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MessaggioInviato: 23/05/2011, 15:02 
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barionu ha scritto:



Puoi tranquillamente replicare sempre qui :

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=55125052&st=15

se rimaniamo nei limiti della leale dialettica di ricerca ( l' ironia è ammessa ) , Negev ospita volentieri zio ot radio zelota.

E stai tranquillo che ci leggono eccome .


zio ot [;)]


Cita:
se rimaniamo nei limiti della leale dialettica di ricerca


Ma quale dialettica? A loro non interessa la dialettica, ma disquisire di regole grammaticali, trovare parallelismi con traduzioni di filosofi, dativi, genitivi, fare la conta di quanti la pensano così e colà, ormai le sacre scritture sono diventate le opere di esegeti, filologici, storici, filosofi, ecc... ma di fatto non mettono il dito nella piaga della credenza, il trucco è tutto qui, quindi non può esserci dialettica.

Al massimo possono confrontarsi tra loro se una certa regola grammaticale spiega meglio (per loro) qualcosa, è un loop senza fine e non producono quasi mai risultati certi, poiché ad uno studio se ne contrappone un altro, per cui rimangono "imballati" ed alla fine un Polymetis, che credo sia cattolico, arriva al punto di confondersi con un neognostico.

Salti mortali esegetici che non è lecito produrre quando il tuo interlocutore ormai considera "sciocchezze" tutte queste cose.

Il mio campo d'interesse non ha mai sconfinato nelle loro materie (non sono un filologo e sarei uno sprovveduto se lo facessi), ma ho capito abbastanza precocemente che queste cose sono solo "fumo negli occhi", a meno che non li utilizzi come studio di una normalissima materia scolastica, ma quando vai ad intaccare la dottrina, zacchete, ecco che non contano più citazioni, fonti e confronti, insomma magari passa il Luca che sbaglia sulle case della palestina, ma non sulla "verginità" di Maria, e questo perché hai toccato i "nervi scoperti" ed è ovvio che bisogna riportare la discussione su un piano "scolastico", un trucchetto che si usa sempre quando si vuole bypassare le argomentazione della controparte.

Ti ringrazio per la possibilità di "rispondere" utilizzando questo spazio web, ma non mi va di fare il saltinbanco entrando ed uscendo in forum in domande e risposte che si devono recuperare come frammenti.

Detto ciò, trovo penoso che si possa rispondere ad un bannato nel forum senza che questi abbia la possibilità di replica! La destra non sa cosa fa la sinistra? O ormai contano solo i loro post anche senza controparte?

Non vorrei pensare "male", ma credo che ci sia una deriva "tecnico-fondamentalista".

Pazienza, del resto ho già perso abbastanza tempo dietro qualche falso positivo.

Non sono interessato a discutere pezzi di legno medioevali, astrusi ragionamenti filosofici, quanti studiosi considerano valida una certa regola grammaticale, ecc... piuttosto a tutto ciò che può demolire la dottrina e loro non sono nel mio mirino.

Ciao.


Ultima modifica di chimofafà il 23/05/2011, 15:06, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/05/2011, 19:08 
Riprendendo il discorso su Nazareth e Cafarnao, volevo un chiarimento su cosa possa essere inteso per patria di Gesù in riferimento a Mc 6, 1 e Mt 13, 53, dove si parla anche di una sinagoga, mentre in Lc 4,16 la patria è diventata Nazareth, senza sinagoga, quale era sta patria di Gesù? Nazareth non può essere, può essere Cafarnao (a parte che gli esattori del Tempio lo raggiunsero li)? Ma li si narra che Gesù fece dei miracoli, per cui teoricamente non dovevano essere ostili a lui, è solo Lc 4,23 che appiccica la patria di Gesù a Nazareth.

Del resto individuare le posizioni geografiche dei posti indicati nei vangeli che riportano "partì di là", "passò dall'altra parte della riva", ecc... insabbiate tra parabole e miracoli, direi che è quasi impossibile stabilire un tracciato certo dei movimenti di Gesù.

Ora considero Lc 4, 16-30 una narrazione quasi completamente inventata da Luca (tranne per la repentina modifica redazionale dal versetto 22), sono convinto che in origine questa patria era un'altra città, ma oltre la proposta arpiolide di Gamala che candidati ci sono? Mi sembra che Abramo avesse fatto uno studio su questo e che Hard doveva pubblicare, se non sbaglio.

Abramo e Hard si sono incontrati in Israele, è possibile che a Gianluigi sia stato consegnato qualche studio di Abramo? Se fosse possibile dovrebbe dircelo lo stesso Gianluigi.


Ultima modifica di chimofafà il 23/05/2011, 19:13, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/05/2011, 21:40 
vi rimando il link di emilio salsi

http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=9

Nazareth – Gàmala

Dalla comparazione dei personaggi evidenziati da san Luca, attraverso il discorso di Gamalièle, con quelli riferiti da Giuseppe Flavio in Antichità XX 97/102, si è dimostrato che “Theudas” non era un nome di persona nel I secolo, ma un attributo “Luce di Dio” dato a un sedicente Profeta, famoso tra i Giudei. Ne consegue che la notizia, passata ai posteri dallo storico, è stata censurata nel nome, nel patronimico e nel movente allo scopo di impedirne l’identificazione con l’Apostolo “Thaddaeus o Taddaios”, chiamato da Luca “Giuda”, e lui stesso dichiaratosi "fratello di Giacomo" nella propria "Lettera di Giuda" (1,1).
Il nome dell’Apostolo “Thaddaeus” o “Taddaios” (Taddeo in italiano), inesistente sia in latino che in greco del I secolo, è una parolaccia che comprova la traduzione volutamente fuorviante dai Vangeli primitivi in quelli di Marco e Matteo, mentre Luca lo sostituisce con “Giuda”.
Rilevato che fra i tanti nomi possibili di padre, d’obbligo nella tradizione giudaica, l’unico che avrebbe avuto un motivo per essere censurato dalla dottrina cristiana era quello di “Giuda il Galileo”, e il perché stiamo per scoprirlo, ne deriva che esso fu tolto dall’episodio del Profeta perché sarebbe stato troppo evidente e logico sovrapporre i nomi di Giacomo, Simone e Giuda detto Theudas (non Thaddaeus), con i nomi di tre fratelli di “Gesù”, per poi indirizzare lo storico nella ricerca di Giuseppe, il quarto fratello. Non doveva risultare che, nei versi dal 97 al 102, del XX Libro di Antichità Giudaiche, lo storico ebreo riferì dell’uccisione di tre famosi giudei rivoluzionari che corrispondevano ai fratelli di Gesù.


Dopo aver dimostrato, con analisi specifiche, che gli “Apostoli” non furono arrestati da alcun Sinedrio in quanto mai esistiti, ad iniziare dai santi Pietro e Paolo di Tarso, per finire con Giacomo il Minore.
Dopo avere individuato e provato le falsificazioni introdotte dai fondatori della nuova dottrina per dare credibilità a personaggi "apostoli" con il mandato di testimoniare l’esistenza di Gesù Cristo e la Sua dottrina; che lo stesso “Salvatore Messia” è attestato da una documentazione contraddittoria e puerile, a partire da due “Natività” evangeliche, totalmente diverse, a comprova che furono inventati il “papà” di “Gesù”, san Giuseppe, e la madre, Maria S.S. Vergine (vedi argomento specifico).
Rilevato, con apposito studio, che “Jeshùa” (Gesù-Salvatore) e “Messia” (Cristo), per gli scribi cristiani "evangelisti", non erano nomi ma attributi divini.
Evidenziato che "Antichità Giudaiche", “Atti degli Apostoli” e "Historia Ecclesiastica" - dello storico cristiano Eusebio di Cesarea, presso la corte di Costantino, con diritto di accedere agli archivi imperiali - riportano tutti la falsificazione della datazione di una grave carestia, riferita dallo storico ebreo, che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C. (rimettiamo lo studio in "argomenti") ... carestia che scatenò la rivolta dei Giudei a Gerusalemme mentre Roma era alle prese con Artabano III, Re dei Parti, per il dominio sull’Armenia: una falsificazione vitale per la nuova dottrina cristiana che riformò il messianismo giudaico, testimone delle gesta dei veri protagonisti.
Constatato, attraverso le analisi riferite, che i Vangeli originali vennero modificati e, come gli “Atti degli Apostoli”, furono scritti da persone che non risiedevano in Giudea ma si basarono, principalmente, sulle opere di Giuseppe Flavio per "comprovare storicamente” la dottrina come la conosciamo oggi, dopo aver distrutto i Vangeli primitivi gnostici in quanto diversi nella raffigurazione della nuova divinità.

Prima di scoprire, con l’ausilio della storia, chi era il fratello Giuseppe e quale fosse il vero nome di “Gesù”, è d’obbligo evidenziare l’attinenza fra Giuda il Galileo e i suoi figli, con i fratelli di “Gesù”.
La correlazione è costituita dalla città di Gàmala, conosciuta dagli storici dell'epoca come roccaforte giudaica del patriottismo integralista antiromano e ... patria di Giuda il Galileo, i cui figli avevano lo stesso nome dei fratelli di "Cristo". Ovvero: Gàmala sta ai figli di Giuda il Galileo, come “Nazaret” sta a “Gesù” e ai suoi fratelli, capi Zeloti come loro padre.
Nonostante un processo evolutivo di adattamento dottrinale, i “Padri” fondatori ebbero la presunzione di conservare la “verità storica” della loro fede per renderla credibile e - partendo da una vicenda, divenuta mito per una parte di ebrei, riferita a famosi patrioti Zeloti realmente esistiti - con l’evoluzione politica dei tempi, per convenienza, decisero di modificarla nascondendo il vero scopo della esistenza dei protagonisti e il nome della città da cui provenivano.
Questo fu il “peccato originale” della nascente religione cristiano gesuita che, oggi, si è trasformato in un “peccato mortale”, perché la storia, con l’aiuto dell’archeologia, a volte anche per caso, si riappropria della verità scoprendo le falsificazioni sino a mettere in crisi la stessa dottrina.
Allora soffermiamoci sulla città di Giuda, il fariseo rivoluzionario, Zelota come i suoi figli, i veri protagonisti dei vangeli …

“Ma un certo Giuda, un Gaulanita della città chiamata Gàmala, che aveva avuto l’aiuto di Saddoc, un fariseo, si gettò nel partito della ribellione ...” (Ant. XVIII, 4).


Gàmala

Questa città, le cui rovine furono scoperte in modo fortuito ed inaspettato nel 1967, riconosciuta ufficialmente dagli archeologi nel 1976, l’unica della Palestra ad essere stata costruita “sopra il ciglio di un monte”, nel Golan inferiore, a nord est del lago di Tiberiade (o Genezareth), importante per la storia giudaica fin dal secolo precedente a “Cristo”, fu attaccata nell’autunno del 66 d.C., invano per sette mesi, dalle truppe di Re Agrippa II, e verrà distrutta, grazie, anche, all’intervento di tre legioni romane agli ordini di Vespasiano e Tito, oltre un anno dopo. Teatro di una battaglia sanguinosa che causò migliaia di morti fra la popolazione, di cui (secondo quanto riferito da Giuseppe) più della metà suicidi, gettatisi in un precipizio con donne e bambini, pur di sottrarsi a stupri e schiavitù. Questa città, sopra un monte vicino a Cafàrnao e al lago, così presente nella storia … è ignorata dai Vangeli.
“Gesù Cristo” percorse, in lungo e in largo, la Palestina; ha navigato e passeggiato su e giù per il lago di Tiberiade, ha fatto miracoli e discorsi in città e villaggi molto meno importanti, ma a Gàmala no!: la evitava. Così come la evitava il geniale Apostolo, da Lui nominato “post mortem”, Saulo Paolo, il quale, ligio alle consegne ricevute dal Maestro al momento della “folgorazione”, doveva visitare tutte le Sinagoghe tranne quella di Gàmala.
In quella città, Paolo, non doveva fare proselitismo, né miracoli da lasciare in ricordo. Lo stesso dicasi per gli Apostoli, Simone Pietro, Giacomo, Giovanni “detto anche Marco”, nonché i membri al completo della “prima comunità cristiana”, i quali, in adempimento alle consegne ricevute dal “Maestro”, nessuno di loro poteva recarsi a Gàmala.
Eppure questa città era (ed è) vicina al lago di Tiberiade, sul ciglio di un monte, con un precipizio, Sinagoga, attività produttive, sembra, anzi è la descrizione della “Nazaret” dei Vangeli.


I resti di Gàmala.
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Sono visibili i resti della Sinagoga, vasche per le abluzioni rituali con parte delle mura e, in alto a destra, si può vedere il "mare di Galilea" (lago di Tiberiade). Fra i reperti sono presenti mole di pietra per frantoi e monete esclusive ebraiche. Storia e archeologia la identificarono come imprendibile città zelota. Per una visione più completa basta cliccare sul link: http://www.biblewalks.com/Sites/Gamla.html

Carta della Palestina nel I secolo

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Vangelo di Giovanni:

"A Nazaret, quel giorno, i discepoli si fermarono presso di Lui...il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea" (Gv 1,38/43).

Poichè Nazaret risulta, oggi, sita in Galilea, è assurdo che un Dio, nel momento in cui abita già in Galilea, decida di recarsi ... in Galilea. Basta guardare la cartina per rendersi conto del paradosso: è evidente che sta venendo alla luce un dato importantissimo riguardante la vera Patria del "Salvatore" ebreo. Allora proseguiamo con la verifica leggendo i vangeli.

“Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, come solito, di sabato nella Sinagoga e si alzò a leggere…all’udire queste cose, tutti nella Sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Poi discese a Cafàrnao” (Lc 4,16-28/31).

“Discese a Cafàrnao” (a nord del lago). Questa frase ha un senso soltanto se la discesa parte da Gàmala, “sul ciglio di un monte” sovrastante Cafàrnao, e distante da essa 15 Km.. Non può riferirsi alla Nazaret odierna, distante da Cafàrnao 32 Km. (in linea retta), non sovrastante ad essa e piana, non posizionata sopra alcun monte, senza un precipizio a ridosso, né vicina al lago. Infatti, in Matteo (8,1-5) leggiamo:

“Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva…Entrato in Cafàrnao…” ;
“Quel giorno Gesù uscì di casa e sedutosi in riva al mare (il lago è a 24 Km in linea d’aria dall'attuale Nazaret) cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca” (Mt 13,1-2).
“lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare (lago), nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, al di là del Giordano” (Mt 4,13/15).

Per recarsi da Nazaret a Cafàrnao non bisogna attraversare il Giordano, ma, se si parte da Gàmala, si è costretti ad attraversare il Giordano; basta guardare la carta geografica.
“Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano” (Mt 19,1). Per recarsi dalla Galilea alla Giudea, entrambe al di qua, non si deve attraversare il Giordano; ma, se si parte da Gàmala, il territorio della Giudea è al di là del Giordano. Verificare sulla carta geografica.

Al contrario di Gàmala, la località di nome “Nazaret” è totalmente sconosciuta dalla storia sino al III, IV secolo dopo Cristo. La Nazaret che conosciamo, méta di pellegrini e culto dei cristiani di tutto il mondo da oltre 1500 anni, non ha nulla a che vedere con la Città dei Vangeli.
Secondo l’evangelista Giovanni detto anche Marco:

“Intanto si ritirò presso il mare (di Galilea) con i suoi discepoli…salì poi sulla montagna, chiamò a sé quelli che egli volle…entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla (è una città sul monte)…allora i suoi, sentito questo, uscirono (dalla casa in cui abitavano) per andare a prenderlo…giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare” (Mc 3,7/31).

La “Sacra Famiglia” abitava in una città costruita “sul ciglio di un monte” e non poteva essere l’attuale Nazaret sita in una valle lievemente ondulata “al di qua del Giordano”, ma Gàmala, “al di là del Giordano” rispetto alla Galilea.
Al contrario di Gàmala, la “città di Nazaret” è un nome totalmente sconosciuto dalla storia sino al III, IV secolo dopo Cristo. La Nazaret che conosciamo, méta di pellegrini e culto dei cristiani di tutto il mondo da oltre 1500 anni, non ha nulla a che vedere con la Città dei Vangeli.
In base alle descrizioni evangeliche, avrebbe dovuto essere una città, sopra un monte, con la sinagoga, le case…vicina al lago, (è a 24 Km. in linea retta dal lago), il precipizio, dove avrebbero voluto gettarvi Gesù … niente: nulla che si riferisca ai Vangeli.

Storia, geografia, archeologia: mancano i tre requisiti, tutti insieme indispensabili, per dimostrarne l’esistenza al tempo di Cristo. E’ stata sondata nel sottosuolo e studiata con le apparecchiature più moderne, ma tutto ciò che è venuto fuori, di veramente databile al I secolo, è solo qualche “cripta tombale” scavata nella roccia (qualche buco), per il resto solo ipotesi fideistiche, da “scoop” mediatico, tutt'altro che archeologiche.
Ripetiamo: nel I secolo della nostra era dove oggi esiste Nazaret, secondo i Vangeli, lì avrebbe dovuto esistere una CITTA’ con numero di abitanti adeguato e attività economiche tali che giustificassero anche la presenza di una SINAGOGA, situata sopra il ciglio di un MONTE, con un PRECIPIZIO e vicina al LAGO. Negli stessi Vangeli i “villaggi” sono indicati con vocaboli distinti da “città”.
L’esistenza di una Sinagoga comportava la presenza di sacerdoti che dovevano essere mantenuti, con i loro privilegi, insieme alla struttura ed una organizzazione ad essa funzionale, da una popolazione con un numero di abitanti compatibile soltanto a quello di una città.


La “Nazaret” creata dopo Gesù



Diversamente da Gàmala, Nazaret non è posizionata sul ciglio di un monte bensì in una valle leggermente ondulata, non ha precipizio, non è vicina al lago, né rovine di una autentica Sinagoga ebraica risalente al I secolo ... tanto meno barche vicine. Gli edifici e i monumenti più antichi riferiti alla vita di “Cristo”, ammirati dai pellegrini in devota contemplazione, risalgono ad epoche successive al Concilio di Nicea del 325 d.C..
E’ facile capirne il motivo: li fecero apposta, gradualmente nel tempo. In era bizantina, durante le crociate cristiane, e in epoche successive.

La Chiesa è consapevole del vuoto storico del nome della “città di Nazaret” pertanto ha cercato una giustificazione addirittura contraddicendo i Vangeli e, nell’ultimo secolo, la ha declassata da "città" a “villaggio” perché, come tale, sarebbe passato inosservato a storici ed archeologi.
Al contrario, il sotterfugio è servito solo a confermare che la città di “Nazaret” non è mai esistita, allora, archeologi, papirologi e paleografi, tutti filo clericali, si sono messi a spulciare fra decine di migliaia di frammenti di papiro (ad iniziare da quelli di Qumran), cocci di vasi o ceramiche, sparsi nella Palestina e, “finalmente”, nel 1961, a Cesarea Marittima, fu trovato un rottame di pietra, grande quanto una mano, riportante una epigrafe sulla quale, fra le altre parole, ne risulta una incompleta con la scritta in ebraico “nzrt”. Ma, rendendosi conto che quattro lettere, in ebraico (era la lingua adottata nei documenti religiosi) anziché in aramaico (lingua in uso), di un reperto trovato in un'altra città distante oltre 60 km, al di là dei diversi significati che un paleògrafo possa loro attribuire (“virgulto”, “verità” o altri), non rappresentano una dimostrazione riferibile alla città di Nazaret; pertanto, tranne qualche “mistico spiritualista”, nessuno le considera “prova”… al contrario, queste macchinazioni evidenziano l’inconsistenza di riscontri sull’esistenza di una città chiamata “Nazareth” antecedente e durante il I secolo della nostra era, sino al punto da rendere superflua la datazione dello stesso reperto.

Il nome di “Nazaret”, come città, era talmente “inesistente” che, dopo la morte di “Gesù”, gli stessi Apostoli, discepoli e Padri Apostolici, nessuno di loro (come per Gàmala), sentì il bisogno di recarsi alla sua Sinagoga, almeno per lasciare ai Nazaretani qualche miracolo in ricordo … niente. Durante i trenta anni di “apostolato” e “cristianizzazione” delle Province dell’Impero Nazaret fu ignorata da tutti i Santi, Profeti e Discepoli.
I padri Apostolici e, prima di loro, san Pietro, san Paolo, san Giacomo, san Barnaba, benché guidati dallo “Spirito di Gesù” e dallo “Spirito Santo”, non fecero mai rotta verso Nazaret … come se non fosse mai esistita, o meglio, come se “Nazaret” sia esistita solo per “Gesù”.

E’ Gàmala, la vera “Nazaret”dei Vangeli: la patria di Giuda il Galileo

E’ una città, su di un monte, ha un precipizio, la sinagoga, è a 9 Km. dal lago, con case ed attività produttive (frantoi), tutto testimoniato da resti archeologici risalenti al tempo di Cristo, conosciuta anche da Svetonio come una “città dei Giudei importantissima” (Tito 4).
Geografia, storia, archeologia: tutto concorda. Giuseppe Flavio, nel suo impegno letterario incentrato sulla Palestina del I secolo, con scrupolosità estrema, cita e descrive alcune centinaia di villaggi e tutte le città della sua terra; eppure gli si avvicina quando nomina Giaffa, che era un piccolo villaggio limitrofo alla odierna Nazaret, ma su “Nazaret”, che secondo i Vangeli era una città, niente; nessuno storico o geografo dell’epoca di Cristo, o antecedente, nomina Nazaret.

Lo storico ebreo spiega che “città corrispondeva ad un grado che, oltre ad indicare un maggior numero di abitanti di un villaggio, ne prevedeva la fortificazione”. (Ant. XVIII, 28).
Il Vangelo di san Tommaso, manoscritto ritrovato nel 1945 (non manomesso) risalente al IV secolo dice: “una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa né nascosta” (Tm. 32); In questo documento è denunciato il tentativo, reale, di “nascondere” una città, la quale, se fosse stata la “Nazaret” attuale, essa avrebbe dovuto avere fortificazioni; infatti:
“La città di Gàmala, per le sue difese naturali, era imprendibile, cinta di mura e rafforzata…” (Guerra Giudaica IV 9). Giuseppe Flavio, come sacerdote Comandante dell’esercito rivoluzionario della Galilea, provvide a far ristrutturare le fortificazioni, ad iniziare dalle mura, di tutte le città della regione, nominandole una ad una, ma su Nazaret: silenzio assoluto!
“Dopo i successi ottenuti su Cestio Gallio (66 d.C.) racconterò come i Giudei fortificarono le città, e con fedeltà descriverò per ogni città i patimenti dei vinti” (Gue. I 20/22) …di Gàmala e di tutte le altre città, lo storico tramanda le sofferenze, mentre “Nazaret”, non essendo nominata, fu l’unica città della Galilea che non soffrì … dal momento che non esisteva ancora.

“La tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazireo, in origine unito al nome di Gesù … Nazireo è certamente un nome di una setta senza rapporto con la città di Nazareth”. (La naissance du Christianisme – Alfred Loisy, 1857-1940, sacerdote teologo e professore universitario dell’Istituto Cattolico di Parigi).
“Nei vangeli non troviamo mai l’espressione “Gesù di Nazareth” ma soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta scritto anche Nazoreno o Nazareno… nessuno di questi appellativi, per quanto si sia cercato di forzarne l’etimologia, può farsi risalire ad un nome come “Nazareth”. E’ da questi termini che è derivato il nome della città di Nazareth e non viceversa”. (Breve storia delle religioni, 1959 - Ambrogio Donini, professore universitario).

Michail Bulgakov, nella sua opera “Il Maestro e Margherita”, considerata da molti il miglior romanzo russo del XX secolo, così descrive l’incontro fra Pilato e Gesù:
“«Nome?» - «Yeshua» - rispose rapido l’accusato - «Hai un soprannome?» - «Ha Nozri» - «Di dove sei?» - «…della città di Gamala» - rispose l’arrestato indicando con un movimento della testa che laggiù, lontano, alla sua destra, verso nord, esisteva una città chiamata Gamala…”.
Lo scrittore ucraino (1891–1940) ha potuto “immaginare” questo colloquio soltanto grazie agli studi condotti da suo padre, Afanasij Ivanovic Bulgakov - docente di storia delle religioni durante l’epoca zarista, condizionata dal potere religioso cristiano ortodosso - che informò i familiari sulle conclusioni delle sue ricerche. Morì nel 1906 dopo aver scoperto che “Nazaret” non fu la città di Gesù e perciò sapeva che i Vangeli contenevano anche un’altra menzogna comprovata da quel “Nozri” (Nazireo).
E’ importante rilevare che questi ed altri studiosi giunsero a tali conclusioni molto prima che venissero scoperti i resti della città di Gàmala. Ad essi va riconosciuto il merito di avere compreso la verità storica senza l’ausilio dei nuovi dati archeologici, essenziali alla ricerca critica.

Gesù “Nazaretano”, non Nazareno (Nazoraios) avrebbe dovuto essere la forma corretta, o meglio “Betlemita”, in quanto, per i Vangeli, nativo di Betlemme.

“Le forme Nazoraios, Nazarenos, Nazaraeus, Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l’origine della parola ed erano ben consapevoli che non era derivata da Nazareth. Il nome storico e la posizione geografica della città natale di Cristo è Gamala. Questa è la patria del Nazoreo. La montagna di Gamala è la “montagna” dell’evangelista Luca. La “montagna” di tutti i Vangeli che ne parlano senza nominarla”. (The Essene Origins of Christianity, 1980; E.B. Szekely, teologo ungherese del Vaticano).

“In quei giorni (dopo il concepimento a "Nazaret") Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1, 26/39).
Una “città di Giuda” sopra la montagna, da raggiungere “in fretta” partendo dalla Nazaret odierna, non ha alcun senso, né riscontro geografico, né storico. Nel I secolo non risulta essere esistita in Galilea nessuna città “di Giuda” al di sopra di una montagna, tanto meno vicina a Nazaret.
Proviamo a cambiare l’articolo indeterminativo e vediamo se la frase acquista un significato:

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda” …il Galileo: Gàmala!; ora si che ha un senso!.

Una ragazza rimasta incinta fa un viaggio breve per recarsi dal suo uomo e il villaggio più vicino era Bethsaida, sul lago, proprio sotto Gàmala, raggiungibile (in fretta), con un paio d’ore di cammino al massimo, ovviamente … senza attraversare il Giordano. (Controllare la carta).

Ma allora, se Nazaret è esistita solo per “Gesù” e Gàmala era la vera “Nazaret”, perché i Vangeli canonici hanno mentito? Via!…non diteci che non lo avete capito: era la città di Giuda il Galileo e dei suoi figli i quali avevano lo stesso nome dei fratelli di “Gesù”: Giacomo, Simone, Giuda e Giuseppe … cui, come vedremo, si aggiungerà Giovanni, indicato nel Vangelo con “costui” senza patronimico:

“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, Giuseppe, di Giuda e di Simone?” (Mc. 6,3).



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una serie interessanti di foto su GAMALA'

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=9455



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Citazione dresda99:

Cita:
il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea" (Gv 1,38/43).


Nel Vangelo di Giovanni sarebbe Gv 1, 43:

"Il giorno dopo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea" (non si trovava in Galilea, vedi Gv 1,28.35).

Cita:
"A Nazaret, quel giorno, i discepoli si fermarono presso di Lui.."


Gv 1, 38-43 recita:

Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?".
Gli risposereo: "Rabbì (che significa Maestro), dove abiti?".
Disse loro: "Venite e vedrete".
Andarono dunque e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui
[vedi Gv 1,28.35, quindi non a Nazareth]; [...].

Cita:
“Discese a Cafàrnao” (a nord del lago). Questa frase ha un senso soltanto se la discesa parte da Gàmala, “sul ciglio di un monte”


Cafarnao è sotto il livello del mare di 200 metri, anche da un'inesistente Nazareth si sarebbe, solo come area geografica, potuto "scendere", essendo entrambi i territori di "Nazareth" e "Gamala" ad un'altitudine maggiore, questo almeno dalla topografia, poi personalmente reputo il passo di Luca completamente o in parte inventato di sana pianta, diciamo che forse gli è andata bene geograficamente nel collegamento con Nazareth-Cafarnao.

Ora non ho tempo per leggere il resto del post.

Cordiali saluti.


Ultima modifica di chimofafà il 26/05/2011, 11:55, modificato 1 volta in totale.

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