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Anche gli Usa senza nebbia
Gli scienziati: allarme clima


I dati italiani: diminuita del 35 per cento in Pianura Padana

La nebbia scompare, vittima dei cambiamenti climatici: nella Pianura Padana si registra una riduzione del 35% in vent’anni, sulle coste Usa si è calcolato che ogni giorno è presente per tre ore di meno. La foschia si è ridotta di un terzo in California nel corso dell’ultimo secolo, e a pagare per questa variazione meteorologica sono le gigantesche sequoie. Ci sono sempre più giorni di visibilità piena a San Francisco, e chi ha una vecchia cartolina col Golden Gate avvolto dal bianco nebbione se la tenga stretta: diventerà una rarità. E’ da molti decenni che i californiani hanno notato il calare del numero dei giorni nebbiosi, e delle stesse ore «coperte», tre, quando si formano le nuvole ad altezza d'uomo. A farne le spese potrebbero essere in futuro le foreste che contano molto sulla nebbia per conservare l'acqua durante gli aridi mesi estivi: se la nebbia cala, le piante sono più vulnerabili in situazioni di aria secca e siccità. «Sono foreste che prendono dal 30% al 40% del loro fabbisogno dalla nebbia», spiega Ruskin Hartley, ambientalista che lavora per un ente chiamato «Salvare le sequoie».

Uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ha fotografato il trend. Il biologo James Johnstone, dell’università della California a Berkeley, essendo un nativo della Virginia, sulla costa atlantica, quando era arrivato sul Pacifico era rimasto colpito dalla stranezza della nebbia costiera ed estiva: ha condotto la ricerca, assieme al collega Todd Dawson, per capirne la dinamica, e per spiegare il perchè della variazione dell’intensità del fenomeno col passare del tempo. I due studiosi si sono serviti dei dati della nuvolosità e della temperatura a terra, raccolti negli aeroporti dello Stato dal 1951, e hanno ricostruito la storia della frequenza delle nebbie ina California fino al 2008. «Abbiamo scoperto una relazione forte tra l’apparizione della nebbia e un particolare regime di temperatura nella regione costiera sul Pacifico- dice Johnstone - le estati più nebbiose sono associate con condizioni più fresche lungo la regione rivierasca e condizioni più calde all’interno, e viceversa. Fin dal 1951 il nesso tra la nebbia e il verificarsi di queste situazioni di accentuata disparità è molto forte».

Johnstone, a proposito del ruolo che potrebbe aver avuto il riscaldamento globale nel far calare la nebbia in California, è stato cauto: «Non ci sono prove fino a questo momento». I ricercatori citano invece un paio di fattori alla base della formazione della nebbia, ma non hanno certezze nello spiegare il suo calo avvenuto, in larga parte, prima della fine degli Anni ‘90, con un minimo record nel 1997. Da allora la frequenza della nebbia è tornata al livello che aveva negli Anni ‘50. Comunque, avendo proiettato all'indietro i dati sulla temperatura fino agli inizi del ‘900, i due studiosi sono convinti che sia in atto un trend di lungo termine orientato alla diminuzione della nebbia.

«Ci possono essere attorno ai 13 gradi Celsius e un’alta umidità lungo la costa, ma contemporaneamente anche 30 gradi e un’umidità del 20% solo qualche miglio all'interno», ha detto Johnstone alla South California Public Radio. È questo sbalzo tra un clima fradicio e uno secco, chiamato gradiente, che costituisce la componente terrestre della nebbia, mentre l'oceano, con le sue correnti e una variazione costante delle temperatura dell'acqua (nota come Pacific Decadal Oscillation) contribuirebbe per il resto. Il calo del gradiente potrebbe così essere una concausa della riduzione della nebbia.

Se la nebbia è in costante calo da decenni nella Pianura padana, la California non vuole insomma essere da meno. Anche se è uno strano gemellaggio: da una parte è tipica dell'inverno, dall'altra è un evento estivo.

GLAUCO MAGGI
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... e=Ambiente


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MessaggioInviato: 22/02/2010, 23:52 
Dove vivo io invece,la nebbia aumenta anno dopo anno,specie in Estate.


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MessaggioInviato: 23/03/2010, 16:04 
Specchi spazio e finti alberi, le bizzarrie anti-Co2

Le stranezze della scienza per fermare il riscaldamento globale

Il surriscaldamento globale sta lentamente distruggendo la Terra e il suo ecosistema, per questa ragione da sempre equipe di scienziati hanno cercato il modo di mettere un freno a questo processo. Le idee sono molte, tra innovazioni tecnologiche e proposte biocompatibili, ma a volte i progetti sfidano la logica comune. E per questo il sito 'Mother Nature network' ha stilato una lista delle otto (più una) idee più stravaganti che negli ultimi anni sono state proposte dagli scienziati di tutto il mondo.

Nella lista delle 'bizzarrie' anti CO2 c'é in primo luogo quella del glaciologo Jason Box che, per salvare i ghiacci della Groenlandia, propone di coprire la superficie del Paese con delle coperte bianche per aumentare la sua riflettività. In questo modo, afferma lo scienziato, il processo di riscaldamento globale che, aumenta sempre più la velocità con cui i ghiacci si sciolgono, potrebbe rallentare permettendo alla Terra di non perdere una delle superficie riflettenti più importanti come la Groenlandia.

Ma c'é anche chi propone, per dare vita a degli 'squadroni' di plancton, i micro organismi marini che assorbono anidride carbonica e producono ossigeno, di creare attraverso delle pompe delle correnti marine che immettano nell'oceano Pacifico agenti nutritivi. A volte sembra quasi che gli scienziati abbiano in mente precisi dettagli di film fantascientifici, come gli enormi specchi da 'sparare' nello spazio, in sostanza degli scudi giganteschi che riescano a riflettere il 2% della luce solare. Ma anche 'bombe-albero' che creano delle foreste disperdendo sul terreno, dopo essere stare sparate dagli aerei, piantine e semi e 'tecno-alberi' che dai bordi delle autostrade aiutino ad assorbire l'anidride carbonica dall'aria, 'succhiando' il gas di scarico dei veicoli di passaggio. Altri scienziati, con uno spirito più fiabesco che cartesiano, propongono addirittura navi 'spruzza - nuvole' e 'vulcani da giardino'.

La prima idea è quella di riflettere la luce solare attraverso nuvole bianche a basse quota create utilizzando sofisticate imbarcazioni che spruzzano in aria l'acqua marina. La seconda, invece, proposta nel libro "SuperFreakonomics", suggerisce di imitare le eruzioni vulcaniche creando con palloncini all'elio e biossido di zolfo, dell'anidride solforosa. Un gas che ha il potere di bloccare la luce del sole e quindi garantire un certo raffreddamento del pianeta. Nella lista compare anche chi cerca di invertire il processo di surriscaldamento intervenendo perfino sugli animali e su quello che mangiano, aggiungendo aglio nell'alimentazione del bestiame.

Questo piccolo accorgimento permetterebbe, secondo alcuni scienziati, di uccidere i batteri che producono metano nello stomaco creando un letame meno tossico all'ambiente. Insomma, anche se gli accorgimenti a volte sembrano assurdi e quasi fantascientifici, il campanello d'allarme della salute del Pianeta è suonato da tempo. Per questa ragione, come ricorda 'Mother Nature network', l'idea più bizzara e senza senso di tutte, per bloccare il processo, è quella di mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla. "Se le persone continueranno ad ignorare quello che sta succedendo nemmeno la bioingegneria e la creatività delle menti più illustri del pianeta ci potranno salvare".

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 18958.html


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MessaggioInviato: 25/03/2010, 13:32 
Riscaldamento globale: stimato il contributo del suolo

La nuova metanalisi ha misurato il peso sulle emissioni globali di biossido di carbonio dei microrganismi presenti nel suolo, che è aumentato dell'1 per cento negli ultimi 20 anni

Negli ultimi 20 anni il biossido di carbonio in atmosfera è aumentato anche per effetto dell’incremento dell’1 per cento della cosiddetta "respirazione del suolo" dovuta ai microrganismi che vi sono insediati: è quanto afferma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature a firma dei ricercatori del Pacific Northwest National Laboratory (PNNL) del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti.

Nel corso della ricerca è stato misurato il contributo complessivo del suolo al carbonio atmosferico, risultato del 10-15 per cento più alto rispetto alle precedenti misurazioni e pari a 98 miliardi di tonnellate. Il dato consente agli studiosi di formulare un migliore modello globale del ciclo del carbonio e del suo impatto sul cambiamento climatico.
"Esiste una grande contributo del suolo al biossido di carbonio ovunque nel mondo”, ha commentato l’ecologo Ben Bond-Lamberty del PNNL.

L’incremento nell’emissione di carbonio da parte del suolo, pari a circa 100 milioni di tonnellate all’anno a partire dal 1989, è frutto dei contributi dovuti al carbonio rimasto intrappolato per molto tempo, come nel caso della tundra antartica.

Dal punto di vista teorico le reazioni biochimiche che si verificano nei microbi delle piante e del suolo per la produzione di biossido di carbonio suggeriscono che le temperature più alte dovrebbero produrre un maggior rilascio di biossido di carbonio. Ma a differenza della luce solare che raggiunge il nostro pianeta, la respirazione dei suoli non può essere misurata dallo spazio e deve essere simulata con modelli al computer.

Bond-Lamberty insieme con il collega Allison Thomson del Joint Global Change Research Institute di College Park, nel Maryland, ha esaminato 439 precedenti studi sulla respirazione dei suoli pubblicati tra il 1989 e il 2008, selezionando quelli che hanno utilizzato metodi standard di misurazione dei gas quali la cromatografia e l’analisi a infrarossi.

Dall’analisi statistica è emerso così che la quantità totale di biossido di carbonio emesso nel 2008 è stato maggiore che nel 1989 e l’incremento lungo tale arco di tempo è risultato correlato all’aumento delle temperature globali, ma non alla variazione delle precipitazioni.

Utilizzando l’insieme completo di dati raccolti nel corso degli studi, il gruppo ha stimato che il carbonio rilasciato nelle regioni nordiche e artiche è aumentato di circa il 7 per cento, in quelle temperate del 2 per cento e in quelle tropicali del 3 per cento, mostrando un trend in buon accordo con precedenti ricerche sul cambiamento climatico, che avevano mostrato come le zone artiche abbiano una quantità di carbonio sequestrato nel suolo superiore a quella di altre regioni.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1342627


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MessaggioInviato: 25/03/2010, 13:34 
India:sparisce isola in baia del Bengala

Si e' inabissata a causa del cambiamento climatico

E' scomparsa per inabissamento l'isola di New Moore a sud di Calcutta, nella Baia del Bengala.

Lo confermano gli oceanografi. L'isola, grande come quella italiana di Montecristo, e' stata coperta dalle acque, prima emergeva per due metri. A causare il fenomeno, assicurano gli esperti, sarebbe stato il cambiamento climatico responsabile dell'aumento della temperatura e dell'erosione che minaccia la sopravvivenza di altre piccole isole, tra cui gli atolli delle Maldive.

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 18515.html


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MessaggioInviato: 28/03/2010, 17:13 
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Fonte
http://www.informareonline.it/abbiamosempreavu.html


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MessaggioInviato: 28/03/2010, 17:36 
Terremoti, Eruzioni Vulcaniche e Minimo Solare: coincidenza, causalità o casualità?

Quando e come e’ possibile dire se due eventi (che potrebbero essere due terremoti, un minimo solare ed una serie di terremoti, un terremoto ed una eruzione vulcanica) hanno una qualche parentela?
Gli esempi che ho fatto non sono casuali (ovviamente) e mi piacerebbe analizzarli insieme (giusto per dare anche spunti alla discussione). Cominciamo dall’ultimo.

Terremoti ed eruzioni vulcaniche si verificano nelle stesse aree della terra.
Se qualcuno se ne stupisce e’ solo perchè non ha studiato a scuola la teoria della tettonica a zolle (mia figlia l’ha imparata in terza media, a grandi linee ovviamente). Il rapporto e’ quindi di causalità: sono entrambe manifestazioni dello stesso fenomeno che produce la deriva dei continenti e che mantiene vivo il campo magnetico terrestre . Chiaramente non si riesce a calcolare e a prevedere uno o l’altro evento ma, diciamo, e’ perche’ non si conoscono in modo preciso le”condizioni al contorno” che vincolano il fenomeno.

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Un minimo solare ed una serie di terremoti e’ un caso decisamente differente. Potrebbe essere l’osservazione di un gruppo di persone più sveglie , come potrebbe essere un grande abbaglio. Non avendo una plausibile teoria su cui basarsi si cerca di eseguire uno studio statistico. Ma attenzione: per fare una cosa seria (all’inizio fu fatta per validare la teoria della tettonica a zolle…) servono milioni di dati e misure. Serve una elaborazione corretta dei dati e, soprattutto, imparziale. Serve quindi che gli stessi dati vengano elaborati da fonti diverse e i dati prodotti da differenti metodi di misurazione vengano elaborati dallo stesso modello statistico . E che alla fine diano gli stessi risultati. Prima dell’esecuzione dello “studio” possiamo parlare di COINCIDENZA. Se lo studio dà esito positivo possiamo cominciare a supporre una causalità , ma senza un adeguato supporto teorico non si potra’ ancora avere la certezza, si tratterà di una “legge empirica”.

Se invece dallo studio dei dati non emerge significativa correlazione si dovra’ parlare di casualità. E qui arriviamo all’ultimo punto.
Due terremoti che avvengono in tempi vicini ma in luoghi abbastanza distanti . A prima vista potrebbe sembrare che ci sia una forte correlazione tra gli eventi e che ci sia un comune “motore” . Ma in questo caso ci viene in aiuto la statistica pura. Eventi come terremoti, esplosioni di novae e supernovae, ma anche piu’ prosaicamente deragliamenti di treni, incidenti aerei etc. vengono classificati in statistica come “eventi rari” (eventi la cui probabilità di accadere è molto bassa rispetto alla normalità). Tramite calcoli puramente teorici si trova che la probabilità di tali eventi e’ distribuita secondo la cosiddetta “curva di Poisson”. Procedendo nei conti e’ possibile calcolare (sempre in modo puramente teorico) la probabilità che un evento raro capiti dopo un certo tempo da un altro. E si trova una cosa apparentemente “mistica” ma interessantissima. GLI EVENTI RARI ARRIVANO A SCIAMI . Ho detto “mistica” perche’ il risultato si applica a un qualsiasi evento raro (dall’incidente aereo al terremoto) a prescindere dalle cause scatenanti. All’osservatore sembrerà che ci sia una “volontà superiore” o , quantomeno una correlazione tra gli eventi. E invece no.

Immagine

Se ci pensiamo bene , se non arrivassero a sciami sarebbero equispaziati…Ma allora non sarebbero piu’ eventi casuali, oltre che rari…

Sarebbero perfettamente prevedibili …

Per i curiosi , la legge esatta e’

Pk (t) = e^(-#955;) *(#955;T)^(k)/k!

che indica la probabilità che in un tempo T si verifichino k eventi (indipendenti e completamente casuali) la cui frequenza media nell’unità di tempo è #955; mentre #955;T è il numero medio di eventi nel tempo T).

Fonte
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.5949


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MessaggioInviato: 30/03/2010, 14:58 
Eco-Generation, la Scuola amica del clima

La campagna nata per promuovere l'edilizia sostenibile e le buone pratiche di efficienza energetica in tutte le scuole italiane

Elsa Sciancalepore

Fonte: http://www.vglobale.it/index.php?option ... 76&lang=it


Parte «Eco-Generation. Scuola amica del clima», la campagna promossa da Edison e Legambiente, nata per promuovere l'edilizia sostenibile e le buone pratiche di efficienza energetica in tutte le scuole italiane. Il progetto è stato avviato con l'esecuzione di preliminari indagine termografiche sull'efficienza energetica, indagini effettuate in dieci istituti scolastici, definiti pilota, e distribuiti su tutto il territorio nazionale: Milano, Monza, Pioltello, Varese, Padova, Verona, Ravenna, Scerni, Foggia, Palermo.

Questi studi minuziosi hanno avuto l'obiettivo di verificare la presenza di eventuali anomalie termiche che possano influenzare l'efficienza e il confort degli stabili. Ed è proprio dalle osservazioni effettuate tra gennaio e febbraio 2010 in questi istituti, che nasce la necessità di intervenire su tutte le strutture analizzate al fine di ottenere un risparmio dei consumi rispetto alle situazioni attuali.

Tra le anomalie più frequenti riscontrate troviamo le infiltrazioni di aria fredda dai serramenti, dovute per lo più alla scarsa qualità degli infissi, la dispersione di calore dai radiatori e dagli impianti di riscaldamento, la mancata coibentazione delle pareti esterne e gli sbalzi di temperatura legati a una cattiva progettazione. E in aggiunta a questi problemi macroscopici, ritroviamo problemi invisibili ad occhio nudo ma per questo non meno importanti nel determinare un cattivo isolamento delle strutture, come ad esempio, la presenza di dispersione di calore dai cassonetti degli avvolgibili o dai davanzali non isolati correttamente che creano una via preferenziale del calore verso l'esterno.

La campagna rappresenta il risultato di una collaborazione lunga dieci anni tra le due realtà coinvolte e da sempre impegnate nella promozione dello sviluppo sostenibile. Fine ultimo del progetto è quello di creare veri e propri presidi ambientali, costituiti dalla rete delle scuole pilota, che, dopo aver appreso le regole per il raggiungimento di una maggiore sostenibilità ambientale, possibile con una più grande attenzione al risparmio energetico, all'edilizia sostenibile e alle fonti rinnovabili, sappiano trasferire competenze su questi temi, a tutti gli altri istituti scolastici successivamente coinvolti. Inoltre, alla fine di questo percorso, ogni classe proporrà un «Decalogo della scuola sostenibile», assunto quest'ultimo come strumento di riqualificazione del proprio edificio scolastico.

Il miglior decalogo diverrà la «Carta degli obiettivi di qualità per scuole sostenibili», carta verso la quale si inviteranno gli istituti a lavorare con applicazioni concrete di intervento. La volontà di Edison e Legambiente è, in definitiva, trasformare Eco-Generation in un progetto di efficienza energetica costante da proporre a tutti gli istituti scolastici, amministrazioni locali e al Ministero dell'Istruzione. Promuovere la cultura della sostenibilità e avviare proposte concrete, questo l'obiettivo dell'idea, che parte volutamente dalle scuole, luogo di crescita delle future generazioni che devono essere educate ai temi della sostenibilità ambientale sin dai banchi di scuola.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 15/04/2010, 02:55 
Qualche anno fa mi dissero che la marmitta catalitica inquinava di più di quella classica, mentre, per la verità, era nata proprio con il proclama delle sue qualità anti inquinamento...

INSOMMA...

quando teorie così grosse e diverse si scontrano io divento pazzo... ma è mai possibile che su cose così evidenti e sulle quali ci sono miriade di dati non si riesca ad avere una risposta univoca???

Io ho 30 anni e ,se devo essere onesto, negli anni Ottanta mi ricordo un freddo molto più intenso di ora. Francamente il "freddo" di quest'inverno non penso possa essere preso come emblematico di un non-cambiamento in corso...



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MessaggioInviato: 15/04/2010, 09:26 
Cita:
Dryaad ha scritto:

Qualche anno fa mi dissero che la marmitta catalitica inquinava di più di quella classica, mentre, per la verità, era nata proprio con il proclama delle sue qualità anti inquinamento...

INSOMMA...

quando teorie così grosse e diverse si scontrano io divento pazzo... ma è mai possibile che su cose così evidenti e sulle quali ci sono miriade di dati non si riesca ad avere una risposta univoca???

Io ho 30 anni e ,se devo essere onesto, negli anni Ottanta mi ricordo un freddo molto più intenso di ora. Francamente il "freddo" di quest'inverno non penso possa essere preso come emblematico di un non-cambiamento in corso...

Quoto,però i dati ci dicono che il pianeta tende a riscaldarsi,ma nei mesi estremi vi sono punte di temperatura fino oltre i limiti.


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MessaggioInviato: 15/04/2010, 14:11 
Sarà una cometa a fermare il riscaldamento globale?

In un periodo di alta temperatura sul pianeta, una cometa frammentatasi in migliaia di pezzi potrebbe aver invertito l’andamento del clima terrestre. Dobbiamo aspettare un evento del genere per rompere la “tragica” catena del riscaldamento globale (anche se sempre meno visibile e sempre più controverso) ?

Il prof. Napier dell’ Università di Cardiff ha spesso idee un po’ al limite, ma esse danno sempre stimolo a studi che alla fine molte volte si rivelano giusti e sicuramente innovativi. Le sue teorie vanno quindi considerate con molta serietà. Avendolo conosciuto personalmente posso assicurarvelo, fidatevi! La sua nuova ricerca dice che circa 13000 anni fa la Terra fu investita da una miriade di frammenti cometari delle dimensioni di parecchie decine di metri ciascuno nel giro di non più di un’ora. Questa caduta di blocchi cometari avrebbe innescato un drastico raffreddamento dell’intero pianeta (simile all’inverno nucleare).

Il raffreddamento sarebbe stato dell’ordine di 8°C, interrompendo il riscaldamento che stava dominando la Terra al termine dell’ultima era glaciale e innescando il rinvigorirsi dei ghiacciai che si stavano ritirando. Come potere affermare che questo cambiamento di tendenza sia stato di origine extraterrestre? Analogamente al famoso strato di iridio collegato alla scomparsa dei dinosauri, anche in questo caso si è notato un strato nero di pochi centimetri, scoperto in molti siti americani tra i sedimenti geologici relativi proprio a quel momento temporale. Questo strato nero è composto da cenere (indicativa di incendi avvenuti su scala continentale) e contiene un gran numero di microscopici diamanti esagonali (nanodiamanti) che vengono prodotti dallo shock delle collisioni e sono normalmente trovati solo nelle meteoriti e nei crateri da impatto. Questa scoperta ha portato alla teoria della caduta di un oggetto dell’ordine di 4 km sul ghiaccio che copriva a quei tempi il Canada e parte degli USA. La nube di polvere avrebbe velocemente raffreddato la temperatura del globo e tale periodo di freddo sarebbe durato per migliaia di anni, coincidendo proprio con la rapida estinzione di 35 generi di mammiferi del Nord America e della stessa cultura Paleoindiana.

Vi è però una forte obiezione a questa teoria. La probabilità di un urto di tale importanza solo 13000 anni fa ha una probabilità di uno su mille. Ma c’è di più. Il calore generato dall’impattore avrebbe dovuto rimanere circoscritto dalla curvatura dell’orizzonte e non potrebbe spiegare gli incendi sviluppatisi invece su scala continentale.

Ecco allora l’ipotesi di Napier. La Terra non avrebbe impattato un singolo oggetto (che aveva un probabilità minima di avvenire), ma la nube di frammenti creatisi nella distruzione di una gigantesca cometa. In questo caso le probabilità sarebbero ben più grandi. Ne abbiamo la prova tutti gli anni. L’impatto con una cometa capita ben raramente nella storia della Terra, ma i detriti di una di esse, dispersi su gran parte della sua orbita, causano ogni anno una ben definita pioggia meteorica. D’altra parte la distruzione di una cometa causata dal passaggio ravvicinato rispetto a un pianeta è un fenomeno che tutti conosciamo molto bene ricordando quanto capitato alla Shoemaker Levy 9 nel 1993.

Immagine
Un bellissimo esempio di disintegrazione di una cometa: la 73/P Schwassmann-Wachmann 3 ripresa dallo Space Telescope il 18 aprile del 2006.

Gli studi dinamici di Napier hanno trovato chiare prove che una grande cometa entrò nel sistema solare interno tra i 30000 e i 20000 anni fa, disintegrandosi e producendo probabilmente quello che oggi viene chiamato Taurid Complex. Al momento della disintegrazione, I frammenti erano ben più numerosi e massicci e la Terra fu costretta ad attraversare uno di questi micidiali sciami. I modelli eseguiti al computer indicano che nel giro di un’ora migliaia di impatti sarebbero avvenuti sul nostro pianeta, ciascuno con una energia stimata pari a circa una bomba nucleare dell’ordine di qualche megatone. I singoli impatti avrebbero generato gli incendi così estesi osservati a livello continentale. Una recente meteorite potrebbe essere un fossile di questo gigantesco progenitore: quella del Lago Tagish, che colpì il territorio dello Yukon nel gennaio del 2000. Essa mostra la più alta abbondanza di nanodiamanti mai osservata.

Speriamo di non dover subire questo “aiuto” esterno per fermare il riscaldamento globale… Sono convinto che si “smonterà” da solo quando i grandi finanziamenti prenderanno altre strade…

Fonte: http://www.astronomia.com/2010/04/08/sa ... o-globale/


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Non posso però non considerare legittime le insinuazioni di coloro che reputano la cosa del tutto naturale nel ciclo terrestre.

Quello che mi fa impazzire è che si mettano a discutere su CO2 si CO2 no.... CA....O !!! O SI o NO !!!



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Il Sole quieto sprofonderà l'Europa nella morsa del gelo

Preparatevi per più inverni come quello appena trascorso nel nord Europa. Condizioni di congelamento potrebbero diventare più frequenti!

Le temperature invernali potrebbero precipitare anche di molto come accadde alla fine del XVII secolo, in quel periodo climatico noto come la "Piccola Età Glaciale". Questo è il messaggio da un nuovo studio che identifica una stretta correlazione tra attività solare e le temperature invernali nel nord Europa.

La ricerca rileva che la bassa attività solare favorisce la formazione di nodi giganti nella corrente a getto. Questi nodi possono bloccare i venti caldi occidentali che raggiungono l'Europa, favorendo la discesa dei venti dalla Siberia artica. Quando questo accade, in inverno, nel nord Europa si gela, anche se altre regioni del globo possono essere contemporaneamente esposte a condizioni insolitamente miti.

Mike Lockwood presso l'Università di Reading nel Regno Unito ha iniziato la sua indagine, dopo che questi ultimi due inverni relativamente freddi hanno coinciso con la più profonda inattività del Sole dell'ultimo secolo. Per la maggior parte 2008/2009, le macchie solari sono praticamente scomparse dalla superficie del sole e il campo magnetico solare è sceso ai minimi record negli ultimi 150 anni fa.

Lockwood e i suoi colleghi hanno osservato i dati delle temperature medie invernali dal Central England Temperature dataset, che risalgono al 1659 e li hanno confrontati con i record di alta e bassa attività solare. Essi hanno scoperto che negli anni di bassa attività solare, gli inverni del Regno Unito avevano di gran lunga maggiori probabilità di essere più freddi della media. "C'è meno dell'1% di probabilità che il risultato è stato ottenuto per caso", spiega Lockwood, in un articolo sull'Environmental Research Letters.

Judith Lean, un fisico solare-terrestre della US Naval Research Laboratory di Washington DC, afferma che l'analisi è statisticamente robusta. Spesso citato dagli scettici del cambiamento climatico come causa del riscaldamento globale, gli effetti dei cicli solari hanno in gran parte eluso le previsioni degli scienziati. Lockwood ha scoperto che togliendo il riscaldamento del XX secolo a causa di emissioni industriali da i suoi modelli, il legame statistico tra i minimi solari e gli inverni estremi erano più forti, suggeriscono che il fenomeno non è correlato al riscaldamento globale. Ma il Sole ha indubbiamente una grande influenza sui sistemi meteorologici: è, dopo tutto, la fonte energetica che li alimenta.

"Tutti i pezzi piccoli si stanno aggregando per dar vita qualcosa di molto più grande" dice Lean. "La gente sta cominciando a rendersi conto che il clima europeo è particolarmente sensibile all'attività solare." Uno studio pubblicato nel 2008 ha evidenziato che le temperature più calde della media sono più probabili nell'Europa settentrionale quando l'attività solare è elevata (Geophysical Research Letters, DOI: 10.1029/2008GL034864 http://www.agu.org/pubs/crossref/2008/2 ... 4864.shtml).

Lean dice che la sua ricerca e quella di Lockwood sta aiutando a superare una reticenza di lunga data tra gli scienziati di climatologia per affrontare l'influenza dei cicli solari sul clima e meteo. Un indizio importante alla natura di questa influenza potrebbe risiedere nel lavoro pubblicato nel 2008 da David Barriopedro presso l'Università di Lisbona, in Portogallo, e i colleghi. Hanno studiato il cosiddetto "blocco eventi" nella corrente a getto delle medie latitudini durante gli inverni del 1955-99.

La corrente a getto porta venti da ovest, sopra l'Atlantico e nel nord Europa. Il blocco si verifica quando i meandri della corrente a getto diventano così grandi che raddoppiano arrestando i venti freddi da ovest e nord. Barriopedro ha scoperto che quando l'attività solare è bassa, i blocchi si spostano da est attraverso l'Atlantico verso l'Europa, aprendo un corridoio atmosferico al gelido flusso della Siberia artica.

Ma come può la variabilità dell'attività solare influenzare la corrente a getto? Un sospetto lo si ha osservando la stratosfera, lo strato dell'atmosfera che si trova dai 20 ai 50 chilometri di altezza. I modelli dei venti e della temperatura sono influenzati dall'attività solare, dice Lockwood. Questo perché i picchi della radiazione ultravioletta emessa dalla formazione di ozono spinti dal sole nella stratosfera, favoriscono il maggiore assorbimento di raggi ultravioletti riscaldandola.

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Come questo riesca ad influenzare il clima è ancora oggetto di dibattito. Molto poco si sa circa la fisica che governa la stratosfera, ma un modello che sta emergendo è che la stratosfera è legata alla troposfera sottostante, dove risiedono le correnti a getto che determinano la situazione climatica. Edwin Gerber della New York University ha studiato queste interazioni. Lui e i suoi colleghi hanno dimostrato nel 2009 che i movimenti verso l'alto di aria nella troposfera possono cambiare gli schemi dei venti stratosferici. Questi cambiamenti, a sua volta, possono riflettersi sulla troposfera influenzando il meteo sulla superficie della Terra (Geophysical Research Letters, DOI: 10.1029/2009GL040913 http://www.agu.org/pubs/crossref/2009/2 ... 0913.shtml). "I cambiamenti nei venti stratosferici influenzano il percorso delle tempeste invernali in tutta Europa", ha detto Gerber.

Se i ricercatori riuscissero a dimostrare che il Sole potrebbe analogamente indurre cambiamenti nella stratosfera, come Gerber pensa, si potrebbe così risolvere uno dei più grandi enigmi della Piccola Età Glaciale, che sembra essere stata un fenomeno tipicamente Europeo , risparmiando gran parte degli altri continenti. Gli effetti del Sole sulla stratosfera non sono globali, dice Lockwood. "Hanno cambiare il modo in cui viene distribuita l'energia atmosferica in tutto il mondo, piuttosto che modificare la quantità totale di energia in esso."

Gli studi futuri potrebbero mostrare che gli effetti delle variazioni di attività solare si sentirebbero più lontano, ma per ora sembra che l'Europa è particolarmente sensibile perché è direttamente posta sotto il getto del nord. Sebbene l'attività delle macchie solari stia gradualmente tornando alla normalità, gli astronomi non si aspettano che raggiungano i livelli precedenti al 2008. Quindi, se la teoria di Lockwood è corretta, mentre la tendenza generale della temperatura nell'emisfero settentrionale aumenterà in linea con il riscaldamento globale nei prossimi decenni, l'Europa del Nord potrebbe subire alcuni inverni più duri.

L'influenza che esercita l'attività solare sul nostro clima ha indispettito da secoli gli scienziati. Prendiamo ad esempio l'astronomo inglese William Herschel: nel tardo XVIII secolo, ha equiparato il prezzo del grano in Inghilterra con il numero di macchie solari e ha suggerito che anni con più macchie solari produrrebbero buoni raccolti, mantenendo il prezzo più basso. Con la scoperta del ciclo solare di 11 anni a metà del XIX secolo, molti scienziato hanno cercato di fare collegamenti tra i vari elementi di variabilità solare e i cambiamenti climatici. Ecco un'istantanea degli argomenti e delle prove.

I raggi cosmici: Una domanda persistente è che i raggi cosmici potrebbero influenzare la formazione di nubi, influenzando quindi il clima - ma la maggior parte delle analisi hanno trovato poca o nessuna correlazione. Al CERN in Svizzera è in esecuzione un esperimento che dovrà fornire i dati su come queste particelle possano causare la formazione di nubi.

Le macchie solari: La gente ha cercato di collegare il numero delle macchie solari durante il 20 ° secolo con la crescita delle temperature globali. Ma il numero di macchie solari medie sono in calo dal 1920. Le temperature globali medie, nel frattempo, sono aumentate nello stesso periodo.

Raggi ultravioletti: Meno facile da respingere è l'idea che i cambiamenti della radiazione ultravioletta del Sole, una quantità strettamente legata all'attività solare, potrebbe influenzare il clima. Le misurazioni dirette sono iniziate solo nel 2003. Tuttavia, l'attività solare media è diminuita negli ultimi due decenni, mentre le temperature sono aumentate, il che rende improbabile che la radiazione UV possa essereun fattore dominante delle temperature globali.

Irradiazione: Le misurazioni della luminosità del Sole, un indicatore della produzione di energia, è iniziato solo nel 1977. L'irradiamento è aumentato tra il 1977 e il 1985, ma poi da allora ha iniziato nuovamente a calare.

Dal 1985, tutti i fattori solari che potrebbe avere scaldato il clima hanno iniziato ad andare nella direzione sbagliata, dice Lockwood. "Se fosse davvero un grande fattore avremmo avuto già adesso un sostanziale raffreddamento."

Questo articolo tratto dal New Scientist http://www.newscientist.com/article/mg2 ... n-ice.html, riassume uno degli studi più coerenti con le moderne ipotesi sugli influssi diretti dell'attività solare sul clima terrestre. In effetti, sembra che i due anni di Minimo solare pare che abbiano già influenzato il clima europeo, ma una visione più chiara la potremo avere negli anni a venire. Sta di fatto che l'ombra della Piccola Era Glaciale incombe sull'Europa, e non sarebbe del tutto un male per contrastare gli effetti del Global Warming, antropico o naturale che sia.

a cura di Arthur McPaul
Fonte: http://nemsisprojectresearch.blogspot.c ... uropa.html


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MessaggioInviato: 23/04/2010, 12:04 
Il mistero del calore che non si trova
Probabilmente si sta accumulando nelle profondità oceaniche. Con gravissimi rischi per il pianeta


Fa meno caldo di quanto dovrebbe fare considerando le emissioni di gas serra nell'atmosfera degli ultimi decenni. A parte possibili errori di misurazione, in realtà la metà del calore non si trova, e si teme che si stia accumulando nelle profondità oceaniche. Con gravissimi rischi per la salute dell'intero pianeta nel caso di superamento del limite di latenza, che nessuno conosce quale sia.

CALORE - A questa conclusione sono giunti Kevin Trenberth e John Fasullo, climatologi dello statunitense National Centre for Atmospheric Research di Boulder, nel loro studio pubblicato sulla rivista Science. I due affermano che si è dato conto solo della metà del calore che si ritiene si sia accumulato sulla Terra negli anni recenti. E per i due scienziati servono nuovi strumenti per localizzare e monitorare il calore mancante, che potrebbe creare problemi in futuro. «Il calore tornerà a perseguitarci», dice Trenberth. «La tregua degli ultimi cinque anni nel rialzo termico non durerà. È essenziale rintracciare l’accumulo di energia nel nostro sistema climatico, così da capire ciò che accade e predire il nostro clima futuro». Anche se l’aumento delle temperature di superficie è la conseguenza più nota della nube di gas serra che avvolge la Terra, esso rappresenta solo una frazione del calore totale che resta intrappolato. Gran parte dell’energia finisce nelle acque degli oceani dove viene accumulata sotto forma di acque più calde. Una parte va a sciogliere ghiacciai e calotte polari, oppure riscalda il suolo e l’atmosfera.

OCEANI - I due esperti dicono che le attuali misurazioni danno conto solo della metà del calore intrappolato dalle emissioni umane di gas serra e aggiungono che probabilmente la gran parte si trova nelle profondità oceaniche. Se un aumento delle temperature è stato rilevato negli strati più superficiali della massa d’acqua oceanica, non esiste un monitoraggio regolare a profondità superiori ai 3 mila metri. «Nell’atmosfera entra più energia solare di quante ne venga rilasciata», ha affermato Fasullo. «Siamo preoccupati, in quanto non siamo in grado di monitorare interamente o di capire lo squilibrio. E questo mette in luce un enorme buco nella nostra capacità di osservare l’accumulo di calore nel nostro sistema climatico».

FENOMENI - Il calore mancante è importante, secondo i due climatologi, perché potrebbe essere rilasciato attraverso fenomeni metorologici come El Niño, in cui le acque superficiali del Pacifico tropicale si riscaldano, e La Niña, che spesso è successiva e di effetto contrario. La Niña è legata a temperature basse, mentre El Niño porta caldo e tempeste. E Trenberth e Fasullo si chiedono «come possiamo capire se l’ondata di freddo di dicembre scorso è un semplice fenomeno naturale o rientra in un cambiamento dei sistemi nuvolosi o dell’inquinamento, se non abbiamo gli strumenti di misura adeguati?».

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabe.shtml


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