Cecco,
continui a cantilenare: “Pomponio è morto nel 33 e poi non c’era più nessuno”… No! C’erano 30.000 legionari agli ordini di ufficiali generali, anche prima di Pomponio. La colpa di Tiberio fu quella di “aver lasciato la Siria senza legati consolari” non senza legioni. Stabilito ciò, ammettiamo, per assurdo, la tua tesi (ma solo per assurdo): un pinco pallino qualsiasi riuscì a neutralizzare le forze romane che presidiavano la Giudea e, preso il potere, si fece incoronare Re dei Giudei. Scegli tu l’anno che credi. Quanto tempo avrebbe impiegato una trireme a portare la notizia a Roma? E quanto tempo avrebbe impiegato una o più trireme per trasferire ad Antiochia un nuovo Console o Proconsole scelto da Tiberio con il seguito di esperti ufficiali di sua fiducia? Due settimane, un mese, due, tre mesi … decidi pure tu: tanto Gerusalemme sarebbe rimasta sempre là e la vendetta di Roma, al contrario di quella divina, sarebbe giunta puntuale ed inevitabile … come sempre avvenuto prima. Cosa risaputa da tutti gli Ebrei … e questo dimostra perché non poté avvenire prima della entrata in guerra di Artabano, capo di un Impero, contro la Roma imperiale. La differenza tra “prima” e “dopo” non dipese né da Vitellio né da Pomponio o chiunque avesse scelto Tiberio … ma dalla nuova situazione internazionale creata da Artabano in quello scacchiere. La tua conclusione: “La storia è tutta falsificata in Antichità perché Artabano fu sistemato da Vitellio prima della morte di Filippo nel 34”; è sbagliata perché le vicende narrate iniziano dalla morte di Filippo e si concludono dopo l’intervento di Vitellio per la Pasqua del 36; cioè con la guerra mossa da Areta IV contro Erode Antipa avvenuta nell’estate/autunno del 36 d.C. I numeri dei paragrafi riportati nei libri non possono rappresentare datazioni dirette, bensì, è solo dalla lettura dei contenuti che ricaviamo i dati precisi della vicenda narrata. Dimostrare che un brano di storia, riportato da uno scriba dell’epoca, è stato interpolato o manomesso richiede una analisi testuale, e, spesso, anche filologica, lunga e complessa che deve avvalersi di riscontri incrociati. Lo studio diventa particolarmente difficile quando ci troviamo di fronte ad un “vuoto”, o ad una “censura”. Ma, anziché attenerti a questi criteri minimi, dopo aver riportato i passi dell’ebreo, concludi la “dimostrazione” al Libro XVIII par. 106 che riporta la morte di Filippo e, ignorando che stai leggendo l’inizio di una vicenda che si diparte da quell’evento, concludi che “la situazione di Artabano fu sistemata da Vitellio prima della morte di Filippo” (34 d.C.), però aggiungi ancora, “Pomponio Flacco è morto nel 33 (giusto) poi non c’era più nessuno”, pertanto prendi l’accetta e tagli sia la testimonianza di Giuseppe che quella di Tacito. Ebbene, provo a seguire il tuo buon senso e faccio un esempio che potrei applicare su tutte le deposizioni a noi pervenuteci per verificare cosa viene fuori.
Antichità, Lib. XVIII par. 153: “Vi era una contesa tra il popolo di Damasco e quello di Sidone a proposito dei confini: Flacco era in procinto di sentire il caso dei damasceni …” par. 154 “ … quando, disaminato il caso, Flacco trovò che era proprio così, infranse l’amicizia con Agrippa”. 1 - Leggendo Giuseppe da dove hai arguito che Flacco si chiamava Pomponio dal momento che non lo cita mai con questo nome? 2 - Poiché questo “Flacco Proconsole” spunta fuori nei versi dal 150 al 154, quindi, secondo la tua logica, dopo la morte di Filippo, allora vuol dire che Pomponio Flacco morrà dopo Filippo. 3 – Non ti accorgi che l’anomalia consiste proprio nel fatto che Pomponio Flacco non viene chiamato in causa da Giuseppe prima. Questo dato, unitamente a molti altri, serve, innanzitutto, a dimostrare che è stato creato un vuoto nella storia; di conseguenza, un ricercatore ha il dovere di attingere tutti i dati possibili per ricostruire il “vuoto” … mai prendere l’accetta per recidere le testimonianze perché, così facendo, si finisce con l’eliminare prove utili a ricostruirla. 4 – Tutto ciò premesso, le date, per te, non coincideranno mai: come potrebbero “coincidere” se ti privi dello strumento necessario per capire autonomamente. Perché, vedi, se ti accodi al Galimberti per concludere che la fonte di Tacito è stato Giuseppe Flavio ti appoggi ad una tesi non comprovata. Al contrario, se Tacito si fosse basato sugli scritti dell’ebreo non avrebbe fatto confusione tra Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora. So che stai per “confutare”, ma, consentimi di prevenirti: ho aperto questa discussione con l’intento di esporre, in modo sequenziale, una serie di analisi critiche sulle fonti evangeliche neotestamentarie per dibatterle e verificarne la validità attraverso argomentazioni serie comparate con la storia, quella vera. Intendo proseguire senza soffermarmi oltre in sterili discussioni col risultato di stancare e allontanare chi è interessato a seguire il filo logico degli eventi. Sono in procinto di aprire un'altra argomentazione di primario interesse storico: la dimostrazione che le due brevi testimonianze di Cornelio Tacito e Giuseppe Flavio sull’esistenza di Gesù Cristo sono dei falsi interpolati per intero nelle loro opere. Dal momento che hai già letto il libro sai bene che si sono rese necessarie un centinaio di pagine con sequele di riscontri incrociati per comprovare questa affermazione, viceversa, se avessi usato l’accetta, mi sarebbero bastate poche righe … Il mio problema, adesso, è quello di sintetizzare lo studio in maniera tale da poter essere pubblicato nel forum.
Ho riferito questo perché non voglio più essere interrotto da altri interventi sballati su Lucio Vitellio: apri anche tu un apposito “canale” per trattarlo ed invita i lettori interessati a leggere le vere “Antichità” ed “Annali” del redivivo “Giuseppe Cornelio Flavio Tacito, detto Cecco”… ovvero, lo scriba … con l’accetta.
Stammi bene. Emilio
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