Storia e origini delle Religioni Monoteistiche
Rispondi al messaggio

15/11/2009, 18:31

Dovete sapere che zio ot e emilio parlano spesso al telefono...

cit da Salsi

* La nota è per “Barionu”, il quale, più volte, ha dichiarato di riconoscere il “profondo messaggio tramandatoci da Gesù Cristo”: una rivoluzione…d’amore. Lui, frequentando per anni i forum filo clericali, ne è rimasto condizionato “apostolicamente” ma la storia testimonia che “l’Avvento di Gesù” ha lasciato tutto come prima…anzi, peggio.


zio ot

Condizionato un paio di palle .

Il presunto ms di Gesù non credo avesse l' amore come baricentro,
ma la conoscenza.

Emilio, hai la digestione difficile stamane ? [:81] [:81] [:81]

zio ot [;)]


p.s.

Studiosi.


tipico dialogo tra barionu e Emilio Salsi


http://www.youtube.com/watch?v=mKVfhZoFKX8
Ultima modifica di barionu il 15/11/2009, 18:44, modificato 1 volta in totale.

15/11/2009, 18:33

Il problema si risolve facilmente cliccando il pulsante in alto a destra "aggiorna", quello con le due freciette verdi dal verso opposto.

Buona lettura dell'interessantissimo scritto di Emilio Salsi.




Immagine:
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63,05 KB


http://www.vangeliestoria.eu/index.php
Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 15/11/2009, 18:49, modificato 1 volta in totale.

15/11/2009, 21:05

Bariooooonu,

il modo surriscaldato con cui hai risposto dimostra che ho colpito nel segno.

Controprova:
1°. "il presunto ms di Gesù non credo..."
= tre parole e due "credo";
2°. "la conoscenza" che Gesù ti ha trasmesso non è in grado di chiarire
l'insulso discorso fatto da Lui in quella sinagoga.

Più "apostolicizzato" di così ?!?!

Emilio

15/11/2009, 22:07

Non sono esistiti gli Apostoli

Gesù

Tale nome - giunto sino a noi attraverso il latino “Iesus”, traslitterato dal greco “Iesous”, a sua volta traslato dall’ebraico “Jeshùa”, forma contratta di “Jehoshù a” - è il nome biblico di Giosuè, l’eroe dell’Antico Testamento e significa “Colui che salva” o “Salvatore”.
“Gesù” e “Giosuè” sono due nomi resi dissimili, volutamente, nelle traduzioni da una lingua all’altra ma, inizialmente, il vocabolo era uguale. I manoscritti originali in greco di “Antichità Giudaiche” e “La Guerra Giudaica”, ricopiati dagli amanuensi cristiani secoli dopo, chiamano “Gesù” anche il condottiero biblico che conquistò la terra di Canaan. Ciò vuol dire che, in prima stesura, a partire dall’Antico Testamento,
in tutte le opere di Giuseppe Flavio era presente un solo identico nome: Giosuè
.

“Mosè, ormai vecchio, designò Gesù a succedergli sia nella funzione profetica sia come comandante in capo per qualsiasi occorrenza: e a lui, per ordine di Dio, affidò la direzione di tutti gli affari”
(Ant. IV, 165).

“Jehoshù a” o “Jeshùa” (contratto), come per noi “Salvatore”, aveva un doppio significato: come nome proprio di persona, oppure come titolo divino (per noi, oggi, può essere una qualifica).
Il titolo, attribuito a chi si rese protagonista di gesta eroiche “per ordine di Dio”, fu “Colui che salva” … “Jehoshù a”: proprio come Giosuè.
Le molte persone di nome “Gesù” che incontriamo nelle opere dello scrittore ebreo, in quelle originali erano tutti “Giosuè”. Gli Ebrei che adottavano quel nome lo facevano per onorare la memoria del conquistatore della terra promessa a loro da Dio e questo spiega perché incontriamo tanti “Gesù” nelle opere di Giuseppe Flavio: i Giudei si riferivano al successore di Mosé, che “salvò” i loro padri dando ad essi una patria, non alla nuova divinità “Gesù detto il Messia” che non avevano mai sentito nominare.

Questo titolo fu conferito a Giovanni, oltre una generazione dopo di lui, da una corrente religiosa essena, pertanto non può corrispondere ad un semplice nome proprio di persona e la prova consiste nel fatto che, negli “Atti degli Apostoli”, i Sadducei e i Farisei del Sinedrio, sempre, lo chiamano “costui”… maiGesù”.
Coloro che trascrissero i Vangeli e gli “Atti” sapevano che “Gesù” era un attributo divino e celarono il Giovanni, indicato nei vangeli primitivi esseni, dietro il titolo “Salvatore” (Gesù), inviato da Dio.
Erano consapevoli che solo chi lo accettava come tale poteva chiamarlo “Gesù”, pertanto ne scaturì che gli Ebrei, seguaci di una fede diversa, non potevano riconoscergli né il titolo né la divinità.

“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine che si chiamava Maria. Entrato da lei disse: Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (Lc. 1, 26-31)

Se “Gesù” fosse stato un semplice nome di persona, e ve n’erano molti fra i Giudei, nelle riunioni del Sinedrio e all’interno delle Sinagoghe i sacerdoti non avrebbero avuto alcun problema a chiamarlo “Gesù”, col patronimico, obbligatorio per gli Ebrei…ma sempre assente per “Gesù” (Giuda il Galileo non doveva risultare).
In conseguenza della “contrazione” subita dal vocabolo iniziale, derivato da Giosuè, “Jehoshù a”, questi, essendo uguale, “coerentemente”, fu riportato dai copisti, nelle opere di Giuseppe, col nome greco “Iesous”.

Giovanni, eroe sacrificato alla causa giudaica, dopo la distruzione del Tempio da parte di Tito, venne riconosciuto dagli Esseni come “Salvatore” Messia, prescelto da Dio, con uno dei nomi più popolari fra gli ebrei sino a tutto il I secolo.
Ma, principalmente, era il significato del vocabolo, con cui fu chiamato, che interessò i Padri creatori: “Salvatore”, equivalente al “Soter” dei pagani, in particolare il Dio Mitra, il culto del quale ebbe maggior seguito popolare prima del cristianesimo gesuita.
Nel corso del III secolo la crisi militare e politica dell’Impero Romano fu percepita criticamente dalla popolazione come una mancata tutela o incapacità delle divinità capitoline a proteggere Roma.
Fu in quel periodo che le religioni orientali trovarono terreno fertile per diffondersi, al punto che alcuni Imperatori si convertirono ad esse.
Ne derivarono contrasti che sfociarono in lotte e guerre intestine sino a indebolire l’Impero e accelerare il processo di disintegrazione.
Una causa impensabile nei secoli precedenti sino a tutto il II d.C.: ad iniziare dall’Imperatore, nessun alto funzionario romano avrebbe potuto convertirsi ad una religione diversa da quella della tradizione di Roma. Sarebbe stato processato e poi rovinato con la sua famiglia. Come riferito dagli storici dell'epoca.

Dopo che Costantino ebbe riunificato l’Impero, nella veste di Pontefice Massimo, decise di sincretizzare, in un solo Credo e unico “Salvatore”, i vari “Soters” delle più importanti religioni esistenti nelle Province. Il Cristianesimo, risultato vincente dopo oltre un secolo di lotte, gradualmente, per distinguersi dai “Soters” pagani, preferì far passare il titolo divino di “Salvatore” soltanto come semplice nome proprio di persona: “Gesù”... ma “Gesù”, aggiunto a “Salvatore” (Gesù Salvatore), significa “Salvatore Salvatore”.
Giovanni, il vero nome del “Messia”, non fu citato dagli evangelisti Marco e Matteo, insieme ai suoi fratelli, perché lui era il soggetto, ma, per i motivi suddetti, non potendolo chiamare “Colui che salva”, inteso come “Salvatore” divino, allora lo indicarono con “costui”:

“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, Giuseppe (Ioses), di Giuda e di Simone ?” (Mc. 6, 3).

Se “Gesù” fosse stato un normale “Gesù” (Giosuè), come i molti riferiti da Giuseppe Flavio (con il patronimico), i Giudei suoi paesani lo avrebbero chiamato col suo nome, esattamente come fecero con i suoi fratelli: “Non è Gesù…il fratello di Giacomo, Giuseppe, di Giuda e di Simone ?”. E’ evidente che “costui” aveva un altro nome…non solo: i Giudei indicavano sempre il patronimico (il nome del padre) per distinguersi; così come noi usiamo il cognome…ma, in questo caso, viene citato il nome della madre, Maria, non quello del padre…perché?. Semplice: gli evangelisti non volevano far conoscere il vero nome di un padre che avrebbe fatto scoprire chi era in realtà “Gesù”.
Questo particolare, già da solo, sconfessa l’invenzione di “san Giuseppe”, infatti, se il vero padre di un qualsiasi Gesù ebreo fosse stato Giuseppe, i Giudei sarebbero stati obbligati a chiamarlo “Gesù bar (figlio di) Giuseppe”. Erano nomi comuni di tradizione giudaica. (San Giuseppe lo “abrogheremo”, come san Paolo, con l’ausilio della storia quando tratteremo della non “Natività” di Gesù).
Infine, l’aspetto più rilevante: in tutti i Vangeli, lo stesso “Gesù”, mai, neanche una volta, si presenta alle singole persone o alle folle rivelando il proprio nome.

Allora, se Gesù Cristo non si chiamava “Gesù” quale fu il suo vero nome?
E perché fu celato dagli evangelisti?

Al secondo interrogativo abbiamo già risposto con analisi precedenti ormai familiari per chi ci segue: la dottrina iniziale filo giudaica che rappresentava i veri protagonisti, capi e martiri, di un credo messianico non più combattivo (diremmo oggi “depoliticizzato”), avrebbe permesso agli storici dell’epoca di individuarli come i capi militari del movimento di liberazione nazionale che lottò contro il dominio romano.

Alla prima domanda, lo si è già capito, ormai stiamo per arrivarci…


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Ultima modifica di Emilio Salsi il 15/11/2009, 22:16, modificato 1 volta in totale.

16/11/2009, 08:31

Carissimo Emilio
è un piacere leggerti, dai nostri bravi professori dobbiamo soprattutto ascoltare i loro insegnamenti, per apprenderne il loro sapere affinche anche noi ne traiamo beneficio-apprendimento. Bravo, bravo, bravo.

""Allora, se Gesù Cristo non si chiamava “Gesù” quale fu il suo vero nome? E perché fu celato dagli evangelisti? ""

Il suo vero nome fu Giovanni Battista.
Giovanni il Nazireo fu nascosto dal clero falsario dietro due pseudonimi, il salvatore e il battezzatore, colui che salva, e colui che gli apre la strada a questa fantastica(si fa per dire) favola chiamata cristianesimo(o Untesimo). Gli Esseni praticavano il battesimo, era un rituale che tutti loro facevano normalmente, chissa perche dal loro cilindro traggono il Battista che sarà il precursore della favola. (forse perche qualcuno occultato nella storia, si chiamava Giovanni, coincidenze!!!).
Se oggi noi chiediamo alle pecore cristiane, chi ha inventato-iniziato questo rito, ti risponderanno, Giovanni Battista e Gesù, o il cristianesimo.

Ciao Emilio amico mio Cecco

16/11/2009, 13:43

Cecco ha scritto:


Il suo vero nome fu Giovanni Battista.
Giovanni il Nazireo fu nascosto dal clero falsario dietro due pseudonimi, il salvatore e il battezzatore, colui che salva, e colui che gli apre la strada a questa fantastica(si fa per dire) favola chiamata cristianesimo(o Untesimo).

Gesù l’Impostore, Giovanni uomo-simbolo
I mandei chiamano i cristiani “Kristijane”. In altro numero di HERA abbiamo spiegato l’iter attraverso cui i naziriti si siano trasformati in cristiani, ma, secondo i mandei, deve essere operata un’opportuna distinzione fra le due correnti. Tale distinzione può essere tracciata già a partire dal 275 d.C. L’iscrizione Karter, scoperta a Naqsh-i-Rustam, allude al popolo dei nasurai e lo distingue nettamente dal popolo cristiano. Per molti esegeti, questa distinzione risale alla spaccatura tra i seguaci di Giovanni e quelli di Gesù. Quelli di Giovanni rimasero nasurai, mentre quelli di Gesù si dettero l’appellativo di cristiani. Noi crediamo che la storia dei Vangeli sia interpretabile non alla lettera e, pur ammettendo una rigorosa distinzione fra i due, un passo del Vangelo di Giovanni (1:35-39) potrebbe gettare nuova luce sulla scelta dei suoi seguaci di seguire Gesù che lo stesso Giovanni consacra come superiore a Lui medesimo: “Il giorno dopo Giovanni era ancora là con due dei suoi discepoli e fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. Secondo i Vangeli, Giovanni ammette la superiorità di Gesù, a tal punto da consentire a due suoi discepoli, di cui uno è Andrea e l’altro è innominato, di seguire colui che battezza col fuoco e che porta la spada della guerra interiore. Il contrasto tra la tradizione mandea e quella cristiana nasce dal fatto che i mandei non accettano né i Vangeli né la figura messianica di Gesù, considerato un impostore romano. I loro testi non parlano affatto del celebre battesimo operato da Giovanni su Gesù. Ufficialmente per i mandei il Maestro per eccellenza, anche se non fu il fondatore della fratellanza, è Yaya-Giovanni, da cui la dizione “Mendaye Yaya” (seguaci di Giovanni). Paolo incontra questi fedeli di Giovanni a Efeso, ma scopre che essi non avevano neanche sentito parlare dello Spirito Santo e chiese loro: “Quale battesimo avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni” risposero. Questi erano probabili mandei. Secondo le credenze mandee, anche Gesù era un nazira, ma egli fu un ribelle, un eretico che tradì la dottrina segreta cabalistica e portò una religione fin troppo semplice: accuse del tutto infondate per chi conosce anche una piccola porzione dell’insegnamento esoterico e multi-dimensionale del Cristo, solo accennato in quella perla gnostica che ha nome Pistis Sophia. Nei resoconti mandei, i riferimenti al Cristo, noto come Yeshu Mshiha, sono sempre polemici e per la maggior parte si riferiscono alla pratiche religiose della cristianità bizantina, che suscitano orrore nei mandei, come il celibato per i sacerdoti. I mandei non accettano Gesù come messia, né tanto meno come profeta. Nell’Haran Gawaitha (IX sec. d.C.) è detto di Gesù da parte di Giovanni: “Pervertì le parole della luce e le cambiò in tenebre. Convertì quelli che erano i miei discepoli e pervertì tutti i culti tradizionali (bidatha)… Egli e suo fratello si stabilirono sul Monte Sinai e portarono a loro tutte le nazioni che divennero cristiane”. Sono parole molto diverse dagli stessi toni del Battista citati nel Vangelo di Giovanni e non solo. Appare chiaro che essi ritenessero Giovanni come vero Messia e non Gesù, il che sotto l’aspetto carnale è vero come mostrato da Giovanni 1:6: “E venne un uomo mandato (messia) da Dio, il suo nome era Giovanni (e non Gesù)”. Ma i mandei, allo stesso modo di molte fratellanze gnostiche, conoscevano solo una porzione della Verità. Non sapevano che Gesù fosse il nome cabalistico di Giovanni e che i due fossero uno, ossia che Giovanni divenne Gesù e di poi il Cristo, poiché come dice misteriosamente Giobbe: “Dio fa questo due volte, tre volte con l’uomo” (Giobbe 33:29) per la sua rinascita come uomo nuovo. Nei culti, tanto Giovanni che Gesù non sono menzionati, e sono false quelle documentazioni per cui il nome di Giovanni sia rigorosamente pronunciato durante il lavacro battesimale. In nessun rito il nome del patrono dei mandei è invocato o pronunciato. V’è un’eccezione nel Dukhrana, laddove viene letta e onorata la lista degli spiriti della luce, dei santi e dei giusti mandei morti fin dai tempi antichi. Ivi, il nome di Giovanni viene pronunciato, ma senza onori particolari, il che confermerebbe che dietro la figura di Yaya non vi sia strettamente Giovanni Battista, ma ben altro Giovanni. I mandei hanno sempre ritenuto che il Battista fosse un grande maestro che aveva perfezionato il rito battesimale nelle sue funzioni di sacerdote, e che fosse un nazirita, quindi, un asceta e mago bianco che faceva della purezza dell’anima e del corpo il suo credo. Nei manoscritti e nelle leggende mandee, il termine nazirita è generalmente utilizzato proprio nel senso di esperto in materie religiose e di magia bianca, mentre i cristiani sono usualmente chiamati “mshihia”, ossia semplici “seguaci del messia” o “kristianaia”. Di Giovanni è scritto nell’Harran Gawaitha: “Quando ebbe compiuto il settimo anno di età, Anush Uthra venne e scrisse l’ABC per lui finché, quando ebbe 22 anni, non apprese tutta l’arte sacerdotale dei naziriti”. Ma allora ci si chiede, se Giovanni, al di là della sua criticità, non è stato il fondatore del culto, perché i mandei si definiscono “seguaci di Giovanni”? La risposta è che all’origine del culto mandeo Yaya non fosse Giovanni Battista, ma l’Oannes (Yoannes) archetipale, l’Uomo-Pesce o Uomo-Dio, colui che si immerge nelle proprie acque per emergerne totalmente trasmutato e capace di dominare le acque stesse, la sfera emozionale e istintuale: in una parola, dominare l’anima carnale per ridestare l’anima intellettiva e metatronica (dal nome di Metataron N.d.R.). Il vero Yaya è il Melchisedeq della tradizione ebraico-fenicia-cananea, il Prete Gianni delle leggende medievali. Giovanni Battista non era altri che un’espressione umana dell’Oannes archetipico, colui che era destinato a manifestare il Cristo-Pesce attraverso la trasmutazione in Gesù: il Grande di Guerra

fonte>> http://mikeplato.myblog.it/archive/2009 ... tista.html

16/11/2009, 13:45

leggere anche questo

http://mikeplato.myblog.it/l-uomo-oltre-l-uomo

16/11/2009, 15:12

Carissimo Peppe

Ricorda sempre che il Mandeismo è setta da ritenere uguale al Cristianesimo, ne piu ne meno. S.E.T.T.A

"""Giovanni Battista non era altri che un’espressione umana dell’Oannes archetipico, colui che era destinato a manifestare il Cristo-Pesce attraverso la trasmutazione in Gesù: il Grande di Guerra"""

Quando io parlo di miti simbolici o Cabbalistici, proprio a questo mi riferisco, quello che tu hai postato, io già l'ho detto in altro post. citando gli studi di Mike Plato.

Qui hai fatto un accenno a Melchizedek. Se tu chiedi ai piu grandi eruditi
esistenti, nessuno ti saprà dire chi era questo personaggio, al massimo ti possono dare il significato del nome. *Melek--Zedek" uguale re di giustizia. i miti non sono carne, ma idea immaginifica.

Tu dici che: Il vero Yaya è il Melchisedeq della tradizione ebraico-fenicia-cananea, il Prete Gianni delle leggende medievali. e dici anche che inizialmente i Mandei credevano l'Oannes il Cristo-Pesce. (era dei pesci)
E' una tua unvenzione o lo hai letto in un libro di Eodoto. Il Ginza dice tutt'altro. Melchizedek era la luce guida di Abramo. Se sbaglio correggimi, siamo qui per questo. Tutto simbolismo arci-arci vecchio.

Anche costoro se ne appropriarono:Eb. [6/20] dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.

Come vedi sono tutti precursori del niente l'uno e l'altro. Miti caduti sulla storia di Flavio

17/11/2009, 08:26

Cecco ha scritto:
Come vedi sono tutti precursori del niente l'uno e l'altro.

Anche i geroglifici (simbolismo per eccellenza) sono i precursori dell'aramaico e dell'ebraico; se l'esodo è avvenuto in un'epoca in cui queste lingue non sono ancora nate, in che lingua era scritte le tavole della legge date da Dio a Mosè??? Anche l'origine del popolo ebraico è un mito.

17/11/2009, 10:43

Carissimo Peppe

***in che lingua era scritte le tavole della legge date da Dio a Mosè***

In scrittura cuneiforme, codice di Re HAMMURABI. 1.900 a.e.v, circa.

O: In scrittura Egizia, confessioni, nel LIBRO DEI MORTI.
(forse ancora piu antico) dove insulsi personaggi, hanno pascolato-taroccato, per costruirsi le loro religioni. Da questi resoconti se avrai la bonta di leggere-appurare, scoprirai anche la favola di Mosè.

saluti Cecco

17/11/2009, 15:43

Caro Peppe,

ho letto attentamente lo studio che hai inviato e … mi sono cadute le braccia.
E’ evidente l’impegno profuso in anni dedicati alla ricerca delle origini del Cristianesimo (messianismo); e l’analisi sulla religione mandea presumo sia una sintesi dell'intero lavoro svolto, peraltro interessante per quelli, pochissimi, intenzionati a farsi una cultura specifica. Tale credo, correggimi se sbaglio, è uno dei rivoli diramatisi dalle quattro correnti o sette ebraiche (esistenti a tutto il I sec. d.C.) dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio.
Ebrei in fuga verso l’oriente per non essere perseguitati o schiavizzati dai Romani e lì evolutisi, nei secoli, nell’attuale religione.
Comunque, non è la tua indagine a “sconfortarmi”, al contrario … il vero motivo è constatare che, dopo esserti fatto una cultura sulle religioni arcaiche, hai formulato una “tesi” sulla quale elaborare varie “escatologie” e pervenire (camminando sul burro) a conclusioni che non potranno mai essere comprovate se non fideisticamente … quindi, ininfluenti sotto il profilo storico.
E’ la storia il vero lato debole della religione cristiana, e la Chiesa lo sa benissimo, al punto che ha creato, a nostre spese, un colossale “scudo” didattico costituito da docenti, selezionati ideologicamente, e coordinati attraverso studi ufficializzati in appositi congressi tenuti presso vari Atenei italiani ed esteri.
Dall’altro lato esistono storici docenti di letteratura classica, capaci e, forse, addirittura in maggioranza, ma ... scoordinati, quindi isolati e non foraggiati dallo Stato. Ne consegue che il primo di loro si azzardasse produrre uno studio critico sulle vere origini del cristianesimo verrebbe subissato da un coro, organizzato, di biasimi sottoscritti da colleghi … credenti, spiritualisti, genuflessi … e baciapile.
Eppure, tu eri presente, quando, entrato nel forum clericale di cristianesimo primitivo, tramite la storia, li ho lasciati di stucco, incapaci di replicare, con le analisi su Giacomo il Minore, san Paolo, le “Natività”, la “carestia”, gli Atti degli Apostoli, Theudas, Gamalièle, diritto romano, Tacito, Svetonio, Giuseppe Flavio…storia, storia, storia … contro Vangeli, contro Padri Apologisti, contro la storia clericale tutta.
La “testimonianza” della storia che, secondo la Chiesa, finora, è il suo piatto forte per “dimostrare l’esistenza di Cristo”, in realtà, basta un vecchietto in pensione, dedicato per diletto agli studi della Roma imperiale, per “umiliare” le “prove”, addotte da qualsiasi studioso dell’epoca, tese a dimostrare che a Roma esistevano cristiani seguaci di “Gesù” nel I secolo della nostra era.
Un vecchietto che mette con le spalle al muro gli esegeti dei Centri di Studi Biblici e li costringe a modificare sia i Vangeli che i testi storici. Mi riferisco, tra l’altro, al “ricordo di Giovanni”, sì, quello riportato da Giuseppe Flavio al cap. 8 del VII Libro di “Guerra”.
Sia gli esegeti di cristianesimo primitivo, sia l’evangelista san … pardon, volevo dire Don Silvio Barbaglia, dopo averci rifettuto sopra, hanno deciso che lo storico genuflesso, Giovanni Viticci, curò male la traduzione di “Guerra Giudaica” pertanto quel capitolo andrà "corretto".
La costante e palese assenza di critica, da parte degli insegnanti laici di storia, ha spinto gli esegeti e studiosi cattolici a formulare teorie, a “suffragio” del proprio Credo, tali da cadere nel ridicolo.
Non avrei mai immaginato di leggere “analisi” pubblicate da docenti filo clericali, circolanti nei nostri Atenei, talmente sfrontate da far passare Seneca per cristiano. Studi basati solo su una fede, manipolata, col risultato di cambiare la realtà delle vicende passate: un patrimonio che appartiene a tutti noi.
Oppure attribuire a Domiziano il “martirio dell’evangelista apostolo san Giovanni” (non sarà mica quello tuo dei Mandei…?) … fritto in una “padella”, che poi diventa “padellone” ed infine, tra un grecismo e l’altro, “una giara a bocca larga … ma molto larga”: il tutto scaturito da una “analisi” della IV Satira di Giovenale.
Una docente genuflessa la pubblica e tutti gli storici mistici profondamente ispirati, in coro, ad applaudire. “Docenti” che non arrivano a cogliere il senso, o il vero succo, di una satira perché impediti dal proprio condizionamento religioso.
E’ per questo che, umilmente, mi permetto di suggerire un particolare sfuggito alla professoressa (ma farà in tempo a rimediare): gli inservienti addetti al “martirio” si limitarono ad infarinare l’apostolo ed immergerlo nell’olio…e basta! Non ebbero bisogno di accendere il fuoco per friggerlo perché, san Giovanni, come tutti gli altri apostoli, aveva “una lingua di fuoco posata su di lui quando fece il pieno di Spirito Santo” (Atti 2, 3 e segg.).
Beh, caro Peppe, dal momento che sei rimasto ancora attaccato a san Paolo, veramente esistito come uomo, devo chiederti: quando il Super Apostolo “parlò ai fedeli di san Giovanni, ad Efeso, notando che non avevano sentito parlare di Spirito Santo”, gli fece vedere la “lingua di fuoco sopra la sua testa” ? o se ne dimenticò?.
Perché, vedi, se io oggi incontrassi un “uomo” dotato di poteri simili a quello di san Paolo, da ateo … lo adorerei come un Dio.
Ah, un’altra domanda: sei anche tu convinto che Gesù Cristo fu ucciso tramite lapidazione nel 72 d.C., dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito?.

Ciao

http://www.vangeliestoria.eu/index.php

19/11/2009, 12:15

Gentile sig. Salsi,

Sempre da profano neofita...

Come mai lei cita sempre e solo il Vangelo Ecumenico tralasciando completamente tutta la cerchia di Vangeli apocrifi?

Quando lei per esempio cita Simon Pietro "Simon kefaz Bar-jona" (e non Baroniu [:p])... mi piacerebbe capire se questo nome è citato anche in altri Vangeli... per esempio in quello di Tommaso* oppure nel Vangelo di Pietro.

* 13. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono."
Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero."
Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente."
Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli."
....... continua....


Ho messo la parola "Maestro" evidenziato... perchè (sempre se ho capito) Tommaso... alias... Giuda didimo Tommaso... alias fratello gemello di Gesù... perchè mai lo avrebbe dovuto chiamare Maestro?

Grazie della disponibilità e della opportunità di dialogo! [:p]
Dresda
Ultima modifica di dresda99 il 19/11/2009, 12:23, modificato 1 volta in totale.

19/11/2009, 13:38

Carissimo Dresda
Quando inizierai a capire che li é LA PENNA CHE SCRIVE non lui che dice. Se noi diciamo Giuda ha detto, l'approccio alla conoscenza è sbagliato, perche già c'è il giudizio di scrittura verità. Le penne hanno scritto, copiato, cancellato , riscritto tutto ciò che faceva loro comodo. La VERA STORIA è volata via, sono rimasti solo gli ULTIMI scritti, passati prima al setaccio dalle fù PENNE.
Cecco

19/11/2009, 14:22

Cecco ha scritto:

Carissimo Dresda
Quando inizierai a capire che li é LA PENNA CHE SCRIVE non lui che dice. Se noi diciamo Giuda ha detto, l'approccio alla conoscenza è sbagliato, perche già c'è il giudizio di scrittura verità. Le penne hanno scritto, copiato, cancellato , riscritto tutto ciò che faceva loro comodo. La VERA STORIA è volata via, sono rimasti solo gli ULTIMI scritti, passati prima al setaccio dalle fù PENNE.
Cecco


Beh Sig. Cecco a questo ci sono arrivato già da un pezzo. [8]

La mia era una sorta di provocazione per arrivare proprio a questo:

Sappiate dire: "Il Vangelo attribuito a Luca" e non Luca ha detto..

Sappiate dosare i termini dicendo che anche il Vangelo Canonico è frutto di taglia, modifica, incolla... fatti nel corso della storia.

Quando leggo nei post... Marco dice... oppure in Matteo è scritto... oppure Luca ha detto che... sappiate dire con chiarezza. Ovvero che dalla bocca di Luca non sono mai uscite quelle parole...

Sappiate dire che non sono stati gli evangelisti a scrivere i 4 Vangeli Canonici, ma la mano di persone vicine a gruppi di cristiani che nella tradizione successiva hanno attribuito a questo o quell'evangelista... per dare maggior credibilità al Credo.

Perchè altrimenti se io sbaglio... sbagliate tutti.

19/11/2009, 14:54

Carissimo Dresda
Tanto tempo fa anche io andavo a messa, tanto tanto tempo fa.
Però nelle orecchie mi è rimasta quella litania continua, SECONDO Marco, SECONDO Mt., SECONDOLc., SECONDOGv., alla fin fine i 4 vangeli sembra che li abbia scritti tutti quanti SECONDO.
In questo io leggo che, qualcuno ha detto e qualcuno ha scritto, non sappiamo, ne se è vero quello che viene raccontato. Ne che è stato scritto esattamente quello che gli veniva raccontato.
Solo la fede lo fa credere.
Stai attento, queste cose le diciamo da sempre.
Sono solo opere letterarie pure molto scarse.
Sono migliori le favole di Erodoto contengono un po' di filosofia.
Nelle scritture patristiche troneggiano solo scopiazzature a destra e manca su opere gia esistenti.
Saluti Cecco
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