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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 10/03/2015, 10:48 
Atlanticus81 ha scritto:
Pitagora può essere considerato il fondatore dell’ordine degli esseni. Gli esseni infatti venivano chiamati neopitagorici e incarnavano le regole del grande filosofo. In sostanza si può dire che pitagorismo, essenismo e cristianesimo costituiscano diverse fasi di un unico movimento


Sarebbe opportuno approfondire,sia Pitagora che gli Esseni hanno avuto contatti con l'Egitto,come anche Gesù

L'Egitto era custode di un sapere antico. I sacerdoti egiziani non dispensavano a tutti questo sapere ma solo a chi ritenevano veramente degno



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 22/03/2015, 14:24 
LUCIFERO E IL PRIMO BUGIARDO

Quante volte, nel corso delle nostre ricerche, ci siamo interrogati sulla dicotomia tra FEDE e CONOSCENZA, la quale vedremo si traduce in una dicotomia ancora più filosofica tra OBBEDIENZA e RIBELLIONE.

Ed è forse proprio da questa dicotomia che nasce la figura del ribelle per definizione: l’angelo Lucifero.

Nella tradizione popolare con questo termine generalmente s’intende un ipotetico essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna, anzi viene addirittura spesso indicato come il capo dei demoni, il signore degli inferi in cui giacciono i dannati, ed è in questa accezione che in parte del giudaismo e del cristianesimo viene assimilato alla figura di Satana.

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Questa sostanziale identificazione deriverebbe da tradizioni giudaico-cristiane che forniscono un’interpretazione particolare di un passo di Isaia che tra breve vedremo. Nella fattispecie, il nome Lucifero sarebbe quello che l’entità possedeva prima della sua cacciata dal cielo da parte di “Dio”: l’angelo “portatore di luce” sarebbe cioè divenuto il Satana, cioè “l’avversario” per eccellenza.

I principali fautori di questa interpretazione sono stati Girolamo, Tertulliano, Origene, San Gregorio Magno, San Cipriano di Cartagine, San Bernardo di Chiaravalle, Agostino di Canterbury i quali sostanzialmente concordano nell’affermare l’originario stato angelico di Lucifero/Satana e dei suoi angeli/demoni: una condizione paradisiaca da cui sarebbero decaduti a causa della superbia e della ribellione.

Possiamo dire in sostanza che questi Padri stabilirono l’identità fra il Lucifero di Isaia e il Satana di Giobbe e dei Vangeli, operando una saldatura che è entrata a far parte della tradizione religiosa e popolare in modo quasi granitico.

Il seguente articolo proporrà invece un modello molto diverso: ovvero quello originale, che vede le due figure archetipali di Gesù e Lucifero essere la medesima entità spirituale.

L’appellativo “Lucifero” racchiude in sé la funzione dell’archetipo spirituale al quale si riferisce. La parola latina “lucifer” deriva da lux (luce) e ferre (portare). Lucifero significa quindi “colui che porta la luce”. Il latino “lucifer” è a sua volta una traduzione precisa della parola greca “phosphoros.” Anche in questo caso, infatti, la parola “phosphoros” ha come significato quella di “portatore di luce”, essendo costituita da phos (luce) e pherein (portare).

Fosforo (o Eosforo) veniva ritratto come un bambino nudo con una torcia stretta in mano, simbologia archetipale che possiamo riscontrare anche nella figura di Prometeo o, più recentemente, in quella della Statua della Libertà. In ogni caso abbiamo la fiamma della ragione – la conoscenza – che illumina l’oblio dell’ignoranza.

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Solitamente per “luciferianesimo” viene intesa l’interpretazione gnostica di Lucifero, visto nel dramma metaforico della genesi come colui che risveglia l’uomo alla conoscenza di sè andando contro il volere del Dio che voleva che la sua creatura non scoprisse il suo potenziale divino…

La differenza tra molti cristiani e i luciferiani è che i primi leggono la genesi alla lettera, mentre i secondi considerano il racconto biblico come una metafora, una metafora in cui vi sono forze, e non entità in carne ed ossa. In quest’ottica esiste Dio in quanto intelligenza latente dell’universo (la Forza), poi esiste un altro Dio malvagio o completamente folle identificato dai gnostici nel Dio dell’Antico Testamento e frutto solo della malata immaginazione dell’uomo.

Infine Lucifero rappresenta il Logos, la razionalità e la sapienza divina latente nell’uomo, l’anelito dell’uomo a scoprire i misteri dell’universo, ma anche il principio di ribellione verso ogni limitazione dell’essere e della libertà dell’uomo.

La morale gnostica e luciferiana si fonda tutta sul metro della libertà. Per esempio uccidere è sbagliato perchè limita la libertà di continuare a vivere di un altro. Rubare è sbagliato perchè priva un altro della libertà di disporre dei propri averi e così via.
Vengono condannate invece tutte le imposizioni moralistiche riguardanti i gusti personali: ognuno è libero di pensare, esprimersi, vestire, mangiare e amare come gli pare.

Un equivalente del mito gnostico di Lucifero è il mito greco di Prometeo, che sfidando il geloso Giove dona all’uomo il fuoco della conoscenza (Luci-Fero porta la luce) e insegna all’uomo a cavarsela da solo, così come nei miti mesopotamici e biblici fanno i Vigilanti e gli Angeli Caduti capitanati da Semyaza aiutando la stirpe cainita nella costituzione della civiltà urbana antidiluviana trasferendo all’umanità tutta una serie di conoscenze implicite nel concetto del frutto proibito edenita.

Non è un caso se nel mito gnostico a volte Lucifero viene spesso immaginato donna, capelli neri, pallida e occhi verdi, vestita di nero e verde. Questo corrisponde all’impersonificazione della Sophia, ovvero della Sapienza. Il cosiddetto ”angelo verde” che compare nella trilogia gnostica di Matrix nella figura dell’Oracolo (Prometeo significa che vede prima, cioè oracolo) che aiuta l’Eletto e il genere umano a difendersi dal controllo dell’Architetto, metafora del Dio demiurgo dell’Antico Testamento.

Nel luciferianesimo Gesù Cristo non è una figura negativa, ma un eroe, definito il vero Lucifero. Gesù per il luciferianesimo non è il figlio del Dio dell’Antico Testamento, ma è appunto il Figlio dell’Uomo, e pertanto la manifestazione del potenziale evolutivo e divino completo dell’uomo, “figlio” quindi di quel vero “Dio” che è la Forza latente dell’universo, al contrario dell’immaginario comune che lo vede figlio del falso dio demiurgo veterotestamentario.

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L'idea di Lucifero come principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel Romanticismo di Byron, di Shelley, di Baudelaire e persino di Blake.

Tra gli autori italiani è interessante ricordare l'inno a Satana del Carducci e il poema Lucifero di Mario Rapisardi.

Tutta questa enorme cultura, la cui matrice luciferica è rimasta sempre più o meno celata, può essere compendiata nel sopraccitato termine luciferismo (o luciferianesimo) inteso come controparte del satanismo, ove quest'ultimo accetta l'identificazione di Lucifero e Satana e anzi venera proprio l'aspetto tenebroso e demoniaco di Lucifero/Satana, mentre la visione luciferiana usualmente non accetta tale identificazione oppura l'accetta solo per risolvere l'aspetto satanico nell'aspetto luciferino (cioè l'aspetto tenebroso nell'aspetto luminoso).

Posto che satanismo e luciferismo non si oppongono l'uno all'altro, il culto di Lucifero come entità spirituale oppure più semplicemente come simbolo ideale ha come presupposti teologico-filosofici l'identità fra Dio e Sophia (la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore di luce, cioè portatore di conoscenza. Secondo tale visione dunque Cristo e Lucifero o sono figure complementari oppure sono addirittura la stessa persona in due aspetti e momenti diversi, per cui il Satana che compare nei Vangeli sarebbe stato anche il tentatore di Lucifero all'inizio dei tempi, il che presuppone la non-identità fra Lucifero e Satana.

La dottrina e il catechismo associano l’erronea e la mistificata figura del satanico lucifero al serpente dell’Eden così descritto in Genesi:

<<... Il serpente era il più astuto di tutti gli animali della campagna che il Signore Dio aveva fatto, e disse alla donna: "è vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di nessun albero del giardino"?

La donna rispose al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che sta nella parte interna del giardino Dio ha detto: "Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"... >>


E su questa frase possiamo osservare ciò che avremmo dovuto capire fin dalle prime lezioni di catechismo.

Ovvero che il primo bugiardo che vediamo nella Bibbia è proprio il dio veterotestamentario che la dottrina vorrebbe essere creatore dell’universo, onnisciente e onnipotente.

Già... bugiardo... poiché in sostanza minacciò di morte Adamo ed Eva qualora si fossero arrischiati a nutrirsi del frutto dell’albero della conoscenza.

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Eppure sappiamo che essi mangiarono di quel frutto e certamente non morirono, svelando quindi la menzogna del dio, del potere, a cui si erano affidati e il quale richiedeva da parte loro una cieca e dogmatica obbedienza.

Inconsistenti sono anche le tesi teologiche in risposta al quesito in questione secondo le quali dio non avrebbe mentito poiché Adamo ed Eva effettivamente diventarono mortali dopo aver mangiato del frutto dell’Albero della Conoscenza. In primo luogo queste giustificazioni risultano inconsistenti in quanto in nessun passo precedente si può evincere la presunta creazione immortale di Adamo ed Eva, in secondo luogo poiché se anche così fosse non avrebbe avuto senso la proibizione di nutrirsi del frutto dell’albero della Vita per ottenere la vita eterna.

Tralasciando il termine plurale che lascia presupporre una pletora di soggetti ‘divini’ che popolavano l’Eden biblico leggiamo infatti sempre in Genesi

<<... Il Signore Dio disse allora: "Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male! Ora facciamo si ch'egli non stenda la sua mano e non prenda anche l'albero della vita così che ne mangi e viva in eterno!". ... >>

Ed è inquietante infine oltre all’idea di questo dio bugiardo quella di un dio che punisce in modo cosi violento un atto sì di disobbedienza e di ribellione, ma contro una autorità, seppur divina, che voleva l’uomo restasse nella condizione di ignoranza, senza poter godere della “conoscenza”, così da potere essere più facilmente manipolabile dalla “Fede”.

<<... Allora il Signore Dio disse al serpente: "Perché hai fatto questo, maledetto sii tu fra tutto il bestiame e tra tutti gli animali della campagna: sul tuo ventre dovrai camminare e polvere dovrai mangiare per tutti i giorni della tua vita. Ed io porrò ostilità tra te e la donna tra la tua stirpe e la sua stirpe: essa ti schiaccerà la testa e tu la assalirai al tallone".

Alla donna disse: "Moltiplicherò le tue sofferenze e le tue gravidanze, con doglie dovrai partorire figliuoli. Verso tuo marito ti spingerà la tua passione, ma egli vorrà dominare su te".

E all'uomo disse: "Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, per il quale ti avevo ordinato: "Non ne devi mangiare: Maledetto sia il suolo per causa tua. Con affanno ne trarrai il nutrimento, per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi farà spuntare per te, mentre tu dovrai mangiare le erbe dei campi. Con il sudore della tua faccia mangerai il pane, finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto, perché polvere sei e in polvere devi tornare"... >>


Paradossalmente fu quindi proprio il serpente a dire la verità ai due metaforici simboli dell’umanità tutta.

<<... Ma il serpente disse alla donna: "Voi non morirete affatto! Anzi Dio sa che nel giorno in cui voi ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male".

Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiarsi, seducente per gli occhi e attraente per avere successo; perciò prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò... >>


Fin dalle prime righe della Bibbia quindi conosciamo un dio veterotestamentario crudele, vendicativo, bugiardo. Ma la cosa che dovrebbe fare ulteriormente riflettere è che questo dio risulta persino avere timore della sua propria creatura “a immagine e somiglianza...” che cerca di limitare per impedire che diventi “esattamente come...”.

Cosa che invece proprio il serpente cercherà di realizzare. Serpente il quale disse la verità all’uomo relativamente al significato e alle conseguenze del frutto dell’albero della conoscenza, inducendo nell’uomo un atto di disobbedienza civile come diremmo oggi, attraverso il quale l’Uomo vincendo l’ignoranza della fede nella quale il dio veterotestamentario voleva costringerlo, ottiene, oltre alla conoscenza una maggiore libertà ed emancipazione... Libertà ed emancipazione che però pagherà a caro prezzo.

Disobbedienza e ribellione che comunque hanno caratterizzato tutti i grandi cambiamenti positivi che l’umanità ha ottenuto nel corso dei millenni. E’ innegabile infatti che ogni successo ottenuto dall’uomo in campo tecnologico, sociale, politico, economico, scientifico e religioso sono state grazie alla volontà di alcuni di opporsi e ribellarsi allo status-quo accettato dalla maggioranza delle persone come realtà dogmatica e incontrovertibile.

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E questo nell’annoso dibattito tra FEDE e CONOSCENZA, dove, come abbiamo visto in diversi precedenti articoli, la prima implica l'affidamento del soggetto a un intermediario mentre la seconda offre la possibilità all’uomo di emanciparsi, di rendersi libero e di evolvere.

La disobbedienza, compresa la disobbedienza civile teorizzata da Henry David Thoreau, praticata dal Mahatma Gandhi e da Martin Luther King, si è trasformata nella storia in una sorta di «potere costituente» e di forza evolutiva promotrice di cambiamenti.

La «disobbedienza», insomma, non è stata sempre negativa. Qualche volta ha rappresentato un fattore di accelerazione verso la modernità e verso la conquista delle libertà civili. Qualche altra volta si è rivelata un antidoto contro «le ingiustizie della giustizia» o contro, vien da dire parafrasando D'Annunzio, «la giustizia mutilata».

Del resto, a proposito di giustizia violata, anche il teorico della «disobbedienza civile», Henry David Thoreau, ebbe qualcosa da sottolineare: «La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; e, anzi, a causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati in agenti di ingiustizia»

Come ci ricorda Pierluigi Piazza la storia dovrebbe istruirci con il suo svolgersi continuo fra obbedienze e disobbedienze di uomini, comunità, popoli interi. Dovrebbero essere costante motivo di riflessione le immagini di masse intere di persone che marciano dipendenti da assoluti ideologici e politici disumani, portatori di atrocità e morte.

Dovremmo accettare la provocazione di un interrogativo costante: perché l’essere umano è così facilmente disponibile a ‘vendere’ la propria libertà, dimensione costitutiva che proclama e desidera, a cui agogna, salvo poi, appunto, a non vivere il coraggio di gestirla assumendola, testimoniandola, nelle situazioni della storia?

Perché è così propenso ad obbedire anche alle indicazioni, alle organizzazioni e agli ordini disumani? Perché tende a scusarsi attribuendo ad altri, ai superiori, la responsabilità delle proprie parole, posizioni, azioni anche quelle più violente, disumane, omicide? E, in alternativa, dove trova l’ispirazione, la forza, il coraggio, la perseveranza per opporsi, considerando le conseguenze dolorose fino alla persecuzione, all’isolamento, al carcere, alla tortura, alla morte violenta?

Gesù Cristo non venne forse lui stesso a sovvertire l'ordine costituito?! Come infatti ben possiamo osserviamo durante il celebre passo della cacciata dei cambiavalute davanti al sagrato del tempio.

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Cambiavalute di ieri, che sono i banchieri e il mondo della finanza di oggi... Peccato che oggi tutti ricordano quelli davanti al tempio come mercanti, ennesima mistificazione della realtà storica descritta nei testi sacri a tutela dell’ordine costituito e del potere centrale

Tutto questo spiega perché apparentemente sia gli esponenti di quelli che noi del Progetto Atlanticus identifichiamo con i Player B e C facciano spesso riferimento e uso di simboli che i complottisti della rete associano al male, al satanismo, alla massoneria o a Lucifero.

Effettivamente è davvero così, in quanto, se Lucifero equivale a conoscenza, è pur vero che tutti anelino ad essa, noi compresi. La discriminante è nell’uso che di questa conoscenza si vuole fare.

Il Player B, luciferino, desidera, secondo la logica del Progetto Atlanticus, utilizzare questa conoscenza per fare evolvere l’Uomo seguendo quanto fatto in precedenza dai capostipiti di tale figura: Enki, Gesù, il serpente stesso, rendendolo libero ed emancipandolo dai dogmi della fedele obbedienza e del dominio da parte dello status-quo, del potere, e tra essi annoveriamo a titolo esemplificativo tutto quell’ambito esoterico-ermetico proprio della massoneria e dell’alchimia rinascimentale ivi compresi anche quegli artisti contemporanei fin troppo erroneamente vituperati da certe ipotesi complottiste che circolano in rete.

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D’altro canto il Player C, anch’esso adoratore di Lucifero al pari del Player B, desidera e ottiene questa conoscenza al solo scopo di sfruttarla per mantenere l’uomo sotto al proprio tallone godendo dei privilegi di CHI SA nei confronti di CHI NON SA.

La Conoscenza rappresentata da Lucifero e dal simbolo del serpente stesso diventa pertanto l’obiettivo di entrambi i Player seppur come abbiamo visto con finalità diverse.

Come riconoscerli in modo autonomo senza doversi fidare di quello che affermano i complottari sulla rete o quello che noi stessi sosteniamo? Il mio consiglio è di non guardare al contenitore, ma al contenuto. Se il contenuto è portatore di conoscenza, libertà, emancipazione anche attraverso provocazioni e linguaggi simbolici esoterici-alchemici propri del mondo artistico, allora colui che lo porta sarà probabilmente figura ascrivibile al Player B.

Quel timore rappresentato dalla rabbia del dio veterotestamentario nei confronti di un Uomo in possesso della conoscenza che è invece ciò che ha contribuito alla demonizzzione nel corso dei millenni della figura della conoscenza rappresentata dal serpente e dal suo portatore, Lucifero stesso, trasformato nel maligno.

Un timore di cui abbiamo parlato nell’articolo “Il ruolo del Player A e le sue paure” nel quale analizziamo dove nasce il timore del Player A e come esso caratterizzi certa 'Accademia' e certe istituzioni ancora oggi. Vi è una scena, verso la fine del celebre film di fantascienza di Schnaffer “Il pianeta delle Scimmie” del 1968 nella quale viene data lettura della XXIX pergamena.

Una pergamena tenuta volutamente segreta dall’elite scimmiesca al fine di evitare la dissoluzione delle credenze sulle quali si fondava l’intera società del popolo delle scimmie, le quali non conoscevano e non dovevano conoscere la vera storia del passato del loro pianeta.

Essa recitava:

“... Guardati dalla bestia-uomo, poiché egli è l'artiglio del demonio. Egli è il solo fra i primati di Dio che uccida per passatempo, o lussuria, o avidità. Sì, egli uccide il suo fratello per possedere la terra del suo fratello. Non permettere che egli si moltiplichi, perché egli farà il deserto della sua casa e della tua. Sfuggilo, ricaccialo nella sua tana nella foresta, perché egli è il messaggero della morte..”

Un duro giudizio nei confronti del genere umano, ma che a mio avviso, ben rispecchia i possibili timori manifestati dal Player A all’epoca del dibattito intercorso tra i due Player, A e B appunto, in merito alla eventualità di offrire all’uomo, al Sapiens in modo particolare, determinati saperi e tecnologie.

Di civiltà tecnologicamente avanzate dell'antichità ce ne sono state diverse, e più volte sono state annientate da cataclismi e, a giudicare da quanto narrano i testi indù, anche da guerre non convenzionali facendo ricorso ad armi dalla potenza così devastante da far apparire delle normalissime bombe le nostre attuali bombe atomiche.

Un trauma nella coscienza collettiva che deve essere dimenticato ed evitato e che per il quale determinati soggetti, seguendo le logiche e i timori già di Enlil, seguono la strada del Player A.

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Persone che sanno bene cosa si nasconda nei reconditi angoli segreti della misteriosa storia passata dell’umanità e del corpus letterario alchemico-esoterico, ma che nonostante questo negano, negano con tutte le loro forze ogni tipo di ricerca che in qualche modo possa riportare alla luce quell’antico e terribile segreto reclutando indirettamente i cosiddetti ‘scientisti’, ignari di questo segreto, di modo da poter continuare a sostenere nelle accademie, e quindi nell’opinione pubblica, quella tranquilla storia dogmatica che ci vede come una evoluzione delle scimmie in un progresso tecnologico lineare che ci ha portato dall’età della pietra in modo del tutto lineare appunto.

Tutto questo per dormire sonni tranquilli ed evitare che l’Uomo possa entrare in possesso di una conoscenza esoterica e tecnologie così incredibilmente distruttive da rappresentare un pericolo per sè e per gli altri.

Pur non condividendo l’atteggiamento e la filosofia del Player A e dei suoi ‘affiliati’ più o meno consapevoli credo vada riconosciuto loro la validità delle loro motivazioni.

A differenza del Player C costoro non sfruttano l’ignoranza del genere umano al fine di dominarlo o controllarlo.

Il loro comportamento si avvicina di più a quello di un buon padre di famiglia che impedisce al proprio bambino di maneggiare una pistola carica riponendo la stessa al sicuro, in un armadio chiuso a chiave, protetta dalla curiosità del proprio figlio, in attesa che questi sia sufficientemente maturo per poter ‘svelare’ il segreto contenuto nell’armadio.

In buona sostanza il Player A tenderebbe ad evitare che certe tecnologie e certi saperi vengano alla luce e resi di dominio pubblico, prima che i sapiens siano in grado di utilizzarli, per evitare che questi li possano usare nel modo sbagliato distruggendosi e distruggendo il mondo.

Accanto e contrapposto al ruolo del ‘padre’ rappresentato dal Player A troviamo quello della ‘madre’ luciferiana, rappresentata dal Player B, il quale invece si propone di educare e istruire il genere umano per prepararlo a poter aprire quell’armadio chiuso a chiave di cui si parlava prima, il cosiddetto velo di maya, richiamando la terminologia induista già utilizzata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer.

Padre e madre, censore il primo, istruttrice il secondo, in perfetto e alchemico equilibrio, anche se al nostro livello di ricerca tutto questo si traduce in un duro scontro tra le posizioni dell’accademia tradizionale e quelle della ricerca alternativa.

Quel duro scontro tra fede e conoscenza, tra obbedienza e disobbedienza, tra il ribelle Lucifero e il demiurgo, che caratterizza da millenni il teatro della “Scacchiera degli Illuminati”.

Fonti:
viewtopic.php?f=23&t=16909
http://www.fuocosacro.com/pagine/gnosti ... cifero.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Lucifero
http://www.anticorpi.info/2015/03/simbo ... vetta.html
http://www.latelanera.com/divinita-demo ... asp?id=279
http://www.multiversoweb.it/rivista/n-0 ... enza-2597/
https://edizionidodici.wordpress.com/20 ... tivo-n-48/
M. HEINDEL, La Cosmogonia dei Rosacroce, Verona, Edizioni del Cigno, 2005
M.P. HALL, The Secret Teachings of all Ages, Radford, Wilder Publications, 2009
R. STEINER, Influssi luciferici, arimanici, asurici (Conferenza di Rudolf Steiner del 1909)
http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... O_ID=10136

Ricordiamo il sito dell'autore
http://progettoatlanticus.net

e il podcast collegato
http://atlanticast.com



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 28/03/2015, 13:07 
Come vennero tramandati i vangeli?

Non solo non esiste nessun Vangelo nel testo originario - anche se fino al XVIII secolo si è affermato di possedere l'originale del Vangelo di Marco, e precisamente a Venezia e a Praga - ma anzi non si è conservato nessun libro neotestamentario, e neppure alcun libro della Bibbia, nella sua originaria stesura autografa. Di più, non esistono nemmeno le prime trascrizioni. Ci sono soltanto copie di copie di copie: trascrizioni di manoscritti greci, di vecchie traduzioni latine, siriane, copte, nonché da citazioni neotestamentarie fatte da Padri della chiesa, riferite sovente a memoria... all'incirca 18.000 in un autore come Origene! (50) Senza contare che le opere degli stessi Padri della chiesa sono state a loro volta tramandate con livelli di attendibilità assai differenti.

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La riproduzione scritta dei Vangeli non avvenne comunque senza errori. Per più di due secoli, infatti, essi furono esposti agli interventi intenzionali o involontari dei copisti. Nel corso della loro diffusione, attraverso l'uso pratico cui erano sottoposti, i testi subirono per dirla coi teologi Feine e Behm - «molteplici mutamenti, del tutto spontanei, epperò anche ampliamenti e accorciamenti premeditati. «Redattori, commentatori e glossatori ecclesiastici - come dimostra il teologo Hirsch - hanno seguitato a lavorarci, ovvero hanno limato», «completato», «armonizzato», «ripianato» e «migliorato», di modo che in ultima analisi - come scrive il teologo Lietzmann - «ne risulta una giungla di varianti, di aggiunte e omissioni in contraddizione le une con le altre. Di conseguenza noi, spiega il teologo Knopf, «in molti luoghi non possiamo determinare con certezza, ma neanche solo con probabilità, il testo primigenio»(51). Il quale è oltretutto scarsamente originale, come tante altre cose nel Cristianesimo. Perché nella stessa maniera già gli antichi Egizi avevano migliorato le loro sacre scritture (52) ...

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Ciò nondimeno, il teologo cattolico Alexander Zwettler afferma (con licenza di stampa dell'Ordinariato arcivescovile di Vienna) che «nessun libro della letteratura mondiale fu tramandato ai posteri con tanta accuratezza quanto la Sacra Scrittura: illusione o inganno ne rimasero esclusi»(53). Alois Stiefvater, presidente della Società Kolping, giunge a stimare una percentuale della credibilità biblica: «Nella Bibbia tutto è in regola al 99 per cento» (54)

Il contrario è certamente più vicino al vero. Con una certa impudenza, Stiefvater chiama in causa la moderna esegesi biblica, per porre il problema: perché mai la Bibbia dovrebbe essere stata mutilata d'un tratto? E risponde: «Ma la Bibbia è tramandata anche più scrupolosamente e accuratamente di altri libri. Eppoi, la critica biblica moderna ha fatto sì che la Bibbia fosse studiata con precisione scientifica... Le si può senz'altro prestar fede» (55).

In realtà, nel copiare i Vangeli, e specialmente nei primi decenni, si procedette tanto più disinvoltamente in quanto - per quasi un secolo - essi non vennero affatto considerati come testi sacri e inviolabili. Difatti, non si possedeva ancora un Nuovo Testamento, ma si faceva uso, in mancanza di una propria scrittura sacra, di quella dell'ebraismo. Solo nella seconda metà del II secolo - quando la tradizione orale assunse forme sempre più inverosimili - i Vangeli vennero equiparati all'Antico Testamento, finendo con l'esser preferiti ad esso.

Solo dalla medesima epoca si cominciò inoltre a preferire i quattro Vangeli - che in seguito verranno canonizzati - ai molti Vangeli «apocrifi», facendo di quei quattro il «Vangelo» per antonomasia. Per lungo tempo, tuttavia, essi non vennero ritenuti ispirati. Infatti, tranne l'autore dell'Apocalisse (peraltro assunta a stento nella Bibbia), nessun autore neotestamentario ebbe a dichiarare la sua produzione come divina o ispirata da Dio: né Paolo, né gli autori delle altre epistole, né gli evangelisti medesimi. Al contrario, la stessa assicurazione di Luca, di avere «accuratamente indagato tutti i fatti fin dalle origini», dimostra, più e meglio di altre considerazioni, quanto poco il compilatore si ritenesse estasiato da divine illuminazioni. E neppure credeva di fare qualcosa di eccezionale. Piuttosto, fin dal primo verso, confessa che «già molti» prima di lui avevano compilato simili narrazioni. Ma queste non lo avevano soddisfatto, per cui era sua intenzione di migliorarle (56)

Quello di migliorare i Vangeli fu pure - senza alcun dubbio - il proposito dei loro innumerevoli copisti. I quali cancellarono e inserirono, paragrafando e profondendosi nella coloritura di dettagli. In generale, riassunsero e adattarono, più che fornire corrette riproduzioni. «Il testo originale - spiegano i teologi Hoskyns e Davey - scompare sempre di più; si rilevano le contraddizioni, che diventano via via più numerose, tra i manoscritti di differente derivazione, mentre si cerca di appianarle e di compensarle: il risultato è il caos» (57)

Fino all'anno 200 circa, i testi del Nuovo Testamento soggiacquero - secondo il teologo Julicher - «ad un parziale imbarbarimento formale»(58), giacché si trattavano i Vangeli secondo i gusti o le necessità del momento(59). Ma altri amanuensi, anche posteriori a quel l'epoca, hanno incluso nuovi miracoli oppure hanno ingrandito quelli preesistenti (60).

Per por fine all'inaudito imbarbarimento, il vescovo Damaso di Roma chiamò nel 383 il dalmata Girolamo, falsario e calunniatore privo di scrupoli (tanto che il mondo cattolico lo elevò con sicuro istinto a patrono delle facoltà teologiche), incaricandolo di stabilire un testo unitario delle bibbie latine, delle quali non ce n'erano due che concordassero in passi di una certa lunghezza. Di conseguenza, il delegato papale tramutò la lezione del modello da lui usato come base per la sua «rettifica» dei quattro Vangeli - in circa 3.500 punti. Questa traduzione di Girolamo, conosciuta col nome di Vulgata, quella generalmente diffusa - benché rifiutata per secoli dalla Chiesa stessa - fu dichiarata l'unica autentica solo nel XVI secolo dal Concilio di Trento.

Tuttavia, come nessuno dei manoscritti latini della Bibbia concorda pienamente con un altro, così anche tra quelli greci (nel 1933 si conoscevano ben 4.230, nel 1957 già 4.680 manoscritti greci del Nuovo Testamento) non ce ne sono due con l'identico testo. Una concordanza di tutti i codici si riscontra appena nella metà delle parole. Ciò accade nonostante che, o piuttosto proprio perché nella tradizione manoscritta si sono equiparati e allineati i Vangeli tra di loro. Si stima il numero di queste varianti, ovvero delle diverse lezioni e modi interpretativi, intorno a una cifra di 250.000. E dunque, il testo della Bibbia - oggi diffusa in più di 1.100 lingue e dialetti - risulta degenerato senza speranza e mai più ripristinabile, nemmeno in maniera approssimativa.

E non basta, dato che tuttora si continua a falsarlo e a modificarlo. In piena ufficialità.

Lutero, ad esempio, nella sua traduzione relativa ai prigionieri di guerra di Davide, aveva scritto: «Ma il popolo là rinchiuso/ ora egli fece uscire/ lo strinse sotto seghe/ ed ascie di ferro/ e lo bruciò nelle fornaci di mattoni».

Orbene, dopo la Seconda guerra mondiale, questo metodo del «divino Davide» rammentava un po' troppo i metodi di Hitler. Ed ecco che la Bibbia stampata nel 1971 «secondo la traduzione tedesca di Martin Lutero» dal Consiglio della Chiesa evangelica dì Germania - in sintonia con l'Unione delle Società bibliche evangeliche in Germania, autorizzata nel 1956 e nel 1964 - trasforma così il passo citato come segue: «Ma egli condusse fuori il popolo colà riunito, collocandoli come servi alle seghe, ai picconi e alle asce di ferro, e facendoli lavorare ai forni di mattoni» (63)

Oppure, dove Lutero aveva tradotto il corrispondente passo del I Libro di Cronache, 20,3 «Fece uscire gli abitanti ch'erano nella città, e li fece a pezzi con delle seghe, degli erpici di ferro e delle scuri», ecco mutato il tenore del medesimo passo nella Bibbia «secondo la traduzione di Martin Lutero» autorizzata dal Consiglio delle Chiese evangeliche: «Fece uscire gli abitanti e li adibì ai lavori forzati con seghe e scuri di ferro». E ancora; se Lutero scrive di «cinquantamilasettecento» persone che Dio fa morire perché avevano rimirato l'Arca dell'alleanza, la Bibbia del suddetto Consiglio (Ekd) ne ricava la modica quantità di «settanta uomini»(65).

La falsificazione è sistematica.

Nella redazione revisionata nel 1975 della Bibbia di Lutero, appena due terzi risalgono direttamente a Lutero stesso. Almeno una parola su tre è stata cambiata, talvolta leggermente, talaltra pesantemente. (66)

Note:
48) Rathgeber 66
49) Lietsmann (1953) vol.2, 94
50) Knopf (1930) 47 sg.
51) Deschner (1962) 142
52) Cfr Leipold/Morenz 53 sgg.
53) Zwettler 195
54) Stiefvater (1961) 16
55) Ididem 15 sg.
56) Luca 1,1 sgg.
57) Hoskyns/Davey 29 sg.
58) Jülicher 591
59) Ibidem 581; Knopf (1930) 63
60) Karnetzki 180
61) Dettagliatamente su Girolamo: Deschner (1986[2]) 169 sgg, specialmente 179 sg.
62) Deschner (1962) 142 sg.
63) Cfr La Bibbia 368 con Lutero vol I, 591. Il corsivo è mio
64) Cfr La Bibbia 484 con Lutero vol I, 773. Il corsivo è mio
65) Cfr La Bibbia 321 con Lutero vol I, 517
66) L. Schmidt 345 sgg.; inoltre Krause 75 sgg.

«La Chiesa che mente» di Karlheinz Deschner


http://crepanelmuro.blogspot.it/2014/10 ... i.html?m=1



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 02/04/2015, 15:56 
"La parola credere è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci"

"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi e' spiritualmente sano non ha bisogno di religioni"

Carl Gustav Jung

Lo gnosticismo e Carl Jung: l’importanza della conoscenza di se stessi

Immagine

La parola gnosticismo ai nostri tempi non è molto diffusa. Ben più comune è infatti il suo contrario, agnosticismo. Agnostico letteralmente significa ignorante, che non conosce, e per estensione ateo, senza alcuna fede. Eppure lo gnosticismo è più antico. All’opposto degli agnostici, essi sono conoscitori. Gnosis infatti in greco significa conoscenza. Gli gnostici sono vissuti maggiormente durante i primi tre-quattro secoli dell’era cristiana. Molti di loro si consideravano cristiani o giudei o appartenenti agli antichi culti egizi, babilonesi, greci o romani. La loro non era una setta o una nuova religione ma si trattava di persone che avevano in comune la convinzione che la conoscenza diretta e personale della verità dell’esistenza è lo scopo supremo della vita umana.

Questa conoscenza della verità, o gnosi, non è razionale o scientifica e nemmeno filosofica, ma è una conoscenza che nasce dal cuore in modo intuitivo e per questo è chiamata nel Vangelo della Verità Gnosis kardias, o conoscenza del cuore. La fede quindi non è cieca accettazione di un dogma ma illuminazione e trasformazione interiore, un processo psicologico profondo.

Gli gnostici non negavano la verità di Gesù e neanche le leggi divine, visti come mezzi per arrivare ad una verità che, una volta ottenuta, non avrebbe avuto bisogno di leggi o di fede. Come per la moderna psicologia, per loro la teologia e l’etica sono tappe nel cammino verso la conoscenza di se stessi.

È facile immaginare come questa attitudine che richiedeva all’uomo l’esercizio della sua piena libertà sia stata osteggiata, repressa e condannata come eresia dalle religioni ortodosse. I testi di teologia ancora oggi si riferiscono agli gnostici come la prima e la più perniciosa di tutte le eresie. L’imperatore Costantino e i suoi crudeli vescovi praticarono il genocidio contro gli gnostici. A questo primo olocausto purtroppo ne seguirono altri. L’ultima grande esecuzione risale al Rogo di circa 200 gnostici nel 1244 nel castello di Montsegur in Francia. Ebrei e Cristiani hanno odiato e perseguitato gli gnostici con persistente determinazione.

Vediamo di capire il motivo di tanto odio.

Gli gnostici si differenziavano per la loro attitudine verso il mondo. Essi rifiutavano il denaro, il potere, il governo, la famiglia, le tasse e tutte le obbligazioni a cui un membro della società è sottoposto, rifiutando così l’intero sistema. Ritenevano che la vita umana non possa esaurirsi all’interno delle strutture rigide della società. Nessuno perviene alla sua verità essendo quello che la società vuole che sia o che faccia. In realtà, famiglia, società, chiesa, professione, politica, etica e comandamenti, nessuno di essi conduce al benessere vero dell’anima, ma al contrario spesso queste sono proprio le trappole che ci tengono lontani dalla vera spiritualità.

Possiamo immaginare dunque il motivo per cui è stata considerata a lungo l’eresia più perniciosa, perché non riconosce nessun potere terreno e si basa su intuizioni che possiamo sentire solo col cuore.

Lo gnosticismo non mira a una trasformazione del mondo ma di se stessi e della propria attitudine verso il mondo. Se vogliamo ottenere la Gnosi, la conoscenza del cuore che rende libero l’essere umano, dobbiamo liberarci prima del falso cosmo creato dalla nostra mente condizionata.

Ma per capire meglio dobbiamo analizzare, seppure brevemente, i cardini dello gnosticismo.

Per gli antichi gnostici l’essere umano non è solamente una creatura fatta di materia, mente ed emozioni ma ha anche una terza componente che essi chiamano pneuma, cioè spirito. È grazie al risveglio e al cammino di questa componente che inizia il processo di Gnosi.

Questa componente spirituale non si esprime attraverso dottrine o dogmi ma attraverso l’uso di mitologia e simboli nei sogni, nelle visioni e negli stati alterati della coscienza. I simboli rivelano un cammino di sviluppo psicologico o spirituale.

Secondo gli gnostici la condizione dell’essere umano è determinata essenzialmente da due stadi: la discesa dell’anima umana dal mondo di luce, avvenuta nel passato, e il suo destino che è il ritorno a quel mondo di luce perduto.

Come molte religioni o quasi tutte, gli Gnostici affermano che l’essere umano ha perduto la sua condizione di interezza e felicità e si è trovato a vivere in un mondo in cui regnano il male e la sofferenza. Ma a differenza delle altre religioni la colpa di questa caduta non dipende dall’uomo ma dal creatore. Sappiamo che il creatore viene chiamato dagli gnostici Demiurgo, o architetto, perché non è il vero dio e proprio da questa interpretazione della deità e da ciò che ne deriva nasce il blasfemismo degli gnostici .

Nella visione gnostica il vero Dio non è il creatore dell’universo , ma “emana” da se stesso la sostanza di tutto quello che c’è nel mondo, visibile e invisibile. Tutto è Dio, perché tutto consiste della sostanza di Dio.

Gli Eoni sono delle divinità intermediarie che esistono tra gli esseri umani e il vero Dio, sono in realtà emanazioni di Dio. Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie. Nel loro insieme, essi costituiscono il pleroma, la “regione della luce.” Quando un eone chiamato Sophia “emanò” senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore, una coscienza imperfetta, un essere che divenne il creatore del Kosmos, la materia e la psiche, che egli creò ad immagine del pleroma ma in modo imperfetto. Questo essere, ignaro delle sue proprie origini, crede di essere l’unico vero dio, ma è solo il demiurgo.

L’essere umano rispecchia il dualismo del mondo: in parte è fatto dal falso creatore demiurgo ed in parte ha la luce del Vero Dio. Ha una componente fisica e psichica, e una spirituale, una scintilla divina, di cui generalmente gli esseri umani ignorano l’esistenza, imprigionati come sono nel mondo materiale e delle emozioni. La morte libera la scintilla divina dalla sua prigione ma se non c’è stato un lavoro di gnosi è probabile che l’anima si rincarni in un altro corpo. Allo stesso modo, nel corso della storia, gli esseri umani evolvono dall’essere schiavi del materialismo alla libertà spirituale, tramite l’etica della religione.

Gli esseri umani dunque sono intrappolati in un mondo fisico dalla ignoranza delle loro vere origini, della loro natura essenziale e del loro destino. Dei Messaggeri di luce provengono dal Vero Dio per assistere gli uomini in questo processo di Gnosi. Alcune di queste figure più importanti sono Seth (terzo figlio di Adamo), Gesù e il profeta Mani. La maggior parte degli gnostici considera Gesù come la principale figura di salvatore.

Gesù non salva dal peccato ma dall’ignoranza che è causa del peccato. Gesù porta la conoscenza, la Gnosi del vero Dio. Non è tramite la sua crocifissione che Gesù porta la salvezza ma semplicemente con il suo insegnamento e con la sua vita.

Il processo di conoscenza comunque rimane individuale, perché ciascun individuo arriva alla sua salvazione attraverso il suo personale cammino. Il compito dei messaggeri di luce è soltanto quello di risvegliare la scintilla divina. Gli gnostici rifiutavano anche l’etica o la moralità come un sistema di regole da seguire imposte dall’esterno, perché le regole sono del demiurgo e servono i suoi propositi. La moralità deve nascere da se stessi, dalla propria illuminazione.

Questi concetti, ripresi dal Teosofismo, dalla psicologia di Jung e dalla cultura degli anni 60 e 70, sono ormai entrati a far parte del nostro tempo. Ci sono anche molte analogie con il buddismo e la stessa religione cristiana. Ma in particolare Jung ha contribuito alla corretta interpretazione dello gnosticismo e alla sua diffusione nella cultura del nostro secolo.

Jung afferma un vecchia credenza gnostica quando dice che l’Io deve diventare pienamente cosciente della sua alienazione dal Sé prima di poter ritornare a uno stato di comunione con l’inconscio.

Come Jung gli gnostici non rigettano necessariamente il mondo, che essi riconoscono come uno schermo su cui il Demiurgo della mente proietta il suo sistema ingannevole. Come molte delle persone sensibili e meditative vissute in tutte le ere gli gnostici cercarono la verità dentro se stessi. Molti si ritirarono in comunità o diventarono eremiti, altri continuarono a vivere all’interno della società pur non riconoscendola come portatrice della verità, esattamente come avviene oggi.

Barbara Hannah, collega di Jung ricorda che lo psicoanalista le aveva detto a proposito degli Gnostici di sentirli come un gruppo di amici che lo capivano. Fin da ragazzo Jung amava Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, vicino alle idée gnostiche. Schopenhauer enfatizzava la sofferenza del mondo e il Creatore per lui non era tutto bontà o tutta saggezza, né il cosmo era una perfetta armonia, e la volontà creatrice del mondo era cieca e imperfetta.

È stato grazie all’influenza di Jung che si è potuti arrivare alla pubblicazione della raccolta più grande di testi originali Gnostici mai scoperti nella storia, il Codice Nag Hammadi.

I testi gnostici erano stati dati al rogo come eretici e si pensava che non ne esistesse più alcuna traccia, finché lo scozzese James Bruce scoprì in Egitto degli antichi frammenti di papiro contenenti delle scritture. In seguito nel 1945 un contadino egizio, scavando nelle vicinanze della montagna di Jabal al- Tarif vicino al Nilo, nell’alto Egitto, rinvenne una intera collezione di codici gnostici. Apparentemente facevano parte della biblioteca del complesso monastico fondato in quella zona da Pacomio, monaco Copto.

Di fondamentale importanza per dare al ritrovamento dei codici l’attenzione che meritava fu proprio l’interesse da parte di Jung e del suo collaboratore prof. Gilles Quispel, che ne curò la traduzione e la pubblicazione . Infatti Quispel acquistò uno dei codici a Brussel e ne cominciò la traduzione. Il codice fu chiamato Codice Jung e fu presentato al suo Istituto a Zurigo in occasione del suo 80° compleanno. Fu così il primo tra i ritrovamenti di Nag Hammadi ad essere reso disponibile agli studiosi.

Così come lo gnosticismo la psicologia di Jung si fonda sull’interpretazione dei simboli mitologici e dei sogni come espressione delle esperienze interiori.

Quando nel 1940 gli fu chiesto se lo Gnosticismo fosse filosofia o mitologia rispose che gli Gnostici in realtà hanno a che fare con immagini vere, come sono vere quelle che anche ai tempi moderni possono scaturire in persone che vivono esperienze psicologiche profonde. Gli gnostici a suo parere esprimevano immagini archetipali che esistono al di là del tempo e delle circostanze storiche.

In termini di psicologia Junghiana possiamo dire che essi perseguivano più di ogni altra cosa l’esperienza della pienezza dell’essere e davano espressione alle loro esperienze nel processo di individuazione con un linguaggio poetico e mitologico.

Così facendo tiravano fuori del materiale psichico molto significativo e ispirante, anche il contenuto dell’inconscio collettivo e le varie forze e immagini archetipali.

Jung non si dichiarò mai Gnostico come seguace di un credo, così come non si dichiarò mai seguace di alcuna particolare religione ma indubbiamente era molto vicino allo gnosticismo e contribuì alla sua interpretazione.

Vedeva nello gnosticismo l’espressione della battaglia universale dell’uomo per ritrovare la sua pienezza, concetto molto vicino alle sue teorie psicoanalitiche. L’individuazione, o il processo di trasformazione interiore si basa, come per gli gnostici, non sulla fede in qualcosa di esterno ma su una esperienza interiore della psiche, che è la fonte di ogni vera conoscenza.

Secondo Jung il materiale inconscio dell’essere umano rivela l’esistenza di un potenziale spirituale più alto, fonte di intuizione, e nell’uomo c’è anche la spinta a trovare la pienezza dell’essere e accedere a quel potenziale spirituale.

Prima della comparsa del processo di gnosi o di individuazione l’anima umana è dominate da molte forze cieche e stupide (proiezioni e compulsioni inconsce, come il Demiurgo e gli Arconti degli gnostici).

L’analogia con Jung risulta evidente se pensiamo all’Io umano alienato, l’Io cosciente che si è allontanato dall’originaria interezza dell’inconscio, ed essendo inconsapevole delle sue radici nell’inconscio stesso, tuttavia avvertendo dentro di sé la pulsione costante al ritorno alla condizione di una felicità perduta, ricrea un mondo attorno a sé con le sue proiezioni inconsce.

Come il demiurgo gnostico l’Io alienato, cieco e arrogante, proclama che non esiste altro dio al di fuori di se stesso. Crea il suo proprio cosmo non tenendo conto della verità superiore, e per tale ragione il cosmo non può che essere falso e parziale.

Per gli gnostici il processo di conoscenza della verità superiore avviene tramite la sofferenza. La psiche deve concedersi l’esperienza del buio, della paura e dell’alienazione. Infatti anche per Jung il processo di individuazione ha come prima fase il confronto con la parte del proprio inconscio definita Ombra.

Non si tratta di pessimismo fine a se stesso. Per gli gnostici il pessimismo cosmico, cioè il riconoscimento del male nella vita del cosmo verrà compensata dalla liberazione dell’anima dalle tenebre, dall’oppressione e dall’ignoranza, e dal suo ritorno nell’unione con il Pleroma. Questo può essere paragonato al Sé di Jung. Questo Sé, la pienezza dell’essere, è unico per ogni individuo e è raggiunto principalmente con l’integrazione dell’Io con l’inconscio e con l’integrazione degli opposti, come luce e buio, maschile e femminile, bene e male, all’interno della psiche dell’individuo stesso.

La prova più evidente dell’orientamento gnostico di Jung è comunque il suo lavoro Sette sermoni ai morti. Qui Jung sceglie proprio Basilide di Alessandria, maestro religioso dello gnosticismo cristiano primitivo, come autore dei sermoni, e usa con precisione termini come Pleroma e Abraxas per simbolizzare degli stati psicologici e il suo concetto di processo di individuazione.

Infine Jung si è occupato di alchimia, uno dei rami più importanti di quella che talvolta è stata chiamata tradizione Pansofica o teosofica. Secondo Jung questa tradizione ha assunto molte forme nel corso dei secoli ed era stata ripresa nel diciannovesimo secolo dal movimento teosofico creato da Elena Blavatsky. Anche l’Alchimia era stata una manifestazione della tradizione gnostica. Jung riconobbe una forte similitudine tra il processo di trasformazione simbolizzato dagli gnostici come il viaggio dell’anima attraverso le regioni eoniche e il simbolismo di Paracelso della trasfigurazione della vile materia nell’oro.

In conclusione possiamo dire che Jung è stato uno gnostico in quanto vero conoscitore della psiche umana, che ha fatto della conoscenza la ragione della sua vita, e perché ha ripreso in chiave moderna i contenuti dello gnosticismo dei primi secoli dell’era cristiana, interpretandoli nel loro simbolismo e introducendoli nella vita comune attraverso la sua visione della psiche umana.

http://alexiameli.altervista.org/wp-con ... ticism.jpg



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 14/04/2015, 10:11 
EDUCAZIONE CRISTIANA: Consiste nel far contrarre fin dall'infanzia ai piccoli cristiani la salvifica abitudine di sragionare, credere a tutto quello che si dice loro, odiare tutti coloro che non credono in quello in cui credono loro. Il tutto per offrire allo Stato cittadini formati, pieni di buon senso, ragionevoli, tranquilli e soprattutto sottomessi al clero.

ISTRUZIONI CRISTIANE: Consistono nel raccontare sacre favole e nel combattere la ragione dei fedeli da istruire. Queste sublimi funzioni appartengono esclusivamente al clero che gode del diritto divino di rendere i popoli sufficientemente imbecilli e pazzi per soddisfare i loro interessi.

ASSURDITÀ: Non possono esistere nella religione, che è opera del verbo o della religione divina che, come è noto, non ha niente in comune con la ragione umana. Gli increduli pensano di scorgere assurdità nel cristianesimo solo per mancanza di fede; e non avere fede è probabilmente il culmine dell'assurdità. Per non scorgere le assurdità del cristianesimo, bisogna essere assuefatti dall'infanzia e non addentrarsi mai in profonde analisi. Più una cosa è assurda agli occhi della ragione umana, più è conveniente alla ragione divina o alla religione.

Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768


Citazioni riprese dal seguente blog

http://mitodicristo.blogspot.it/



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 12/05/2015, 11:01 
Antonio Silvestri è nato a Cugnoli (PE) nel 1934.

Ha studiato teologia al seminario di Chieti. E' stato ordinato sacerdote nel 1960.

E' stato parroco in diverse parrocchie dell'Abruzzo. Ad un certo punto del suo ministero ha deciso di approfondire la sua conoscenza biblica per vivere con più consapevolezza il sacerdozio.

Studiando a fondo la Bibbia ha rivelato molteplici incoerenze della Chiesa Cattolica Romana, la quale subordinata l'interpretazione delle scritture alla tradizione clericale. Ha rivelato che: il battesimo dei neonati, celibato, papato e altre pratiche e insegnamenti del Cattolicesimo sono in evidente antitesi con la Sacra Bibbia.

Deludente è stato ogni tentativo di far rilevare tali incongruenze ai suoi superiori, dai quali ha ricevuto solo lusinghe che lo persuadessero a mettere tutto a tacere. Infine tale studio approfondito delle Sacre Scritture e l'atteggiamento ipocrita del Clero Cattolico, lo ha condotto ad una crisi di coscienza culminata nell'abbandono della Chiesa Cattolica Romana nel 1993.

In questo video Antonio Silvestri narra la sua coraggiosa esperienza religiosa e di vita.

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Il clero ci vuole ignoranti... per dominarci con la scusa della fede

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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 12/05/2015, 13:28 
Cita:
E' stato parroco in diverse parrocchie dell'Abruzzo. Ad un certo punto del suo ministero ha deciso di approfondire la sua conoscenza biblica


durante il seminario per diventare preti che fanno? Giocano a scopone? Mah cioè questi diventano preti senza conoscere nemmeno la bibbia in maniera approfondita?

Certe cose saltano all'occhio di un ignorante come me e questi DEVONO APPROFONDIRE GLI STUDI per accorgersene?

Gesù è stato battezzato a 30 anni e si è fatto battezzare DI SUA SPONTANEA VOLONTA' non è stato portato dai genitori a farsi schedare prima ancora di saper proferire parola. C'è una bella differenza no?

Gesù professava il contatto diretto uomo-dio senza bisogno di intermediari, la chiesa fa dell'intermediazione il suo core business. altra bella differenza e non occorre essere dei geni della IdioTeologia per accorgersene...

rimango sempre più allibito dalla stupidità umana -_-



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 15/05/2015, 10:34 
A ennesima dimostrazione di quanto le istituzioni vaticane non siano altro che una creazione dell'uomo che nulla hanno a che fare con il messaggio cristico di salvezza né con la cosiddetta Ecclesia (intesa come comunità di persone che in senso lato corrisponde all'umanità intera) presa per il sedere da circa 2000 anni da quelle stesse istituzioni.

LA DONAZIONE DI COSTANTINO

Il falso più famoso nella storia della Chiesa: l'imperatore Costantino dona a papa Silvestro il potere politico su Roma e l'Occidente. E gli affreschi medievali nell'Oratorio di San Silvestro, a Roma, che rappresentano questo "dono"

La Chiesa per secoli ha giustificato il potere politico (temporale) dei papi, eredi degli imperatori romani, in base a un documento: la "Donazione di Costantino".

Secondo questo documento l'imperatore Costantino aveva preso la lebbra, papa Silvestro lo aveva battezzato e lui, subito dopo, era guarito. Costantino si era convertito al cristianesimo e aveva donato al papa la città di Roma e l'Occidente, spostando a Costantinopoli la sede del potere imperiale.

In base a questa donazione i papi consideravano legittimo il loro potere temporale; non solo, pretendevano di avere autorità anche sui sovrani dell'Occidente.

Si tratta, quindi, di un documento importantissimo per la storia della Chiesa e dell'Occidente... Peccato che era una falso!

Nel XV secolo Nicola Cusano e Lorenzo Valla (De falso credita et ementita Constatini donatione declamatio) hanno dimostrato che la "Donazione" non poteva essere stata scritta all'epoca di Costantino, nel 313, ma alcuni secoli dopo; la dimostrazione di falsità si basava su argomenti di carattere storico e linguistico.

Chi ha scritto, allora, il documento? E quando?

Non è semplice rispondere a queste domande. Ci sono due ipotesi principali: è stato composto all'epoca di papa Stefano II (seconda metà dell'VIII secolo) per giustificare la creazione dello Stato della Chiesa; è stato ideato in occasione dell'incoronazione di Carlo Magno (800) a imperatore del Sacro Romano Impero.

E per secoli tutti hanno creduto che fosse autentico, anche gli avversari del potere temporale dei papi!

la Donazione di Costantino è un documento del 324 d.C. stante il quale,l'imperatore Costantino avrebbe concesso al papa Silvestro I° e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme) e avrebbe attribuito ai pontefici le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l'Italia, nonchè l'intero Impero Romano d'Occidente.

Non solo: l'editto confermerebbe inoltre la donazione di proprietà immobiliari estese fino in Oriente e costituirebbe atto di donazione a Silvestro in persona del palazzo Lateranense.

Questo documento però è un falso: l'imperatore non si sognò mai di scriverlo, e la validità di tale finto documento -sul quale si basa il potere temporale della Chiesa - durò fino a quando nel 1440 l'umanista e filologo italiano Lorenzo Valla dimostrò che tale documento era una bufala....

Lo scrisse -dimostrandolo,ovviamente- in un libro dal titolo "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio", che però potè essere pubblicato solo nel 1517.

Nonostante la dimostrazione della falsità di tale documento, la Chiesa continuò a sostenerlo sino al XIX secolo.

http://www.scudit.net/mdpapadonazione.htm

https://it.answers.yahoo.com/question/i ... 956AAPcHyg


L'umanità intera mi sembra vittima di una gigantesca "Sindrome di Stoccolma"

http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stoccolma



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 30/05/2015, 08:48 
Chiesa Cattolica vs Cristianesimo Antico

"Se si dimostrasse che la Terra è rotonda, tutto il cattolicesimo cadrebbe in errore". (Sant'Agostino). Lo sapevate che: la confessione fu istituita solo nel 1215, fino all'anno 1079 i preti potevano sposarsi, il Papato iniziò a svilupparsi solo dopo l'anno 600, "L'assunzione in cielo" di Maria fu introdotta nel 1950..

375 - Mentre i primi cristiani veneravano solo Dio (Gesù stesso rifiutò di essere considerato oggetto di Culto) in quet'anno la Chiesa introdusse il culto dei Santi e degli Angeli, per compiacere le tendenze pagane del popolo.

431 - Il Concilio di Efeso, sulla base di forti pressioni popolari che "reclamavano" per l'assenza di "divinità femminili" nel Cristianesimo, proclamò Maria "Madre di Dio". Tale rassicurante e superstiziosa venerazione colmava il "vuoto" lasciato dalle varie Dee della religione pagana. Maria prese dunque il posto, nella devozione popolare, di Diana, Iside, Artemide, e varie altre dee.
Molte caratteristiche del culto della "madonna" risalgono a divinità femminili precristiane.

L'iconografia della Vergine con in braccio il bambino, è ispirata al culto di Iside (ivi comprese le "grotte" come tipico luogo di "apparizioni"). Lo stesso racconto della verginità di Maria e della nascita "miracolosa" di Gesù fu aggiunto ai Vangeli posteriormente, per facilitare la diffusione del Cristianesimo fra i pagani che già erano "abituati" ai racconti riguardanti esseri "semidivini" figli di un dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra, Horus, ecc.)

Quando la Santa Vergine era Iside

La Vergine Iside tiene in braccio Horus. Il padre divino di Horus eraOsiride, con cui si confondeva (“Io e mio Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb.

L’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio verginalmente. Horus nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni.

A 12 anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai 30 anni. Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combattè 40 giorni nel deserto contro Seth (Satana), ha compiuto numerosi miracoli e camminato sulle acque. Con Iside ed Osiride, Horus costituiva la trinità egizia.

A Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.c. si possono vedere immagini relative all’Annunciazione e all’ Immacolata Concezione di Iside.

Nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla madre vergine Iside risalente al II secolo D.C.

593 - Il vescovo di Roma Gregorio Magno "inventa" il Purgatorio. Questa leggenda permetterà alla Chiesa, per molti secoli, fino a tutt'oggi, di "vendere" suffragi, indulgenze, "promozioni" in paradiso, per inculcare nella mentalità della gente che il potere della Chiesa arriva fino... all'aldilà!

610 - Per la prima volta un vescovo di Roma viene chiamato "Papa". L'idea fu dell'imperatore Foca, che prese il potere facendo assassinare il suo predecessore. Per tale atto criminale, il vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò, ma Foca, per ritorsione, proclamò "Papa" (ossia capo di tutti i vescovi) il vescovo di Roma, ossia Gregorio I, il quale, bontà sua, rifiutò un simile titolo, fedele alla tradizione episcopale della chiesa cristiana dell'epoca. Tuttavia, il vescovo di Roma successivo, cioè Bonifacio III, accettò di avvalersi del titolo di "Papa".

Il Cristianesimo Antico era nettamente contrario a capi spirituali, l'Autorità era esercitata più o meno democraticamente per mezzo di Concili. Ma il messaggio originale di Gesù era ben più radicale:

"Ma voi non vi fate chiamare 'Maestro'; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo…" Matteo 23:8-10

788 - La Chiesa Cattolica adotta ufficialmente l'adorazione della croce, delle immagini e delle reliquie dei santi. Ovviamente si tratta di pratiche superstiziose, adatte a sottomettere psicologicamente il popolo e a mantenerlo in una suggestionabile ignoranza. I primi cristiani, proprio come gli ebrei, consideravanoIdolatria ogni pratica di questo tipo. Poiché il secondo dei famosi Dieci Comandamenti di Mosè proibiva il culto delle immagini, e ciò poteva turbare i sinceri devoti, la chiesa modificò addirittura la lista dei dieci comandamenti, censurando il secondo e dividendo in 2 l'ultimo.

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A tutt'oggi, anche nelle Bibbie cattoliche, la lista dei comandamenti è riportata fedelmente, mentre il Catechismo cattolico continua ad alterare la lista. Una contraddizione evidente che non suscita particolare scandalo solo perché la stragrande maggioranza dei cattolici sono pressoché indifferenti nei confronti delle questioni spirituali.

Ma ecco la lista dei Dieci Comandamenti di Mosé come è riportata nel libro dell'Esodo al capitolo 20:

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, in schiavitù:
1. Non avrai altri dèi all'infuori di me.
2. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.
3. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
4. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
5. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
6. Non uccidere.
7. Non commettere adulterio.
8. Non rubare.
9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.Si noti anche la sostituzione, operata dalla chiesa, del comandamento "non commettere adulterio" diventato nel Catechismo cattolico "non fornicare" oppure "non commettere atti impuri".

995 - Giovanni 14° introduce la "canonizzazione dei santi". Nel Nuovo Testamento il termine "santi" si riferisce a tutti i membri della comunità. Paolo conclude le sue lettere con la tipica espressione "un saluto a tutti i santi". Si potrebbero fare molti altri esempi. L'idea che essere "santo" sia una condizione pressoché irrangiungibile per le persone comuni ha una precisa funzione politica in quanto avvalora l'idea di una società gerarchica, dove i poveri, i semplici e gli umili possono soltanto sottomettersi ai "potenti" (sia del Cielo che della... Terra!) ed invocare la loro misericordia piuttosto che reclamare Giustizia!

1079 - papa Gregorio 7° introduce il Celibato dei Preti. Nel Nuovo Testamento si dice l'esatto contrario, ovvero secondo Paolo il "vescovo" deve avere famiglia, in quanto:

"...bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?" (1a Epistola a Timoteo, cap. 3)

1090 - Viene introdotto il Rosario. Ciò costituisce l'ennesimo capovolgimento dell'insegnamento di Gesù, che disse:

"... E nel pregare non usate inutili dicerie come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole... Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l'uscio fai orazione al Padre tuo che è nel segreto..." (Matteo 6:5-8)1184 - Il Concilio di Verona istituisce l'Inquisizione per gli eretici. Di tutte le invenzioni della Chiesa Cattolica, questa è quella più immensamente lontana sia dallo spirito e dalla lettera del vangelo sia da ogni minimo spirito umanitario.

DA QUESTA DATA, PER OLTRE 5 SECOLI, LA STORIA DELLA CHIESA CATTOLICA SARA' UNA STORIA CRIMINALE, FATTA DI OSSESSIVA RICERCA DI POTERE, DI INTRIGHI POLITICI ED ECONOMICI, DI STERMINI, DI TORTURE, DI ROGHI, DI REPRESSIONE DI OGNI ATTEGGIAMENTO DI SIA PUR VAGA OPPOSIZIONE, MA SOPRATTUTTO LA RELIGIONE SARA' USATA PER SFRUTTARE LE ISTINTIVE PAURE DELL'UOMO E PER SOTTOMETTERE LA GENTE SEMPLICE ED UMILE.

1190 - Inizia la "vendita di indulgenze". Che il denaro possa far acquisire meriti spirituali, oltre ad essere un concetto del tutto opposto allo spirito del Cristianesimo primitivo, rappresenta una notevole degenerazione morale sia per la chiesa che per la gente comune.

Che Dio stesso si lasci "corrompere" dal denaro rappresenterà uno "schema mentale" che avrà delle conseguenza catastrofiche sull'etica dominante dei paesi cattolici.

1215 - Papa Innocenzo 3° proclama il "dogma" della Transustanzazione. Ovvero, il pane dell'eucarestia (in seguito ostia) cessa di essere un semplice simbolo della comunione per diventare "vero corpo e vero sangue" di Gesù.

Dopo aver rinnegato in mille modi lo spirito dell'insegnamento di Gesù, fondato sull'amore, sull'interiorità e sulla libertà, ora la chiesa riduce il povero Nazareno a una piccola particella farinacea da far mangiare ai fedeli!
Una aberrante cerimonia pagana, un "pasto sacro" sanguinario e cannibalesco!

Anche in questo la chiesa ha sapientemente manipolato la psicologia dei fedeli: se i preti hanno il "potere" di trasformare particelle di pane nel "vero" corpo (e sangue) di Gesù, evidentemente occorre sottomettersi a loro con timore!

1215 - Nello stesso anno in cui fu introdotta la "transustanzazione", Innocenzo 3° rese obbligatoria la cosiddetta "confessione auricolare" ovvero quella fatta all'orecchio del prete.

I primi cristiani offrivano solo a Dio il loro pentimento, nella loro interiorità.

1229 - La Chiesa Cattolica, ormai abissalmente lontana dal Cristianesimo delle origini, per prudenza e per evitare contestazioni, decide di mettere la Bibbia (ivi compresi i Vangeli) nell'indice dei Libri Proibiti.

Un fedele che avesse "osato" leggere il Vangelo, rischiava dunque la pena di morte come sospetto eretico!

Evidentemente sono provvedimenti che "lasciano il segno" anche nel DNA, perché a tutt'oggi la maggioranza dei cattolici ignora che il contenuto dei Vangeli e della Bibbia è in aperto contrasto con la Chiesa Cattolica e non sospetta minimamente che esistano punti di vista Diversi da quelli che sono stati loro inculcati sin dalla primissima infanzia.

1311 - Il battesimo per aspersione dei fanciulli viene reso legale dal Concilio di Ravenna. I primi cristiani battezzavano solo gli adulti, in quanto il battesimo rappresentava un semplice rito simbolico di rinascita, adatto a sottolineare l'"iniziazione" dei convertiti.

Gesù non invitava le persone a compiere riti religiosi, ma a cambiare vita, a scoprire il Regno di Dio nel proprio cuore, non nelle cerimonie o nelle formalità.

1439 - Il Concilio di Firenze trasforma in "dogma" di fede la leggenda popolare del Purgatorio. Non c'è assolutamente nulla nelle scritture cristiane che alluda ad un simile "luogo" metafisico. Tale credenza viene incoraggiata dalla Chiesa Cattolica con il solo scopo di spaventare i fedeli e, al tempo stesso, per renderli più dipendenti dalle interessate indulgenze della Chiesa.

1854 - Papa Pio IX proclama il nuovo dogma della cosiddetta Immacolata Concezione. Prosegue dunque il processo di "divinizzazione" di Maria, perché la chiesa cattolica, abile manipolatrice di menti e di popoli, sa molto bene che più si accentua il ruolo delle divinità "materne" e più la gente regredisce a livello infantile, diventando così ancora più sottomessa all'autorità della Chiesa (che guarda caso, anch'essa si autodefinisce come "Santa Madre").

Il concetto di "concezione immacolata" non ha alcun senso rispetto all'insegnamento di Gesù, bensì deriva dalla metafisica greca e dal paganesimo.

1870 - Papa Pio IX impone alla chiesa cattolica un assurdo privilegio che nessun papa precedente aveva osato mai reclamare: quello della Infallibilità del Papa. Guarda caso, ciò è accaduto nello stesso anno in cui la Chiesa, con la presa di Roma, ha perso definitivamente il potere temporale. Quasi una "rivincita" dunque, sul piano di una pretesa autorità assoluta in campo spirituale e morale.

Che un uomo possa considerarsi una "autorità religiosa" oltretutto "infallibile" è uno dei massimi stravolgimenti dell'antica fede cristiana e dell'insegnamento di Gesù.

1950 - Pio XII proclama che il corpo di Maria sarebbe "volato via", in cielo (dogma della cosiddettaAssunzione). Dove si troverebbe ora? In orbita intorno alla Terra? I fedeli cattolici, ormai immunizzati ad ogni senso del ridicolo, privi di ogni capacità critica, si accontentano del fatto che nel calendario ci sarà un giorno festivo in più, ovvero il 15 agosto, ripristinando un'antica festa in onore della dèa Diana.

Perché la chiesa cattolica impone come "verità" queste leggende pagane?

Perchè sa benissimo che così facendo, la gente si "abitua" ad obbedire passivamente.

Più sono assurdi i dogmi da credere, più sottomesso e servile sarà l'atteggiamento mentale del fedele. E' una tecnica ben conosciuta anche dai capi militari, che a volte impongono comandi illogici proprio per "addestrare" ad una cieca obbedienza.

http://altrarealta.blogspot.it/2015/05/ ... ntico.html



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MessaggioInviato: 12/06/2015, 09:26 
Una rappresentazione mistica di Sophia tratta da Geheime Figuren der Rosenkreuzer (I simboli segreti dei Rosacroce), pubblicata a Altona in 1785.

Immagine

http://gnosticwarrior.com/a-mystical-de ... ml?lang=it



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MessaggioInviato: 15/06/2015, 15:36 
Di come venne a formarsi la nostra umana troppo umana Bibbia cristiana secondo il prof Robert Price

"E' certo che il Nuovo Testamento non è stato scritto da Cristo stesso, né dai suoi apostoli, ma molto tempo dopo di loro, da. . . Io non so che tipo di mezzi ebrei, nemmeno in accordo tra loro stessi, che fabbricarono il loro racconto meramente a partire da rapporti e opinioni, e tuttavia inventando tutto sui nomi degli apostoli del Signore o di coloro che avrebbero dovuto seguire gli apostoli, che maliziosamente finsero di aver scritto le loro menzogne e idee basilari basandosi su di loro"

Poichè è raro trovare una sintesi del prof Robert Price-pensiero tra così tanti libri, articoli e podcast lasciati all'umanità da questo grande studioso, qui propongo una libera traduzione dall'introduzione al suo monumentale libro The Human Bible New Testament (sintesi di un'ancor più imponente lavoro The Pre-Nicene New Testament dello stesso formidabile biblista americano).

È davvero molto simile, come il lettore spero avrà notato, alla vista che anch'io ho ben presente in mente una volta giunto a conoscenza delle sorprendenti rivelazioni recenti intorno al ruolo centrale giocato da Marcione e dal suo vangelo nella formazione dell'identità cristiana. ''Marcione'' qui sta per un'intera scuola religiosa/letteraria, non solo per il singolo uomo del Ponto.

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Indipendentemente dalla conoscenza del Price-pensiero, anch'io sono incerto come lui sull'ipotizzare o meno ''i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima'' (c'è perfino un accademico tedesco che sposta l'Apocalisse nel secondo secolo), anche se sono ormai certo dell'identità della prima letteratura cristiana propriamente detta, vale a dire quella marcionita, seguita da quella meramente ''correttiva'' cattolica, gnostica ed ebionita, tutte quante reazioni all'impressionante colossale apostolo per antonomasia, Paolo.

Noto con un'estrema punta di soddisfazione che il prof Price ha infine portato le necessarie migliorie al suo pensiero in merito al rapporto dei marcioniti con le Scritture ebraiche: quando dice ''Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù.

Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro...'' è chiaro che sta ripetendo con le sue parole ciò che voleva indicarmi parimenti lo stesso Prof Vinzent scrivendo questo intero suo post in risposta ad un mio interrogativo. E cioè che, lungi dal ripudiarle del tutto quelle scritture ebraiche, i marcioniti erano avvezzi pure loro ad attingere sottobanco alla loro inesauribile immaginifica ricchezza letteraria nell'unica sola maniera in cui si poteva farlo: creando nuova letteratura sacra mediante il midrash dalla Septuaginta. Nel loro caso, come cerco di spiegarlo qui su un particolare esempio, per sollevare dappertutto antitesi tra le scritture e profezie del Demiurgo e il nuovo vangelo recato dal figlio di un dio straniero.

A differenza di Price, però, devo denunciare un vistoso errore da parte sua quando devia improvvisamente dalla sua magistrale generale considerazione dei nostri testi come pura Letteratura sacra (per niente affatto ''Storia ricordata'' come vorrebbero i folli apologeti cristiani) collocando nella Storia un personaggio altrimenti interamente letterario quale è Simon Mago, per farvi nientemeno che lo Historicus Paulus.

Da quel punto di vista, complice anche il contributo di Stuart Waugh sulla probabile invenzione dello stesso Simon Mago, io credo che sia ormai maturo il tempo per dubitare della stessa storicità dell'uomo chiamato Paolo, assieme all'autenticità delle lettere a lui attribuite. Checchè ne dica in proposito il ''folle apologeta'', esclusivamente da questo punto di vista, Richard Carrier.

Come il lettore avrà capito, io adotto l'opinione del dr. Carrier solo quando c'è da polemizzare aspramente contro i folli apologeti cristiani e i loro dementi rappresentanti criptocristiani e/o ex-cristiani sulla base di lettere autentiche di uno storico Paolo collocate nella prima metà del primo secolo (perchè in quel caso, e solo in quel caso, c'è poco da fare: Richard Carrier stravincerebbe su tutta la linea).

Un'altra differenza che mi discosterebbe dal dr. Price, è quando lui colloca sullo stesso piano di (finta) onestà sia Marcione sia un Policarpo sia un Eusebio, quantomeno per pura par condicio.

È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio.

Spiacente ma con me un tale scrupolo non attacca. I marcioniti vennero davvero prima dei cattolici perciò devono suonare, in questo e altri riguardi, decisamente più veritieri dei secondi. Il fatto stesso di lasciare anonimo il loro primo vangelo, Mcn, è segno di maggiore onestà intellettuale in un'epoca dove tutti questi fanatici religiosi si davano alacremente da fare a spacciarsi per qualcun altro pur di appellarsi alla sua autorità - e prendersi magari tutto il braccio dopo aver stretto solo la mano. In questo io credo e penso perfino se non ho ancora elaborato fino in fondo le profonde implicazioni di questa mia conclusione.

Ultimo punto non trascurabile, a differenza di Price, io penso che il nostro Marco non sia affatto quel vangelo mostruosamente eretico come certa vulgata del Net tenderebbe a rappresentarlo, in quanto Marco costituì solo una timida - decisamente allegorica - piuttosto goffa risposta protocattolica a Mcn, sulla scorta di lettere ''paoline'' - vale a dire, marcionite - già cattolicizzate con tanto di strato pastorale a infettarle tutte.

Fatte queste obbligate premesse, non resta che augurare Buona Lettura!!!

A differenza del mio precedente lavoro, The Pre-Nicene New Testament, io mi son qui limitato ai 27 tradizionali libri canonici. Io credo di poter meglio introdurre quei testi spiegando l'ordine non-tradizionale in cui sono presentati in questa collezione.

I più antichi cristiani utilizzavano la Septuaginta, una traduzione greca della Bibbia ebraica (=il cristiano Antico Testamento) come loro sola scrittura. La interpretavano figurativamente e allegoricamente allo scopo di farla sembrare di aver predetto Gesù Cristo. L'originario significato letterale e storico era di reale ma secondaria importanza per loro. I libri cristiani di vari tipi cominciavano ad essere scritti, vangeli, epistole, rivelazioni, ma non erano al principio collocati sullo stesso livello della Bibbia Septuaginta. Almeno non ufficialmente. Potremmo paragonare la loro autorità a quella delle Istituzioni della Religione Cristiana di Calvino nel protestanesimo riformato oppure a Science and Health with the Key to the Scriptures di Mary Baker Eddy nella Christian Science Church. Nessuno presume di aggiungerli alla Bibbia, ma servono come guide autorevoli all'interpretazione della Bibbia.

Il primo a riconoscere la necessità di un testamento specificamente cristiano fu Marcione del Ponto, che emerse attorno alla fine del primo, inizi del secondo secolo. Egli credeva che i discepoli di Gesù avessero fallito nel rischiarare la sua intenzione (qualcosa spesso fatta penosamente chiara nei vangeli!) e creato una confusione sincretica rappresentata dall'emergente cattolicesimo.

Marcione credeva che la religione davvero diversa dell'Apostolo Paolo era il puro cristianesimo. Marcione da solo prese seriamente l'inquietante domanda del Nuovo Testamento: perchè Paolo? Perchè non i Dodici erano incaricati della missione dell'evangelizzazione del mondo? Perchè così tanti scritti paolini, con poco da ogni altro apostolo e nulla del tutto dalla maggior parte? Marcione ragionava che, essendo andati fuori binario gli originali discepoli, il Gesù risorto doveva andare al di fuori della loro cerchia per trovare qualcuno che recasse il suo autentico messaggio. La situazione sarebbe precisamente parallela a quella del profeta Amos. Egli non ebbe mai ricevuto educazione tra i ''figli dei profeti'' e in realtà fu un pastore analfabeta e coltivatore di sicomori (Amos 7:14-15).

Ma un giorno egli sentì le istruzioni di Dio di lasciare Giuda e salire a Israele per pronunciare gli oracoli di Dio. Sembrò che tutti i profeti del regno settentrionale fossero sul libro paga del re, nel suo libriccino, ed avessero degenerato al livello di meri yes-men (si veda, anche 1 Re 22:5-8). Quindi Dio doveva trovare qualcun altro, un uomo privo di appropriate credenziali, che portasse il suo messaggio a tutti. Per Marcione, Paolo recitò il ruolo di Amos, mentre i Dodici corrispondevano ai corrotti profeti dell'establishment come Amazia (Amos 7:12-13) che si confrontarono con lui e gli dissero di andarsene a casa e smettere di profetizzare ai profeti ufficiali.

Marcione credeva che l'ebraismo avesse la sua propria integrità, il suo proprio piuttosto reale Dio e le sue proprie scritture. Non era una falsa religione nè il bozzolo dal quale venne fuori il cristianesimo.

Esso adorava il Creatore e il Dio unico che fornì i comandamenti a Mosè. Nel tempo poteva essere atteso di inviare il suo Messia nel mondo per liberare il suo popolo eletto, gli ebrei. Questo Dio era una divinità severa, amministrando impietosa giustizia su peccatori incalliti. Ma Gesù non aveva nulla a che fare con questa deità. Egli era il figlio di un Dio fino ad allora sconosciuto.

Egli era un Dio solo di amore e non giudicherebbe nessuno. Egli inviò Gesù per rivelare lui e per offrire alle creature di Geova l'opzione di cambiare barca e diventare i figli adottati del Padre. La morte di Gesù era il prezzo della redenzione, vale a dire, l'acquisto della libertà di quelle creature del Creatore che volevano unirsi a Gesù e a suo Padre. Marcione realizzò che questo fosse la dottrina di Paolo, e di Gesù prima di lui, oscurata dai Dodici che, simili agli eredi di tutti i visionari, non potevano proprio comprendere la visione dei loro fondatori e che, dopo la dipartita dei fondatori, compromettevano la nuova fede con la vecchia, eclissando gli aspetti distintivi che il fondatore aveva stabilito.

È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio. Ancora, si assume seriamente ciò che non deve essere preso per garantito: da dove vennero fuori Paolo e il Paolinismo? Lui non fu neppure immaginato di essere stato uno dei discepoli del Gesù terreno. Egli apparle fuori dal nulla con una diversa dottrina e una imponente costituzione che l'establishment di Gerusalemme semplicemente non poteva rifiutare con indifferenza.

Io credo, per le ragioni che adduco in The Amazing Colossal Apostle, che la base storica per il personaggio di ''Paolo'' del Nuovo Testamento è nient'altro che Simon Mago, un guru gnostico e autoproclomatosi incarnazione. Egli aggiunse sé stesso nel racconto di Gesù, facendo di sé una successiva reincarnazione o manifestazione di Gesù. Insegnò che angeli ordinarono la Torah, non l'Alto Dio, e che la salvezza proveniva per grazia, non per buone azioni. Chiunque connesse il simonismo con l'emergente cristianesimo fece le stesse cose che i cristiani fecero quando cooptarono il capo della setta rivale Giovanni il Battista trasformandolo nell'araldo e cugino di Gesù. Il collegamento tra l'estraneo simonismo e l'antico cattolicesimo è quel che si nasconde dietro le storie della separata chiamata di Paolo come un apostolo e la sua successiva non facile alleanza con il cristianesimo dei Dodici. Io credo Marcione fu un simoniano, sebbene di una alquanto meno radicale fazione.

Marcione ripudiò l'ebraismo, con le scritture ebraiche, non in quanto un falso culto ma in quanto una fede separata. Convenzionalmente noi reputiamo Marcione stesso il creatore dell'idea di un Nuovo Testamento, ma è spesso impossibile separare i contributi di un fondatore da quelli dei suoi seguaci. Io penso che il canone marcionita era probabilmente l'opera di più tardi marcioniti, sebbene era lui che aveva ripudiato quel che conosciamo come l'Antico Testamento. E c'erano due reazioni a questa mossa. Primo, i giudeocristiani ebioniti non potevano negare che alcune porzioni delle scritture che Marcione condannava erano invero indegne del Padre di Gesù (che essi continuavano a identificare con la divinità dell'Antico Testamento), così essi ipotizzavano che le scritture, mentre essenzialmente profonde, erano state estesamente interpolate con ''false pericopae'', e che un maggior obiettivo del ministero di Gesù era stato di sottolinearle, vale a dire, le regole per i sacrifici animali.

Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù. Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro. Questo è perchè in Q (Matteo 11:27 / Luca 10:22) Gesù dichiara che nessuno se non lui conosce suo Padre, implicando che egli non è la deità dell'Antico Testamento. Lo stesso punto è fatto in Giovanni 1:18, dove è implicato che, chiunque Mosè stava vedendo faccia a faccia (Deuteronomio 34:10), non era il Padre di Gesù. Il vangelo di Marco è riempito di irrefrenabile derisione a spese dei Dodici (ad esempio, 4:13, 40; 8:15-21), sebbene stimi un anonimo operatore di miracoli (Paolo?) non associato con loro (Marco 9:38-39).

Io non considero Marcione di essere a conoscenza o esponente di alcuno dei nostri testi evangelici; egli era troppo presto per quello. E neppure poteva egli aver collezionato le epistole attribuite a Paolo, in quanto era lui che cominciò a scriverle. Tertulliano nota che Marcione ''scoprì'' l'Epistola ai Galati, e, in analogia con Deuteronomio (2 Re 22:8-10) e il Libro di Mormon, questo starebbe a significare che l'avesse scritta lui stesso (almeno i capitoli 3-6; i primi due capitoli sembrano essere una successiva replica marcionita alla descrizione di Paolo nel libro di Atti). Marcione sembra anche il miglior candidato per l'autore di cosa conosciamo come Efesini, sebbene giunse dalla sua mano come l'Epistola ai Laodiceni. La versione canonica è stata espurgata e imbottita per portarla in allineamento con la teologia cattolica. Filippesi e Colossesi suonano simile a stretto gnosticismo, anche se non così esplicito e dettagliato come la maggior parte dei testi di Nag Hammadi. Romani, 1 Corinzi, e 2 Corinzi sono pezze di un'opera di rappezzamento, sovrapponendo sezioni gnostiche con sezioni anti-gnostiche, il prodotto di una goffa editazione.

Le epistole ai Tessalonicesi e Filemone non manifestano molti segni che suggeriscono l'identità della fazione dei loro autori, e necessitano di non aver offeso le sensibilità marcionite, a dispetto della preoccupazione dei Tessalonicesi con la Parusia e il suo ritardo. Le epistole pastorali (1 e 2 Timoteo e Tito) sono scritte assieme da un punto di vista cattolico, anti-gnostico e anti-marcionita, e dalla stessa mano che contaminò le precedenti epistole con glosse cattolicizzanti (lo ''strato pastorale'' delineato da Winsome Munro). Quindi, quando i marcioniti compilarono il loro canone, esso conteneva versioni (non-interpolate) di Galati, Efesini, Colossesi, Filippesi, Romani, 1 e 2 Corinzi, 1 e 2 Tessalonicesi, e Filemone. Essi non esclusero le Pastorali perchè quelle erano non ancora state scritte.

Infine i marcioniti aggiunsero al loro canone un singolo vangelo che apparirebbe essere una più antica, più corta versione di ciò che successivamente sarebbe stato chiamato il vangelo di Luca. Alcuni hanno suggerito che il vangelo pre-lucano sarebbe stato qualche versione del nostro Marco, ai cui pronunciati aspetti marcioniti io ho già prestato attenzione. Ed esiste qualche ragione per sospettare che Marco era stato compilato da gnostici, perfino da Basilide in persona.

Da dove e come giunse il canone familiare di 27 libri del Nuovo Testamento? Bene, il marcionismo e le sue scritture (l'Euangelion e l'Apostolicon, il Vangelo e l'Apostolo) si diffusero rapidamente per tutto il mondo romano, e il suo successo galvanizzò l'emergente cristianesimo cattolico. Qualcuno, più probabilmente Policarpo, vescovo di Smirne, un noto oppositore di Marcione, decise di tentare di cooptare il marcionismo abbracciando la loro idea di una scrittura unicamente cristiana, aggiungendo un Nuovo Testamento all'Antico, trattenendo entrambi.

Le epistole ''paoline'', fino ad allora ripudiate come eresia, potevano essere adattate per l'uso cattolico mediante la giudiziosa redazione che io ho già descritto. Policarpo tentò di correggere che cosa lui vedeva come l'enfasi unilaterale su Paolo facendo quel che poteva per rappresentare i membri dei Dodici il più possibile come gli Eredi di Gesù (una fazione leadership che faceva risalire la loro origine alla stirpe di sangue di Gesù, da ora immaginato essere stato un uomo che visse sulla Terra nella Storia recente). C'erano sottili interessi da elaborare.

Policarpo aggiunse al suo canone una falsificata versione di Marco, una versione ingrandita di Luca, e una edizione fortemente redatta del vangelo originariamente gnostico di Giovanni. Egli riprese una storia aramaica dell'antico cristianesimo gerosolomitano e antiocheno, incentrato su Pietro come il principale apostolo, con Giovanni figlio di Zebedeo come suo silente braccio destro. Questo lo tradusse in greco come i primi 15 capitoli, come noi li dividiamo, degli Atti degli Apostoli, aggiungendo su suo personale supplemento, Atti capitoli 16-28, che stabilì comprensivi paralleli tra Pietro nella prima metà e Paolo nella seconda, l'obiettivo essendo di riabilitare Pietro agli occhi dei marcioniti che lo rifiutarono come un cretino privo di fede, e parimenti Paolo agli occhi dei cattolici, che avevano considerato lui il padre di tutte le eresie.

Poi Policarpo aggiunse epistole, tali e quali esse erano, con i nomi di personaggi caratterizzati in Atti, precisamente Giacomo, Giuda, e Giovanni (sebbene il nome Giovanni non appariva realmente in alcune di loro). Non era molto, ma almeno ora non era tutto Paolo. Ebrei fu considerato da molti essere un'epistola di Paolo, probabilmente a causa della menzione di Timoteo nel capitolo conclusivo, il qaule, comunque, sembra una più tarda aggiunta al testo. Comunque, come sostenne J. C. O'Neill, i giudeocristiani potrebbero essersi appropriati di Ebrei dalla comunità degli esseni di Qumran, con cui loro avevano parecchio in comune. Il nome ''Gesù'' sembra essere stato un'inserzione dovunque esso appare nel testo di Ebrei, con l'''Unto'' riferendosi originariamente al martirizzato Maestro di Giustizia (Naturalmente, come sostiene Robert Eisenman, il Maestro potrebbe essere stato Giacomo il Giusto).

Apocalisse potrebbe essere un altro testo pre-cristiano, meno le sette introduttive lettere di copertura che rivolgevano il testo a sette congregazioni cristiane in Asia Minore. Come Paul Louis Couchoud, L. Gordon Ryland e altri hanno proposto, Apocalisse potrebbe essere il più antico libro del Nuovo Testamento, a giudicare dalle peculiari descrizioni di Gesù come l'angelo Gabriele e l'infante Zeus. Non sembra come se la comprensione di Gesù sia piuttosto cristallizzata qui da un miscuglio volatile di sincretismo ellenistico. Ma è attribuita a qualcuno di nome Giovanni, e ciò era buono abbastanza.

L'epistola di Giacomo riflette una più tarda fase di polemica contro il paolinismo, dal momento che fraintende l'abrogazione paolina delle ''opere della legge'' come libertinismo morale invece che come il ripudio dei segni di etnicità cerimoniale ebraica irrilevante per i cristiani gentili. Giuda non sembra di avere Paolo in vista, ma ha deliberatamente di mira gli gnostici libertini.

Primo e Secondo Pietro vengono dalla tarda fase ''cattolicizzante'', intraprendendo precisamente la stessa agenda di Atti: far suonare Pietro come Paolo e avendo Pietro a comandare Paolo, lamentando che eretici scimmiottassero le sue parole. Quest'ultmo significa realmente lamentare che i lettori marcioniti non stanno adottando il programma cattolico, rifiutandosi di leggere Paolo attraverso le lenti fornite da Atti e dalle epistole pastorali (entrambi l'opera di Policarpo).

Il cristianesimo ''giovanneo'' (così chiamato solo perchè un antico editore affisse il nome ''Giovanni'' al vangelo e a tre epistole) era un microcosmo di antico cristianesimo, solcato da divisioni tra docetici gnostici e cattolici incarnazionisti. Il vangelo di Giovanni sembra di esser passato attraverso entrambi i circoli, assorbendo influenza e ''correzioni'' da entrambi.

Il nostro esistente vangelo di Giovanni appare essere una più tarda versione che incorpora elementi di versioni entrambe distinte, suonando gnostico ad una pagina, cattolico alla successiva (proprio come 1 Corinzi). Seconda e Terza Giovanni riflettono la controversia, tratteggiando le linee del conflitto tra le due fazioni, mentre 1 Giovanni seguiva lo stesso percorso del vangelo, il nostro testo incorporando interpolazioni che l'editore Policarpo trovò nelle copie di entrambe le fazioni. Nel classico costume degli scribi, egli non volle la chance di lasciare fuori qualcosa che perfino possa essere originale.

Il vangelo di Matteo incarna le opinioni di coesistenti fazioni rivali nella chiesa di Antiochia, che è il motivo perchè, di pagina in pagina, ci sembra di essere in presenza di conservatori, praticamente rabbinici giudeocristiani, poi di giudeocristiani ellenizzanti simpatetici a Paolo. Uno deve chiedersi se, ad esempio, Matteo 5:17, 19, aggiunto ad un detto più antico sulla perpetuità della Torah, non rifletta l'opposizione di Policarpo al ripudio di Marcione della Torah in linea di principio.

Tutto questo, io spero, aiuterà a spiegare l'ordine non convenzionale in cui i libri del Nuovo Testamento sono presentati qui. Io ho collocato i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima, poi le epistole ''paoline'' marcionite (e gnostiche), seguite dal Giacomo anti-paolino e da Giuda anti-gnostico, poi dalle cattolicizzanti lettere 1 e 2 Pietro, poi gli gnostici e cattolicizzanti scritti ''gioannini''. Di quelli, 3 Giovanni sembra essere il più anico, seguito da 2 Giovanni, che rappresenta una fase successiva della disputa, e infine 1 Giovanni, scritta ultima di tutte. Poi viene il mini-canone cattolicizzante, Luca, Atti, e le Pastorali.

Di quelli, Tito sembra essere il primo, specialmente dato il lungo prologo (Tito 1:1-3), corrispondente a Luca 1:1-4 e Atti 1:1-5. La cosiddetta 2 Timoteo l'avrebbe seguito, con 1 Timoteo fanalino di coda, basato sui suoi due predecessori. Io baso quest'ordine su interna evidenza, presentata nelle introduzioni individuali a ciascun libro.


http://mitodicristo.blogspot.it/2015/06 ... umana.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 15/06/2015, 17:38 
Atlanticus81 ha scritto:
Antonio Silvestri è nato a Cugnoli (PE) nel 1934.

Ha studiato teologia al seminario di Chieti. E' stato ordinato sacerdote nel 1960.

E' stato parroco in diverse parrocchie dell'Abruzzo. Ad un certo punto del suo ministero ha deciso di approfondire la sua conoscenza biblica per vivere con più consapevolezza il sacerdozio.

Studiando a fondo la Bibbia ha rivelato molteplici incoerenze della Chiesa Cattolica Romana, la quale subordinata l'interpretazione delle scritture alla tradizione clericale. Ha rivelato che: il battesimo dei neonati, celibato, papato e altre pratiche e insegnamenti del Cattolicesimo sono in evidente antitesi con la Sacra Bibbia.

Deludente è stato ogni tentativo di far rilevare tali incongruenze ai suoi superiori, dai quali ha ricevuto solo lusinghe che lo persuadessero a mettere tutto a tacere. Infine tale studio approfondito delle Sacre Scritture e l'atteggiamento ipocrita del Clero Cattolico, lo ha condotto ad una crisi di coscienza culminata nell'abbandono della Chiesa Cattolica Romana nel 1993.


In questo video Antonio Silvestri narra la sua coraggiosa esperienza religiosa e di vita.


Che spettacolo ragazzi............ [:D] [:D] [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 23/06/2015, 10:57 
«Uomo, l'acqua all'origine è pura e chiara: Ma se non bevi alla fonte, sei in pericolo» (Angelus Silesius)

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Sto ancora riflettendo su tutte le possibili implicazioni della priorità di Mcn rispetto a tutti gli altri vangeli canonici. Intanto sono venuto a sapere le ultime news sulla ricerca del professore di Dresda circa il vangelo di Marcione. Di seguito una sufficientemente chiara traduzione in italiano:

Modifiche nella Bibbia e controllo dei riferimenti crociati

Tuttavia i testi di Marcione non sono stati tramandati in originale, ”di conseguenza tutto il lavoro è stato veramente complicato”, ha detto Matthias Klinghardt.

Per questo motivo, egli ha dovuto ricostruire l’originale versione del Vangelo da numerosi report e dispute di terzi circa le convinzioni di Marcione. Quindi il teologo di Dresda ha comparato questa variante di testo alle centinaia di versioni del vangelo che si originarono negli anni successivi, ha individuato le varianti, ha esaminato le direzioni delle variazioni e ipotizzato i riferimenti , ed è arrivato, infine, alla conclusione che il testo di Marcione, molto probabilmente deve essere stato il più originale e il più antico tra quelli che in linea di principio noi oggi conosciamo.

La ricerca molto probabilmente dice addio all’attuale ritratto di Gesù

Tuttavia, allo stesso tempo, il ricercatore ha messo in guardia circa l’aspettativa, [se] ora si possa dire esattamente chi fosse in realtà veramente Gesù di Nazareth, quali idee avesse originariamente propagato e quello che i monaci e i funzionari della Chiesa hanno nascosto nel corso dei secoli. Purtroppo, invece, è il caso opposto. “Lo so, questo non suona così eccitante, ma piuttosto dobbiamo partire dal fatto che ogni cosa che crediamo di sapere certo e provabile su Gesù, difficilmente è sostenibile”, ha detto.

Rimessa in discussione l’importante Teoria delle Fonti della teologia

Infatti finora i teologi e gli storici della religione sono partiti dal fatto che ci sono due fonti primarie su Gesù e le sue teorie: il vangelo di Matteo e la cosiddetta “Loghia-Q”, anch’ essa non è tramandata in originale, ma una è collezione ricostruita dei detti di Gesù Cristo. Con essa, si credeva di avere la garanzia di essere capaci di derivare una sicura conoscenza, sulla base delle corrispondenze nelle due fonti primarie. Ma ora Klinghardt ha provato in maniera convincente che tutte queste ipotetiche fonti dipendono l’una dall’altra e, a differenza della versione di Marcione, non sono più nel novero delle fonti primarie.


Ho capito bene? L'accademico in questione sta affermando che tutta la nostra conoscenza su Gesù si basa unicamente sul vangelo utilizzato da Marcione e dai marcioniti.

Si tratterebbe della nostra - oltre che della loro - unica fonte primaria su Gesù: vale a dire, l'unica fonte indipendente e l'unica antecedente a tutte le altre.
Le quali altre fonti, perciò, cessano di essere indipendenti - esse dipendono tutte dal più antico vangelo - e antiche - esse giungono tutte dopo il più antico vangelo.

Non è Giuseppe Ferri a sostenere questo, ma ad affermarlo è un qualificato ricercatore di una prestigiosa università tedesca. Assolutamente sine ira et studio, come dovrebbe essere ogni autentica ricerca scientifica.

Il Gesù storico, se mai esistito del tutto, è perduto per sempre. Dunque vale la pena soltanto assicurarsi l'ultima e l'unica cosa che potrebbe interessare di lui oramai all'intera umanità: la sua stessa esistenza storica.

Vediamo di ricostruire le due possibili cronologie più probabili sotto lo scenario miticista, rispettivamente con e senza un Paolo storico.
Per oggi, in questo post, mi limiterò a delineare la prima, quella invero più facile da ricostruire per il solo fatto che assume un Paolo storico in origine.

Prima Cronologia: Fase I (circa 30-70 Era Comune)

Si sostiene spesso che il cristianesimo deve essersi originato grazie all'azione di un personaggio straordinario, fuori dal comune, una ''scintilla'', appunto. Probabilmente si originò inizialmente con una minuscola comunità (o numerose piccole comunità sparse) di religiosi entusiasti, e successivamente si 'propagò' sotto il formidabile impulso di un individuo d'eccezione: ''Paolo''.

In questo primo scenario le epistole in nostro possesso contengono una buona quantità di quel che mise per iscritto questo ''Paolo'', ma sicuramente del materiale aggiuntivo è stato aggiunto in seguito (non molto però), come altresì è stato rimosso una piccola parte del materiale autentico. Ad ogni caso, i tratti principali di ciò che anticamente mostravano quelle epistole sono stati salvaguardati. Forse ''Paolo'' potrebbe essere stato un certo ''Simone Atomos'', un samaritano menzionato da Flavio Giuseppe, dove ''Atomos'' (''indivisibile'') ricalcherebbe il significato di ''Paulus'' come ''minuscolo'' (e perciò ''indivisibile'') ma ad ogni caso siamo nel dominio delle pure ipotesi, sebbene esistano un pò di altre ragioni per sollevare questa possibile identità, ma troppo complicate per discuterle, tantomeno necessarie nella loro verità per tenere in piedi questa ricostruzione.

In cosa credeva questa minuscola comunità cristiana davvero antica (guidata dai Cefa, Giacomo, ecc. citati nelle epistole di ''Paolo'')? E cosa credeva lo stesso Paolo? E in cosa credevano le comunità dietro gli autori della Epistola agli Ebrei e della lettera di Barnaba? Non l'esistenza di un uomo nel loro recente passato che fu un reale pretendente al titolo di Messia nel senso tradizionale (un aspirante messia che alcuni di loro avevano conosciuto personalmente). Quello in cui credevano, quello che propagandavano, era una nuova versione dello stesso Mito del Messia.

Il ''vangelo'' (le ''buone nuove'') che fu diffuso dai primi apostoli ebrei e da ''Paolo'' era nelle sue più antiche origini la speciale Grande Idea di una minuscola comunità religiosa (Cefa, Giacomo, i ''Pilastri'') - un'autentica ''trasvalutazione dei valori'' dello stesso Mito del Messia, invece che la mera illusione di superstiti seguaci di un essere umano che alcuni di loro (sebbene non Paolo) avevano conosciuto personalmente come un normale essere umano, ritenuto Messia nel senso tradizionale ebraico del termine.

Germinavano, nel sottosuolo di deluse speranze apocalittiche alimentate da comunità ebraiche e samaritane ellenizzate, due filoni complementari di pensiero: da un lato un tipo di proto-gnosticismo (la 'salvezza' intesa come una relazione personale tra il singolo individuo e il divino, una versione germinata in seno all'ebraismo dell'idea sotto l'impulso del concetto misterico greco-romano di una ''religione personale'') e dall'altro lato l'idea di un nuovo genere di Messia, il Messia Giosuè, il quale invece di essere un Messia veniente nel futuro era un Messia che era già venuto. Un Messia che in termini terreni, lungi dall'essere un glorioso e rinomato leader militare vittorioso, fu un totale oscuro fallimento che morì nel più ignominioso e vergognoso dei modi possibili al tempo. Un Messia la cui vittoria non era una grande vittoria mondiale a beneficio della sua comunità, ma una vittoria spirituale per il bene di ogni individuo, avvenuta nel profondo dei loro cuori, e perciò inconfutabile.

(L'originale comunità di Gerusalemme probabilmente concepì l'idea entro una matrice puramente ebraica. ''Paolo'' universalizzò l'idea così da renderla patrimonio comune di tutti e per tutti gli esseri umani.) Risuonava sicuramente già un eco del mitema del dio ''che muore e risorge'' in questo concetto, ma in questa fase ancora primitiva non si trattava di un concetto importato dal circostante ambiente ellenistico, bensì, più probabilmente, soltanto un'inconsapevole ispirazione dalla generica idea, locale e circoscritta nell'area, di divinità che muoiono e risorgono legate al ciclo naturale di morte e rinascita (ricordiamo che l'antica Terra di Canaan era la sede di uno dei più antichi archetipi conosciuti di dèi che muoiono e risorgono: Baal).

io direi che tutto questo probabilmente accadde attorno al 30-50 Era Comune.

La chiave di volta dell'intero processo è che quella gente stava predicando la loro nuova versione rivoluzionaria dell'idea (o meglio, del mito) del Messia, e cioè che il loro Messia Giosuè aveva compiuto una sorta di ''incursione'' nel territorio degli ''Arconti'' (le entità spirituali o angeli al dominio della desolata landa terrestre e sub-lunare, in quest'antica forma di proto-gnosticismo ebraico).

Ma vivendo e morendo oscuramente e nella più grande umiliazione, il Messia Giosuè era riuscito così ad eludere l'attenzione degli Arconti suoi assassini, i quali furono così ingannati sulle mosse del loro ancestrale nemico, credendo erroneamente che dovesse fare la sua prima apparizione nella veste di un famoso sovrano guerriero vittorioso sui propri nemici.

Si trattò di un'impresa magico/spirituale che generò una vittoria che in realtà era già stata vinta (invece che una vittoria remotamente futura). Questa era l'originaria ''Buona Novella'' cristiana: la vittoria del Messia era già stata vinta, ed è un riscatto spirituale per i soli ebrei, al principio, poi, con ''Paolo'', per tutta l'umanità.

Il Regno spirituale è già qui, presente, tutt'intorno a noi, per chiunque accetti questa nuova versione del Messia, per chiunque ha occhi per vedere e orecchie per udire. (si noti a questo punto che la chiave di volta del nuovo messianismo è che il messia non doveva manifestarsi la prima volta alla chiara luce del Sole come tutti i sedicenti messianisti ebrei farebbero normalmente: l'ingresso nell'oscurità, la manifestazione mediante nascondimento nel mondo territorio degli Arconti, faceva parte del suo piano fin dall'inizio.)

Questo era il significato essoterico più ovvio del mito, ma io credo, sulla scorta dell'evidente misticismo di Paolo, che tale significato essoterico probabilmente nacondeva un mistico significato esoterico più segreto e nascosto, celato dietro l'allegoria di facciata della ''resurrezione'', parente stretto del mito ancestrale dell'agognata ''immortalità''.

In questa fase il numero dei primi cristiani non era affatto elevato, bensì tutto il contrario! Era ancora un minuscolo movimento, forse al massimo contante qualche migliaio di fanatici entusiasti, sparsi attorno al mondo greco-romano. Troppo piccolo per destare l'attenzione di storici greco-romani del tempo.
Le persone coinvolte in quel movimento sarebbero state coinvolte principalmente in ragione di una loro convinzione religiosa profondamente radicata e soprattutto, almeno nel caso degli aderenti più entusiasti al culto, in virtù di una personale esperienza mistica (ciò che noi moderni chiameremmo ''allucinazioni'').

Fase II (circa 70-150 Era Comune)

Quest'allocazione temporale della vittoria del Messia non nel futuro più o meno imminente ma nel passato più ancestrale generò, da un punto di vista prettamente essoterico, dunque collettivo, una naturale curiosità umana circa dove e quando questo Messia Giosuè si sottopose alla sua drammatica ordalia di redenzione spirituale dell'umanità. Io direi che prima del 70 Era Comune (la Prima Rivolta Ebraica e la distruzione del Secondo Tempio) l'idea era di necessità ancora vaga, la morte del Messia essendo collocata in un passato ancestrale del tipo ''C'era una volta...''.

Ma dopo il 70 Era Comune qualche approssimata biografia fu per la prima volta sul punto di diffondersi attorno oralmente prima che iniziasse ad assumere maggiore consistenza su carta, finchè una particolare trama del sacro dramma si sviluppò infine (probabilmente da parte di ebrei della Diaspora influenzati dalla lettura delle opere storiche di Flavio Giuseppe) che pose il Messia Giosuè in un tempo più determinato e specifico nel passato chiaramente recente, in qualche modo allo scopo di incolpare gli ebrei per aver ignorato la loro Grande Idea al tempo debito. In altri termini, mentre l'idea mitologica prima del 70 Era Comune esordiva con tanto di ''C'era una volta...'', dopo il 70 Era Comune diventò, per i cristiani ebrei soprattutto, ''recente abbastanza nel passato da essere una prova sufficiente della follia collettiva che aveva colto tutti gli ebrei portandoli in ultima istanza alla loro distruzione''.

Così, tra il 70 Era Comune e il 130 Era Comune, una qualche versione di ''proto-Luca'' (una versione più semplice del nostro Luca probabilmente in uso principalmente tra cristiani proto-gnostici che avevano continuato a sopravvivere in Asia Minore sin dal tempo della predicazione di ''Paolo'') si sviluppò.

Quello fu il vangelo il cui originario contenuto sarà poi bradito fieramente dal vescovo cristiano Marcione contro i falsari proto-cattolici del medesimo.

Quasi al medesimo tempo, in reazione al dirompente effetto suscitato da questo Più Antico Vangelo, altri vangeli in ordine sparso furono fabbricati.

Il vangelo di Matteo fu il secondo vangelo ad essere prodotto sulla base del precedente, da parte di quel che rimaneva degli originari cristiani ebrei. Allo stesso tempo, altri vangeli come il ''vangelo di Marco'', il ''vangelo degli Ebrei'' e il ''vangelo degli Egiziani'' si svilupparono parimenti. Probabilmente attorno a questo tempo si svilupparono, in parallelo, apposite tradizioni di ''detti'' (come ad esempio il Vangelo di Tommaso), alcuni estrapolati da precedenti vangeli altri semplicemente ispirati dalle esperienze visionarie e dalla comprensione mistica delle varie comunità cristiane ebraiche e proto-gnostiche.

Ogni idea ulteriore però era sempre una ripetizione/correzione, sotto varie e disparate forme e col contributo di una fervida immaginazione, del contenuto del Più Antico Vangelo. Ogni cosa detta a proposito di un Gesù terrestre (o solo apparentemente tale) risaliva definitivamente al Più Antico Vangelo.

Così già a questa fase, nelle comunità cristiane ebraiche la storicità del personaggio comincia a solidificarsi in qualche modo, ma è ancora probabilmente troppo presto per dire che la storicità di Gesù ricevette grande risonanza per la maggioranza dei cristiani proto-gnostici: per tutti loro si trattava ancora di ''Storia'' mitologica, in nulla di diverso da ogni altro mito. Il Cristo spirituale era ancora la cosa di gran lunga più importante per la maggioranza dei cristiani del tempo (come in fondo in fondo lo è tutt'oggi!), e la storiella non si rivelò niente più ai loro occhi che un esemplare dramma liturgico emotivamente coinvolgente e moralmente edificante, adatto nella sua semplicità a introdurre la religione a nuovi proseliti, ricco di sottigliezze teologiche e mistiche capaci di soddisfare all'occasione le attese dei più colti tra loro (in nulla di diverso dai miti greci e dalle storie di ogni altra divinità mitologica), oltre che provvisto di un interessante scenario di un ''passato-chiaramente-recente''.

Comunque, uno dei luoghi comuni che produsse il mero ''sentito dire'' in questa fase del culto (approssimativamente 30 0 40 anni dopo la predicazione di Paolo, con la drammatica catastrofe della Rivolta Ebraica e della Diaspora nel mezzo) fu una totale incomprensione del riferimento di ''Paolo'' al gruppo di Gerusalemme, ora inteso come privilegiato (o condannato: dipendeva dai punti di vista) da una conoscenza personale dell'oggetto principale del culto, ossia dello stesso Messia Gesù. In realtà non è presente per niente nelle epistole alcuna ''necessaria'' implicazione di conoscenza personale del Messia Giosuè da parte dei Pilastri Cefa, Giacomo, ecc. È solo un possibile modo di lettura di un testo ambiguo.

Ma quella lettura fu chiaramente 'proiettata' sulle epistole indirettamente grazie alla conoscenza e diffusione del Più Antico Vangelo scritto, proto-Luca (da me chiamato d'ora in poi Mcn) che a dire il vero mirava precisamente a condannare i cosiddetti Pilastri - calati nella veste di idioti 12 discepoli di un Gesù apparentemente umano - proprio per non aver riconosciuto veramente il vero autentico Gesù!

Ad una rozza lettura letteralista del Più Antico Vangelo uno poteva di certo concludere con cognizione di causa che i Pilastri avevano conosciuto un Gesù storico, sebbene docetico. Ma ad una lettura più attenta del medesimo testo, una lettura fatta con occhi più spirituali (e nell'Antichità ciò che era vero con gli occhi del cuore era maggiormente vero di qualunque falsa apparenza fisica, per quanto ostinatamente pretesa), i Pilastri di Gerusalemme non avevano conosciuto nessun vero Gesù, ma solo un illusorio fantasma, scambiato per tutt'altro ai loro deboli occhi rispetto alla sua vera identità.

Ora fu creato il ''Gesù storico''.

Nell'intervallo 70-130 Era Comune il ramo del cristianesimo proto-gnostico che era stato seminato da ''Paolo'' a Roma negli anni 50 del I secolo, e più tardi forse accresciuto in numero da cristiani ebrei provenienti dalla Diaspora che convergevano insieme a Roma, cominciavano a sviluppare un interesse tutto romano nell'intenzione di dare al movimento un qualche tipo di ordine. Un qualche tipo di gerarchia.

In questa fase dovreste cercare di figurarvi delle comunità cristiane del mondo greco-romano per metà ebraiche (una metà sempre più piccola) e per l'altra metà proto-gnostiche (relativamente maggioritaria, in particolare in Asia Minore e in Egitto), quando i rami proto-gnostici della maggioranza relativa cominciavano a diramarsi in quello che sarebbe divenuto di lì a poco il complesso fenomeno noto come ''Gnosticismo'' del periodo posteriore al 200 Era Comune, con una miriade infinita di molteplici interpretazioni del mito del Messia Giosuè, e con l'ebraicità retrocedendo sempre più indietro sullo sfondo, ridotta oramai al lumicino come mera cornice artificiale, e viceversa con un diluvio dilagante di idee ellenistiche e orientali sull'onda dell'assorbimento in profondità di idee misteriche, della filosofia ellenistica, di idee in particolare neoplatoniche e stoiche intorno al ''Logos'', ecc.

In qualche momento di questo processo, nel deliberato tentativo (condotto dalla chiesa romana) di ottenere maggiore ascendenza politica e psicologica su tutti gli altri cristiani, una nuova idea è sviluppata mediante la combinazione di cristiani ebrei di Roma e cristiani ''paolini'' di Roma: il mito della cosiddetta ''successione apostolica'' intesa a rigettare come illegittima ogni altra successione apostolica rivale perchè derivante solamente da ''Paolo'' (ovvero la successione apostolica più naturale alla quale avrebbero fatto ricorso naturalmente senza distinzione di sorta la pressochè totale maggioranza delle altre sette cristiane rivali non-ebraiche e proto-gnostiche).

L'idea era che se i vescovi proto-ortodossi potevano ostentare una ''successione apostolica'' che risaliva non solo a ''Paolo'' ma anche all'oggetto principale del culto in persona, allo stesso Messia Giosuè del dogma religioso, questo sarebbe stato equivalente del tutto a ostentare un prestigio di autorevolezza di un tipo di gran lunga più concreto, più impressionante rispetto a quella accampata sulla mera scorta di appelli alla memoria del semplice mistico/visionario ''Paolo''. Si sarebbe finalmente - fatalmente - instaurato un diretto link ''storico'' tra la persona del dio-uomo e i vescovi contemporanei nonchè esasperanti folli apologeti dell'ultima ora.

Ora, probabilmente attorno al 130 Era Comune, il risultato di questo tentativo di fabbricazione di una chimerica ''successione apostolica'' risalente allo stesso oggetto del culto è la rielaborazione di Mcn per dare la luce al nostro canonico ''Luca'' e la fabbricazione della tendenziosa propaganda cattolica nota come ''Atti degli Apostoli''. La mira principale di quella propaganda è l'addomesticamento del visionario/mistico proto-gnostico ''Paolo'' dandogli il tranquillizzante volto cattolico del fondatore della chiesa romana in strettissima collaborazione col cristiano ebreo ''Pietro'', allo scopo di presentare la comunità di Roma fondata su una doppia ''successione apostolica'' (non solo risalente al visionario ''Paolo'' - come fu storicamente vero - ma anche a qualcuno che aveva conosciuto Gesù personalmente - che era storicamente falso) e per ciò stesso ancora più legittimata di prima a comandare su tutti i cristiani.

Allo stesso tempo, la vera successione apostolica della maggioranza delle chiese proto-gnostiche (che storicamente deve essere fatta risalire indietro a ''Paolo'' per ogni altra chiesa non-ebraica) fu criticata e diffamata aspramente perchè risalente a ''Simon Mago'', che rappresenta (dal punto di vista proto-cattolico) il ''lato oscuro'' di Paolo - un mero visionario, reo di originare tutte le ''cattive'' chiese cristiane colpevoli di non allinearsi all'ortodossia.
Una discendenza più completamente ebraica (e per ciò stessa più ''rasserenante'') per ''Paolo'' è inventata dandogli come suo nome originario quello di ''Saulo'' (preso in prestito dalle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe) assieme ad un passato da persecutore precristiano (così da esorcizzare il ruolo negativo, dal punto di vista protocattolico, svolto da Paolo quale emblema cristiano brandito fieramente dagli eretici) mentre il suo nome reale (Simone) fu riservato al suo solo lato ''oscuro''.

Questo sarebbe il ''cane che si morde la coda'' del Gesù fortemente storicizzato. Era necessario possedere un Gesù fortemente ''storico'' allo scopo di possedere un miglior tipo di ''successione apostolica'' rispetto alla sola successione apostolica davvero autentica che si potesse fino ad allora accampare (quella risalente indietro a Paolo, in effetti anche all'origine del nascente proto-cattolicesimo) soprattutto da parte delle vaste e riottose sette cristiane proto-gnostiche (prossime a divenire di lì a poco pienamente gnostiche).

Fase III (circa 150-300 Era Comune)

Questa fase è contrassegnata da una fiera reazione al nascente proto-cattolicesimo (da parte di Marcione e dei primi Gnostici propriamente chiamati sprezzantemente tali dai folli apologeti cattolici) e da un altalenante guadagno e perdita di terreno da parte dei cattolici, nell'insidioso conflitto da un lato contro gli gnostici e contro gli stessi proto-cattolici della prima ora (rei di non avere ancora ''afferrato'' il programma di dominio universale nei suoi più radicali sviluppi) colpevoli di attenersi ostinatamente ancora alle loro origini 'paoline'' e perciò ancora inclini a sviluppare la loro religione tramite visioni e rivelazioni continue, dall'altro lato contro i cristiani ebrei che, marciando in una direzione opposta alla precedente, cominciavano a rinunciare all'aspetto mitico del dio-uomo spogliandolo dal ritratto ereditato del Messia Giosuè così da farne a tutti gli effetti un mero pretendente del passato al titolo tradizionale del Messia Ebraico - una specie di regressione, ma basata non su un sincero nostalgico desiderio di ritorno a delle vere origini cristiane, bensì al contrario sull'idea proto-cattolica della ''successione apostolica'' che aveva per questo tempo già messo radici nella loro coscienza di sè. Questo è il periodo dove l'incontro-scontro tra ortodossia ed ''eresia'' comincia man mano a delineare l'identità di entrambi i rispettivi contendenti.

Questo è il periodo quando l'ortodossia cattolica comincia a realizzare appieno l'enorme convenienza di un costante atto di compromesso tra, da una parte, il Messia spirituale dalle protognostiche radici risalenti a ''Paolo'' (fatto proprio dagli gnostici), e dall'altra parte, il Messia umano fortemente storicizzato di cui lo stesso cattolicesimo necessita costantemente al fine di assicurarsi come ''solido'' terreno sotto i piedi il suo artificiale e falsificato concetto di ''successione apostolica''. A nessun cristiano è concesso d'ora in poi, se vuole proclamarsi tale e cattolico, previa scomunica, di negare l'altra metà della natura del proprio Messia, fosse quella umana o quella spirituale. Perchè altrimenti negare la natura spirituale del Messia sarebbe equivalente a seguire l'esempio degli ''eretici'' ebioniti, e cioè sbarazzarsi di ogni cosa numinosa o misteriosa o mistico-allucinatoria del culto. Perchè altrimenti negare l'aspetto materiale e umano del Messia sarebbe equivalente a negare ai vescovi cattolici il vantaggio politico e psicologico di cui avevano bisogno al fine di organizzare e unificare il cristianesimo in un singolo movimento.

È questa organizzazione che comincia a dare credito via via maggiore alla Chiesa cattolica, così da convertirla rapidamente da un'ideologia minoritaria covata da un pugno di vescovi romani in una religione pubblica di formidabile successo.

Poichè le chiese cattoliche, guidate da Roma, erano meglio organizzate e materialmente più ricche delle altre chiese, in grado di autoassistersi in innumerevoli modi (ad esempio mediante le opere caritatevoli), e in possesso di un numero più vasto di folli apologeti altamente educati, intorno al 300 Era Comune la Chiesa era ormai in grado di impressionare, guadagnare, e generalmente cooptare nel proprio settore di influenza le chiese gnostiche precedentemente recalcitranti, le quali, una volta inghiottita la cattolica ''successione apostolica'', divennero quel che i proto-cattolici chiamano ''docetici''.

Il "Docetismo", la vista altamente spiritualizzata del Cristo, è quel che rimane dello gnosticismo nelle chiese che avevano accettato la cattolica ''linea del partito''.

Fase IV (dal 300 Era Comune)

Con la scelta di Costantino di favorire politicamente ed economicamente il cattolicesimo rispetto agli altri cristianesimi, non occorre molta fantasia per figurare il seguito, ed infatti è Storia nota.

Perciò altre sedi mi risparmieranno dall'onere di elencare con minuziosa dovizia di particolari tutto il male recato dal cattolicesimo all'umanità dal primo giorno che prese potere politico fino ai nostri giorni. Personalmente io credo che le persone intelligenti non debbano abbandonare necessariamente il cristianesimo per il male recato in nome di Gesù dai tempi di Costantino in poi, ma per essere pienamente coerenti con lo stesso messaggio cristiano perfezionato dai suoi migliori mistici medievali, così da non avere più alcun scrupolo di sorta nella rinuncia di una religione così folle e irrazionale.

Se infatti il mistico cattolico Angelus Silesius osava dire:

Uomo, l'acqua all'origine è pura e chiara: Ma se non bevi alla fonte, sei in pericolo.

...io ho realizzato che anche i migliori cristiani - migliori sul piano morale -, rei di credere in un immaginario ''Gesù storico'', non possono affatto pretendere di abbeverarsi alla fonte stessa della loro fede - dove l'acqua sarebbe, per definizione di fonte, ''pura'' e ''chiara'' -, e perciò giustamente ne morranno.

http://mitodicristo.blogspot.it/2015/06 ... hiara.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 23/06/2015, 14:34 
Masti vedere l'incredibile differenza tra i primi Gesù rappresentati dagli ariani ed il Gesù storico che di fatto è quello inventato nel medioevo. Sono 2 FIGURE totalmente agli antipodi.



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 Oggetto del messaggio: Re: Essere Gnostici - Fiero di essere Eretico
MessaggioInviato: 19/07/2015, 20:44 
Gesù non l'ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli

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"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è forse una delle citazioni evangeliche più conosciute anche da chi non ha mai studiato il Nuovo Testamento, ma quanti sanno che l'intero episodio della lapidazione dell'adultera è dovuto a un copista e non apparteneva al testo originale del vangelo di Giovanni? Come afferma Bart D. Ehrman, un esperto di studi biblici, errori, varianti e modifiche sono la regola nella lunga e complessa storia che ha portato dalla stesura dei primi vangeli al testo che si leggono oggi. Ehrman conduce il grande pubblico nel misterioso mondo della critica testuale dei vangeli, alla ricerca dell'autentica parola di Dio.

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