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 Oggetto del messaggio: L'attacco al mondo del lavoro
MessaggioInviato: 24/04/2012, 08:18 
L’ATTACCO AL MONDO DEL LAVORO

Oggi l’Europa punta al pareggio del bilancio dello stato e alla flessibilità del lavoro, lo spread tra titoli pubblici italiani e tedeschi dovrebbe riflettere la domanda dei relativi titoli e il grado di solvibilità degli stati tuttavia, quando la domanda di BTP supera largamente l’offerta, non sembra proprio che il tasso offerto corrisponda alla domanda, ma che sia stato fissato artificiosamente alto, sembra insomma che è la speculazione finanziaria internazionale che detta la marcia.

Dopo aver privato i paesi europei della sovranità monetaria e di quella fiscale, per rendere l’Europa una costruzione stabile ed eliminare le distorsioni alla concorrenza, sarebbe stato necessario eliminare l’intervento agricolo nell’agricoltura, una politica fiscale e scolastica comune, uguali tariffe pubbliche ed energetiche e l’emissione di eurobond che avrebbe attenuato la distorsione dei tassi. Poiché l’Europa, seguendo la Germania, ha disposto diversamente, ora rischia di disintegrarsi, come rischia di disintegrarsi l’Italia, a causa dei deficit della sua politica e della sua amministrazione, mentre deficit di bilancio e il debito pubblico contano molto meno, checché ne dicano la Banca Centrale Europea e le agenzie di rating.

Il Giappone è in crisi e non cresce, ha un debito più alto dell’Italia e lo paga solo al tasso dell’1% perché non fa parte dell’Europa e perché il debito nazionale è in mano ai giapponesi, invece in Italia è per la metà in mano agli stranieri, soprattutto banche. In Italia nel 2011 si è avuto un avanzo primario nel bilancio dello stato, al netto degli interessi, mentre in Francia no, l’Italia punta di arrivare al pareggio di bilancio prima di Francia e Inghilterra.

La crisi dell’Europa, più che nei debiti dello stato, sta nello squilibrio commerciale degli altri paesi verso la Germania, che una volta si correggeva con la svalutazione della moneta, ma con l’euro non si può più fare; in Italia, grazie alla sua piccola e media industria, l’equilibrio della bilancia commerciale è migliore che in Francia, Inghilterra e Spagna; anche i debiti privati sono più bassi, ma è più alto il debito pubblico.

In Italia il patrimonio privato è più elevato che in Spagna, le riserve auree e il patrimonio dello stato sono elevati, quindi il can can delle agenzie di rating contro l’Italia serve solo alla speculazione; in Italia, per la seconda volta dopo il 1990, fanno gola le privatizzazioni; la corruzione esiste in Italia e negli altri paesi, però in Italia esistono più sprechi nella pubblica amministrazione e un’amministrazione pubblica più inefficiente che negli altri grandi stati europei.

Con una riforma di dieci anni fa, la Germania ha ridotto i salari prima degli altri paesi e vuole il rigore di bilancio, però l’economia tedesca è stata aiutata soprattutto dalle esportazioni negli altri paesi europei e n Usa; l’uscita dall’euro danneggerebbe anche la Germania, ma potrebbe essere una risposta per i paesi in crisi, l’Argentina, per uscire dalla crisi, sospese il cambio fisso con il dollaro, svalutò la sua moneta e poi ha rinegoziato il suo debito estero e ora si sta riprendendo alla grande.

La riduzione dei salari abbassa i costi ma non aumenta l’occupazione perché riduce la domanda che aumenta solo aumentando redditi, occupazione e riducendo le imposte sui redditi minimi e sui consumi. Però, nella domanda va calcolata anche la componente estera, nel primo trimestre del 1212 l’attivo commerciale della Cina si è ridotto di molto, a causa della crisi, dei costi energetici e dell’aumento dei consumi interni che riduce l’esportazione; mentre quello della Germania, grazie ai partner europei, che non possono mettere dazi, né svalutare, è ancora sostenuto.

Nel 1998 il Fondo Monetario e la Banca Mondiale avevano imposto ai paesi asiatici in crisi privatizzazioni, deregolamentazioni e liberalizzazioni, la Malesia si ribellò e adottò invece politiche espansive, poi ci furono la crisi russa e quella latino americana; grazie a queste crisi, ai proventi di mafie e alle guerre, le rimesse in cerca di rifugio affluivano in Usa dal mondo intero, in grado di soccorrere i deficit americani della bilancia commerciale, del bilancio dello stato, delle imprese e delle famiglie.

Oggi lo yuan cinese si sta gradualmente rivalutando e la Cina aumenta le importazioni soprattutto energetiche e punta all’aumento dei consumi interni, e all’aumento degli investimenti all’estero; per riequilibrare la sua bilancia commerciale a favore dei soci europei, lo dovrebbe fare anche la Germania, cioè non dovrebbe ridurre i suoi salari interni; con questa politica, la Cina favorirà anche un incremento del suo reddito nazionale e del commercio mondiale. Se il Pil raddoppia, con un incremento annuale dimezzato del reddito, l’incremento in valore assoluto sarà lo stesso.

Il disavanzo del bilancio dello stato, quando alimenta il debito pubblico, favorisce le speculazioni finanziarie e mantiene schiavi stati, famiglie e individui; per uscire da questa situazione di crisi, il Fondo Monetario ha sempre la stessa ricetta, cioè privatizzazioni, riduzione dei salari, del carico pensionistico e dell’assistenza sociale; le agenzie di rating, con valutazioni fasulle, sollecitano gli stati a mettere ordine nei bilanci pubblici, è da ricordare che avevano dato la triplice A a titoli che non valgono più niente.

In Italia l’informazione sembra aiutare l’operato del governo tecnico di Monti che, come il FMI, vuole flessibilizzare il lavoro e punta alla riduzione delle spese sociali, che in Francia sono molto più alte che in Italia. Però l’Italia vuole seguire la politica tedesca, da dieci anni la Germania porta avanti la politica di flessibilizzazione e precarizzazione del mercato del lavoro, con tagli allo stato sociale; oggi la Germania, grazie all’esportazione, ha meno disoccupati degli altri paesi europei, ma il 20% dei tedeschi è povero.

Questa percentuale comprende precari, disoccupati e lavoratori, in certi casi, la legge permette anche contratti di lavoro senza contributi, senza pensione e senza indennità di disoccupazione; in generale, l’indennità di disoccupazione dura un anno, alla quale segue un sussidio sociale di 374 euro il mese, durante questo periodo, i disoccupati sono costretti ad accettare qualunque lavoro proposto.

La legge prevede la riduzione dell’indennità di disoccupazione per i disoccupati che hanno risparmi, con valutazione dello standard dell’alloggio dell’assistito; in Germania si sono sviluppati contratti interinali, contratti part-time e lavoratori pensionati, tra i poveri ci sono precari, ma anche lavoratori assunti a tempio indeterminato e stranieri; nella Germania ovest un operaio guadagna 6 euro l’ora e in quella dell’est 4 euro, pari a 720 euro netti il mese.

Alle imprese sono stati consentiti tagli dei salari e dei contributi, oggi l’aspettativa di vita di questi poveri è 75 anni, come in Usa; apparentemente meno che in Francia e Italia, anche se in Italia bisogna dubitare delle statistiche di stato che sono spesso false. A causa di questa situazione, in Germania e in altri paesi, poiché la durata della vita, anche grazie alla medicina, si accorcia, entro pochi anni l’età della pensione dovrebbe coincidere con la morte.

A parte la presa di posizione di Holland, sembra che anche la Francia voglia imboccare la strada tedesca, vuole portare il reddito minimo d’inserimento e solidarietà a 417 euro mensili; perciò sta finendo il modello sociale europeo, Draghi ha detto che non si può pagare la gente che non lavora e il ministro Fornero ha affermato che non si può ricevere dallo stato in pensione, più di quello che si è versato, dimenticando i lavoratori che muoiono a 50 anni e il fatto che l’Inps è largamente in attivo.

L’Inps storna le sue eccedenze (27 miliardi di euro l’anno scorso) allo stato, con un’operazione illegale perché quelle somme avrebbero una destinazione specifica; però il governo, abusando della credulità popolare, afferma che con gli ultimi provvedimenti ha messo in sicurezza i conti dell’Inps perché la vita o la speranza di vita si allunga (lo affermano le statistiche false). I dirigenti dell’Inps sono di estrazione sindacale, cioè sono stati largamente premiati dal sistema, e l’Inps è socio della banca dì’Italia, forse è per questo che non abbiamo avuto opposizione dell’ente alla confisca dei contributi dei lavoratori da parte dello stato.

Il governo tecnico, invece di aumentare le tasse e procrastinare l’età della pensione, avrebbe dovuto ridurre sprechi, salari e pensioni privilegiate, doppie e triple pensioni, guardando più ai valori assoluti che al criterio di calcolo della pensione, che ha anche un valore sociale, il che avrebbe permesso di elevare le pensioni minime, di corrispondere assegni sociali e di rilanciare la domanda, senza incidere sulla spesa pubblica.

Avrebbe dovuto anche accelerare gli investimenti in infrastrutture, che rilanciano l’occupazione, senza favorire le imprese che, come consueto in Italia, si fanno pagare i lavori pubblici quattro volte il loro costo. Per superare la crisi, gli Usa hanno puntato sulla riduzione d’imposte, a beneficio però anche dei ricchi, hanno favorito il credito e gli investimenti pubblici, hanno attirato in tutti i modi capitali dall’estero, anche d'origine mafioso, perché, come nei paesi nordeuropei, non sono contrari al riciclaggio della mafia fatto in terra loro.

In piano d’austerità imposto alla Grecia e agli altri paesi europei rischia di far aumentare la povertà senza aumentare la disoccupazione, in Germania l’età della pensione è stata portata a 67 anni, però quella reale è di 62, bisognerebbe spiegare la cosa, perché dicono che solo gli italiani sono ambigui; in Germania e in Italia anche la sinistra si è convertita al liberismo, vogliono il sistema pensionistico a capitalizzazione, privatizzazione dei servizi pubblici e facilità di licenziamento; sull’ultimo tema però il PD è ambiguo. La Spagna ha approvato facilità di licenziamento, riduzione dell’indennità di disoccupazione e taglio dei salari, i licenziamenti per motivi economici prevedono un’indennità mensile per 12 mesi, il reddito minimo d’inserimento costringe il lavoratore ad accettare condizioni capestro.

Certi periodi di crisi si sono risolte con la guerra, che consente di fare grossi affari e tenere occupate le persone, sfruttando anche la ricostruzione, consente di svalutare il debito pubblico e di rastrellare le ultime ricchezze che il popolo aveva salvato dalla voracità del fisco; a causa dei rapporti con l’Iran, oggi esiste un pericolo di guerra, infatti, il presidente Obama ha consentito al governo, in caso di guerra, di assumere il controllo delle risorse nazionali, soprattutto energetiche, il che significa anche razionamento e maggiori finanziamenti alle industre legate alle armi e alle forniture militari; è giusto, perché fino ad oggi hanno preso solo le banche.

Decisioni del genere furono prese durante la guerra civile da Lincoln, che però sospese anche libertà di parola, libertà di stampa e habeas corpus; per la prima guerra mondiale Wilson mise sotto controllo affari e industria, con la seconda guerra ci furono le commesse che fecero uscire l’America definitivamente dalla crisi. Le guerre non prevedono solo coprifuoco, ma prevedono anche restrizioni delle libertà, maggiori controlli e, per alcuni stati, sono state occasioni di ripresa, mentre altri stati si sono solo leccate le ferite.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it, numicco@tin.it.


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