anni, Warren Buffet ha definito i derivati “bombe ad orologeria finanziarie” – per le economie e per la gente comune.

Nonostante i collaterali garantiti, il loro valore dipende dalla solvibilità delle controparti. I guadagni sui derivati sono “selvaggiamente sopravvalutati”, spiega Buffett – perché “sono basati su stime, la cui imprecisione potrebbe non rivelarsi per anni”. Quando i boss chiedono ai loro dirigenti finanziari i profitti di ogni trimestre, loro, in risposta, chiedono quanto vogliono che siano, poi se è necessario modificano i numeri.

Dal 2008, le banche troppo grandi per fallire, si sono consolidate come non mai. Sono centri di potere politico-finanziari che controllano le economie del mondo a loro tornaconto.

L’unica speranza della civiltà è di spazzarli via – smantellarle in piccoli, impotenti pezzi, o idealmente rimettendo i soldi nelle tasche pubbliche a cui appartengono.
È troppo importante essere controllate privatamente. I predatori finanziari intrappolano le nazioni piccole o deboli in schiavi indebitati insolventi come la Grecia, li dissanguano, e fanno regredire le nazioni sviluppate in paludi distopiche – mentre loro diventano sempre più ricchi e più potenti di fronte ad un sistema corrotto che si sta distruggendo, decimando miliardi di persone in una miseria peggiore di quella in cui già stanno.

Gli editori del Washington Post sostengono ciò che va deprecato. Non preoccupatevi, siate felici, dicono. Il 23 luglio, hanno titolato “La posizione della Fed su banche e capitali è sensata”.

Uno studente medio di economia ne capisce di più. La Fed, controllata, posseduta e mossa da Wall Street, è il problema, non la soluzione. Gli interessi del denaro comprano i politici facilmente. Fanno leggi che aiutano gli affari, convincendo il Congresso a passarle in cambio di generosi contributi elettorali e altri favori speciali.

Il sistema economico-finanziario statunitense è un castello di carte pronto a crollare. Ma non secondo gli editori del Washington Post. “Il sistema finanziario statunitense ha fatto significativi passi avanti verso l’essere meno influenzato dal bailout” la polvere che si appoggia sulla crisi del 2008-2009, dicono. “Le grandi banche sono molto meglio capitalizzate che dieci anni fa” – abbastanza da “sopportare (un’altra) Grande Recessione”.

L’origine: l’ultimo “stress test” eseguito dalla Fed (a libro paga di Wall Street), reso pubblico in Marzo – ignorando la mostruosa bomba ad orologeria di derivati che li schiaccia tutti a fondo insieme all’intero sistema finanziario. Gli editori del Washington Post sostengono i troppo grandi per fallire. Loro promuovono le cosiddette “economie di scala e il maggior soft power della politica estera statunitense.”

Verso la fine del suo secondo mandato Bill Clinton ha firmato una legge che abrogava la Glass-Steagall (Il Gremm-Leach-Bliley Act del 1999 – che ha permesso di fondere le banche assicurative, d’investimento e commerciali) e il Commodity Future Modernization Act (che permetteva uno scambio non controllato di qualsiasi bene e derivati).

Si protrae una cultura da casinò del “comunque vada”. Quando le controparti non hanno fondi per ripagare se richiesto, le bolle iniziano a sgonfiarsi. È solo una questione di tempo prima che l’attuale mania del mercato finisca.

http://freeondarevolution.blogspot.it/2 ... +e+o+n+d+a)



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MessaggioInviato: 10/09/2015, 18:29 
Nuovo scandalo in vista per la finanza Usa: manipolati i titoli del Tesoro. Un mercato da 12.800 miliardi di dollari

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... id=ACrtVGv



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MessaggioInviato: 22/10/2015, 10:42 
Un Grande Disastro Finanziario si abbatterà sul pianeta
Il guru: conseguenza bolla derivati da $1,5 quadrilioni. Banche moriranno. L'asset che vi potrà salvare.

Egon von Greyerz, è fondatore e managing partner della società svizzera Matterhorn Asset Managment, prevede "Il Grande Disastro Finanziario".

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ROMA (WSI) - Si chiama Egon von Greyerz, è fondatore e managing partner della società svizzera Matterhorn Asset Managment. Noto soprattutto per aver previsto il QE e le forti perdite sofferte dalla Swiss National Bank, ora il guru fa un'altra previsione, da vera e propria apocalisse finanziaria. Riferendosi alla bomba di derivati mondiale, che avrebbe un valore di ben $1,5 quadrilioni di dollari, parla del Grande Disastro Finanziario che si abbatterà sul pianeta.

Von Greyerz inizia facendo riferimento all'ultima 'gaffe' tedesca, quella del colosso bancario Deutsche Bank, che nelle ultime ore ha ammesso di aver trasferito per errore una somma di $6 miliardi a un cliente.

"Come è possibile che un dipendente junior di una banca talmente importante paghi la somma incredibile di $6 miliardi senza che vi sia nessun tipo di controllo? Questo è un mondo che è impazzito. I governi stampano trilioni, le banche emettono derivati che valgono quadrilioni ed effettuano transazioni del valore di centinaia di miliardi ogni settimana. Gli zero non significano più nulla e non hanno valore. Tutto ciò è diventato routine per le persone che gestiscono tali somme e nessuno ha idea riguardo al rischio o all'esposizione reale".

"Andate indietro con la memoria al 1995, quando Barings Bank collassò a Londra dopo una perdita di 827 milioni di sterline (l'equivalente attuale di $1,3 miliardi). La caduta di Baring fece crollare quasi tutte le banche di Londra. Venti anni più tardi, la stampa di moneta e la creazione del credito hanno dato vita a un sistema finanziario al di fuori di ogni controllo, che ha fatto ricorso in modo pesante a un leverage eccessivo e che è disperatamente sottocapitalizzato".

"Prendete come esempio Deutsche Bank. L'esposizione verso i derivati, ufficialmente, è di $75 trilioni. Ma la vera cifra è probabilmente superiore ai $100 trilioni. Noi facciamo finta che sia di $75 trilioni. Ora, il capitale di DB è di $83 miliardi. Ciò significa che basta una perdita dello 0,1% sull'esposizione lorda verso i derivati a far crollare la banca (...) DB è anche troppo grande per la Germania. I suoi derivati sono 24 volte il Pil tedesco e hanno lo stesso valore del Pil globale. Chiaramante si tratta di una banca troppo grande da salvare, troppo grande per il paese e il mondo intero! Ma la Bundesbank e la BCE tenteranno di salvarla e dunque creeranno una nuova iperinflazionistica Repubblica di Weimar, per la Germania".

"E' molto probabile che l'esposizione totale verso i derivati di almeno $1,5 quadrilioni non si tradurrà in un'altra crisi finanziaria ma in un Grande Disastro Finanziario. Le bolle in tutti i mercati degli asset, che governi e banche centrali hanno creato negli ultimi 25 anni, devono implodere prima che si possa tornare a una crescita reale del mondo. Ma le banche centrali non molleranno. Stamperanno più moneta al di là di quanto ritenuto possibile. Tuttavia, risolvere un problema con lo stesso metodo che lo ha creato scatenerà ovviamente una bolla più grande e un collasso più importante, dando vita a una iperinflazione temporanea, prima che si presenti una deflazione depressionaria. Tristemente, considero la probabilità di questo scenario molto elevata.

Dunque, preservare la propria ricchezza è cruciale. L'oro fisico (e un po' di argento) sono la migliore protezione sia contro l'iperinflazione che la deflazione. Ricordate che con l'implosione deflazionistica, nessun prestito verrà ripagato e il sistema bancario non sopravviverà. E allora, l'oro sarà la moneta che è da 5.000 anni". (Lna)

http://www.wallstreetitalia.com/article ... aneta.aspx



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 19/12/2015, 18:50 
L’epoca buia del genere umano

Guarda su dailymotion.com

Qui sopra l’intervento di Diego Fusaro a La Gabbia di Paragone. Qui sotto il mio commento

Lo dissi in una puntata di Matrix del novembre 2011. Dissi che l’economia e la finanza avevano preso il sopravvento sulla politica e questo non era un bene. Oscar Giannino, mr Tre-Lauree, rideva e tirava in ballo Walt Disney. Oggi lo dice anche lui. La realtà è che diamo per scontato che i signori del mondo, quelli che governano transazioni finanziarie ad alta frequenza che si completano nel giro di qualche millisecondo, i loro alambicchi di socio-ingegneria finanziaria e i loro dogmi inamovibili, basati sull’etica del guadagno e privi di qualunque responsabilità verso l’uomo, siano portatori dell’unica rappresentazione possibile del mondo.

Siamo immersi in una realtà deformata, riflessa da uno specchio che restituisce immagini distorte di noi stessi e del senso delle cose, al punto da costringerci ad ammettere valori che istintivamente rifiuteremmo, ma che sono talmente inafferrabili da risultare impossibili da estromettere.

Abbiamo cresciuto generazioni di soldatini intellettuali, privati di autocoscienza, forgiati nella narrazione retorica della propaganda, che non sono più in grado di distinguere la luce diretta del sole dai miraggi delle illusioni strumentali, che difendono i loro carcerieri mentali come i cani difendono la mano che li nutre, giustificando l’altra che li incatena.

Questo mondo iper-tecno-finanziario, dominato da teorie e algoritmi che si sono sostituiti alle divinità capricciose dell’Olimpo e al Dio vendicativo degli antichi testamenti, è un abominio peggiore delle carestie della preistoria o della peste nei secoli bui. Miete vittime come la grande falciatrice, eppure trova sempre più adoratori disposti a venerarlo in cambio della speranza di essere risparmiati.

Quello delle banche, dei suoi manager, dei suoi investitori, delle borse, dei mercati, delle istituzioni finanziarie più mostruose, complesse e senz’anima dei mostri che vorrebbero governare, di chi specula sul destino dei popoli, sui loro diritti e sulla loro stessa vita, e soprattutto di chi giustifica questa giostra infernale, lasciando che giostrai e imbonitori continuino impunemente a perpetuare un maleficio demoniaco, è un circo Barnum, una fiera dell’orrore dove c’è chi soffre, chi osserva il dolore e chi vende il biglietto e stacca dividendi.

Questa verrà ricordata come l’epoca buia del genere umano.

http://www.byoblu.com/post/minipost/lep ... nere-umano



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 19/12/2015, 20:22 
Io lo dico sempre stiamo vivendo nel Neo Medioevo; quando mi trovo a parlare con i miei amici mi si contesta sempre questa definizione adducendo scuse davvero risibili come l'elevato sviluppo tecnologico ed altre amenità simili. non si rendono conto che in realtà il medioevo fu tale per via dell'oscurantismo alla circolazione delle idee e per l'imposizione di un unico pensiero dominante vantaggioso per pochi e disastroso per il resto della massa e non nella mancanza di sviluppo tecnologico ed artistico che in quel periodo fu fiorente al pari di altre epoche. Oggi è esattamente lo stesso.



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 19/12/2015, 22:10 
MaxpoweR ha scritto:
Io lo dico sempre stiamo vivendo nel Neo Medioevo; quando mi trovo a parlare con i miei amici mi si contesta sempre questa definizione adducendo scuse davvero risibili come l'elevato sviluppo tecnologico ed altre amenità simili. non si rendono conto che in realtà il medioevo fu tale per via dell'oscurantismo alla circolazione delle idee e per l'imposizione di un unico pensiero dominante vantaggioso per pochi e disastroso per il resto della massa e non nella mancanza di sviluppo tecnologico ed artistico che in quel periodo fu fiorente al pari di altre epoche. Oggi è esattamente lo stesso.


che poi lo sviluppo tecnologico di oggi in cosa si riduce? nell'aifòn, la smart tv, gli effetti speciali digitali nei film... la tecnologia davvero utile sarà si e no l'1%.



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 20/12/2015, 13:11 
Massimo Falciani ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
Io lo dico sempre stiamo vivendo nel Neo Medioevo; quando mi trovo a parlare con i miei amici mi si contesta sempre questa definizione adducendo scuse davvero risibili come l'elevato sviluppo tecnologico ed altre amenità simili. non si rendono conto che in realtà il medioevo fu tale per via dell'oscurantismo alla circolazione delle idee e per l'imposizione di un unico pensiero dominante vantaggioso per pochi e disastroso per il resto della massa e non nella mancanza di sviluppo tecnologico ed artistico che in quel periodo fu fiorente al pari di altre epoche. Oggi è esattamente lo stesso.


che poi lo sviluppo tecnologico di oggi in cosa si riduce? nell'aifòn, la smart tv, gli effetti speciali digitali nei film... la tecnologia davvero utile sarà si e no l'1%.


Il vero sviluppo tecnologico in epoca recente lo possiamo circoscrivere all'età delle invenzioni, fine '800 inizio '900 (periodo non a caso)... si è inventato il telefono, da allora è stato solo un perfezionamento di quelle invenzioni. Quel che è peggio è che quel tipo di progresso lo si è sottomesso ai principi del capitalismo e del consumismo senza che venissero messe veramente a disposizione dell'umanità.



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 20/12/2015, 16:53 
Adesso non esageriamo. Lo sviluppo tecnologico è stato MASSICCIO e VELOCISSIMO e ci ha ridato una parvenza di interconnessione che per motivi naturali o artificiali abbiamo perso come specie.



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 27/12/2015, 19:34 
PIU’ DERIVATI (E RISCHI) PER TUTTI: ECCO IL NUOVO SISTEMA BANCARIO EUROPEO

Il motto “L’euro difenderà i vostri risparmi” diventa ogni giorno che passa più superato, mentre ormai la moneta unica e la sua sovrastruttura burocratica distesa fra Bruxelles e Francoforte si rivela sempre più come il leviatano del risparmio e della classe media del vecchio continente, soprattutto dell’Italia.

Un ulteriore mattone dell’infernale distruzione della sicurezza del sistema bancario europeo viene, tanto per cambiare, dalla Germania e trova la sua ragione nel mercato. La Deutsche Bank deve risollevarsi dalla crisi e trovare maggiori ritorni economici, che non sono più ricostruibili dalla sua normale attività di intermediazione finanziaria, come ben spiegato da Bloomberg QUI. Come trovare maggiori ritorni ?

Come dice il CEO di DB, John Cryan, la soluzione è semplice : fare cose complicate e rischiose che possono portare maggiori ritorni e migliorare il ROE (return on equities, l’utile netto percentuale sul capitale) della società. Di cosa si tratta ? Cryan lo dice chiaramente: operazioni di finanziamento a business ad alto rischio ed alta leva , operazioni derivate su interessi (CDS, IRS etc etc) da offrire un po’ a tutti: clienti privati, società amministrazioni pubbliche,fondi pensione… Praticamente il gioco d’azzardo diventerà l’attività principale di un’enorme banca europea. Il CEO informa che, se ben gestite, queste attività risultano essere meno rischiose di quanto solitamente si ritenga, ma questo era il pensiero anche dei dirigenti di Lehman Brothers nei primi anni 2000, oppure di chi acquistava le azioni della Compagnia del Mississipi di John Law nella Parigi della reggenza. Del resto DB ha già in corpo decine di migliaia di miliardi di contratti derivati (si parla di 65 mila miliardi di euro, pari a oltre 20 volte il PIL tedesco….) e forse si pensa che 10 mila miliardi più o meno non cambino il profilo di rischio complessivo.

La dirigenza pensa di poter controbilanciare questo rischio con nuovi processi di controllo interno in grado di valutare i rischi assunti e controbilanciarli. Purtroppo il fato porta anche eventi imprevisti e maneggiare dimensioni di contratti derivati come quelli che già possiede DB potrebbe richiedere troppo tempo prima del realizzarsi di perdite che, per quanto apparentemente minime, potrebbero essere fatali per l’istituto di credito: è chiaro che anche un errore dello 0,5% nella valutazione del rischio porterebbe all’immediato fallimento della banca, visti i volumi in ballo.

Per carità, ci sono società che vivono e prosperano sul gioco d’azzardo, ma questo rende le banche ancora più parassitarie nel processo di sviluppo economico moderno. Non sarebbe il caso di fermarsi e ripensare tutto il sistema creditizio ? Inoltre con queste operazioni la rischiosità degli istituti di credito si astrae completamente dalle operazioni di finanziamento ordinario solitamente poste sotto controllo dalle banche centrali e dagli organi di sorveglianza. Potremmo avere banche solidissime che falliscono ed in dimensioni tali da non essere salvabili da nessun fondo, nè nazionale nè europeo.

A che serve questo tipo di sistema bancario ? A nessuno. Ormai è sempre più necessaria la netta divisione fra banca commerciale e di investimento, prima che l’economia, nel suo complesso, ci rimetta le penne …

http://scenarieconomici.it/piu-derivati ... o-europeo/



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 27/12/2015, 20:35 
Basterebbe che le persone la smettessero di essere avide e di rifiutare STRANI GIOCHETTI o cose che non si capiscono. L'economia è semplice se la complicano vuol dire che vi vogliono fregare.

Detto questo andrebbero anche impiccati coloro i quali circuiscono le persone facendogli acquistare "prodotti finanziari" (e già il termine mi da il voltastomaco, definire queste cose PRODOTTI è vergogno) magari facendo leva su rapporti di fiducia.



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 Oggetto del messaggio: Re: Banche e Private Equity: scacco all'economia
MessaggioInviato: 27/12/2015, 21:05 
MaxpoweR ha scritto:
Basterebbe che le persone la smettessero di essere avide e di rifiutare STRANI GIOCHETTI o cose che non si capiscono. L'economia è semplice se la complicano vuol dire che vi vogliono fregare.


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