Non sono esistiti gli ApostoliGesùTale nome - giunto sino a noi attraverso il latino “Iesus”, traslitterato dal greco “Iesous”, a sua volta traslato dall’ebraico “Jeshùa”, forma contratta di “Jehoshù a” - è il nome biblico di Giosuè, l’eroe dell’Antico Testamento e significa “Colui che salva” o “Salvatore”.
“Gesù” e “Giosuè” sono due nomi resi dissimili, volutamente, nelle traduzioni da una lingua all’altra ma, inizialmente, il vocabolo era uguale. I manoscritti originali in greco di “Antichità Giudaiche” e “La Guerra Giudaica”, ricopiati dagli amanuensi cristiani secoli dopo, chiamano “Gesù” anche il condottiero biblico che conquistò la terra di Canaan. Ciò vuol dire che, in prima stesura, a partire dall’Antico Testamento,
in tutte le opere di Giuseppe Flavio era presente un solo identico nome: Giosuè.
“Mosè, ormai vecchio, designò Gesù a succedergli sia nella funzione profetica sia come comandante in capo per qualsiasi occorrenza: e a lui, per ordine di Dio, affidò la direzione di tutti gli affari” (Ant. IV, 165).
“Jehoshù a” o “Jeshùa” (contratto), come per noi “Salvatore”, aveva un doppio significato: come nome proprio di persona, oppure come titolo divino (per noi, oggi, può essere una qualifica).
Il titolo, attribuito a chi si rese protagonista di gesta eroiche “per ordine di Dio”, fu “Colui che salva” … “Jehoshù a”: proprio come Giosuè.
Le molte persone di nome “Gesù” che incontriamo nelle opere dello scrittore ebreo, in quelle originali erano tutti “Giosuè”. Gli Ebrei che adottavano quel nome lo facevano per onorare la memoria del conquistatore della terra promessa a loro da Dio e questo spiega perché incontriamo tanti “Gesù” nelle opere di Giuseppe Flavio: i Giudei si riferivano al successore di Mosé, che “salvò” i loro padri dando ad essi una patria, non alla nuova divinità “Gesù detto il Messia” che non avevano mai sentito nominare.
Questo titolo fu conferito a Giovanni, oltre una generazione dopo di lui, da una corrente religiosa essena, pertanto non può corrispondere ad un semplice nome proprio di persona e la prova consiste nel fatto che, negli “Atti degli Apostoli”, i Sadducei e i Farisei del Sinedrio, sempre, lo chiamano “
costui”…
mai “
Gesù”.
Coloro che trascrissero i Vangeli e gli “Atti” sapevano che “Gesù” era un attributo divino e celarono il Giovanni, indicato nei vangeli primitivi esseni, dietro il titolo “Salvatore” (Gesù), inviato da Dio.
Erano consapevoli che solo chi lo accettava come tale poteva chiamarlo “Gesù”, pertanto ne scaturì che
gli Ebrei, seguaci di una fede diversa,
non potevano riconoscergli né il titolo né la divinità.
“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine che si chiamava Maria. Entrato da lei disse: Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc. 1, 26-31)
Se “Gesù” fosse stato un semplice nome di persona, e ve n’erano molti fra i Giudei, nelle riunioni del Sinedrio e all’interno delle Sinagoghe i sacerdoti non avrebbero avuto alcun problema a chiamarlo “Gesù”,
col patronimico, obbligatorio per gli Ebrei…ma
sempre assente per “Gesù” (Giuda il Galileo non doveva risultare).
In conseguenza della “contrazione” subita dal vocabolo iniziale, derivato da Giosuè, “Jehoshù a”, questi,
essendo uguale, “coerentemente”, fu riportato dai copisti, nelle opere di Giuseppe, col nome greco “Iesous”.
Giovanni, eroe sacrificato alla causa giudaica,
dopo la distruzione del Tempio da parte di Tito, venne riconosciuto dagli Esseni come “Salvatore” Messia, prescelto da Dio, con uno dei nomi più popolari fra gli ebrei sino a tutto il I secolo.
Ma, principalmente, era il significato del vocabolo, con cui fu chiamato, che interessò i Padri creatori: “Salvatore”, equivalente al “Soter” dei pagani, in particolare il Dio Mitra, il culto del quale ebbe maggior seguito popolare prima del cristianesimo gesuita.
Nel corso del III secolo la crisi militare e politica dell’Impero Romano fu percepita criticamente dalla popolazione come una mancata tutela o incapacità delle divinità capitoline a proteggere Roma.
Fu in quel periodo che le religioni orientali trovarono terreno fertile per diffondersi, al punto che alcuni Imperatori si convertirono ad esse.
Ne derivarono contrasti che sfociarono in lotte e guerre intestine sino a indebolire l’Impero e accelerare il processo di disintegrazione.
Una causa impensabile nei secoli precedenti sino a tutto il II d.C.: ad iniziare dall’Imperatore, nessun alto funzionario romano avrebbe potuto convertirsi ad una religione diversa da quella della tradizione di Roma. Sarebbe stato processato e poi rovinato con la sua famiglia. Come riferito dagli storici dell'epoca.
Dopo che Costantino ebbe riunificato l’Impero, nella veste di Pontefice Massimo, decise di sincretizzare, in un solo Credo e unico “Salvatore”, i vari “Soters” delle più importanti religioni esistenti nelle Province. Il Cristianesimo, risultato vincente dopo oltre un secolo di lotte, gradualmente, per distinguersi dai “Soters” pagani, preferì far passare il titolo divino di “Salvatore” soltanto come semplice nome proprio di persona: “Gesù”... ma “Gesù”, aggiunto a “Salvatore” (Gesù Salvatore), significa “Salvatore Salvatore”.
Giovanni, il vero nome del “Messia”,
non fu citato dagli evangelisti Marco e Matteo, insieme ai suoi fratelli, perché
lui era il soggetto, ma, per i motivi suddetti, non potendolo chiamare “Colui che salva”, inteso come “Salvatore” divino, allora lo indicarono con “costui”:
“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, Giuseppe (Ioses), di Giuda e di Simone ?” (Mc. 6, 3).
Se “Gesù” fosse stato un normale “Gesù” (Giosuè), come i molti riferiti da Giuseppe Flavio (
con il patronimico), i Giudei suoi paesani lo avrebbero chiamato col suo nome, esattamente come fecero con i suoi fratelli: “Non è Gesù…il fratello di Giacomo, Giuseppe, di Giuda e di Simone ?”. E’ evidente che “costui” aveva un altro nome…non solo: i Giudei indicavano sempre il patronimico (il nome del padre) per distinguersi; così come noi usiamo il cognome…ma,
in questo caso, viene citato il nome della madre, Maria, non quello del padre…perché?. Semplice: gli evangelisti non volevano far conoscere
il vero nome di un padre che avrebbe fatto scoprire chi era in realtà “Gesù”. Questo particolare, già da solo, sconfessa l’invenzione di “san Giuseppe”, infatti, se il vero padre di un qualsiasi Gesù ebreo fosse stato Giuseppe,
i Giudei sarebbero stati obbligati a chiamarlo “Gesù bar (figlio di)
Giuseppe”. Erano nomi comuni di tradizione giudaica. (San Giuseppe lo “abrogheremo”, come san Paolo, con l’ausilio della storia quando tratteremo della
non “Natività” di Gesù).
Infine, l’aspetto più rilevante:
in tutti i Vangeli, lo stesso “Gesù”, mai, neanche una volta, si presenta alle singole persone o alle folle rivelando il proprio nome.
Allora, se Gesù Cristo non si chiamava “Gesù” quale fu il suo vero nome?
E perché fu celato dagli evangelisti?
Al secondo interrogativo abbiamo già risposto con analisi precedenti ormai familiari per chi ci segue: la dottrina iniziale filo giudaica che rappresentava i veri protagonisti, capi e martiri, di un credo messianico non più combattivo (diremmo oggi “depoliticizzato”), avrebbe permesso agli storici dell’epoca di individuarli come i capi militari del movimento di liberazione nazionale che lottò contro il dominio romano.
Alla prima domanda, lo si è già capito, ormai stiamo per arrivarci…
http://www.vangeliestoria.eu/index.php
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Emilio Salsi il 15/11/2009, 22:16, modificato 1 volta in totale.