Cita:
BOBBY ha scritto: Negli impianti nucleari a fissione il costo del combustibile (uranio arricchito al 3%) é marginale, ossia ha una incidenza intorno al 5% del costo globale dell'energia prodotta, anche se negli ultimi anni il prezzo é aumentato a causa della crescita della domanda dei paesi emergenti, in primis la Cina.
Ad oggi tale costo e' cresciuto, raggiungendo circa il 15% del costo totale.
Cita:
A differenza di petrolio e carbone il fatto di non avere materia prima in casa non é cosí determinante. Nessun paese europeo estrae uranio in quantità significative nel suo territorio.
Vedi post di mauro:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=288750Cita:
Anche il costo del trasporto é, relativamente, irrisorio. Con una ricarica di materiale fissile che, indicativamente, sta tutta in un container una centrale di 1000 MegaWatt produce energia elettrica a pieno regime per almeno 12 mesi consecutivi!
Per costo di trasporto intendevo quello dell'energia sulla rete, non quello del combustibile.
Cita:
Il costo principale insomma non é, come nelle centrali a combustione, nel "materiale di consumo" ma negli investimenti necessari a realizzare l'impianto, che richiedono costi altissimi nella fase iniziale, ma che garantiscono produzione continua e ad alto rendimento per 50/60 anni.
Su questo punto e' piuttosto difficile trovare un intesa ma la presunta convenienza di questa tecnologia dipende proprio da questo. Infatti, a seconda di come si calcolano i costi le cose cambiano e anche di molto.
Tanto per capirci, il modo di determinare il costo di produzione degli impianti a fissione ha subito numerose modifiche nel corso degli anni. Inizialmente si usava la seguente impostazione:
c
totale = c
i + c
cc + c
emdove:
c
i = costi di impianto
c
cc = costi del combustibile
c
em = costi di esercizio e manutenzione
nella quale i costi di impianto rappresentavano la voce di maggiore rilevanza.
Grazie a questa impostazione si sono costruiti la maggior parte degli impianti al mondo, che ovviamente risultavano molto convenienti.
Tuttavia, con il passare del tempo, numerosi impianti sono finiti in dismissione per sopraggiunti limiti di eta' o per obsolescenza.
Si e' reso quindi necessario confrontarsi con il decommissioning degli impianti e con i relativi costi.
Ecco allora che la formula per il calcolo del costo si e' evoluta nel seguente modo:
c
totale = c
i + c
cc + c
em + c
sm dove:
c
sm = costi di dismissione e bonifica
che e' in sostanza il metodo comunemente adottato, ad oggi, per calcolare il costo dell'energia prodotta.
Ora, su queste basi, formulando delle ipotesi ragionevoli, le stime portano ad una valutazione di circa 8,4 centesimi di dollaro per Kw/h prodotto (fonte MIT che riporto di seguito).
Questa stima e' fatta con le seguenti ipotesi:
- costi di impianto tra i 2400 e i 3400 euro per KW
- durata impianto di 40 anni
- costi di decommissioning tra il 20% e il 40% del c
i- interesse passivo medio tra il 5% e il 7,5%
- sostanziale invarianza del costo del combustibile
Cita:
Per quanto riguarda gli aspetti economici dell'energia nucleare, il Dipartimento di Energia degli Stati Uniti ha stimato i costi della produzione elettrica da nuovi impianti nucleari al 2020 e al 2035. In entrambi i casi, la produzione elettrica da fonte nucleare presenta costi nettamente superiori alla produzione elettrica da gas naturale, da eolico e da carbone. Un recente studio del Massachusetts Institute of Technology ha evidenziato che il costo del kWh nucleare (8,4 c$/kWh) per gli impianti di nuova costruzione è superiore a quello di gas (6,4 c$/kWh) e carbone (6,2 c$/kWh), con il valore del dollaro al 2007. Il prezzo maggiore della fonte nucleare è dovuto principalmente all'elevato rischio che caratterizza l'investimento iniziale e che determina tempi di realizzazione degli impianti più lunghi delle previsioni di progetto.
Inutile dire che gia' queste analisi dimostrano come la produzione da fissione sia economicamente non conveniente.
In ogni caso, vorrei far notare che l'analisi proposta, gia' di per se sufficiente a denunciare gli alti costi del nucleare, in realta' e' stata addolcita.
Senza voler calcare eccessivamente la mano, evidenzio i seguenti punti:
- costi di impianto: i valori utilizzati sono esageratamente bassi. Le stime disponibili si possono buttare tutte nel cesso. Per capire cosa accade realmente bisogna andare ad esaminare i casi reali. Basta vedere quello che ' successo in Francia e in Finlandia (dove ci sono in costruzione gli unici due impianti EPR dello stesso tipo di quelli che si volevano costruire in Italia): i costi sono molto superiori alle attese, superando anche del 70 per cento le previsioni iniziali, mentre i ritardi nella costruzione superano i quattro anni.
Inoltre il continuo miglioramento degli standard di sicurezza comporta la lievitazione dei costi di impianto in misure non prevedibili a priori.
- costi di decommissioning: anche in questo parametro i valori utilizzati sono estremamente teorici. Nella pratica le cose si sono dimostrate ben differenti e i casi reali hanno dimostrato che i costi di decommissioning sono pari ai costi di un nuovo impianto, anche se ad essere corretti, bisognerebbe considerare che tale costo sara' sostenuto a fine vita dell'impianto e quindi con i costi che questa operazione avra' tra 40/50 anni.
- in nessuna formulazione fino ad oggi utilizzata sono presenti i costi legati alla gestione delle scorie. Dove sono i costi relativi allo smaltimento ed alla gestione delle scorie? Perche' non vengono mai considerati? E’ evidente che tale problema è implicitamente imputato alla collettività esattamente come gia' accade. E’ altresi' chiaro che, continuando ad accumulare scorie nucleari, l’onere economico a carico della collettivita' e' destinato a crescere. Cio' vuol dire che ai posteri sara' consegnata un’eredita' non solo fisica ma anche economica (e cioe' gli oneri di stoccaggio delle scorie). Si veda ad esempio il caso del deposito di Asse in Bassa Sassonia dove la Germania ha dovuto stanziare circa 3 miliardi di euro per lo sgombero, la bonifica e il trasferimento in altro deposito.
- in nessuna formulazione fino ad oggi utilizzata sono presenti i costi ambientali. Su questo punto e' meglio non approfondire altrimenti bisognerebbe girare con la doppia carica e sparare a vista.
Alla luce di quanto esposto vi lascio ricalcolare il costo dell'energia prodotta dal nucleare a fissione.
E poi mi si viene a dire che e' una questione ideologica.
Cita:
Saró un pazzo esaltato ma non riesco a capire perché la stragrande maggioranza dei paesi industrializzati ha almeno 4 o 5 centrali, realizzate in tempi passati pur incontrando la resistenza (legittima) delle popolazioni locali e pur dovendo affrontare investimenti colossali.
Non sono scelte da fare a cuor leggero. Ma sta di fatto che sono state fatte. E il fatto che adesso si cerchi, gradualmente, di uscirne non significa che si trattava, a suo tempo, di scelte completamente sbagliate.
Ragionare sulle teorie pro o contro, ora come ora... non ha alcun senso!
Alla luce dei dati di oggi, sempre presupponendo la buona fede, e' possibile dire che le scelte fatte sono state scellerate. Ci si e' basati su stime totalmente falsate e incomplete o, per dirla in altre parole, le motivazioni che hanno spinto in questa direzione non sono state quelle della convenienza economica.
Pensare quindi di investire ulteriormente sul nucleare a fissione oggi e' decisamente da folli.