07/03/2016, 00:12
08/06/2016, 22:01
Le cure? Sì, se puoi pagartele. E la spesa sanitaria privata vola: 34,5 miliardi
Niente sanità senza soldi. Le cure? Sì, se puoi pagartele. È quanto emerge, in estrema sintesi, dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute presentata oggi a Roma al VI «Welfare Day». Dall'indagine, emerge infatti il balzo in avanti della spesa sanitaria privata, arrivata a 34,5 miliardi di euro, con un incremento in termini reali del 3,2% negli ultimi due anni (2013-2015): il doppio dell’aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo (pari a +1,7%).
L’andamento della spesa sanitaria privata - spiega il Censis - è tanto più significativo se si considera la dinamica deflattiva, rilevante nel caso di alcuni prodotti e servizi sanitari. Sono lievitati i ticket pagati dagli italiani, visto che il 45,4% (cioè 5,6 punti percentuali in più rispetto al 2013) ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. È quanto emerge dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute presentata oggi a Roma al VI «Welfare Day».
"Sono 10,2 milioni gli italiani che fanno un maggiore ricorso alla sanità privata rispetto al passato, e di questi il 72,6% a causa delle liste d’attesa che nel servizio sanitario pubblico si allungano", ha detto Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute. "Bisognerebbe ripensare le agevolazioni fiscali per le forme sanitarie integrative, per assicurare tutte le prestazioni che oggi sono pagate di tasca propria dagli italiani e per rimuovere le penalizzazioni di natura fiscale per i cittadini che decidono su base volontaria di assicurare la propria famiglia. La sanità integrativa è oramai un’esigenza per tutti gli italiani e non può più essere considerata un benefit per i lavoratori dipendenti o un lusso per i più abbienti", ha concluso Vecchietti. Sono 7,1 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto ricorso all’intramoenia (il 66,4% di loro proprio per evitare le lunghe liste d’attesa). Il 30,2% si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Pagare per acquistare prestazioni sanitarie è per gli italiani ormai un gesto quotidiano: più sanità per chi può pagarsela.
La sanità negata aumenta ancora. Erano 9 milioni nel 2012, sono diventati 11 milioni nel 2016 (2 milioni in più) gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagare di tasca propria le prestazioni. Al cambiamento "meno sanità pubblica, più sanità privata" si aggiunge il fenomeno della sanità negata: "niente sanità senza soldi". Riguarda, in particolare, 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials.
Lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico. Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d’attesa è il paradigma delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d’attrazione della sanità a pagamento.
Tra pubblico in crisi e privato in crescita, avanza la sanità integrativa. Il 57,1% degli italiani pensa che chi può permettersi una polizza sanitaria o lavora in un settore in cui è disponibile la sanità integrativa dovrebbe stipularla e aderire. Così si otterrebbero anche benefici pubblici, perché molte persone utilizzerebbero le strutture private, liberando spazio nel pubblico, e perché così si inietterebbero maggiori risorse nel sistema sanitario. Sono ormai più di 26 milioni gli italiani che si dicono propensi a sottoscrivere una polizza sanitaria o ad aderire a un Fondo sanitario integrativo. Se la sanità integrativa attraesse effettivamente tutte queste persone, considerando una spesa pro-capite pari all’attuale spesa privata media nel complesso, si avrebbero 15 miliardi di euro annui per la salute. Tramite la sanità integrativa si potrebbero acquistare molte più prestazioni per i cittadini di quanto riescano a fare oggi singolarmente sui mercati privati. Tra gli aderenti alla sanità integrativa, il 30,7% ha aderito perché spendeva troppo di tasca propria e ora risparmia, e il 25% perché la copertura è estendibile a tutta la famiglia.
Esami e visite inutili? Non toccate il mio medico. Sono 5,4 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno ricevuto prescrizioni di farmaci, visite o accertamenti diagnostici che si sono rivelati inutili. Tuttavia, il 51,3% degli italiani si dichiara contrario a sanzionare i medici che fanno prescrizioni inutili. Riguardo alla legge che fissa le condizioni che rendono una prestazione sanitaria necessaria e da pagare solo con il ticket, e non per intero, il 64% degli italiani è contrario (di questi, il 50,7% perché ritiene che solo il medico può decidere se la prestazione è effettivamente necessaria e il 13,3% perché giudica che le leggi sono motivate solo dalla logica dei tagli). Il decreto sull’ appropriatezza è diventato una tigre di carta e tuttavia la sua logica incontra l’ostilità dei cittadini, che sostengono la piena autonomia decisionale del medico nello stabilire le terapie, anche come baluardo contro i tagli nel sistema pubblico.
31/08/2016, 13:07
"Chemioterapia può nuocere fino a metà pazienti", l'allarme su Lancet
I pazienti dovrebbero sempre essere avvertiti sui pericoli legati alla chemioterapia, suggerisce una ricerca pubblicata su 'Lancet Oncology', secondo cui i farmaci contro il cancro possono nuocere gravemente fino al 50% dei pazienti. Per la prima volta i ricercatori hanno esaminato il numero di malati deceduti entro 30 giorni dall'inizio della chemioterapia, cosa che indica che i medicinali hanno provocato la loro morte, piuttosto che il cancro.
Lo studio inglese, firmato Public Health England e Cancer Research Uk, ha esaminato più di 23.000 donne con cancro al seno e circa 10.000 uomini con carcinoma polmonare non a piccole cellule: 9.634 sono stati sottoposti a chemioterapia nel 2014 e 1.383 sono morti entro 30 giorni. L'indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l'8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro un mese dall'avvio del trattamento. Ma in alcuni ospedali la percentuale è di molto superiore alla media riscontrata.
Ad esempio, in quello di Milton Keynes il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare è risultata addirittura del 50,9%, anche se la statistica si basa su un piccolo numero di pazienti. Al Lancashire Teaching Hospitals il tasso di mortalità a 30 giorni è risultato del 28%. Tassi più alti della media anche nei nosocomi di Blackpool, Coventry, Derby, South Tyneside, del Surrey e del Sussex. Gli esperti avvertono: "Si tratta di farmaci potenti, con effetti collaterali significativi, e spesso ottenere il giusto equilibrio fra un trattamento aggressivo e la salute del paziente può essere difficile".
"A quegli ospedali i cui tassi di morte sono al di fuori della media attesa - sottolineano - si chiederà di rivedere le loro pratiche. E' comunque importante rendere i pazienti consapevoli che ci sono potenziali rischi di vita legati alla chemioterapia. E i medici devono essere più attenti alla selezione dei pazienti, dato che ci sono differenze significative in termini di sopravvivenza per le persone anziane e per i pazienti in generali cattive condizioni di salute, al netto della neoplasia".
17/01/2017, 18:51
13/04/2017, 16:01
13/04/2017, 17:28
13/04/2017, 17:48
13/04/2017, 21:56
mik.300 ha scritto:non v suona familiare??
http://www.corriere.it/salute/sportello ... 76d1.shtml
Tumore alla vescica: passo avanti nella cura con l’immunoterapia
Dopo il melanoma e il cancro al polmone si apre una nuova era anche contro
la lotta a questa neoplasia, che ogni anno colpisce più di 26mila italiani
È l’ultima frontiera nella lotta ai tumori. Dopo il melanoma, l’immuno-oncologia - basata sulla capacità di alcuni farmaci di stimolare il sistema immunitario e riconoscere e aggredire la malattia - apre una nuova era anche nel trattamento del cancro al polmone e alla vescica.
toh..
vuoi vedere che..
IMMUNOTERAPIA=CURA DI BELLA..
non è che piano piano c arrivano?
se precorri troppo i tempi,
ti mettono i bastoni tra le ruote..
ti denigrano, ecc.
quando hanno trovato il modo di guadagnarci o conviene
allora quello diventa il momento giusto..
12/07/2017, 12:18
12/07/2017, 13:29
mik.300 ha scritto:di bella aveva ragione..
chissà che dice quel genio mondiale della bindi..
http://quifinanza.it/innovazione/arriva ... f=virgilio
Arriva anche in Italia il farmaco che ‘scioglie’ il tumore ai polmoni
12 luglio 2017 - Ne avevamo parlato nei mesi scorsi, allorché il farmaco diede i primi incoragginanti risultati sperimentali. Oggi torniamo sull’argomento per evidenziare come l’Aifa abbia approvato il farmaco Keytruda (pembrolizumab) come “farmaco di prima linea”, cioè da usare come prima terapia in alcune neoplasie del polmone, incluse quelle inoperabili, per le quali fino ad ora esisteva solo la chemioterapia. Si tratta infatti di un nuovo anticorpo monoclonale, un “farmaco intelligente” che si è rivelato in grado di colpire e demolire il tumore del polmone fino ad oggi incurabile.
L’effetto terapeutico è stato definito rivoluzionario, poiché per la prima volta in 40 anni un medicamento “biologico” si è rivelato arma efficace e selettiva, in grado di aggredire solo ed esclusivamente le cellule neoplastiche, potenziando il sistema immunitario del paziente ammalato e inducendolo a riconoscere e distruggere tutte le cellule maligne. Un primo importantissimo passo verso il futuro prossimo, che vedrà “l’immuno-oncologia” sostituire finalmente la classica chemioterapia.
12/07/2017, 14:33
mik.300 ha scritto:di bella aveva ragione..
chissà che dice quel genio mondiale della bindi..
http://quifinanza.it/innovazione/arriva ... f=virgilio
Arriva anche in Italia il farmaco che ‘scioglie’ il tumore ai polmoni
12 luglio 2017 - Ne avevamo parlato nei mesi scorsi, allorché il farmaco diede i primi incoragginanti risultati sperimentali. Oggi torniamo sull’argomento per evidenziare come l’Aifa abbia approvato il farmaco Keytruda (pembrolizumab) come “farmaco di prima linea”, cioè da usare come prima terapia in alcune neoplasie del polmone, incluse quelle inoperabili, per le quali fino ad ora esisteva solo la chemioterapia. Si tratta infatti di un nuovo anticorpo monoclonale, un “farmaco intelligente” che si è rivelato in grado di colpire e demolire il tumore del polmone fino ad oggi incurabile.
L’effetto terapeutico è stato definito rivoluzionario, poiché per la prima volta in 40 anni un medicamento “biologico” si è rivelato arma efficace e selettiva, in grado di aggredire solo ed esclusivamente le cellule neoplastiche, potenziando il sistema immunitario del paziente ammalato e inducendolo a riconoscere e distruggere tutte le cellule maligne. Un primo importantissimo passo verso il futuro prossimo, che vedrà “l’immuno-oncologia” sostituire finalmente la classica chemioterapia.
12/07/2017, 15:29
28/12/2017, 15:12
Wsj: "+1.400% prezzo anticancro dal 2013"
Dal 2013 il prezzo di un farmaco contro il cancro inventato quasi 40 anni prima, e dunque già a brevetto scaduto, è aumentato del 1.400%. L'esempio è relativo al medicinale lomustina, introdotto nel 1976 come trattamento di tumori cerebrali e linfomi, che non ha a oggi nessuna versione generica 'concorrente', assicurando all'azienda produttrice NextSource Biotechnology un significativo potere sul prezzo. A puntare i riflettori sui prodotti senza alternativa low cost è il 'Wall Street Journal'.
La Food and Drug Administration sta cercando di incoraggiare la competizione per farmaci come la lomustina, che fa parte di un gruppo di 320 terapie che non hanno versione generica, secondo una lista rilasciata dall'agenzia regolatoria americana. Per molti anni la lomustina è stata venduta a circa 50 dollari a capsula, mentre ora il costo è di 768 dollari.
NextSource, che ha rinominato il prodotto Gleostina, recentemente ha aumentato ancora il prezzo del 12%, sulla scia delle vicende di altre imprese farmaceutiche come Valeant e Turing, al centro di forti critiche e provvedimenti governativi proprio per il gioco a rialzo sulla pelle dei malati. Ma il problema è che la lista dei farmaci senza generico stilata dalla Fda riguarda soprattutto prodotti per ridotte popolazioni di malati, poco 'attraenti' per gli investimenti delle aziende.
23/07/2018, 10:12
MaxpoweR ha scritto:mik.300 ha scritto:di bella aveva ragione..
chissà che dice quel genio mondiale della bindi..
http://quifinanza.it/innovazione/arriva ... f=virgilio
Arriva anche in Italia il farmaco che ‘scioglie’ il tumore ai polmoni
12 luglio 2017 - Ne avevamo parlato nei mesi scorsi, allorché il farmaco diede i primi incoragginanti risultati sperimentali. Oggi torniamo sull’argomento per evidenziare come l’Aifa abbia approvato il farmaco Keytruda (pembrolizumab) come “farmaco di prima linea”, cioè da usare come prima terapia in alcune neoplasie del polmone, incluse quelle inoperabili, per le quali fino ad ora esisteva solo la chemioterapia. Si tratta infatti di un nuovo anticorpo monoclonale, un “farmaco intelligente” che si è rivelato in grado di colpire e demolire il tumore del polmone fino ad oggi incurabile.
L’effetto terapeutico è stato definito rivoluzionario, poiché per la prima volta in 40 anni un medicamento “biologico” si è rivelato arma efficace e selettiva, in grado di aggredire solo ed esclusivamente le cellule neoplastiche, potenziando il sistema immunitario del paziente ammalato e inducendolo a riconoscere e distruggere tutte le cellule maligne. Un primo importantissimo passo verso il futuro prossimo, che vedrà “l’immuno-oncologia” sostituire finalmente la classica chemioterapia.
La chemio di fatto rende i tumori più aggressivi. E' vero che nel breve periodo distrugge le cellule cancerogene (assieme a tutto il resto però) ma è altrettanto vero che ad essere letale sono le recidive, perchè le cellule cancerogene sopravvissute saranno diventate molto più forti. E'lo stesso principio che rende i batteri immuni agli antibiotici.
Di Fatto la cura Di Bella è stata osteggiata sia per motivi economici ma soprattutto secondo me per motivi ideologici.
Questa non aveva come obiettivo quella di distruggere il tumore, quindi eliminare i sintomi come fa la medicina occidentale, bensì limitare le cause ed impedire che il tumore si diffondesse limitandone la mutazione e sottraendogli l'alimentazione.
Troppo semplice per poter andar bene a chi deve guadagnare miliardi con le cure chemioterapiche
Se poi in un pese abbiamo come ministro una babbea come la Lorenzin allora c'è poco di cui stupirsi no?
08/09/2018, 22:09
Vaccini, brutte notizie dalle ultime ricerche: poche speranze contro Hiv, tubercolosi e malaria
Nonostante l’investimento mondiale di circa 3 miliardi di dollari in ricerca, è improbabile che nel futuro a breve termine la scienza ottenga dei vaccini contro Hiv, tubercolosi e malaria. E’ la deludente conclusione a cui è giunta un’analisi della Duke University condotta su 538 progetti in corso, pubblicata su ‘Gates Open Research’. Secondo gli studiosi, per accelerare e rendere più vicini i progressi occorrerebbe aumentare i fondi a circa 9 miliardi di dollari.