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MessaggioInviato: 10/01/2010, 12:44 
La notizia è di quelle importanti: lo scorso mese di Dicembre, malgrado il Sole abbia ricominciato la risalita verso un nuovo massimo (di previsione incerta, tra il 2011 ed il 2013), l'indice AP è crollato su valori che non sono mai stati registrati prima, scendendo vicino allo zero........

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=8332



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MessaggioInviato: 17/01/2010, 17:04 
Il mistero delle sardine del lago Tanganica arrivate lì per un maremoto di inimmaginabile potenza?

È il secondo lago africano per estensione, dopo il lago Vittoria, e il più profondo. È situato all’interno di in una delle grandi fosse della Rift Valley, le cui pareti montagnose ne costituiscono i confini. Ha una forma stretta e allungata, e si estende per 673 km in direzione nord-sud con una larghezza media di 50 km. È il lago d’acqua dolce più lungo del mondo (misurando lungo la linea mediana). Copre un’area di 32.900 km², ha uno sviluppo costiero di 1.828 km, una profondità media di 570 metri, e una profondità massima di 1.470 metri. Si stima che contenga una quantità d’acqua pari a 18.900 km³, essendo quindi il secondo lago d’acqua dolce del mondo per volume dopo il Bajkal. Il bacino idrografico del lago copre una superficie di 231.000 km². Il lago ha due immissari principali: il fiume Rusizi, che entra da nord dal lago Kivu, e il fiume Malagarasi, che è il secondo fiume più grande della Tanzania, ed entra nel lago Tanganika da est. Il principale emissario è il fiume Lukuga che a sua volta riversa le sue acque nel fiume Congo. L’enorme profondità e la posizione tropicale del lago impediscono un ricambio dell’acqua, facendo sì che la parte più profonda del lago consista principalmente di acqua anossica, cioè priva di ossigeno.
Il lago fu scoperto per la prima volta dagli europei nel 1858 grazie agli esploratori Richard Burton e John Speke, che lo scoprirono durante una spedizione finalizzata alla scoperta della sorgente del Nilo. Speke continuò la spedizione per poi effettivamente trovare la sorgente, il lago Vittoria.
Il lago ospita almeno 300 specie di pesci della famiglia dei ciclidi e altre 150 specie non-ciclidi, la maggior parte delle quali vive vicino al fondo del lago (zona bentonica).

Tuttavia, la più grande biomassa di pesce vive al largo (zona pelagica), ed è dominata da sei specie, due della famiglia delle sardine e quattro della famiglia dei Lates (specie simili al persico del Nilo). Il 98% delle specie di ciclidi del Tanganica sono endemiche del lago. Questo alto tasso di endemismo lo si ritrova anche in numerose specie di invertebrati, specialmente molluschi, granchi, sanguisughe, etc.
Com’è possibile trovare pesci di mare, come le sardine, in un lago di acqua dolce? La prima teoria parlava di una passata connessione del Tanganica con l’Oceano Indiano, ipotesi però scartata in quanto indagini geologiche hanno escluso che il lago fosse direttamente collegato al mare. Il mistero è rimasto tale fino ad uno studio di Tony Wilson dell’Università di Zurigo, che ipotizza la presenza della fauna oceanica come conseguenza di un inimmaginabile maremoto avvenuto nell’Africa orientale tra Eocene ed Oligocene.

Wilson e i suoi colleghi svizzeri hanno sequenziato il Dna di un’aringa del Tanganica e la storia dei geni di quel pesce indica la sua comparsa nel lago fra i 50 e i 25 milioni di anni fa, contemporaneamente a un’immensa massa d’acqua che avrebbe inondato gran parte dell’Africa orientale. Causa di questa inondazione non potrebbe che essere un maremoto globale, in grado di squassare l’intero pianeta. Ma cosa causò questo cataclisma?
Escludendo un impatto meteorico, impossibile da avvenire in quanto statisticamente troppo vicino alla presunta estinzione dei Dinosauri, potrebbe essere stato un terremoto di inimmaginabile potenza a colpire con uno tsunami l’Africa per migliaia di km al suo interno. Se è così, qual è la vera potenza tellurica del nostro pianeta?

Fonte
http://www.express-news.it/?p=31273


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MessaggioInviato: 20/01/2010, 18:08 
Clima, Onu ammette: «Himalaya,
i ghiacci non si scioglieranno nel 2035»


Pochi dati scientifici: «Rivedremo le stime». La tendenza al riscaldamento è minore di quanto previsto dai modelli


Scusate, ci siamo sbagliati: faremo meglio i conti. L'Ipcc (Gruppo intergovernativo dell'Onu sul cambiamento climatico), premio Nobel per la pace nel 2007, ha presentato le proprie scuse all'India, il cui governo aveva vivamente protestato per una previsione catastrofica. Nel 2007 l'Ipcc aveva infatti previsto che, se la tendenza al riscaldamento climatico resta quella attuale, i ghiacciai dell'Himalaya si scioglieranno entro il 2035, e forse anche prima. Sconvolgendo le vite di circa 2 miliardi di persone che vivono con l'acqua che scende dalla catena montuosa più alta del mondo.

GHIACCI - Jairam Ramesh, ministro indiano dell'Ambiente, aveva detto al quotidiano The Times of India che lo studio dell'Ipcc «mancava di dati scientifici» e ora lo ammette lo stesso organismo delle Nazioni Unite. Chris Field, direttore del gruppo di studio responsabile del rapporto criticato, ha riconosciuto l'errore e ha detto che a breve l'Ipcc renderà pubblico un nuovo studio con date diverse. Che i ghiacciai himalayani stiano perdendo massa - come quelli di quasi tutto il mondo - è un dato di fatto ma, dato il loro spessore, è impossibile che alle temperature attuali possano sciogliersi del tutto entro il 2035. Yao Tandong, un glaciologo specializzato nell'altopiano del Tibet, in una recente conferenza internazionale ha indicato che al passo attuale i ghiacciai himalayani si scioglieranno per il 30% entro il 2030, per il 40% entro il 2050 e per il 70% entro la fine del secolo. Questo è il secondo controverso episodio che vede coinvolto l'Ipcc negli ultimi mesi dopo la diffusione di email, forse per l'intrusione di hacker russi, di ricercatori dell'università inglese di East Anglia in cui si ammetteva che alcuni dati erano stati «potenziati» per evidenziare meglio il riscaldamento globale.

MENO CALDO DEL PREVISTO - Ma non è l'unico dubbio sulle stime e sull'andamento futuro del riscaldamento globale - che nessun scienziato autorevole in materia mette più in discussione. In uno studio che sarà prossimamente pubblicato dal Journal of Climate, rivista dell'American Meteorological Society, si evidenzia che, in base ai modelli attuali, dall'inizio dell'era industriale a oggi l'immissione nell'atmosfera di anidride carbonica avrebbe dovuto provocare un aumento della temperatura ben più alto di quello effettivamente registrato. Rispetto alla quantità di CO2 emessa, la temperatura sarebbe dovuta aumentare di 3,8 gradi Fahrenheit (2,11 gradi Celsius), invece è aumentata di 1,4 gradi Fahrenheit (0,78 °C). Secondo gli autori dello studio, guidati da Stephen Schwartz del Brookhaven National Laboratory, ciò è dipeso dall'interazione di due fattori:

1 - la Terra è meno sensibile all'aumento dei gas serra di quanto ipotizzato
2 - la riflessione dei raggi solari dovuta al pulviscolo atmosferico sta facendo diminuire il riscaldamento.
Una terza possibilità è l'inerzia maggiore del previsto del riscaldamento dovuto ai gas serra, anche se gli ultimi studi hanno fatto calare il ruolo di questo ultimo fattore.

La domanda che emerge da questo studio è la seguente: quanta anidride carbonica e altri gas serra possono essere ancora immessi nell'atmosfera prima che gli effetti diventino catastrofici? Se la stima del fattore 1 si trova al punto più basso delle previsioni dell'Ipcc, per non superare i 2 gradi centigradi considerati come limite massimo accettabile del riscaldamento planetario restano altri 35 anni di emissioni attuali di combustibili fossili nell'atmosfera. Ma se il fattore 1 si trova al punto massimo della curva, la concentrazione attuale di gas serra è GIÀ a livelli tali che si supereranno i 2 gradi di riscaldamento. Gli autori indicano che l'influenza del fattore 2 oggi è molto difficile da stimare con buona attendibilità. Schawartz ammette che formulare politiche energetico-ambientali con il livello attuale (incerto) di conoscenze è come navigare in acque pericolose senza bussola. «Sappiamo che dobbiare cambiare rotta alla nave e sappiamo dove andare, ma non sappiamo di quanti gradi dev'essere la virata e soprattutto quando dobbiamo girare il timone».

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabe.shtml


Ultima modifica di 2di7 il 20/01/2010, 18:09, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 22/01/2010, 09:40 
Nasa: si e' concluso decennio piu' caldo

Il 2009 secondo anno piu' caldo dal 1880

(ANSA) - NEW YORK, 22 GEN - La Nasa sostiene che quello che si e' concluso e' stato il decennio piu' caldo da quando si e' iniziato a registrare la temperatura. Per la Nasa il 2009 e' stato il secondo anno piu' caldo dopo il 2005 dal 1880, mentre il 2008 e' stato quello piu' freddo del decennio a causa della corrente La Nina che ha abbassato le temperature nell'area tropicale del Pacifico. Quasi caldi come il 2009 sono stati il 1998, il 2002, il 2003, il 2006 e il 2007.

Vedi anche: http://www.nasa.gov/topics/earth/featur ... -2009.html


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MessaggioInviato: 24/01/2010, 16:03 
http://www.meteogiornale.it/notizia/171 ... ena-estate

Nevicata in Australia in piena Estate!

Tra le stramberie di una stagione invernale che, a sorpresa, appare molto fredda sui continenti boreali, si distingue anche questa della stagione estiva australe. Temperature sotto lo zero in montagna.

Mentre l'Australia ha registrato, nel 2009, il secondo anno più caldo di sempre, la neve estiva ha fatto la sua comparsa, per la prima volta da quando si registrano dati meteorologici, su alcune zone del sud del Continente.

La neve è caduta ad appena 900 metri sul livello del mare, sugli Stati di Victoria e del New Galles del Sud.
In particolare la città di Bombala ha visto la sua prima neve estiva da quando sono state iniziate le registrazioni dal 1965, mentre quella di Cooma ha visto la sua prima nevicata in questo periodo dall'inizio delle osservazioni nel 1973. Si è trattato, in effetti, solo di brevi sfioccate accompagnate da forte vento.

In effetti, un'ondata di freddo di lontana origine antartica si è abbattuta sul settore sud orientale australiano. Si tratta di una circolazione depressionaria che sta provocando pioggia e freddo sulla zona, con isoterme molto basse per la stagione estiva, di soli +4°C ad 850 hPa.

A Canberra la temperatura minima è scesa fino a soli +5,9°C, circa 6 gradi in meno della norma di questo mese di Gennaio che è il più caldo dell'anno, equivalente al nostro Luglio.

Davvero insolite le temperature minime sotto lo zero che si sono verificate sulle zone montagnose. -3,5°C si sono infatti misurati sul Monte Hotham, a 1849 metri di quota, e -3,2°C a Crackenback, a 1957 metri, dove sono caduti anche 7,4 mm di neve fusa.

Marco Rossi



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MessaggioInviato: 27/01/2010, 10:01 
Il buco nell'ozono si richiude: rischio global warming

Negli ultimi decenni l'assottigliamento dello strato di ozono sull'Antartide aveva compensato il riscaldamento dell'emisfero australe da gas serra: ma ora il fenomeno potrebbe cessare


Il buco nel’ozono si sta lentamente chiudendo, ma la conclusione del processo potrebbe avere un esito funesto sul clima dell’emisfero australe, secondo un recente studio dell’Università di Leeds.

L'ozono antartico veniva considerato come uno delle principali minacce ambientali del pianeta, ma la scoperta di alcuni meccanismi di feedback prima non considerati ha mostrato che esso ha contribuito a proteggere la regione dal riscaldamento indotto dal biossido di carbonio negli ultimi due decenni.

I venti ad alta velocità nell'area proprio al di sotto del buco hanno portato alla formazione di nuvole estive più chiare, che riflettono una quantità maggiore di raggi solari intensi.

"Queste nubi hanno funzionato come uno specchio per i raggi del sole, riflettendo il calore lontano dalla superficie, al punto che il riscaldamento dovuto all'aumento delle emissioni di gas serra è stato del tutto compensato”, ha commentato Ken Carslaw, coautore dell'articolo apparso sulla rivista Geophysical Research Letters.

"Se, come sembra che sia probabile, questi venti dovessero calare mentre aumentano le emissioni di CO2, il riscaldamento dell'emisfero australe diventerebbe via via più intenso, con un impatto considerevole sulle previsioni per il futuro”.

La chiave che ha portato alla conclusione è un nuovo meccanismo di feedback dovuto all'aerosol, l'insieme delle piccole particelle riflettenti sospese nell'aria che secondo gli esperti hanno un grande impatto sul clima. Il gruppo di Leeds ha ottenuto le sue previsioni utilizzando un modello climatico globale di recente realizzazione e due decenni di dati meteorologici.

Com'è noto, i gas serra assorbono la radiazione infrarossa emessa dalla Terra e la riemettono verso l'atmosfera in forma di calore, causando un progressivo riscaldamento del pianeta. Gli aerosol agiscono in senso inverso riflettendo il calore verso lo spazio, raffreddando il pianeta.

Al di sotto del buco nell'ozono nella zona antartica, i forti venti trasportano grandi quantità di spruzzi di mare, che contengono milioni di piccole particelle di sale. Questi spruzzi formano goccioline e infine nubi, e l'incremento di questi spruzzi negli ultimi due decenni ha reso queste mubi più chiare e dotate di un maggiore potere riflettente.

Poiché ora lo strato di ozono ha dimostrato di essere in fase di recupero, si ritiene che questo meccanismo di feedback possa diminuire la propria efficacia, o addirittura dare un contributo opposto, portando a un'accelerazione del riscaldamento dell'emisfero australe.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... ng/1341896


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MessaggioInviato: 28/01/2010, 13:14 
Uno scudo artificiale di aerosol per bloccare il global worming

Potrebbe essere uno strumento da affiancare al taglio delle emissioni, comunque necessario. Ma prima è necessaria una cauta e accurata sperimentazione

E' necessario sviluppare ricerche sulla possibile "geo-ingegnerizzazione" del pianeta per poter limitare, all'occorrenza, i rischi di un riscaldamento globale rapido. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell'Università di Calgary, dell'Università della California a Davis, del Michigan e della Carnegie Mellon University, che in un articolo pubblicato su "Nature" (http://www.nature.com/nature/journal/v4 ... 3426a.html) sostengono la necessità della creazione di una collaborazione internazionale che eviti sperimentazioni unilaterali da parte di singole nazioni e identifichi le tecnologia con minor rischio.

"La gestione della radiazione solare che può difenderci dall'impatto di un rapido e drammatico cambiamento climatico. I rischi di non condurre ricerche in proposito superao i rischi del condurle", ha detto David Keith, primo firmatario dell'articolo.

La gestione della radiazione solare (SRM, solar-radiation management) prevedrebbe il rilascio nell'alta atmosfera di migliaia di tonnellate di particelle di aerosol capaci di riflettere la luce e ridurre quindi l'assorbimento di energia da parte della Terra. In alternativa si potrebbero si potrebbero rilasciare microparticelle di sale marino, in modo da favorire la formazione di basse nubi che anch'esse rifletterebbero la luce solare.

La SRM non dovrebbe sostituirsi alle iniziative per la riduzione dei gas serra, specifica Keith, piuttosto "dobbiamo sviluppare la capacità di una SRM che sia di complemento ai tagli alle emissioni, così da gestire i rischi ambientali e politici connessi".

Gli autori propongono che i governi varino un programma di ricerca internazionale per valutare rischi e benefici, dotato di un budget che da oggi al 2020 dovrebbe passare da un finanziamento di 10 milioni di dollari a uno di un miliardo di dollari. In parallelo dovrebbero essere stabilite norme internazionali per la gestione della SRM.

Le stime mostrano che la SRM potrebbe contrastare l'aumento delle temperature previste per questo secolo con un costo cento volte inferiore a quello legato al taglio delle emissioni, prosegue Keith. "Ma questo prezzo ridotto aumenta il rischio che singoli gruppi agiscano da soli."

La SRM raffredderebbe il pianeta rapidamente, contro i decenni che richiesti dal taglio dei gas serra, considerata la loro lenta decomposizione. Con la sua emissione di composti di zolfo in atmosfera, l'eruzione del Pinatubo nel 1991, ricordano i ricercatori, raffreddò il pianeta di 0,5 °C in meno di un anno.

Una SRM comporterebbe comunque dei rischi, proseguono i ricercatori. Sul pianeta potrebbero esserci meno precipitazioni e una minor evaporazione, e i monsoni potrebbero indebolirsi. Alcune aree potrebbero essere più protette dai cambiamenti climatici e di altre, creando "vincitori e vinti" su scala locale.

"Se il mondo si orientasse solo sulla SRM per limitare il riscaldamento globale, questi problemi alla fine porrebbero dei rischi altrettanto gravi delle emissioni non controllate", avvertono gli studiosi.

Solo dei test sul campo possono permettere di identificare le tecnologie migliori e i potenziali rischi e per questo sarebbe necessario eseguire sperimentazioni accuratamente controllate che prevedano il rilascio di tonnellate - e non di megatonnellate - di aerosol in stratosfera e la formazione di nubi basse.

Se la SRM di mostrasse di essere inefficace o di porre rischi inaccettabili, sapremmo subito che si tratta di una opzione non accettabile, concludono gli autori; ma se fosse efficace, disporremmo di un'ulteriore utile strumento per limitare i danni climatici.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... ng/1341917


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MessaggioInviato: 28/01/2010, 13:21 
Questa mattina, assonnato, ho sentito al Tg nazionale che gli scienziati hanno detto che le bombolette di Co2 non c?entrano affato con il riscaldamento del Pianeta e meno che mai con il "buco nell'ozono"...(Comincio a vantarmi della "medaglia"; l'ho scritto e ne ho sempre dubitato!). Che stessero ad iniziare studiare veramente? [;)]



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Mi chiedo da che parte stia la verità, sono piuttosto confusa....


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MessaggioInviato: 01/02/2010, 21:10 
Il clima è ciclico e l' intervento umano causa si dei disagi all' ambiente, ma non tanto da sconvolgerlo in questo modo.
Questo è solo un mio parere.



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La Torre del clima italiana inizia
le ricerche di fronte al Polo Nord


Inizia lo studio dei dati in una regione che viene considerata una spia fondamentale sulle temperature

E’ l’avamposto più settentrionale sul fronte delle ricerche climatiche italiane, un particolare tipo di antenna che svetta per 34 metri nei pressi di Ny Alesund, la cittadina della scienza polare situata nell’isola di Spitzbergen (78° parallelo Nord). L’hanno battezzata “Amudsen-Nobile Climate Change Tower” e, in pratica, consiste in un traliccio d’alluminio che supporta una molteplicità di sensori per la misura di vari parametri fisico-chimici dell’atmosfera e di apparati radio per la trasmissione dei dati raccolti.
«Dopo mesi di collaudo, calibrazione degli strumenti e trasmissione dati da Ny Alesund al centro operativo di Bologna, la nostra Torre del clima passa ora alla piena fase operativa, entrando a far parte di un progetto integrato di ricerca coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), con la partecipazione di numerosi enti di ricerca nazionali e internazionali», annuncia il professor Giuseppe Cavarretta, direttore del dipartimento Terra e Ambiente del CNR, a conclusione di un seminario italo-norvegese per la cooperazione scientifica nell’Artico che si è svolto questa settimana a Roma.

GLI STUDI - Dedicata al nome dei due grandi esploratori polari del secolo scorso, il norvegese Roald Amundesen, che morì nel tentativo di soccorrere il generale Umberto Nobile, precipitato sul pack col dirigibile “Italia” nel 1928, la Torre del clima ha il compito di studiare gli scambi di radiazioni termiche fra la terra e l’atmosfera in una regione che viene considerata una spia dei cambiamenti climatici. Spiega Cavarretta: «Nell’ultimo secolo le temperature medie del pianeta sono aumentate di circa 0,7° centigradi. Nel Polo Nord, invece, si è registrato un incremento delle temperature più che doppio, a causa del fatto che le regioni polari sono fra le più sensibili del pianeta. Il Climate Change Tower Integrated Project, avrà lo scopo di ottenere una completa descrizione del bilancio di energia alla superficie, acquisire una migliore comprensione dei numerosi e complessi processi che coinvolgono l'aria, la neve, il ghiaccio, il suolo, lo strato di terreno ghiacciato permanente (o permafrost), la vegetazione. Essa si aggiunge alla Base Dirigibile Italia gestita dal Cnr, già presente da anni a Ny Alesund».

I DATI - Nei prossimi mesi la Torre del clima raccoglierà anche dati relativi agli inquinanti presenti nell’atmosfera polare, aggiungendo così nuovi dati a un progetto già in corso per il monitoraggio di numerose sostanze nocive provenienti da varie aree del pianeta che, a causa della circolazione atmosferica, si accumulano al Polo, depositandosi nella neve e nel terreno. Alcuni di questi inquinanti hanno anche un effetto indiretto sul clima. “Molti sono gli eventi che possono portare a variazioni del clima e della qualità ambientale e possono essere sia di origine naturale che legati alle attività umane –spiegano Cavarretta e collaboratori- . Uno di questi è rappresentato dal “biomass burning” cioè l’incendio di foreste, boschi, savana, evento questo che provoca una trasformazione irreversibile del materiale organico in anidride carbonica, cioè in uno dei gas serra che determinano variazioni climatiche anche importanti, e immette nella circolazione atmosferica importanti quantità di particolato che agisce come nucleo di condensazione per le nuvole, spesso influenzando la qualità dell’aria a livello locale e regionale ma soprattutto assorbendo e riflettendo l’energia solare e quindi alterando il clima”. Nell’ambito dell’accordo italo-norvegese è stato stabilito uno scambio di dati: i ricercatori italiani forniranno ai colleghi norvegesi i dati raccolti dalla Torre del clima e quelli norvegesi ricambieranno con dati simili, raccolti dalle loro postazioni esistenti sul vicino Monte Zeppelin.

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabe.shtml


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MessaggioInviato: 07/02/2010, 20:17 
Sono i vulcani a sciogliere l'Artico, non l'uomo

Già nel 1922 il centro meteorologico statunitense del Weather Bureau indagava sulle cause di una sorprendente ritirata dei ghiacci della calotta polare artica. In questi anni, sempre più numerose si susseguono le notizie dello scioglimento dei ghiacci polari artici e della possibilità di raggiungere il Pacifico direttamente dalla Siberia. A fare luce su tali fenomeni è stata la recente spedizione scientifica diretta dal dott. Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution e finanziata dalla NASA.

Telecamere robot hanno evidenziato per la prima volta, sotto i ghiacci eterni dell’Artico, una enorme attività vulcanica che ha sorpreso i ricercatori. I risultati, riportati sulla prestigiosa rivista Nature, hanno evidenziato la presenza di decine di vulcani che, a quattromila metri di profondità, vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s che si mescolano con l’ acqua gelida e formano grandi nuvole sottomarine di particolato vulcanico che poi si depositano in uno spesso tappeto esteso per chilometri.

Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo. I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell’uomo.

Fonte
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.5810.7


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MessaggioInviato: 11/02/2010, 14:47 
Scienzato croato avverte; l'era glaciale potrebbe iniziare in 5 anni (articolo in inglese)

Fonte: http://www.croatiantimes.com/news/Gener ... five_years

A top scientist in Croatia has warned Europe to prepare for an ice age instead of talking about global warming.

Physician Vladimir Paar suggests one would not need to cross the sea when travelling from Ireland or UK to Croatia via the rest of Europe.

"A majority of Europe will be under ice, including Germany, Poland, France, Austria, Slovakia and part of Slovenia", Paar said in an interview on Croatian news website Index (http://www.index.hr/).

"Ice ages in the past lasted about 70,000 years. That's a fact, and a new ice age will occur. It is a question what will happen to people in Central European countries. They might migrate south or might stay put, but with a huge increase in energy spending", the scientist said.

"What I am warning is that global warming is natural. Some 130,000 years ago, the temperature was the same as now, the level of CO2 was almost the same, and the level of the sea was four metres higher".

Asked when the ice age would begin, he said: "That could happen in five, ten, fifty or a hundred years, or even later. We can't predict it precisely, but it will come".

Paar cited America as an example: "They keep talking to people about global warming, but 50 per cent of Americans do not believe it any more as they keep freezing".


Ultima modifica di Lawliet il 11/02/2010, 14:48, modificato 1 volta in totale.


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Indice "Tracce di UFO nella Letteratura"; topic.asp?TOPIC_ID=4630
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Speriamo vivamente che si sbagli....



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MessaggioInviato: 16/02/2010, 10:59 
"L'effetto serra? Da quindici anni
non ci sono prove"


FRANCESCA PACI


Mentre l’imminente terza eccezionale nevicata dell’anno si prepara a raffreddare ulteriormente il sempre più tiepido interesse degli inglesi per il surriscaldamento del pianeta, gli ecoscettici assestano un nuovo colpo alla credibilità degli avversari. Phil Jones, l’ex direttore della Climatic Research Unit dell’università East Anglia, dimessosi a dicembre per lo scandalo delle email che mostravano come i ricercatori avessero falsificato alcuni dati, ammette ora che negli ultimi 15 anni non c'è stato alcun aumento «statisticamente rilevante» della temperatura. Vale a dire che tutti gli allarmi ambientalisti lanciati dal 1995 a oggi sarebbero, nella migliore delle ipotesi, esagerazioni. E pazienza, se la settimana scorsa l’«Independent» aveva svelato l’esistenza d’una trama finanziata dal colosso petrolifero ExxonMobil per persuadere l'opinione pubblica che tanto rumore celasse il nulla: lunghi dal cooperare, gli scienziati sembrano ormai assorbiti dallo screditarsi a vicenda. Peccato che in ballo ci sia il futuro della Terra.

Le frenate
A suonare la riscossa contro gli apocalittici è il «Daily Express», votato a martellare sul tasto dolente. Un mese fa era finito sotto accusa l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il forum scientifico dell’Onu, costretto ad ammettere d'aver ingigantito la previsione sullo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya entro il 2035 basandosi su un impreciso articolo del 1999. Era poi stato pubblicato un dossier della European Foundation con le 100 ragioni per affermare che il surriscaldamento del pianeta non dipende dall'uomo, a cominciare dagli effetti collaterali della CO2, principale responsabile dell'effetto serra, ma anche, pare, stimolatrice di raccolti. Infine, la sorprendente inversione a U di Jones che, oltre alle polemiche, alimenta la spinta all'inversione di tendenza: se a Natale l’83% dei consumatori britannici credeva di dover contribuire in qualche modo al raffreddamento della Terra, oggi uno su quattro ha cambiato idea.

Non c'è solo la demitizzazione delle stazioni meterologiche, troppo sensibili ai fattori locali per essere davvero attendibili nella rilevazione dei picchi della temperatura su scala globale, come sostiene ora l'ex ricercatore della East Anglia. Sfogliando all'indietro il calendario, insiste Jones sul «Daily Express», si arriva al periodo tra l'800 e il 1300, quando la temperatura era notevole, forse più alta di oggi: «Si discute del Medieval Warm Period per capire quanto fosse esteso il surriscaldamento. Di certo riguardava alcune zone del Nord America, l'Europa, parti dell'Asia. Per definirlo globale e paragonarlo alla situazione presente ci mancano dati relativi alle regioni tropicali e l'emisfero Sud, ma, se si dimostrasse che esisteva anche lì, l'innalzamento della temperatura del tardo XX secolo non sarebbe senza precedenti». Tutto naturale, insomma. Compreso lo scioglimento della Groenlandia, prossima a tornare verde come all'epoca del vichingo Eric il Rosso.

Lo scontro

«È difficile districarsi tra le cifre reali e la disinformazione», spiega James Baldini, ricercatore in scienze della Terra della Durham University. Ma certi punti sono fermi: «Ammesso che dopo il 1995 la temperatura non sia aumentata in modo “statistica- mente rilevante”, il problema è solo comparativo, perchè il '98 è stato un anno di caldo record che ha ridimensionato quelli successivi». Questione di lana caprina, comunque: «Se pure non ci fossero stati picchi negli ultimi 15 anni, questo non significa che il trend del surriscaldamento si sia invertito, anche perchè i fattori che contribuiscono al cambiamento climatico sono molti, le macchie solari per esempio hanno un ruolo di primo piano». I ripensamenti di Jones non dimostrano altro che il metodo scientifico proceda per dubbi: «Lo scandalo delle email ha rivelato migliaia di pagine di analisi serie accanto ai 4 o 5 commenti sospetti e alla fine si rivelerà un boomerang per i negazionisti». Eppure per ora gli ambientalisti tradizionali sono in difesa. Le conclusioni di Ross McKitrick, economista dell'università canadese di Guelph chiamato a rivedere il rapporto dell’Ipcc, galvanizzano l’offensiva ecoscettica: «C’è rilevanza statistica per concludere che i dati dell’Ipcc sono contaminati da effetti superficiali dovuti all'industrializzazione, a cui va aggiunto anche un certo pregiudizio climatico». Purché nella nuova guerra fredda non si finisca per bruciare tempo prezioso.

Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... e=Ambiente


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