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 Oggetto del messaggio: LA VERA ORIGINE DEL CRISTIANESIMO: LO ZOROASTRISMO
MessaggioInviato: 10/02/2013, 22:26 
In Italia, nessuno sa un kavolo di niente dello Zoroastrismo, o Mazdeismo che dir si voglia, a parte gli specialisti del settore: studiosi di storia delle religioni e professori di lingua e cultura persiana.
Per il resto, in Italia buio totale: nessuno ne sa niente, e se qualcuno dichiara di saperne qualcosa, dimostra di non avere capito niente!
Ed è un vero peccato, perché in campo storico lo Zoroastrismo è una delle più importanti religioni dell'Oriente, anche se ora è ridotta a pochissimi membri: 190.000 membri in tutto il mondo, secondo le stime più ottimistiche che ho trovato.
Paradossalmente, proprio adesso che rischia di estinguersi, per una serie di strani fattori di cui parlerò in seguito, conosce nel mondo una sorta di revival, di rinascimento, anche grazie ad Internet, che permette di conoscere cose, fatti e persone di prima mano, e non solo per sentito dire.
Lo Zoroastrismo mi ha sempre molto interessato e affascinato fin da quando ero un ragazzino e ne lessi qualcosa su di un libro di storia delle religioni che apparteneva al padre di un mio amico d'infanzia.
Ma solo di recente, non so dire nemmeno io perché, mi sono deciso a interessarmene in modo approfondito e deciso.
Naturalmente in italiano non c'era niente, e si trattava di notizie filtrate dall'ottica cattolica che, mi sono accorto, non aveva nessun interesse a presentare la religione zoroastriana in modo oggettivo, per i motivi che analizzeremo assieme.
Ho voluto aprire questa discussione allo scopo di parlare di questo "fratello maggiore dimenticato" del Cristianesimo.
Perché porsi il problema delle vere origini del Cristianesimo significa doversi confrontare con lo Zoroastrismo.
Se andrete a guardare su Internet i vari siti che ne parlano, sia in italiano che in inglese, quelli che appartengono a non-zoroastriani, noterete in breve una cosa: l'affannarsi a negare l'evidenza, cioè che il Cristianesimo, ma anche Ebraismo e Islamismo sono stati fortemente influenzati da questa religione non-abramitica, che potrebbe essere la più antica delle religioni rivelate.
Senza Zoroastrismo, il Cristianesimo non avrebbe neanche potuto esistere.
Questa è una verità che la cultura cristiana occidentale cerca costantemente di negare o ignorare, perché è una verità imbarazzante.
Siamo cresciuti istruiti dal pregiudizio comune che il Cristianesimo deriva dall'Ebraismo, che manco pensiamo che quello che ci è stato insegnato non solo a catechismo, ma che ci viene continuamente riproposto dalla cultura cattolica, sia oggettivamente falso.
Perché l'idea che il vero precursore di Cristo sia stato il profeta Zarathustra, o Zoroastro, è un'idea che mette in crisi l'ortodossia cattolica e non solo.
Tuttavia, la verità si sta facendo strada, e anche fra i cristiani ci sono coloro che capiscono la stretta parentela fra le due religioni.
Nei prossimi post cercherò di sviscerare questa parentela storica e teologica.


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MessaggioInviato: 10/02/2013, 23:00 
Davvero molto interessante. Attendiamo i tuoi post con impazienza.



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MessaggioInviato: 10/02/2013, 23:07 
Si, anch'io ritengo che ci sia un legame tra zoroastrismo e cristianesimo più che tra mitraismo e cristianesimo. Per alcuni versi, il mitraismo è un po' una paganizzazione dello zoroastrismo. i re magi erano quasi sicuramente sacerdoti zoroastriani. Una curiosità: Freddy Mercury era zoroastriano. Affascinante il simbolo che richiama l'araba fenice.



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MessaggioInviato: 11/02/2013, 03:55 
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SEmbra integrare motivi stilistici di diverse culture.

Cita:
Lo Zoroastrismo è una religione monoteista; l'analisi critica del suo testo religioso, l'Avest#257;, il quale raccoglie più contributi di diversa origine stratificati lungo i secoli, nonché l'analisi dei dati storici ed archeologici dimostra tuttavia come questa fede religiosa si sia sviluppata lungo letture dottrinali di origine monoteista, enoteista, dualista e infine nuovamente monoteista.

Molti studiosi moderni ritengono che questa religione abbia avuto una profonda influenza sul cristianesimo, specialmente tramite il mitraismo che dallo zoroastrismo deriva direttamente e che a sua volta è stato la base per il culto del Sol Invictus che Costantino I associò al culto di Cristo per promuovere questa nuova e, all'epoca, sconosciuta religione (il cristianesimo appunto) al mondo romano.


Non so, le religioni monoteiste mi danno la sensazione di essere TROPPO forzate, dopotutto anche il cristianesimo è falsamente monoteista visto che tale concetto è stato inserito A FORZA e su base ideologica nelle nostre menti e nei libri dai quali lo si fa derivare...

sono curioso di leggere il frutto delle tue ricerche comunque :)

Cita:
« I due Spiriti primordiali, che (sono) gemelli, (mi) sono stati rivelati (come) dotati di propria (autonoma) volontà. I loro due modi di pensare, di parlare e di agire sono (rispettivamente) il migliore e il cattivo. E tra questi due (modi) i benevoli discernono correttamente, non i malevoli. Allora, il fatto che questi due Spiriti si confrontino, determina, all'inizio, la vita e la non vitalità, in modo che, alla fine, l'Esistenza Pessima sia dei seguaci della Menzogna, ma al seguace della Verità (sia) l'Ottimo Pensiero »

« Sì ora parlerò dei due Spiriti dell'esistenza all'inizio del mondo, quando il virtuoso si è rivolto al malvagio: "Nulla tra di noi due concorda: né il pensiero, né l'insegnamento, né la volontà, né la fede, né le parole, né le azioni, né le concezioni del mondo, né le nostre anime stesse »




Leggendo questo passo del pensiero Zoroastriano mi viene in mente una cosa... Chissà se Atlanticus81 passando di qua ci vede la stressa cosa :X


Ultima modifica di MaxpoweR il 11/02/2013, 03:59, modificato 1 volta in totale.


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la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
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MessaggioInviato: 24/02/2013, 19:24 
CARATTERI DELLO ZOROASTRISMO
Lo Zoroastrismo, altrimenti detto anche Mazdeismo, è la più antica religione monoteistica del mondo. Non si sa se possono esserci state altre religioni monoteistiche più antiche, ma è certo che se sono esistite, ora si sono estinte.
Lo Zoroastrismo però non appartiene alla famiglia delle religioni abramitiche, cioè quella famiglia a cui appartengono l’Ebraismo, il Cristianesimo, l’Islamismo e la nuova religione del Bahaismo, nata quasi due secoli fa.
Tuttavia, poiché lo Zoroastrismo è nato molto tempo prima di esse, e dato che la sua area di diffusione fu la stessa della nascita delle altre quattro religioni monoteistiche, non stupisce che esso abbia avuto una forte influenza su di esse, e non solo.
Anche il Buddismo e l’Induismo sembrano avere ricevuto una qualche influenza da esso.
In pratica, lo Zoroastrismo è la più antica religione rivelata della storia conosciuta.
Esso fu fondato dal profeta Zoroastro all’incirca, si presume, in un’epoca compresa fra il X secolo a. C. e il XVIII a.C. Più probabilmente, nel XV a.C.
Un tempo si credeva che tale fede fosse molto più recente e che Zoroastro, altrimenti noto con il nome di Zaratustra, sarebbe vissuto intorno al VI secolo a.C.
Ma l’analisi filologica degli inni che ci ha lasciato, le cosiddette Gathas, ha stabilito invece che sarebbe vissuto in un epoca molto più remota, in un’area compresa fra l’Afghanistan e il Turkmenistan, intorno al grande lago d’Aral.
Nelle Gathas si afferma che c’è un solo Dio: Ahura Mazda, il cui nome significa presumibilmente “Signore Saggio”, e che viene identificato con la Luce, fonte di vita e di conoscenza.
Per questo motivo i zoroastriani pregano il loro Dio sempre di fronte a un fuoco acceso, o di fronte al sole o alla luna, o comunque di fronte a una fonte di luce, anche artificiale, come simbolo della presenza di Ahura Mazda.
Da questo Dio, come i raggi dal sole, nascono delle emanazioni spirituali, i cosiddetti Amesha Spenta, che significa i “Santi Immortali”, spiriti potenti che non sono Dei, ma che comunque partecipano al governo del cosmo assieme ad Ahura Mazda.
In pratica, corrispondono agli Angeli delle religioni abramitiche.
I primi due spiriti, i più potenti, sono Spenta Mainyu, lo Spirito Santo, e Angra Mainyu, lo Spirito Maligno.
Mentre il primo ha scelto di favorire l’opera di Ahura Mazda, il secondo ha altrettanto liberamente scelto di diventare il suo nemico e distruggere e rovinare l’opera di Dio.
Per lo Zoroastrismo, Dio, il Saggio Signore, è assolutamente buono, e quindi tutto quello che è violenza, morte, sofferenza e distruzione non può che venire da Angra Mainyu.
Egli spinge gli uomini al male, per corrompere i disegni di Ahura Mazda, che invece vorrebbe un mondo perfetto e felice.
Ahura Mazda non ha mai voluto creare il Male, ma vuole che le sue creature siano libere di scegliere il Bene secondo il loro libero arbitrio, e non perché vi sono costrette, e quindi proprio perché è buono e generoso, ha dato agli uomini anche la capacità di rifiutare il Bene, se lo vogliono.
Secondo la leggenda, questa rivelazione sarebbe stata data a Zoroastro all’età di trent’anni, quando, un giorno che si immerse nel fiume per compiere un rito di purificazione, scorse venirgli incontro un essere luminoso, uno spirito angelico che lo condusse in cielo, al cospetto di Ahura Mazda, perché potesse ricevere la rivelazione che avrebbe spinto gli uomini al culto del vero Dio, allontanandoli dal culto dei falsi Dei, i cosiddetti Deva.
Infatti, Zoroastro era nato e cresciuto fra gli antichi Indoiranici, gli antenati ariani di quei popoli indoeuropei da cui sarebbero discesi sia i persiani che gli indiani.
Quindi il Profeta era nato e cresciuto in un ambiente religioso molto simile a quello del successivo Induismo dei Veda, che adora i Deva, gli originari Dei ariani.
Tale culto politeistico prevedeva anche la pratica di sacrifici animali, che Zoroastro condannò aspramente, assieme al culto dei Deva, che nello Zoroastrismo vengono considerati demoni.
L’insegnamento di Zoroastro era molto semplice: per seguire lo Spirito Santo, e raggiungere così la vita eterna, bastava seguire i principi dati da Ahura Mazda all’umanità: Buoni Pensieri, Buone Parole e Buone Opere.
Da questi principi scaturiva un’etica della non-violenza nei confronti di tutti gli esseri viventi: uomini, animali e piante, che devono essere amati e protetti tutti quanti.
Coloro che invece seguivano una vita di violenza e sopraffazione, di egoismo e mancanza di pietà, una volta defunti avrebbero subito una punizione.
Quando un essere umano muore, si trova a dover attraversare un ponte che divide l’aldiqua dall’aldilà, chiamato Chinvat.
Se l’anima ha vissuto secondo buoni principi, allora potrà superare facilmente il ponte e giungere in paradiso.
Se invece ha seguito una vita ingiusta e iniqua, non riuscirà a passare il ponte, e precipiterà nell’inferno.
L’inferno zoroastriano però non è eterno, e in pratica lo si può definire un purgatorio.
Dio infatti, essendo amore e bontà senza fine, non nega a nessuno la salvezza finale, e vuole che il Bene trionfi assolutamente in tutta la Creazione.
Infatti lo Zoroastrismo profetizza una battaglia finale fra il Bene e il Male, con un diluvio di fuoco che distruggerà la Terra prima che essa venga ricostruita e trasfigurata in una forma perfetta, dove i morti risorgeranno e potranno entrarvi anche i peccatori redenti.
Tale tempo finale sarà annunciato da un Salvatore, il Saosyant, che nascerà da una vergine…..
Mi fermo qui, per il momento penso di aver dato sufficienti “inputs” alla discussione, e sono sicuro che già molti campanellini suoneranno in testa a chi mi sta leggendo….
Nel prossimo post vedrò di sviluppare e di approfondire tali dati essenziali…


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MessaggioInviato: 24/02/2013, 21:16 
In Iran ne sono rimasti molti pochi, l'islam ha fatto quasi totalmente tabula rasa; nella vicina India, più tollerante dal punto di vista religioso, ne restano di più.
Nel tempio Atashkadeh a Yazd tengono accesso un fuoco sacro che arde ininterrottamente dal 470 dopo Cristo, secondo un modo di pensare molto simile al modo di pensare che faceva sì che il focolare cittadino di Vesta restasse ininterrottamente acceso.



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MessaggioInviato: 25/02/2013, 12:10 
C'è un aspetto molto particolare dello zoroastrismo riguarda le modlaità di seppellimento dei morti
"La purezza degli elementi è centrale nella teorica zoroastriana. Infatti tipicamente gli zoroastriani non usavano né seppellire i defunti né tanto meno cremarli, per non contaminare terra e aria; essi venivano esposti nelle cosiddette "torri del silenzio" e lasciati in pasto agli avvoltoi". da http://www.iran.it/it/informazioni-sull ... ismo.shtml

Non so perché ma questa pratica, mi fa venire in mente una frase di Gesù:
Matteo 24:28
Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile.



Luca 17:37
I discepoli risposero: «Dove sarà, Signore?» Ed egli disse loro: «Dove sarà il corpo, là pure si raduneranno le aquile».

In alcune versioni, il termine aquile è riportato come avvoltoi.

E' un brano estremamente oscuro, riferito agli utlimi tempi di cui è difficile comprendere il senso.



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MessaggioInviato: 03/03/2013, 00:50 
Cita:
quisquis ha scritto:

In Iran ne sono rimasti molti pochi, l'islam ha fatto quasi totalmente tabula rasa; nella vicina India, più tollerante dal punto di vista religioso, ne restano di più.
Nel tempio Atashkadeh a Yazd tengono accesso un fuoco sacro che arde ininterrottamente dal 470 dopo Cristo, secondo un modo di pensare molto simile al modo di pensare che faceva sì che il focolare cittadino di Vesta restasse ininterrottamente acceso.


La situazione attuale degli zoroastriani è molto strana e complessa.
In realtà, la cosa è andata in questo modo:
Quando gli Arabi conquistarono la Persia nel VII secolo, cominciarono a perseguitare i zoroastriani, anche se ufficialmente venivano considerati una "religione del Libro" come ebrei e cristiani.
Di fatto, però, poiché la loro non era una religione biblica e forse anche perché era mescolata ad elementi pagani-politeistici, suscitava diffidenza e avversione.
Venivano definiti sprezzantemente "adoratori del fuoco" perché nelle loro cerimonie e nei loro templi c'era sempre un fuoco acceso, simbolo di Ahura Mazda. Ma i musulmani lo interpretavano come un segno di idolatria.
La maggior parte degli zoroastriani in Persia e nei paesi limitrofi, come l'Azerbaigian (gli Azeri un tempo erano tutti zoroastriani), furono costretti a convertirsi, e ne rimasero solo alcune comunità. Ancora oggi c'è un importante tempio del fuoco zoroastriano a Yazd, nell'Iran centrale.
Molti però emigrarono in India, nel Gujarat, dove il re locale li accolse benevolmente, con l'ingiunzione però di non fare proselitismo fra gli indiani e di sposarsi solo tra di loro.
In questo modo i zoroastriani indiani, chiamati Parsi (cioè "Persiani") hanno finito con il diventare un gruppo chiuso ed esclusivo, anche se molto benagiato, a causa del fatto che lo Zoroastrismo, religione che esalta il lavoro e l'operosità, li ha resi una borghesia molto attiva economicamente e socialmente. In pratica, si potrebbero definire gli "Ebrei dell'India"!
Con l'apertura dell'Oriente all'Occidente, molti Parsi sono emigrati in diversi paesi occidentali, in particolar modo Stati Uniti e Inghilterra, ma esistono comunità zoroastriane in molti paesi occidentali, fra cui l'Italia, anche se sono un gruppo piccolissimo.
Tanto per fare un esempio celebre, il noto cantante dei Queen, Freddy Mercury, era uno zoroastriano.
Attualmente, gli zoroastriani secondo le statistiche sono in calo, dopo che al finire del secolo scorso sembravano essere in aumento.
Alcuni temono che sia una religione destinata ad estinguersi fra breve.
In realtà, secondo me non è affatto così, e questo proprio a causa della paradossalità della situazione in cui si trovano i zoroastriani.
Infatti, i Parsi dell'India non accettano conversioni, a causa delle antiche imposizioni della società indiana. Essi ormai credono che sia un dogma di fede che nessuno può chiedere di far parte della loro religione.
Per questo la comunità zoroastriana indiana è in calo, anche perché fanno sempre meno figli, come capita alle classi medie occidentali, che troppo prese dal lavoro non figliano abbastanza.
Tuttavia, fuori dell'India le cose sono molto diverse, perché soprattutto qua in Occidente i zoroastriani hanno preso ad accettare conversioni, e in certi casi anche a fare un certo proselitismo.
In Svezia, per esempio, è stato costruito un tempio del fuoco per la locale comunità kurda, che si è convertita al zoroastrismo, per recuperare la fede dei loro antenati pre-islamici.
Anche in Iran gli zoroastriani sono ufficialmente in calo, ma del pari ai kurdi, e probabilmente agli azeri, i persiani vogliono recuperare la loro eredità culturale e religiosa pre-islamica.
Molti giovani si sono staccati dall'Islamismo, di cui non accettano l'oppressione, per riavvicinarsi al più tollerante e pacifico zoroastrismo, che tra l'altro predica la parità di diritti fra uomini e donne.
Ma la loro non può diventare una conversione ufficiale e dichiarata, perché ne andrebbe della loro libertà e della loro vita.
Completamente diversa la situazione negli Stati Uniti, dove lo Zoroastrismo, da quel che ho capito, comincia ad esercitare una certa influenza sulla società americana, e dove credo susciti una certa preoccupazione da parte degli integralisti cristiani.
Da quel che ho capito, urta molto i cristiani il fatto che lo zoroastrismo sia nato prima di tutte le altre religioni monoteistiche e di fatto le abbia influenzate tutte, dalla prima all'ultima.
Cosicché alcuni di essi si affannano a cercare di dimostrare il fatto innegabile che è lo Zoroastrismo la radice prima di Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo, poiché appunto questa consapevolezza metterebbe in crisi la teologia delle "religioni-figlie" a favore della "religione-madre".
Di fatto, saremmo tutti zoroastriani senza sapere di esserlo, e le tre religioni monoteistiche sarebbero derivazioni spurie e degenerate della prima religione..... una religione che non è neanche di origine biblica, e di cui le Sacre Scritture non fanno menzione, pur essendo state ispirate da essa.
Verità MOLTO imbarazzante....


Ultima modifica di Enkidu il 03/03/2013, 01:00, modificato 1 volta in totale.

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Cita:
Enkidu ha scritto:

Da quel che ho capito, urta molto i cristiani il fatto che lo zoroastrismo sia nato prima di tutte le altre religioni monoteistiche e di fatto le abbia influenzate tutte, dalla prima all'ultima.


le tre religioni monoteistiche sarebbero derivazioni spurie e degenerate della prima religione..... una religione che non è neanche di origine biblica, e di cui le Sacre Scritture non fanno menzione, pur essendo state ispirate da essa.
Verità MOLTO imbarazzante....



A ben vedere, le tre religioni monoteiste sono le "ultime arrivate" nel panorama delle grandi religioni: l'islam è sicuramente l'ultima delle tre, quindi è inevitabile che di originale abbia poco; il cristianesimo in fondo è solo una costola "eretica" dell'ebraismo; lo stesso ebraismo nasce come religione di un popolo nomade numericamente poco significativo formatosi in epoca storica e già nell'antichità tale religione era considerata come un caso emblematico di religione etnica molto settaria (basti vedere l'opinione che ne avevano i romani, per non parlare di Giuliano); essendosi formata in epoca storica ed avendo il popolo ebraico avuto a che fare con molti altri popoli, è inevitabile che abbia finito per assumere elementi che le precedevano, tra cui l'enoteismo trasformato in rigido monoteismo, tanto che si era ipotizzato anche che tale monoteismo derivasse all'ebraismo dall'ambiente egizio sviluppatosi con il faraone eretico Akhenaton. Non è escluso che lo stesso zoroastrismo abbia influenzato l'ebraismo e di riflesso lo stesso cristanesimo, del resto negli stessi vangeli i Magi (sacerdoti parsi) fanno visita a Gesù.
Non mi stupirei più di tanto se ci fossero influenze di questo genere, a me non comporterebbero nessun tipo di "sconvolgimento". Potrebbero forse turbare i sonni di quei monoteisti abituati a considerare la Bibbia come origine di tutto, ma per quanto mi riguarda trovo la cosa ben poco interessante.
Quel che è interessante a mio parere nello zoroastrismo è il rispetto per i 4 elementi ed in particolare per il fuoco, considerati ben oltre il loro aspetto puramente fisico, nonché l'importanza data al rituale di accensione e mantenimento di un fuoco sacro, importanza che ritroviamo identica nel paganesimo romano antico.


Ultima modifica di quisquis il 03/03/2013, 14:16, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 03/03/2013, 14:11 
Quanto al fatto che lo zoroastrismo sarebbe nato solo dopo l'ebraismo:
1) ciò non esclude un'influenza del primo sul secondo, vista l'importanza che lo zoroastrismo aveva in Asia Centrale in quei tempi, importanza che si faceva sentire fino in medio oriente.
2) lo stesso zoroastrismo non nasce dal nulla, ma nasce nell'ambito dell'antico "paganesimo" iranico, di cui rappresenta una sorta di declinazione in chiave monoteista. Quindi lo stesso ebraismo delle origini potrebbe essere stato influenzato dal medesimo ambiente iranico che poi diede i natali allo zoroastrismo.

Personalmente lo zoroastrismo non mi è simpatico proprio in quanto "riforma" monoteista di una tradizione che all'origine non era monoteista.


Ultima modifica di quisquis il 03/03/2013, 14:15, modificato 1 volta in totale.


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quisquis ha scritto:

Quanto al fatto che lo zoroastrismo sarebbe nato solo dopo l'ebraismo:
1) ciò non esclude un'influenza del primo sul secondo, vista l'importanza che lo zoroastrismo aveva in Asia Centrale in quei tempi, importanza che si faceva sentire fino in medio oriente.
2) lo stesso zoroastrismo non nasce dal nulla, ma nasce nell'ambito dell'antico "paganesimo" iranico, di cui rappresenta una sorta di declinazione in chiave monoteista. Quindi lo stesso ebraismo delle origini potrebbe essere stato influenzato dal medesimo ambiente iranico che poi diede i natali allo zoroastrismo.

Personalmente lo zoroastrismo non mi è simpatico proprio in quanto "riforma" monoteista di una tradizione che all'origine non era monoteista.


La questione è molto più complessa di quanto la poni tu.
Come ho detto, in Italia non si sa praticamente niente di questa religione, né dei suoi legami con le religioni monoteistiche e anche con altre religioni, per esempio l'Induismo e il Buddismo.
Finora non ho visto nessun intervento significativo alla discussione da me proposta. Appena mi sarà possibile, darò altri dati al riguardo.
Sto studiando molti articoli, e purtroppo la maggior parte del materiale più interessante è in lingua inglese. E io non sono un genio nelle lingue....
Comunque, pare ormai storicamente indubbio che la religione zoroastriana sia nata precedentemente a tutte le altre religioni rivelate, compreso l'Ebraismo, anche se si vuole farlo risalire al mitico Mosé.
Se poi si accetta la tesi secondo cui l'Ebraismo, nei suoi caratteri noti storicamente, sia nato solo dopo l'esilio babilonese, esso diventa molto più posteriore allo Zoroastrismo...
Che ci siano poi concomitanze e somiglianze fra Ebraismo antico e Zoroastrismo è indubbio, ma se poi facciamo il confronto con le dottrine dei Rotoli di Qumran, la derivazione di dottrine tardo-ebraiche e cristiane dallo zoroastrismo è evidente.
Il fatto che a te non dia fastidio l'idea che le religioni abramitiche derivino dallo Zoroastrismo non vedo come possa cambiare i fatti, anche perché non so nemmeno quale sia la tua personale fede religiosa.
Di fatto, ebrei, cristiani e musulmani vedono invalidate l'autonomia delle loro fedi da una fede estranea, più antica, che perciò mette in dubbio la Rivelazione su cui dicono di fondarsi.
Come si può credere ancora all'assolutezza della rivelazione delle Sacre Scritture o del Corano, se le loro dottrine sono in parte "copiate" da un'altra religione più antica?


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Zarathrusta viene "fatto tornare" in vita da Nietzsche per rimediare all'ERRORE e asserire che bene e male sono concetti da superare per L'Oltreuomo.



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Cita:
bandido ha scritto:

Zarathrusta viene "fatto tornare" in vita da Nietzsche per rimediare all'ERRORE e asserire che bene e male sono concetti da superare per L'Oltreuomo.


Nietzsche aveva scelto Zarathustra come protagonista del suo libro, perché pensava che fosse chi aveva introdotto l'opposizione fra Bene e Male che doveva essere il primo a superare tale opposizione e andare "aldilà del Bene e del Male".... ma non aldilà di "giusto" e "sbagliato"....


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Nel precedente post ho dato un rapido excursus di alcune delle dottrine principali dello Zoroastrismo.
Adesso cercherò di individuare i vari legami con le altre religioni monoteistiche e in particolar modo con il Cristianesimo.
Lo Zoroastrismo, come tutte le religioni, ha avuto una sua evoluzione.
Il messaggio di Zoroastro, che era in sé molto semplice e privo di punti controversi, con il passare dei secoli è diventato più complesso e vi si sono aggiunti altri dogmi e dottrine.
Il dualismo etico, la lotta costante tra il Bene e il Male nell’universo, alla fine è diventato un dualismo metafisico.
A lungo andare, l’originario monoteismo zoroastriano si è diluito in un enoteismo, e ciò che era stato buttato fuori dalla finestra dal profeta Zoroastro, è rientrato dalla finestra grazie ai suoi seguaci, così che all’unico Dio, Ahura Mazda, si sono affiancati molti Dei minori che presiedono alle forze dello spirito e della natura, i cosiddetti Yazata, così come nel Cristianesimo cattolico ed ortodosso Dio è accompagnato da una legione di angeli e santi a cui viene tributato culto come agli Yazata zoroastriani.
Si pensi inoltre alla dottrina dei Santi Immortali, emanazioni spirituali della luce di Ahura Mazda, che ne impersonano le caratteristiche positive, affini agli arcangeli cristiani.
Del pari, lo Spirito del Male, Angra Mainyu, che forse all’inizio era solo una forza impersonale che agisce nelle anime degli uomini, è diventato a lungo andare un vero e proprio Anti-Dio della Tenebra.
Questa contrapposizione avrebbe poi generato il Manicheismo, religione sincretistica che avrebbe predicato l’esistenza di due Principi: la Luce, ovverossia lo Spirito, e le Tenebre, ovverossia la Materia.
Nello Zoroastrismo originario però non c’era alcuna contrapposizione fra il mondo fisico e quello spirituale.
Questa contrapposizione fra il Dio della Luce e l’Anti-Dio delle Tenebre si sarebbe trasmesso all’Ebraismo, così come altre dottrine tipiche dello Zoroastrismo.
In origine, nell’Ebraismo non erano affatto presenti molte dottrine che vi sarebbero entrate in seguito, e che sarebbero poi passate al Cristianesimo.
L’Ebraismo, in origine, non aveva nessuna dottrina sull’aldilà, non c’era né un paradiso né tantomeno un inferno. Gli spiriti dei morti non avevano più nessun rapporto con Jahweh. Né c’era un Diavolo che si opponeva a Dio, né esisteva il mito degli angeli ribelli caduti ed esiliati dal cielo per aver seguito Satana. E non esisteva perciò neanche un culto degli angeli.
Inoltre, non c’era neanche l’attesa di un Messia e di una fine del mondo, né di una resurrezione e un giudizio finale.
E non c’era neanche l’ideale di una morale universale rivelata da Dio per tutti gli uomini, ma solo un “patto d’alleanza” fra Jahweh e un singolo popolo, il quale ha come dovere semplicemente quello di adorare solo Jahweh e di ubbidire a una serie di leggi costituite da molti tabù e regole tribali, non certo da idee morali universali. Per questo nell’Ebraismo non c’era neanche il proselitismo e l’universalismo, cioè la tendenza a voler convertire tutti i popoli della Terra ad un’unica fede.
Tutte caratteristiche che invece esistevano nello Zoroastrismo, e che esistono nel Cristianesimo.
Ma come e quando è avvenuto questo processo di travaso? Come mai il Cristianesimo, che ufficialmente deriva dall’Ebraismo, di fatto invece sembra somigliare molto di più allo Zoroastrismo?
Innanzitutto bisogna considerare due fattori, legati alla storia dell’Impero Persiano della dinastia degli Achemenidi.
Con il dominio degli Achemenidi, lo Zoroastrismo divenne la religione più diffusa nel mondo, arrivando dalla Grecia ad occidente fino ai confini dell’India e nelle regioni dell’Asia Centrale ad oriente.
L’influenza di questa religione dunque fu fortissima in quasi tutte le grandi culture dell’antichità. Consistenti influenze dello Zoroastrismo si trovano infatti nella filosofia greca, come per esempio nelle dottrine degli Stoici, come vedremo in un prossimo post.
E anche nel Buddismo, se pensiamo all’etica del rispetto per la vita animale e non solo umana.
Il secondo fattore, è il fatto che Israele era parte integrante dell’Impero Persiano, una parte ben integrata, tra l’altro.
Gli Ebrei erano fedeli sudditi dell’imperatore dei Persiani, come dimostra per esempio il libro di Ester, e anche il fatto che nella Bibbia, Ciro il Grande venga definito “messia”, unto dal Signore.
Gli Ebrei riconoscevano la loro parentela spirituale con i Persiani, in qualche modo si sentivano due popoli fratelli in quanto le loro religioni erano simili.
Non è un caso infatti che certi riti purificatori siano simili nelle due religioni. Sia presso Ebrei che Zoroastriani infatti le mestruazioni sono considerate qualcosa di impuro, di cui la donna deve purificarsi per avere un buon rapporto con Dio.
È attraverso questa vicinanza, che certe dottrine sono passate dallo Zoroastrismo all’Ebraismo.
Il culto degli Angeli, le attese messianiche di un futuro Salvatore e di un cataclismico Giorno del Giudizio con la finale resurrezione dei defunti, l’idea di una verità e una morale universale che va trasmessa a tutti i popoli della Terra, l’idea di uno Spirito Maligno che è il potente avversario di Dio, sono tutte dottrine che non sono nate nell’Ebraismo originario, ma che vi sono state trasmesse dall’esterno dagli zoroastriani dominatori del Medio Oriente.
Tale influenza è rimasta anche dopo la caduta dell’impero degli Achemenidi, poiché la cultura ellenistica, giunta in Medio Oriente con l’invasione macedone, anziché avversare lo Zoroastrismo, ne rimase influenzata a sua volta.
Al momento della nascita di Cristo, l’Ebraismo era ormai del tutto intriso dell’escatologia zoroastriana.
I Rotoli di Qumran dimostrano questo più di ogni altro documento antico, ma se non bastassero ci sono i Vangeli stessi a dimostrarlo.
Nei Rotoli di Qumran vengono affermate delle dottrine sostanzialmente identiche a quelle zoroastriane.
Viene detto a chiare lettere che in questo mondo esiste il conflitto fra i Figli della Luce, seguaci di Dio, e i Figli delle Tenebre, seguaci del Maligno, che alla fine sfocerà in un conflitto apocalittico in cui il Messia porterà la vittoria dei Figli della Luce e la distruzione dei Figli delle Tenebre.
Nel Vangelo, si parla dei Re Magi. I Magi erano una popolazione persiana zoroastriana, presumibilmente divenuta una casta sacerdotale, esattamente come i Leviti, tribù ebraica, erano divenuti la casta sacerdotale ebraica.
Essendo zoroastriani, è logico pensare che attendessero la venuta del Salvatore e il conseguente Giorno del Giudizio.
A questo punto, il significato dell’episodio evangelico dei Re Magi è abbastanza chiaro: se i Magi vanno alla ricerca di Gesù e lo riconoscono come Messia, significa che Gesù era il Saosyant atteso dagli zoroastriani, il Salvatore che annuncia la palingenesi del mondo.
Tale episodio, quindi, è stato inserito nel Vangelo proprio per dimostrare che Gesù riunisce le fedi monoteistiche ebraica e zoroastriana nell’unica attesa messianica, ed è il Messia del mondo intero, non solo degli Ebrei.
Forse Gesù, nella sua gioventù, è stato allievo dei sacerdoti zoroastriani, da cui ha appreso le dottrine dell’attesa apocalittica, e l’episodio dei Magi allude in qualche modo a questa iniziazione giovanile.
O forse semplicemente Gesù stesso aveva appreso tali dottrine da Giovanni Battista che, legato alla setta essena, che a sua volta era legata a Qumran, era anch’egli intriso di dottrine zoroastriane.
In qualche modo, Gesù si è convinto di essere il Saosyant, il Salvatore annunciato dai zoroastriani.
E a trasmesso questa convinzione ai suoi seguaci, come mostrano molti particolari narrati nei Vangeli.
Innanzitutto, è evidente dal Vangelo di San Marco, il più antico di tutti e quattro i Vangeli canonici, che Gesù era convinto che la sua venuta annunciasse il Giudizio finale.
Infatti nel capitolo 13 di questo Vangelo Gesù annuncia la prossima fine del mondo e il suo imminente ritorno, dicendo che non passerà neanche una generazione al compimento della fine dei tempi.
Più in avanti, Gesù profetizza addirittura che alcuni degli Apostoli saranno ancora vivi quando ritornerà sulla Terra dal Regno dei Cieli.
Ovviamente, la Chiesa sorvola sempre su questi passi, magari affermando che si tratta di “un’allegoria”, per non essere costretta a dare a Cristo dell’illuso, o peggio del bugiardo.
Ma altri passi del Vangelo mostrano la sua identificazione con il Saosyant zoroastriano.
Secondo la profezia zoroastriana, il Salvatore sarebbe stato figlio stesso di Zoroastro, grazie a una sorta di miracolosa “fecondazione artificiale”.
Il seme di Zoroastro sarebbe stato conservato all’interno di un lago, affinché dopo migliaia di anni dalla sua morte, una vergine potesse bagnarsi in tale lago e rimanere incinta del figlio del Profeta, il Saosyant, appunto.
Il racconto evangelico del concepimento e del parto verginale di Maria, sarebbe stato dunque un modo per affermare che Gesù sarebbe il vero Salvatore, atteso dagli zoroastriani prima che dagli ebrei.
Inoltre, il racconto dell’inizio della missione di Gesù nel Vangelo di Marco ricorderebbe sostanzialmente il racconto mitico dell’inizio della missione di Zoroastro.
Gesù riceve il battesimo nel Giordano all’età di trent’anni. Immergendosi nel fiume per ricevere il battesimo da Giovanni, vede calare su di lui lo Spirito Santo che lo conferma come Messia, il Figlio di Dio.
Del pari, Zoroastro all’età di trent’anni, mentre è immerso in un fiume a compiere un rito di purificazione, vede un essere luminoso che gli viene incontro e lo porta al cospetto di Ahura Mazda, che gli da la missione di essere il suo profeta presso tutti gli uomini.
E infatti Cristo dirà ai suoi Apostoli: “andate e predicate a tutte le genti”, liberandosi dal nazionalismo religioso ebraico e seguendo le orme di Zoroastro, che voleva comunicare il suo messaggio a tutti gli uomini, proprio come avrebbe dovuto fare il Saosyant, il Salvatore, il vero Messia.
Per il momento mi fermo qui, dato che penso di aver dato sufficienti motivi per ulteriori riflessioni sui profondi legami fra Zoroastrismo e Cristianesimo.


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Nel precedente post ho mostrato come, dalle parole stesse del Vangelo, risulta che Gesù Cristo fosse convinto di essere il Salvatore annunciatore della palingenesi universale, a sua volta annunciato dalla fede zoroastriana.
Gesù era convinto che la sua venuta annunciasse la fine di questo mondo, con la battaglia finale delle forze del Bene e del Male, e la sua ricreazione in un mondo nuovo, liberato dal male e dalla morte.
Se non fosse così, Gesù stesso non avrebbe annunciato il suo prossimo ritorno nel Vangelo di Marco, e i suoi discepoli non avrebbero creduto anch’essi nella prossimità di tale ritorno.
Che i primi cristiani fossero convinti che il ritorno di Cristo e la fine del mondo fossero imminenti, è ormai un fatto storico assodato, e sia passi e frasi del Vangelo e delle lettere di Paolo di Tarso, nonché l’Apocalisse stessa, lo dimostrano. E oltre a questo, come se non bastasse, lo dimostrano i testi lasciatici dagli autori cristiani dei primi due secoli.
Se questa dottrina non fosse stata parte integrante del messaggio di Gesù, non si spiegherebbe perché tutti i suoi discepoli ne fossero convinti.
Non si spiegherebbe perché alla fine del Vangelo di Giovanni Gesù stesso affermi che sarebbe tornato sulla Terra già quando ancora il discepolo Giovanni sarebbe stato ancora vivo, e non si spiegherebbe perché nel libro dell’Apocalisse Cristo dice chiaramente che ritornerà molto presto, né perché Paolo in una delle sue lettere afferma di aspettare la trasformazione del suo corpo mortale nel corpo glorioso della resurrezione ancora prima di passare per la morte corporea.
Ci sono inoltre altri passaggi del Vangelo che parlano della fine del mondo, e anche se non viene detto esplicitamente che è prossima, non avrebbe avuto senso riportarli, se in qualche modo si fosse trattato di un evento remoto nel tempo.
Il fatto stesso che in uno dei Vangeli venga detto “il giorno del Signore verrà come un ladro”, cioè inaspettatamente, implica che non si tratta di una possibilità remota, ma di qualcosa che dovrà verificarsi in un prossimo futuro, anche se non è possibile stabilire quando.
Non metti in guardia nessuno, se il pericolo è remoto… semmai ribadisci che si tratta di un pericolo remoto, di cui non preoccuparsi.
E questa dottrina della prossimità del Giorno del Giudizio aveva una chiara origine: la dottrina zoroastriana, che affermava che fra la venuta del Salvatore e la successiva fine del mondo e sua ricreazione, ci sarebbe stato un breve lasso di tempo.
Dal che, ne consegue un fatto evidente: che Gesù era il fautore di una sorta di sincretismo zoroastriano-ebraico, dove però la dottrina zoroastriana, e non quella ebraica, era la parte maggiore e preponderante.
E in secondo luogo, significa che Gesù Cristo non si considerava certo il fondatore di una nuova religione, ma semplicemente quello che portava a compimento le promesse delle religioni precedenti: Zoroastrismo ed Ebraismo. Ma in particolar modo lo Zoroastrismo.
Egli infatti non voleva dare inizio a nulla, se non all’annuncio della fine.
Interpretato in questo modo, il suo messaggio assume tutto un altro carattere, e anche passi che prima apparivano sconcertanti e contraddittori, appaiono così in una nuova luce.
Per esempio quando Gesù, che predica l’amore del prossimo e la rinuncia alla violenza, afferma poi di “non essere venuto a portare la pace, ma la spada” e che a causa sua le famiglie si troveranno divise e in contrasto.
Appare un messaggio contraddittorio e foriero di violenza, ma non lo è.
Di fatto, egli intende dire che sta per iniziare la lotta finale tra il Bene e il Male, fra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, fra chi è amico di Dio e chi ne è il nemico, e lui ne è l’araldo. E sarà una guerra che porterà al Giudizio Universale, quindi non alla pace, ma a un dramma cosmico.
C’è poi da notare un altro fatto nell’insegnamento di Gesù: che di fatto nel suo messaggio, della legge ebraica non vi rimane nulla o quasi.
Innanzitutto c’è da notare che mentre l’Ebraismo è una religione nazionalistica, rivolta ai soli ebrei, il Cristianesimo è una religione universalistica, rivolta a tutta l’umanità, esattamente come lo è anche lo Zoroastrismo.
La spiegazione di questo passaggio fra nazionalismo e universalismo diventa semplicissima se si presuppone l’enorme influenza dello Zoroastrismo sul Cristianesimo. Mosé annuncia Jahwé ai soli ebrei, Zoroastro invece annuncia Ahura Mazda all’intera umanità, e Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il suo Vangelo a tutti i popoli. Come si può negare il fatto, di per sé evidente, che Gesù avesse riconosciuto la superiorità del messaggio zoroastriano nella sua universalità?
Inoltre, anche se Gesù afferma di essere venuto non ad abolire la legge, ma a completarla, di fatto la abolisce, dato che nel suo insegnamento non c’è nessuna concezione “legalistica” della morale. Nei Vangeli, di fatto, l’obbedienza a Dio non si attua attraverso una serie di comandamenti e precetti, di leggi inderogabili espressi da un codice scritto, ma solo con il seguire ideali di amore, umiltà, non-vilenza, carità e fede, non codificati da norme precise ma affidati alla libera coscienza di ognuno.
Di fatto, la morale evangelica si avvicina di più alla morale zoroastriana, fondata sul triplice principio di “buoni pensieri”, “buone parole” e “buone azioni” (senza voler definire legalisticamente tali concetti) che alla statica e ferrea legge mosaica e levitica.
E infatti nel Cristianesimo storico non c’è più traccia delle prescrizioni e dei divieti soffocanti dell’Ebraismo, se non una forma molto alterata dell’interpretazione dei dieci comandamenti mosaici. Che poi la morale cristiana abbia creato tutta una serie di codifiche morali e di prescrizioni rituali di altro tipo, molto diverse da quelle ebraiche, è un’altra questione. Fatto sta che della morale ebraica nel messaggio di Cristo c’è ben poco, mentre di fatto si avvicina di più a quella zoroastriana.
Altri caratteri che dimostrano il sincretismo nel Cristianesimo fra Ebraismo e Zoroastrismo sono quelli di carattere teologico, per esempio la dottrina dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo è del tutto assente nella teologia originaria dell’Ebraismo, mentre è sempre stato presente, come entità figlia di Dio, nello Zoroastrismo. Egli è Spenta Mainyu, il fratello e nemico di Angra Mainyu, lo Spirito Maligno, il Diavolo.
Sull’origine zoroastriana dello Spirito Santo c’è poi un altro indizio: nel giorno della Pentecoste, quando discende sugli apostoli dando loro le facoltà miracolose a loro promesse da Gesù, appare sotto forma di lingue di fuoco. Il fuoco, appunto, è simbolo della manifestazione suprema di Dio, la sua suprema immagine, tanto è vero che ogni tempio zoroastriano ha sempre un fuoco acceso al suo interno.
Un altro concetto tipico della teologia zoroastriana passata in quella cristiana, è il carattere più mite e pacifico della divinità, rispetto a quello ebraico.
Di fatto, mentre Jahwé è un Dio nazionalista, vendicatore, battagliero, violento e geloso, “il Dio degli eserciti”, che punisce aspramente e in modo vendicativo e tirannico chi trasgredisce le sue leggi, al contrario Ahura Mazda è un Dio tutta benevolenza, mitezza, pace e privo di ogni carattere di ira e vendetta.
Ahura Mazda non punisce e non giudica, poiché è infinita bontà: è il malvagio stesso che viene condannato dalla sua stessa condotta, che lo condurrà inevitabilmente all’infelicità e alla morte spirituale. Una morte spirituale che però non sarà eterna, perché l’amore di Dio per la sua creazione condurrà alla salvezza e alla beatitudine finale tutti gli esseri.
Il Dio del Cristianesimo invece è una sorta di contraddittorio ibrido fra i due: da un lato un Dio della misericordia e dell’amore, dall’altro un Dio che punisce e condanna i peccatori alla dannazione eterna.
Il Cristianesimo dunque all’origine non era né una “nuova religione” nelle intenzioni del suo fondatore, né una “eresia” dell’Ebraismo, era semplicemente il risultato delle attese messianiche e di altre influenze teologiche introdottesi dallo Zoroastrismo nell’Ebraismo.
Ma, si sa, tale attesa messianica fu delusa: Cristo non tornò, né presto né tardi, e la battaglia finale fra il Bene e il Male del pari non avvenne. Il mondo continuò ad andare nella stessa identica maniera di prima della venuta di Cristo.
La logica più pragmatica e ingenua ci porta a pensare che quando qualcuno resta deluso nelle aspettative della sua fede religiosa, egli smette di crederci, ma la fede non è qualcosa di razionale e noi sappiamo bene come finiscono queste cose…. La delusione di un’attesa messianica non porta alla mancanza di fede, ma alla sua trasformazione in qualcos’altro che permetta al fedele di credere che non si è sbagliato a credere, ma che magari ha solo frainteso il messaggio.
Dopo circa due secoli, i cristiani si trovarono di fronte al fatto che Gesù non tornava, e il mondo non voleva saperne di finire, anche se stava passando un sacco di guai….
Cosa bisognava fare, allora? Semplice. Si trasformò il Cristianesimo da movimento di attesa apocalittica e messianica in religione statica e autonoma a tutti gli effetti.
Si disse che gli apostoli e i seguaci di Cristo si erano sbagliati a credere che Gesù sarebbe tornato presto, e posticiparono la fine del mondo a data da destinarsi. Sorvolarono sul fatto che Gesù stesso credeva che la fine del mondo fosse imminente, perché ammettere questa verità sarebbe stato ammettere la sostanziale falsità del suo messaggio. Se Cristo si era sbagliato, allora non era lui il Salvatore, il Messia atteso.
Si affermò, assurdamente, che erano stati solo i primi cristiani a fraintendere. Come fosse successo che gli apostoli e i discepoli non avessero frainteso altre parti della dottrina, ma solo questa, nessuno lo notò. Non si DOVEVA notarlo…
Ma stravolgere così il messaggio cristiano aveva un prezzo, perché significava introdurre contraddizione e confusione in un messaggio che prima era chiaro e semplice, e coerente.
Una contraddizione e una confusione che durano ancora oggi in senso alla dottrina cristiana, che per salvare capra e cavoli, per conciliare ciò che non è conciliabile, ha finito per naufragare in tali e tante astrattezze teologiche prive di coerenza da non poterne più uscire se non disconoscendo se stessa.
Il Messia era venuto, ma non era cambiato niente. Questo era un fatto, e non lo si poteva negare. Bisognava inventarsi qualcosa che spiegasse questa impasse, un qualcosa che contraddicesse l’evidenza: Gesù era un falso Messia perché non aveva mantenuto le promesse messianiche, quelle di un “tempo promesso” e di “nuovi cieli e una nuova terra” dove, secondo la profezia di Isaia, “il lupo e l’agnello avrebbero vissuto assieme” e dove “le spade sarebbero state fuse per farne vomeri e aratri”. Era indubitabile, perciò bisognava aggiungere qualcosa di nuovo per risolvere la contraddizione.
Bisognava inventarsi una spiegazione astratta per spiegare la venuta di Gesù e la sua vicenda umana.
Ci pensò Sant’Agostino, di tutti i Padri della Chiesa, quello che aveva la mente più brillante, più profonda, nutrita della sapienza della filosofia greca, in particolar modo di quella neoplatonica.
Egli inventò la dottrina del peccato originale, che prima di lui non esisteva.
Con la dottrina del peccato originale commesso da Adamo ed Eva, si spiegava la venuta e il sacrificio di Cristo. Egli era venuto per cancellare le conseguenze di tale peccato, e dare agli uomini la possibilità di diventare puri e santi nonostante la natura peccaminosa di tutta l’umanità.
Il mondo, per Sant’Agostino, era ancora avvolto dal male perché l’uomo è “cattivo” per natura, a causa di un singolo peccato commesso dai progenitori.
Ma chi ha fede in Cristo, può liberarsi delle conseguenze di tale peccato e accedere alla salvezza, anche se l’umanità resta preda di questa predisposizione al male.
In questo modo, si concluse lo stravolgimento del messaggio originario del Cristo, che non disse mai di essere venuto a cancellare le conseguenze del peccato originale, e a cui gli Ebrei non avevano mai creduto. Infatti per loro il peccato di Adamo ed Eva era semplicemente il primo dei peccati, ma non aveva certo “inquinato” la natura umana.
Da salvatore apocalittico del mondo, Gesù era stato trasformato in agnello sacrificale il cui sangue mondava i peccati del mondo.
L’idea di Gesù come salvatore del mondo attraverso il suo sacrificio in croce, l’idea che il suo sangue abbia lavato il peccato originale (ma solo per i suoi seguaci, beninteso) non è affatto una dottrina che si trova nel Vangelo.
Ciò che si arguisce dal Vangelo è che la sua morte ha senso solo per manifestare il miracolo della resurrezione, non per cancellare i peccati del mondo. La sua morte era semplicemente la conseguenza della battaglia fra il Bene e il Male. I malvagi avrebbero dato l’impressione di vincere, uccidendo il Messia, ma questi si sarebbe dimostrato più forte di loro risorgendo dalla morte.
Il peccato originale, così ribadito per tanti secoli per giustificare la venuta di Gesù, non c’entrava assolutamente niente nel messaggio originario del Cristo.
Il Cristianesimo non era più un movimento messianico zoroastriano-ebraico, era divenuto una nuova religione indipendente, i cui nuovi caratteri nascondevano la sua reale origine.
In questo modo, i cristiani hanno potuto credere di essere i fautori di una religione “nuova”, dai caratteri inusitati, mentre in realtà non si rendevano conto di essere semplicemente degli zoroastriani mascherati, con un po’ di ebraismo qua e là, per illuderli che Gesù compiva presunte promesse messianiche fatte da Dio agli Ebrei, quando in realtà l’origine del Cristianesimo era da tutt’altra parte… molto più a oriente della Palestina.
Di fatto, oggi i cristiani di fronte alla verità sull’origine della propria religione, per essere veramente coerenti , potrebbero fare solo due cose: o abiurare il Cristianesimo, o ammettere di essere una sorta di “eresia” inconsapevole dello Zoroastrismo, e ammettere che Gesù non era il Salvatore che deve venire, ma solo un zoroastriano ebreo, che si è illuso di esserlo.
Si capisce quindi lo strano accanimento che hanno soprattutto i cristiani evangelici nei confronti della religione zoroastriana, fondamentalisti religiosi che hanno intuito il pericolo insito nello Zoroastrismo, il quale ritorna ad essere meglio conosciuto anche in Occidente.


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