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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 16/10/2022, 22:53 
Marmotta “mummificata” a 4.300 metri sul Monte Rosa: risale a 6.600 anni fa
La marmotta riemersa dai ghiacci del Monte Rosa ha 6.600 anni: svelata l'età dell'esemplare con il radiocarbonio


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La marmotta trovata ‘mummificata’ sul Monte Rosa è un esemplare del Neolitico vissuto 6.600 anni fa. Lo rivelano le prime analisi effettuate sull’animale, rinvenuto ad agosto sulla parete est del Lyskamm, a una quota di 4.300 metri, a seguito dello scioglimento del ghiacciaio.

“La datazione calibrata al radio carbonio – si legge in una nota dell’assessorato dell’Ambiente della Regione Valle D’Aosta – rivela che l’esemplare è vissuto circa 6.600 anni fa, nel Neolitico. L’attendibilità del risultato, pari al 95,4%, attesta l’eccezionalità del dato che colloca la mummia del Lyskamm tra il 4.691 e 4.501 a.C.“.

Se è vero che il riscaldamento ha portato il reperto ad emergere dal ghiaccio, altrettanto vero è che oggi le marmotte vivono al massimo fino a 2.600/2.800 metri di altitudine. Ciò significa che oltre 6.000 anni fa c’era molto più caldo di oggi, il che ha consentito a questi animali di vivere più in alto.
Analisi negli USA

A seguito del recupero, il Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan ha avviato una collaborazione con l’Istituto per lo studio delle mummie dell’Eurac di Bolzano con il quale sono state definite le prime attività di ricerca e le modalità di conservazione più opportune.

Un campione di costole della Marmotta è stato inviato ad un laboratorio specializzato negli Stati Uniti per la datazione al radiocarbonio (14C). Attualmente, il reperto è conservato nella sede operativa del Museo, a La Salle, in una Conservation soft box (Csb), un sistema passivo che assicura il mantenimento dell’esemplare in condizioni ottimali.

I dettagli scientifici della scoperta saranno illustrati la prossima settimana nel corso del 31° Congresso dell’Associazione nazionale musei scientifici, che si terrà ad Aosta dal 19 al 21 ottobre prossimi. I risultati sulla datazione permettono ora di definire meglio il progetto di studio, denominato “Marmot mummy project”, per acquisire informazioni sul reperto, la sua alimentazione, la caratterizzazione genetica, la collocazione nel periodo storico, i dati geologici e tante altre valutazioni.


https://www.meteoweb.eu/2022/10/marmott ... 001159445/


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 13/11/2022, 23:30 
Un ciclo di 22mila anni influenza il clima della Terra
La distanza Terra-Sole altera drasticamente le stagioni nel Pacifico equatoriale in un ciclo di 22.000 anni: lo studio

I modellisti meteorologici e climatici comprendono abbastanza bene come i venti stagionali e le correnti oceaniche influenzino i modelli di El Niño nell’Oceano Pacifico equatoriale orientale, influenzando il tempo negli Stati Uniti e talvolta in tutto il mondo. Ma nuove simulazioni al computer mostrano che un fattore determinante dei cicli meteorologici annuali in quella regione – in particolare, una fredda lingua di acque superficiali che si estende verso ovest lungo l’Equatore dalla costa del Sud America – non è stato riconosciuto: la distanza variabile tra la Terra e il sole. La lingua fredda, a sua volta, influenza la El Niño-Southern Oscillation (ENSO), che ha un impatto sul clima in California, gran parte del Nord America e spesso a livello globale.

La distanza Terra-Sole varia lentamente nel corso dell’anno perché l’orbita terrestre è leggermente ellittica. Attualmente, al suo approccio più vicino (perielio) la Terra è circa 3 milioni di miglia più vicina al sole rispetto al suo punto più lontano (afelio). Di conseguenza, la luce solare è circa il 7% più intensa al perielio rispetto all’afelio.

Una ricerca condotta dall’Università della California, a Berkeley, dimostra che il leggero cambiamento annuale della nostra distanza dal sole può avere un grande effetto sul ciclo annuale della lingua fredda. Questo è distinto dall’effetto dell’inclinazione assiale della Terra sulle stagioni, che attualmente si ritiene causi il ciclo annuale della lingua fredda.

Poiché il periodo del ciclo annuale derivante dagli effetti di inclinazione e distanza è leggermente diverso, i loro effetti combinati variano nel tempo, ha affermato il ricercatore John Chiang, Professore di geografia della UC Berkeley. “La cosa curiosa è che il ciclo annuale dall’effetto distanza è leggermente più lungo di quello per l’inclinazione – circa 25 minuti, attualmente – quindi in un arco di circa 11.000 anni, i due cicli annuali passano dall’essere in fase all’essere fuori fase, e di conseguenza la stagionalità netta subisce un notevole cambiamento”, ha detto Chiang.

Il ricercatore ha osservato che l’effetto della distanza è già incorporato nei modelli climatici – sebbene il suo effetto sul Pacifico equatoriale non sia stato riconosciuto fino ad ora – e che le sue scoperte non altereranno le previsioni meteorologiche o le proiezioni climatiche. Ma il ciclo di 22.000 anni potrebbe aver avuto effetti storici a lungo termine. È noto che la precessione orbitale della Terra ha influenzato i tempi delle ere glaciali, ad esempio.

L’effetto distanza – e la sua variazione di 22.000 anni – potrebbe influenzare anche altri sistemi meteorologici sulla Terra. L’ENSO, che ha origine nel Pacifico equatoriale, è probabilmente interessata perché il suo funzionamento è strettamente legato al ciclo stagionale della lingua fredda. “La teoria ci dice che il ciclo stagionale della lingua fredda gioca un ruolo chiave nello sviluppo e nella conclusione degli eventi ENSO”, ha affermato Alyssa Atwood, assistente Professoressa alla Florida State University di Tallahassee. “Per questo motivo, molte delle caratteristiche chiave di ENSO sono sincronizzate con il ciclo stagionale“.

Ad esempio, gli eventi ENSO tendono a raggiungere il picco durante gli inverni dell’emisfero settentrionale, ha affermato, e in genere non persistono oltre i mesi primaverili settentrionali, ciò che gli scienziati chiamano “barriera della prevedibilità primaverile”. A causa di questi collegamenti, è ragionevole aspettarsi che l’effetto distanza possa anche avere un impatto importante sull’ENSO, cosa che dovrebbe essere esaminata in studi futuri.

“È stata prestata pochissima attenzione al ciclo stagionale della lingua fredda perché la maggior parte delle persone pensa che sia risolto“, ha detto Chiang. “Quello che questa ricerca mostra è che non è stato risolto. C’è ancora un mistero lì. Il nostro risultato pone anche la domanda se anche altre regioni della Terra possano avere un contributo significativo dell’effetto distanza al loro ciclo stagionale”.

“Impariamo nelle lezioni di scienze già alle scuole elementari che le stagioni sono causate dall’inclinazione dell’asse terrestre“, ha aggiunto Anthony Broccoli della Rutgers University. “Questo è certamente vero ed è ben compreso da secoli. Sebbene sia stato riconosciuto anche l’effetto della distanza Terra-Sole, il nostro studio indica che questo “effetto distanza” potrebbe essere un effetto più importante sul clima di quanto non fosse stato riconosciuto in precedenza”.

Chiang, Atwood, Broccoli e colleghi hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Nature.
Due distinti cicli annuali influenzano la lingua fredda del Pacifico

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La temperatura mensile della superficie marina nell’Oceano Pacifico orientale negli anni normali, El Niño e El Niña. L’intensità della lingua fredda del Pacifico, più evidente nell’immagine in alto, è legata alla El Niño-Southern Oscillation (ENSO). Credit: NOAA

Il principale motore dei cambiamenti meteorologici globali è il cambiamento stagionale. L’Equatore terrestre è inclinato rispetto alla sua orbita attorno al sole, quindi gli emisferi settentrionale e meridionale sono illuminati in modo diverso e questo influenza il loro clima.

Questi cambiamenti annuali hanno effetti importanti sugli alisei equatoriali del Pacifico, che soffiano da sud-est a nord-ovest attraverso il Pacifico meridionale ed equatoriale e spingono le acque di superficie verso ovest, provocando la risalita di acqua fredda lungo l’Equatore che crea una lingua di acqua superficiale fredda che si estende dall’Ecuador attraverso il Pacifico — quasi un quarto della circonferenza del pianeta.

I cambiamenti emisferici annuali della temperatura stagionale alterano la forza degli alisei, e quindi causano un ciclo annuale nella temperatura della lingua fredda. Questo, a sua volta, ha una grande influenza sull’ENSO, che in genere raggiunge il picco durante l’inverno dell’emisfero settentrionale. La presenza di El Niño – o del suo opposto, La Niña – aiuta a determinare se la California e la costa occidentale degli USA avranno un inverno umido o secco, ma anche se il Midwest e parti dell’Asia avranno pioggia o siccità.

“Nello studio dei climi del passato, molti sforzi sono stati dedicati a cercare di capire se la variabilità nell’Oceano Pacifico tropicale – cioè il ciclo El Niño/La Niña – è cambiata in passato“, ha detto Broccoli. “Noi abbiamo scelto di concentrarci invece sul ciclo annuale delle temperature oceaniche nella lingua fredda del Pacifico orientale. Il nostro studio ha scoperto che la tempistica del perielio, cioè il punto in cui la terra è più vicina al sole, ha un’influenza importante sul clima nel Pacifico tropicale”.

Nel 2015, Broccoli, co-direttore del Rutgers Climate Institute, insieme a Michael Erb, ha impiegato un modello climatico al computer per dimostrare che i cambiamenti di distanza causati dall’orbita ellittica della Terra alteravano drasticamente il ciclo annuale della lingua fredda. Ma i modellisti climatici hanno per lo più ignorato il risultato, ha detto Chiang. “Il nostro campo si concentra su El Niño e pensavamo che il ciclo stagionale fosse risolto. Ma poi ci siamo resi conto che il risultato di Erb e Broccoli sfidava questa ipotesi”, ha detto.

Chiang e colleghi, tra cui Broccoli e Atwood, hanno esaminato simulazioni simili utilizzando quattro diversi modelli climatici e hanno confermato il risultato. Ma il team è andato oltre per mostrare come funziona l’effetto distanza.
Gli emisferi “marino” e “continentale” della Terra

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Man mano che la Terra si avvicina al sole nella sua orbita ellittica, l’emisfero “continentale” (a destra) si riscalda più dell’emisfero “marino” (a sinistra), generando alisei che influenzano la lingua fredda del Pacifico e probabilmente il ciclo El Niño/La Niña

La distinzione chiave è che i cambiamenti nella distanza del sole dalla Terra non influenzano in modo diverso gli emisferi settentrionale e meridionale, che è ciò che dà origine all’effetto stagionale dovuto all’inclinazione assiale della Terra. Invece, riscaldano l'”emisfero continentale” dominato dalle masse continentali nord e sudamericane e africane ed eurasiatiche, più di quanto non riscaldino l’”emisfero marino”, dominato dall’Oceano Pacifico.

“Il modo tradizionale di pensare ai monsoni è che l’emisfero settentrionale si riscalda rispetto all’emisfero meridionale, generando venti sulla terra che portano piogge monsoniche“, ha detto Chiang. “Ma qui, in realtà stiamo parlando di differenze di temperatura est-ovest, non nord-sud, che causano i venti. L’effetto distanza sta operando attraverso lo stesso meccanismo delle piogge monsoniche stagionali, ma i cambiamenti del vento provengono da questo monsone da est a ovest”.

I venti generati da questo riscaldamento differenziale degli emisferi marino e continentale alterano la variazione annuale degli alisei orientali nel Pacifico equatoriale occidentale, e quindi la lingua fredda. “Quando la Terra è più vicina al sole, questi venti sono forti. In bassa stagione, quando il sole è più lontano, questi venti diventano deboli”, ha detto Chiang. “Quei cambiamenti del vento vengono quindi propagati nel Pacifico orientale attraverso il termoclino e, di conseguenza, questo guida un ciclo annuale della lingua fredda”.

Oggi, ha detto Chiang, l’effetto della distanza sulla lingua fredda è circa un terzo della forza dell’effetto di inclinazione e si migliorano a vicenda, portando a un forte ciclo annuale della lingua fredda. Circa 6.000 anni fa, si cancellarono a vicenda, producendo un ciclo annuale smorzato della lingua fredda. In passato, quando l’orbita terrestre era più ellittica, l’effetto della distanza sulla lingua fredda sarebbe stato maggiore e avrebbe potuto portare a una cancellazione più completa.

Sebbene Chiang e colleghi non abbiano esaminato l’effetto di tale cancellazione, ciò avrebbe potenzialmente avuto un effetto mondiale sui pattern meteorologici. Chiang ha sottolineato che l’effetto della distanza sul clima, sebbene chiaro nelle simulazioni dei modelli climatici, non sarebbe evidente dalle osservazioni perché non può essere facilmente distinto dall’effetto dell’inclinazione. “Questo studio è puramente basato su modelli. Quindi, è una previsione”, ha detto. “Ma questo comportamento è riprodotto da diversi modelli, almeno quattro. E quello che abbiamo fatto in questo studio è spiegare perché questo accade. E nel processo, abbiamo scoperto un altro ciclo annuale della lingua fredda che è guidato dall’eccentricità della Terra”.

Atwood ha osservato che, a differenza delle forti modifiche al ciclo stagionale della lingua fredda, le modifiche a ENSO tendono a dipendere dal modello. “Sebbene l’ENSO rimanga una sfida per i modelli climatici, possiamo guardare oltre le simulazioni dei modelli climatici alle registrazioni del paleoclima per studiare la connessione tra i cambiamenti nel ciclo annuale della lingua fredda e l’ENSO in passato”, ha affermato. “Ad oggi, le registrazioni del paleoclima del Pacifico tropicale sono state ampiamente interpretate in termini di cambiamenti passati nell’ENSO, ma il nostro studio sottolinea la necessità di separare i cambiamenti nel ciclo annuale della lingua fredda dai cambiamenti nell’ENSO”.


https://www.meteoweb.eu/2022/11/ciclo-2 ... 001167822/


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 10/01/2023, 18:52 
Il buco dell'ozono si sta chiudendo, strato sarà normale nel 2040
Qualche anno dopo anche sulle regioni polari, dice l'Onu


Il buco nello strato di ozono, un tempo il pericolo ambientale più temuto per l'umanità, dovrebbe essere completamente sparito nella maggior parte del mondo entro due decenni, grazie all'azione decisiva da parte di molti governi di eliminare gradualmente le sostanze che riducono lo strato.

Lo afferma l'Onu, scrive il Guardian. La perdita dello strato di ozono, che ha rischiato di esporre le persone ai dannosi raggi ultravioletti del sole, è sulla buona strada per essere completamente recuperata entro il 2040 in gran parte del mondo, mentre si ricreerà completamente entro il 2045 sull'Artico e entro il 2066 sull'Antartide.

Dopo l'allarme per la perdita di ozono negli anni '80, lo strato di ozono è migliorato costantemente sulla scia del protocollo di Montreal del 1989, un accordo internazionale che ha contribuito a eliminare il 99% delle sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono, come i clorofluorocarburi (CFC) che erano utilizzati come solventi e refrigeranti. L'Onu afferma che l'azione intrapresa sullo strato di ozono è stata anche un'arma contro la crisi climatica: i CFC sono anche gas serra e il loro uso continuato e incontrollato avrebbe innalzato le temperature globali di ben un grado centigrado entro la metà del secolo, peggiorando una situazione già disastrosa in cui i gas che riscaldano il pianeta non stanno ancora diminuendo. "L'azione sull'ozono costituisce un precedente per l'azione per il clima", ha affermato Petteri Taalas, segretario generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale, che oggi ha presentato il rapporto sui progressi, stilato ogni quattro anni. "Il nostro successo nell'eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l'aumento della temperatura". La risposta globale unificata alla gestione dei CFC significa che l'accordo di Montreal dovrebbe essere considerato "il trattato ambientale di maggior successo nella storia e offre incoraggiamento affinché i Paesi del mondo possano riunirsi e decidere un risultato e agire di conseguenza", secondo David Fahey, uno scienziato della National Oceanic and Atmospheric Administration, autore principale della nuova valutazione. I progressi non sono sempre stati lineari: nel 2018 gli scienziati hanno rilevato un aumento dell'uso di CFC, rintracciato in Cina e infine risolto. Nel frattempo, la sostituzione dei CFC con un altro gruppo di prodotti chimici industriali, gli idrofluorocarburi (HFC), è stata problematica in quanto gli HFC sono gas serra, e quindi è stato necessario un ulteriore accordo internazionale, raggiunto a Kigali, per frenarne l'uso.


https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... c6393.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 19/05/2023, 20:19 
Franco Prodi: “Crisi climatica colpa dell’uomo? E’ una bufala!”
Franco Prodi si scaglia contro i numeri sulla crisi climatica diffusi dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Secondo il fisico l'affermazione che il 98% del cambiamento climatico è colpa dell'uomo è una bufala



Franco Prodi si scaglia contro i numeri sulla crisi climatica diffusi dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
Secondo il fisico l’affermazione che il 98% del cambiamento climatico è colpa dell’uomo è una bufala: “Questa percentuale non è calcolabile con le conoscenze attuali del sistema fisico del clima. Non nego un effetto antropico. Il cambiamento climatico è connaturato, non può non esserci perché dipende dal sole , dall’astronomia, dall’effetto gravitazionale degli altri pianeti, dai componenti dell’atmosfera che possono essere naturali e antroipiche. Il sistema clima è complessissimo”.

Insomma, calcoliamo con accuratezza dati come la temperatura globale più o meno dallo stesso tempo in cui l’uomo ha iniziato a produrre emissioni inquinanti e quindi non è possibile stabilire con certezza l’influenza antropica sul riscaldamento che, come spiegato da Prodi è legato a equilibri astronomici in relazione, per esempio, al sole.


https://www.meteoweb.eu/2023/05/franco- ... 001246255/


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 21/05/2023, 19:01 
Si sta ripetendo il solito teatrino già visto durante il covid con idioti che starnazzano in tv di cose che non conoscono per perseguire interessi personali e luminari fatti passare per degli scemi come fatto ad esempio con Montagner



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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 21/05/2023, 21:43 
MaxpoweR ha scritto:
Si sta ripetendo il solito teatrino già visto durante il covid con idioti che starnazzano in tv di cose che non conoscono per perseguire interessi personali e luminari fatti passare per degli scemi come fatto ad esempio con Montagner

Hai ragione al 100%.
Purtroppo dobbiamo constatare ancora, che come diceva il marchese del Grillo: "Io sono io e voi, non siete un ca.zzo".
Ed è verissimo in quanto noi non possiamo fare niente di niente...



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Comunque lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 24/05/2023, 09:07 
Possiamo ignorarli.



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MessaggioInviato: 08/06/2023, 23:18 
La crescita del ghiaccio marino polare smonta la narrativa della catastrofe sul clima
Un nuovo studio rivela che l'area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009 al 2019


Un nuovo studio condotto da un team di scienziati del clima, pubblicato dalla European Geosciences Union, rivela che l’area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009 al 2019, guadagnando 661Gt di massa di ghiaccio nell’ultimo decennio. “Le piattaforme di ghiaccio antartiche forniscono un supporto di rinforzo alla calotta glaciale, stabilizzando il flusso di ghiaccio a terra e il suo contributo al livello globale del mare. Negli ultimi 50 anni, le osservazioni satellitari hanno mostrato che le piattaforme di ghiaccio crollano, si assottigliano e si ritirano; tuttavia, ci sono poche misurazioni del cambiamento in tutta l’Antartide nell’area della piattaforma di ghiaccio”, si legge nello studio, in cui gli autori hanno utilizzato i dati del satellite MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer) per misurare il cambiamento nella posizione e nell’area del fronte di distacco su 34 piattaforme di ghiaccio in Antartide dal 2009 al 2019.

“Nell’ultimo decennio, una riduzione dell’area nella Penisola Antartica (6693km²) e nell’Antartide occidentale (5563km²) è stata superata dalla crescita dell’area nell’Antartide orientale (3532km²) e dalle grandi piattaforme di ghiaccio di Ross e Ronne-Filchner (14028km²). Il più grande ritiro è stato osservato sulla piattaforma di ghiaccio Larsen C, dove sono stati persi 5917km² di ghiaccio durante un evento di distacco singolo nel 2017, e il più grande aumento dell’area è stato osservato sulla piattaforma di ghiaccio di Ronne nell’Antartide orientale, dove un graduale avanzamento nell’ultimo decennio ha portato a un aumento dell’area di 5889km² dal 2009 al 2019. Complessivamente, l’area della piattaforma di ghiaccio antartica è cresciuta di 5305km² dal 2009, con 18 piattaforme di ghiaccio in ritirata e 16 piattaforme più grandi in crescita nell’area”, si legge nello studio.

“Le nostre osservazioni mostrano che le piattaforme di ghiaccio antartiche hanno guadagnato 661Gt di massa di ghiaccio nell’ultimo decennio, mentre l’approccio dello stato stazionario stimerebbe una sostanziale perdita di ghiaccio nello stesso periodo, dimostrando l’importanza di utilizzare le osservazioni del flusso di distacco variabile nel tempo per misurare il cambiamento”, evidenziano i ricercatori.

cambiamenti piattaforma ghiaccio antartide 2009-2019


Immagine

“Questo set di dati mostra le differenze regionali nel comportamento del distacco delle piattaforme di ghiaccio e documenta la frequenza e l’entità degli eventi di distacco in tutto il continente su scale temporali decennali. Queste osservazioni saranno utili per studi regionali sul cambiamento della piattaforma di ghiaccio in Antartide e possono essere utilizzate come set di dati di input per studi di modellazione o come set di dati di convalida per studi futuri che sviluppano metodi più automatizzati per misurare il cambiamento nella posizione del fronte di distacco della piattaforma di ghiaccio. Gli studi futuri dovrebbero utilizzare gli archivi di dati satellitari storici per estendere la registrazione del cambiamento dell’area della piattaforma di ghiaccio, che ci consentirà di stabilire se vi è un cambiamento a lungo termine nella frequenza del distacco della piattaforma di ghiaccio in Antartide. Dobbiamo sviluppare e applicare tecniche automatizzate per aumentare la frequenza con cui è possibile effettuare misurazioni del fronte del distacco, in particolare su piattaforme di ghiaccio e ghiacciai più piccoli, che consentiranno di caratterizzare e monitorare il comportamento del distacco stagionale a breve termine”, concludono gli autori dello studio.
Il ghiaccio marino polare e la narrativa della catastrofe sul clima

I risultati di questo studio confermano le scoperte dell’eminente meteorologo Professor J. Ray Bates, la cui ricerca ha dimostrato che le tendenze nei livelli del ghiaccio marino polare danno poco motivo di allarme. In un articolo, dal titolo “Il ghiaccio marino polare e la narrativa della catastrofe sul clima”, pubblicato poco più di un anno fa dalla Global Warming Policy Foundation, il Professor Bates ha confrontato le simulazioni dei modelli climatici – che prevedono una significativa riduzione dei livelli di ghiaccio marino in entrambi gli emisferi – con dati empirici e tendenze osservate nel ghiaccio marino artico e antartico. Bates ha affermato: “nel 2007, Al Gore ci ha detto che i livelli del ghiaccio marino artico stavano ‘cadendo da una scogliera’. Ora è chiaro che si sbagliava completamente. In effetti, le tendenze del ghiaccio marino sono un antidoto all’allarmismo climatico”.
Ghiaccio marino artico

Nella sua ricerca, Bates evidenzia che per “il periodo 2013-2019, durante il quale si prevedeva che l’Artico sarebbe diventato libero dai ghiacci alla fine dell’estate, le proiezioni dei modelli sono ben lungi dall’essere confermate. La Figura 1 è una serie temporale dell’estensione media osservata del ghiaccio marino artico per settembre, nel periodo delle osservazioni satellitari (1979-2021). C’è stato un marcato declino del ghiaccio marino per un periodo successivo al 1996. Tuttavia, dal 2007, invece di scomparire come previsto, il ghiaccio marino di settembre ha mostrato un tasso di declino molto più lento, rimanendo nella regione di 4,5 milioni di km². Se si mantenesse la tendenza statistica dell’ultimo periodo di 15 anni, ci vorrebbero più di 500 anni prima che l’Artico resti senza ghiacci a settembre. Sebbene non si possa fare molto affidamento su una tendenza lineare misurata in un periodo così breve, va ricordato che le drammatiche proiezioni della perdita di ghiaccio marino pubblicizzate da Al Gore erano basate su un modello che utilizzava dati osservativi su un periodo ancora più breve”.

Immagine

“Qualsiasi discussione obiettiva sul recente declino del ghiaccio marino artico richiede anche che si prenda in considerazione l’evidenza relativa alla variabilità naturale del passato su una scala temporale pluridecennale. Nell’era pre-satellite, i dati affidabili sulla copertura del ghiaccio marino erano scarsi. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che esiste una forte relazione tra l’estensione del ghiaccio marino e le temperature misurate nelle stazioni artiche. Le registrazioni delle temperature risalgono a molto prima e mostrano variazioni di lungo periodo, con il riscaldamento dell’Artico verificatosi tra il 1900 e gli anni del 1940, seguito dal raffreddamento fino agli anni del 1970, e poi da un rinnovato riscaldamento fino ad oggi. Combinando le registrazioni della temperatura e del ghiaccio marino parziale, è possibile creare ricostruzioni statistiche dell’estensione totale del ghiaccio marino che risale agli inizi del 1900. Alcune di queste ricostruzioni indicano che tra il 1900 e gli anni ’40 potrebbe essersi verificata un’estensione del ghiaccio marino artico paragonabile agli attuali livelli ridotti”, scrive Bates nel suo studio. A supporto della variabilità naturale, il Professore cita l’esempio della “decisione del governo sovietico nel 1932 di sviluppare i mari del nord come rotta di trasporto regolare dall’Europa all’Asia, realizzata sulla base della scomparsa del ghiaccio marino. Il progetto è stato successivamente abbandonato quando il ghiaccio marino è tornato dopo il raffreddamento. È chiaro che la variabilità naturale pluridecennale, scarsamente simulata dai modelli climatici, ha dato origine a grandi variazioni nel ghiaccio marino artico in passato e potrebbe essere un fattore di ciò che si sta osservando attualmente”, osserva Bates.
Ghiaccio marino antartico

Nella sua ricerca, inoltre, Bates evidenzia come in “Antartide, nel frattempo, non c’è stato alcun cambiamento significativo nell’estensione media annua del ghiaccio marino nel periodo di misurazioni satellitari affidabili, nonostante le proiezioni dei modelli di un declino simile a quello nell’Artico. Le osservazioni vengono nuovamente presentate per settembre, mese in cui i modelli prevedono cambiamenti significativi. Nell’emisfero australe, settembre è il mese in cui l’estensione del ghiaccio marino raggiunge il massimo nel tardo inverno. La figura 2 mostra le medie di settembre per il periodo 1979-2021. Si può vedere che, contrariamente a quanto previsto dai modelli, la tendenza durante questo periodo è nella direzione di un lieve aumento dell’estensione del ghiaccio marino antartico”.

Immagine

Ne suo studio, Bates afferma, inoltre, che si dovrebbe fare poco affidamento sulle simulazioni dei modelli sul futuro declino del ghiaccio marino: “i modelli climatici non sono riusciti a prevedere la crescita del ghiaccio marino antartico e hanno mancato il recente marcato rallentamento del declino del ghiaccio marino nell’Artico. Sarebbe ingiustificato pensare che riusciranno a sistemare le cose nei prossimi 30 anni”.
Il ghiaccio marino polare e i gas serra

Le evidenze che Bates ha presentato nel suo studio “indicano che la risposta del ghiaccio marino polare all’aumento dei gas serra dovrebbe essere annoverata tra i molti aspetti irrisolti della scienza del clima”. I fatti esposti nello studio “meritano di essere riconosciuti quando viene avanzata la nozione di emergenza climatica, che richiede i cambiamenti più drastici e immediati per l’economia mondiale. Qualche preoccupazione potrebbe anche essere mostrata tra le persone coinvolte per la crescente eco-ansia inflitta alle giovani generazioni”, conclude Bates.


https://www.meteoweb.eu/2023/06/ghiacci ... 001255702/


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 18/07/2023, 14:41 
La temperatura massima ufficiale mai registrata da qualsiasi stazione meteorologica a Roma, in Italia, era di 42°C il 27 luglio 1841. Una rapida ricerca su Internet mostra che la temperatura raggiunge i 40°C ogni due estati. Quindi un altro 42°C non è certamente senza precedenti, e poiché l'ultimo è stato nel 1841 non equivale ad alcun aumento graduale negli ultimi anni. Indicherebbe invece che il picco del riscaldamento è stato raggiunto lì nel 1841. Molto prima che tutti guidassero automobili o volassero in aereo. Come si inserisce questo nell'allarmismo? Non è così.


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 18/07/2023, 15:01 
mauro ha scritto:
La temperatura massima ufficiale mai registrata da qualsiasi stazione meteorologica a Roma, in Italia, era di 42°C il 27 luglio 1841. Una rapida ricerca su Internet mostra che la temperatura raggiunge i 40°C ogni due estati. Quindi un altro 42°C non è certamente senza precedenti, e poiché l'ultimo è stato nel 1841 non equivale ad alcun aumento graduale negli ultimi anni. Indicherebbe invece che il picco del riscaldamento è stato raggiunto lì nel 1841. Molto prima che tutti guidassero automobili o volassero in aereo. Come si inserisce questo nell'allarmismo? Non è così.


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L'allarmismo, la pubblicità, il GF, l'sola dei..., il miglior tampax, il miglior dentifricio, etc etc sono l'alternativa di quello che era ilvero lavoro manuale ed intellettuale che conoscevamo.
Non tutti dovevamo per forza essere impiegati a fare i "tocchi" come diceva Agnelli, ma perlomeno qualche cosa di utile veniva prodotto.
Ora ..... [:292] [:292] [:292] [:292] [:292] [:292]



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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 18/07/2023, 23:29 
mauro ha scritto:
La temperatura massima ufficiale mai registrata da qualsiasi stazione meteorologica a Roma, in Italia, era di 42°C il 27 luglio 1841. Una rapida ricerca su Internet mostra che la temperatura raggiunge i 40°C ogni due estati. Quindi un altro 42°C non è certamente senza precedenti, e poiché l'ultimo è stato nel 1841 non equivale ad alcun aumento graduale negli ultimi anni. Indicherebbe invece che il picco del riscaldamento è stato raggiunto lì nel 1841. Molto prima che tutti guidassero automobili o volassero in aereo. Come si inserisce questo nell'allarmismo? Non è così.


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Nella zona in cui vivo devo dire che il picco di forte caldo in estate cè stato da sempre,a volte si manifesta entro il mese di giugno e altre volte a luglio devo ammettere che rispetto ai decenni passati un po di variazione di caldo afoso in più si percepisce per il fatto che rispetto a prima il famoso anticiclone che saliva dalle Azzorre (o dall'Atlantico) ora ci arriva dall'Africa.
Ma è difficile che qualche persona muoia di caldo da noi,specie chi si trova ad abitare lungo la Costa Sud della Sicilia,per il motivo che l'aria calda che ci investe dall'Africa,attraversando il Canale di sicilia ci arriva raffreddata dal mare,il guaio è dopo quando attraversa tutta la Sicilia andando verso Nord che diventa rovente.
Facendo notare che normalmente la temperatura del Mar di Sicilia (o Canale di Sicilia) rispetto a tutti gli altri mari Italiani è più bassa e spesso si creano le condizioni con l'incontro del caldo-umido Sahariano la formazione delle nebbie.


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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 19/07/2023, 08:29 
Sicuramente al nord la situazione non è come al sud.
Prima a Milano raramente si raggiungevano i 40 gradi, ma anche i 35, forse un paio di volte l'anno per 1/2 giorni.
Per non parlare della montagna, ho sempre avuto una casa in Valtellina in cui sono andato per anni alla fine della scuola e c'era sempre fresco anche durante il giorno.
Da qualche anno è tutto completamente differente, a Milano i 35/40 si raggiungono almeno per 3 settimane durante l'estate e a settembre sembra di essere ancora in luglio, nonostante fino a qualche anno fa a settembre iniziavano già a ingiallire le foglie (su da noi).
E la neve poi, sono andato decine di volte a sciare sui ghiacciai in estate, c'era una vasta scelta su dove andare, ora questa si è ridotta a un paio di posti che non sono neanche aperti tutti i giorni.
Altro capitolo è l'inverno, a Milano fino a una decina d'anni fa si gelava letteralmente d'inverno e la neve la faceva regolarmente, adesso mi capita di uscire durante l'inverno con la felpa primaverile, senza giacca!!! Per Natale ricordo che accendevamo il camino, ormai mio padre non lo accende più da una vita perchè sennò dovremmo stare a maniche corte.
Non so quale sia la causa, sta di fatto che le cose non sono piu' come prima inutile negarlo.
Non è che ogni cosa è un complotto o una balla per fregare le persone, fa caldo molto piu' di prima e per molto piu' tempo e piove meno.



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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 19/07/2023, 13:29 
Come un ladro nella notte

Così recita l'apocalisse

Nel senso che l'umanità verrà un giorno sorpresa dall'ennesima catastrofe naturale generale e addio razza umana

Nel frattempo gli indizi ci sono tutti ma l'uomo ovviamente non fa nulla

L'anno scorso 33-35 gradi a Roma, quest'anno 35-38

Il prossimo anno? 38-41?

Quali sarebbero le ragioni per cui la temperatura dovrebbe tornare a livelli estivi normali? Nessuna

Andiamo avanti, vediamo il prossimo anno...



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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 19/07/2023, 14:20 
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 Oggetto del messaggio: Re: Clima questo sconosciuto
MessaggioInviato: 19/07/2023, 19:11 
Cita:
Il prossimo anno? 38-41?


ma no , basta cambiare giornale [8D] [:246]

Caldo record, è il giorno peggiore per Roma: oggi 43 gradi. Quali sono le ore peggiori e le previsioni

https://www.ilmessaggero.it/italia/cald ... 26962.html

ciao
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