Time zone: Europe/Rome




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 43 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1, 2, 3
Autore Messaggio

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:32 
Il Battista è per lui il mittente di tante missioni suicide zelotico- esseniche, di sequestri di nobili e sacerdoti, di parenti erodiani, pronti alla sedizione, capaci di innescare un processo rivoluzionario tale da coinvolgere tutte le aree vicine, specie gaulanite ituraiche e traconite.


E il suo timore nei confronti di un Giovanni Battista, capace di fare staseis con la sua predicazione alla virtù, intesa come pratica di vita morale e quindi come scelta politica antiromana, connesso con quello ancor maggiore di Tiberio, che fa processi antiseianei, crea la psicosi di un ampliamento rivoluzionario.


La sua azione preventiva è la risultanza di una coscienza di precarietà di potere: decide di anticipare la sollevazione popolare, togliendo di mezzo Giovanni, prima che sorgano tumulti che per lui sarebbero diventati segno della sua incapacità di governare e quindi avrebbero offerto l’occasione o di esautorazione da parte romana, se aggiunto alla sua inattendibilità ed inaffidabilità, nonostante la parvenza di filoromanità.


Non per nulla nel 39 Galigola lo esautora, rilevando la sua politica incerta per il servilismo verso Seiano, prima, e per il tradimento verso Tiberio e lo sostituisce con Erode Agrippa.


Ora nel 37, Erode e Vitellio sono nella Pasqua a Gerusalemme: la situazione galilaica dopo la sconfitta di Gamalica, doveva essere migliore data la presenza dei romani e del governatore di Siria, che accoglie ogni richiesta dei giudai (perfino quella di non passare con le legioni nel loro territorio) e che decide di far passare lungo la grande pianura in territorio samaritano e far unire le sue truppe con quelle ausiliarie del tetrarca per la campagna contro Areta.


Flavio parla di un eccezionale trasporto popolare nei confronti del generale romano a Gerusalemme e del sacrificio fatto a Dio dai sadducei per i romani, della permanenza nella città santa di Vitellio per tre giorni. Lo storico mostra poi la deposizione di Gionata e la sua sostituzione con suo fratello Teofilo, come sommo sacerdote.
Non inganni la sostituzione di un figlio di Anano con un altro figlio: noi conosciamo Teofilo e sappiamo che a lui è dedicato sia Il vangelo di Luca che gli Atti degli apostoli.


E’ probabile che tale sostituzione sia voluta da farisei che non sopportano la supremazia degli Anano, la potente famiglia sacerdotale di sicura fede romana, che forse congiunti con i Cantara, l’altra grande famiglia sadducea avevano chiesto un elemento moderato, in un clima di pacificazione generale, collegato alla nuova strategia romana circa la conservazione della stola sacerdotale (cfr La regalità In Jehoshua o Jesous? cfr. Giudaismo romano, cit).


Comunque, la situazione al momento della morte di Tiberio il 16 marzo e all’elezione di Galigola, avvenuta una diecina di giorni dopo, eventi conosciuti da Vitellio contemporaneamente a Gerusalemme, in tutto l’ex regno di Erode è tranquilla: i giudei sono festosi e giurano fedeltà al nuovo imperatore, al giovane Augusto.


La guerra con Areta viene sospesa e Vitellio riporta le truppe ad Antiochia licenzia le truppe ausiliarie: Areta per Flavio aveva previsto tramite il volo di uccelli questa conclusione (uno dei capi morirà o quello che ha ordinato la guerra o quello che si è impegnato nell’esecuzione).
La situazione sulla condizione della Giudea e della Galilea e della Perea e poi della ex tetrarchia di Filippo morto nel 34 è completa,

vista dall’angolazione filoromana e da parte erodiana: la genealogia dei discendenti di Erode chiude il capitolo come premessa all’exemplum di un uomo che da privato diventa re, cioè di Giulio Erode Agripa, figlio di Aristobulo e di Berenice, nipote di Erode il Grande.


segue



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:36 
6 )



. Flavio negli ultimi tre libri di Antichità Giudaiche coincidenti con i periodi di Tiberio, di Caligola, di Claudio e di Nerone, fa una storia in cui la toledot giudaica è stata aggiornata e purgata ai fini di una accettazione da parte della romanitas,

specie ora che è in una crisi, (propria di un passaggio da una dinastia ad un’altra, da quella flavia a quella antonina) e che vive il drammatico contrasto tra l’imperatore–dio e la nobilitas.


Perciò questi ultimi tre libri presentano molto di più l ‘ambiguità farisaica di Flavio, in quanto i fatti sono più vicini a lui ed egli, in un certo senso, ne è stato testimone tanto da esserne pesantemente compromesso.
Da qui la volontà anche di far sorgere in tutti i cives romani un' umana solidarietà verso le sventure di questo popolo,

comunque, sempre sotto la protezione di Dio, e di fare storia ma coprendo con la pietas, tacendo alcuni fatti e mostrando solo quelli essenziali alla comprensione della tragedia della guerra giudaica, voluta da Nerone - dopo che il giudaismo era stato isolato dalla Partia che, con Tiridate, fa formale ossequio all’imperatore e da lui riceve la corona (cfr Tacito, Annales XV,2,27,28 XVI,23,2) - condotta e terminata da Vespasiano e Tito, e finita con la distruzione del tempio, epilogo di una lunga tragedia giudaica.


Il VI, VII, VIII capitolo del XVIII libro trattano sostanzialmente del bios di Agrippa, anticipato dalla terza parte del V capitolo con la discendenza di Erode il grande e connesso con l’altro bios di Asineo (ed Anileo), giudei di Partia.


I primi quattro e parte del v, dunque, parlano del mondo giudaico palestinese, del suo rapporto con la Siria e i suoi governatori, compreso Pilato, e mostrano le filosofie giudaiche e in modo vario e disorganico affrontano molti problemi storici.


Flavio, però, non fa storia effettiva ma si prepara il campo per fare la biografia del più significativo tra gli erodiani, con apologia di tutto il giudaismo, guardando dall’angolazione imperiale, secondo una linea erodiana sadducea, derivata forse dalla fonte del figlio di Erode Agrippa, Agrippa II (piccolo dinasta di Tiberiade ed altre località, signore di Calcide prima e poi del’ex satrapia di Lisania, noto a corte, i una certa influenza, ancora in Oriente, a lungo, fino al periodo domizianeo e primo antonino).


Per capire a fondo il V capitolo è necessario ricostruire i fatti storici, indicati da Flavio, tutto preso dal suo telos.

Egli, comunque, sa che la comunicazione del suo messaggio è difficile per i diversi valori del giudaismo e per le contraddizioni della cultura giudaica non unitaria, per giunta, ma anche per lo strumento linguistico da lui non padroneggiato e lasciato ad interpreti, retori, tesi più alla forma che alla sostanza, più a delectare che a docere.


Inoltre lo storico sa che alla base dei fatti c’è un conflitto internazionale tra Partia e Romanitas e da un’altra conflitti interni, anche dinastici, sia all’impero romano che all’impero partico.


Il conflitto interno all’impero romano è molto complesso, quello partico presenta anch’esso una certa complessità ma è di di pìù facile lettura, se visto dall’angolazione latina del dopo Zeugma (nella lotta tra i figli di Artabano e nell’omaggio feudale conclusivo a Roma di Tiridate a Nerone).


In effetti Flavio sottende questa doppia lettura, ma dà rilievo più alle cose giudaiche che ai grandi eventi in cui è coinvolto l’ etnos giudaico. Andiamo con calma e cerchiamo prima di capire il quadro internazionale politico e la politica interna ai due imperi.


L’impero romano con Augusto aveva una strana politeia con un principe, che non si dichiarava dittatore, ma aveva assunto tutte le cariche e gestiva gli affari in prima persona, sentendo il parere del senato, dopo un suo preciso orientamento, preventivamente fatto conoscere.


Augusto aveva cercato di occultare il suo principato, singolare nella struttura, legato ad una venerabilità acquisita per meriti eroici e per grazia degli dei.



segue


Ultima modifica di barionu il 13/12/2011, 00:37, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:40 
Il suo dominio assoluto contrastava con la conservazione delle istituzioni repubblicane ed era ambiguo in quanto il senato, che rimaneva ancora il centro vero del potere, a parole, lo accettava come autocrator,

imperator, tribunus e pontifex maximus (cfr Giudaismo romano cit)
Le conseguenze di questa ambiguità imperiale si rilevarono con Tiberio, che dopo aver preso il potere, sicuro del giuramento dei pretoriani e delle legioni, fece compiere esercitazioni di fronte al senato per mostrare la sua auctoritas chiara fino al 26 per poi, pur conservandola, astenersene dall’esercitarla, delegando Seiano.


Fu la causa prima della lenta e progressiva degradazione dell’ordine senatorio.

I senatori in effetti disponevano della auctoritas ma non potevano esercitarla per la conduzione scaltra e predeterminata del potere ad opera del ministro, che li manovrava, seguendo i desiderata imperiali da lui solo conosciuti.


Ora a Roma in epoca tiberiana votare contro i desiderata dell’imperatore era morte certa; perciò il voto senatorio diventava un momento non democratico ma un capestro per chi, liberamente votava o parlava: la parresia (parlare liberamente) era un suicidio.
La norma era di votare secondo quanto votato dal princeps senatus che in età tiberiana era Marco Giunio Silano, abilissimo nel sapere anticipatamente ogni cosa.


Il voto senatorio era connesso con i molti reticoli di amicizia tra aristocratici che si evidenziavano in associazioni politiche e religiose e si manifestavano ogni giorno con la salutatio e con la coena: da questi rapporti veniva di norma l’indicazione di voto.


Sopratutto i matrimoni univano ed intrecciavano le amicizie; le famiglie facevano contratti che legavano e formavano alleanze e spingevano a compiere operazioni comuni, concordi anche nel senato.


I testamenti anche avevano una funzione in quanto il lascito più o meno grande era in relazione al grado di amicizia.

Ora con Augusto prima, e con Tiberio poi, ogni famiglia gentilizia doveva avere un legame preferenziale; vivere senza quel vincolo con la domus augusta, praticamente equivaleva ad un suicidio: amici dell’imperatore erano tutti gli aristocratici tanto più importanti quanto erano più stretti i legami di parentela e i vincoli derivati dalla salutatio e dalla possibilità di far cene e dai lasciti testamentari.


Se con Augusto tutta la nobiltà (compresi la classe equestre ed alcuni ceti plebei) era alla porta del Palatium per avere l’amicizia e per ottenere i beneficia (doni ma in effetti le cariche pubbliche), con Tiberio la competitività della famiglie aristocratiche diventava una gara per superarsi nell’amicizia con l’imperatore a cui si facevano cene, tanto costose da indebitarsi e da impoverirsi.


D’altra parte il mantenere case di lusso, con tori tricliniari dai piedi di avorio, con statue, con schiavi scelti, con utensilerie di prima qualità, era un costo fisso che diventiva insostenibile con l’allestimento di una coena per l’imperatore col quale bisognava fare necessariamente bella figura.


Si diceva che Caligola facesse cene che costavano le entrate annuali di più province congiunte e che i senatori per essere all’altezza sperperavano i loro patrimoni.


Tale uso, comunque, era cominciato già in epoca augustea in cui erano iniziati anche i lasciti testamentari in favore dell’imperatore che faceva da garante del testamento e che proteggeva gli eredi designati, a loro volta impegnati a fare regali per avere ulteriore protezione.


Questo, comunque, era un uso comune tra aristocratici paritari: era un modo di vivere dell’aristocrazia in quanto i patres coscienti di essere pares si rispettavano in questo modo.


Con Augusto princeps i patres, come classe, credevano di comportarsi come pares e lo ritenevano primus inter pares e lui fingeva di esserlo, ma le guardie del corpo e il voto per primo, in senato, le cariche riunite nella sua persona e l’inflazione dei consoli e delle altre cariche, scadute perché decuplicate come numero, erano segno ben diverso, a dimostrazione della presenza di un padrone assoluto.


segue



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:45 
Inoltre la lex maiestatis era in epoca repubblicana applicata per crimini contro la maestà dello stato solo se si verificavano tradimenti militari, res novae, o se c’erano magistrati condannati per immoralità; ora invece Augusto l’aveva usata per atti contro la sua persona, sacra e Tiberio perfino per scritti ingiuriosi contro di lui, ritenuto legge vivente (nomos empsuchos).

La lex maiestatis diventa nella sua applicazione imperiale una legge che protegge la figura del sovrano e colpisce chiunque non sia conforme alle idee del princeps, che è diventato un despotes, un dominus, titoli sempre rifiutati dai giulio-claudi.


L’applicazione della legge favorisce una guerra di delazioni, incrociate, in cui vincono quelli che sono maggiormente falsi, che procedono solo con denunce, generando così un clima di sospetto e di insicurezza personale: la morte di Tizio Sabino, descritta da Tacito evidenzia lo situazione senatoria in Roma .


La comunicazione, basata sulla dialettica in Roma repubblicana, ora diventa cortigiania ed adulazione, che copre una volontà di rivalsa da parte di chi chiede: è una guerra tra sovrano ed aristocratico in cui il più grande distrugge l’altro, ma non può mai cantare vittoria, perché c’è in agguato la congiura.


Tiberio, comunque, diceva, mi odino pure, purché mi temano e Caligola desiderava tanto che il popolo romano avesse una sola testa!

In questa guerra tra organo senatoriale e principe anche la pax e la iustitia erano fittizie.

Augusto, dopo una tormentata ricerca di uomini per la successione al trono (Claudio Marcello, Marco Agrippa, i suoi figli), aveva scelto Tiberio, che doveva fondere il principe con la aristocrazia senatoria ed eliminare quell’attrito comunicativo e quella continua lotta di potere, considerata la nobiltà di sangue del suo successore, rispetto alla sua, di origine equestre ed argentaria.


Tiberio, grande generale, ottimo statista, aristocratico vero, aveva saputo governare fino al 26, nonostante l’oppozione giulia, ed aveva frenato l’ordine senatorio imponendo con Marco Giunio Silano i suoi desiderata.


Lasciato le redini dell’impero, nauseato dalle lotte dei senatori, che nel silenzio tramavano contro chi limitava i loro poteri, si era fidato ciecamente di Elio Seiano equestre, capo del pretorio e lo aveva fatto tutor del nipote superstite, Tiberio Gemello, forse conoscendo la relazione tra lui e la madre. ex moglie di suo figlio, Livilla, figlia di Antonia e di suo fratello Druso.


Seiano aveva fatto il suo dovere, ma aveva superato i limiti e aveva fatto la scalata al potere volendo assimilarsi al princeps e quasi aveva raggiunto la meta, avendo ottenuto proprio nel 31 d. c. il consolato, la promessa di matrimonio con una donna giulia e la tribunicia potestas, quando già doveva avere l’imperium proconsulare maius per l’Oriente: fu fatto uccidere e fu sostituito con Macrone.


Tiberio aveva ripreso il potere direttamente ed aveva fatto stragi applicando la lex maiestatis e da scettico si serviva della religione tradizionale dando rilievo alla astrologia e alla teurgia, ma in sostanza accettava tutti i culti ed aveva cacciato i sacerdoti egizi e i giudei da Roma, che erano stati immoderati nell’uso cultuale, ma ad Alessandria aveva buone relazioni con l’alabarca ed etnarca e con tutti i giudei alessandrini dazieri e banchieri ufficiali,




segue protetti da prostagmata lagidi e romani, controllava la Ioudaea e le zone sotto i tetrarchi, in attesa di una ristrutturazione dell’area siriaca, specie dopo la morte dell’amico Pomponio Flacco.


Certo aveva eletto E. Lamia, ma non l’aveva mai inviato, mancando ancora di un piano contro Artabano e tutto preso dalla repressione dei seianei e dalla successione.


Dopo la strage dei nemici e la morte dell’amico Cocceio Nerva, nauseato anche della reazione, Tiberio aveva fatto iniziare la carriera politica a Caligola, presente a Capri , e lo aveva fatto eleggere questore, anticipando di 5 anni il cursus honorum, ma era condizionato nella sua azione dal partito giulio.

Questo, anche se quasi annientato (Nerone, Druso ed Agrippina erano stati uccisi), imponeva all’imperatore l’alternanza del potere secondo l’ordine augusteo.

Dopo di lui doveva esserci un figlio di Germanico, non un suo erede diretto, che a sua volta doveva essere adottato dal principe successore.

Mentre Tiberio era impegnato in queste operazioni, descritte da Flavio nel corso della vita di Agrippa, nel capitolo successivo, l’impresa di Vitellio contro Artabano era terminata positivamente, mentre iniziava i preparativi per la guerra con Areta.

In questo contesto Flavio immette Giulio Erode Agrippa che giunge a Capri nella primavera del 36.



segue


Ultima modifica di barionu il 13/12/2011, 00:46, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:50 
7 )


Abbiamo lavorato per anni sulla figura di Giulio Erode Agrippa rilevandone gli aspetti umani, sociali, politici, culturali e letterari, oltre alla sua contraddittoria pietas di un giudeo, erodiano, civis di rango pretorio.


Abbiamo rilevato alcune linee scettiche tanto da cercare di assimilarlo ad un tal Agrippa, a cui un tal Apelle, dedicandogli un libro omonimo sullo scetticismo, lo considera filosofo intermedio tra Enesidemo e Sesto Empirico ed abbiamo studiato la sua afasia scettica e la sua epoche,sospensione del giudizio, rilevando i cinque tropoi che ne indicano il cammino (Cfr Scetticismo e tecnicismo in Roma opera inedita).


Abbiamo rilevato la sua personalità sconcertante, contradditoria, da levantino, nel periodo della vita romana con Claudio e Germanico, sotto la guida di Antonia prima forse ad Alessandia e poi a Roma, dove la sua formazione avviene nella casa di Augusto sul Palatino (non bisogna sorprendersi di questo: suo padre Aristobulo e il fratello Alessandro furono allevati da Asinio Pollione a Roma).


Abbiamo seguito la sua vita da munifico e liberale in ogni manifestazione e nel suo progressivo indebitarsi prima a Roma, durante l’amicizia con Druso Minore, figlio di Tiberio poi in Giudea, poi in Siria, e ad Antedone, dove trascorre il suo peggiore periodo immerso nei debiti e costretto a vivere una vita da povero insieme con Cipro, sua moglie e con i figli.


Poi abbiamo rilevato la sua nuova vita a corte, a Capri, dopo aver pagato i debiti al fisco, sempre sommerso dai debiti, questa volta,indebitato solo forse con Antonia, sua protettrice, amica della madre( cfr Caligola il Sublime, cit)


Dopo un complesso periodo di circa un quindicennio (dapprima a Roma, poi a Cesarea Marittima, ed infine dal 26 a Tiberiade, dove vive sostanzialmente alle spalle della sorella Erodiade e di suo cognato Erode Antipa, facendo l’agoranomos (cfr Nota su Agrippa XVIII libro), Erode Agrippa, venuto a contrasto con il tetrarca, dopo una breve pausa ad Antiochia presso Norbano Flacco,

è costretto alla fuga per appropriazione indebita di denaro e si rifugia sulla costa, prima di partire per l’Italia, dopo aver contratti debiti sia con Erennio Capitone, governatore della zona ex Salome, che con l’Alabarca di Egitto, Alessandro Lisimaco), contrassegnato da un giro vorticoso di denaro, sperperato, è accolto da Tiberio, che gli dà l’incarico di Therapeuon , pedissequus curator di non facile lettura e comprensione.


Forse Agrippa come colui che curava la mente (ten dianoian ) del nipote doveva svolgere una funzione di paideia in senso filosofico scettico e quindi implicitamente sarebbe una convalida dell’ipotesi di Erode Agrippa filosofo scettico.


La presenza di tanti negotiatores ed emporoi e di trapezitai ha determinato lo studio del problema anche in senso economico –finanziario da cui sembra che possa dirsi che esista un sistema finanziario giudaico alessandrino, oniade, basato sulla tzedaqah, caritas, agape intesa come atto di giustizia da farsi per il fratello bisognoso,diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo (cfr Giudaismo romano, cit).


I rapporti poi tra Tiberio ed Agrippa e quelli tra Antonia ed il giudeo hanno permesso di vedere esattamente il ruolo di questa figura nella scelta da parte dell’imperatore, di Caligola come successore, il suo tradimento nel passare a Caligola e la sua punizione dopo il giudizio a Tuscolo e il suo imprigionamento per sei mesi fino alla morte di Tiberio, la sua lealtà verso il futuro imperatore, non compromesso in alcun modo.


La lettura di Flavio, che, in questi tre capitoli, mescola vita giudaica e vita romana, permette di cogliere aspetti sia della vita romana che di quella giudaica intrecciata insieme, come in effetti era, in un sistema ellenistico comune.



E la descrizione della elezione del successore fatta da Tiberio è vista da Flavio secondo i parametri di un imperatore teurgico ed astronomo ,conoscitore dei misteri caldaici, fusi con quelli tipici della provvidenza divina che supera la volontà umana e segue un predeterminato disegno.

La scelta di Gaio Caligola rispetto al nipote Tiberio, voluta dal Dio sottende anche la coscienza politica da parte dell’imperatore vecchio e malato di esser l’astro tramontante di fronte all’astro nascente ed impotente davanti ad una coalizione di forze (Antonia e Macrone ) già avvenuta, come espressione della volontà di Augusto, sostenuta dalle forze armate e dal popolo: Caligola, non Tiberio è il princeps optatissimus, il giovane Augusto, capo dell’ecumene (Svetonio, Caligola, 13).


I rapporti tra Agrippa, già re di Iturea, con Erodiade e suo marito, saranno precisati nel XIX libro, dove si tratta della sua attività di re (cfr Giudaismo romano, cit): la condanna di Caligola su Erode Antipa chiude il ciclo dell’amministrazione tiberiana ed apre una nuova epoca quella della neoteropiia caligoliana in Siria.


Il rapporto di Giulio Erode Agrippa e di Gaio Caligola, in relazione alla richiesta di non installare il colosso in Gerusalemme come comandato a Petronio Turpiliano (cfr Giudaismo Romano, op cit) è stato visto sia dall’angolazione di Filone (che in Legatio tratta di una lettera inviata all’imperatore- dopo lo svenimento del re - con cui ottiene il permesso di spostare a Cesarea Marittima il colosso ) che da quella di Flavio, che parla di una coena sontuosa da parte del re giudaico che ottiene, davanti a tutti, di modificare l’ordine, dato al governatore di Siria.


Tutta la storia di Agrippa narrata in questo libro è scritta da Flavio per evidenziare il potere divino che si serve anche di uomini, di qualsiasi natura, per la salvezza del popolo giudaico.




segue


Ultima modifica di barionu il 13/12/2011, 00:55, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/12/2011, 00:52 
8 )


Se il bios di Erode Agrippa illumina tanta storia romana e ha valore esemplare per la salvezza del popolo giudaico condannato allo sterminio da Caligola, quella di Asineo e di Anileo, squarcia le tenebre della storia poco conosciuta dell’impero partico, evidenziando rapporti tra Artabano III e il giudaismo.


In effetti Flavio mette in relazione due sistemi di vita quello partico e quello giudaico, in una dimostrazione dapprima della superiorità militare dei giudei mesopotamici e di una loro fedeltà al gran re, dopo l’investitura a satrapo di Asineo.


Certamente la storia di Asineo ha valore favolistico e presenta molti lati oscuri sull' aggregazione giudaica a seguito di una punizione.


Le azioni brigantesche lungo il corso, forse dei due fiumi, fanno pensare ad un controllo giudaico delle acque, anche perché in epoca traianea sappiamo di giudei che avevano un potere fluviale e che furono determinanti a sbarrare la ritirata di Adriano e combattere in favore dei parti coi quali convivevano.


Inoltre sapendo della difficile situazione interna dei parti, che secondo Tacito sono favorevoli a Sinnace e ad Abdo, e contrari ad Artabano, è probabile che il gran re, in difficoltà, abbia ceduto alla necessità ed abbia cercato di farsi amici quei giudei degni di punizione e li abbia elevati al rango di satrapi.


Comunque, la vicenda narrata da Flavio mette in luce da una parte la situazione del periodo di Artabano filo -giudaica che è da connettersi con i buoni rapporti del Giudeo Izate con il gran re e con tutto il giudaismo anche palestinese e da un’altra la situazione successiva alla morte di Artabano, nel 39, non più favorevole ai giudei a causa delle lotte tra Godarze e i fratelli.


Questa nuova situazione probabilmente ricompatta in senso achemide l’elemento parto che si ribella alla supremazia giudaica, ora senza appoggio imperiale e sconfigge Anileo, che dopo la morte del fratello aveva ripreso l’attività banditesca.


Il rilievo dato al termine ule(selva) è indizio di una precarietà di vita non conforme ad un giudeo, se non fuggitivo: forse tale era la condizione di Anileo, prima e dopo la sconfitta.


La strage di Seleucia, comunque, è segno di una reazione feroce dei parti contro i giudei: ora senza appoggio imperiale e senza la forza militare, essi sono annientati dai nemici.

Flavio chiude il libro con questa tragedia e con un trasferimento entro le mura protettive di Neherda, dove probabilmente l’elemento giudaico era predominante.




di



ANGELO FILIPPONI


Ultima modifica di barionu il 13/12/2011, 00:59, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 15/12/2011, 02:02 
Su bol.it il XVIII capitolo di Antichità Giudaiche di G.Flavio



SEZIONE E-BOOK




Traduzione, commento e note di Angelo Filipponi

Testo di Samuel A. Naber



Ad una lettura superficiale, il XVIII libro di Antichità Giudaica sembra non avere una sua unità in quanto Giuseppe Flavio tende a raccogliere i fatti in una successione temporale, che vanno dal 6 d.C. (esautorazione di Archelao) al 24 gennaio del 41 (morte di Caligola).


L'arco temporale descritto, essendo lungo, abbraccia avvenimenti, che riguardano la storia del giudaismo, visto nelle sue tre anime, palestinese, ellenistica e partica.


Avendo Flavio una concezione unitaria del corpo giudaico, di etnia ebraica, pur nei diversi contesti, ne rileva, facendone una comune storia, la drammatica esistenza, leggendo le tappe di una tragedia, di cui sono segnati i momenti più cruenti, in una quasi cadenzata ricorrenza di sventure -

da qui, forse, il mythos del lamed vau (del trentaseiesimo, destinato a versare il proprio sangue per la vita dei confratelli), della necessità dell'immolazione di un fratello per la salvezza degli altri-.


La storia, dunque, descritta in modo ordinato come denuncia dei fatti, risulta anche apologia di un popolo grande, che vive diviso dal confine eufrasico, tra l'impero romano e quello partico, ma ha una comune religione e lingua.


Il Diciottesimo Libro è, perciò, la risposta di uno storico ebraico di epoca Flavia, da una parte, polemica e da un'altra, apologetica, fatta secondo linee autorizzate dalla corte: entro questo schema, l'autore può, rimanendo ligio alle prescrizioni flavie, cercare di difendere, sempre in modo moderato, un popolo così vilipeso, così mal trattato, così sfortunato.


Così scrivendo, Flavio fa una Storia-bibbia, da leggere ed interpretare in quanto lui stesso, in Autobiografia, ha indicato le chiavi di lettura, mostrando la sua scelta farisaica, pur rimanendo profondamente sadduceo e indicando se stesso come sophistes, cioè dottore, ermeneuta e profeta come Giuda il gaulanita.


La sua pagina, perciò, non solo deve essere studiata, ma soprattutto deve essere letta secondo gli schemi sacerdotali e farisaici, le cui matrici, pur contraddittorie ed a volte oppositive, non permettono un'effettiva conciliazione se non in un giudeo di superiore cultura, corrotto e naufragato, oltre tutto, a contatto con l'ellenismo e con la romanitas, quiritaria, dominante nella corte flavia.


La lettura perciò è mista (litteralis e spiritalis) da cui derivano due verità, una connessa con la realtà storica ed un'altra che va oltre i fatti, in una interpretazione di natura allegorica ed anagogica…

Sul piano storico il XVIII sottende un messaggio di unificazione politica del giudaismo aramaico sotto il potere romano, mediante annessione dell'area giudaica partica, dopo la conquista dell'impero parto….


Ultima modifica di barionu il 15/12/2011, 02:08, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 16/12/2011, 14:28 
SU BOL.IT : IN FLACCUM DI FILONE ALESSANDRINO

SEZIONE E-BOOK


Traduzione note e commento di



ANGELO FILIPPONI



In Flaccum è una delle due opere non filosofiche di Filone di Alessandria, che tratta del pogrom avvenuto in Alessandria di Egitto nel 38 d.C., sotto l'impero di Gaio Caligola: è il primo eccidio di massa di Ebrei di cui esista memoria.

La descrizione che Filone ci fornisce di quel primo massacro di giudei, avvenuto così lontano nel tempo ma forte di una suggestiva rievocazione, suggerisce inevitabilmente l'accostamento all'olocausto sotto il regime nazista. Filone, un filosofo-storico alessandrino vissuto nel periodo di Gesù Cristo, è una pietra miliare, una testata d'angolo grazie alla sua concezione politica,

filosofico - teologica, per dirlo, con una parola per la sua moralitas: tutta la cultura successiva lo ha usato piegandolo alle proprie esigenze specie quella cristiana, gnostica e neoplatonica; solo il giudaismo lo ha rifiutato ed ha seguito una via diversa, dopo la Galuth adrianeo, ma ne ha subito poi nel corso del Medioevo il fascino e ne ha tratto molti spunti presenti in Maimonide e nell'autore dello Zohar.

Filone, mostrando la sua epoca, parla della cultura del suo tempo e rileva il modello di un alessandrino che legge la Bibbia con gli strumenti della sapienza greca, servendosi delle scienze propedeutiche alla teologia, intesa secondo la normativa mosaica: su Filone, rifiutato dagli ebrei, i cristiani hanno basato la loro teologia. Dunque, per un cristiano conoscere Filone e le sue opere, vuole dire anche capire se stesso, le sue radici, la sua fede.


L'opera in oggetto presenta nuovi spunti di ricerca e di riflessione sul Gesù storico.


L'originalità del saggio consiste anche nella traduzione eseguita dal Testo greco dell'edizione Cohn-Wendland-Reiter, 1915 (copia presso Biblioteca Medicea Laurenziana, riportata in appendice) ma anche dal Testo greco-latino di Hoescelius –Turnebus, 1614 (copia presso il Seminario Arcivescovile di Fermo) del quale sono state riportate nelle note della traduzione le differenze più significative.

Informazioni sull'autore A.Filipponi, che ha già pubblicato varie opere come Jehoshua o Iesous? (Maroni, 2003) e Caligola il Sublime (Cattedrale, 2008,), possono essere reperite sul sito


http://www.angelofilipponi.com/html/il_ ... orico_.php


A.Grandoni, che ha lavorato alla traduzione del testo greco dell'Edizione di Cohn-Vendland assieme all'autore, è laureato in ingegneria meccanica e da anni collabora alle ricerche di Filipponi.


Ultima modifica di barionu il 16/12/2011, 14:37, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 15/05/2012, 21:36 



SU BOL.IT :

SEZIONE E-BOOK . XIX LIBRO di Antichità Giudaica


Traduzione note e commento di



ANGELO FILIPPONI




http://www.bol.it/

http://www.biblet.it/search?q=ANGELO+FI ... type=VARIA





Il XIX libro di Archeologia Ioudaikh insieme al XVIII e a XX ha la funzione
di introdurre il giudaismo nel sistema romano ellenistico, come
precedentemente aveva fatto Dionisio di Alicarnasso, che, scrivendo
Archeologia romanikh, aveva connesso la cultura greca con quella romana.


Per Flavio, quindi, la cultura latina si avvale di due motori, quello greco
e quello giudaico, che alimentano il Kosmos con la loro linfa più antica e
ne è nobilitata.

Nella sua specifica struttura il libro seguita il bios di Caligola e quello
di Erode Agrippa, mentre evidenzia la ristrutturazione politica di Claudio,

dopo gli sconvolgimenti del nipote, col rinnovo costituzionale della
politeia in Ioudaea e col decreto, lettera agli alessandrini, in cui
stabilisce per ogni etnia il proprio culto religioso con l’ordine ai giudei
di non vilipendere la Threscheia altrui e di non fare proselitismo, e si
ristabiliscono così l’omonoia e l’eirenh nel corpo dell’impero.

La vera novitas del libro è la morte di Caligola, indagata per rivelare da
una parte la pazzia dell’imperatore (visibile più nelle azioni paradossali
che nelle parole, in quanto reo di aver esautorato il senato e depredato
gli equites, di aver sconvolto l’ordine sociale, dando maggiore autorità all’elemento servile,

di aver deprivato Roma dell’intitolatura di capitale, di aver
destituito il corpo dei pretoriani ed infine di aver portato fino al punto
dell’eccidio totale il popolo ebraico, unico oppositore alla sua volontà
di turannos Theos, con l’ordine di erezione del suo colosso nello stesso
tempiodi Gerusalemme.

Da storico Flavio sgue il pensiero di Filone espresso chiaramente nell’opera
Peri toon aretoon, di cui sono testimonianza le opere rimaste In Flaccum e
Legatio ad Gaium (la prima già pubblicata e la seconda di prossima
pubblicazione).

Flavio, insomma, col suo ambiguo discorso in epoca flavia si rende
responsabile di una damnatio memoriae che in effetti non ci fu, per
salvaguardare i diritti ebraici rispetto al nomos empuschos imperiale e alla
figura dell’autokrator con funzioni divine, che invece, quasi a scadenza
dinastica, si ripete con Domiziano, con Commodo e con Caracalla,
Eliogabalo e Alessandro Severo fino a Diocleziano.

Hanno, comunque, un
notevole interesse la narrazione della conquista del potere di Claudio e
della sua politica di rinnovamento contenuto, mediante normalizzazione, dopo
le invenzioni epocali del nipote e la descrizione della figura, dotata di
osiothes di Agrippa,

esaminato nella sua epieikeia/clemenza. nonostante le
contraddizioni tipiche di un’anima di cultura mista, come quella di un
giudeo ellenista.

Nell’esame della figura del re giudaico si nota anche il
tentativo di normalizzare la situazione giudaica, dopo il grande evento del
Malkuth mancato del Messia venuto.


Ed, infine, le brevi notizie sul dopo
Agrippa I congiungono i fatti conclusivi del libro XIX con quelli trattati
col XX nella volontà dell’autore di svelare il tragico procedere del popolo
giudaico verso la propria distruzione, in un ricongiungimento con la storia
di Guerra Giudaica.


ANGELO FILIPPONI


Ultima modifica di barionu il 15/05/2012, 21:48, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/09/2013, 13:41 
http://www.angelofilipponi.com/

ALABARCA



L'alabarca è un discendente di Onia IV (sommo sacerdote fuggito da Gerusalemme in Egitto nel 146 a.C.) sommo sacerdote del tempio di Leontopoli.



Durante il regno di Tiberio, alabarca é Alessandro, fratello di Filone (il filosofo sincretistico ed eclettico alessandrino), e forse di Lisimaco (un naukleros).

L'alabarca è anche etnarca dei 500.000 giudei ellenisti di Alessadria e di tutti i giudei della diaspora sia egizia che mediterranea (2.500.000).
E' padre di Tiberio Alessandro un figlio, che, dopo l'apostasia, fatta carriera militare,c ome civis romanus alexandrinus, divenne prefetto della Ioudaea (46-48) e poi governatore di Egitto, e per primo nel 69 d.C. fu elettore di Vespasiano imperatore e con Tito distrusse il tempio.



E' padre anche di Marco (Alessandro) che sposò Berenice figlia di Erode Agrippa I re di Giudea.

L'alabarca è esattore delle tasse per i romani ed ha un grande rilievo sul piano finanziario e mercantile in quanto gli oniadi detengono il monopolio degli emporeia e delle trapeza.

In questo senso come capo dell'inchiostro-alaba -. infatti esisteva un funzionario della riscossione delle imposte, ad Alessandria, in Eubea e in Cilicia, in Asia minore, in Siria- operò anche Giulio Alessandro, fratello minore di Filone, che probabilmente aveva ereditato la cittadinanza romana avuta da Cesare, per i meriti del padre e della sua famiglia, a seguito dell'aiuto concesso nel corso della guerra Alessandrina a fianco di Erode il Grande (Cfr, Giudaismo romano I, E .Book Narcisssus 2011).
Sembra però che in Egitto l'ufficio inizialmente fu dato dai lagidi dalla metà del II secolo costantemente agli ebrei, specificamente ai figli di Onia IV (cfr. Flavio, Ant. Giud., XVIII, 159 e 259; XIX, 276;XX, 100).


Siccome l'alabarca di norma è anche etnarca, si pensa, perciò che l'alabarca sia il capo dei Giudei alessandrini e di tutte le colonie/apoikiai, derivate, stanziate nel bacino del Mediteraneo.



Non sembra che l' alabarca (alaba e archoo), dunque, possa essere messo in relazione con arabarca/arabarchees, "capo degli Arabi" (cfr. Corp. inscr. graec., nn. 4751 e 5075)., termine con cui Cicerone (Cfr Lettere ad Attico, II, 17, 3) bolla Pompeo: comunque, i due termini si equivalgono in epoca romano-ellenistica, in quanto i romani confondevano Ebrei ed Arabi, non distinguendo le due etnie (specie giudei e nabatei), se non sul piano religioso .



La potenza economica dell'alabarca, grazie anche ai rapporti con Tiberio e con Antonia minor (di cui è Therapeuon cioè curator dei beni) è quella di un Rockefeller, nonostante la persecuzione di Seiano prima e di Caligola poi, che gli confiscò i beni e lo imprigionò.
Da Claudio fu liberato e riebbe i suoi averi: con la ricostituzione del politeuma alessandrino, riebbe i diritti civili e la carica di esattore delle tasse.


Morì forse poco prima dell'avvento al trono di Nerone (54 d.C.).
Nel periodo dei giulio-claudi non solo l'alabarca è ricco, ma anche tutti i giudei ellenistici sono ricchi e potenti tanto da essere l'etnia dominante perfino su quella greco-allessandrina, grazie alla tzedaqah (alla carità, intesa come atto di giustizia).


Questa permette la formazione di una complessa catena di emporia e trapeze che si diffonde come una piovra nel bacino del Mediterraneo, in ogni grande o piccolo centro, e si dilata anche nel regno partico e oltre i confini fino a Ceylon, in India e Cina , tramite anche giudei partici, cointeressati al proselitismo e al commercio.


Il sistema oniade, dopo la persecuzione di Caligola, pur ripristinato da Claudio, entra in crisi perchè impedito nel proselitismo e decade nel periodo Flavio, ma la sua organizzazione amministrativa diventa cardine per le comunità cristiane, che, col forzoso e violento obbligo del deposito dei beni riconvertiti in denaro liquido, prosperano autonomamente sotto il controllo dei dioiketai -episcopoi.


Ultima modifica di barionu il 01/09/2013, 13:42, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/09/2013, 13:46 
http://www.angelofilipponi.com/


Teofilo, figlio di Anano I



Teofilo, l’eccellentissimo Teofilo, a cui Luca dedica il suo vangelo (e poi anche Gli atti degli apostoli) è uno sconosciuto per i redattori della Sacra Bibbia (Garzanti 1964).


Saperlo diventa un problema per noi cristiani: è un figlio di Anano I che, insieme a suo genero Kaifas, fece uccidere, secondo i vangeli, Gesù Cristo ed è fratello di Anano II, che fece uccidere Giacomo, il fratello nella carne di Gesù, il capo della chiesa di Gerusalemme.


Nel 37 d.C, l’anno dopo la morte di Gesù, L.Vitellio, governatore di Siria, dà la carica di sommo pontefice a Teofilo, al posto di Gionata, suo fratello deposto (cfr.Flavio, Ant. Giud., XVIII,123)

Teofilo fu rimosso da Giulio Erode Agrippa, re di Giudea, nel 41 e al suo posto fu fatto sommo sacerdote Simone, figlio di Boetho detto Cantera (Ibidem,XIX,297).

Probabilmente i Cantera, pur filoromani, essendo ellenizzati, erano maneggevoli tanto da dividere il sommo sacerdozio anche con un rappresentante dei seguaci del Malkuth, quel Giacomo il Giusto, che seppe governare per 26 anni barcamenandosi tra Sadducei e Romani, tra il potere sacerdotale e quello prefettizio, rimanendo un saldo difensore del popolo e del piccolo e medio sacerdozio gerosolomitano.


Teofilo, rispetto agli altri figli di Anano I, doveva essere il più moderato, ma certamente meno dei Cantera, nella gestione del Tempio doppia: la pars sadducea filoromana e quella essenica contraria all'ingerenza romana.


La funzione di Giacomo dovette essere di grande intelligenza e moderazione nonostante il suo integralismo religioso: fu certamente abile a giostrare sia con Tiberio Alessandro che con Felice, uomini di origine giudaica, pur di assicurare il buon eisto delle festività gerosolomitane: un affare per tutti, ebrei e romani.


Con Teofilo forse Giacomo ha rapporti tali da avere la partecipazione alla gestione della regolarità del culto mentre è fiero nemico di suo fratello Gionata, fatto uccidere per suo ordine, con la complicità di Felice.
La morte di Giacomo nel 62 d.C innescherà un processo antiromano tale da scatenare, grazie ai sicari (una schiera di armati, integralista, da lui formata poco prima del 50) la guerra contro Roma nel 66 d.C.


Il fatto che Teofilo è definito eccellentissimo significa che vive ancora nell'epoca flavia, in cui si dà quel titolo ad un eques e che non fu ucciso con Anano II dagli zeloti e dagli idumei (cfr Flavio, Guer. Giud. IV,160 e sgg) ed aveva fatto carriera sotto Vespasiano...

Perché Luca dedica il libro a Teofilo, chiaramente un giudeo ellenista e sadduceo, della stirpe di Anano?

Non lo sappiamo!


Dopo il settanta, dopo la distruzione del tempio, tutto è cambiato: i sadducei sono scomparsi e gli zeloti sparsi nel Regno di Partia o nascosti, mentre giudei ellenisti e cristiani avendo preso le distanze dai giudei aramaici, ribelli, cercano di sopravvivere insieme nelle sinagoghe, aumentano lo spirito di tzedaqah (carità), stretti alla legge, seguendo gli uni il riformismo di Zaccai, gli altri l'ideologia, eretica, antiochena, di Paolo, già manifesta in alcune chiese.


Questo nuovo stato di fratellanza, subito dopo la sconfitta, potrebbe aver favorito il rapporto tra Teofilo e Luca, come se le passate vicende piene di odio, fossero dimenticate, di fronte al recente abominio della desolazione, uniti, pur nelle differenze religiose...


Ultima modifica di barionu il 01/09/2013, 13:48, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 03/09/2013, 20:29 

CALIGOLA IL SUBLIME





( IN EBOOK E ANCHE IN CARTACEO )



Il saggio storico Caligola il Sublime (edito da Cattedrale, Ancona ottobre 2008) è un' opera complessa di ricerca incrociata tra fonti ebraiche (Filone e Flavio ) e Latine (Velleio Patercolo, Seneca, Valerio Massimo, Plinio il Vecchio, Tacito, Svetonio Plinio il Giovane, Giovenale ed altri ) e Greche (Dione Crisostomo, Plutarco, Dione Cassio ed altri ).
La risultanza è un'altra figura di Gaio Giulio Cesare Caligola Germanico, imperatore dal 16 Marzo 37 d.C. al 25 gennaio 41 d.C., e di conseguenza un'altra lettura della storia romana, giulio-claudia.



Viene totalmente rovesciata la valutazione di insania- moria (e termini simili) di Caligola, rilevata come inesistente e come costruita dall'elemento giudaico perseguitato e da Seneca e senatori, esautorati come classe dominante, poi amplificata dalle dinastie successive, dopo la fine della domus Giulio-claudia.



L'esame della pazzia secondo i canoni medici dell'epoca dimostra che Caligola non dice cose insensate nè compie stranezze, ma è logico e conseguenziale in ogni manifestazione ed è così abile da creare piani operativi a breve e a lunga scadenza come la neoteropoiia e l'ektheosis, propri di una mente geniale, sublime, magnanima.


Infatti non solo non è squilibrato mentalmente e strano nei comportamenti ma è riconosciuto da tutti gli storici, perfino dai più critici, uomo di mente superiore rispetto ai contemporanei.
Tutte le fonti sono concordi nel rilevare la perspicacia intellettiva, la grandiosità di azione, la creatività personale e la potenza di elocuzione specie nel genus iudiciale, tanto da poterlo valutare perfetto secondo le formule dell'orator di Cicerone in quanto piano nel provare, temperato nel dilettare e veemente nel persuadere.



Sulla base dell'ingenium, riconosciuto da tutti, si è rilevata la sua ricerca del sublime, tipica di un giovane impostato secondo anomalia (cfr. Peri Ypsous) e teso all'adrepebolon (ad alte mete), convinto di poter rinnovare l'ecumene, seguendo nuove formule politiche: neoteropoiia come pratica di una nuova politica innovativa ed ektheosis, come applicazione della divinità imperiale, sono le forme più significative del suo regno che annullano le strutture equivoche di Res publica e di Principato. coesistenti a parole, ma di fatto già abrogate.



La sua impostazione sublime oltre ad influenzare la cultura successiva e la politica imperiale, comporta nel Cinquecento, oltre alla interpretazione della pazzia in senso erasmiano, la sperimentazione poetica di fine secolo, e, tramite Burke, la revisione di Kant con la conseguente cultura idealistica fino agli esiti decadenti dell'intuizionismo bergsoniano e del superomismo nietzschiano.


Caligola il sublime nel suo insieme è divisa in due parti.


La prima parte, dopo l'impostazione generale per evidenziare la sublimità della mente di Caligola, esamina la vicenda tragica di un ragazzo, destinato all'impero e costretto a vedere lo sterminio della propria famiglia, sballottato da una casa ad un'altra a vivere un periodo con la madre, uno con la bisnonna Livia Drusilla, uno con la nonna Antonia Minor, ed un altro, infine, con Tiberio che, domiciliato a Capri, ha demandato il potere a Seiano, persecutore della madre e dei fratelli.



A Capri per sei anni sotto lo sguardo vigile di Tiberio, desideroso di lasciare la sua eredità imperiale al nipote diretto Tiberio Gemello e non a Gaio, viene rilevata la sua strategia difensiva per non soccombere, mediante l' obbedienza e l'accettazione della guida dell'imperatore, mediante lo studio dello scetticismo e la ricerca di alleanze (quella di Silano, di Macrone e di Giulio Erode Agrippa) in un ambiente, panoramicamente, tra i più belli del mondo, ma anche in un contesto di intrighi e di adulazione, dove ogni parola può diventare capo di accusa e quindi di morte.



Nella seconda parte, dopo la fase iniziale di regno, considerato il più fortunato di ogni tempo e ritenuto bios kronicos (vita saturnia) e dopo la malattia, mentre gli storici cominciano a parlare solo di un Caligola ut monstrum non più principe, noi abbiamo rilevato la grandiosità del disegno pianificato della neoteropoiia, nonostante la sofferenza della morte della sorella Drusilla, le congiure dei consolari, di Getulico, di Lepido, delle sorelle e di altri.



La sua politica di neoteropoios (di innovatore e sovvertitore) è un normale tentativo di essere sovrano in una città, prima, e poi nel mondo, dove era mancata la guida di un imperatorecome Tiberio che, invece di regnare nell'ultino dodicennio, aveva affidato la gestione a Seiano prima e a Macrone poi, ed aveva creato un grande apparato amministrativo, finanziario e fiscale, esautorando lentamente senato ed equites.



La sovranità imposta a Roma diventa una necessitas di fronte al prepotere della plebe e all'impotenza senatoria, alla sua falsa comunicazione col principato, pur di nome accettato, e al deficit erariale senatorio rispetto alla ricchezza del fisco imperiale: Caligola decide di potenziare l'apparato burocratico tiberiano, costituendo ministeri, affidati a ministri di origine servile, fedeli, e di esautorare dall'amministrazione provinciale i senatori, infedeli, che disperdono ricchezze e creano soltanto fonti di potere alternativo antimperiale e li obbiga alla salutatio, facendoli diventare da patroni clientes.
Inoltre riduce il potere dei pretoriani, ritenuti infidi, e li sostituisce con un corposcelto di Germani.



Infine la decisione di trasferire la capitale da Roma ad Alessandria e l'imposizione di un culto di latria della sua persona, dopo l'assimilazione a Zeus, mediante l'ektheosis, provocano una reazione quiritaria e giudaica, che eccita il malumore pretoriano e determina la morte del giovane imperatore, probabilmente tradito anche dagli amici più fidati.


Ultima modifica di barionu il 03/09/2013, 20:35, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 11902
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 15/07/2014, 12:16 
Jehoshua o Iesous?


http://www.bookrepublic.it/book/9786050 ... -o-iesous/


E' finalmente disponibile in ebook il libro che Angelo Filipponi ha pubblicato nel 2003 ( editore Maroni )

Filipponi mi ha comunicato che si tratta di una nuova versione ampliata .


CONSIGLIO A TUTTI QUESTO CAPOLAVORO !


Gli altri ebook di Filipponi :

http://www.bookrepublic.it/search/?q=angelo+filipponi




zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 15/07/2014, 12:18, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 43 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1, 2, 3

Time zone: Europe/Rome


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 28/03/2024, 11:21
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org