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 Oggetto del messaggio: Re: ATTIS E LA PASQUA CRISTIANA
MessaggioInviato: 10/04/2022, 18:50 
AMBROSIASTER



Quaestiones Veteris et Novi Testamenti






https://archive.org/details/pseudoaugustini00soutgoog



http://bildsuche.digitale-sammlungen.de ... riff=&l=it


Nella Quaestio 114,11, dopo aver accennato ai rituali del culto di
Osiride e Iside, richiama anche i misteri di Mitra: «Illud autem quale
est, quod in speleo velatis oculis inluduntur? Ne enim horreant turpiter
dehonestari se, oculi illis velantur. Alii autem sicut ales alas percutiunt
vocem coracis imitantes; alteri vero leonum more fremunt;
alii autem ligatis manibus intestinis pullinis proiciuntur super foveas
aqua plenas accedente quodam cum gladio et inrumpente intestina
supra dicta, qui se liberatorem appellet»59. Qui l’Ambrosiaster descrive
in maniera sintetica alcuni dei gradi che l’iniziato doveva superare
nel rito mitraico.



Ancora nella Quaestio 114,26 si trova un probabile accenno alle apparizioni
divine durante le cerimonie mitraiche: «Sic oportuit Deum
innotescere, non ut in angulo per inposturam appareret, qui claudi
non potest, neque in speleo, ubi aliud est quam cernitur operante inlecebrosa
fallacia, neque ea servanda traderet, quae, propter quod inhonesta
essent, in tenebris gererentur»60.
57



Ambrosiaster (ps.Augustinus), scrittore latino cristiano del sec. IV, nel passato confuso ora
con Ambrogio, ora con Agostino; rif. op. Quaestiones veteris et novi testamenti (ritenuta spuria di Agostino) ed In epistulam B.Pauli ad Ephesios (ritenuta di Ambrogio)


a) Quaest.v.n.test., [Adversum paganos] 114.11:


Pagani prudentiae sibi nomen adsciscunt, cum
non solum prudentiae sit, sed et criminis. Obscoena et probrosa diligere funestum est. Illud
autem quale est quod in spelaeo velatis oculis illuduntur? Ne enim horreant turpiter dehonestari se, oculi illis velantur. Alii sicut aves alas percutiunt, vocem coracis imitantes, alteri leonum more fremunt; alii, legatis manibus, intestinis pullinis proiciuntur super foveas, aqua plenas, accedente quodam cum gladio et inrumpente intestina supra dicta, qui se liberatorem
appellet. Ecce quantis modis turpiter illuduntur, qui se sapientes appellant




(i pagani si assumono il nome di prudenza, essendo non solo di prudenza, ma anche di delitto. È funesto amare
atti osceni e scandalosi. Perchè nella grotta sono presi in giro con gli occhi bendati? Infatti, per
non aver paura di esser turpemente svergognati, ad essi sono bendati gli occhi. Alcuni come
uccelli battono le ali, imitando il verso del corvo, altri ruggiscono alla maniera dei leoni; altri,
legate le mani, sono gettati nelle fosse, piene di acqua, mentre si avvicina uno con il gladio ed
irrompe sui detti intestini, che si chiama liberatore. Ecco, in quanti modi sono illusi ignobilmente quelli che si chiamano saggi)



LXXXIIII. QUARE LUNAE CURSUM IN RATIONE PASCHAE CUSTODIENTES PAGANOS REPREHENDIMUS, QUIA DIES LUNARES ET MODUM CUSTODIANT?

3. Absolutum est non nos lunam colere, sed numerum, qui per lunae cursum institutus est, custodire. diabolos autem, qui est satanas, ut fallaciae suae auctoritatem aliquam posset adhibere et mendacia sua commenticia ueritate colorare, primo mense quo sacramenta dominica scit celebranda, quia non mediocris potentiae est, paganis quae obseruarent instituit mysteria. ut animas eorum duabus ex causis in errore detineret: ut, quia praeuenit ueritatem fallacia, ueritas fallacia uideretur, quasi antiquitate praeiudicans ueritati; et quia in primo mense, in quo aequinoctium habent Romani, sicuti et nos, ea ipsa obseruatio ab his custoditur, ita ut et per sanguinem dicant expiationem fieri, sicut et nos per crucem. hac uersutia paganos detinet in errore, ut putent ueritatem nostram imitationem potius uideri quam ueritatem. quasi per aemulationem superstitione quadam inuentam. 'nec enim uerum potest', inquiunt, 'aestimari quod postea est inuentum'


3. E’ dimostrato che noi non adoriamo la luna, ma custodiamo il numero che, attraverso il corso della luna fu istituito (cioè contiamo le lune per fissare la data della Pasqua). Invece il Diavolo, colui che è Satana, affinché potesse dare qualche autorità al suo inganno e colorare di verità le sue invenzioni, istituì i misteri per i pagani osservanti nel primo mese in cui sa che i sacramenti del Signore (dominica sacramenta) si dovranno celebrare, (poiché egli (il Diavolo) non è di mediocre potenza), al fine di mantenere nell’errore gli animi di quelli (i pagani) per due ragioni: (da una parte - 1) affinché la verità sembrasse l’inganno, poiché l’inganno (cioè i misteri pagani) è venuto prima della verità (i sacramenti cristiani), come se l’antichità (cioè l’essere più antico dei misteri pagani) portasse pregiudizio alla verità, (dall’altra) poiché nel primo mese, in cui i Romani hanno l’equinozio questa stessa osservanza (pagana) da essi viene custodita così come noi (la custodiamo), in modo tale che dicono che l’espiazione avviene attraverso il sangue, come anche noi (diciamo che avvenga) attraverso la croce. Quest’astuzia trattiene i pagani nell’errore, affinché ritengano che la nostra verità sembri piuttosto una imitazione che una verità, inventata per spirito di emulazione da tale superstizione. “non può infatti essere ritenuto vero” dico “ciò che è stato scoperto dopo”.

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Commento di Saulnier

In pratica i misteri pagani (sacrificio di sangue in onore di Attis?) risultavano simili alla liturgia pasquale cristiana sia perché avveniva nello stesso periodo (il mese dell’equinozio di primavera) sia per il contenuto (espiazione attraverso il sangue). I pagani erano ovviamente convinti che quella cristiana fosse null’altro che una copia del rito pagano in quanto quest’ ultimo era certamente più antico .

La cosa interessante è che l’autore cristiano non nega affatto l’anteriorità dei misteri pagani( praevenit veritatem fallacia) ma per giustificare quelle che dovevano apparire stupefacenti analogie afferma che il motivo era legato al fatto che il potente Satana aveva istituito in quel periodo il rito pagano perché sapeva in anticipo (sic!) che in futuro proprio in quel mese si sarebbe verificata la passione di Cristo.

In pratica si è trattato di un diabolico trucchetto di Satana, ma per l’autore dell’Ambrosiaster si può star tranquilli che la verità è nella liturgia cristiana.

Perché? Semplice, perché illic esse ueritatem, ubi uirtus apparet.

la verità è là, dove appare la virtù.

Di più non serve...






b) In ep.B.P.ad Ephes., 5.8: Fuistis quondam tenebrae, nunc lux in Domino. Tenebrae i



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