26/11/2014, 20:40
«I servizi segreti mi vogliono chiudere la bocca», carabiniere trovato morto in caserma: è giallo
Il militare dell'Arma era di Monterubiaglio, su Facebook l'ultimo messaggio: «Sono io Adam Kadmon». Ma il protagonista della trasmissione "Mistero" smentisce. Indaga il nucleo investigativo di Roma, ipotesi suicidio: domani l'autopsia
Luis Miguel Chiasso, carabiniere di Monterubiaglio in servizio a Roma, è stato trovato senza vita stanotte in caserma intorno a mezzanotte. Ferito a morte con un colpo d'arma da fuoco che il giovane si sarebbe sparato con la pistola di ordinanza. Trentenne, aveva chiamato i genitori intorno alle 20,30. Poche ore la dopo tragica notizia della scomparsa.
Una scomparsa che si tinge di giallo, con il messaggio che il carabiniere ha lasciato su Facebook, un vero e proprio addio a tratti delirante. «Lavoro per i servizi segreti italiani ed internazionali da tempo sto vedendo cose a noi sconosciute cose non di questo mondo ma dei nostri creatori, purtroppo sapere determinate cose porta delle responsabilità - è scritto nel post - mi resta poco da vivere so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre». Secondo la cronologia del social network il post è stato pubblicato intorno alle 21.
La ricostruzione
Il giovane è stato trovato morto dai colleghi della caserma "Salvo d'Acquisto" di Roma nella sua cameretta che era chiusa dall'interno. Secondo le ricostruzioni ad allertarli è stata una telefonata dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma a loro volta avvisati da una chiamata di un operatore del 112 cui si era rivolto Chiasso. Poco prima di togliersi la vita il giovane ha telefonato al 112 in stato confusionale e quando l'operatore ha cercato di trattenerlo al telefono lui ha riattaccato. Inutile il successivo tentativo di ricontattarlo. Poi l'allerta. Il carabiniere di Monterubiaglio era in forza all'VIII reggimento lazio, reparto che si occupa di ordine pubblico in supporto all'Arma territoriale e vigilanze.
Le indagini
Sono in mano al Reparto investigativo dell'Arma della Capitale le indagini sulla morte di Luis Miguel Chiasso. Già disposta l'autopsia che potrebbe svolgersi sin dalla giornata di oggi. Al momento l'ipotesi più accreditata è il suicidio.
Il messaggio su Facebook
Tuttavia apre scenari inquietanti che occorre indagare. Ed è quello che gli investigatori stanno tentando di fare sotto ogni profilo, linguistico e sociologico, per risalire al profilo psicologico e non solo di chi lo ha pubblicato.
I servizi segreti
Nel messaggio il giovane carabiniere svela di lavorare per i servizi segreti nazionali e internazionali. Un'affermazione degna della massina attenzione. Anche se dalla prime verifiche, pare non ne potesse far parte tecnicamente, si sta verificando se vi fosse entrato in contatto in qualche modo.
http://www.giornaledellumbria.it/articl ... 08014.html
26/11/2014, 20:41
Ciao popolo. Vi prego condividete e urlate al mondo intero.
Qualcuno mi conosce sente le mie parole alla TV mi sono creato il personaggio con un attore di Adam kadmon, vi avevo promesso che avrei levato la maschera come faccio a sapere tante cose? Semplice
Lavoro per i servizi segreti italiani ed internazionali da tempo sto vedendo cose a noi sconosciute cose non di questo mondo ma dei nostri creatori, purtroppo sapere determinate cose porta delle responsabilità , mi resta poco da vivere so già che stanno arrivando per chiudere la mia bocca per sempre.
Anni fa giurai questo "Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni".
E ora popolo vi dico combattete ribellatevi fate che la mia morte non sia vana perché il popolo ha il diritto alla disobbedienza verso il governo quando questo perda legittimità agendo fuori dai limiti del mandato e il diritto all’uso consapevole dell’illegalità giustificato dallo stato di guerra che i governanti, tradendo il patto, avrebbero ripristinato:
“E se coloro che con la forza sopprimono il governo sono ribelli, i governanti stessi non possono essere giudicati altrimenti, se essi, che sono stati istituiti per la protezione e la conservazione del popolo e delle sue libertà e proprietà, le violano con la forza e tentano di sopprimerle, e quindi, ponendosi in stato di guerra con quelli che li avevano stabiliti come protettori e custodi della loro pace, sono propriamente, e con la maggiore aggravante, rebellantes, cioè a dire ribelli.
Ma se coloro, che dicono che questa dottrina getta il fondamento della ribellione, vogliono dire che può dare occasione a guerre civili o disordini intestini il dire al popolo che esso è sciolto dall’obbedienza quando si perpetrano attentati illegali contro le sue libertà e proprietà e può opporsi alla violenza illegittima dei suoi governanti istituiti, quando essi violino le sue proprietà contro la fiducia posta in loro, e che perciò questa dottrina, essendo così esiziale per la pace nel mondo, non deve essere ammessa, per la stessa ragione essi potrebbero parimenti dire che uomini onesti non possono opporsi a briganti e pirati, per il fatto che ciò può dar occasione a disordini o versamenti di sangue.
Se in tali occasioni avviene qualche male, esso non deve essere imputato a chi difende il proprio diritto, ma a chi viola il diritto dei vicini. Se l’uomo innocente e onesto deve, per amor di pace, cedere passivamente tutto ciò che possiede a colui che vi attenta con la violenza, vorrei che si pensasse che razza di pace vi sarebbe al mondo, se la pace non consistesse che in violenza e rapine, e non dovesse essere conservata che per il vantaggio di briganti e oppressori. ““
26/11/2014, 22:36
26/11/2014, 22:49
27/11/2014, 23:34
27/11/2014, 23:39
28/11/2014, 00:07
Perché non si parla del fatto che Chiara Poggi lavorava per un'agenzia dell'Intelligence???
28/11/2014, 07:58
MaxpoweR ha scritto:Perché non si parla del fatto che Chiara Poggi lavorava per un'agenzia dell'Intelligence???
da dove salta fuori questa cosa? non riesco a trovare nulla in merito
28/11/2014, 17:41
29/11/2014, 19:19
Pasolini e la morte di Enrico Mattei. Il mistero "scandaloso" della storia italiana
di Fulvio Lo Cicero
La tragica morte dello scrittore legata a filo doppio a quella del fondatore dell’Eni Enrico Mattei. Un’inchiesta giudiziaria finita nell’archivio di Pavia e la probabile riapertura delle indagini a Roma. Un filo rosso che lega la “storia criminale” della nostra Repubblica e che ripercorriamo nei suoi aspetti più incredibili
In un’ideale classifica dei misteri italiani più enigmatici e nebbiosi della nostra storia recente, quello che vede protagonisti uno dei più grandi scrittori italiani, Pier Paolo Pasolini e il fondatore dell’Eni Enrico Mattei è, forse, il più impenetrabile e nondimeno uno dei più clamorosi. A dispetto di numerosi articoli di giornale pubblicati negli ultimi anni, si tratta di un caso così incredibile che si stenta a credere che non susciti un interesse maggiore e che non se ne parli se non, in fondo, fra limitati cenacoli di intellettuali e di giornalisti a caccia di scoop. Per questo motivo, è interessante ripercorrerne le tappe e cercare di capire di cosa veramente si tratti.
Il romanzo incompiuto Petrolio
Tutto parte da un’opera incompiuta di Pasolini, il romanzo che lo scrittore friulano stava scrivendo quando fu ucciso, la notte del 2 novembre 1975, in una zona degradata Il romanzo si intitola Petrolio e il “locus” da cui dobbiamo partire è una pagina dell’edizione einaudiana del 1992, curata da Maria Careri, Graziella Chiarcossi (cugina del poeta) e da Aurelio Roncaglia: 93, una pagina bianca e un titolo. “Lampi sull’Eni”. Petrolio è un’opera mancata e del tutto informe, magmatica. Pasolini vedeva in questo romanzo la sua apodissi politica, il racconto definitivo del potere infinito di un ceto dirigente criminale – quello democristiano, già da lui deprecato nel famoso j’accuse della scomparsa delle lucciole. E il protagonista di questa somma degenerazione, per il grande scrittore, era un personaggio assai noto alle cronache di quei tempi, Eugenio Cefis, grand commis dell’Eni, assurto alla massima carica dopo la misteriosa morte di Enrico Mattei, avvenuta a Bascapè, il 27 ottobre 1962, con l’incidente aereo che costò la vita anche al pilota e al giornalista che lo accompagnava. L'ipotesi sconvolgente fatta propria da Pasolini, era che, dietro l’attentato allo aereo di Mattei si celasse proprio Cefis, desideroso di prendere il suo posto al vertice dell’Eni, cosa che effettivamente avvenne subito dopo.
Ma con l’affresco contenuto in “Petrolio”, più in generale, lo scrittore friulano sembra volgere la sua attenzione a ciò che considera, oramai da qualche anno, il cancro della società civile italiana: il potere democristiano. Il 14 novembre 1974, a poco meno di un anno dalla sua tragica morte, scrive sul “Corriere della sera”: «Io so. Io so i nomi dei responsabili». Una frase misteriosa, che viene generalmente interpretata, con il suo ambiguo avallo, come un’intuizione del poeta, non come il possesso di prove o di indizi su determinati fatti.
Il lavoro di ricerca e documentazione
In realtà, oggi si sa che per scrivere il suo romanzo-fiume Pasolini aveva svolto un rilevante lavoro di ricerca e di documentazione, scoprendo qualcosa che non doveva scoprire. La sua verità confluì in quel famoso capitolo, “Lampi sull’Eni”, una pagina bianca dell’edizione einaudiana, che in realtà sarebbe stato rubato nell’abitazione dello scrittore subito dopo la sua morte (ma su quest’ultimo evento, parenti ed amici dello scrittore non sono d’accordo).
Secondo Gianni D’Elia, uno di coloro che hanno indagato su questi fatti (L’eresia di Pasolini, Effigie, 2005), la fonte principale dello scrittore fu un libro, di un autore che si firma con lo pseudonimo Giorgio Steimetz e dal titolo quanto mai significativo. Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente, pubblicato nel 1972 da un oscuro editore, “Agenzia Milano informazioni”. D’altronde, le fotocopie del libro di Steimetz sono conservate, insieme ad altro materiale su Cefis, nell’archivio pasoliniano del Gabinetto Vieusseux e furono inviate allo scrittore dallo psicanalista suo amico Elvio Facchinelli.
L’opera ebbe un curioso quanto misterioso destino: sparì subito da qualsiasi libreria o banchetto di libri usati, tanto che tuttora è introvabile anche nelle biblioteche pubbliche. Quei pochi che ne sanno qualcosa, spiegano il perché. L’autore racconta la vera vita di Eugenio Cefis, dalla sua esperienza partigiana con Enrico Mattei, fino alla scalata al potere economico. Pare oramai sicuro che Pasolini, nello scrivere il capitolo scomparso, attinse a piene mani da quelle informazioni. Un’affermazione di Steimetz, riferita a Cefis, colpisce: «Ridurre al silenzio, e con argomenti persuasivi, è uno dei tratti di ingegno più rimarchevoli del presidente dell’Eni».
Non si conosce la vera identità di Giorgio Steimetz ma si sa che, dietro la misteriosa casa editrice che pubblicò la sua opera, vi fosse Graziano Verzotto, ras democristiano in Sicilia (corrente di Rumor), capo delle pubbliche relazioni dell’Eni e grande amico dello stesso Mattei. Al giudice Vincenzo Calia che indagava sull’incidente di Bascapè, Verzotto dichiarò che esso non doveva essere attribuito né ai servizi francesi o algerini, né alle “Sette sorelle” (ipotesi fra le più accreditate per lungo tempo) ma che la responsabilità potesse individuarsi rispondendo alla domanda: “A chi è giovato?”.
La verità di Pasolini
Quest’ultima è la convinzione cui arriva Pasolini e lo scrive in un appunto presente nelle carte di Petrolio. Cefis assume, nella “finzione” letteraria, il nome di Troya e Mattei si chiama Bonocore. Nell’appunto, lo scrittore fa riferimento ad un preciso momento in cui «Troya (!) sta per essere fatto presidente dell’Eni: e ciò implica la soppressione del suo predecessore». Questa sua verità sarebbe anche riuscito a scriverla nel famoso capitolo, sparito forse proprio per questo motivo. Il curatore dell’edizione già citata, Aurelio Roncaglia, ha precisato che Pasolini, all’inizio del 1975, asseriva che la stesura del romanzo era oramai arrivata a circa 600 pagine (lui ne prevedeva, in realtà, addirittura 2000). Ma ne sono giunte fino a noi soltanto 400; quindi, a scomparire non sarebbero state solamente quelle di “Lampi sull’Eni” ma molte altre, nelle quali forse si faceva riferimento alle responsabilità di Cefis nella morte di Mattei.
http://www.pasolini.net/indagini2010_Dazebao2aprile.htm
06/12/2014, 13:34
27/02/2015, 17:19
xfabiox ha scritto:Sarah Scazzi, setta satanica-esoterica dietro il delitto
Anche qui la disinformazione dei tg e la mala fede delle forze dell'ordine hanno sviato del tutto le indagini, per l'ennesima volta i poteri forti di queste sette sataniche o esoteriche hanno colpito. forze dell'ordine zitte e accondiscenti e messo in carcere le prime 2 che capitavano senza prove concrete.
Ad Avetrana c'è una masseria. “La casa dell’Africa”, così la chiamano i cittadini. Una leggenda vuole che molti anni fa la giovane figlia di una nobile famiglia che ci abitava morì cadendo da un pozzo. Si dice che, da allora, in quel luogo avvengano riti satanici, messe nere o sporchi e viziosi giochi di lussuria.
Un pozzo. Come quello in cui è stato calato il cadavere di Sarah Scazzi. Giochi di lussuria, come quelli che la cugina Sabrina Misseri, imputata insieme alla madre Cosima dell'omicidio di Sarah, avrebbe intrattenuto con Ivano Russo, che inizialmente era stato identificato come l'oggetto del contendere tra le due cugine.
Sarah Scazzi scompare il 26 agosto 2010. Successivamente si scoprirà che in quella data verrà anche uccisa. Alle 20.40 del 26 agosto, un gruppo su facebook denominato Regen (pioggia in tedesco) pubblica una serie di immagini che ritraggono un manichino legato strettamente con una corda.
Una corda. Come quella che stringeva il cadavere di Sarah, quando fu trovato nel pozzo.
Secondo la Polizia, il gruppo Regen è in realtà una setta satanica. Molti indizi porterebbero ad identificare in Sabrina Misseri, in sua cugina Antonella Misseri e in Alessio Pisello i capi di questa setta. Ci sarebbe anche l'intercettazione di una telefonata tra Sabrina e Alessio: "Hei, Alè, ma tu lo hai detto ai carabinieri di quella masseria?"; "Non ti preoccupare… tanto ce chi sta andando prima di loro… Non ti preoccupare".
Pare che anche la piccola Sarah si interessasse di misteri e occultismo. Non solo una moda, come quella di appendere in stanza il poster di Marilyn Manson o come quella di vestirsi di nero e di truccarsi pesantemente di nero. Dalla lettura dei diari di Sarah si evince che la ragazzina si interessasse di questi temi. Pare addirittura che, poco prima di sparire, avesse preso in prestito dalla biblioteca di Avetrana un libro su alcune sparizioni misteriose, dall’inquietante titolo "Segreti di morte".
La madre Concetta lo dice da anni: "In quel casolare succedono cose strane e lo sanno tutti. E' facile ritrovare sempre candele nere o disposte in modo strano". Il delitto, secondo la madre, potrebbe essere legato a questo mondo.
Sarah potrebbe aver scoperto qualcosa. Il timore che avesse potuto rivelarlo ad altri è stata la causa della sua morte.
28/02/2015, 02:10
28/02/2015, 09:20
15/04/2015, 22:59