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 Oggetto del messaggio: La decomposizione di un sistema economico
MessaggioInviato: 26/11/2010, 10:17 
LA DECOMPOSIZIONE DI UN SISTEMA ECONOMICO

Per uscire dall’attuale crisi finanziaria, gli Usa puntano su molta emissione monetaria, con effetti inflazionistici, dal 1987 il paese, con Alan Greespan alla guida della Federal Reserve, si sono alimentate le tensioni inflazionistiche, ora rafforzate con il salvataggio delle banche; però c’è chi dice che il denaro provoca inflazione da domanda solo se finisce nelle mani dei lavoratori che lo spendano, se invece finisce tesaurizzato o è usato per coprire i buchi delle banche, non crea inflazione.

Ci vorrebbe una nuova New Deal (1930), come quella applicata da Roosevelt per uscire dalla crisi del 1929, però anche allora Franklin Delano Roosevelt fu contrastato da Wall Street, dalla City di Londra e della Banca d’Inghilterra. Nel 1933 Roosevelt, con la riforma Glass-Steagall, separò banche commerciali da banche d’affari, mettendo fine al crac del 1929, in tal modo garantì la sopravvivenza solo delle banche commerciali e fece fallire le altre, poi lanciò un piano d’investimenti nelle infrastrutture pubbliche, che favorì la domanda e l’occupazione.

Con l’archiviazione degli accordi di Bretton Woods (1972), per opera di Nixon, da Londra Lord Jacob Rothshild lanciò il gruppo finanziario Inter-Alpha, che oggi controlla City di Londra e Wall Street; da allora, con banche commerciali dedite anche alla speculazione, si è alimentata la bolla speculativa in derivati, subprime e edge fund e la finanza è divenuta un casinò.

Per uscire dalla crisi, la finanza chiede una governance mondiale che baipassi i governi degli stati, intanto il sistema economico e politico si disgrega; il piano d’emissione monetaria della Federal Reserve, sotto Obama, favorisce l’iperinflazione, contemporaneamente, Usa e stati europei impongono l’austerità, mentre l’economia produttiva è distrutta; però nemmeno Nicolas Sarkozy si batte contro la speculazione e, diversamente dalla Germania, non ha fatto niente per sottoporre a regole i fondi speculativi.

In Usa ed Europa occidentale il debito privato è stato trasformato in debito pubblico, mentre le banche, aiutate dalla mano pubblica, continuano a lavorare nell’ombra. Oggi le transazioni finanziarie internazionali arrivano a 4000 miliardi di dollari al giorno, pari a sessanta volte il commercio di beni e servizi; è il mercato della speculazione, fatto in derivati, fondi speculativi e speculazioni su valute, materie prime e prodotti alimenti; in Usa, con le nuove emissioni monetarie, in cinque anni è triplicata la massa di dollari.

Per non far sparire le forze produttive, bisognerebbe separare le banche commerciali da quelle speculative o d’affari, come fece Roosevelt, escludendo da salvataggio queste ultime, sviluppare le opere pubbliche come fece Roosevelt e rilanciare produzione e occupazione. Per fare ciò, bisogna lottare anche contro gli ambientalisti, spesso al soldo della City di Londra; oggi si riaprono centrali nucleari, in Germania si proroga la data di chiusura di quelle esistenti, mentre quelle eoliche e solari producono un’energia più cara che lo stato, per favorire l’ambiente, dovrebbe defiscalizzare.

In Germanica si protesta contro la decisione del governo di protrarre la vita di 17 centrali nucleari tedesche, i protestatari sono stati finanziati dal Gruppo Inter-Alpha e dalla Fondazione Europea per il Clima (ECF) di Bruxelles, legata al WWF e George Soros, che ha finanziato anche manifestazioni contro le centrali a carbone; anche l’associazione Arcadia, con sede a Londra, che fa capo al padre del Gruppo Inter-Alpha, cioè Lord Jacob Rothshild, segue queste trame.

La precarizzazione della vita americana è stata alleviata con i finanziamenti con ipoteca sulla casa di proprietà, sui quali si è costruito il castello dei titoli subprime, questa operazione, a causa delle insolvenze, ha provocato il pignoramento di milioni di case che ora vanno in deperimento; le banche avrebbero anche potuto rinegoziare i mutui ed accettare rate minime, mantenendo i crediti in bilancio invece di farli divenire crediti insoluti da ammortizzare.

Ritornare ai cambi fissi sarebbe utile per dare stabilità al commercio internazionale, perché si sa a quanto si vende la merce, però storicamente, i cambi fissi, a causa dei deficit commerciali, erano periodicamente aggiustati ed era in quel momento che la speculazione sui cambi faceva i suoi affari.

La crisi greca ha provocato la crisi dell’euro, oggi le banche greche, spagnole, irlandesi e portoghesi ottengono liquidità soprattutto dalla BCE, la quale in tal modo, come la Federal Reserve, alimenta l’inflazione; contemporaneamente la Germania finanzia, ad alti tassi e guadagnandoci, il debito di questi paesi.

Il patto di stabilità europeo scadrà nel 2013 e la Germania, grande esportatore, a causa della crisi dell’euro sembra non voglia rinnovarlo, non vuole sostenere altri salvataggi che ha finanziato e teme l’insolvenza dei paesi debitori; bisogna anche considerare che i meccanismi di salvataggio europei hanno trasferito nuove competenze all’esecutivo UE, esautorando ancora di più i governi europei.

Il primo pacchetto di salvataggi bancari di Obama era stato di 700 miliardi di dollari, utilizzato per acquistare i titoli tossici della speculazione, divenuti carta straccia, detenuti dalle banche, ma doveva servire anche per dare credito alle piccole imprese, attraverso le banche beneficiate, che però poi non si è verificato. Conformemente ai desideri di Londra, la proposta di separare le banche commerciali dalle banche speculative non è piaciuta a Padoa-Schioppa, ex ministro del Tesoro italiano, però la Germania è contro i salvataggi a catena e la Lega Nord è contro il taglio dei servizi imposto dalla City di Londra.

La City si batte per salvare il sistema finanziario a tutti i costi, il nuovo capo della Fed, Bernanke, invece di puntare sull’emissione di altri titoli del debito pubblico, ha puntato su un’inflazione da emissione di banconote, che nelle sue intenzioni dovrebbe essere programmata, ma non sarà così. Gli accordi di Basilea 3 non risolvono i problemi e l’accordo in Europa potrebbe avere effetti deflazionistici e potrà fare aumentare la disoccupazione perché le banche commerciali saranno costrette a ridurre il credito; questo accordo, con lo scopo di aiutare i bilanci statali appesantiti dagli aiuti alle banche, spinge le banche centrali a favorire le riserve di liquidità in titoli di stato.

In altre parole, si cura la crisi del debito con maggiori debiti, invece bisognerebbe favorire una politica per tornare a crescere; nel 1930 il New Deal volle la separazione del credito commerciale dal credito finanziario e così si tornò a crescere. Oggi il debito complessivo americano, tra pubblico e privato, è di 52.000 miliardi di dollari, una condizione molto peggiore dell’Italia, sorvegliata speciale e spesso redarguita dalla commissione europea per il suo debito, tenendo anche conti delle rispettive popolazioni.

Bisognerebbe bloccare le vendite allo scoperto di prodotti speculativi, però bisogna ricordare che, nel nostro sistema economico, le vendite allo scoperto e il debito aumentano la liquidità utilizzata dal sistema bancario per i pagamenti, è questa la realtà del capitalismo o del mondo degli affari. Nel 1979 il Gruppo finanziario Inter-Alpha ha ordinato uno studio segreto sullo smembramento del Belgio; dopo il trattato di Maastricht del 1992, per superare le resistenze dei grandi stati, pubblicò una mappa per la creazione di 75 macroregioni europee, partendo dal presupposto che l’integrazione economica favorisce la disintegrazione politica degli stati, perciò nel 2005 il gruppo si espresse a favore delle Fiandre indipendenti.

Se il Belgio si dividerà, bisognerà vedere come sarà diviso il suo grande debito pubblico tra Fiandre e Vallonia, le Fiandre sono più ricche, la Vallonia potrebbe passare alla Francia e le Fiandre all’Olanda; la Francia pare acquistare sempre territorio, anche quando non vince effettivamente le guerre; però questa integrazione non si concilierebbe con la prevista disgregazione dei grandi stati. La ripartizione del debito belga dovrebbe servire a prevenire insolvenze, a vantaggio dei creditori, spesso banche e paesi esteri; a causa di questo precedente, dopo il Belgio, si avranno spinte separatiste anche in Spagna, Regno Unito, Francia e Italia.

In Usa nei settori produttivi diminuisce l’occupazione e la più colpita è la popolazione giovanile, sono aumentati i lavori ad orario ridotto, dal 2000 al 2010 i senza lavoro sono aumentati di 23 milioni; per attrarre capitali dall’estero, lo stato distribuisce statistiche false sullo stato dell’economia, come fanno gli altri stati dell’Europa occidentale. La ricetta della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve è la stessa: stampare denaro per salvare le banche ed un sistema economico fallito, intanto l’economia reale continua a crollare e le piccole imprese rischiano di chiudere per mancanza di credito; intanto avanza la produzione di Cina e India, avvantaggiata dal costo del lavoro più basso.

Diversamente dalla Germania, la finanza vuole mantenere in piedi la bolla speculativa dei derivati, che è pari a dieci volte il PIL mondiale, imponendo una riduzione massiccia del tenore di vita della popolazione, la sua politica ha provocato la crisi ed ora accelererà il crollo definitivo. La politica deflazionistica imposta dall’Unione Europea alla Grecia, porterà a ridurre produzione e livelli di vita, a vantaggio della Goldman Sachs di Soros, la banca d’affari che, con i suoi consigli, ne aveva favorito la crisi, è successo anche in altri paesi.

Se non si blocca la speculazione finanziaria, si va verso la prossima crisi, bisogna ristabilire la sovranità nazionale in politica economica, come ha fatto in parte il governo tedesco che, contro la volontà della UE e diversamente dalla Francia, ha deciso di vietare certi tipi di derivati; la Banca Centrale Europea non vuole una riforma Glass-Steagall che lederebbe la libertà d’azione della banche d’affari, perciò per l’Italia è meglio uscire dall’euro che l’attuale governo occulto tecnocratico delle banche, che dirige l’Unione Europea come l’Italia.

Ristrutturare il debito dovrebbe significare sacrificare una parte dei crediti, cioè cancellare una parte dei debiti, a vantaggio di stato, piccole imprese e lavoratori, a danno dei grandi speculatori e delle banche d’affari; la procedura d’insolvenza servirebbe, assieme ai lavori pubblici, a cambiare il sistema ed a rilanciare produzione e occupazione; però la BCE è contraria a questo piano che potrebbe scatenare la svendita di titoli pubblici delle nazioni più indebitate, a danno dei creditori eccedentari come la Germania. Oggi gli spread sui titoli irlandesi, portoghesi, greci e spagnoli hanno raggiunto livelli massimi e la Spagna non riesce più a collocare tutti i suoi titoli pubblici; singolarmente, su questi temi, l’Europa, con un certo strabismo, aveva dato lezioni soprattutto all’Italia.

Come la Francia, il francese Trichet, governatore della BCE, in questa materia sostiene l’approccio del FMI internazionale, che vuole il pagamenti integrale dei debiti, però anche l’Italia, con il ministro degli esteri Franco Frattini, si è opposta alla ristrutturazione del debito, cioè alla cancellazione di parte del debito pubblico e privato. In realtà solo la cancellazione dei debiti può rilanciare produzione e occupazione e allontanare persone e nazioni dalla schiavitù, perché in ostaggio dei creditori.

Fino a pochi anni fa c’era stata una bagarre sulla remissione dei debiti dei paesi poveri, fra l’altro il paese più indebitato sono gli Usa e oggi potrebbero essere loro i primi a cancellare i loro debiti, come fecero altri stati in passato; la denuncia unilaterale dei debiti da parte dei paesi debitori colpisce gli interessi delle banche creditrici, invece la remissione dei debiti da parte dei paesi creditori accolla i debiti dei paesi poveri ai contribuenti degli stati ricchi. Pertanto la bagarre sulla remissione di questi debiti era stata organizzata dalle banche, tra cui erano anche istituzioni internazionali, impossibilitate a riscuotere i loro crediti; lor signori sono abituati ad abusare della credulità popolare e di chi manifesta in piazza.

Oggi, a causa dell’insolvenza d’alcuni stati europei, anche il cambio dell’euro ha subito dei cedimenti, per ragioni ovvie e per ragioni di speculazioni; la ristrutturazione dei debiti privati e dei debiti degli stati che si sono accollati i debiti delle banche, dovrebbe mirare a denunciare i debiti esteri, i debiti speculativi e, per rilanciare l’economia, i debiti di piccole imprese industriali ed artigiane, vitali ma in difficoltà finanziaria; però andrebbero tutelati i risparmi dei lavoratori e gli impieghi delle assicurazioni vita per le pensioni; per tale via, in Italia si raggiungerebbe sicuramente il rapporto debito/pil pari al 60%, come ha sempre raccomandato l’Europa, inoltre gli stati, riducendo il debito, potrebbero ridurre le tasse, rilanciando la produzione.

In Usa il presidente Obama vuole ridurre pensioni, spese sociali e spesa sanitaria ed aumentare le tasse, a tale proposito ha creato una commissione fiscale per l’austerità, alla quale si è opposto il congresso, l’unico abilitato a decidere su tasse e spese secondo la costituzione; se Obama riuscirà, toglierà altro potere al Congresso, titolare della sovranità del popolo americano.

Obama, copiando all’Europa, vuole portare debito pubblico a 60% del Pil e deficit del bilancio al 3% del Pil, che però neppure l’Europa è riuscita a garantire, soprattutto in questi giorni; la commissione di Obama è diretta dal banchiere di Wall Street, Peter Peterson, che dipende da Inter-Alpha di Londra e da Lord Jacob Rothshild. Nel 1972 Peterson collaborò con Nixon allo smantellamento degli accordi di Bretton Woods, poi approdò a capo della Lehman Brothers che è fallita, con Rothshild creò dei fondi private equity, con i quali si acquistano imprese pubbliche che poi sono smembrate o rivendute, con il licenziamento dei dipendenti.

E’ da ricordare che i fallimenti bancari sono anche pilotati e, dopo tante speculazioni, servono a mettere in salvo il maltolto da parte delle banche, poi le banche insolventi sono aiutate dallo stato; in Italia è già accaduto con Banco di Roma, Banco di Sicilia e Banco di Napoli. Diversamente da Padoa Schioppa, Paolo Savona, ex ministro, ha invitato l’Italia a liberarsi del cappio europeo che le sta stringendo il collo, valutando anche la possibilità di uscire dall’euro; ha spiegato che l’Italia è entrata nell’euro, accettando un vincolo estero, con la promessa di un futuro migliore che poi non si è realizzato, anche se si è avuta una certa stabilità monetaria; poiché la moneta senza governo non funziona, l’Europa con l’euro fu costretta ad introdurre una governance con i parametri di Maastricht e con il patto di Stabilità.

Stando fuori dell’euro, come ha fatto la Gran Bretagna, si gestirebbero autonomamente tassi d’interesse, creazione di moneta e rapporti di cambio, si sostituirebbe il vincolo esterno con la responsabilità del governo nazionale, si recupererebbe sovranità nazionale e si finanzierebbero gli investimenti pubblici; però la lira sarebbe più esposta alle svalutazioni, favorite da crisi economiche e politiche e dalla speculazione. Giorgio La Malfa ha apprezzato il punto di vista di Savona, però ha affermato che teme che il processo potrebbe favorire la spaccatura del paese tra nord e sud; però bisogna ricordare che l’euro ha provocato declino economico ed ha aumentato il divario tra nord e sud; il patto di stabilità europea, con la sua politica deflazionistica, è destinato ad esasperare il divario tra nord e sud, perché i mezzi destinati ad aiutare il sud potranno solo diminuire.

Il 17.11.2010, sotto la presidenza francese, si è tenuto il G20 a Seul e, per prevenire la disintegrazione del sistema, non n’è scaturita nessuna proposta concreta, in quella assise, con il pretesto di colmare il deficit delle partite correnti della bilancia commerciale ed il deficit del bilancio dello stato, Mario Draghi, City di Londra (Rothschild), Sarkozy e Obama hanno continuato a sostenere la politica d’allentamento del controllo della base monetaria, che favorisce l’inflazione.

Il presidente delle BCE, Trichet, ha invitato Cina e Germania a ridurre l’eccedenza commerciale, è curioso, una volta la politica, priva di fantasia, invitava i cittadini a consumare di meno, ignorando che i consumi creano produzione e occupazione, oggi invita ad esportare di meno, però non si sa come ciò si concili con il liberismo; oggi il governo francese sostiene la governance mondiale, cioè la dittatura dei banchieri, è contro gli stati sovrani e contro la stessa costituzione del suo stato che parla un altro linguaggio; il direttorio franco-tedesco dell’Europa è in crisi e, dopo gli stati, anche l’Europa si potrebbe spaccare e vi tornerebbero i venti di guerra.

Come Napolitano, Sarkozy fa discorsi fumosi e campati in aria, predicando, afferma che bisogna riformare il sistema monetario internazionale, senza fornire ricette concrete, però oggi il mondo è in decomposizione e non ha bisogno di discorsi; come Obama, Nicolas Sarkozy non combatte veramente contro gli interessi oscuri, non propone di separare banche d’affari da banche commerciali, non propone di salvare solo queste seconde e di far fallire le altre, sacrificando i loro creditori speculatori.

Il gruppo bancario Inter-Alpha ha favorito la crisi irlandese che colpisce l’Europa ed il sistema finanziario mondiale, poi i britannici, con la scusa di salvare l’Irlanda, hanno finanziato le banche del gruppo Inter-Alpha insolventi, ma questo salvataggio non sortirà nessun effetto positivo per noi, perché sta esplodendo l’intero sistema finanziario mondiale. Barack Obama propone di ridurre spesa sociale e tasse per i ricchi, senza proporre niente contro la speculazione finanziaria, vuole favorire gli interessi finanziari che vedono nello stato un ostacolo al libero mercato, nella logica del Nuovo Ordine Mondiale.

In Italia è in atto un processo inteso a sostituire il governo Berlusconi con un governo tecnico, gli attori della crisi sono burattini manovrati da grandi interessi, in Francia il governatore della BCE, Trichet, chiede tagli alle pensioni; i mercati, cioè la finanza, chiedono di ridurre la spesa pubblica ed i deficit dei bilanci dello stato; perciò sono stati annunciati piani d’austerità in numerose nazioni ed anche in Regno Unito e Francia. La finanzia internazionale non si fida del governo Berlusconi e in particolare del ministro dell’economia Giulio Tremonti, l’Italia è stato uno dei pochi paesi a non rifinanziare le banche negli ultimi tre anni.

In Italia la maggiore preoccupazione è quella di restare in Europa e conservare l’euro, a causa della inadeguatezza della nostra classe politica e della nostra pubblica amministrazione, l’Europa è diventata un dogma e, secondo tanti, doveva sanare tutti i nostri mali. Oggi il governo Italiano, per controllare la spesa ed il deficit di bilancio, ha bloccato gli investimenti necessari all’economia, le sua libertà di manovra è anche ridotta dalla normativa comunitaria che ha recepito gli indirizzi del FMI e dal patto di stabilità europeo.

In Italia, per uscire dalla crisi economica e politica, s’invoca un governo tecnico diretto da Mario Draghi o Luca Cordero di Montezemolo, i quali proporranno di svendere Eni, Enel ed altre aziende pubbliche, come fece Draghi nel 1992, quando era direttore generale del Tesoro, a bordo della nave della regina d’Inghilterra, Britannia. Con lo scopo di favorire l’erogazione del credito a favore di famiglie e piccole imprese, i Tremonti bond dovevano essere obbligazioni, emesse dagli istituti di credito e sottoscritte dal ministero dell’Economia, però sono stati boicottati dalle banche e da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia.

Oggi anche la cooperazione internazionale tra Italia e Russia sembra dare fastidio a Londra e Bruxelles, Londra sostiene un governo tecnico in Italia, perciò sostiene Fini, Casini e compagni; è anche vero però che le forze di opposizione mirano anche a contrastare, a favore degli amici, il federalismo fiscale ed il contenimento della spesa sanitaria. Per un maggiore suo appeal, ufficialmente il governo tecnico dovrebbe gestire l’emergenza, cambiare la legge elettorale e fare delle riforme, però tra le riforme sono previsti tagli alla previdenza sociale e la privatizzazione delle imprese statali e delle imprese municipalizzate (bloccata dalla lega nord); il governo tecnico proporrebbe la liberalizzazione dei servizi pubblici rimasti allo stato ed agli enti locali.

I nomi dei nuovi presidenti del consiglio del governo tecnico sarebbero Mario Draghi o Luca Cordero di Montezemolo, che per i nuovi treni dell’alta velocità pensa di accollare allo stato le spese in investimenti in materiale rotabile e le perdite d’esercizio. Al Senato Francesco Rutelli ha affermato che le liberalizzazioni sono urgenti nei servizi pubblici postali, ferroviari, autostradali e aeroportuali, nel settore energetico, bancario e assicurativo; ha detto che vanno recepite in costituzione le norme dei trattati UE sulla concorrenza e che vanno privatizzate le aziende municipalizzate dei servizi locali.

L’incessante richiesta di liberalizzazioni e di tagli alla spesa pubblica è il marchio di fabbrica di coloro che hanno creato l’attuale crisi economica, i quali non vogliono la separazione delle banche e gli investimenti pubblici, non vogliono misure punitive contro la speculazione finanziaria e non vogliono protezioni dalle importazioni; però in Italia le piccole imprese hanno il fiato corto, pagano l’energia più cara e non sono rimborsate delle imposte e dei crediti verso la pubblica amministrazione.

Questa politica favorisce la delocalizzazione e l’impoverimento generale del paese; se ci fosse un’informazione preparata, intelligente e obiettiva, se ci fossero partiti rispettosi del bene pubblico, la popolazione riuscirebbe a cogliere la ragione degli scontri politici in atto, in modo che le persone che hanno a cuore le sorti del paese possano unirsi per bloccare un progetto disastroso che ci toglie libertà, sovranità e diritti.

Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.

Fonte:
Schiller Institute - Lyndon LaRouche: http://www.movisol.org.


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